Anafora
1) Figura retorica consistente nella ripetizione di una o più parole all'inizio di frasi o parti di frasi o versi consecutivi
2) ling. Procedimento per cui, all'interno di uno stesso testo, si rimanda a un elemento già menzionato
In poesia è possibile che la stessa parola venga ripetuta più volte: all'interno dello stesso verso, in versi vicini, a distanza ecc.
Le parole che il poeta decide di ripetere sono per lui preziose per vari motivi perché hanno un particolare significato o perché hanno un particolare suono.
Quando incontriamo più volte la stessa parola, possiamo parlare di ripetizione.
Quando poi la ripetizione avviene a inizio verso, la definiamo anafora
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1. l'azione dell'offerta eucaristica,
2. il formulario impiegato nell'azione eucaristica;
3. la materia offerta nell'eucaristia ( equivalente di prosfora );
4. il velo liturgico che ricopre le specie eucaristiche.
Di queste quattro accezioni la più usata nel linguaggio liturgico è la prece sacerdotale eucaristica.
È quella parte della liturgia eucaristica, recitata dal sacerdote nella Messa, che va dal Prefazio al Padre Nostro.
Di solito comprende un dialogo introduttorio, il ringraziamento, le parole dell'istituzione dell'ultima Cena, l'anàmnesi, l'epìclesi, e la dossologia.
L'etimologia indica il « portare su » o « portare verso » i doni eucaristici, per offrirli a Dio che li consacra e li rioffre così a noi.
I Siriani Orientali chiamano l'anafora " quddasha " ( Siriaco " santificare " ).
In Oriente, porta il nome di un apostolo o di qualche altro santo.
Nell'etimologia di anafora c'è il doppio significato di annuncio, dar notizia a una personalità e quello di offerta innalzata a vantaggio della comunità.
Il termine è usato sia dai pagani che dai cristiani, ma i cristiani esaltano l'offerta del sacrificio di culto ( Eb 13,15 e 1 Pt 2,5 ).
Anafora è:
1. l'azione dell'offerta eucaristica,
2. il formulario impiegato nell'azione eucaristica;
3. la materia offerta nell'eucaristia ( equivalente di prosfora );
4. il velo liturgico che ricopre le specie eucaristiche.
Di queste quattro acceziòni la più usata nel linguaggio liturgico è la prece sacerdotale eucaristica.
Le liturgie celebrate in una lingua differente dal greco non l'hanno tradotta.
I siri i copti e gli etiopi, pur servendosi di parole semitiche come qûdd s o qûrb n , continuano a usare annafûra o anfûra, segno di continuità della terminologia arcaizzante.
La chiesa siro-occidentale chiama così quella parte dell'eucaristia che va dal bacio di pace fino alla comunione, la chiesa etiopica, eclettica, l'intera liturgia eucaristica, le altre, la parte che va dal bacio di pace fino alla dossologia finale.
Storicamente emerge come sostitutivo di eucaristia, eulogia, frazione del pane e approfondisce l'idea dell'offerta come sacrificio.
Nel verbo ana-phero la teologia eucaristica sottolinea l'idea di elevazione-ascensione ( Const. Ap. 2,58- Funk 161; Giov. Cris., Hom. IV c.Anom., PG 48, 734 ).
Le famiglie delle anafore - Premesso che non si devono confondere le famiglie liturgiche con le omonime famiglie confessionali, la classificazione comprende la famiglia siro-orientale ( impropriamente detta caldaica ), l'antiochena ( o siro-occidentale ), l'alessandrina.
[ nota:
Ad es. l'anafora alessandrina di s. Marco è praticamente ignorata nel patriarcato di Alessandria;
le chiese bizantine usano quelle di Basilio e del Crisostomo, di struttura antiochena;
la chiesa etiopica quelle siriache, adottate in epoca medievale, sotto l'influsso della chiesa sira. ]
Magistero |
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Esortazione Apostolica Benedetto XVI - Sacramentum caritatis | 22-2-2007 |
È quanto mai necessaria per la vita spirituale dei fedeli una coscienza più chiara della ricchezza dell'anafora | |
Pont. Cons. promozione unità dei cristiani - Principi e norme sull'ecumenismo | 25-3-1993 |
L'antica tradizione cristiana liturgica ed ecclesiologica non permette di citare nell'anafora eucaristica se non i nomi delle persone che sono in piena comunione con la Chiesa che celebra quella Eucaristia. | |
Catechismo della Chiesa Cattolica |
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Lo svolgimento della celebrazione | 1352ss |
La preghiera della Chiesa | 2770 |
Comp. 277 |