Preparazione al Sacramento del Matrimonio |
60. La preparazione al matrimonio sfocia nella vita coniugale, attraverso la celebrazione del sacramento.
Essa è culmine del cammino di preparazione compiuto dai fidanzati e sorgente e origine della vita coniugale.
Pertanto la celebrazione non può essere ridotta a sola cerimonia, frutto di culture e di condizionamenti sociologici.
Tuttavia lodevoli consuetudini proprie dei diversi popoli o etnie possono essere assunte nella celebrazione ( cfr. Sacrosanctum Concilium, 77; FC 67 ), a patto che esse esprimano innanzitutto il radunarsi della assemblea ecclesiale come segno della fede della Chiesa, che riconosce nel sacramento la presenza del Signore Risorto che unisce gli sposi all'Amore Trinitario.
61. Spetta ai Vescovi, attraverso le Commissioni liturgiche diocesane, dare precise disposizioni e sorvegliarne l'attuazione pratica, perché nella celebrazione del matrimonio si attui l'indicazione data all'articolo 32 della Costituzione sulla Liturgia, in modo che appaia anche esternamente l'uguaglianza dei fedeli ed inoltre sia evitata ogni apparenza di lusso.
Si favorisca in tutti i modi la partecipazione attiva delle persone presenti alla celebrazione nuziale.
Si diano sussidi idonei per cogliere e gustare la ricchezza del rito.
62. Memori che dove due o tre sono radunati nel nome di Cristo ( cfr. Mt 18,20 ) Egli è ivi presente, la celebrazione, con stile sobrio ( stile che deve continuare anche nei festeggiamenti ), non solo deve essere espressione della comunità di fede, ma deve essere anche motivo di lode al Signore.
Celebrare lo sposalizio nel Signore e dinanzi alla Chiesa significa professare che il dono di grazia fatto ai coniugi dalla presenza e dall'amore di Cristo e del Suo Spirito esige una risposta operativa, con una vita di culto in spirito e verità, nella famiglia cristiana, « Chiesa domestica ».
Proprio perché la celebrazione venga compresa non solo come atto legale, ma anche quale momento di storia della salvezza nei coniugi, e tramite il loro sacerdozio comune, per il bene della Chiesa e della società, sarà opportuno che tutti i presenti siano aiutati a partecipare attivamente alla celebrazione stessa.
63. Sarà pertanto premura di chi presiede far ricorso alle possibilità che lo stesso rituale offre, specialmente nella sua seconda edizione tipica promulgata nel 1991 dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, per mettere in evidenza il ruolo di ministri del sacramento del Matrimonio che, per i cristiani di Rito latino, è proprio degli sposi, e il valore sacramentale della celebrazione comunitaria.
Gli sposi, con la formula dello scambio del consenso, potranno sempre ricordare l'aspetto personale, ecclesiale e sociale che da essa deriva per tutta la loro vita come dono dell'uno all'altro fino alla morte.
Il Rito orientale riserva per il sacerdote assistente il ruolo di ministro del matrimonio.
In ogni caso la presenza del sacerdote o del ministro a ciò deputato è necessaria, secondo la legge della Chiesa, per la validità dell'unione matrimoniale e manifesta chiaramente il senso pubblico e sociale dell'alleanza sponsale tanto per la Chiesa come per l'intera società.
64. Preso atto che il matrimonio, in via ordinaria, si celebra durante la Messa ( cfr. Sacrosanctum Concilium, 78; FC 57 ), quando si tratti di un matrimonio tra parte cattolica e parte battezzata non cattolica, la celebrazione si svolgerà a norma delle speciali disposizioni liturgicocanoniche ( cfr. Ordo Celebrandi Matrimonium = OCM 79-117 ).
65. La celebrazione risulterà più attivamente partecipata se si farà uso di apposite monizioni che introducono nel senso dei testi liturgici e nel contenuto delle preghiere.
La sobrietà delle stesse monizioni dovrà favorire il raccoglimento e la comprensione dell'importanza della celebrazione ( cfr. OCM 52, 59, 65, 87, 93, 99 ), evitando che la celebrazione si risolva in un momento didattico.
66. Il celebrante che presiede e che rende manifesto all'assemblea il senso ecclesiale di quell'impegno coniugale, cercherà di coinvolgere attivamente i nubendi insieme con i parenti e i testimoni, alla comprensione della struttura del rito, specialmente di quelle parti che lo caratterizzano, quali: la parola di Dio, il consenso scambiato e ratificato, la benedizione dei segni che ricordano il matrimonio ( anelli ecc. ), la solenne benedizione sugli sposi, il ricordo degli sposi nel cuore della Preghiera Eucaristica.
« Le diverse Liturgie sono ricche di preghiere di benedizione e di epiclesi che chiedono a Dio la sua grazia e la benedizione sulla nuova coppia, specialmente sulla sposa » ( Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1624 ).
Inoltre occorrerà spiegare il gesto dell'imposizione delle mani sui « soggetti-ministri » del sacramento.
Lo stare ritti, lo scambio di pace o altri riti determinati dalle competenti autorità, etc. saranno appositamente richiamati all'attenzione di tutti i presenti.
67. Chi presiede, per giungere ad uno stile celebrativo sobrio e nobile nello stesso tempo, dovrà essere aiutato dalla presenza di ministranti, di persone che animino e aiutino il canto da parte dei fedeli, guidino le risposte e facciano la proclamazione della Parola di Dio.
Con una particolare e concreta attenzione ai nubendi e alla loro situazione, il celebrante, evitando in modo assoluto le preferenze di persona, dovrà egli stesso commisurarsi sulla verità dei segni, che l'azione liturgica usa.
Così nell'accogliere e salutare i nubendi, i loro genitori se presenti, i testimoni e gli astanti, sarà l'interprete vivo della comunità che accoglie i nubendi.
68. La proclamazione della Parola di Dio sia fatta da lettori idonei e preparati.
Essi possono essere scelti anche tra i presenti, specie i testimoni, i familiari, gli amici, però non sembra opportuno che siano gli stessi nubendi: loro sono infatti i primi destinatari della Parola di Dio proclamata.
La scelta però delle letture può essere fatta d'accordo con i fidanzati, nella fase della preparazione immediata.
In tale modo faranno più facilmente tesoro della Parola di Dio per tradurla in pratica.
69. L'omelia, che si deve sempre tenere, avrà il suo centro nella presentazione del « mistero grande » che si sta celebrando dinanzi a Dio, alla Chiesa e alla società.
« San Paolo sintetizza il tema della vita familiare con la parola: "grande mistero" » ( cfr. Ef 5,32; Gratissimam Sane, 19 ).
Partendo dai testi proclamati della Parola di Dio o-e dalle preghiere liturgiche, si dovrà illuminare il sacramento e quindi illustrare le conseguenze nella vita degli sposi e delle famiglie.
Si evitino gli accenni superflui alle persone degli sposi.
70. Le offerte possono essere portate dagli stessi sposi all'altare, se il rito si svolge con la celebrazione della Messa.
In ogni caso la preghiera dei fedeli, convenientemente preparata, non sia né prolissa, né priva di concretezza.
La Santa Comunione, secondo l'opportunità pastorale, potrà essere fatta sotto le due specie.
71. Si curerà che i particolari della celebrazione matrimoniale siano caratterizzati da uno stile di sobrietà, di semplicità, di autenticità.
Il tono di festa non dovrà affatto essere disturbato dallo sfarzo eccessivo.
72. La solenne benedizione sugli sposi sta a ricordare che, nel sacramento del Matrimonio, viene pure invocato il dono dello Spirito, per mezzo del quale i coniugi sono resi più costanti nella mutua concordia e spiritualmente sostenuti nel compimento della loro missione ed anche nelle difficoltà della vita futura.
Sarà certamente conveniente, nel quadro di questa celebrazione, presentare come modello di vita per gli sposi cristiani quello della Sacra Famiglia di Nazareth.
73. Mentre per quanto riguarda i periodi di preparazione remota, prossima e immediata, è bene raccogliere le esperienze in atto, al fine di raggiungere un forte cambiamento di mentalità e di prassi circa la celebrazione, la cura degli operatori pastorali dovrà essere posta nel seguire e far comprendere quanto è già fissato e stabilito dal rituale liturgico.
È ovvio che tale comprensione dipenderà da tutto il processo della preparazione e dal livello di maturità cristiana della comunità.
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Chiunque può prendere atto che qui sono proposti alcuni elementi per una organica preparazione dei fedeli chiamati al sacramento del Matrimonio.
È auspicabile che le giovani coppie siano opportunamente accompagnate, specie nel primo quinquennio di vita coniugale, da corsi postmatrimoniali, da svolgersi nelle parrocchie o vicarie foranee, a norma del Direttorio per la Pastorale della Famiglia di cui si è detto sopra ai nn. 14, 15, riallacciandosi all'Esortazione Apostolica Familiaris Consortio, 66.
Il Pontificio Consiglio per la Famiglia affida alle Conferenze Episcopali le presenti linee-guida per i loro propri direttori.
La sollecitudine delle Conferenze Episcopali e dei singoli Vescovi farà sì che diventino operative nelle comunità ecclesiali.
Così ogni fedele terrà meglio presente che il sacramento del Matrimonio, mistero grande ( Ef 5,21ss ), è vocazione per tanti nel Popolo di Dio.
Città del Vaticano, 13 maggio 1996
Alfonso Cardinal López Trujillo Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia
+ S.E.R. Mons. Francisco Gil Hellín Segretario
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