Annunciazione
1) Enunciazione solenne di un messaggio
2) relig. Annuncio dell'incarnazione del Figlio di Dio portato dall'arcangelo Gabriele a Maria;
estens. rappresentazione iconografica di tale evento
L'annuncio tatto dall'angelo a Maria che avrebbe concepito Gesù.
Luca racconta l'episodio ( Lc 1,26-38 ) nei "Vangeli dell'infanzia" ( Lc 1,5-2,52 ), che per genere letterario e valore storico si differenziano del resto del Vangelo: affondano le radici in tradizioni antichissime; il genere narrativo è più teologico e meditativo che storico.
La scena richiama i racconti di vocazione e nascite prodigiose dell'Antico Testamento.
Le parole dell'angelo sono un intreccio di riferimenti anticotestamentari.
La Chiesa fa memoria dell'Annunciazione il 25 marzo.
Di origine bizantina, pare che questa festa sia stata celebrata a Roma fin dal VII secolo.
La data del 25 marzo precede di nove mesi il Natale, data tradizionale, ma non fondata storicamente, della nascita di Gesù.
Alcune liturgie, come quella ispanica, la collocarono al 18 dicembre, nel tempo liturgico che prepara il Natale.
Pur non essendo più festa di precetto, liturgicamente ha il massimo grado di solennità.
Il racconto dell'Annunciazione costituisce un vertice teologico del Nuovo Testamento.
Esso descrive in modo semplice l'incarnazione del Figlio di Dio.
Il racconto, pur non formulando l'idea della preesistenza del Verbo, riesce tuttavia a "fondare cristologicamente la messianicità e la "figliolanza divina" di Gesù".
L'azione creatrice dello Spirito Santo rende realmente presente nel grembo verginale di Maria il "Figlio dell'Altissimo".
In due momenti successivi le parole dell'angelo stabiliscono l'identità del figlio che nascerà da Maria.
Nei vv. 31-33 l'angelo annunzia chiaramente a Maria la maternità messianica a cui ella è chiamata e lo fa ( vv. 31 ) rifacendosi alla profezia di Is 7,14.
Mentre in Mt 1,21 l'incarico di dare il nome a Gesù è affidato a Giuseppe, qui è dato a Maria.
Il nome "Gesù" significa "YHWH salva" è stabilito da Dio, dalla cui iniziativa dipende la sua futura missione di salvezza.
Del figlio di Maria l'angelo dice che "sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo" ( v. 32 ).
A Zaccaria l'angelo aveva annunciato che Giovanni sarebbe stato "grande davanti al Signore" ( Lc 1,15 ), di Gesù dice invece che "sarà grande" in senso assoluto, perché "sarà chiamato" ( l'espressione è un semitismo per dire "sarà" ) "Figlio dell'Altissimo", cioè Messia sin dal primo istante della sua esistenza, per elezione divina.
I vv. 32a-33 rievocano poi la celebre profezia di Natan a Davide, profezia concernente la promessa di un trono eterno, cioè di una discendenza regale, che sarebbe durata per sempre ( 2 Sam 7,12-16 ).
Dopo l'obiezione di Maria ( v. 34 ), l'angelo dà un altro elemento rivelatire dell'identità del figlio: "Colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio" ( v. 35 ).
La concezione verginale ( cfr. vv. 34-35 ) e la nascita santa non sono certamente la causa della filiazione divina di Gesù, tuttavia servono a manifestarla pedagogicamente alla Chiesa: di fatto Gesù sarà riconosciuto Kyrios e Figlio di Dio a partire dalla sua glorificazione pasquale, quando, secondo le parole di San Paolo, viene "costituito Figlio di Dio con potenza secondo Spirito di santificazione" ( Rm 1,4 ).
Tale riconoscimento pasquale è anticipato nella riflessione teologica della Chiesa al momento del Battesimo di Gesù e poi, come appare qui, fin dal suo concepimento.
Giovanni poi approfondisce la verità della preesistenza del Cristo quale Verbo di Dio sin dall'eternità e il suo farsi carne, fissando la sua tenda fra gli uomini ( Gv 1,14 ).
L'espressione "sarà chiamato" ( v. 33 ) è un semitismo e significa semplicemente "sarà".
Gesù quindi è "Figlio di Dio".
Egli non nasce da un rapporto normale tra Giuseppe e Maria, ma per intervento diretto di Dio, che ben a ragione egli chiamerà "Padre mio".
Anche come uomo non poteva avere due padri, ma era esclusivamente Figlio di Dio.
La sua nascita verginale esprime per i credenti il suo rapporto specialissimo con il Padre ed è segno della sua filiazione divina.
Per il fatto che anche la sua origine umana è dovuta all'attività creatrice di Dio emergerà meglio che la sua missione dipende unicamente dalla libera iniziativa di Dio.
All'annuncio del concepimento del re discendente di Davide ( v. 31-33 ) Maria risponde all'angelo: "Come avverrà questo, poiché non conosco uomo" ( v. 34 ).
Nello schema biblico degli annunzi l'obiezione di colui che riceve l'annuncio rappresenta un elemento normale.
C'è da capire quindi se si tratta di un semplice passaggio redazionale oppure d'una reale difficoltà o richiesta di spiegazione avanzata da Maria.
Al riguardo le opinioni sono discordanti.
L'interpretazione tradizionale è che Maria avesse fatto un voto di verginità.
Tale interpretazione è ritenuta oggi arbitraria e anacronistica.
Numerosi esegeti, soprattutto cattolici, interpretano la risposta di Maria come l'espressione della sua intenzione di restare vergine, nonostante il suo sposalizio con Giuseppe.
Il senso dell'obiezione in tal caso sarebbe: "Come posso diventare la madre del Messia dal momento che ho deciso di non aver rapporti sessuali con Giuseppe?".
Si ammette che volesse contrarre il matrimonio con Giuseppe, ma con la ferma intenzione, cioè con il proposito, di non consumarlo.
Questa determinazione sembra a prima vista assurda nell'ambiente giudaico, dove la verginità non era apprezzata e la mancanza di prole era considerata una vergogna, un castigo di Dio.
Ci si domanda come possa Maria, una fanciulla di tredici anni circa ( l'età del matrimonio in Israele ), essere pervenuta a una tale decisione, dal momento che ogni donna ebrea allora aspirava alla maternità, anche per dovere religioso, cioè per non ritardare la nascita del Messia con il proprio disimpegno.
Alcuni dati però aprono spiragli sulla possibilità di pensare a una vita di astinenza sessuale:
a Qumràn gli esseni praticavano il celibato come forma di purificazione in prepararazione alla venuta del regno di Dio e lo stesso facevano delle donne;
i sacerdoti erano tenuti ad astenersi dai rapporti matrimoniali prima delle celebrazioni liturgiche;
l'astensione temporanea è descritta in altri passi della Bibbia come esigenza spirituale per qualche missione;
San Paolo consiglia la verginità come condizione migliore del matrimonio per una consacrazione totale al Signore ( 1 Cor 7,25-27 ).
Tenendo conto dei particolari carismi di cui era certamente dotata Maria, numerosi esegeti affermano che ella giunse alla determinazione di consacrare interamente la sua vita a Dio, rinunciando alle gioie della maternità, per una particolare illuminazione dello Spirito Santo, per amore a Dio.
La risposta dell'angelo, con la menzione dello Spirito Santo ( v. 35 ), si colloca in quest'ordine di idee.
Più sopra ( v. 27 ) l'evangelista aveva presentato Maria come "vergine" e ora Maria manifesta l'intenzione di non avere rapporti matrimoniali.
« Ella protesta di non conoscere non un uomo, ma nessun uomo.
Il testo fa senz'altro pensare a una situazione particolare di Maria, a un suo rifiuto o a una sua impossibilità di avere un figlio, nonostante che sia già sposata. » ( Ortensio da Spinetoli, Luca. Il Vangelo dei poveri, Cittadella, Assisi 1982, p. 73s. )
Il verbo "non conosco", d'altronde, è "un presente di stato", come quando diciamo: "non bevo", "non fumo".
È quindi un proposito quello che Maria esprime.
Altri commentatori interpretano l'obiezione di Maria in riferimento alla sua situazione di promessa sposa: in tale situazione i rapporti sessuali, pur legittimi, erano considerati sconvenienti.
Maria avrebbe frainteso le parole dell'angelo, pensando di dover diventare subito madre del Messia; avrebbe capito il "concepirai" come "tu stai concependo" oppure "tu hai già concepito".
Obbietterebbe cioè: "Poiché io non sono ancora stata introdotta nella casa di mio marito e non ho avuto alcun rapporto sessuale, e, come fidanzata, neanche nel prossimo futuro ne avrò", come posso diventare madre del Messia?
Altri esegeti ancora rifiutano entrambe le spiegazioni precedenti a causa dei loro presupposti psicologici o storicizzanti.
Per essi l'obiezione di Maria costituisce semplicemente un elemento redazionale, previsto negli schemi degli annunci;
Luca se ne sarebbe servito per approfondire l'identità del nascituro e non per descrivere la situazione psicologica e storica di Maria;
l'evangelista non intendeva trasmettere il dialogo tra l'angelo e Maria come da registrazione: effettua solo un montaggio redazionale, secondo il modello letterario degli annunzi, che "prevede un'obiezione da parte di colui che riceve la visione".
Con l'artificio del dialogo l'evangelista non vuole rilevare l'atteggiamento psicologico di Maria, ma piuttosto l'ascendenza davidica e la filiazione divina di Gesù: Dio con un intervento diretto, con un atto creativo rende fecondo il grembo verginale di Maria.
Viene così sottolineata l'origine soprannaturale di Gesù.
La tradizione della Chiesa è unanime nel riconoscere nell'annuncio dell'angelo a Maria, e nella sua docile accoglienza, l'inizio della storia della definitiva ed eterna alleanza in quanto momento in cui "il Verbo si fece carne".
L'Eterno attraversa le soglie del tempo e si fa storia.
La missione di Gesù comincia già nel grembo della madre, come testimonia il vangelo della Visitazione in cui il bambino nel grembo di Elisabetta, la cugina di Maria, sussulta di gioia e la stessa Maria si lancia nel canto del Magnificat, che è un canto di vittoria.
Il distacco del cristianesimo dalle altre religioni avviene infatti proprio nel mistero dell'Incarnazione: in nessun altro credo è concepito un Dio che assume in sé la natura umana e la fa propria, con l'unica differenza della assenza di ogni forma di peccato.
La nascita e poi la vita pubblica di Gesù daranno piena attuazione alla sua missione, fino al suo compimento nelle vicende pasquali.
Ma tutto nacque dal 'fiat' di Maria; ne è dimostrazione che il Gesù risorto è lo stesso di quello pre-pasquale, come Egli stesso tiene a dimostrare nelle apparizioni agli apostoli.
È al momento dell'Annunciazione, e non nella Risurrezione, che si verifica l'unione ipostatica definitiva tra natura umana e natura divina in Gesù Cristo.
Nell'Antico Testamento, Dio aveva parlato ai patriarchi, ai profeti e ai sapienti; con l'Annunciazione si rivolge ad una giovane donna.
Il breve passo evangelico di Luca è un condensato di testimonianze: l'umiltà della scena, una giovane e povera fanciulla in una città secondaria di una terra di provincia, la Galilea, fa da contrasto alle promesse dell'angelo, espressioni della forza e della manifestazione di Dio.
Contrasto che sarà compreso dalla stessa Maria, e di lì a poco esaltato nel già citato canto del Magnificat.
Espressioni e manifestazioni di Dio peraltro tutte care alla teologia dell'Antico Testamento; in questo modo, l'autore vuole evidenziare che la vicenda di Gesù si inserisce fin dall'inizio in quella storia di salvezza già cominciata con l'antico Israele, e lo fa considerandola nella sua interezza:
dai patriarchi ( Giacobbe ),
all'esperienza dell'Esodo ( l'ombra che richiama la nube quale segno della presenza di Dio nel deserto ),
all'epoca dei re ( il trono di Davide ),
fino alla recente, per quel tempo, tradizione apocalittica ( con la tipica espressione 'Figlio di Dio' ).
Alcuni autori hanno visto un parallelo tra il racconto della nascita di Samuele nell'Antico Testamento ( raccontata nel Primo libro di Samuele ) e il racconto dell'annunciazione e della nascita di Gesù elaborato da Luca.
Il fiat di Maria richiama l'"eccomi" delle figure più importanti dell'Antico Testamento: Abramo, Mosè, Samuele, ed altri; Profeti e uomini di Dio che seppero riconoscere la volontà e il piano di Dio, e poi perseguirlo.
La docilità alla parola del Signore era diventata un messaggio fondamentale nella predicazione dei Profeti, i quali denunciarono una religione basata sulla pratica dei soli sacrifici prescritti.
Gesù stesso riprenderà questa istanza nella sua predicazione: "Non chiunque mi dice 'Signore, Signore' entrerà nel Regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio" ( Mt 7,21 ), e la interpreterà personalmente fino alle estreme conseguenze.
I Padri della Chiesa e i grandi maestri spirituali di tutti i tempi hanno così visto in Maria non solo la persona che ha permesso il concreto iniziare della definitiva alleanza, ma anche un modello di fede per ogni credente.
Come Abramo era stato il padre della fede per l'AT, credendo alla promessa del Signore di riservargli una discendenza numerosa nonostante la tarda età, è ora Maria a credere ad una discendenza benedetta nonostante una sua esperienza personale e contesto sociale che contrasti con questo, anche se per motivi opposti a quelli di Abramo.
E come il sì di Maria ha permesso a lei di generare Gesù nella carne, così il sì di ogni credente dovrà condurre Cristo nella sua vita, anche fisica e concreta.
Il cristianesimo non è la religione dei pensieri, ma delle scelte di vita che determinano cambiamenti nella dimensione sia della mentalità che della conduzione materiale dell'esistenza.
Forse nessun altro passo biblico o altra verità teologica ha trovato tanta eco nella tradizione di preghiera del popolo cristiano, almeno nella sua componente cattolica.
Il dialogo e la storia dell'Annunciazione costituiscono l'inizio e il motivo di fondo dell'Ave Maria, da quasi un millennio tanto diffusa nel cristianesimo cattolico quanto lo stesso Padre nostro.
L'Annunciazione è anche il primo dei 20 misteri che costituiscono la preghiera del Rosario, nel quale sono meditati, attraverso la preghiera alla SS. Madre, i Misteri della vita di Gesù Cristo, principalmente, e della stessa Maria, a cominciare, appunto, dall'Annunciazione.
L'Annunciazione costituisce invece completamente da sé la preghiera dell'Angelus, tradizionalmente recitata allo scoccare del mezzogiorno, ormai assunta a forma di preghiera pubblica dagli stessi Pontefici la domenica mattina in Piazza San Pietro a Roma, preceduta da brevi meditazioni sui fatti di cronaca e vita contemporanea.
Schedario biblico |
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Annunciazione | B 71 |
Maria, figlia di Sion | C 77 |
Maria e l'alleanza | C 79 |
Magistero |
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Catechesi Giovanni Paolo II | 18-4-1990 |
La verità su Cristo e la verità sullo Spirito Santo compongono l'unico mistero dell'incarnazione | |
Enciclica Giovanni Paolo II - Redemptoris Mater | 25-3-1987 |
La Madre del Redentore ha un preciso posto nel piano della salvezza | |
Angelus Benedetto XVI | 25-3-2007 |
L'obbedienza del Figlio si rispecchia nell'obbedienza della Madre e così, per l'incontro di questi due "sì", Dio ha potuto assumere un volto di uomo. | |
Meditazione Francesco | 4-4-2016 |
Il giorno dl si | |
Angelus Francesco | 24-12-2017 |
Ci fa capire che Maria è veramente umile e non cerca di mettersi in mostra. Riconosce di essere piccola davanti a Dio, ed è contenta di essere così. Al tempo stesso, è consapevole che dalla sua risposta dipende la realizzazione del progetto di Dio, e che dunque lei è chiamata ad aderirvi con tutta sé stessa. |
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Concilio Ecumenico Vaticano II |
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Il fatto e il suo significato nell'armonia dei privilegi mariani e nel mistero della salvezza | LG 56 |
Catechismo della Chiesa Cattolica |
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Consenso di Maria nell'annunciazione | 973 |
Festa dell'Annunciazione | 1171 |
Maria - « Beata colei che ha creduto » | 148 |
Gesù, nome dato da Dio nell'annunciazione | 430 |
Maternità di Maria e annunciazione | 969 |
-- In comunione con la Santa Madre di Dio | 2674 |
Pienezza del tempo inaugurata dall'annunciazione | 484 |
Il Figlio unigenito del Padre, essendo concepito come uomo nel seno della Vergine Maria, è « Cristo » | 486 |
Piena di grazia: l'Angelo saluta nell'annunciazione | 490 |
« Avvenga di me quello che hai detto … » | 494 |
Interamente unita al figlio suo | 965 |
Preghiera di Maria e annunciazione | 2617 |
Comp. 94; 97 | |
v. Maria; Angelo |