La dimensione contemplativa della vita religiosa |
Il ministero pastorale del Vescovo, primariamente rivolto alla santificazione della Chiesa a lui confidata, pone in evidenza la missione che gli compete « di perfezionare il ( suo ) gregge, studiandosi di far progredire sulla via della santità i sacerdoti, i religiosi e i laici, secondo la particolare vocazione di ciascuno » ( C.D. 15; cfr. M.R. 7 ).
Per questa ragione i Pastori delle Chiese locali si riterranno, soprattutto nella promozione della vita di preghiera e della dimensione contemplativa, sia « perfezionatori » dei fratelli ( M.R. 7, M.R. 28 ) secondo la vocazione di ciascuno, sia testimoni della propria personale santificazione ( M.R. 9d ).
In questo profilo acquista maggior rilievo la loro cura pastorale per le vocazioni, anche alle varie forme di vita consacrata ( M.R. 32 ) e, insieme, la premura affinché non venga a mancare l'assistenza spirituale nelle comunità già costituite.
Favorendo, inoltre, la comprensione e la stima della vita religiosa, prima e più ancora che delle opere svolte dai vari Istituti, il Vescovo renderà più pronta e proficua la mutua collaborazione fra clero e religiosi ( cfr. M.R. 37 ).
Con questo si assicurerà meglio anche la preparazione di sacerdoti capaci di sostenere e accompagnare la vita spirituale e apostolica dei religiosi e delle religiose, secondo la natura della vita religiosa stessa e le finalità di ogni Istituto.
« Per parte loro, le religiose devono poter trovare nel clero i confessori e i direttori spirituali capaci di recar loro un aiuto a meglio comprendere e vivere la loro consacrazione.
L'influsso dei sacerdoti è, d'altronde, molto spesso determinante nel favorire la scoperta e il successivo sviluppo della vocazione religiosa » ( Messaggio del Papa alla Plenaria, n. 4 ).
- A questo scopo lo studio della vita consacrata, nelle sue varie forme e nei suoi diversi aspetti, appare necessario fin dalla formazione seminaristica, per una completa preparazione ecclesiale del clero diocesano ( cfr. M.R. 30a, M.R. 49,1 ).
I Religiosi e le Religiose, da parte loro, devono testimoniare la loro effettiva e cordiale appartenenza, « alla famiglia diocesana » ( C.D. 34 ).
E questo, non soltanto rendendosi disponibili, secondo il loro carisma, alle esigenze della Chiesa locale ( C.D. 35; cfr. doc. M.R., passim ), ma ancor più offrendo la loro esperienza spirituale ai sacerdoti diocesani e facilitando, per tutti i fedeli, incontri di preghiera.
« V'è poi un particolare problema, la cui importanza merita oggi d'essere segnalata: è quello degli stretti rapporti che intercorrono tra gli Istituti religiosi e il Clero in merito alla dimensione contemplativa che ogni vita consacrata al Signore deve avere come suo costitutivo fondamentale.
I sacerdoti secolari hanno bisogno di attingere nella contemplazione la forza e il sostegno del loro apostolato.
Come nel passato, essi devono trovare normalmente un appoggio, a questo riguardo, presso religiosi sperimentati e nel contatto con monasteri disposti ad accoglierli per gli esercizi spirituali e per periodi di raccoglimento e di ripresa » ( Messaggio del Papa alla Plenaria, n. 4 ).
Inoltre, la loro partecipazione alle iniziative di preghiera promosse dalla stessa Chiesa locale potrà contribuire a incrementare e arricchire la vita spirituale di tutta la comunità cristiana ( cfr. M.R. 24-25 ).
La corresponsabilità e l'armonia della collaborazione nelle Chiese locali saranno validamente aiutate, anche per lo sviluppo spirituale, da periodici contatti fra il Vescovo e i Responsabili degli Istituti religiosi nelle diocesi; come pure dalla creazione e dal buon funzionamento di opportuni organismi a livello di Conferenze Episcopali e di Conferenze dei Religiosi e delle Religiose ( cfr. C.D. 35, C.D. 5-6; E.S. II,42.43; E.T. 50; M.R. 29, M.R. 36, M.R. 50, M.R. 54, M.R. 56, M.R. 59, M.R. 62, M.R. 65 ).
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