Liturgia

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È trascrizione dal greco dove, in epoca classica, indicava un "servizio di stato", un "impiego pubblico" esercitato a proprie spese dai cittadini facoltosi, quasi in conto tassa.

Da prestazione pubblica generica - probabilmente tramite l'allestimento delle rappresentazioni tragiche, che avevano un'ispirazione religiosa ed in Atene erano considerate atti di culto civico - passò a intervento pubblico nel culto degli dei.

Nel cristianesimo è il complesso dei riti con i quali gli uomini rendono comunitariamente la loro adorazione a Cristo e, per suo tramite, al Padre, avvalendosi anche dell'intercessione dei santi.

I gesti si fanno plastica espressione dei sentimenti e ne stimolano l'insorgere: variano naturalmente secondo i tempi ed i luoghi, sebbene mantengano anche una certa uniformità, in quanto molti simboli sono connaturati con l'indole umana ( il bacio, l'abbraccio, la stretta di mano, il dono di cose belle e buone, il genuflettersi, il sorgere in piedi … ).

I concetti affermati nella liturgia diventano testimonianza di fede e fondamenti del dogma, secondo l'assioma, lex orandi lex credendi.

L'insieme delle azioni di culto della Chiesa, soprattutto di quelle aventi carattere pubblico e comunitario.

Etimologia e uso del termine

Leiturghia è parola greca che designa un'opera, un ufficio pubblico.

Nella traduzione greca della Bibbia dei Settanta ( v. ) è stata impiegata per tradurre l'ebraico "avodà", nel significato del culto prestato a Dio dai sacerdoti e dai leviti nel Tempio.

Il termine dunque non indicava qualsiasi tipo di culto, bensì la forma levitica, sacerdotale, templare di esso.

Nel Nuovo Testamento "liturgia" ricorre in tutto 15 volte, ma in un solo caso si riferisce a un atto di culto della comunità cristiana ( At 13,2: "mentre essi stavano celebrando il culto [ facevano liturgia ] al Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse… ).

Probabilmente il Nuovo Testamento vi avverte risonanze non volute e pertanto la ritiene poco adatta a esprimere un modo nuovo e diverso di intendere il culto.

Solo nel '900 il termine liturgia e entrato nei documenti ecclesiastici per definire il culto della Chiesa.

È stata la costituzione del concilio Vaticano II Sacrosanctum concilium "sulla sacra liturgia" a "canonizzarne" il significato.

In realtà la parola era stata introdotta in Occidente dagli eruditi alla fine del XVI sec., per connotare in generale il culto pubblico cristiano.

Nella Chiesa orientale la celebrazione dell'eucaristia viene indicata con l'espressione "divina liturgia".

Cenni di storia della liturgia cristiana

Se il Nuovo Testamento non dà particolare spazio al termine "liturgia", e tuttavia innegabile che la comunità cristiana ha conosciuto fin dai suoi primi passi pratiche che rientrano nell'ambito delle azioni cultuali.

Basterà ricordare il rito battesimale, a cui si accompagnano formule di "professione di fede" e formule tipiche di preghiera; ma anche il momento forte del radunarsi della comunità alla domenica ( giorno del Signore ) per celebrare la "frazione del pane", ovvero l'eucaristia, compresa come il reale "farsi presente" del Signore risorto.

Modi e forme rituali del culto cristiano primitivo si collegano alla tradizione giudaica, ma ciò non sminuisce la novità e l'originalità della concezione neotestamentaria del culto.

Tale concezione appare tutta incentrata sugli eventi salvifici operati da Cristo nella sua Pasqua di morte e risurrezione: la liturgia è la modalità cultuale ( simbolico-rituale ) del farsi presente di quegli eventi e offre la possibilità di tornare ad accedervi.

La liturgia appare altresì relativa alla concreta esistenza del cristiano, per intero chiamata a farsi autentico atto di culto.

Nel corso del tempo si verificò un ampio sviluppo delle forme, dei testi, dei tempi, dei luoghi cultuali.

L'anno liturgico ( v. ) si organizza attorno al nucleo della domenica e della Pasqua.

Le grandi aree ecclesiastiche danno vita man mano a complessi e articolati programmi rituali, con libri, gestualità, testi, canti, musiche appropriate.

Si sviluppano diverse tipologie di luoghi per il culto, con il connesso apparato di pitture, sculture, paramenti, arredi, creati per decorare e arricchire detti luoghi.

Tutta questa ricchezza di forme reca in sé qualche limite: lungo i secoli la celebrazione liturgica cessa progressivamente di essere compresa quale "azione comune del popolo cristiano" sotto la guida e la presidenza dei ministri e diviene diligente celebrazione di cerimonie prescritte e di testi fissati, sempre più, dunque, una liturgia appannaggio degli "specialisti del culto", attività di pertinenza del solo clero.

Sarà il concilio Vaticano II a riproporre una comprensione teologica della liturgia e ad avviare una riforma intesa a restituire alla comunità la possibilità di partecipare attivamente alle celebrazioni liturgiche.

Il rinnovamento della liturgia del concilio Vaticano II

La sintesi dottrinale sulla liturgia può essere cosi riassunta: l'opera della salvezza, realizzatasi nella storia con eventi e parole, ha raggiunto la sua pienezza nell'evento decisivo e irripetibile costituito dalla passione, morte e risurrezione di Cristo.

La celebrazione liturgica è il momento in cui quell'evento è reso presente, ne viene comunicata l'energia salvifica e la comunità che vi partecipa può realmente "averne parte".

Soggetto integrale della celebrazione è l'assemblea nella sua unità e nella diversità di compiti e di servizi.

In vista di questa "partecipazione" il concilio ha compiuto un'opera di radicale riforma liturgica.

L'elemento che ha fatto maggiormente notizia è stato l'introduzione delle lingue nazionali in sostituzione del latino; in realtà questo non è che un tratto di una liturgia che si vuole più aderente alla vita e alla cultura, più capace di assumere in sé tutto l'uomo.

Perché la liturgia?

Le ragioni e l'attualità della liturgia costituiscono un interrogativo di fondo, specie nella situazione culturale secolarizzata di oggi, poco disponibile all'agire rituale.

Eppure il problema resta: perché l'uomo celebra ciò in cui crede?

Perché la comunità cristiana celebra la Pasqua di Gesù Cristo?

E perché in questa celebrazione ritroviamo elementi strutturalmente molto simili ai simboli e ai riti delle altre religioni?

Perché la Chiesa continua a riproporre tempi di festa, luoghi di culto, canti di lode, parole di invocazione, azioni di ringraziamento, mani levate, pasti sacri, lavacri di purificazione?

Una risposta può essere abbozzata quando si rifletta che l'azione liturgica si dà come un'esperienza dalle caratteristiche particolari, si dà come un linguaggio adatto a esprimere realtà particolari.

L'originario e irripetibile agire di Dio in Cristo ( cioè l'opera di salvezza dell'uomo ) oggi è "sperimentabile" dall'uomo nella Chiesa, propriamente in quanto "celebrato".

E la peculiarità dell'agire liturgico è quella di essere un "agire simbolico-culturale".

La liturgia è azione della Chiesa in cui si rende presente Cristo, e quest'azione ha la fisionomia dell'azione rituale, ad analogia di quella che è descritta anche dalle scienze antropologiche.

La liturgia "pretende" di "far entrare in contatto" l'uomo con quell'evento fondante che è la Pasqua di Cristo e pretende di operare questo in, e attraverso, un "agire peculiare": quello celebrativo, simbolico.

Questo tipo di azione ( questo tipo di linguaggio ) appare idoneo a permettere un'autentica esperienza religiosa.

Un'esperienza religiosa autentica ha, come caratteristiche fondamentali, di essere "incondizionata" e di nascere dalla gratuita, libera automanifestazione della realtà divina trascendente.

L'esperienza religiosa nasce fondamentalmente da un dono gratuito: il trascendente si da solo gratuitamente, è radicalmente "dono".

Non potrebbe essere diversamente, dato che il trascendente è una "eccedenza" ( un di più ) di vita.

Per la fede cristiana questa "eccedenza" è costituita dal mistero divino che in Cristo si è rivelato incondizionatamente, gratuitamente, per sua libera iniziativa; si è manifestato quale dono all'uomo.

Per questi motivi e per queste caratteristiche del trascendente, l'esperienza religiosa non può essere detta e fatta alla stregua di qualsiasi altra esperienza: esige l'intervento di azioni e di linguaggi del tutto peculiari.

Tali azioni e tali linguaggi si riscontrano nel "linguaggio simbolico" e nell'"azione rituale", convergenti verso l'ambito della "celebrazione".

Possiamo affermare che, per la loro natura e per la loro dinamica, il linguaggio simbolico e l'azione rituale ( operanti nel contesto della celebrazione religiosa ) "fanno la trascendenza", fanno spazio all'alterità di Dio, in quanto producono una sorta di inquietante alterazione dell'immanenza, capace di "aprirla" ad accogliere la presenza dell'Altro.

Nella celebrazione entra la vita il mondo ordinario con le sue dinamiche e i suoi significati, ma viene smentito e sovvertito, per così dire, nella sua logica e nella sua struttura abituale.

La liturgia, nel momento in cui permette la comunione conviviale con Dio, ne preserva sempre l'eccedenza e la sproporzione.

Infatti, se la liturgia è "azione" essa sembra essere "inutile", non produttiva di effetti utili; sembra essere un'azione "debole".

Ma è proprio questa sua debolezza il vero segreto dell'azione liturgica.

Il dono non esaurisce l'amore: il rapporto e l'amore restano sempre eccedenti; eppure, lì, il dono compiuto ( il linguaggio simbolico realmente esercitato ) introduce nel mondo dell'esperienza un significato, un contenuto, una realtà, un vincolo che altrimenti non si introdurrebbe.

Ma anche il tempo, lo spazio, le parole, nella celebrazione, sono vissuti e abitati e dette come realtà "non disponibili", di cui non si è totalmente padroni; come realtà metaforiche, estrema possibilità di dire l'indicibile.

Il sovvertimento del linguaggio operato dal rito, in vista di aprirlo a "dire efficacemente", a "fare quel che dice", è posto in risalto dall'importanza che nel rito acquista il silenzio.

Esso è "non-parola" ( diremmo: svalutazione della parola, turbativa della comunicazione… ): eppure è il "grembo" atto a generare la parola, l'ascolto e la comunicazione.

Paradossalmente, ma autenticamente, la liturgia, proprio per la sua dinamica simbolica, rende il fedele avvertito che, se in essa ha incontrato l'Assoluto, questo gli è dato come anticipo, come caparra, non come definitivo possesso.

v. Anno liturgico; Culto; Feste; Liturgia delle ore; Messa; Musica liturgica; Natale; Offertorio; Omelia; Paramenti sacri; Pasqua; Pentecoste; Preghiera; Processione; Quaresima; Rito; Rosario; Sacramenti; Simbolo; Tabernacolo; Via Crucis

I segni della liturgia

La comprensione dei segni rituali suppone la conoscenza dell'antropologia religiosa.

Per rimandare alla totalità che oltrepassa il contingente e per la tensione che porta insita, perché ponte sull'infinito, il linguaggio simbolico interessa anzitutto la religione.

In quanto animai symbolicum ( animale simbolico ), l'uomo conosce e opera nella misura in cui coglie dal mondo sensibile gli elementi necessari alla sua vita interiore ed esprime la sua esperienza religiosa mediante dei segni: il simbolo rappresenta l'intermediario linguistico tra il visibile e lo spirituale, la realtà immediata e quella trascendente.

Il simbolo infatti ha la funzione di congiungere livelli e campi diversi del reale: nel culto cristiano questa comunione è insieme rivelazione e mistero, supera l'ambito naturale e arriva al divino.

Il fondamento e il paradigma del dialogo tra Dio e l'uomo, nella storia della salvezza, è l'incarnazione del Figlio, iniziativa mediante la quale Dio ha fatto di sé lo strumento della comunione tra gli uomini, e del genere umano con sé: l'uomo-Dio che è Gesù di Nazaret, Dio che si fa presente nel tempo, costituisce il "sacramento" (simbolo, in senso etimologico ) che fa unità tra il Creatore/Salvatore e l'umanità in cerca di salvazione.

Il mondo simbolico della liturgia corrisponde a questa proposta da parte di Dio: vi si accorda in sinergia la risposta dei credenti, espressa nella modalità rituale, oltre che nell'adesione di fede e dall'impegno etico.

Perciò il simbolismo liturgico non ha solo valore didattico, ma è richiesto dalla struttura psico-corporea dell'uomo e dall'unità della sua persona.

La Bibbia ci mette su questa strada.

In un iter continuato che si intensifica progressivamente, Dio entra in comunione con gli uomini:

1. elementi naturali, gestualità e parola, che costituiscono degli archetipi dell'antropologia culturale, vengono assunti dalle religioni naturali per il loro valore di segno nell'esperienza e nella comunicazione religiosa:

2. derivata dalle civiltà del Medio Oriente, questa sacramentalità cosmica assunse nella Prima Alleanza valenze storico-salvificlie; e lo specifico della fede e del culto d'Israele:

3. mediante la Croce Cristo ha fatto proprie queste "preparazioni evangeliche" e le ha caricate della potenza della sua risurrezione, istituendole "segni" della Nuova Alleanza;

4. nella Chiesa, che li ha ricevuti dal Fondatore, questi riti costituiscono i sacramenti.

In tal modo, la relazione con Dio che Gesù ha incarnato nella sua persona e nella sua vicenda terrena è stata trasmessa alla Chiesa.

Anche la Chiesa è strutturata secondo un ordine visibile-invisibile. santa e terrestre, per cui costituisce una realtà comunionale.

I sacramenti sono i punti privilegiati di concentrazione della sua azione di santificazione.

Si crea così la sequenza: Cristo sacramento.

Chiesa sacramento, sacramenti della Chiesa.

A sua volta l'uomo è il simbolo che ha la vocazione di rappresentare Dio nel cosmo; per il battesimo egli diviene ulteriormente "sacramento " di Cristo, attivando la sua potenzialità di immagine di Dio.

Simboli e segni nella liturgia

Nella prassi cristiana il simbolo caratterizza l'azione liturgica, ordinata a esprimere e a trasmettere ai credenti le realtà della giustificazione.

La costituzione liturgica del concilio Vaticano li afferma che nella liturgia "per mezzo di segni sensibili, viene significata, e in modo a essi proprio, realizzata la santificazione dell'uomo" ( n. 7 ).

Nella liturgia, che appare un complesso di segni, il simbolismo è presente e connesso a ogni sua parte, dagli elementi nucleari a quelli periferici, nelle strutture portanti e in quelle di rivestimento.

Ma nella dinamica di questo organismo sussistono delle differenziazioni di valore.

Occorre prima richiamare la distinzione tra segno, simbolo e allegoria.

Il segno è una dimensione fisica che rivela in sé una carenza e rimanda a una realtà diversa o assente; esso è statico, ha soltanto funzione informativa-conoscitiva.

Il simbolo è pure una realtà sensibile, che rinvia a un'effettività altra, già presente in esso, ma non allo stesso modo e comunicata germinalmente.

Nel segno, "significato" ( il dato nascosto ) e "significante" ( ciò che appare ) stanno tra loro come causa ed effetto.

Nel simbolo questo rapporto è vitale e operativo: esso introduce e conduce a fare esperienza, comunica e attua, svolge un ruolo di mediazione efficace.

L'allegoria invece è un procedimento puramente intellettuale: è un concetto in figura che, per uso e abuso, nei secoli passati è diventato interpretativo della Bibbia e dell'universo.

In ordine alla necessità di esprimere ritualmente la fede, la Chiesa cattolica ha a disposizione anzitutto il repertorio dei sette sacramenti, o simboli della grazia: costituiscono i riti significativi dell'azione sacerdotale del Risorto perdurante nella Chiesa, per coloro che hanno accolto mediante la conversione l'annuncio del Vangelo.

I sacramenti, che stanno al centro della liturgia, costituiscono l'ambito privilegiato della sua attività ministeriale.

Questa compagine è espressiva della sacramentalità globale che Cristo comunica alla Chiesa:

battesimo, cresima ( o confermazione ) ed eucaristia sono i sacramenti che fanno il cristiano;

l'eucaristia costituisce anche l'attualizzazione dell'alleanza/comunione di Dio con il suo popolo ed è l'azione dell'assemblea liturgica domenicale;

ordine e matrimonio sono connessi alla struttura organica della Chiesa, secondo i ruoli differenziati, il primo per costituire le sue guide, il secondo come sua realizzazione a livello capillare;

penitenza o riconciliazione, e unzione degli infermi sono per le situazioni di crisi;

il viatico è il sacramento dei morenti.

Se già il simbolo, per la sua tensione interna, costituisce un segno potenziato, il sacramento, che implica la santificazione dall'alto, suppone la Rivelazione.

Poiché derivano la loro efficacia dall'iniziativa di Dio ( in collegamento con la ricerca di salvezza da parte dell'uomo ), sono simboli di grado superiore; come intermediazione divino-umana, perché la componente fondamentale è dell'ordine della santificazione, i sacramenti sono "supersimboli": anche se obbediscono alle leggi della natura, ne superano le categorie consuete.

In prossimità con i sette sacramenti ricordiamo le tre componenti/interazioni base della ritualità cristiana o poli dinamici del rito: assemblea, parola-sacramento e celebrazione, corrispondenti rispettivamente al soggetto, all'oggetto e all'agire della celebrazione liturgica.

Tutta la vita cristiana ha valore cultuale.

Siccome il mondo sacramentale si limita alle vicende straordinarie e alle tappe che ne delimitano lo stato di vita, per poter irradiare la salvezza operata da Cristo fin nel quotidiano, la Chiesa ha ampliato questo nucleo, come in un alone concentrico, con segni di portata minore.

Abbiamo così i sacramentali: alcuni sono derivati dai sacramenti ( professione dei religiosi, consacrazione delle vergini, esequie ): altri sono stati assunti dalle culture con cui il Vangelo è venuto a contatto ( benedizioni, esorcismi ); altri ancora sono riti ripresi dall'Antico Testamento ( pellegrinaggi, processioni, dedicazione delle chiese ).

A essi possiamo accostare l'anno liturgico e la liturgia delle ore, segni della salvezza celebrata nel tempo.

In contiguità, ma in zona più periferica, esiste l'ambito della pietà popolare ( pii esercizi, devozioni ): anche se si tratta di atti di culto, non sono più liturgia.

Man mano che ci si allontana dal centro, il segno si indebolisce: la dimensione della religiosità, assai sentita e diffusa a livello popolare, ha senso cristiano nella misura del suo collegamento con la Parola di Dio e della sua derivazione/orientazione alla liturgia.

Tra i segni a servizio della celebrazione cristiana - non siamo più nel circuito delle azioni, ma delle cose - si devono ricordare le creazioni dell'arte: architettura ( chiese, battisteri ), arti minori ( altare, ambone, cattedra; evangeliario, coppa e calice; vesti e insegne ), arti figurative nelle sue svariate espressioni ( scultura, mosaico, pittura, iconografia ); e ancora canto e musica, letteratura e poesia.

Le parti e il funzionamento

La presentazione di questo insieme di segni richiede ancora qualche spiegazione.

Per la loro esemplarità espressiva, l'osservazione può essere limitata ai sacramenti; il resto è derivato da essi.

L'historia salutis ( storia della salvezza ) mostra come Dio dialoga con l'uomo servendosi, oltre che della parola - concretizzata nella Bibbia, - anche delle cose.

Egli parla anche mediante la natura con cui l'uomo è in rapporto tutti i giorni, a sua volta umanizzata e arricchita di significato da millenni di storia.

Il cosmo è coinvolto nelle vicende dell'uomo, di cui la creazione costituisce il primo avvenimento.

I segni liturgici coinvolgono quindi gli elementi naturali.

Nell'attuale liturgia romana essi si sono ridotti di numero e di espressività; si distinguono in elementi cosmici ( acqua, luce, fuoco ) ed elementi vegetali ( olio, pane, vino ).

I primi valgono per tutti gli uomini di ogni tempo e luogo; i secondi sono legati a una determinata area di civiltà ( storicamente, a quella mediterranea orientale, teatro delle origini giudaico-cristiane ).

La liturgia tuttavia nan fa riferimento all'elemento in quanto tale, ma al gesto in cui esso viene impiegato: bagno, unzione, pasto.

Nella celebrazione liturgica intervengono fino a due o tre componenti dinamiche: nell'iniziazione cristiana ( battesimo, cresima, eucaristia ) e nell'unzione abbiamo parola, gesto, ed elemento; negli altri sacramenti ( riconciliazione, ordine e matrimonio ) i costitutivi sono verbali e gestuali, o parola soltanto.

Il segno cultuale cristiano richiede che si parta dalla Parola di Dio ( momento memoriale fondante ), per passare all'atto di epiclesi ( invocazione dello Spirito Santo ), attraverso una mimesi gestuale ( imitazione dell'evento istitutivo ): in tal modo l'agire rituale viene investito di intenzionalità, significato e operatività.

Ne deriva che il simbolo liturgico ha una dimensione commemorativa di un evento di salvezza, una dimensione rappresentativa attualizzante e una dimensione profetica e prefigurativa, in quanto annuncio della realtà piena a cui prepara.

Decurtato nell'esperienza religiosa dall'impostazione intellettualistica della sua cultura, l'uomo oggi si trova meglio tra le cifre e le sigle che nell'habitat dei simboli.

Oltre la malia delle metafore e delle immagini, in essi tuttavia riscopre, tra figura e coscienza, le radici identificanti e le vestigio per la sua memoria storica.

Come alternativa al suo isolamento, il simbolo religioso offre superamento, partecipazione e congiunzione: questa struttura costituisce una risposta alla sua ricerca e alle sue attese spirituali.

Arredo liturgico

Per arredo liturgico si intende comunemente l'insieme degli oggetti che vengono usati durante la celebrazione dei riti sacri, ma anche quegli elementi strutturali, quali l'altare o i cibori e gli amboni, che rientrano più specificamente nell'ambito dell'edilizia o della scultura.

Mentre in relazione alla suppellettile liturgica il cristianesimo, almeno nella fase iniziale della sua espressione, non elaborò caratteri ne forme nuove, bensì utilizzò tipologie già appartenenti alle civiltà in cui fioriva, cioè quella ebraica e orientale e quella romana, nell'ambito dell'arredamento sacro si definirono modi e strutture nuove e originali.

In questo senso va considerata la pala d'altare, in uso soltanto dal XIII sec. e derivante dalla medievale icona.

Si tratta di una tavola lignea posta sopra l'altare, recante l'immagine della Madonna col Bambino, successivamente provvista di cuspide oltreché arricchita nel numero di figure.

Anche l'ambone, cioè il pulpito per la lettura delle Epistole e del Vangelo, già in uso in epoca paleocristiana ed elaborato in età romanica, non conosce antecedenti precristiani.

Nel corso dei secoli l'arredo liturgico si è modificato coerentemente col mutare del gusto, degli stili e delle tendenze artistiche, conservando sostanzialmente invariati la forma e l'uso.

Allo stesso modo si propagano quasi senza modifiche i paramenti e le insegne delle gerarchie ecclesiastiche.

Tra i numerosi elementi che costituiscono l'arredo sacro, primaria importanza riveste l'altare, concepito come una semplice mensa destinata a perpetuare la memoria dell'Ultima Cena; se in origine l'altare era mobile, successivamente assunse carattere di stabilità e venne costruito prevalentemente in marmo o in muratura e rivestito con lastre di materiale prezioso ( come nell'altare d'oro di Volvinio in S. Ambrogio a Milano ).

Pure importante, nelle chiese titolari del vescovo diocesano - chiese dette cattedrali -, o la cattedra, il seggio riservato al vescovo quando presiede l'assemblea liturgica.

Innumerevoli sono gli oggetti utilizzati nella liturgia ( acquamanile, ampolla, aspersorio, calice, candelabri, cartaglorie, navicella, ostensorio, pace, patena, pisside, reliquari, vasi ecc. ) e quanto più la loro funzione comporta un contatto diretto con l'eucaristia, tanto più il materiale che li costituisce è prezioso.

Il calice, per esempio, utilizzato per la consacrazione del vino, è uno degli arredi più preziosi per i materiali impiegati e per l'elaborazione artistica.

… delle ore

È il nome dato alla preghiera della Chiesa scandita lungo l'intera giornata.

Quando si vuole sottolineare il dovere obbligante della preghiera, specialmente in riferimento a persone che vi sono tenute in forza della loro vocazione, come monaci e clero, si usa l'espressione "Ufficio divino".

Viene anche chiamata Opus Dei, cioè "opera di Dio", secondo un'espressione mutuata dalla regola benedettina per indicare che la preghiera continua l'opera divina di salvezza e, posta in relazione al lavoro umano, ne costituisce il naturale compimento.

Il termine Breviario, di per sé riferito al libro che contiene la Liturgia delle ore, si è imposto in epoca medievale, dopo che papa Innocenze III, nel 1215, aveva operato una riforma della preghiera della Chiesa "abbreviandola" rispetto a quella in uso nei monasteri.

Con la specifica denominazione "Liturgia delle ore" la riforma effettuata dal concilio Vaticano II ha inteso caratterizzare due aspetti imprescindibili dell'orazione comunitaria.

In primo luogo, si tratta anzitutto di un'azione liturgica, in quanto preghiera di tutta la Chiesa, mediante la quale si esercita l'ufficio sacerdotale di Cristo, dato che quando il corpo del Figlio prega, non separa da sé il proprio capo.

D'altra parte l'esempio e il comandamento del Signore e degli apostoli di pregare sempre e assiduamente non si devono considerare come una norma puramente giuridica, ma appartengono all'intima essenza della Chiesa medesima, che è comunità.

Deve quindi manifestare il suo carattere comunitario anche nell'orazione.

Si tratta, in secondo luogo, di una preghiera che, in quanto legata a determinate ore, scandisce la giornata.

L'ordinamento di tale preghiera è stato rinnovato in modo da far corrispondere, per quanto possibile, la celebrazione delle ore al loro vero tempo, tenendo conto però delle condizioni della vita odierna.

Struttura della Liturgia delle ore secondo il rito romano

La Liturgia delle ore è strutturata in momenti, in ore liturgiche:

1. Le Lodi mattutine sono destinate a santificare l'inizio della giornata nella luce della risurrezione del Signore Gesù e a consacrare a Dio le primizie del nostro spirito;

2. I Vespri, si celebrano quando si fa sera, per rendere grazie di ciò che nel giorno è stato donato e abbiamo compiuto, orientando nello stesso tempo la nostra speranza alla luce che non conosce tramonto.

Le Lodi e i Vespri costituiscono il duplice cardine della Liturgia delle ore.

3. L'Ufficio delle letture ha lo scopo di proporre una meditazione ampia della Sacra Scrittura e delle migliori pagine degli autori spirituali.

4. L'Ora media, così chiamata perché è situata tra le Lodi mattutine e i Vespri, mira a conservare la tradizione di pregare nel corso della giornata nel mezzo del lavoro.

Quando si prega in coro, però, in genere si mantengono le Ore canoniche di Terza, Sesta e Nona;

5. Compieta è l'ultima preghiera del giorno, prima del riposo notturno, ed esprime l'abbandono fiducioso in Dio da parte di chi crede in lui.

La Liturgia delle ore è costituita in gran parte dai Salmi, la cui recita è distribuita nel corso di quattro settimane.

A essi si aggiungono, per le Lodi e i Vespri, anche alcuni cantici dell'Antico e del Nuovo Testamento.

Per ogni salmo il libro delle Ore offre una piccola sentenza, tratta dal Nuovo Testamento o dai Padri della Chiesa, per aiutare a pregarli nella prospettiva della rivelazione cristiana.

Un dialogo tra Dio e uomo

Tanto nella celebrazione in comune quanto nella recita individuale la Liturgia delle ore si caratterizza fondamentalmente come dialogo tra Dio e uomo.

Quest'ultimo, consapevole che non vi può essere nessuna preghiera cristiana senza l'azione dello Spirito Santo, ne accoglie la segreta presenza e unisce, in risposta, la sua voce.

Con la preghiera il credente collabora così alla edificazione del corpo di Cristo nel mondo, introducendosi in un tempo "nuovo" rispetto a quello ordinario.

In esso il rito favorisce un "indugio simbolico", liberando l'uomo dal tempo/orologio per "occuparlo" con il canto e la musica.

In tal modo gli viene pure assicurata la sorgente perenne della pietà e dell'orazione personale.

Nella Liturgia delle ore la Chiesa trova quell'abbondanza di contemplazione da cui attingere alimento e stimolo per l'azione pastorale e missionaria.

Nelle Premesse al libro delle Ore si legge: "Solo il Signore, infatti, senza il quale non possiamo far nulla, da noi pregato, può dare efficacia e sviluppo alle nostre opere, così che ogni giorno veniamo edificati per diventare tempio di Dio per mezzo dello Spirito, fino alla misura che conviene alla piena maturità di Cristo.

E, nello stesso tempo, irrobustiamo le nostre forze per evangelizzare il Cristo" ( n. 18 ).

v. Preghiera

Il termine greco significa « servizio reso al popolo »; fra gli Ebrei, tale « servizio » si riferiva al culto, ed era svolto da sacerdoti appositamente incaricati.

Nel NT il termine significa sia un servizio reciproco ( come la colletta in Rm 15,27; 2 Cor 9,12 ), sia un atto religioso comune ( At 13,2 ).

In ogni caso, il termine acquistò via via un senso riferito ad un atto pubblico di culto, in cui si svolge un servizio duplice: prima di tutto il servizio fatto da Dio a noi, al suo popolo, col dono della sua Parola e del sacrificio del suo Figlio; e successivamente, in risposta a questo, il servizio prestato dal popolo ( dall'assemblea cristiana o « ekkiésia »: Chiesa ) a Dio con l'offerta della propria lode, del proprio ringraziamento, e soprattutto della propria vita ( Rm 12,1-2 ).

Magistero

Sacram liturgiam

Questo vivo interesse deriva dal fatto che nella Liturgia terrena noi partecipiamo, pregustandola, a quella che viene celebrata nella celeste Gerusalemme, verso la quale tendiamo come pellegrini, dove Cristo siede alla destra di Dio quale ministro del santuario e del vero tabernacolo

Motu Proprio Paolo VI
25-1-1964

La Liturgia è « infatti la prima e indispensabile fonte, dalla quale i fedeli possano attingere il genuino spirito cristiano » ( SC. n. 14 ).

Il pensiero della Chiesa è chiaro: il popolo cristiano non deve semplicemente e passivamente assistere alle cerimonie del culto divino; deve capirne il senso e deve esservi associato in modo che la celebrazione sia piena, attiva e comunitaria ( cfr. SC. n. 21 ).

Catechesi Paolo VI
6-4-1966

La liturgia c'insegna a vivere, ci fa vivere, come uomini e come cristiani, purché sia capita e partecipata.

La pedagogia liturgica, si direbbe, è esistenzialista; tende a farsi realtà umana, a diventare personale, a trascinare ciascuno di noi nel suo salutare incantesimo, che ci disillude di tanti altri incantesimi dei sensi e del mondo, e che ci porta a vivere nella realtà di Cristo.

Catechesi Paolo VI
28-2-1968

La riforma perciò, che sta per essere divulgata, corrisponde ad un mandato autorevole della Chiesa; è un atto di obbedienza; è un fatto di coerenza della Chiesa con se stessa; è un passo in avanti della sua tradizione autentica; è una dimostrazione di fedeltà e di vitalità, alla quale tutti dobbiamo prontamente aderire.

Catechesi Paolo VI
19-11-1969

Il linguaggio liturgico vuol essere un diaframma trasparente, che consente alla nostra fisica ed attuale umanità di associarci agli avvenimenti e ai sentimenti ai quali esso si riferisce.

Catechesi Paolo VI
26-2-1975

La liturgia è comunione di animi, di orazioni, di voci, di agape, cioè di carità.

Non basta l'assistenza passiva alla sua celebrazione, occorre una partecipazione.

Catechesi Paolo VI
6-8-1975

CEI - Nota Past. - Il rinnovamento Liturgico in Italia - 23-9-1983

Congr. Culto - Pietà popolare e Liturgia - 17-12-2001

Concilio Ecumenico Vaticano II

v. Costituzione Sacrosanctum concilium
Riforma e incremento oggetto particolare del Concilio Sacrosanctum concilium 1
  Sacrosanctum concilium 3
  Sacrosanctum concilium 14
… e mistero della Chiesa; la … nella vita dei fedeli Sacrosanctum concilium 2
Principi generali: natura dalle …: realizza l'opera della salvezza compiuta da Cristo e continuata nella vita della Chiesa Sacrosanctum concilium 5
  Sacrosanctum concilium 6
presenza di Cristo nella …, esercizio del Suo sacerdozio, la … opera di Cristo nella Chiesa Sacrosanctum concilium 7
… terrena e … celeste Sacrosanctum concilium 8
la … non è l'unica attività della Chiesa Sacrosanctum concilium 9
ma è culmine e fonte della sua vita Sacrosanctum concilium 10
necessarie disposizioni personali dei fedeli Sacrosanctum concilium 11
… e preghiera personale Sacrosanctum concilium 12
pii esercizi e … loro armonia Sacrosanctum concilium 13
Educazione liturgica e partecipazione attiva dei fedeli Sacrosanctum concilium 14
professori e insegnamento della … Sacrosanctum concilium 15
  Sacrosanctum concilium 16
formazione liturgica dei chierici Sacrosanctum concilium 17
v. Studi ecclesiastici
i sacerdoti in cura d'anime Sacrosanctum concilium 18
i fedeli Sacrosanctum concilium 19
trasmissioni radiofoniche e televisive Sacrosanctum concilium 20
Riforma: parte immutabile e parti mutabili della … Sacrosanctum concilium 21
autorità della Sede Apostolica ( v. ); delle assemblee territoriali dei Vescovi ( v. ), del Vescovo diocesano Sacrosanctum concilium 22
studi per la riforma Sacrosanctum concilium 23
la parte della Bibbia Sacrosanctum concilium 24
revisione dei libri liturgici Sacrosanctum concilium 25
v. Libri liturgici
Natura gerarchica e comunitaria della … Sacrosanctum concilium 26
preferenza per la celebrazione comunitaria Sacrosanctum concilium 27
decoro della … e doveri dei ministranti Sacrosanctum concilium 28
  Sacrosanctum concilium 29
v. Ministri
partecipazione attiva dei fedeli Sacrosanctum concilium 30
  Sacrosanctum concilium 31
nessuna distinzione di classi sociali nella … Sacrosanctum concilium 32
Natura didattica e pastorale della … Sacrosanctum concilium 33
caratteristiche dei riti Sacrosanctum concilium 34
Rito ( v. ) e parola, letture bibliche, predicazione, catechesi Sacrosanctum concilium 35
Lingua liturgica ( v. ) Sacrosanctum concilium 36
Adattamento ( v. ) della … all'indole e alle tradizioni dei popoli, principi Sacrosanctum concilium 37
  Sacrosanctum concilium 38
  Sacrosanctum concilium 39
adattamento nella diocesi e nella parrocchia Sacrosanctum concilium 40
Vita liturgica nella diocesi e nella parrocchia Sacrosanctum concilium 41
  Sacrosanctum concilium 42
v. Pastorale
Commissioni varie Sacrosanctum concilium 44-46
v. Commissioni
Il Mistero eucaristico ( v. ): la Messa Sacrosanctum concilium 47-58
v. Messa; Comunione; Concelebrazione
Sacramenti ( v. ) e sacramentali ( v. ) Sacrosanctum concilium 59-82
L'Ufficio divino ( v. ) Sacrosanctum concilium 83-101
v. Inni; Ore; Salmi
Anno liturgico ( v. ) Sacrosanctum conc. 102-111
v. Ciclo liturgico; Domenica; Maria culto; Pasqua; Quaresima; Santi feste
Musica sacra ( v. ) Sacrosanctum conc. 112-121
v. Canto; Organo
Arte sacra ( v. ) e sacra suppellettile ( v. ) Sacrosanctum conc. 122-130
v. Artisti; Immagini; Insegne pontificali
Dichiarazione del Concilio per la riforma del Calendario ( v. ) Sacrosanctum concilium app
… terrena e … celeste Sacrosanctum concilium 83
  Lumen gentium 49
  Lumen gentium 50
  Lumen gentium 51
La fede trova la sua espressione nella … Ad gentes 19
… prima e necessaria sorgente di spirito cristiano Optatam totius 16
… e intimità con Cristo Apostolicam actuositatem 4
… e preghiera Presbyterorum ordinis 5
… e Chiesa orientale: obbligo dei fedeli Orientalium ecclesiarum 15
  Orientalium ecclesiarum 22
lingua liturgica Orientalium ecclesiarum 23
… e insegnamento dei Vescovi Lumen gentium 26
… e predicazione e vita sacerdotale Lumen gentium 28
  Presbyterorum ordinis 5
  Presbyterorum ordinis 14
  Presbyterorum ordinis 18
… e diaconi Lumen gentium 29
… e formazione sacerdotale ( v. ) Optatam totius 4
  Optatam totius 8
… e catechismo Christus Dominus 14
  Gravissimum educationis 4
  Ad gentes 6
  Perfectae caritatis 15
Inserimento della famiglia nella … Apostolicam actuositatem 11
… e laici Apostolicam actuositatem 4
  Apostolicam actuositatem 10
  Apostolicam actuositatem 16
  Apostolicam actuositatem 24
… e fratelli separati: conoscere la loro vita liturgica Unitatis redintegratio 9
manifestazione della loro vita cristiana Unitatis redintegratio 23
il culto oggetto del dialogo con i fratelli separati Unitatis redintegratio 22
orientali: loro amore per la … Unitatis redintegratio 15
conoscenza, venerazione e conservazione del patrimonio liturgico orientale Unitatis redintegratio 15
che appartiene alla Chiesa Unitatis redintegratio 17
la Chiesa occidentale vi ha attinto molto Unitatis redintegratio 14
amore degli orientali per la … Unitatis redintegratio 15
la Sacra Scrittura nella … Sacrosanctum concilium 24
la concelebrazione Sacrosanctum concilium 57
v. Azione sacra; Celebrazione liturgica; Ciclo liturgico; Istituti; Parola; Rito

Catechismo della Chiesa Cattolica

La vita dell'uomo - conoscere e amare Dio 3
Lo scopo e i destinatari di questo catechismo 11
La vita della fede 15
« Io credo » - « Noi crediamo » 26
Il Nuovo Testamento 127
La catechesi sulla creazione 288
L'uomo 355
Maria « sempre Vergine » 499
L'ingresso messianico di Gesù a Gerusalemme 560
Credo nello Spirito Santo 683
Il nome, proprio dello Spirito Santo 691
« Gioisci, piena di grazia » 721
Il senso della morte cristiana 1012
Perché la Liturgia? 1066ss
L'economia sacramentale 1076ss
Cristo glorificato 1084ss
Lo Spirito Santo e la Chiesa nella Liturgia 1091ss
I sacramenti della Chiesa 1119
I sacramenti della fede 1124ss
Chi celebra? 1136ss
Tradizioni liturgiche e cattolicità della Chiesa 1200
Un sigillo spirituale indelebile 1273
Come viene chiamato questo sacramento? 1330
I tre gradi del sacramento dell'Ordine 1554
La religiosità popolare 1674
La Chiesa, madre e maestra 2031
La Liturgia della Chiesa 2655ss
La preghiera a Gesù 2665
Servitori della preghiera 2686
La preghiera dell'Ora di Gesù 2746
Eucaristia
L'ingresso messianico di Gesù a Gerusalemme 559
L'inferno 1037
Come viene chiamato questo sacramento? 1332
La messa lungo i secoli 1346
Il memoriale del sacrificio di Cristo e del suo Corpo, la Chiesa 1362
La presenza di Cristo operata dalla potenza della sua Parola e dello Spirito Santo 1378
La celebrazione di questo sacramento 1572
La preghiera di domanda 2631
L'orazione 2711
La preghiera della Chiesa 2770
Dacci oggi il nostro pane quotidiano 2837
Della Parola
Lo Spirito Santo ricorda il Mistero di Cristo 1103
Parole e azioni 1154
Dove celebrare? 1184
La messa lungo i secoli 1346
Lo svolgimento della celebrazione 1349
La celebrazione del sacramento della Penitenza 1482
Come si celebra questo sacramento? 1518
La grazia dello Spirito Santo 1588
La celebrazione delle esequie 1688
L'obbligo della domenica 2183
Delle Ore
La Liturgia delle Ore 1174ss
Le molteplici forme della penitenza nella vita cristiana 1437
La vita di preghiera 2698
Ebraica
Lo Spirito Santo prepara ad accogliere Cristo 1096
I Salmi, preghiera dell'Assemblea 2588
Pasquale
Le prefigurazioni del Battesimo nell'Antica Alleanza 1217
In sintesi 2047
Romana
Vero Dio e vero uomo 469
Tradizioni liturgiche e cattolicità della Chiesa 1203
La mistagogia della celebrazione 1242
La celebrazione della Confermazione 1298
La celebrazione delle esequie 1686
« Osare avvicinarci in piena confidenza » 2777
E sacramenti
I Sacramenti dell'iniziazione cristiana 1212ss
Un sacramento degli infermi 1512
Perché il nome di sacramento dell'Ordine? 1537ss
L'ordinazione dei presbiteri - cooperatori dei vescovi 1567
Il consenso matrimoniale 1630
La preghiera nella vita cristiana 2558
E tempo
Le preparazioni 524
L'anno liturgico 1168
« Prendete e mangiatene tutti »: la Comunione 1389
E cultura
Liturgia e culture 1204ss
Verità, bellezza e arte sacra 2503
Comp. 218-220; 221-223; 233; 234; 558
… celeste Comp 234
… delle Ore Comp. 243; 567

Rinnovamento catechesi

Il triplice ministero della Chiesa 9
La missione profetica della Chiesa 19
La predicazione liturgica 27
L'omelia 29
La catechesi 30
Catechesi e liturgia 32
La partecipazione alle celebrazioni liturgiche 45
Il mistero eucaristico 46
Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, protagonisti del piano di salvezza 83
La compaginazione gerarchica e sacramentale del popolo di Dio 87
La Rivelazione trasmessa nella Chiesa della parola viva della Tradizione 104
La liturgia, fonte di catechesi 113-117
Esperienza piena nella comunità parrocchiale 149
La catechesi familiare 152
Indicazioni pratiche 165
Necessità di indicazioni ulteriori 178
Il catechista è educatore 188

Codice Diritto Canonico

ambito del Codice 2
autorità competente in materia liturgica 838
v. Azioni liturgiche; Libri liturgici
delle Ore 1173
è obbligatoria per i chierici 1174
  276 § 2 n. 3
per i membri di istituti di vita consacrata 1174
  663 § 3
si osservino i tempi corrispondenti a ciascuna ora 1175