Dialogo della Divina Provvidenza |
- Ora ti dichiararò di quello che tu mi dimandasti sopra el segno che Io ti dixi che Io davo ne l'anima a cognoscere la visitazione che riceve l'anima o per visioni o altre consolazioni che le paia ricevere.
E dissiti el segno per lo quale ella si potesse cognoscere quando fusse da me o no.
El suo segno era l'allegrezza che rimaneva ne l'anima doppo la visitazione, e la fame delle virtú, e spezialmente unta della virtú della vera umilitá, e arsa nel fuoco della divina caritá.
Ma perché tu m'adimandi se ne l'allegrezza si potesse ricevere inganno alcuno ( però che, cognoscendolo, ti vorresti attenere a la parte piú sicura, cioè al segno della virtú che non può essere ingannata ), Io ti dirò lo inganno che si può ricevere, e a quello che tu cognoscerai che l'allegrezza sia in veritá o no.
Lo inganno si può ricevere in questo modo: Io voglio che tu sappi che di ciò che la creatura, che ha in sé ragione, ama o desidera d'avere, avendola n'ha allegrezza.
E tanto quanto piú ama quella cosa che egli ha, tanto meno vede e si dá a cognoscere con prudenzia unde ella viene, per lo dilecto che ha preso in essa consolazione; però che l'allegrezza nel ricevere la cosa che ama non gli li lassa vedere, né si cura di discernerla.
Cosí coloro, che molto si dilectano e amano la consolazione mentale, cercano le visioni, e piú hanno posto el principale affecto nel dilecto della consolazione che propriamente in me; sí come Io ti dixi di coloro che anco erano nello stato imperfecto, che raguardavano piú al dono delle consolazioni che ricevevano da me donatore, che a l'affecto della mia caritá con che Io lo' do.
Qui possono ricevere inganno questi cotali, cioè ne l'allegrezza loro, oltre agli altri inganni ch'Io ti contai distinctamente in un altro luogo.
In che modo el ricevono?
Dicotelo: che poi che essi hanno conceputo l'amore grande a la consolazione, come decto è, ricevendo poi la consolazione o visione, in qualunque modo l'avesse, sente allegrezza perché si vede quello che ama e desiderava d'avere; e spesse volte potrebbe essere dal dimonio, e sentirebbe pure questa allegrezza: della quale allegrezza Io ti dixi che, quando ella era dal dimonio, questa visitazione della mente veniva con allegrezza e rimaneva con pena e stimolo di coscienzia e vòtia del desiderio della virtú.
Ora ti dico che alcuna volta potrá avere questa allegrezza, e con essa allegrezza si levará da l'orazione: se questa allegrezza si trova senza l'affocato desiderio della virtú, unta d'umilitá e arsa nella fornace della divina mia caritá, quella visitazione e consolazione e visione, che ella ha ricevuta, è dal demonio e non da me, non obstante che si senta el segno de l'allegrezza.
Ma perché l'allegrezza non è unita con l'affecto della virtú per lo modo che decto t'ho, puoi vedere manifestamente che quella è allegrezza tracta da l'amore che aveva a la propria consolazione mentale, e però gode ed ha allegrezza perché si vede avere quello che desiderava; perché gli è condiczione de l'amore di qualunque cosa si sia, sentire allegrezza quando riceve quella cosa che egli ama.
Sí che per pura allegrezza non te ne potresti fidare: poniamo che l'allegrezza ti durasse mentre che tu hai la consolazione, e anco piú.
L'amore ignorante in essa allegrezza non cognosciarebbe l'inganno del dimonio, non andando con altra prudenzia; ma, se con prudenzia andará, vederá se l'allegrezza andará con l'affecto della virtú, o sí o no, e cognoscerá in questo modo se ella sará da me o dal dimonio la visitazione che riceve nella mente sua.
Questo è quello segno che Io ti dixi in che modo tu potessi cognoscere che l'allegrezza ti fusse segno quando fusse visitata da me, se ella fusse unita con la virtú, sí com'Io t'ho decto.
Veramente questo è segno dimostrativo, che ti dimostra quello che è inganno e quello che non è inganno: cioè de l'allegrezza che ricevi nella mente tua da me in veritá, da l'allegrezza che ricevessi per proprio amore spirituale, cioè da l'amore ed affecto che avessi posto a la propria consolazione: quella che è da me è unita l'allegrezza con l'affecto della virtú, e quella che è dal dimonio sente solamente allegrezza, e, quando viene a vedere, tanta virtú si truova quanto prima.
Questa allegrezza lo' procede da l'amore della propria consolazione, come detto è.
E voglio che tu sappi che ogniuno non riceve però inganno da questa allegrezza, se non solamente questi imperfecti che pigliano dilecto e consolazione, e piú raguardano al dono che a me donatore.
Ma quegli, che, schiectamente e senza rispecto alcuno di loro, raguardano come affocati a l'affecto solamente di me che dono e non al dono, e il dono amano per me che dono e non per propria loro consolazione, non possono essere ingannati da questa allegrezza.
E però l'è a loro subito questo el segno, quando el dimonio alcuna volta volesse per suo inganno trasformarsi in forma di luce e mostrarsi nella mente loro, giognendo subito con grande allegrezza.
Ma essi, che non sono passionati da l'amore della consolazione nella mente loro, con prudenzia in veritá cognoscono lo inganno suo: passando tosto l'allegrezza, vegonsi rimanere in tenebre.
E però s'aumiliano con vero cognoscimento di loro, e spregiano ogni consolazione e abracciano e stringono la doctrina della mia Veritá.
El dimonio, come confuso, rade volte o non mai in questa forma vi torna.
Ma quelli, che sonno amatori della propria consolazione, spesse volte ne riceveranno; ma conosceranno l'inganno loro per lo modo che decto t'ho, cioè trovando l'allegrezza senza la virtú, cioè che non si vega escire di quello camino con umilitá e vera caritá, fame de l'onore di me, Dio etterno, e della salute de l'anime.
Questo ha facto la mia bontá: d'avere proveduto verso di voi, a' perfecti e agl'imperfecti, in qualunque stato voi sète, perché neuno inganno voi potiate ricevere, se vorrete conservarvi el lume de l'intellecto che Io v'ho dato con la pupilla della sanctissima fede, che voi non vel lassiate obumbrare dal dimonio e nol veliate con l'amore proprio di voi.
Perché, se non vel tollete voi, non è alcuno che vel possa tollere.
Indice |