Per una pastorale della cultura

III - Proposte concrete

25. Obiettivi pastorali prioritari

Le nuove sfide che deve accettare un'evangelizzazione inculturata, a partire dalle culture modellate da due millenni di Cristianesimo e dai punti di appoggio identificati nel cuore dei nuovi areopaghi culturali del nostro tempo, richiedono una presentazione rinnovata del messaggio cristiano, ancorata nella tradizione viva della Chiesa e sostenuta dalla testimonianza di vita autentica delle comunità cristiane.

Pensare ogni cosa nuova sulla base della novità del Vangelo, proposto in maniera rinnovata e convincente, diventa un'esigenza principale.

In una prospettiva di preparazione evangelica, la pastorale della cultura ha come obiettivo prioritario l'inserimento della linfa vitale del Vangelo nelle culture, per rinnovare dall'interno e trasformare alla luce della Rivelazione le visioni dell'uomo e della società che modellano le culture, le concezioni dell'uomo e della donna, della famiglia e dell'educazione, della scuola e dell'università, della libertà e della verità, del lavoro e degli svaghi, dell'economia e della società, delle scienze e delle arti.

Ma non basta dire per essere intesi.

Quando il destinatario era in fondamentale sintonia col messaggio, per la sua cultura tradizionale permeata di cristianesimo, e al tempo stesso globalmente ben disposto nei suoi riguardi, a motivo di tutto il contesto socioculturale, poteva recepire e comprendere ciò che gli veniva proposto.

Nell'attuale pluralità culturale, occorre coniugare l'annuncio e le condizioni della sua ricezione.

Il buon esito di questa grande impresa esige un continuo discernimento, alla luce dello Spirito Santo invocato nella preghiera.

Richiede altresì, con una preparazione adeguata e una formazione appropriata, mezzi pastorali semplici omelie, catechismo, missioni popolari, scuole di evangelizzazione uniti ai mezzi moderni di comunicazione al fine di raggiungere uomini e donne di ogni cultura.

I Sinodi dei Vescovi, sulla scia del Concilio Vaticano II, ricordano ciò con un'insistenza sempre maggiore, sia per i sacerdoti e i religiosi, sia per i laici.

A tal riguardo, le Conferenze Episcopali trovano un intermediario privilegiato nelle Commissioni episcopali per la cultura che è importante creare là dove non esistono , atte a promuovere la presenza della Chiesa nei diversi campi in cui la cultura viene elaborata, e a suscitare quella creatività multiforme che nasce dalla fede, la esprime e la sostiene.

« Per fare ciò, ogni Chiesa particolare dovrebbe avere un progetto culturale, come già avviene in singoli paesi ».21

È tutta la posta in gioco di una pastorale della cultura, più complessa, forse, nelle sue esigenze, di una prima evangelizzazione di culture non cristiane.

26. Religioni e "religioso"

Nella sua missione di annunciare il Vangelo a tutti gli uomini di tutte le culture, la Chiesa incontra le religioni tradizionali, specialmente in Africa e in Asia.22

Le Chiese locali sono invitate e incoraggiate a studiare le culture e le pratiche religiose tradizionali della loro propria regione, non per canonizzarle, ma per discernervi valori, costumi e riti capaci di favorire un più profondo radicamento del cristianesimo nelle culture locali ( cf. Ad Gentes, n. 19 e n. 22 ).

Il " ritorno " o " risveglio " religioso in Occidente richiede, sicuramente, un discernimento impegnativo.

Anche se si tratta, il più delle volte, di un ritorno del sentimento religioso piuttosto che di un'adesione personale a Dio, in comunione di fede con la Chiesa, tuttavia nessuno può negare che uomini e donne tornino ad essere, in numero crescente, attenti ad una dimensione dell'esistenza umana che definiscono, a seconda dei casi, spirituale, religiosa o sacra.

Il fenomeno si verifica soprattutto tra i giovani e i poveri il che costituisce una ragione in più per prestarvi attenzione e li porta ora a tornare verso un Cristianesimo che li aveva alquanto delusi, ora a volgersi verso altre religioni, ora perfino a cedere alle sollecitazioni delle sette o anche alle illusioni dell'occultismo.

Dappertutto nel mondo un nuovo campo di " possibilità " si apre alla pastorale della cultura, perché il Vangelo di Cristo risplenda nei cuori.

Numerosi sono i punti su cui la fede cristiana è chiamata a manifestarsi e ad esprimersi in modo più accessibile alle culture dominanti, a causa della concorrenza che deve subire per la crescita, intorno ad essa, di una religiosità diffusa e considerevole.

La ricerca del dialogo e la necessità correlativa di meglio identificare la specificità cristiana rappresentano un campo sempre più importante di riflessione e azione per l'annuncio della fede nelle culture.

La pastorale della cultura di fronte alla sfida delle sette ( cf. Ecclesia in America, n. 73 ) si inserisce in tale prospettiva, poiché queste producono degli effetti culturali intimamente legati al loro discorso " spirituale ".

Una situazione simile richiede una riflessione seria sul modo di vivere la tolleranza e la libertà religiosa nelle nostre società ( cf. Dignitatis Humanae, n. 4 ).

Indubbiamente, è necessario formare meglio sacerdoti e laici per far loro acquisire competenza e discernimento riguardo alle sette e alle ragioni del loro successo, senza tuttavia dimenticare che il vero antidoto alle sette è la qualità della vita ecclesiale.

Quanto ai sacerdoti, è necessario prepararli a rispondere alla sfida delle sette e, al tempo stesso, ad assistere i fedeli che corrono il rischio di abbandonare la Chiesa e di rinnegare la loro fede.

27. " Luoghi abituali " dell'esperienza di fede, la pietà popolare, la parrocchia

Nei paesi cristiani è stata elaborata, a poco a poco, generazione dopo generazione, tutta una maniera di intendere e vivere la fede che, col tempo, ha finito col pervadere l'esistenza e la convivenza umana: feste locali, tradizioni familiari, celebrazioni diverse, pellegrinaggi, ecc.

In tal modo, si è formata una cultura della quale tutti sono partecipi e nella quale la fede entra come elemento costitutivo, anzi integratore.

Questo tipo di cultura si presenta particolarmente minacciato dal secolarismo.

È importante incoraggiare sforzi veri per far rivivere queste tradizioni, affinché non diventino appannaggio di folcloristi o di politiche le cui mire sono talvolta estranee, se non addirittura contrarie, alla fede; ma in ciò siano coinvolti anche responsabili della pastorale, comunità cristiane e teologi qualificati.

Per arrivare al cuore degli uomini, l'annuncio del Vangelo ai giovani e agli adulti e la celebrazione della salvezza nella liturgia richiedono non solo una profonda conoscenza e un'esperienza della fede, ma anche della cultura di un dato ambiente.

Quando un popolo ama la propria cultura, fecondata dal Cristianesimo come elemento caratteristico della sua vita, proprio in questa cultura vive e professa la sua fede.

Vescovi, preti, religiosi, religiose e laici hanno il dovere di sviluppare la loro sensibilità a questa cultura, per proteggerla quando occorre e promuoverla alla luce dei valori evangelici, specialmente nel caso in cui questa cultura è minoritaria.

Tale attenzione può offrire ai più sfavoriti, nella loro grande diversità, un accesso alla fede e dar origine ad una migliore qualità di vita cristiana nella Chiesa.

Persone di profonda fede, con un'educazione e una cultura ben integrate, sono testimoni vivi, grazie ai quali molti possono ritrovare le radici cristiane della loro cultura.

28. La religione è anche memoria e tradizione, e la pietà popolare rimane una delle principali espressioni di una vera inculturazione della fede, poiché in essa armonizzano la fede e la liturgia, il sentimento e le arti, mentre si afferma la coscienza della propria identità nelle tradizioni locali.

Così, « l'America, che è stata storicamente ed è crogiolo di popoli, ha riconosciuto nel volto meticcio della Vergine di Tepeyac, "in santa Maria di Guadalupe, un grande esempio di evangelizzazione perfettamente inculturata" » ( Ecclesia in America, n. 11 ).

La pietà popolare attesta l'osmosi realizzata tra il dinamismo innovatore del messaggio evangelico e le componenti più diverse di una cultura.

È un luogo privilegiato di incontro degli uomini col Cristo vivo.

Un continuo discernimento pastorale saprà scoprirne i valori spirituali autentici per portarli al loro compimento in Cristo, « affinché tale religiosità possa condurre ad un impegno sincero di conversione e ad un'esperienza concreta di carità » ( cf. Ibid., n. 16 ).

La pietà popolare consente ad un popolo di esprimere la sua fede, i suoi rapporti con Dio e la sua Provvidenza, con la Vergine e i santi, col prossimo, con i defunti, con la creazione, e rafforza la sua appartenenza alla Chiesa.

Il fatto di purificare e catechizzare le espressioni della pietà popolare può diventare, in alcune regioni, un elemento decisivo per un'evangelizzazione in profondità, può mantenere e sviluppare una vera coscienza comunitaria nella condivisione di una stessa fede, specialmente attraverso le manifestazioni religiose del popolo di Dio, come le grandi celebrazioni festive ( cf. Lumen Gentium, n. 67 ).

Attraverso questi umili mezzi alla portata di tutti, i fedeli esprimono la loro fede, rafforzano la loro speranza e manifestano la loro carità.

In numerosi paesi, un senso profondo del sacro colora l'insieme dell'esistenza e della vita quotidiana.

Una pastorale adeguata sa promuovere e valorizzare i luoghi sacri, santuari e pellegrinaggi, le veglie liturgiche e le adorazioni, nonché i sacramentali, i tempi sacri liturgici e le commemorazioni.

Alcune diocesi e centri di pastorale universitaria organizzano, almeno una volta l'anno, una giornata di marcia verso un luogo santo, ad imitazione degli Ebrei che, avvicinandosi a Gerusalemme, si rallegravano cantando i Canti delle Ascensioni.

Per sua natura, la pietà popolare richiede espressioni artistiche.

I responsabili della pastorale sapranno incoraggiare la creazione in tutti i campi: riti, musica, canti, arti decorative, ecc. …, e baderanno alla sua buona qualità culturale e religiosa.

La parrocchia, « Chiesa posta in mezzo alle case degli uomini » ( Christifideles Laici, n. 27 ), è una delle acquisizioni principali della storia del Cristianesimo e rimane, per la grande maggioranza dei fedeli, il luogo privilegiato della comune esperienza di fede.

La vitalità della comunità cristiana, unita dalla stessa fede, riunita per celebrare l'Eucaristia, rende testimonianza della fede vissuta e della carità di Cristo e costituisce un luogo di educazione religiosa profondamente umana.

Sotto varie forme, a seconda dell'età e delle capacità dei fedeli, la parrocchia fornisce un'illustrazione concreta, inculturata, della fede professata e celebrata dalla comunità dei credenti.

Questa prima formazione, vissuta nella parrocchia, è decisiva: introduce nella Tradizione e getta le basi di una fede viva e di un profondo senso della Chiesa.

Nel contesto urbano, complesso e a volte violento, la parrocchie svolge una funzione pastorale insostituibile, come luogo di iniziazione cristiana e di evangelizzazione inculturata, in cui i diversi gruppi umani trovano la loro unità nella celebrazione festiva di una stessa fede e nell'impegno apostolico di cui la liturgia eucaristica è l'anima.

Comunità diversificata, la parrocchia costituisce un luogo privilegiato di pastorale concreta della cultura imperniata sull'ascolto, sul dialogo e sull'aiuto a chi ti è vicino, grazie a sacerdoti e laici religiosamente e culturalmente ben preparati ( cf. Christifideles Laici, n. 27 ).

29. Istituzioni educative

« Il mondo dell'educazione è un campo privilegiato per promuovere l'inculturazione del Vangelo » ( Ecclesia in America, n. 71 ).

L'educazione che conduce il bambino, quindi l'adolescente, alla maturità, comincia all'interno della famiglia che ne è la sede originaria.

Pertanto, ogni pastorale della cultura e ogni evangelizzazione in profondità si basano sull'educazione e prendono come punto di ancoraggio la famiglia, « primo spazio educativo della persona » ( Ibid. ).

Ma la famiglia, spesso alle prese con le difficoltà più diverse, non può bastare all'uopo.

Di qui l'importanza sempre maggiore delle istituzioni educative.

In molti paesi, fedele alla sua bimillenaria missione di educazione e di insegnamento, la Chiesa anima numerosi istituzioni: giardini d'infanzia, scuole, collegi, licei, università, centri di ricerca.

E vocazione propria di queste istituzioni cattoliche collocare i valori evangelici al centro della cultura.

Perciò, i responsabili di tali istituzioni hanno il dovere di attingere al messaggio di Cristo, nonché al magistero della Chiesa, la sostanza del loro progetto educativo.

Tuttavia, l'attuazione della missione di queste istituzioni dipende in misura non trascurabile da mezzi spesso difficili da reperire.

Bisogna arrendersi all'evidenza per rispondere a tale sfida: la Chiesa ha l'obbligo di destinare una parte rilevante delle sue risorse di personale e di mezzi all'educazione, per svolgere la missione affidatale dal Cristo, cioè quella di annunciare il Vangelo.

In tutti i casi persiste il bisogno di unire la sollecitudine per una profonda formazione umana e cristiana alla sollecitudine per una seria formazione scolastica,23 dal momento che i giovani, che frequentano in gran numero gli istituti di educazione dei diversi paesi, nonostante la buona volontà e la competenza degli insegnanti, spesso possono essere pienamente scolarizzati, ma in parte deculturati.

Nella prospettiva globale di una pastorale della cultura e nel dare agli studenti la specifica formazione che hanno il diritto di ricevere, le università, i collegi e i centri di ricerca cattolici avranno cura di garantire un incontro fecondo tra il Vangelo e le diverse espressioni culturali.

Queste istituzioni sapranno contribuire, in maniera originale e insostituibile, ad una autentica formazione ai valori culturali, come terreno privilegiato per una vita di fede in simbiosi con la vita intellettuale.

A tal riguardo, bisogna raccomandare un'attenzione particolare all'insegnamento della filosofia, della storia e della letteratura, in quanto luoghi essenziali di incontro tra la fede e le culture.

La presenza della Chiesa nell'università e nella cultura universitaria,24 con le iniziative concrete capaci di rendere efficace questa presenza, implica un discernimento serio e uno sforzo sempre nuovo per promuovere una nuova cultura cristiana nutrita dalle migliori esperienze in tutti i campi dell'attività universitaria.

Simile urgenza di formazione umana e cristiana richiede preti, religiosi, religiose e laici ben formati.

Il loro lavoro congiunto permetterà alle istituzioni educative cattoliche di esercitare la loro influenza sugli strumenti didattici come pure sui professionisti della cultura, e favorirà la diffusione di un modello cristiano di rapporti tra insegnanti e tra allievi, in seno ad una vera comunità educativa.

La formazione armoniosa della persona costituisce uno dei principali obiettivi della pastorale della cultura.

30. La Scuola è, per definizione, uno dei luoghi di iniziazione culturale e, in alcuni paesi, da secoli, una delle sedi privilegiate di trasmissione d'una cultura plasmata dal Cristianesimo.

Orbene, se in un certo numero di paesi l' "istruzione religiosa" trova il suo posto, non è la stessa cosa per la maggior parte dei paesi secolarizzati.

In entrambe le situazioni si pone lo stesso problema fondamentale: il rapporto tra cultura religiosa e catechesi.

Sorge il timore, non infondato, che l'imposizione a tutti di corsi di " religione " obblighi coloro che sono incaricati di assicurarli a limitarsi, di fatto, ad una cultura religiosa pura e semplice.

Infatti, quando si riduce il numero di quelli che beneficiano di catechismo regolare, la cultura religiosa, non garantita peraltro, rischia, a breve scadenza, di precipitare tra la maggior parte delle nuove generazioni.

Ecco perché è urgente rivalutare il rapporto tra cultura religiosa e catechesi, ed esprimere in modo nuovo l'articolazione tra la necessità di porgere agli alunni un'informazione religiosa esatta ed obiettiva, talvolta assente, e l'importanza capitale della testimonianza di fede.

È altrettanto indispensabile la complementarità tra la parrocchia e la scuola ed affermare la necessità di scegliere insegnanti atti a fare di questi istituti delle scuole di crescita spirituale e culturale.

Sono queste le condizioni per il buon esito di questa pastorale impegnativa e promettente.

31. Centri di formazione teologica

Una presa di coscienza è necessaria.

Se, non molto tempo fa, in numerosi paesi, una formazione religiosa adeguata veniva data a tutti i bambini provenienti da famiglie cristiane, oggi, un numero crescente di giovani ne è sprovvisto.

E alcuni di loro avvertono il bisogno di una reale formazione teologica.

Questa nuova richiesta è incoraggiante, almeno per tre ragioni.

Innanzi tutto perché, per molti cristiani del resto colti, non ci sono vere possibilità di fedeltà e di crescita nella fede, se non quando abbiano portato la loro cultura religiosa al livello della loro cultura profana, specialmente per quanto concerne i campi della loro vita professionale.

Inoltre perché, meglio equipaggiati per la battaglia di fede, saranno maggiormente capaci di recare il proprio contributo alle attività ecclesiali che lo richiedono: animazione liturgica, catechesi scolastica, accompagnamento dei malati, preparazione ai sacramenti, specialmente al battesimo e al matrimonio.

Infine, perché l'integrazione del loro lavoro professionale con la loro fede cristiana non può, a lungo andare, che consentire ad essi di compiere pienamente la loro missione di laici nella città, in una migliore osmosi tra le due componenenti della loro esistenza.

La necessità di una seria formazione teologica si impone oggi con maggior vigore, tenuto conto delle nuove sfide da affrontare, dall'indifferenza religiosa al razionalismo agnostico.

La conoscenza approfondita dei dati della fede è, in primo luogo, indispensabile ad una vera evangelizzazione.

Tale conoscenza di ordine intellettuale, interiorizzata nella preghiera e nelle celebrazioni liturgiche, implica da parte dei fedeli un'intelligente assimilazione personale, affinché siano testimoni della persona di Cristo e del suo messaggio di salvezza.

In un contesto culturale, peraltro contraddistinto da derive fondamentaliste, un'adeguata formazione teologica è, incontestabilmente, il mezzo migliore per affrontare questo grave pericolo che minaccia l'autentica pietà popolare e la cultura del nostro tempo.

La pastorale orientata verso l'evangelizzazione della cultura e l'inculturazione della fede implica una duplice competenza: nel campo teologico e nel campo che interessa la pastorale.

Iniziale e permanente, generale o specializzata al punto da consentire il conseguimento di diplomi canonici, una simile formazione teologica merita, là dove non lo è ancora, di essere ampiamente proposta nella Chiesa, secondo l'auspicio del Concilio Vaticano II ( Gaudium et Spes, n. 62 ).

È questo, senza dubbio, uno dei migliori luoghi di comunicazione tra cultura odierna e fede cristiana e, dunque, per quest'ultima ci sono maggiori possibilità di permeare quella, quando la formazione ricevuta e l'intelligenza della fede, consolidata dallo studio della parola di Dio e della Tradizione della Chiesa, ispirano tutta l'esistenza quotidiana.

32. I Centri Culturali Cattolici

I Centri culturali cattolici, creati ovunque sia possibile, rappresentano un aiuto di capitale importanza per l'evangelizzazione e la pastorale della cultura.

Ben inseriti nel loro ambiente culturale, spetta ad essi affrontare i problemi urgenti e complessi dell'evangelizzazione della cultura e dell'inculturazione della fede, sulla base di quei punti di ancoraggio offerti da un dibattito molto aperto con tutti i creatori, artefici e promotori di cultura, secondo lo spirito dell'Apostolo delle genti ( 1 Ts 5,21-22 ).

I Centri culturali cattolici costituiscono una realtà ricca e diversificata, sia per quanto riguarda

le denominazioni ( Centri o Circoli Culturali, Accademie, Centri Universitari, Case di formazione ),

gli orientamenti ( teologico, ecumenico, scientifico, educativo, artistico, ecc. … ),

le tematiche trattate ( correnti culturali, valori, dialogo interculturale e interreligioso, scienza, arte, ecc. … ), sia per quanto riguarda

le attività svolte ( conferenze, dibattiti, corsi, seminari, pubblicazioni, biblioteche, manifestazioni artistiche e culturali, mostre, ecc. … ).

Il concetto stesso di Centro Culturale Cattolico racchiude la pluralità e la ricchezza delle diverse situazioni di un paese: si tratta sia di istituzioni collegate ad una struttura ecclesiale ( parrocchia, diocesi, Conferenza Episcopale, Ordine religioso, ecc. … ), sia di iniziative private di cattolici, ma sempre in comunione con la Chiesa.

Tutti questi Centri propongono attività culturali con la costante preoccupazione del rapporto tra la fede e la cultura, della promozione della cultura ispirata ai valori cristiani, attraverso il dialogo, la ricerca scientifica, la formazione, la promozione di una cultura fecondata, ispirata, vivificata e resa dinamica dalla fede.

Perciò, i Centri Culturali Cattolici sono strumenti privilegiati per far conoscere a un vasto pubblico le opere di artisti, scrittori, scienziati, filosofi, teologi, economisti e saggisti cattolici, e suscitare un'adesione personale ed entusiastica ai valori fecondati dalla fede in Cristo.

« I Centri Culturali Cattolici offrono alla Chiesa singolari possibilità di presenza e di azione nel campo dei mutamenti culturali.

In effetti, essi costituiscono dei forum pubblici che permettono la larga diffusione, mediante il dialogo creativo, delle convinzioni cristiane sull'uomo, sulla donna, sulla famiglia, sul lavoro, sull'economia, sulla società, sulla politica, sulla vita internazionale, sull'ambiente » ( Ecclesia in Africa, n. 103 ).

Il Pontificio Consiglio della Cultura ha pubblicato un elenco di tali Centri, soprattutto in base alle informazioni ricevute dalle Conferenze Episcopali.25

Questa prima documentazione internazionale sui Centri Culturali Cattolici dovrebbe aiutare a metterli in relazione tra loro e a favorire i reciproci scambi, per un migliore servizio pastorale della cultura reso più efficiente dall'impiego dei nuovi mezzi di comunicazione.

33. Mezzi di comunicazione sociale e informazione religiosa

Un fatto richiama in particolare l'attenzione dei responsabili della pastorale: la cultura diventa sempre più globale sotto l'influsso dei mass media e della tecnologia informatica.

Certo, le culture tutte quante e di tutti i tempi hanno avuto mutui rapporti.

Ma oggi, neppure le culture meno diffuse sono più isolate.

Esse godono di scambi sempre maggiori, ma soffrono anche a causa delle pressioni esercitate da una forte corrente di uniformazione, in cui esempio estremo della diffusione di forme di materialismo, di individualismo e di immoralismo i mercanti della violenza e del sesso a basso costo, che infieriscono sia nelle videocassette che nei film, in televisione o Internet, possono prevalere sugli educatori.

I mezzi di comunicazione sociale veicolano, peraltro, molteplici proposte religiose legate a culture di origine antica e moderna, estremamente diverse, che si incontrano ormai nello stesso tempo e nello stesso luogo.

Sul piano della comunicazione sociale, le emittenti cattoliche televisive e soprattutto radiofoniche, anche modeste, svolgono un ruolo non trascurabile nell'evangelizzazione della cultura e nell'inculturazione della fede.

Esse raggiungono le persone nell'ambito abituale della loro vita quotidiana e contribuiscono, così, potentemente all'evoluzione dei loro modi di vivere.

Là dove è possibile crearle, le reti radiofoniche cattoliche consentono alle diocesi senza grandi risorse di beneficiare dei mezzi tecnici di quelle che sono più favorite, stimolando inoltre gli scambi culturali tra comunità cristiane.

L'impegno dei cristiani, non solo nei mass media religiosi, ma anche nei mass media statali o commerciali, costituisce una priorità, visto che questi mezzi di comunicazione sono diretti per natura all'insieme della società, e permettono alla Chiesa di raggiungere persone che altrimenti rimarrebbero fuori del suo raggio d'azione.

In alcuni paesi dove i mass media sono aperti ai messaggi religiosi, le diocesi organizzano vere e proprie campagne e diffondono programmi e perfino spot pubblicitari per mettere in luce valori cristiani essenziali ad una cultura veramente umana.

Altrove, i cattolici ricompensano i professionisti migliori con premi.

Interventi del genere sui mass media possono contribuire, con la loro qualità e la serietà del loro messaggio, a promuovere una cultura ispirata dal Vangelo.

La stampa quotidiana e periodica e l'editoria hanno il loro posto, non solo nella vita della Chiesa locale, ma anche in quella sociale, poiché sono una prova, spesso da secoli, della vitalità della fede e dell'apporto specifico dei cristiani alla vita culturale.

Questa notevole possibilità di influire richiede la presenza di giornalisti, autori ed editori con vasti orizzonti culturali e forti convinzioni cristiane.

Nei paesi in cui le lingue tradizionali sono utilizzate insieme con le lingue ufficiali, alcune diocesi pubblicano un giornale o almeno degli articoli nella lingua tradizionale, il che conferisce loro una capacità di penetrazione fuori del comune in molte famiglie.

Le straordinarie possibilità dei mezzi di comunicazione sociale, per la diffusione del messaggio evangelico nel mondo e per animare la cultura, richiedono la formazione di cattolici competenti: « È fondamentale, per l'efficacia della nuova evangelizzazione, una profonda conoscenza della cultura attuale nella quale i mezzi di comunicazione sociale hanno grande influenza » ( Ecclesia in America, n. 72 ).

Questa presenza dei cattolici nei media sarà tanto più fruttuosa quanto più i pastori saranno stati sensibilizzati a tali mezzi di comunicazione nel corso della loro formazione.

Il loro impegno meditato e responsabile è il solo atteggiamento capace di affrontare gli scogli e di rispondere alle sfide proprie dei media.

34. La pastorale della cultura implica un'attenzione particolare ai giornalisti della carta stampata, della radio e della televisione.

Le loro domande, talvolta, sono causa di imbarazzo e deludono, quando non corrispondono molto alla sostanza del messaggio che dobbiamo trasmettere, ma tali domande sconcertanti sono spesso quelle della maggior parte dei nostri contemporanei.

Per consentire una migliore comunicazione tra le diverse istanze della Chiesa e i giornalisti, ma anche per meglio conoscere i contenuti, i promotori e i metodi delle reti culturali e religiose, è importante che un numero sufficiente di persone riceva una formazione adeguata alle tecniche della comunicazione, a cominciare dai giovani che si formano nei seminari e nelle case religiose.

Molti giovani laici si orientano verso i media.

Spetta alla pastorale della cultura prepararli ad essere attivamente presenti nel mondo della radio, della televisione, dei libri e della stampa periodica, vettori di informazione che costituiscono il riferimento quotidiano della maggior parte dei nostri contemporanei.

Attraverso dei mass media aperti ed onesti, cristiani ben preparati possono svolgere un ruolo missionario di primo piano.

È importante che siano formati e aiutati.

Per stimolare le creazioni di alta portata morale, spirituale ed artistica, molte Chiese locali organizzano festival cinematografici e televisivi, e istituiscono dei Premi, sul modello del Premio cattolico del cinema.

Per promuovere la qualità dell'informazione mediante una formazione adeguata, alcune associazioni professionali e sindacali di giornalisti hanno elaborato una Carta etica dei media, un Codice di comportamento del giornalista, o fondato anche un Consiglio etico dei Media.

Altre hanno creato Circoli di professionisti dell'informazione per cicli di conferenze su questioni etiche, religiose, culturali, ma anche per giornate di spiritualità.

35. Scienza, tecnologia, bioetica ed ecologia

Da secoli, malgrado incomprensioni, la Chiesa come pure l'insieme della società si sono avvantaggiati dei lavori di qualità di cristiani versati nelle scienze esatte e sperimentali.

Dopo l'esperienza dello scientismo i cui postulati sono oggi il più delle volte scartati, la Chiesa ha il dovere di essere attenta agli apporti, nonché alle nuove questioni e alle sfide originate dalla scienza, dalla tecnologia e dalle nuove biotecnologie.

In particolare, è importante non solo seguire l'evoluzione in corso dei paradigmi dell'Ars Medica, ma anche e soprattutto fare affidamento sui lavori di professionisti riconosciuti e di moralisti sicuri, in un campo così importante per la persona umana.

Sviluppare un insegnamento multidisciplinare e coerente aiuterà a creare un ambiente favorevole al dialogo tra scienza e fede, intrapreso durante gli ultimi decenni.

Il successo di una pastorale della cultura richiede a tale riguardo:

la formazione di consulenti qualificati, sia nel campo delle scienze fisiche o della vita, sia in teologia o filosofia delle scienze, in grado di intervenire tanto su Internet quanto alla radio o alla televisione, e capaci di trattare punti d'attrito, o perfino controversi, che non mancano tra la scienza e la fede:

creatio ex nihilo et creatio continua,

evoluzione,

natura dinamica del mondo,

esegesi biblica e studi scientifici,

posto e ruolo dell'uomo nel cosmo,

relazione tra il concetto di eternità e la

struttura spazio-temporale dell'universo fisico,

epistemologie differenziate …

Formazione iniziale dei seminaristi e una formazione permanente dei sacerdoti che li aiutino a rispondere con competenza ai quesiti dei fedeli, desiderosi di approfondire la loro comprensione dell'insegnamento della Chiesa, per viverlo meglio in un contesto culturale spesso estraneo se non addirittura ostile.

Reti di comunicazione tra gli studiosi cattolici insegnanti presso istituti superiori cattolici, le università statali, gli istituti privati e i centri privati di ricerca, come pure tra accademie scientifiche, associazioni d'esperti in tecnologia e Conferenze episcopali.

La creazione di Accademie per la Vita o di gruppi di studi specializzati in questo campo, composti di cattolici apprezzati per le loro capacità professionali e la loro fedeltà al Magistero della Chiesa.

Una stampa e pubblicazioni cattoliche a grande diffusione, che beneficino del contributo di persone veramente qualificate in questi campi.

Librai cattolici capaci di guidare con competenza in mezzo a tanta abbondanza di collane, riviste e pubblicazioni scientifiche.

Un incremento delle biblioteche e videoteche parrocchiali aperte alla consultazione su argomenti riguardanti i rapporti tra scienza, tecnologia e fede.

Una pastorale atta a suscitare e ad alimentare una profonda vita spirituale negli scienziati.

36. L'arte e gli artisti

L'articolazione della via estetica con la ricerca del bene e del vero, costituisce senza dubbio un cantiere privilegiato della pastorale della cultura, per un annuncio del Vangelo sensibile ai segni dei tempi.

La pastorale degli artisti richiede una sensibilità estetica unita ad una non minore sensibilità cristiana.

Nella nostra cultura, contraddistinta da un diluvio di immagini spesso banali e brutali, quotidianamente riversate dalle televisioni, dai film e dalle videocassette, un'alleanza feconda tra il Vangelo e l'arte susciterà nuove epifanie di bellezza, nate dalla contemplazione del Cristo, Dio fatto uomo, dalla meditazione dei suoi misteri, dal loro irraggiamento nella vita della Vergine Maria e dei santi ( cf. Giovanni Paolo II, Lettera agli Artisti, 4 aprile 1999 ).

Sul piano istituzionale

Una diversificazione e una frammentazione crescenti richiedono un dialogo rinnovato tra la Chiesa e le diverse istituzioni o società artistiche.

Dalle parrocchie ai cappellanati, dalle diocesi alle Conferenze episcopali, dai seminari agli istituti di formazione e alle università, questa pastorale promuove associazioni atte ad allacciare un dialogo proficuo con gli artisti e il mondo dell'arte.

Le Chiese locali, che talvolta hanno preso le distanze da loro, non possono non guadagnarci a riallacciare rapporti con essi, in luoghi appropriati di incontro.

Sul piano della creatività.

Come dimostra l'esperienza, in condizioni politiche sfavorevoli alla cultura vera, che presuppone la libertà, la Chiesa cattolica si è comportata da avvocata e protettrice della cultura e delle arti, e molti artisti hanno trovato nel suo seno un luogo privilegiato di creatività personale.

Questo atteggiamento e questo ruolo della Chiesa nei riguardi della cultura e degli artisti sono più che mai attuali, specialmente nei campi dell'architettura, dell'iconografia e della musica religiosa.

Chiamare gli artisti a partecipare alla vita della Chiesa equivale ad invitarli a rinnovare l'arte cristiana.

Un rapporto di fiducia con gli artisti, fatto di ascolto e di cooperazione, permette di valorizzare tutto ciò che educa l'uomo e lo eleva ad un superiore livello di umanità, mediante una partecipazione più intensa al mistero di Dio, somma bellezza e suprema bontà.

Per essere fruttuosi, i rapporti tra fede e arte non possono limitarsi ad accogliere la creatività.

Proposte, confronti, discernimento sono necessari, poiché la fede è fedeltà alla Verità.

La liturgia, a questo proposito, rappresenta un ambiente eccezionale per la sua forza di ispirazione e le molteplici possibilità che offre agli artisti nella loro diversità, per l'attuazione degli orientamenti dati dal Concilio Vaticano II.

È importante dar vita ad una espressione indigena propria e, al tempo stesso, cattolica della fede, nel rispetto delle norme liturgiche.26

La necessità di costruire e di decorare nuove chiese richiede una riflessione approfondita sul significato della chiesa come luogo sacro e sulla portata della liturgia.

Gli artisti sono invitati ad esprimere questi valori spirituali.

La loro creatività dovrebbe consentire lo sviluppo d'iconografie e di composizioni musicali accessibili ai più, per rivelare la trascendenza dell'amore di Dio e introdurre alla preghiera.

Il Concilio Vaticano II non ha esitato su questo punto, e le sue direttive richiedono un'attuazione permanente: « Bisogna perciò impegnarsi affinché i cultori di quelle arti si sentano riconosciuti dalla Chiesa nella loro attività, e godendo di un'ordinata libertà, stabiliscano più facili rapporti con la comunità cristiana.

Siano riconosciute dalla Chiesa anche le nuove tendenze artistiche adatte ai nostri tempi secondo l'indole delle diverse nazioni e regioni.

Siano ammesse negli edifici del culto, quando, con un linguaggio adeguato e conforme alle esigenze liturgiche, innalzano lo spirito a Dio » ( Gaudium et Spes, n. 62 ).

Sul piano della formazione

Una pastorale orientata verso l'arte e gli artisti presuppone una formazione appropriata,27 per cogliere la bellezza artistica come epifania del mistero.

I responsabili di tale educazione artistica, in simbiosi con la formazione teologica, liturgica e spirituale, sapranno riconoscere quei sacerdoti e laici cui affidare la pastorale degli artisti, con il compito di emettere, nell'ambito della comunità cristiana, giudizi illuminati e di formulare valutazioni motivate circa il messaggio delle arti contemporanee.

Le possibilità di azione, in questo campo, sono numerose e varie.

Associazioni d'artisti, di scrittori, accademie sottolineano il ruolo importante degli uomini di cultura cattolica e possono favorire un dialogo più fecondo tra la Chiesa e il mondo dell'arte.

Diverse formule, come la Settimana culturale oppure la Settimana della Cultura Cristiana, uniscono un ritmo continuo di manifestazioni culturali aperte ai più a proposte specificamente cristiane.

La formula del Festival o del Premio d'arte sacra, nazionale o internazionale, consente di dare particolare rilievo alla musica sacra come pure al film e al libro religioso.

37. Patrimonio culturale, turismo religioso

Nel contesto dello sviluppo del tempo libero e del turismo religioso, alcune iniziative permettono di salvaguardare, restaurare e valorizzare il patrimonio culturale religioso esistente, nonché di trasmettere alle nuove generazioni le ricchezze della cultura cristiana,28 frutto di un'armoniosa sintesi tra la fede cristiana e il genio dei popoli.

A questo scopo, sembra auspicabile promuovere e incoraggiare un certo numero di tali iniziative: introdurre la pastorale del turismo e del tempo libero, come pure la catechesi attraverso l'arte, fra le consuete attività specifiche delle diocesi.

Ideare Itinerari devozionali in una diocesi o in una regione, seguendo la rete dei luoghi di fede che ne costituiscono il patrimonio spirituale e culturale.

Rendere le chiese aperte e accoglienti, mettendo in rilievo elementi a volte modesti ma significativi.

Pensare ad una pastorale degli edifici religiosi più frequentati, per far beneficiare i visitatori del messaggio di cui sono portatori, e pubblicare documenti semplici e chiari elaborati con gli organismi competenti.

Creare Organizzazioni di guide cattoliche, capaci di fornire ai turisti un servizio culturale di qualità animato da una testimonianza di fede.

Tali iniziative possono anche contribuire a creare posti di lavoro, anche temporanei, per giovani o meno giovani disoccupati.

Incoraggiare associazioni al livello internazionale, come l'E.C.A., l'Associazione delle Cattedrali d'Europa.

Creare e sviluppare musei d'Arte Sacra e di Antropologia Religiosa, che privilegino la qualità degli oggetti esposti e la presentazione pedagogica viva, coniugando l'interesse per la fede e quello per la storia, facendo sì che i musei non diventino depositi di oggetti morti.

Stimolare la formazione e la moltiplicazione anche di biblioteche, specializzate nel campo del patrimonio culturale, cristiano e profano, di ogni regione, offrendo ampie possibilità di contatto con questo patrimonio al maggior numero di persone.

Malgrado le difficoltà dell'editoria e del mercato del libro in molti paesi, incoraggiare le librerie cattoliche e crearne perfino, soprattutto nelle parrocchie e nei santuari meta di pellegrinaggi, con responsabili qualificati in grado di dare consigli utili.

38. I giovani

La pastorale della cultura arriva ai giovani attraverso i diversi campi dell'insegnamento, della formazione e del tempo libero, in un processo che tocca la persona nel suo intimo.

Se la famiglia resta essenziale nella traditio fidei, parrocchie e diocesi, collegi e università cattoliche, come pure i vari movimenti ecclesiali presenti in tutti gli ambienti di vita e di insegnamento, sanno prendere iniziative concrete per promuovere: luoghi in cui i giovani amano ritrovarsi e allacciare rapporti di amicizia e che costituiscono un ambiente di sostegno per la fede.

Cicli di conferenze e di riflessione, adattati ai diversi livelli culturali e imperniati su argomenti di comune interesse e di attualità per la vita cristiana.

Associazioni culturali o socioculturali, con programmi aperti di attività ricreative e formative, che includano canto, teatro, cineclub, ecc. …

Collane di cultura libri o videocassette che garantiscano un'informazione ed una formazione culturale cristiana nonché uno scambio con altri giovani e meno giovani.

Una proposta di modelli da imitare, visto che si tratta, in fondo, di formare giovani adulti a vivere la fede nel loro ambiente culturale, sia questo l'università o la ricerca, il lavoro o l'arte.

Itinerari di pellegrinaggio che, dal piccolo gruppo meditativo al grande raduno festivo, consentano un'irrigazione culturale del vissuto spirituale in un clima di fervore comunicativo e diffusivo.

Tutte queste iniziative si inseriscono in una pastorale globale, in cui la Chiesa attua « un nuovo tipo di dialogo che permetta di portare l'originalità del messaggio evangelico al cuore delle mentalità di oggi.

Dobbiamo quindi ritrovare la creatività apostolica e la potenza profetica dei primi discepoli per affrontare le nuove culture.

La parola di Cristo deve apparire in tutta la sua freschezza alle nuove generazioni, i cui atteggiamenti talvolta sono difficilmente comprensibili a spiriti tradizionali, ma tuttavia sono ben lungi dall'essere chiusi ai valori spirituali ».29

I giovani sono il futuro della Chiesa e del mondo.

L'impegno pastorale nei loro riguardi, sia nel mondo universitario che in quello del lavoro, è segno di speranza alla vigilia del Terzo Millennio.

Indice

21 Giovanni Paolo II, Discorso al Pontificio Consiglio della Cultura, n. 4, 14 marzo 1997
22 Cf. Due Lettere del Pontificio Consiglio per il Dialogo InterReligioso, Pastoral Attention to African Traditional Religion, Bulletin, n. 68 ( 1988 ), XXIII2, pp. 102-106;
Pastoral Attention to Traditional Religions, ibid., n. 84 (1993), XXVIII3, pp. 234-240
23 Cf. Congr. Educazione Cattolica, Il laico cattolico, testimone della fede nella scuola,
15 ottobre 1982;
Esortazione Apostolica PostSinodale Christifideles Laici, n. 44,
su vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo
24 Congregazione per l'Educazione Cattolica,
Pontificio Consiglio per i Laici,
Pontificio Consiglio della Cultura,
Presenza della Chiesa nell'Università e nella Cultura universitaria
25 Pontificium Consilium de Cultura, Centri Culturali Cattolici, Città del Vaticano, 1998 ( II ed. );
Pontificio Consiglio della Cultura Commissione Episcopale CEI per l'Educazione Cattolica, la Cultura, la Scuola e l'Università, I Centri Culturali Cattolici. Idea, esperienza, missione. Elenco e indirizzi. Roma, Città Nuova Editrice, 1996
26 Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, IV Istruzione per una corretta applicazione della Costituzione conciliare sulla Sacra Liturgia ( nn. 37-40 ). L'Osservatore Romano, 30 marzo 1994, p. IV
27 A tale riguardo, vanno messe in rilievo iniziative quali i corsi universitari dedicati alla formazione dei futuri responsabili del patrimonio culturale della Chiesa, come quelli tenuti presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, all'Institut Catholique di Parigi e all'Università Cattolica di Lisbona.
Cf. Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, Lettera circolare sulla formazione ai beni culturali nei Seminari, 15 ottobre 1992
28 Cf. Giovanni Paolo II, Discorso alla prima Assemblea plenaria
della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa
29 Giovanni Paolo II, Discorso al Pontificio Consiglio della Cultura, n. 3, 18 gennaio 1983