Ammonizione

Dizionario

1) Autorevole rimprovero col quale si preannunciano, in caso di recidiva, misure o provvedimenti disciplinari.

2) Provvedimento di polizia, fortemente limitativo della libertà individuale, destinato a salvaguardare dal commettere un reato o da un'eventuale recidiva individui considerati socialmente pericolosi, oggi dichiarato costituzionalmente illegittimo e sostituito con la sorveglianza speciale.


Ammonire i peccatori

Tra le Opere di Misericordia che avevamo imparato al Catechismo vi era anche "ammonire i peccatori", espressione forse poco felice, perché sembra presupporre che il cristiano non peccatore debba ammonire chi lo è.

Anche per questo, probabilmente, tale opera è andata dimenticata, e così si è persa memoria del fatto che l'istanza sottesa a questa espressione è in verità quella della correzione fraterna, una correzione però sempre reciproca.

Ammorbati come siamo da una vera e propria patologia quale è l'indifferenza degli uni verso gli altri e la conseguente mancanza di prossimità, non sappiamo neppure più che la correzione fraterna è uno degli atteggiamenti cristiani più decisivi per la salvezza del singolo e per la stessa comunità cristiana, la Chiesa.

Se non ci si sente custodi, responsabili del fratello, della sorella, dell'altro ( Gen 4,9: "sono forse io il custode di mio fratello?" ), allora si vive nel proprio isolamento, senza guardare gli altri, senza avvicinarsi all'altro.

In questo modo non nasce mai l'occasione per la correzione reciproca, e di fatto si incoraggia la crescita del male, che sarà sempre più dilagante in quanto non viene mai giudicato: e così, lo si voglia o no, si autorizza chi compie il male a commetterlo senza essere frenato, richiamato.

Questa opera di misericordia pertanto ci spinge in primo luogo a prendere atto, senza dubbio alcuno, che siamo tutti peccatori; in secondo luogo a convincerci che il peccato agli occhi della fede, è la peggior disgrazia che possa capitarci.

Constatiamo invece che l'esasperata laicità degli stati moderni, il dilagare, a volte spregiudicato, dei mezzi di comunicazione - giornali, radio, televisione -, e molte altre cause ancora, stanno cancellando il senso del peccato anche nelle famiglie che si dichiarano cristiane.

Il peccato è stato sempre presente nella storia umana, e lo è ancora oggi, anche se la stessa parola è scomparsa quasi del tutto e non sono rari i casi nei quali esso viene approvato e applaudito.

Esiste infatti un legame innegabile tra Dio e l'uomo, tra Creatore e creatura, ed è per questo vincolo che il peccato assume il ruolo preciso di rifiuto e di opposizione a Dio.

Esso infatti si oppone all'amore di Dio per noi e viene definito da sant'Agostino "l'amore di sé fino al disprezzo di Dio".

Dare pertanto una mano al fratello perché se ne liberi, significa volergli bene davvero.

"Chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore – scrive l'apostolo Giacomo - salverà la sua anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati." ( Gc 5,20 )

E la Lettera ai Galati: "Quando uno venga sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo Spirito correggetelo con dolcezza.

E vigila su te stesso per non cadere anche tu in tentazione." ( Gal 6,1 )

La correzione fraterna è però iniziativa delicata e non priva di rischi.

Non bisogna mai perdere di vista la pungente parola del Signore:" Come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza del tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave?" ( Mt 7,4 )

Così pregava a questo proposito sant'Ambrogio:" Ogni volta che si tratta del peccato di uno che è caduto, concedimi di provarne compassione e di non rimproverarlo altezzosamente, ma di gemere e piangere, così che mentre piango su un altro, io pianga su me stesso.

"E sarà bene in ogni caso essere persuasi che "la miglior correzione fraterna è l'esempio di una condotta irreprensibile".

Il verbo Ammonire, nel linguaggio biblico, assume molteplici volti e significati come esortare, correggere, ammaestrare, rimproverare, riprendere, come quando viene detto che il Signore corregge colui che ama: "Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore e non ti perdere d'animo quando sei ripreso da lui; perché il Signore corregge colui che ama e percuote qualunque riconosce come figlio.

È per la vostra correzione che voi soffrite!

Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal Padre?

Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono addestrati.

Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire." ( Eb 12,5-7.11-13 )

Dio quindi ci corregge perché ci ama e per questo Giobbe potrà affermare: "Felice l'uomo, che è corretto da Dio: perciò tu non sdegnare la correzione dell'Onnipotente, perché egli fa la piaga e la fascia, ferisce e la sua mano risana." ( Gb 5,17-18 )

Per il pio israelita pertanto, imitare la condotta di Dio, non era un consiglio, ma un vero comando:" rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui"; ( Lv 19,17 ) tacere invece avrebbe significato complicità con il peccato altrui:" Se io dico all'empio: empio tu morirai, e tu non parli per distoglier l'empio dalla sua condotta, egli, l'empio, morirà per la sua iniquità; ma della sua morte chiederò conto a te." ( Ez 33,6 )

Sulla stessa lunghezza d'onda, Gesù invita noi a fare altrettanto: "Se il tuo fratello commette una colpa, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni.

Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano." ( Mt 18,15-17 )

Ricordando che Gesù sulla croce è morto per tutti e per ciascuno, per questo il desiderio del Padre è che tutti si salvino: "Com'è vero che io vivo, non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva." ( Ez 33,11 )

Per questo San Paolo ci consiglia come dobbiamo agire per la salvezza dei peccatori: "La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente.

Ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza." ( Col 3,16 )

Benedetto XVI ha scritto nella Quaresima 2012 una Lettera Pastorale proprio per spiegare il senso della correzione fraterna, così desueta in un tempo di imperante individualismo.

Egli Scrive:"Viviamo un'epoca di benessere spirituale soggettivo piuttosto che di vita fraterna comunitaria e di amicizia.

Prevale la paura di farsi carico l'uno dell'altro, cioè di vero amore reciproco.

Infatti, ammonire non è liberarsi dell'altro con un giudizio, ma legarsi a lui, aiutarlo.

Chi ammonisce deve volergli ancora più bene!

L'ammonimento per essere credibile richiede insistenza e fedeltà, non un gesto di impulso per mettersi a posto la coscienza!

Solo un amore così permette di cambiare e di comprendere il nostro peccato!

L'essere fratelli in umanità e, in molti casi, anche nella fede, deve portarci a vedere nell'altro un vero alter ego, amato in modo infinito dal Signore!

Non tacere per amore, ammonire, è vera carità e non farlo non è rispetto, ma indifferenza.

La correzione certamente non è attraente né per chi la esercita, né per chi la subisce.

È tale solo se esercitata e vissuta nell'amore!

È mossa sempre dalla misericordia e sgorga da vera sollecitudine per il bene del fratello!

Ammonire - conclude il Papa Emerito - è gesto di carità e tutti ne abbiamo bisogno.

"La parola che salva pertanto va annunziata a tutti, volenti e nolenti ,da coloro che sono addetti alla predicazione - il Papa, i Vescovi, i Parroci, i Laici loro collaboratori e tutti i battezzati - i quali devono pure impegnarsi ad ammonire e istruire i fedeli che si trovano in difficoltà, usando discrezione, amabilità e soprattutto dando il proprio esempio, con quella maturità e spirito evangelico di cui parla San Paolo: "Fratelli miei, sono convinto che voi pure siete pieni di bontà, colmi di ogni conoscenza e capaci di correggervi l'un l'altro." ( Rm 15,14 )

San Francesco che era geniale nella carità, ci ricorda che "ammonire non avviene soltanto con le parole, ma anche e soprattutto con la nostra vita e con l'esempio.

Triste invece l'uomo cui non si può dire nulla.

Mentre S. Vincenzo de' Paoli ci suggerisce:"prima di ammonire, bisogna pregare;

non bisogna ammonire ad ogni momento e per cose da nulla;

bisogna ammonire a tempo opportuno, quando si può sperare un buon frutto;

bisogna avvertire con molto rispetto e umiltà e dopo essersi scusati;

non bisogna mai correggere spinti dalla passione;

mai ammonire in presenza d'altri.

"Non dimenticando di invocare lo Spirito Santo, perché ci suggerisca le parole giuste che possono toccare il cuore di chi ci ascolta.

Se il tuo fratello commette una colpa, ammoniscilo!

Il brano di Matteo che esamineremo, come affermato, è rivolto prevalentemente alla comunità ecclesiale anche se noi l'estenderemo al contesto societario essendo compito del cristiano essere coscienza critica e di denuncia del male.

L'evangelista, dopo aver evidenziato la presenza di rivalità, di antagonismi, di scandali … indica l'importanza della "correzione fraterna"; la modalità più efficace per "ammonire i peccatori".

"Se il tuo fratello commette una colpa, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni.

Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano o come un pubblicano" ( Mt 18,15-17 ).

Il brano suggerisce tre azioni da compiere nei confronti del fratello che sbaglia:

il dialogo personale,

il coinvolgimento di alcuni testimoni e,

infine, nelle situazioni più gravi, l'allontanamento del fratello che sceglie di seguire il male.

Spesso, reputiamo, che "la carità" sia mite, benigna e paziente, scordando che è anche "esigente" e "severa".

Molti ritengono che chi ama il prossimo lo debba comprendere, discolpare e perdonare sempre.

Cioè finga di non riconoscere il negativo presente nel fratello; e questa è complicità!

I versetti evangelici, invece, avvertono che la carità è "rigorosa", "intransigente" ed "austera" poiché deve rimproverare il peccatore perché si ravveda.

Ad esempio, il profeta Ezechiele, ammoniva: "Così dice il Signore: 'Figlio dell'uomo Io ti ho costituito sentinella per gli Israeliti, ascolterai una parola dalla mia bocca e tu li avvertirai da parte mia.

Se Io dico all'empio: tu morirai e tu non parli per distoglierlo dalla sua condotta cattiva l'empio morirà ma della sua morte Io chiederò conto a te' " ( Ez 33,7-9 ); oppure: "Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai d'un peccato per lui" ( Lv 19,17 ).

Anche san Giacomo puntualizza: "Chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore, salverà la sua anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati" ( Gc 5,20 ).

La correzione fraterna

Oggi, questo gesto di squisita carità, è scomparso!

Si è ecclissato nelle comunità cristiane.

Chi, come "fratello nella fede", ammonisce coloro che commettono errori?

Si preferisce tacere, alcune volte mormorare, e se quelli che riteniamo dei comportamenti errati proseguono si abbandona la comunità o si evidenziano le colpe e i difetti degli altri.

Si esercita insufficientemente nelle famiglie, nei confronti dei figli.

A volte assistiamo ad atteggiamenti sconcertanti di alcuni ragazzi ed adolescenti, ma, non notiamo da parte dei genitori un richiamo severo come atto educativo; si preferisce acconsentire e autorizzare tutto!

La correzione fraterna non è assente negli uffici, nelle civiche amministrazioni, negli ospedali.

Quale capo ufficio, primario, capo-sala … ammonisce per assenze e ritardi ingiustificati e continui, per atti privi di professionalità, per comportamenti scorretti nei confronti dei clienti o dei pazienti.

Si teme di essere etichettati o ricattati e allora "si tace"; non si rimprovera e non si elogia producendo demotivazione, indifferenza e scoraggiamento.

Agire con tutti allo stesso modo è disincentivante per chi si impegna seriamente, e il cliente o il paziente, subiscono gli effetti negativi di questa condotta.

Infine, la correzione fraterna, è svanita, a volte, anche nei sacerdoti; molti sono accoglienti e, spesso, anche accomodanti.

L'accoglienza è una virtù; ma l'accomodare, magari rinunciando alla verità e ai valori per "essere al passo con i tempi e le mode", o semplicemente per evitare noie e seccature, è un difetto.

La correzione fraterna, dunque, nel contesto societario si è "ecclissata" reinterando il comportamento di Caino quando Dio lo interrogò sul fratello Abele.

"E Caino rispose: 'sono forse io il custode di mio fratello?' " ( Gen 4,9 ).

"Sì", risponde san Giovanni Paolo II: "ogni uomo è guardiano di suo fratello perché Dio affida l'uomo all'uomo" ( Evangelium vitae, n. 9 ).

Alcuni "Caini moderni", invece, ignorano il fratello e rifiutano ogni responsabilità nei riguardi dell'altro, soprattutto "il prendersi a cuore" il loro percorso verso la santità.

Come esercitare la correzione fraterna?

La "correzione fraterna", lo strumento che offriamo ai fratelli affinchè non imbocchino vie erronee, è "complessa" e "gravosa".

È un' "arte difficile" essendo arduo "farla bene", cioè con rispetto e discrezione, identificando il tempo opportuno, le parole esatte e uno stile intriso di verità e di misericordia.

Va esercitata con "risolutezza" ma senza asperità e stizza ed è richiesta una "intenzione purissima", per evitare il rischio segnalatoci dal Signore Gesù: "Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai per togliere la pagliuzza dall'occhio del fratello" ( Lc 6,39 ).

Quando ammoniamo un fratello "l'unico obiettivo" che vogliamo raggiungere è quello di supportare l'altro "a crescere come uomo e come cristiano".

È, dunque, un atteggiamento da "veri amici" che si aiutano a vicenda, un gesto di autentico affetto.

Oggi, forse, non ci si corregge più, poiché il nostro interesse e il nostro amore per gli altri si è attenuato.

Alcuni compiono "il meglio" umanamente e professionalmente, ma poi si disinteressano completamente degli altri.

Nella correzione fraterna è indispensabile conoscere chiaramente "la verità" e aver vagliato con attenzione gli elementi del problema.

In alcuni casi, trattando argomenti e situazioni specialistiche che richiedono competenze particolari, è opportuno rivolgersi agli esperti serbando nella considerazione dovuta i loro consigli.

Affermava papa Francesco "Non si può correggere una persona senza amore e senza carità.

Non si può fare un intervento chirurgico senza anestesia: non si può, perché l'ammalato morirà di dolore.

E la carità è come una anestesia che aiuta a ricevere la cura e accettare la correzione.

Prenderlo da parte, con mitezza, con amore e parlagli" ( 12 settembre 2014 )

Infine, non possiamo scordare, che è "inconsueto" che sia accolta "umilmente".

Eppure, ammettere gli errori commessi, mostra l'autentico desiderio di progredire nel bene.

La correzione non fa piacere a nessuno ma è doverosa, poiché il Signore Gesù la richiede: "Se il tuo fratello sbaglia, ammoniscilo!", e l'apostolo Paolo, più volte ne evidenzia la necessità: "Vi esortiamo, fratelli: correggete gli indisciplinati, confortate i pusillanimi, sostenete i deboli, siate pazienti con tutti" ( 1 Ts 5,14 ).

Come concretizzare la correzione fraterna

Nella Chiesa, i sacerdoti, come confessori, devono evidenziare al penitente con saggezza, prudenza e misericordia ciò che deve modificare per migliorare.

Il confessore è un "padre" e un "medico" perciò all'occorrenza, deve saper prescrivere anche una "medicina dolorosa".

Per i genitori la correzione fraterna nei confronti dei figli è un "dovere" e una "responsabilità".

Oggi, la famiglia, vive maggiore libertà e autonomia rispetto al passato; fortunatamente è stato superato il tempo dell'autoritarismo, ma ciò non significa rinunciare all'autorità.

Dunque, non autoritari ma autorevoli!

Per gli sposi è un supporto per crescere e per migliorarsi insieme.

I responsabili degli uffici o dei reparti ospedalieri hanno l'obbligo di correggere le disfunzioni, di migliorare il servizio, di stroncare la decadenza morale e professionale presente in molteplici settori.

L'autorità appare "affievolita" poiché pochi sanno esercitarla con prudenza, senno ed equilibrio.

Questa "opera di misericordia spirituale" ci invita a recuperando la gioia del volerci bene, ad esercitare l'autorità come servizio ad abbandonare la logica dei privilegi.

Di questi atteggiamenti positivi, i primi beneficiari della "correzione fraterna" saranno i clienti delle amministrazioni pubbliche e private e negli ospedali i malati.

Considerare l'ammonizione del Signore.

Dio comanda ai genitore di allevare i figli nella disciplina e nell'ammonimento del Signore.

"E voi, padri, non provocate ad ira i vostri figli, ma allevateli nella disciplina e nell'ammonizione del Signore." ( Ef 6,4 )

Un genitore deve allevare il figlio sia nella disciplina che nell'ammonizione del Signore.

Che cos'è questa ammonizione?

La parola ammonizione è una parola che vuol dire "mettere nella mente", e si usa questa parola nella Bibbia per descrivere il processo di mettere i pensieri giusti nella mente al posto dei pensieri sbagliati che abbiamo di natura.

Di natura, ogni persona, e quindi ogni figlio, ha pensieri sbagliati.

Per esempio, di natura un figlio crede di meritare ciò che vuole, e non è riconoscente.

Sono i genitori che devono aiutarlo a veramente comprendere che non merita il bene, in modo che può essere veramente riconoscente per ogni bene che riceve.

E così in ogni campo della vita.

Di natura, un figlio non sa rispettare gli altri, di natura un figlio non sa fidarsi di Dio, di natura un figlio non sa discernere il vero bene e il male, e non sa prendere decisioni sagge.

In questi, e in tanti altri campi, è la responsabilità dei genitori di mettere nella mente del figlio le verità di Dio che permetteranno al figlio di vivere bene e camminare nella verità.

Perciò, con questo comandamento di allevare i propri figli nell'ammonizione del Signore, Dio comanda ai genitori di aiutare i propri figli a riconoscere dove i loro pensieri sono sbagliati, e poi di aiutare i figli ad avere pensieri veri in ogni campo della vita.

Spesso, un figlio, come anche gli adulti, non vuole cambiare il suo modo di pensare.

Non vogliamo riconoscere che i nostri pensieri sono sbagliati.

Purtroppo, questo è spesso la realtà anche per noi credenti.

Nel nostro orgoglio, non vogliamo cambiare i nostri pensieri.

Però, l'unico modo di crescere è di allineare i nostri pensieri con i pensieri di Dio.

E perciò, uno degli impegni più importanti di un genitore, un impegno che bisogna fare giorno dopo giorno, è di allevare i figli nell'ammonimento del Signore.

Ovvero, il genitore deve avere un impegno costante di aiutare il figlio a capire la verità in ogni campo della vita, al posto dei pensieri falsi che abbiamo di natura.

Per ammonire un figlio, ovvero, per mettere nella sua mente le verità che gli servono, occorrono ammonizione, esortazioni, ed insegnamento.

Serve Conoscere la Verità in ogni Campo

Per poter fare questo, un genitore deve conoscere due cose.

Prima di tutto, un genitore deve conoscere la Parola di Dio sempre più a fondo, per conoscere i principi di Dio in ogni campo della vita.

Se un genitore non conosce bene la Parola di Dio, e non riesce a vedere quale sono le verità che si applicano in ogni situazione, sarà impossibile trasmettere queste verità al figlio.

Quindi, ogni genitore ha bisogno di avere un serio impegno di capire la vita quotidiana alla luce delle verità di Dio.

Per crescere in questo serve lo studio personale della Parola di Dio, serve ricevere insegnamento, e serve avere altri credenti che lo aiutino attivamente a riconoscere i ragionamenti sbagliati.

Ecco perché è così importante che conosciamo bene la Parola di Dio e che ne parliamo gli uni con gli altri, come leggiamo in Colossesi: "La parola di Cristo abiti in voi copiosamente, in ogni sapienza, istruendovi ed esortandovi gli uni gli altri con salmi, inni e cantici spirituali, cantando con grazia nei vostri cuori al Signore." ( Col 3,16 )

Quindi, per poter allevare un figlio nell'ammonimento del Signore, per prima cosa un genitore deve conoscere le verità di Dio e come si applicano in ogni campo della vita.

Serve Conoscere i Pensieri del Figlio

Secondo, per ubbidire a questo comandamento, un genitore deve conoscere i pensieri del figlio.

In altre parole, per poter aiutare un figlio a capire quando i suoi pensieri sono sbagliati, un genitore deve conoscere i pensieri del figlio.

Questo richiede tempo con il figlio, tempo parlando insieme, e ascoltando i ragionamenti del figlio.

Solamente così il genitore può aiutare il figlio a capire come i suoi pensieri sono sbagliati, per poter poi aiutarlo a sostituire i pensieri sbagliati con le verità di Dio.

Chiaramente, questo è un impegno che dura anni, da quando il figlio è piccolissimo, fino a quando è pienamente uomo.

Deve essere un impegno costante, perché solo con un impegno costante il genitore può veramente aiutare i figli a togliere i pensieri sbagliati per avere pensieri che sono secondo la verità di Dio.

Questo impegno trasformerà la vita del figlio.

A noi che siamo genitori dico: questa responsabilità è immensa.

Però, non è gravosa.

Piuttosto, è un immenso privilegio.

Che privilegio poter preparare un figlio per una vita benedetta e vissuta secondo verità, anziché secondo i falsi ragionamenti che guidano la maggioranza delle persone!

Serve iniziare da piccolo

Per allevare un figlio nell'ammonizione del Signore, un buon genitore deve iniziare mentre il figlio è molto piccolo.

Cioè, occorrono anni per aiutare un figlio a togliere i suoi falsi ragionamenti e ad accogliere le verità di Dio.

Purtroppo, tanti genitori si impegnano poco a riconoscere e cambiare i ragionamenti sbagliati dei figli, finché il figlio non comincia a prendere delle decisioni importanti, che portano brutte conseguenze, e a quel punto, è già molto tardi iniziare ad aiutare il figlio a cambiare il suo modo di ragionare.

È mentre un figlio è ancora molto piccolo che bisogna iniziare ad aiutarlo a cambiare il suo modo di pensare!

Se i tuoi figli non sono più piccoli, comincia comunque, chiedendo a Dio di aiutarti a recuperare gli anni persi.

Dio è potente.

Però, se i figli sono ancora piccoli, inizia subito questo impegno importante.

Un figlio che non viene aiutato a scambiare i suoi falsi ragionamenti con i veri ragionamenti di Dio avrà una vita brutta.

Farà brutte scelte, che porteranno dolore al figlio stesso, come anche ai genitori.

Quindi, voglio incoraggiare ogni genitore a capire quanto sia importante conoscere bene le verità della Bibbia, e anche a conoscere i ragionamenti del proprio figlio, in modo da poterlo aiutare a sostituire i suoi pensieri sbagliati con le verità di Dio.

Solo così quel figlio potrà fondare bene la sua vita.

Oh genitori, impegniamoci in questo!

Questo è il senso di allevare nell'ammonimento del Signore.


Mi meraviglio che … Gal 1,5-10

Magistero

Messsaggio Benedetto XVI - Perla quaresima del 2012 3-11-2011
la responsabilità verso il fratello

Codice Diritto Canonico

rimedio penale a chi è gravemente sospettato di aver commesso un delitto 1339 § 1
deve risultare da un documento 1339 § 3
per i chierici che attentano il matrimonio e concubinari 1394
  1395
in altri casi 1371
del religioso prima di avviare il processo di dimissione 697
per l'applicazione delle censure 1347

Santi

Francesco - Regola non bollata - Ammonizione dei frati FF 56-62
Agostino - Discorsi - Ammonizione agli incontinenti DisTL 224