La dimensione contemplativa della vita religiosa |
La « Plenaria », riconoscendo il valore fondamentale che hanno gli Istituti maschili e femminili dediti alla vita specificamente contemplativa, con particolare gioia manifesta la sua stima e la sua riconoscenza per quello che essi rappresentano nella Chiesa.
Questa infatti per sua natura ha la caratteristica di essere "fervente nella azione e dedita alla contemplazione" così che « ciò che in lei è umano sia ordinato e subordinato al divino, il visibile all'invisibile, l'azione alla contemplazione » ( S.C. 2 ).
Convinta della funzione particolare di grazia che questi Istituti hanno nel Popolo di Dio, li esorta a continuare con fedeltà a dare il contributo della loro specifica vocazione e missione alla Chiesa universale e alle Chiese particolari nelle quali sono inseriti.
E li esorta a conservare e ad alimentare il loro ricco patrimonio spirituale e dottrinale contemplativo, che costituisce un richiamo e un dono al mondo e una risposta agli uomini che ai nostri giorni cercano con ansia, anche al di fuori della tradizione cristiana, metodi ed esperienze contemplative non sempre autentiche ( cfr. Messaggio del Papa villa Plenaria, n. 3 ).
Coloro che sono chiamati alla vita specificamente contemplativa, sono riconosciuti « uno dei tesori più preziosi della Chiesa ».
Essi, grazie ad uno speciale carisma, « hanno scelto la parte migliore ( cfr. Lc 10,12 ), quella cioè della preghiera, del silenzio, della contemplazione, dell'amore esclusivo di Dio e della dedizione totale al suo servizio …
La Chiesa conta moltissimo sul loro contributo spirituale » ( Messaggio del Papa alla Plenaria, n. 3 ).
Per questo « pur nella urgente necessità di apostolato attivo, i loro Istituti conservano sempre un posto eminente nel Corpo Mistico di Cristo …
Essi infatti offrono a Dio un esimio sacrificio di lode e, producendo frutti abbondantissimi di santità, sono di onore e di esempio al Popolo di Dio, cui danno incremento con una misteriosa fecondità apostolica » ( Perfectae Caritatis, n. 7 ).
Essi perciò devono vivere con realismo il mistero del « Deserto » al quale il loro « Esodo » li ha portati.
È il luogo nel quale, pur nella lotta della tentazione cielo e terra - secondo la tradizione - s'incontrano, nel quale il mondo, terra arida, diventa paradiso … e la stessa umanità raggiunge la sua pienezza » ( Venite Seorsum, III ).
Per questo si può dire che « se i contemplativi sono in certo modo nel cuore del mondo, molto più sono nel cuore della Chiesa » ( ib. ).
L'Ad Gentes ha anzi affermato che la vita contemplativa significa appartenere alla pienezza della presenza della Chiesa, esortando a instaurarla dovunque, particolarmente nelle Missioni ( n. 18, n. 40 ).
La vita di questi Istituti, « maniera particolare di vivere e di esprimere il mistero pasquale di Cristo, che è una morte per la vita » ( Venite Seorsum, I ) è uno speciale mistero di grazia che esprime il volto più santo della Chiesa, "comunità orante" che col suo Sposo Gesù Cristo s'immola per amore, per la gloria del Padre e la salvezza del mondo.
La loro vita contemplativa, perciò, è il loro primo e fondamentale apostolato, perché è il loro modo tipico e caratteristico, secondo uno speciale disegno di Dio, di essere Chiesa, di vivere nella Chiesa, di realizzare la comunione con la Chiesa, di compiere una missione nella Chiesa.
È in tale prospettiva, nel pieno rispetto alla funzione apostolica primaria della stessa vita, in virtù della quale devono « soli Deo vacare » ( P.C. 7 ), che, salve le leggi della clausura e le norme stabilite al riguardo, possono - nella fedeltà al proprio spirito e alle tradizioni di ciascuna famiglia - aprirsi ad esperienze di aiuto e di partecipazione per la preghiera e la vita spirituale nei riguardi di chi vive al di fuori ( cfr. M.R. 25 ).
Si insiste sulla necessità di una formazione iniziale e permanente adeguata alla loro vocazione e vita di ricerca contemplativa di Dio « nella solitudine e nel silenzio, nella preghiera continua e nell'intensa penitenza » ( P.C. 7 ), nell'impegno serio di fondare tale formazione su basi bibliche, patristiche, liturgiche, teologiche, spirituali e di preparare formatrici e formatori idonei a tale funzione.
Particolare attenzione meritano le giovani Chiese e i monasteri isolati e sprovvisti di particolari aiuti o mezzi a tale scopo.
In collaborazione con la Sacra Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli e della Sacra Congregazione per le Chiese Orientali, si dovranno studiare modi e mezzi per recare un valido aiuto, nel campo della formazione, a tali monasteri ( équipes di formazione, libri, corsi per corrispondenza, nastri, cassette, dischi … ).
I rapporti del Vescovo come pastore, guida e padre con i monasteri contemplativi, rapporti già sottolineati da una Plenaria precedente, domandano che lo studio dei vari aspetti della questione sia continuato, affinché, con l'aiuto della sacra Gerarchia, la presenza e la missione di tali monasteri nelle Chiese particolari costituisca veramente una grazia che rifletta la diversità dei carismi a servizio di tutto il popolo di Dio.
La « Plenaria » è pure del parere che i Vescovi cerchino di promuovere tra i sacerdoti ( fin dalla preparazione del Seminario ) ( cfr. O.T. 19; M.R. 30b ) e tra i fedeli la conoscenza e la stima della vita specificamente contemplativa.
Questa non rende coloro che vi sono chiamati « stranieri all'umanità …
Nella solitudine, nella quale attendono alla preghiera, i contemplativi non dimenticano mai i loro fratelli.
Se si sono strappati dal loro frequente contatto, non l'hanno fatto in vista di una comoda tranquillità personale, ma per partecipare più universalmente ai loro lavori, ai loro dolori, alle loro speranze » ( Venite Seorsum, III ).
La « Plenaria » esprime la sua stima per i monasteri di monache di « clausura papale ».
Se la separazione dal mondo appartiene all'essenza della vita contemplativa, tale clausura rappresenta un segno e un mezzo eccellente per realizzare la stessa separazione in conformità con lo spirito dei vari Istituti.
Per cui, la stessa « Plenaria », mentre accoglie l'invito del Concilio Vaticano II al giusto rinnovamento delle norme che tengano conto delle particolari condizioni dei tempi e dei luoghi ( cfr. P.C. 16 ), esorta vivamente i predetti monasteri a conservare fedelmente secondo i vari carismi e le tradizioni dei singoli Istituti, la loro speciale « separazione dal mondo », strumento molto idoneo alla promozione della vita contemplativa.
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