Itinerario della mente a Dio |
Questa è la meditazione del povero nel deserto
Gradi dell’ascesa a Dio
Contemplazione di lui attraverso le sue orme nell’universo
Beato l’uomo che si appoggia su di te!
Egli prepara le sue ascensioni, nella valle di lacrime, nel luogo in cui giace ( Sal 84,6-7 ).
La beatitudine non è altro che il godimento del sommo bene; il sommo bene è sopra di noi; perciò nessuno può conseguire la beatitudine se non sale al di sopra di se stesso, non col corpo ma col cuore.
Non possiamo però elevarci al di sopra di noi stessi, senza una forza superiore che ci innalzi.
Infatti per quanti gradini interiori si progettino non si riesce a nulla, se non vi si accompagna l’aiuto divino.
Ora l’aiuto di Dio è concesso a coloro che lo chiedono con cuore umile e devoto: questo è appunto sospirarlo in questa valle di lacrime, cioè con la fervida preghiera.
La preghiera è madre e origine di ogni elevazione spirituale.
Perciò Dionigi nel suo libro Sulla mistica Teologia, intendendo avviarci agli alti gradi della contemplazione, vi premette la preghiera.
Preghiamo perciò il Signore nostro Gesù Cristo dicendo: Signore, guidami sulla tua via e io entrerò nella tua verità; si rallegri il mio cuore nel temere il tuo nome ( Sal 86,11 ).
Così pregando siamo già illuminati per conoscere i gradi dell’ascesa a Dio.
Infatti secondo lo stato e la condizione in cui ci troviamo, tutta la realtà è scala per ascendere a Dio.
Alcune cose sono vestigio, altre immagine, alcune corporali, altre spirituali, alcune temporali, altre durature: e per questo alcune fuori, altre dentro di noi.
Perché ci sia possibile giungere al Primo Principio che è spiritualissimo ed eterno e al di sopra di noi, dobbiamo passare attraverso il vestigio che è corporale e temporaneo: e questo è un venir cavati fuori di noi e introdotti alla via di Dio.
Poi dobbiamo entrare nella nostra anima che è immagine di Dio, immortale, spirituale, interiore.
Infine occorre che saliamo oltre, verso ciò che è eterno, spiritualissimo, sopra di noi guardando al Primo Principio: e questo è un rallegrarsi nella conoscenza di Dio e riverire la sua Maestà.
È questo il cammino di tre giorni nel deserto ( Es 3,18 ).
Questa è la triplice luce dell’intero giorno; la prima ne è come il vespro, la seconda come il mattino, la terza il mezzogiorno.
Questo ancora rappresenta il triplice modo d’esistenza delle cose già significato nelle parole: fiat, fecit, factum est, si faccia, fece, fu fatto ( Gen 1,3 ); così pure richiama il triplice essere sostanziale di Cristo - che è la nostra scala -, cioè corporale, spirituale, divino.
Secondo questo triplice procedimento la nostra anima è dotata di un triplice sguardo: uno si rivolge alle cose corporali esteriori e per questo si designa come animalità o sensibilità; l’altro all’interno e dentro di sé, per cui si dice spirito; il terzo al di sopra di sé, per cui si dice mente.
In questo modo l’anima si deve disporre a salire a Dio per giungere ad amarlo con tutta la mente, con tutto il cuore, con tuttal’anima ( Mc 12,30; Mt 23,37; Lc 10,27 ).
In questo si ha la perfetta osservanza della Legge e insieme la sapienza cristiana.
Dato che ciascuno dei modi sopraddetti si duplica a seconda che si consideri Dio come alfa e omega ( Ap 1,8 ): ossia, se ci avviene di vedere in ciascuno di essi Dio come attraverso uno specchio o in uno specchio cioè in quanto ognuna di queste considerazioni può venir frammista a un’altra che le è connessa, ovvero venir presa nella sua purezza.
Perciò occorre che questi tre gradi principali si elevino a sei; perché allo stesso modo con cui Dio in sei giorni condusse a termine la creazione dell’universo e nel settimo riposò, così il microcosmo venga condotto per ordine alla quiete della contemplazione attraverso sei gradi di successive illuminazioni.
Raffiguravano tutto ciò i sei gradini con cui si saliva al trono di Salomone ( 1 Re 10,9 ); così pure i Serafini visti da Isaia che avevano sei ali ( Is 6,2 ); e quei sei giorni dopo dei quali il Signore chiamò Mosè di mezzo alla nuvola ( Es 24,16 ); e i sei giorni dopo i quali - come racconta Matteo - il Signore condusse i suoi discepoli sul monte e si trasfigurò davanti a loro( Mt 17,1 ).
Conforme ai sei gradi dell’ascensione a Dio, sei sono pure i gradini con cui le facoltà dell’anima possono ascendere da ciò che v’è più in basso a ciò che v’è più alto, da quello che è esteriore a quanto vi ha di più intimo e dalle cose temporali alle eterne.
Esse sono: il senso, l’immaginazione, la ragione, l’intelletto e l’apice della mente o scintilla della sinderesi.
Questi gradi sono in noi radicati per natura, deformati dal peccato, riformati dalla grazia; da purificare con la giustizia, da esercitare con la scienza, da rendere perfetti con la sapienza.
Secondo la sua originaria natura l’uomo fu creato capace della quiete contemplativa, tanto è vero che fu posto in un paradiso di delizie ( Gen 2,15 ).
Ma poi si volse via dal vero lume verso il bene mutevole e così colpevolmente abbassò se stesso e tutto il suo genere per mezzo del peccato originale che infettò la natura umana in due modi, cioè la mente con l’ignoranza, la carne con la concupiscenza.
L’uomo accecato e avvilito siede nelle tenebre e non riesce a vedere la luce celeste se non lo soccorre la grazia con la giustizia contro la concupiscenza e la scienza congiunta alla sapienza contro l’ignoranza.
Tutto ciò diventa possibile per mezzo di Gesù Cristo che fu costituito da Dio per noi sapienza e giustizia, santificazione e redenzione ( 1 Cor 1,30 ).
Egli è la potenza e sapienza di Dio, Verbo incarnato pieno di grazia e di verità, autore di grazia e di verità: che infonde, cioè, la grazia di quella carità che provenendo da cuore puro, coscienza buona e fede sincera, porta l’anima retta al triplice sguardo descritto qui sopra: le dà la scienza della verità secondo le tre specie di teologia, cioè la simbolica, la propriamente detta, e la mistica, affinché
con i simboli causiamo rettamente le cose sensibili;
con quella propriamente detta usiamo rettamente le intelligibili;
con la mistica veniamo elevati alle estasi supermentali.
Chi dunque vuol salire, deve evitare il peccato che deforma la natura, abitui le facoltà naturali anzidette alla grazia riformante con l’esercizio della preghiera; poi alla giustizia che purifica con la condotta, e infine alla sapienza che rende perfetti e ciò con la contemplazione.
Come nessuno può giungere alla sapienza se non attraverso la grazia, la giustizia, la scienza, così alla contemplazione non si giunge se non con la perspicace meditazione, la condotta santa, la devota preghiera.
Poiché poi la grazia è il fondamento della rettitudine della volontà e dell’illuminazione chiara della ragione, la prima cosa che dobbiamo fare è di pregare; poi di vivere santamente; infine di rivolgere l’attenzione agli oggetti che rispecchiano la verità.
Così, grado grado, ascenderemo al monte eccelso dove si può vedere il Dio degli dèi, in Sion ( Sal 84,8 ).
Poiché sulla scala di Giacobbe ( Gen 28,12 ) prima si sale e poi si scende, metteremo il primo gradino dell’ascesa in basso, considerando tutto questo mondo sensibile come uno specchio per mezzo del quale poter salire a Dio, Sommo Fattore.
Saremo così come veri Ebrei che passano dall’Egitto alla terra promessa ai loro padri; saremo pure cristiani che con Cristo passano da questo mondo al Padre ( Gv 13,1 ), amanti della Sapienza che ci invita dicendo: Venite a me, voi che mi desiderate, e saziatevi dei miei frutti.
Perché dalla magnificenza delle creature visibili si può giungere a conoscere e vedere il loro Creatore ( Sir 24,26; Sap 13,5 ).
La somma potenza e sapienza e benevolenza del Creatore risplende nelle cose create secondo un triplice messaggio che il senso esteriore trasmette al nostro senso interiore.
Il senso carnale infatti è al servizio dell’intelletto che ragionevolmente indaga o fedelmente crede o intelligentemente osserva.
Colui che osserva guarda le cose in quanto esistono attualmente, colui che crede guarda al loro abituale decorso; colui che ragiona le considera nel loro valore potenziale.
Primo: lo sguardo di colui che osserva e considera le cose in se stesse vede in esse peso, numero e misura ( Sap 11,21 ): peso, quanto al luogo su cui gravitano; numero, per cui si distinguono; misura, per cui vengono delimitate.
E così scopre in esse modo, specie, ordine e anche sostanza, forza e attività.
Di qui può sollevarsi come da un vestigio a intendere la potenza, la sapienza, la bontà immensa del Creatore.
Secondo: lo sguardo rivolto con fede porta a considerare questo mondo quanto all’origine, al discorso, al termine.
Infatti per fede noi crediamo che le cose temporali sono state fatte sul modello del Verbo di Vita ( Eb 11,3 ) ; per fede crediamo che le epoche delle tre Leggi, di natura, Scrittura e grazia, si sono succedute e decorrono nell’ordine più perfetto; per fede ancora crediamo che il mondo avrà termine col giudizio finale.
E così avvertiamo nel primo caso la potenza; nel secondo la provvidenza; nel terzo la giustizia del Sommo Principio.
Terzo: lo sguardo di colui che indaga con la ragione vede che alcune cose semplicemente esistono; altre esistono e vivono; altre esistono, vivono e intendono.
Inoltre, le prime sono minori, le seconde medie, le terze migliori.
Vede poi che alcune sono soltanto corporali, altre corporali in parte e in parte spirituali; da qui ricava che alcune sono puramente spirituali e perciò migliori e più nobili delle altre due.
Tuttavia osserva che alcune sono mutevoli e corruttibili, come le cose terrestri; altre mutevoli e incorruttibili come le celesti; per cui intuisce che vi sono delle realtà immutabili e incorruttibili, come le sopra-celesti.
Da queste cose visibili la ragione si eleva alla considerazione della potenza, sapienza e bontà di Dio, essere vivente, intelligente, puro spirito, incorruttibile, immutabile.
Questa considerazione si allarga in conformità ai sette modi di essere delle creature che così rendono altrettante testimonianze della potenza, sapienza, bontà di Dio, se si considerano di ciascuna cosa l’origine, la grandezza, la quantità, la bellezza, la completezza, l’attività e l’ordine.
L’origine delle cose in quanto create, diversificate, abbellite nell’opera dei sei giorni, proclama la potenza che produce dal nulla ogni cosa, la sapienza che distingue chiaramente ciascuna, e la bontà che largamente le abbellisce.
La grandezza delle cose si riferisce alla lunghezza, larghezza, profondità del loro volume; alla eccellenza della loro forza, che si estende, come la luce, in lunghezza, larghezza, profondità; agli effetti della loro operazione, che è penetrante, costante, diffusa, come si vede nell’azione del fuoco.
Tutto ciò mostra apertamente la potenza, sapienza, bontà del Dio Trino che esiste incircoscritto in tutte le cose con la sua potenza, presenza, essenza.
La quantità delle cose, che si ha nella diversità del genere, delle specie e degli individui sia nella sostanza che nella forma o figura e attività che sorpassa ogni giudizio umano, indica o mostra apertamente l’immensità dei suddetti tre attributi in Dio.
La bellezza delle cose poi, con il loro variare di luminosità, di figura e colore nei corpi semplici, misti e composti, quali sono i corpi celesti, e i minerali, come pietre e metalli, piante e animali, proclamano con evidenza i tre attributi suddetti.
Pure la completezza delle cose li manifesta, sia come materia che è piena di forme secondo le ragioni seminali; sia in quanto forma che è piena di forza conforme alla sua potenza attiva; e in quanto forza è piena degli effetti della sua azione.
Anche la multiforme attività, naturale o artificiale o morale, nella sua grandissima varietà, mostra l’immensità, di quella potenza, arte e bontà che per tutte le cose è « causa dell’essere, ragione dell’intendere, ordine del vivere ».
Inoltre l’ordine nella durata, nella collocazione, nell’interazione, cioè: essere prima e poi, sopra e sotto, più nobile e meno nobile, nel libro della creazione rivela la priorità, la sublimità, la dignità proprie della potenza infinita del primo Principio.
L’ordine delle Leggi divine, dei precetti, dei giudizi contenuti nel Libro della Scrittura ne rivela l’immensa Sapienza; dei benefici quello dei Sacramenti divini, e della retribuzione, manifesta la sua immensa bontà nel suo corpo che è la Chiesa.
In tal modo anche l’ordine ci conduce con evidenza a Colui che è Primo e Sommo, potentissimo, sapientissimo e ottimo.
Perciò colui che non viene illuminato da tanti splendori, è davvero cieco; è sordo se non si risveglia tra tante voci; è muto chi di fronte a tante opere, non loda Dio; ed è stolto colui che con tante prove non s’accorge del primo Principio.
Apri dunque gli occhi, accosta l’orecchio della tua anima, sciogli le labbra, avvicina il tuo cuore ( Pr 22,17 ): e potrai vedere, udire, lodare, amare e adorare, magnificare e onorare il tuo Dio; perché non si rivolti contro di te l’universo.
Per questo infatti l’universo combatterà contro gli insensati ( Sap 5,21 ), e, al contrario, per i saggi sarà motivo di gloria, in quanto essi potranno dire: Tu mi hai dato gioia, Signore, con le cose che hai fatto; io esulterò nelle opere delle tue mani ( Sal 92,5 ).
Quanto sono grandi le tue opere, o Signore!
Tu hai fatto con sapienza ogni cosa; la terra è tutta piena del tuo dominio ( Sal 104,24 ).
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