Sermoni sul Cantico dei Cantici |
1. É il mio diletto mi parla ( Ct 2,10 ).
Vedete il procedimento della grazia, e badate ai gradi della divina degnazione.
Considerate la devozione e la solerzia della sposa, con quale occhio vigile osservi la venuta dello Sposo, e in seguito nulla le sfugge delle cose di Lui.
Egli viene, accelera il passo, si avvicina, è presente, guarda, parla, e nulla di questi vari momenti sfugge all’attenzione della sposa, nulla che non sia subito conosciuto da lei.
Viene negli Angeli, si affretta nei Patriarchi, si avvicina nei Profeti, è presente nella carne, guarda nei miracoli, parla negli Apostoli.
Oppure così: viene con l’affetto e la volontà di usare misericordia, si affretta con lo zelo nel portar soccorso, si avvicina umiliando se stesso, è presente ai presenti, guarda a quelli che saranno, parla insegnando e persuadendo circa il regno di Dio.
Così dunque viene lo Sposo.
Con lui sono le benedizioni e le ricchezze della salute, e tutte le cose che lo riguardano abbondano di delizie, piene certamente di giocondi e salutari misteri.
Ora, colei che ama, veglia e osserva.
E beata lei che il Signore avrà trovato vigilante.
Non passerà oltre da lei, ma si fermerà e le parlerà, dirà parole d’amore: parlerà, infatti, come diletto.
Così è infatti scritto: E il mio diletto mi parla.
Giustamente diletto, che viene a parlare d’amore, non a rimproverare.
2. La sposa non è infatti di quelli che con ragione vengono rimproverati dal Signore, perché sapevano interpretare i segni del cielo, ma non avevano affatto conosciuto il tempo della sua venuta.
Costei, infatti, tanto solerte e prudente e così bene vigilante, lo ha visto venire da lontano, e lo ha scorto saltante per la fretta, e, sorpassando i superbi, lo ha con acutezza notato, che con umiltà si avvicinava a lei umile; ed infine quando già stava presente nascondendosi dietro la parete, riconobbe tuttavia la sua presenza, e si accorse che guardava attraverso le finestre e i cancelli.
E ora in ricompensa di tanta devozione e religiosa sollecitudine, le viene concesso di sentirlo parlare.
In verità, se avesse guardato e non avesse per nulla parlato, quello sguardo sarebbe potuto sembrare sospetto, potendosi interpretare come segno di indignazione più che di dilezione.
Cristo ha guardato Pietro senza dire parola; e forse per questo egli pianse, perché quando lo guardò non disse nulla.
La sposa, invece, che dopo aver meritato di vederlo lo ha pure udito parlarle, non solo non piange, ma se ne gloria pure esclamando piena di gioia: E il mio diletto mi parla.
Vedi come lo sguardo del Signore, pur essendo sempre lo stesso in sé, non ha però sempre la medesima efficacia, ma si adatta ai meriti di coloro che guarda, e ad alcuni incute timore, ad altri invece reca piuttosto consolazione e sicurezza.
Guarda la terra, dice il Salmo, e la fa tremare ( Sal 104,32 ), mentre all’opposto, guarda Maria e le infonde la grazia.
Guardò, dice, l’umiltà della sua serva; d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata ( Lc 1,48 ).
Queste non sono parole di una che piange o trepida, ma di una che è nella gioia.
Similmente in questo luogo guarda la sposa, ed essa non tremò né pianse come Pietro, perché non aveva sentimenti terreni come lui; con il suo sguardo invece portò la letizia nel suo cuore, testimoniando con le parole che il suo era stato uno sguardo d’amore.
3. E poi senti come le parole che dice sono non di uno che è sdegnato, ma di uno che ama.
Segue: Alzati, affrettati, amica mia, mia colomba, mia bella ( Ct 2,10 ).
Felice la coscienza che merita di sentirsi dire queste cose di se stessa!
Chi c’è tra noi così vigilante e che osservi il tempo della sua visita e che investighi con, tale diligenza lo Sposo che va e che viene in tutti i singoli suoi momenti, di modo che quando verrà e busserà prontamente gli apra?
Queste cose infatti non vengono riferite della Chiesa in modo che noi singoli, che insieme formiamo la Chiesa, non dobbiamo partecipare di queste sue benedizioni.
A questo, infatti, tutti generalmente e indifferentemente siamo chiamati, per possedere come eredità tali benedizioni.
Perciò un tale osava dire al Signore: Mia eredità per sempre sono le tue testimonianze, sono esse la gioia del mio cuore ( Sal 119,111 ).
Penso che parli di quella eredità che gli spettava come figlio del Padre suo che è nei cieli.
Inoltre, se figlio, anche erede: erede di Dio, coerede di Cristo.
Con questa eredità si gloria di aver acquistato una grande cosa, le testimonianze del Signore.
Oh, se potessi anch’io possedere almeno una testimonianza del Signore a mio riguardo, poiché quegli esulta non per una sola, ma per molte testimonianze!
E dice di nuovo: Nella via delle tue testimonianze mi sono rallegrato, come in ogni sorta di ricchezze ( Sal 119,14 ).
E difatti, quali sono le ricchezze della salute, quali le delizie del cuore, quale la vera e cauta sicurezza dell’anima, se non le attestazioni del Signore?
Poiché non colui che si raccomanda da sé viene approvato, ma colui che il Signore raccomanda ( 2 Cor 10,18 ).
4. Perché mai noi fino a oggi restiamo ancora privi di queste raccomandazioni o attestazioni divine, e rimaniamo defraudati della paterna eredità?
Quasi che noi non siamo stati affatto generati volontariamente da lui mediante la parola di verità, così non ricordiamo di essere stati in alcuna cosa da lui raccomandati, né di aver conseguito tali sue testimonianze a nostro riguardo.
Dove è quello che dice l’Apostolo, che cioè lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio? ( Rm 8,16 ).
E come figli, se privi dell’eredità?
La nostra stessa miseria ci accusa certamente di negligenza e di noncuranza.
Poiché se qualcuno di noi in modo integro e perfetto, secondo la parola del Saggio, di buon mattino rivolge il cuore al Signore che lo ha creato e prega davanti all’Altissimo ( Sir 39,6 ) e nello stesso tempo con tutto il cuore cerca di preparare le vie del Signore, come dice il Profeta Isaia, e di raddrizzare i suoi sentieri, se può dire con il Profeta: I miei occhi sono sempre rivolti al Signore ( Sal 25,15 ) e: Io pongo sempre innanzi a me il Signore ( Sal 16,8 ) non è vero che costui otterrà benedizione dal Signore e misericordia da Dio sua salvezza? ( Sal 24,5 ).
Sarà visitato di frequente, né mai ignorerà il tempo della sua visita, nonostante colui che visita in spirito venga di nascosto e furtivo, perché è un verecondo amante.
L’anima sobria di mente e bene sveglia lo scorgerà quando ancora e lontano, e da allora si terrà: bene informata di tutte quelle cose, che la sposa con tanta solerzia , come abbiamo visto, ha intravisto ed ha notato, perché egli ha detto: Coloro che mi cercheranno fin dal mattino mi troveranno ( Pr 8,17 ).
Conoscerà infatti il desiderio del diletto che si affretta, e quando è vicino, e quando sarà presente lo sentirà subito; guarderà con occhi beati l’occhio che la guarda, quasi raggio di sole che si insinua attraverso le finestre e le fenditure della parete, e infine udrà da lui parole di esultanza e di amore, con cui sarà chiamata amica, colomba, bella.
5. Chi è saggio e comprende queste cose ( Os 14,10 ) in modo da poterle anche distinguere tra di loro, e designarle una per una, e spiegarle perché gli altri le comprendano?
Se si chiede questo a me, confesso che preferirei io stesso udire queste cose da un esperto e che sia abituato ed esercitato in tali cose.
Ma poiché un tale individuo, chiunque esso sia, preferisce nascondere con verecondia nel silenzio quello che ha percepito nel silenzio, e conservare per se il suo segreto, ritenendo questo modo di agire più sicuro per sé, parlo io che per ufficio ho il dovere di parlare, né posso tacere, esprimendo quanto ne so, sia per esperienza mia sia di altri, e che facilmente molti altri possono sperimentare, lasciando le cose più sublimi alla capacità di quelli che sono in grado di comprenderle.
Se dunque sarò ammonito, o all’esterno da qualche uomo, o nell’intimo dallo Spirito, di difendere la giustizia e di osservare l’equità, questo salutare ammonimento sarà per me un avviso dell’imminente venuta dello Sposo, e servirà come di preparazione a ricevere degnamente il superno visitatore.
Me lo indica il Profeta dicendo: Davanti a lui camminerà la giustizia ( Sal 85,14 ) e, volgendosi al Signore: Giustizia e diritto sono la base del tuo trono ( Sal 89,15 ).
Tuttavia arriderà la medesima speranza se il suggerimento riguarderà l’umiltà o la pazienza, o anche la carità fraterna e l’obbedienza dovuta ai prelati, e massimamente la santità e la pace, la ricerca della purezza di cuore, perché secondo le Scritture: Alla casa di Dio conviene la santità ( Sal 93,5 ) e la sua abitazione è nella pace ( Sal 76,3 ), e i puri di cuore vedranno Dio ( Mt 5,8 ).
Tutto quello che mi verrà insinuato nell’animo di queste o qualsiasi altre virtù, sarà per me un segno che è imminente per l’anima mia la visita del Signore delle virtù.
6. Ma anche se un giusto, spinto dalla carità, mi avrà corretto e sgridato, avrò gli stessi sentimenti, sapendo che lo zelo e la benevolenza del giusto preparano la strada a colui che sale sopra il tramonto.
Buon tramonto quando alla correzione del giusto resta in piedi l’uomo e cade il vizio, e il Signore sale sopra quello conculcandolo con i piedi e schiacciandolo perché non risorga.
Non si deve dunque disprezzare l’ammonizione del giusto che è rovina del peccato e sanità del cuore, nonché via di Dio all’anima.
E neppure si deve ascoltare con negligenza qualsiasi parola diretta ad accrescere la pietà, a nutrire le virtù e i buoni costumi, perché anche quella è una via per cui si fa vedere la salvezza di Dio.
Se tali parole riescono piacevoli e gradite, in quanto senza noia e con avidità vengono ascoltate, allora si deve credere che non solo lo Sposo viene, ma si affretta, cioè viene con desiderio.
Il suo desiderio, infatti, crea il tuo; e il fatto che tu ti affretti ad accettare la sua parola significa che egli si affretta ad entrare: non siamo infatti stati noi, ma Egli per primo ci ha amati ( 1 Gv 4,10 ).
Se poi ti capita anche di sentire una parola di fuoco, e per essa ti senti scottare la coscienza al ricordo del peccato, ricordati allora di chi dice la Scrittura che il fuoco cammina davanti a lui ( Sal 97,3 ), e sta sicuro che egli è vicino.
Infine, il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito ( Sal 34,19 ).
7. Se poi a quelle parole non solo ti compungi, ma ti rivolgerai tutto al Signore, giurando e stabilendo di custodire i suoi precetti di giustizia, sappi allora che egli é ormai presente, soprattutto se ti sentirai infiammare dall’amore di lui.
Leggi infatti le due cose riguardo a lui, che cioè il fuoco cammina davanti a lui, e che egli stesso è fuoco.
Mosè dice, infatti, che egli è un fuoco che consuma ( Dt 4,24 ).
Le due cose differiscono tuttavia in quanto il fuoco che lo precede ha l’ardore, ma non l’amore: cuoce ma non brucia, muove, ma non promuove.
Viene mandato innanzi per eccitare e preparare, e nello stesso tempo per farti riflettere a quello che sei da te stesso, perché ti sia più dolce la costatazione di quello che sarai tra poco per la grazia di Dio.
Ma il fuoco che è Dio consuma sì, ma non affligge, arde soavemente, produce una felice desolazione.
È, infatti, davvero un carbone distruggitore, ma che spiega talmente contro i vizi la forza del fuoco, lasciando invece nell’anima l’effetto di un unguento.
Dunque, dalla forza da cui ti senti mutato, e dall’amore da cui ti senti infiammato comprendi che il Signore è presente, poiché la destra del Signore ha fatto meraviglie ( Sal 118,16 ).
Ma non si effettua questa trasformazione della destra dell’Altissimo ( Sal 77,11 ) se non nel fervore dello Spirito e nella carità sincera, sicché possa un tale dire: Ardeva il cuore nel mio petto, al ripensarci è divampato il fuoco ( Sal 39,4 ).
8. Consumata perciò da questo fuoco ogni macchia di peccato e ogni ruggine di vizi, se nella coscienza ormai purificata e rasserenata si produrrà improvvisamente una certa insolita larghezza di mente, e un’infusione di luce che illumina l’intelletto o all’intelligenza delle Scritture o alla conoscenza dei misteri, due cose che penso ci vengano date una per la nostra soddisfazione, l’altra per l’edificazione del prossimo, questo è senza dubbio l’occhio di colui che guarda, che fa brillare come luce la tua giustizia e come il meriggio il tuo diritto ( Sal 37,6 ) secondo quanto dice il Profeta Isaia: Brillerà come sole la tua luce ( Is 58,10 ).
Tuttavia questo raggio di tanta chiarezza non si infonderà quasi attraverso porte spalancate, ma attraverso strette fessure, stando ancora in piedi questa sola, sconnessa parete del corpo.
Sbagli se speri di più, per quanto progresso tu abbia fatto nella purezza del cuore, mentre dice quel grande contemplativo: Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo faccia a faccia ( 1 Cor 13,12 ).
9. Dopo questo sguardo di tanta degnazione e benevolenza, segue la voce che in modo blando e soave insinua la divina volontà; che non è altro che lo stesso amore, il quale non può restare ozioso, che sollecita e sprona alle cose che riguardano Dio.
La sposa si sente dire di alzarsi e di affrettarsi, certamente verso gli interessi delle anime.
La vera e genuina contemplazione comporta questo, che di tanto in tanto riempie di zelo e di desiderio di acquistare a Dio altri che come lei lo amino, quell’anima che ha fortemente acceso del fuoco divino, per cui molto volentieri sospende il riposo della contemplazione per applicarsi alla predicazione; e nuovamente, una volta raggiunto lo scopo, con tanto più ardore ritorni a questo suo ozio, quanto più fruttuosamente ricorda di averlo interrotto; e così, una volta saggiato il gusto della contemplazione, con più efficacia torni con alacrità a occuparsi del bene delle anime.
Del resto tra queste vicissitudini il più delle volte l’anima è titubante e molto incerta, temendo, quando è contesa di qua e di là dai suoi affetti, di lasciarsi andare più del giusto da una parte o dall’altra, e di deviare così, sia pure per poco, dalla divina volontà.
E forse voleva esprimere questo stato d’animo il santo Giobbe quando diceva: Se mi corico dico: quando mi alzerò? E di nuovo aspetto la sera ( Gb 7,4 ); vale a dire: quando sono nel riposo mi rimprovero di aver trascurato il lavoro, e se sono occupato rimpiango di aver perso la quiete.
Vedi come il sant’uomo è esitante tra il frutto del lavoro e il sonno della contemplazione; e come, sebbene sempre intento a opere buone, facesse sempre penitenza come se agisse male, e tutti i momenti cercasse gemendo la divina volontà.
Unico rimedio, infatti, in simili frangenti è cercar rifugio nell’orazione e nel frequente gemito a Dio, perché si degni di mostrarci continuamente che cosa, quando e in che modo egli vuole che noi facciamo.
Queste tre cose penso io, cioè la predicazione, l’orazione e la contemplazione sono espresse e significate in tre parole.
Giustamente viene detta amica l’anima che si applica a procurare gli interessi dello Sposo predicando, consigliando, servendo.
Con ragione viene detta colomba quella che nell’orazione gemendo e supplicando per i suoi peccati non cessa di conciliarsi la divina misericordia.
Giustamente è anche detta bella l’anima che ardente di celeste desiderio si riveste del decoro della superna contemplazione, nelle ore solamente in cui può farlo comodamente e opportunamente.
10. Ma vedi anche se possa adattarsi a questo triplice bene di un’unica anima quello che è detto di quelle tre persone conviventi in una sola casa, amici e familiari del Signore.
Parlo di Marta che serviva, Maria che riposava, e Lazzaro che in un certo modo gemeva sotto la pietra del sepolcro, chiedendo la grazia della risurrezione.
Queste cose sono state dette per il fatto che la sposa viene presentata così solerte e vigilante nell’osservare le vie dello Sposo, di modo che non le può essere nascosto quando e con quanta fretta verrà a lei, e non può essere sorpresa ignorando quando è lontano e quando è vicino, e che perciò ha meritato non solo di essere guardata con occhio di misericordia, ma è stata degnata della gioia di udire le sue parole d’amore e di godere grandemente per la voce dello Sposo.
11. Anche noi, sia pure arditamente, abbiamo aggiunto che qualsiasi delle nostre anime, se è similmente vigilante, verrà similmente salutata come amica, consolata come colomba, abbracciata come bella.
Sarà reputato perfetto colui nell’anima del quale si noteranno queste tre cose unite convenientemente e opportunamente; che cioè sappia gemere per sé ed esultare in Dio, e nello stesso tempo sia in grado di venire in aiuto alle necessità del prossimo, cauto per sé, utile ai suoi.
Ma chi sarà capace di questo?
Voglia Iddio che queste qualità si conservino per lungo tempo in tutti noi, anche se non tutte nei singoli, ma le singole in diversi, come sembra che ci siano oggi.
Abbiamo, infatti, Marta come amica del Salvatore in quelli che amministrano fedelmente le cose esterne.
Abbiamo anche Lazzaro come colomba gemente: i novizi, che da poco morti ai peccati faticano per le ferite ancora fresche nel gemito, sotto il timore del giudizio, e come gli uccisi che dormono nei sepolcri, di cui nessuno più si ricorda, così essi non pensano alla stima, fino a che, al comando di Cristo, tolto il peso del timore che premeva su di loro come masso di pietra, possano respirare nella speranza del perdono.
Abbiamo anche Maria contemplante in coloro che attraverso un lungo tirocinio, sono riusciti a ottenere qualche cosa di meglio e di più lieto, quando già fiduciosi del perdono si dilettano, senza saziarsi mai, non più di rievocare dentro di sé la triste immagine dei peccati, ma piuttosto di meditare giorno e notte nella legge del Signore, e ogni tanto, contemplando anche a viso aperto con ineffabile gaudio la gloria dello Sposo, vengono trasformati nella stessa immagine di chiarezza in chiarezza secondo l’azione dello Spirito del Signore.
Vedremo in un altro sermone a quale scopo esorti la sposa ad alzarsi e affrettarsi colui che poco prima sembrava prenderne le difese perché non fosse disturbata nel sonno.
Ci assista lui stesso per farci comprendere il significato di queste figure, lo Sposo cioè della Chiesa, Gesù Cristo nostro Signore, che è sopra tutte le cose benedetto nei secoli.
Amen.
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