Ortodossia
È la caratteristica di chi professa la vera fede, espressa nella Scrittura, nella Tradizione autentica e nei grandi Concili. Il termine designa però anche l'insieme delle Chiese, separate da Roma e di provenienza storica dell'Oriente cristiano, che si riconoscono unite nella « Comunione ortodossa », e ritengono di essere le vere interpreti dell'assoluta fedeltà alla Tradizione ecclesiale espressa da Scrittura, Padri della Chiesa e grandi Concili. |
|
Termine con cui comunemente si designa nel suo insieme la Chiesa ortodossa, ossia la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica che è in Oriente e che esiste dal giorno della Pentecoste. Il nome ortodossia ( dal greco orthós: rotto, e dóxa: opinione ) ha il senso di retta fede, retta glorificazione ( retto culto ). Dopo lo scisma, o separazione, del 1054, la Chiesa occidentale si fa chiamare cattolica, la Chiesa
orientale preferisce chiamarsi ortodossa, con particolare riferimento all'insegnamento dei sette concili La Chiesa ortodossa viene pure detta Chiesa orientale in riferimento alla sua diffusione nell'area geografica dell'ex impero romano orientale, poi bizantino. Le Chiese che nei secc. V e VI, dopo il concilio di Calcedonia ( 451 ), si sono organizzate fuori dalla comunione con la Chiesa di cultura greco-romana vengono chiamate Chiese antiche orientali ( v. ), o precalcedonesi. Le due famiglie di Chiese orientali, calcedonesi e precalcedonesi, hanno raggiunto convergenze in materia di fede e studiano la modalità con la quale riprendere ufficialmente la comunione. StoriaIl primo millenio della comune storia cristiana è il periodo delle persecuzioni, dell'espansione e dell'organizzazione della Chiesa. Esso registra la formulazione della fede nei dogmi dei sette concili ecumenici e la definizione del culto, la formazione della pentarchia ( struttura ecclesiale costituita attorno a cinque sedi principali: Roma, Costantinopoli, Alessandria, Antiochia, Gerusalemme ), uno stretto rapporto tra la Chiesa e l'impero diventato cristiano. Lo scisma del 16.VII.1054 fu il risultato di un processo di estraniamento che cominciò nel sec. VII. Nel 691-692 la Chiesa bizantina celebrò il concilio Trullano, che con i suoi 102 canoni realizzò una vera e propria riforma, non recepita dall'Occidente. L'indebolimento dell'impero bizantino di fronte all'avanzata degli arabi musulmani ne minò la funzione di difensore dell'Occidente dalle invasioni. L'incoronazione ( 800 ) di Carlo Magno a imperatore del Sacro Romano Impero, sorto in Occidente anche in opposizione a quello bizantino e che si riteneva legittimo erede della romanità, pose le premesse dello scisma, in quanto si rompeva l'unità politica della cristianità ed entrava in crisi la concezione secondo la quale all'unico regno celeste doveva corrispondere un unico regno terrestre. Sul piano teologico lo scontro Oriente-Occidente si acutizzò con la questione del Filioque ( v. ). La differenza di visione della Trinità che la formula del Filioque implicava pesò notevolmente anche nella bolla di scomunica di papa Leone IX nel 1054 contro il patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario e i suoi fedeli, accusati di aver tolto il Filioque dal Credo. Il patriarca a sua volta ritorse la scomunica contro la Chiesa romana. Le differenze teologiche invocate nel momento dello scisma furono il primato del papa, il Filioque e il Purgatorio, tuttora non riconosciuti dagli ortodossi; l'uso per l'eucaristia del pane lievitato in Oriente e del pane azzimo in Occidente. La separazione venne resa definitiva dalla IV crociata del 1204, dirottata contro Costantinopoli non solo per depredarla economicamente e occuparla politicamente, ma anche per imporre il rito e la giurisdizione latina sulla Chiesa bizantina. Le due parti del mondo cristiano diventarono due Chiese. L'impero di Bisanzio incominciò a essere sottoposto alla terribile pressione dei turchi. In questi secoli di difficoltà della Chiesa ortodossa, furono celebrati dei concili per ricomporre l'unità tra le Chiese greca e latina. I più importanti furono i concili di Lione ( 1274 ) e di Ferrara-Firenze ( 1438-1439 ). Essi mostrarono che l'idea di una sola Chiesa era ancora viva, ma il desiderio di comunione non si realizzò, perché le motivazioni degli incontri erano politiche più che teologiche: ottenere aiuti economici e militari per far fronte al pericolo turco. Ma gli aiuti non arrivarono e Bisanzio fu sconfitta dall'impero ottomano. Nei secc. XV-XVIII, dopo la caduta dell'impero bizantino, le Chiese ortodosse risentirono l'oppressione di uno Stato la cui fede era l'Islam. Il patriarca ortodosso di Costantinopoli venne nominato "etnarca" cioè capo dei cristiani, considerati "una sola nazione" non per ragioni etniche, ma a causa dell'appartenenza alla stessa religione. La Chiesa assunse il compito di conservare la coscienza etnica dei popoli ortodossi soggiogati ai turchi. Il regime islamico proibiva il proselitismo e puniva la conversione di un musulmano al cristianesimo con la pena capitale. Ai cristiani invece si chiedeva di rinnegare la propria fede per poter occupare posti nell'amministrazione pubblica. Mentre il patriarca di Costantinopoli acquistava prestigio, quelli di Alessandria, Antiochia e Gerusalemme perdevano di importanza. Anche i paesi ortodossi si confrontarono con la Riforma protestante e con la Controriforma cattolica. Alcuni gruppi di fedeli ortodossi vennero distaccati dalle loro Chiese e formarono Chiese cattoliche di rito orientale o "uniate" in Ucraina, Transilvania, Cecoslovacchia, e nel patriarcato di Antiochia. Il risveglio delle nazioni nei secc. XIX-XX non rimase senza conseguenze nella vita delle Chiese ortodosse. Nel 1821 i greci ottennero la liberazione dai turchi e rifondarono il loro Stato. Con il crollo dell'impero ottomano e dell'impero austro-ungarico si formarono nuovi Stati, le cui Chiese reclamarono la piena indipendenza ecclesiastica, o autocefalia, dal patriarcato di Costantinopoli. A una difficile prova le Chiese ortodosse furono sottoposte quando dal 1917-18 nei paesi dell'Unione Sovietica, e dal 1944-45 nei paesi dell'Europa orientale, quando si trovarono a confrontarsi con l'ateismo di Stato dei regimi comunisti. La situazione generale, pur diversa da paese a paese, tu caratterizzata da limitazioni della libertà religiosa, oppressione dei fedeli e del clero. La creazione nel 1948 del Consiglio Ecumenico delle Chiese, a cui nel 1961 aderirono anche le Chiese dell'Europa orientale, rese possibile la testimonianza della difficile esperienza pastorale ortodossa. Dopo il crollo dei regimi comunisti nel 1989 le Chiese ortodosse godono di libertà, ma hanno oggettive difficoltà nello svolgimento della loro attività. Esse risentono della crisi materiale generale nei paesi passati dall'economia socialista a quella di libero mercato. Non hanno l'esperienza necessaria per gestire la libertà, fanno fatica a liberarsi dalla paura, ma hanno mostrato un vero fervore spirituale, organizzativo e missionario. Sono state rifondate strutture annullate: diocesi, parrocchie, seminari, facoltà teologiche. Le Chiese ortodosse, quali Chiese nazionali, pur rispettando la formula bizantina della "sinfonia" tra Chiesa e Stato, intendono affermare la loro autonomia, per evitare ingerenze dannose e limitanti. Sul piano ecumenico si è verificata una certa tensione, che si sta attenuando. Dopo aver collaborato per l'abbattimento dei regimi comunisti, le diverse realtà religiose hanno sentito il bisogno di affermare la propria identità e si sono trovate in conflitto tra loro. I conflitti più dolorosi sono stati creati dal proselitismo delle sette occidentali o asiatiche, che trattano i paesi dell'Europa dell'Est come terra di missione, come se in paesi con regimi comunisti tutta la gente fosse diventata atea. I primati ortodossi, riuniti a Costantinopoli, il 15.III.1992, hanno protestato contro questa attività missionaria che va "a detrimento dell'anelato cammino verso l'unità dei cristiani". Oggi la Chiesa ortodossa si presenta organizzata in 15 Chiese indipendenti tra loro, che confessano la stessa fede, celebrano la stessa liturgia e si organizzano secondo gli stessi principi canonici. Appartengono alle culture greca, slava, romena, araba e si inseriscono sempre di più nelle culture dei paesi occidentali dove si organizzano come diaspora. Teologia e fedeLa teologia, più che mezzo di interpretazione, è modo di conoscenza di Dio e forma di espressione dell'esperienza della Chiesa locale. Più che discorso su Dio, essa è testimonianza della vita con lui, come relazione tra la persona umana e la Persona divina. Non si parla di Dio ma piuttosto con Dio. Del Dio Verità non si parla come di una cosa o di un principio, ma lo si contempla. Secondo un teologo ortodosso la fede non si definisce in termini di adesione intellettuale, ma dipende dall'evidenza vissuta della "sensazione del trascendente", la sensazione dei puri di cuore, perché loro vedranno Dio. Così Evagrio e Gregorio di Nissa affermano: "Se sei teologo pregherai veramente e se preghi veramente tu sei teologo". E la teologia mistica, la conoscenza esperienziale. Tale sentire teologico era comune alla Chiesa indivisa del primo millenio, sebbene l'Oriente avesse un certo primato storico. Nel decreto Unitatis redintegratio del concilio Vaticano II si afferma che "le Chiese d'Oriente hanno fin dall'origine un tesoro dal quale la Chiesa d'Occidente molte cose ha preso nel campo della liturgia, della tradizione spirituale e dell'ordine giuridico. […] I dogmi fondamentali della fede cristiana quali quelli della Trinità e del Verbo di Dio incarnato da Maria Vergine sono stati definiti in concili ecumenici celebrati in Oriente." ( n. 14 ). E ancora: "In Oriente si trovano pure le ricchezze di quelle tradizioni spirituali, che sono state espresse specialmente dal monachesimo. Ivi infatti fin dai gloriosi tempi dei santi Padri fiorì quella spiritualità monastica, che si estese poi in Occidente e dalla quale, come da sua tonte, trasse origine la regola monastica dei latini" ( n. 15 ). L'insegnamento ortodosso sottolinea che Dio è mistero. Non possiamo conoscerlo in sé, ma nelle sue manifestazioni e nelle sue energie increate. Il Dio mistero supera ogni nozione, ogni principio e ogni idea: egli è Persona. La riflessione è preoccupata di mantenere un certo equilibrio tra Figlio e Spirito Santo. Nella loro opera che manifesta il Padre, le persone divine del Figlio e dello Spirito Santo sono inseparabili pur rimanendo ineffabilmente distinte. La riflessione sullo Spirito Santo ( pneumatologia ) è considerata dagli ortodossi componente essenziale della teologia per evitare una formulazione cristocentrica o addirittura cristomonica, con conseguenze negative sul piano ecclesiologico e su quello soteriologico. Parlare esclusivamente di Cristo non esprime il legame intimo con lui, se non si afferma che tale rapporto esiste nello Spirito Santo ( 1 Cor 12,3 ): essere cristificati coincide con essere spiritualizzati. L'unità in Dio è garantita dal Padre, dal quale il Figlio o nato e lo Spirito procede. Il termine "monarchia del Padre" dice che nella Trinità vi è una sola fonte; il Padre. In tale teologia non c'è posto per il concetto di Filioque ( v. ), per cui lo Spirito procede solo dal Padre. La teologia del Filioque costituisce una delle differenze teologiche invocate in occasione dello scisma del 1054. Nel documento dell'incontro tra i rappresentanti della Chiesa cattolica e della Chiesa ortodossa avvenuto a Monaco di Baviera nel 1982 si porta un notevole contributo al superamento del problema: "Questo Spirito, che procede eternamente dal Padre e si manifesta nel Figlio, ha preparato la venuta di Cristo" ( I, 3 ). E ancora: "Possiamo già dire insieme che questo Spirito, che procede dal Padre ( Gv 15,26 ) come dall'unica sorgente interna alla Trinità […] è divenuto lo Spirito della nostra adozione ( Rm 8,15 )". La visione di ChiesaSecondo D. Staniloae, "la Chiesa è l'unione di tutto ciò che esiste ovvero è destinata a comprendere tutto ciò che esiste: Dio e creazione. Essa è il compimento del piano di Dio: l'unità di tutti e di tutto. In essa c'è l'eterno e il temporale, l'ultimo destinato a essere penetrato dall'eternità; c'è l'increato e il creato, l'ultimo destinato a essere penetrato dall'increato, a divinizzarsi". La costituzione della Chiesa è teandrica, cioè divino-umana. In essa Cristo e l'umanità sono talmente uniti che non può essere visto l'uno senza l'altra, essendo egli il capo e la Chiesa il suo corpo. Cristo è, nel linguaggio bizantino, il Pantocrator ( onnipotente, onnitenente ) che mantiene la Chiesa unita a sé come un corpo unitario, in dialogo immediato con ognuno dei suoi membri. Con l'espressione slava sobomost nell'Ortodossia si sottolinea il carattere conciliare e comunionaie della Chiesa. I laici, i diaconi e i presbiteri attorno al vescovo formano la Chiesa locale. Tramite il vescovo, che è membro del collegio episcopale, la Chiesa locale si mantiene nella comunione della Chiesa universale. La teologia ortodossa sottolinea anche il carattere sacramentale della Chiesa. La sua unità non è anzitutto di ordine istituzionale, bensì unità di vita in Cristo e nello Spirito Santo. È nella Chiesa che il fedele partecipa alla vita di Cristo, mediante i santi misteri, chiamati in Occidente sacramenti. Sacramenti ed escatologiaI sacramenti hanno un triplice carattere: cristologico, perché Cristo è il vero ministro; pneumatologico, perché sono resi possibili dall'opera dello Spirito Santo che viene invocato nella preghiera detta "epiclesi"; ecclesiale, poiché si celebrano all'interno della Chiesa. Se avvengono fuori, anche quel "fuori" diventa Chiesa, come nel caso di Cornelio negli Atti degli apostoli. Il numero dei sacramenti celebrati nella Chiesa ortodossa è sette, come per i cattolici; non è un numero dogmatizzato, ma si conserva dalla tradizione. Ogni sacramento manifesta l'unico mistero in cui Dio condivide con l'umanità la vita divina, redime l'uomo dal peccato e dalla morte e gli conferisce l'immortalità. Secondo Nicola Cabasilas è solo attraverso i sacramenti che Cristo viene nell'uomo e l'uomo si unisce a Cristo. Il battesimo si celebra per triplice immersione totale, la cresima viene amministrata nella stessa celebrazione dal sacerdote e la comunione viene offerta subito dopo sotto le due specie. Così il neobattezzato diventa cristiano a pieno titolo. Mediante la chirotonia ( imposizione delle mani ), nel diaconato e nel presbiterato vengono accolti anche sposati; i vescovi vengono scelti tra i monaci. Dal punto di vista escatologico, la Chiesa ortodossa crede nell'immortalità dell'anima. Dopo la separazione dal corpo essa continua a vivere su un altro piano dell'esistenza, passando per un giudizio personale. Lo stato di comunione con Dio è chiamato Paradiso o Regno dei cieli, mentre quello lontano da Dio è nominato Inferno; non è conosciuto il Purgatorio. Vita liturgicaIl fedele ortodosso non si ferma alla riflessione sulla fede, ma la vive nella liturgia. Creata dalla Chiesa di Costantinopoli sulla base del rito antiocheno, radicato a sua volta nel vecchio fondo siriano e palestinese, la liturgia ortodossa del rito bizantino è animata - come osserva O. Clément - dai temi giovannei della luce e della vita. Celebrata nelle lingue nazionali, essa costituisce un forte elemento di unione spirituale tra i cristiani ortodossi ed espressione di universalità. La ricchezza dottrinale, alimentata dai commenti biblici, dalla teologia patristica e dai dogmi dei concili ecumenici, ed espressa con squisita formulazione poetica, da alla liturgia ortodossa un'incisiva forza catechetica, che ha aiutato i cristiani ortodossi a rimanere ancorati nella fede anche nei periodi, di persecuzione. Di spirito monastico, essa segue le regole precise del Typikon, intrecciando diversi cicli liturgici, in modo da disporre i fedeli ad accogliere la grazia e a guidarli alla comunione con Cristo e all'incontro con il Padre. Il ciclo quotidiano inizia con la sera. Gli uffici quotidiani ( vespro, compieta, ora di mezzanotte, mattutino con la prima ora, l'ora terza, l'ora sesta e l'ora nona ) fanno vivere la storia della salvezza, dalla creazione fino all'incarnazione del Figlio di Dio, alla cui vita ogni fedele partecipa nella Divina liturgia. La Divina liturgia è la celebrazione eucaristica che coinvolge i fedeli nella vita stessa di Cristo. Ha come centro la preparazione e la consacrazione dei doni del pane e del vino e la comunione con il Cristo eucaristico. Ha forte carattere ecclesiale, tanto che alla celebrazione del sacerdote deve essere partecipe almeno un'altra persona e non si possono celebrare più Divine liturgie nello stesso giorno. L'anno liturgico ortodosso registra una compenetrazione di diversi cicli. Il ciclo della quaresima comprende le dieci settimane che precedono la Pasqua. Le prime tre domeniche dedicate al pubblicano e al fariseo, al figlio prodigo, al giudizio universale introducono nell'atmosfera penitenziale. Seguono le settimane della Quaresima con le domeniche dedicate al trionfo dell'ortodossia, a s. Gregorio Palamas, alla s. Croce, a s. Giovanni Climaco o della Scala, a s. Maria Egiziaca, all'ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme. Gli, inni di questo ciclo si trovano nel libro chiamato Triodion. Il ciclo pasquale, dalla domenica della Risurrezione alla domenica dopo la Pentecoste, dedicata a tutti i santi, o il più gioioso. Le domeniche vengono enumerate a partire dalla festa della Pasqua. Per le celebrazioni si usa il libro detto Pentecostario. Il ciclo della domenica di Tutti i Santi fino alla domenica del pubblicano e del fariseo è detto dell'Octoeco, dal nome del libro che raccoglie gli inni degli otto toni ecclesiastici, per tutte le sette lodi. Le domeniche e con loro le settimane vengono enumerate dalla Pentecoste. Il ciclo delle feste fisse, dedicate al Salvatore, alla Madre di Dio e ai santi, dura tutto l'anno e raccoglie gli inni liturgici per ogni mese in volumi detti minaion ( da min: mese ). Alcune Chiese ortodosse, come quella di Costantinopoli, la romena, la greca, la finlandese, osservano il calendario gregoriano per le feste fisse, mentre celebrano le feste mobili - collegate alla Pasqua - secondo il vecchio calendario giuliano. Altre invece, come quella di Gerusalemme, la russa, la serba ecc., celebrano tutte le feste secondo il vecchio calendario giuliano. Ortodossia ed ecumenismoLa Chiesa ortodossa prega a ogni celebrazione "per l'unione di tutti". L'unità non significa uniformità, ne centralismo giuridico, ne pluralità confessionale. Secondo il modello trinitario, la Chiesa è chiamata a essere una, nella diversità, non nelle divisioni. Non occorre far ritornare gli altri a sé, ma trovare insieme l'ortodossìa della fede apostolica e viverla nella vita sacramentale. Con questa convinzione le Chiese ortodosse sono entrate nel Consiglio Ecumenico delle Chiese con sede a Ginevra, all'interno del quale stabiliscono e sviluppano rapporti con le Chiese protestanti. I rapporti con la Chiesa cattolica romana furono ripresi il 5.1.1964 a Gerusalemme con l'incontro tra il papa Paolo VI e il patriarca ecumenico Atenagora I, che dettero inizio al dialogo della carità. Il 7 .XII.1965 furono cancellate le reciproche scomuniche dell'anno 1054. Si sono stabiliti contatti a tutti i livelli: di studenti, di professori, di vescovi. Il dialogo teologico ha raggiunto convergenze sorprendenti. La Commissione internazionale composta dai delegati delle due Chiese afferma il mistero della Chiesa come comunione di fede e di sacramenti; asserisce che lo Spirito Santo "procede dal Padre ( Gv 15,26 ) come dall'unica fonte" ( documento di Monaco, 1982 ), mettendo cosi le premesse per il superamento del problema riguardante il Filioque; ribadisce che "la Chiesa che celebra l'Eucaristia riunita intorno al vescovo non è una sezione del Corpo di Cristo" ma che "ogni assemblea eucaristica è davvero la santa Chiesa di Dio, il Corpo di Cristo". Significativo pure il riferimento al "Simbolo di fede di Nicea-Costantinopoli quale norma necessaria di questa comunione dell'unica Chiesa sparsa su tutta la terra e attraverso i secoli" ( documento di Bari, 1987 ), al canone apostolico 34, che potrebbe suggerire la collocazione del papa all'interno del collegio dei vescovi e favorire una nuova lettura del dogma del primato universale ( documento di Valamo, 1987 ). Sulla base della confessione della fede apostolica, della partecipazione agli stessi sacramenti, e della successione apostolica dei vescovi "la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa si riconoscono reciprocamente Chiese sorelle" ( documento di Balamand, 1993 ). Il compito dell'ecumenismo rimane il raggiungimento della piena comunione. |
|
Le chiese ortodosse |
|
Patriarcato di CostantinopoliCon sede al Fanar-Istanbul, in Turchia. Occupa il primo posto di onore tra le Chiese ortodosse, conformemente ai canoni 3 del concilio ecumenico di Costantinopoli ( 381 ) e 28 del concilio ecumenico di Calcedonia ( 451 ). Ha giurisdizione su metropolie in Turchia, nel Dodecaneso e nel Monte Athos, in Europa, America, Asia, Australia, Nuova Zelanda ed Estremo Oriente, con 42 diocesi, 105 metropoliti e vescovi ( nel 1995 ), circa 1500 sacerdoti e circa 3.500.000 fedeli. Nella liturgia utilizza il greco. |
|
Patriarcato greco ortodosso di AlessandriaCon sede in Alessandria d'Egitto. Occupa il secondo posto di onore tra le Chiese ortodosse, conformemente al canone 28 del concilio di Calcedonia ( 451 ). Ha giurisdizione su metropolie in Egitto e in tutta l'Africa, con 13 diocesi, 18 metropoliti e vescovi, 160 parrocchie e 350 .000 fedeli. Molto vive le missioni in Sudan, Libia, Camerun, Tanzania, Sudafrica, Uganda, Kenia, Zaire e Ghana. La liturgia viene celebrata in greco, arabo e nelle lingue africane. |
|
Patriarcato greco ortodosso di AntiochiaCon sede a Damasco in Siria. Menzionato dai canoni 6 del concilio di Nicea ( 325 ), 3 del concilio di Costantinopoli ( 381 ) e 28 del concilio di Calcedonia ( 451 ). Ha giurisdizione in Siria, Libano, Irak, Kuwait, Stati Uniti, America meridionale, Europa, con 17 diocesi, 34 metropoliti e vescovi, 520 parrocchie, circa 1.500.000 fedeli. |
|
Patriarcato di GerusalemmeCon sede in Israele. Elevato alla dignità patriarcale dal concilio di Calcedonia ( 451 ). Ha giurisdizione in Palestina, Giordania e sul monastero di S. Caterina del Monte Sinai, con 3 diocesi, 21 metropoliti e vescovi, 60 parrocchie e 260.000 fedeli, in maggioranza arabi. Lingue liturgiche: greco e arabo. |
|
Patriarcato di MoscaCon sede a Mosca in Russia. Chiesa diventata autocefala nel 1448 è stata elevata alla dignità patriarcale nel 1589. Soppresso da Pietro il Grande, che mise a capo del Santo Sinodo un rappresentante dello Stato, il patriarcato russo viene ripristinato nel 1917-18. Ha giurisdizione in Russia e sulle Chiesa autonome dell'Ucraina, Bielorussia, Estonia, Lituania, Kazakistan e in diaspora, con circa 120 diocesi, 150 metropoliti e vescovi, 14.000 parrocchie, circa 120.000 fedeli. Lingua liturgica: lo slavo ecclesiastico, ma anche le lingue dei diversi popoli. |
|
Patriarcato di SerbiaCon sede a Belgrado. In seguito alla guerra balcanica del 1877-78, nel 1879 diventa Chiesa autocefala e nel 1920 viene elevato alla dignità patriarcale. Ha giurisdizione sui serbi ortodossi in Serbia, Bosnia, Croazia e diaspora, con 36 diocesi, 35 metropoliti e vescovi, 2270 parrocchie, circa 10 milioni fedeli. Nella liturgia utilizza lo slavo ecclesiastico, il serbo e le lingue occidentali. |
|
Patriarcato di RomaniaSede a Bucarest. Chiesa autocefala dal 1885, elevata alla dignità patriarcale nel 1925. Ha giurisdizione in Romania e su fedeli romeni in; Repubblica Moldava, Ungheria, Iugoslavia, Europa, USA e Canada, con 24 diocesi, 32 metropoliti e vescovi, 8.500 parrocchie, 19.800.000 fedeli. La lingua liturgica è il romeno. |
|
Patriarcato della BulgariaSede a Sofìa. Chiesa autocefala dal 1872, elevata al rango di patriarcato nel 1953. Ha giurisdizione in Bulgaria e sui bulgari della diaspora, con 13 diocesi, 25 metropoliti e vescovi, circa 9 milioni di fedeli. Utilizza nel culto lo slavo e il bulgaro. |
|
Patriarcato della GeòrgiaSede a Tblisi. Chiesa fondata nel V sec. nell'orbita di Antiochia, con autocefalia riconosciuta nel 556, nel 1953 dal Patriarcato di Mosca e nel 1990 dal Patriarcato di Costantinopoli; è stata elevata a patriarcato nel 1918. E organizzata in 15 diocesi in Geòrgia e nella diaspora, con 15 metropoliti e vescovi, 80 parrocchie e 3 milioni di fedeli. Celebra in georgiano e talora in slavo ecclesiastico. |
|
Chiesa di CiproSede a Nicosia. Chiesa autocefala dal 431, elevata dal concilio di Efeso ( 431 ) al rango di arcidiocesi. Organizzata in 6 diocesi, con 7 metropoliti e vescovi, 650 parrocchie e 445.000 fedeli. |
|
Chiesa di GreciaSede ad Atene. Autocefala dal 1850. Organizzata in 82 diocesi, con 98 metropoliti e vescovi e 9.025.000 fedeli in Grecia. I greci di Creta e della diaspora si trovano sotto la giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli. La lingua liturgica è il greco ecclesiastico. |
|
Chiesa ortodossa di PoloniaSede a Varsavia. Riconosciuta autocefala nel 1924 dal Patriarcato di Costantinopoli e nel 1948 dal Patriarcato di Mosca. Ha giurisdizione in Polonia e nella diaspora, con 6 diocesi, 6 metropoliti e vescovi, 250 parrocchie e circa 1 milione di fedeli. Lingue liturgiche: lo slavo e il polacco. |
|
Chiesa della Cechia e della SlovacchiaSede a Praga. Riconosciuta autocefala nel 1923 dal Patriarcato di Costantinopoli e nel 1951 dal Patriarcato di Mosca. Dopo la separazione tra Cechia e Slovacchia nel 1993, in ognuno dei nuovi Stati si organizza una metropolia con due diocesi ognuna, sotto la guida del metropolita di Varsavia. Il totale dei fedeli o stimato a circa 150.000. Nel culto utilizza le lingue: slava, ceca, slovacca, ucraina. |
|
Chiesa di AlbaniaSede a Tirana. Autocefala dal 1937, abolita con tutte le realtà religiose dal regime comunista nel 1967, è stata restaurata nel 1991. Organizzata in 4 diocesi, con un metropolita greco e circa 600.000 fedeli. |
|
Chiesa ortodossa della FinlandiaFondata in seguito all'opera missionaria di monaci russi del monastero di Vaiarne, nel 1923, divenne autonoma sotto la giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli, situazione riconosciuta nel 1958 anche dal Patriarcato di Mosca. Organizzata in 3 diocesi, con 4 metropoliti e vescovi e circa 60.000 fedeli. Negli incontri ecumenici, i rappresentanti di questa Chiesa autonoma appaiono tra quelli delle Chiese autocefale. |
|
Chiesa ortodossa della MacedoniaSede a Skoplie. Organizzata in 5 diocesi, una delle quali in Australia, con 7 metropoliti e circa 2 milioni fedeli, si è staccata dal Patriarcato serbo e
si e dichiarata autocefala nel 1967, ma non è ancora riconosciuta tale |
|
Chiesa ortodossa d'AmericaNon è riconosciuta ufficialmente dall'insieme delle Chiese ortodosse, ma è stata dichiarata autocefala nel 1970 dal Patriarcato di Mosca. Ha sede a New York ed è organizzata in 13 diocesi, comprese una di albanesi, una di bulgari e una di romeni, con un totale di circa 1 milione di fedeli. |