L'anima e la sua origine |
Il fatto poi che tu stimi "corporeo quel seno d'Abramo" e asserisci che " si indica con esso tutto il suo corpo " mi fa temere che ti si creda colpevole di comportarti in materia di tanta importanza in maniera scherzosa e schernevole, non seria e grave.
Né infatti è possibile che tu sia così stupido da pensare che il seno corporeo d'un uomo solo porti tante anime o meglio, per usare il tuo linguaggio, " porti tanti corpi di persone che hanno ben meritato e che gli angeli conducono là come Lazzaro ".
A meno che la tua opinione non sia per caso che solo quell'unica anima abbia meritato di giungere a quel medesimo seno.
Se non scherzi e non vuoi sbagliare come un bambino, prendi il seno d'Abramo come la sede remota e segreta della pace dove si trova Abramo.
E non è stato detto seno d'Abramo perché è di lui soltanto, ma perché lo stesso Abramo è stato posto da Dio nel ruolo di padre d'una moltitudine di popoli, ai quali è stato proposto per il primato della fede come modello da imitare, ( Gen 17,4-5; Rm 4,17-22 ) allo stesso modo che Dio ha voluto chiamarsi il Dio di Abramo e il Dio d'Isacco e il Dio di Giacobbe, ( Es 3,6; Mc 12,26 ) benché sia il Dio d'innumerevoli persone.
Né credere che io dica questo quasi con l'intenzione di negare all'anima di un morto, come all'anima di uno che dorme, la possibilità di sentire nella similitudine del suo corpo tanto il bene, quanto il male.
Infatti anche nei sogni, quando ci troviamo a soffrire sensazioni violente e moleste, siamo proprio noi stessi, e se esse non cessano perché ci svegliamo, sopportiamo pene gravissime.
Ma credere che siano corpi quelli dai quali siamo come portati qua e là e con i quali voliamo nei sogni è da persona che è stata poco sveglia nel riflettere su tali fenomeni.
È appunto da queste immagini dei sogni che soprattutto si prova che l'anima non è corporea, a meno che tu non voglia dire corpi anche quegli oggetti così numerosi che, oltre a noi stessi, vediamo nei sogni: cielo, terra, mare, sole, luna, stelle, fiumi, monti, alberi, animali.9
Chi crede che siano corpi tutti questi oggetti è incredibilmente stolto, e tuttavia sono assolutamente somigliantissimi ai corpi.
Di tal genere sono pure le visioni prodotte per intervento divino con lo scopo di significare qualcosa, sia nei sogni, sia nell'estasi: da che cosa si formino, cioè quale sia, per così dire, la loro materia di partenza, chi lo potrebbe indagare o dichiarare?
Senza dubbio tuttavia si tratta di fenomeni spirituali e non di fenomeni corporali.
Queste che sono come immagini di corpi e che tuttavia non sono corpi si formano dall'immaginazione di coloro che sono in stato di veglia, e si raccolgono nel fondo della memoria, e dalle sue occultissime segrete, non so in qual modo mirabile e ineffabile, escono quando le ricordiamo, e si presentano a noi quasi fossero state portate davanti ai nostri occhi.
Tanto numerose e tanto voluminose immagini di corpi, se l'anima fosse un corpo, non potrebbe accoglierle nel pensiero o contenerle nella memoria.
Proprio secondo la tua definizione, " l'anima con la sua sostanza corporea non trabocca fuori da questo corpo ".
Con quale grandezza dunque, se non ce l'ha, accoglie le immagini di corpi tanto grandi e le immagini di spazi e le immagini di regioni?
Che c'è dunque da meravigliarsi se anche l'anima appare a se stessa nella similitudine del proprio corpo, pur quando apparisce senza corpo?
Non è infatti con il suo corpo che apparisce a se stessa nei sogni, e nondimeno in quella stessa similitudine del proprio corpo è come se corresse di qua e di là per luoghi ignoti e noti, ed ha molte sensazioni liete o tristi.
Ma penso che nemmeno tu osi dire che sia un vero corpo la figura di corpo e la figura di membra che all'anima sembra d'avere nei sogni.
In questo modo infatti sarà un vero monte quello che le sembra di scalare, e una casa materiale quella dove le sembra d'entrare, e un vero albero di vero legno materiale quello sotto il quale le sembra di stare a giacere, e vera acqua quella che le sembra d'attingere, e veri corpi tutti quegli oggetti in mezzo ai quali si comporta come tra corpi veri, se fosse un corpo anche l'anima, che in forza dello stesso tipo d'immagine si viene a trovare coinvolta tra tutti quegli oggetti.
Devo dirti qualcosa sulle visioni dei martiri raccontate nei libri, perché anche da esse hai creduto di dover prendere testimonianza.10
Precisamente a santa Perpetua parve in sogno d'esser stata trasformata in uomo e di combattere contro un egiziano.
Ora, chi potrebbe dubitare che in quella similitudine del suo corpo c'era la sua anima e non il suo corpo, il quale, rimanendo evidentemente nel suo sesso femminile, giaceva sul pavimento con i sensi assopiti, quando la sua anima stava a combattere in quella similitudine di corpo maschile?
Che dici qui? Era forse vero corpo quella similitudine d'un uomo maschio o non era un corpo, sebbene avesse la similitudine d'un corpo?
Scegli quello che vuoi. Se era un corpo, perché non conservava in sé la forma della sua vagina?
Nella carne infatti quella donna non aveva trovato i genitali maschili, perché potesse formarsi così rapprendendosi e, come dici tu, " condensandosi per raffreddamento ".
Inoltre, ti prego, essendo ancora vivo durante il sonno il corpo di Perpetua, la sua anima quando combatteva era nella propria vagina, racchiusa si intende dentro tutte le sue membra vive, e nel corpo di Perpetua conservava la propria forma che aveva ricevuta dal suo corpo: non aveva cioè abbandonato ancora quegli arti, come avviene nella morte, e non aveva ancora sotto la forza costringente della morte estratto dalle membra formanti le singole membra formate.
Da dove dunque veniva all'anima di Perpetua il corpo maschile, con il quale le sembrava di combattere contro il suo avversario?
Se viceversa non era un corpo ed era tuttavia qualcosa di simile ad un corpo in cui si poteva sentire una vera sofferenza o una vera letizia, non scorgi ormai finalmente la possibilità che nell'anima ci sia una certa similitudine del corpo, senza che essa sia corpo?
Che ne dici se qualcosa di simile si fa negli inferi e le anime laggiù non si riconoscono dai loro corpi, ma dalle similitudini dei loro corpi?
Quando infatti, benché in sogno, soffriamo tristi esperienze, per quanto ivi ci sia la similitudine delle membra corporali e non siano le stesse membra del nostro corpo, non c'è tuttavia in quei casi una similitudine di pena, ma una pena vera, e altrettanto quando si hanno sensazioni liete.
Ma poiché santa Perpetua non era ancora morta, forse tu non vuoi che si argomenti contro di te dal suo caso, sebbene sia molto pertinente alla nostra questione sapere di qual natura tu stimi quelle similitudini di corpi che noi abbiamo nei sogni, e sarebbe finita tutta la nostra questione se tu confessassi che esse e sono simili ai corpi e non sono corpi.
Tuttavia però il suo fratello Dinocrate era morto: essa lo vide con la piaga che aveva da vivo e che l'aveva fatto morire.
Dov'è tutto quello che, trattando della mutilazione delle membra, ti sei tanto affaticato a dire, perché non si credesse che insieme si tagliasse l'anima?
Ecco, nell'anima di Dinocrate c'era la piaga che con la sua crudeltà, quando l'anima era ancora nel suo corpo, la buttò fuori dal corpo.
Come può essere vera allora la tua opinione che " quando si tagliano le membra del corpo, l'anima si sottrae al colpo e comprimendosi si raccoglie nelle altre parti, perché nessuna parte dell'anima resti amputata dalle ferite del corpo, anche quando si taglia qualcosa alle membra d'una persona che dorme e che non s'avvede di nulla"?
Attribuisci all'anima tanta vigilanza che, sebbene sia occupata nelle visioni dei suoi sogni, se un colpo improvviso si abbatte su di uno che non se l'aspetta e gli ferisce la carne, la sua anima si sottrae previdentemente e rapidamente, perché essa non si possa ferire, lesionare o tagliare.
E non t'accorgi, uomo avveduto qual sei, che, se l'anima si sottraesse, quel colpo non si dovrebbe nemmeno sentire.
Ma trova quello che ti sarà possibile per dare una risposta alla questione presente: in che modo l'anima sottrae le sue parti e le nasconde nell'interno, perché non sia amputata e danneggiata anche l'anima stessa là dove è tagliato o percosso un membro del corpo.
Osserva Dinocrate e spiega la ragione per cui la sua anima non si sottrasse da quella parte del corpo che era corrosa da una piaga mortale, perché non avvenisse in lei quello che appariva sulla faccia di lui anche dopo la morte dello stesso corpo.
Ormai ti piace forse che riteniamo queste apparizioni come similitudini di corpi invece che corpi, di modo che come sembra piaga quella che non è piaga, così quello che non è corpo sembri corpo?
Se infatti l'anima può esser ferita da quelli che feriscono il corpo, non c'è forse da temere che l'anima possa essere uccisa da quelli che uccidono il corpo?
Il Signore l'ha dichiarato apertissimamente impossibile. ( Mt 10,28 )
E comunque l'anima di Dinocrate non poté morire per la piaga di cui morì il suo corpo e si fece vedere quasi fosse stata piagata com'era stato piagato il suo corpo, perché non era un corpo, ma portava nella similitudine del corpo anche la similitudine della piaga: ebbene, in quel corpo non vero era vera l'infelicità dell'anima, significata dalla riproduzione della piaga del corpo, e da quell'infelicità l'anima di Dinocrate meritò d'esser liberata per le preghiere della santa sorella.
Che senso ha dopo tutto questo dire che " l'anima prende forma dal corpo, si espande e cresce con la crescita del corpo ", e non avvertire quanto diventerebbe mostruosa l'anima di un giovane o d'un vecchio, se gli viene tagliato un braccio da bambino.
" Si ritrae ", come dici tu, " la mano dell'anima, per non essere amputata anch'essa con la mano del corpo, e comprimendosi si rifugia nelle altre parti del corpo ".
Perciò quel braccio dell'anima, dovunque si conservi, si conserverà corto com'era il braccio del corpo dal quale aveva ricevuto la forma, avendo perduto la forma che crescendo gli avrebbe consentito di crescere alla pari.
L'anima dunque d'un giovane o d'un vecchio che ha perduto una mano quand'era bambino, esce, sì, dal corpo con due mani, perché la mano dell'anima sottraendosi non è rimasta amputata insieme alla mano del corpo, ma esce dal corpo con una mano giovanile o senile e con l'altra mano infantile com'era prima.
Tali anime, credimi, non le foggia la forma del corpo, ma le finge la deformità dell'errore.
Non mi pare che tu possa esser liberato da cotesto errore, se con l'aiuto di Dio non prenderai diligentemente in esame le visioni di coloro che sognano e non conoscerai da esse l'esistenza di corpi che non sono corpi, ma sono similitudini di corpi.
Sebbene infatti siano del medesimo genere anche le rappresentazioni dei corpi che facciamo con la nostra immaginazione, tuttavia per congetturare ciò che concerne i morti il metodo più adatto è di partire da ciò che avviene in coloro che dormono.
Non per nulla infatti la santa Scrittura chiama dormienti i morti ( 1 Ts 4,12 ) per il fatto che il sonno è in qualche modo parente della morte.11
Perciò, se l'anima fosse un corpo e fosse corporea la figura in cui vede se stessa nei sogni, perché modellata sul suo corpo, nessuno che sia stato amputato d'un membro del corpo vedrebbe se stesso nei sogni così privo di esso come n'è privo, ma si vedrebbe piuttosto sempre intero, perché alla sua anima non sarebbe stato amputato nulla.
Poiché invece qualche volta i mutilati vedono se stessi interi e qualche altra volta viceversa si vedono privi così come sono della parte perduta, che altro insegna questa esperienza se non che l'anima, come degli altri oggetti che sente nei sogni, così anche del suo corpo non porta la realtà, ora in un modo e ora in un altro, ma porta la similitudine?
La gioia però e la tristezza, il piacere o il dispiacere dell'anima sono veri e nei corpi e nelle similitudini dei corpi.
Non hai forse detto tu stesso, e lo hai detto con verità: " Gli alimenti e gli abiti non sono necessari all'anima, ma al corpo "?
Perché dunque il ricco desiderava negli inferi una stilla d'acqua?
Perché il santo Samuele dopo la morte, come hai ricordato tu stesso, apparve vestito del suo abito consueto? ( 1 Sam 28,14 )
Forse quel ricco desiderava di ristorare con un alimento liquido le sofferenze dell'anima, come si ristorano quelle del corpo?
Forse Samuele era uscito dal corpo con quell'abito addosso? No.
Il fatto è invece che in quel ricco era vero il tormento che pativa la sua anima, pur non essendo vero il corpo per il quale chiedeva l'acqua.
E Samuele poté apparire così vestito non perché la sua anima e il suo abito erano un corpo ma perché ne avevano similitudine.
L'anima infatti non si allarga né si restringe anche rispetto agli abiti, come rispetto alle membra del corpo, per essere formata pure dagli abiti.
Chi poi potrebbe esplorare quale forza conoscitiva dopo la morte acquistino le anime, anche quelle non buone sollevate dal peso dei corpi corruttibili?
Possono conoscere e riconoscere le altre anime ( o quelle parimente cattive o anche quelle buone ) con i sensi interiori, sia nelle stesse similitudini dei corpi che non sono corpi, sia nelle impressioni buone o cattive dell'animo, dove non si hanno affatto quelle specie di lineamenti delle membra.
Da ciò si spiega pure che quel ricco, mentre era in mezzo ai tormenti, riconobbe il patriarca Abramo, sebbene non gli fosse nota la figura del suo corpo, perché la sua anima poté conservare la similitudine del suo corpo anche se incorporea.
Ma chi dirà con ragione d'aver conosciuto una persona se non in quanto ne ha potuto conoscere la vita e la volontà, che senza dubbio non ha né mole né colori?
Così infatti anche di noi stessi abbiamo una conoscenza più certa che degli altri, perché a noi stessi è nota la nostra coscienza e la nostra volontà, che vediamo bene, senza vedere tuttavia in essa una qualche similitudine corporale.
In un altro, benché presente, non scorgiamo la vita e la volontà, anche se di lui assente conosciamo, ricordiamo, ripensiamo la faccia.
Viceversa non possiamo conoscere, ricordare, ripensare in quella stessa maniera la nostra faccia, e tuttavia diciamo verissimamente d'essere noti a noi stessi più di chiunque altro: così è chiaro in che consista più propriamente e più veramente la conoscenza d'una persona.
Dunque altro è nell'anima il potere di sentire i corpi veri, e li sentiamo con i cinque sensi del corpo; altro è il potere di vedere al di fuori della portata dei sensi le similitudini dei corpi che non sono corpi, e qui ci vediamo anche noi stessi, non altrimenti che come similitudini corporali; altro è il potere di percepire in modo sicuramente ancora più certo e più fermo le entità che non sono né corpi, né similitudini di corpi, per esempio la fede, la speranza, la carità, senza colori, senza volumi, senza similitudini di esse.
Domando allora: dov'è che dobbiamo stare di preferenza e in certo qual modo abitare in modo più familiare, dov'è che dobbiamo rinnovarci nella conoscenza di Dio secondo l'immagine di colui che ci ha creati ( Col 3,10 ) Non è forse nella facoltà che ho ricordata al terzo posto?
È sicuro infatti che in essa non portiamo in nessun modo né il sesso, né la similitudine del sesso.
Se infatti quella forma d'anima maschile o femminile, contraddistinta da membra virili e femminili, non è la similitudine d'un corpo, ma è un corpo, essa è vuoi o non vuoi maschio, essa è vuoi o non vuoi femmina, ogni volta che appare o come maschio o come femmina.
Ma tuttavia se, conforme alla tua opinione, l'anima è un corpo, se è un corpo vivo, se ha le mammelle, turgide e prominenti, se non ha la barba, se ha l'utero e i genitali propri del corpo d'una donna, e con tutto questo non è donna, allora non potrò dire io con più verità e sicurezza: Ha gli occhi, ha la lingua, ha le dita, ha in apparenza tutte le altre membra del corpo e tuttavia è la similitudine d'un corpo e non è un corpo?
Infatti chiunque ha la possibilità di sperimentare in se stesso ciò che dico io quando immagina i corpi degli assenti, o lo sperimenta almeno quando rievoca le figure dei suoi sogni, la sua e quelle degli altri, mentre da te non può esser addotta nessuna testimonianza che esista in natura un esemplare di cotesto mostro, che abbia un corpo vero, un corpo vivo, un corpo femminile e non sia di sesso femminile.
Quello infatti che dici della fenice12 non è assolutamente pertinente al nostro argomento.
Essa significa per la precisione la risurrezione dei morti e non elimina il sesso delle anime, se tuttavia è vero, come si crede, che rinasca dalla sua stessa morte.
Ma io penso che tu avresti reputato poco plausibile il tuo ragionamento, se non ci avessi inserito una lunga declamazione sulla fenice alla maniera dei ragazzini.
Ci sono forse nel corpo della fenice i genitali maschili senza che sia maschio, o i genitali femminili senza che sia femmina?
Sta' però attento a quello che dici, a quello che ti sforzi di sostenere, a quello che ti sforzi di dimostrare.
Dici che " l'anima nel diffondersi per tutte le membra si è cristallizzata per raffreddamento e dalla cima della testa alla punta dei piedi, dall'interno delle midolla fino alla superficie della pelle, ha preso tutta la forma di tutto il suo corpo, e conseguentemente ha preso in un corpo di donna tutte le membra femminili interne che hanno le donne, e questo è un corpo vero, e queste sono membra vere, e tuttavia non è una donna ".
Perché, ti prego, in un corpo vero e vivo tutte le membra sono femminili e non c'è la femmina?
Perché in un corpo vero e vivo ci sono tutte le membra maschili e non c'è il maschio?
Chi se la sentirebbe di credere, d'affermare, d'insegnare queste stranezze?
Forse perché le anime non generano? Allora nemmeno i muli e le mule sono maschi e femmine.
O forse perché le anime non potranno nemmeno accoppiarsi senza i loro corpi di carne?
Ma questa possibilità è tolta anche a coloro che si evirano, e tuttavia, mentre si toglie ad essi l'eccitazione e la capacità operativa, non si toglie il sesso, rimanendo, per quanto menomata, la figura delle membra maschili.
Nessuno ha mai negato che l'eunuco sia un maschio.
Che dire del fatto che presso di te anche le anime degli eunuchi hanno i testicoli integri e, secondo la tua opinione, se a qualcuno si tolgono completamente tutti i genitali, essi rimarranno tutti interi e assolutamente integri nella loro anima?
" Essa infatti sa sottrarsi, come dici tu, quando si comincia a tagliare quelle parti del corpo, perché, amputandosi l'organo su cui si è modellata la forma, non perisca la forma che si è modellata su di esso.
L'anima allora, sebbene si sia condensata per raffreddamento dopo la sua infusione nel corpo, viene rapita subito da un movimento rapidissimo e si nasconde più all'interno per conservarsi intatta; nondimeno non è maschio negli inferi colui che, pur portando in sé la totalità dei genitali maschili, sebbene non li avesse più nel suo corpo, è stato maschio a causa soltanto del loro posto nel corpo ".
False sono queste opinioni, o figlio.
Se non vuoi ammettere nell'anima la sessualità, non ammettere nell'anima nemmeno la corporeità.
Non ogni similitudine di corpo è corpo.
Dormi e vedrai ma poi da sveglio sappi discernere che cosa tu abbia visto.
Nel sogno infatti apparirai a te stesso come corporeo, né in ciò vi sarà il tuo corpo, ma la tua anima, né sarà vero corpo, ma similitudine di corpo.
Il tuo corpo infatti continuerà a giacere e sarà la tua anima a camminare, la lingua del tuo corpo tacerà e sarà la tua anima a parlare, i tuoi occhi rimarranno chiusi e sarà la tua anima a vedere, ed evidentemente le membra del tuo corpo giaceranno vive, non morte.
E perciò non è stata estratta ancora, quasi dalla sua vagina, la forma condensata della tua anima, come pensi tu, ed in essa tuttavia si vede completa ed integra la similitudine della tua carne.
Di questo tipo di similitudini corporali che appariscono come corpi, pur non essendo corpi, sono tutte quelle immagini che non comprendi anche nelle visioni profetiche, quando leggi i Libri santi.
Esse stanno a significare gli avvenimenti che si compiono nel tempo, o presente o passato o futuro.
T'inganni poi in esse, non perché sono ingannevoli, ma perché non le prendi come vanno prese.
Nella stessa rivelazione infatti dove sono apparse le anime dei martiri, ( Ap 6,9 ) è apparso pure un Agnello ucciso con sette corna, ( Ap 5,6 ) ci sono cavalli e altri animali raffigurati secondo l'opportunità, e nella stessa rivelazione cadono infine le stelle e il cielo viene arrotolato come un manoscritto: eppure il mondo non è crollato allora. ( Ap 6,13-14 )
Se pertanto intendiamo sapientemente tutte queste immagini, benché diciamo che le visioni sono vere visioni, non diremo tuttavia che i corpi sono veri corpi.
Un più lungo discorso richiederebbe in questo genere di similitudini corporali la più diligente discussione del problema se anche gli angeli, tanto i buoni che i cattivi, appariscano in questo modo, quando appariscono sotto forma di uomini o di altri corpi: se abbiano corpi veri e sia più probabile che si facciano vedere nella realtà di quei corpi, o se nei sogni e nell'estasi non si vedano in corpi veri ma in coteste similitudini di corpi, mentre invece fuori dal sonno offrano alle persone corpi veri da vedere e, se necessario, anche da toccare.
Ma non credo che la ricerca e la trattazione di tali problemi sia da farsi in questo libro.
Ora abbiamo già detto abbastanza della incorporeità dell'anima.
Se preferisci crederla corporea, devi prima stabilire che cosa è il corpo, per evitare che, essendo sostanzialmente d'accordo tra noi, non ci accada di affannarci invano su questioni di parole.
Tuttavia credo che ti renda già conto saggiamente di quante assurdità ti siano corse dietro per aver pensato nell'anima un corpo uguale a quelli che si chiamano corpi da tutti gli eruditi, ossia quei corpi che per le loro differenze di lunghezza, d'altezza, di larghezza occupano spazi minori con le loro dimensioni minori e spazi maggiori con le loro dimensioni maggiori.
Rimane da dimostrare che, sebbene non si chiami spirito in senso proprio tutta l'anima, ma una sua parte, come dice l'Apostolo: Tutto quello che è vostro: spirito, anima, corpo, ( 1 Ts 5,23 ) o come ancora più espressamente si trova nel libro di Giobbe: Hai tolto lo spirito dalla mia anima, ( Gb 7,15 sec. LXX ) nondimeno anche tutta l'anima si indica con il nome di spirito.
Comunque questa è una questione che sembra molto più di nomi, e non di cose.
Poiché infatti consta che nell'anima c'è una parte che si nomina in senso proprio spirito, e che si nomina in senso proprio anima tutto il resto, meno lo spirito, non esiste più nessuna divergenza sulla sostanza stessa delle cose.
Tanto più che anch'io dico chiamarsi propriamente spirito quello che dici tu, cioè la facoltà del ragionamento o dell'intelligenza, quando le nostre componenti si indicano distintamente, come fa l'Apostolo scrivendo: Tutto quello che è vostro: spirito, anima, corpo. ( 1 Ts 5,23 )
Quanto poi a questo spirito, sembra che l'Apostolo lo chiami anche mente, quando dice: Con la mente servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato. ( Rm 7,25 )
È infatti la stessa sentenza espressa dalle parole: La carne ha desideri contrari allo spirito e lo spirito ha desideri contrari alla carne, ( Gal 5,17 ) di modo che s'intenda che qui dice "spirito" ciò che prima ha detto "mente".
Non come giudichi tu: "Si chiama tutta insieme mente, ed essa consta d'anima e di spirito ", parole che non so dove tu abbia lette.
Noi per la precisione non siamo soliti dire " nostra mente " se non la parte nostra razionale ed intellettuale.
Perciò le parole del medesimo Apostolo: Rinnovatevi nello spirito della vostra mente ( Ef 4,23 ) che altro significano se non: Rinnovatevi nella vostra mente?
Così infatti lo spirito della mente non è nient'altro che la mente, come il corpo di carne non può esser nient'altro che la carne.
Anche questo si trova scritto: Nella spogliazione del corpo di carne, ( Col 2,11 ) dove chiama la carne corpo di carne.
È vero che dice spirito dell'uomo anche in un altro senso, differenziandolo del tutto dalla mente, dove scrive: Quando prego con il dono delle lingue, il mio spirito prega, ma la mia mente rimane senza frutto. ( 1 Cor 14,14)
Adesso però non parliamo di questo spirito che è distinto dalla mente.
Questo concetto di spirito ha il suo problema, e difficile, perché in molti modi e con diversi significati le divine Scritture nominano lo spirito.
Ma dello spirito di cui trattiamo adesso, cioè quello del ragionamento, dell'intelligenza, della sapienza, consta tra noi che viene chiamato spirito anche in senso così proprio da non essere tutta l'anima, bensì una sua parte.
Se tuttavia neghi che l'anima sia anche spirito per questa ragione che si dice spirito distintamente la sua intelligenza, potrai negare che si chiami Israele l'intera discendenza di Giacobbe perché al di fuori di Giuda è stato chiamato Israele anche distintamente il gruppo delle dieci tribù che erano allora in Samaria. ( 1 Re 12,20 )
Ma che bisogno c'è che ci fermiamo ancora più a lungo su questo punto?
Adesso sta' subito attento come possiamo più facilmente rendere evidente che si dice anche spirito quella che è l'anima.
Là dove senti leggere o leggi al momento della morte del Signore: E, chinata la testa, rese lo spirito, ( Gv 19,30 ) tu vuoi che s'intenda come se l'evangelista abbia significato il tutto con la parte, e non che possa aver chiamato anche spirito quella che è l'anima.
Ma io per poter provare più speditamente ciò che dico adopererò te stesso come teste con un procedimento più svelto e più comodo.
Tu infatti hai definito lo spirito così da far apparire che le bestie non hanno lo spirito, ma hanno l'anima.
Si dicono appunto irragionevoli, perché non hanno la facoltà dell'intelligenza e della ragione.
Perciò, ammonendo l'uomo stesso a conoscere la propria natura, tu hai parlato così: " Non avendo un Dio buono creato nulla irragionevolmente e avendo creato l'uomo stesso come animale ragionevole, capace d'intelligenza, dotato di raziocinio, vivace nei sensi, con il compito di dirigere con prudente ordine tutte le creature irrazionali … ".
Con queste tue parole hai sufficientemente asserito quello che è vero assolutamente: l'uomo è dotato di ragione e capace d'intelligenza, mentre gli animali irragionevoli non lo sono.
È per questo che anche con una testimonianza divina hai equiparato coloro che non comprendono alle bestie che non hanno in nessun modo l'intelligenza. ( Sal 49,13 )
Questo concetto è stato espresso pure in un altro passo della Scrittura: Non siate come il cavallo e come il mulo privi d'intelligenza. ( Sal 32,9 )
Tirate le cose a questo punto, poni attenzione con quali parole tu abbia definito e descritto lo spirito, quando cercavi di distinguerlo dall'anima: " Quest'anima " tu dici " avendo origine dall'alito di Dio, non ha potuto esser priva del proprio senso e dell'intimo intelletto: e ciò è lo spirito ".
E poco dopo dici: " Sebbene sia l'anima ad animare il corpo, tuttavia è necessariamente un fatto dello spirito il fatto che ha il senso, il fatto che ha la sapienza, il fatto che ha la forza della volontà ".
Similmente poco più sotto dici: " Altra cosa sarà l'anima e altra cosa lo spirito, la sapienza e il senso dell'anima ".
Con queste parole indichi sufficientemente quale sia la tua sentenza sulla natura dello spirito dell'uomo, cioè del nostro elemento razionale, in forza del quale l'anima ha il senso e l'intelligenza: non il senso come quello con il quale si sente per mezzo dei sensi del corpo, ma com'è quel senso intimo da cui deriva la parola sentenza.
È per questo spirito che noi senza dubbio siamo superiori alle bestie, perché esse sono prive di ragione.
Gli animali pertanto non hanno lo spirito, cioè l'intelletto, il senso della ragione, il senso della sapienza, ma hanno l'anima soltanto.
Di essi infatti è scritto: Producano le acque animali vivi e striscianti, e: Produca la terra animali viventi. ( Gen 1,20.24 )
Perché dunque tu sappia nel modo più pieno e nel modo più piano che nello stile della parola di Dio quella che è l'anima si dice anche spirito, l'anima delle bestie è chiamata spirito delle bestie.
E certamente le bestie non hanno quello spirito che la tua dilezione ha definito, quando hai distinto lo spirito dall'anima.
E ciò rende manifesto che l'anima delle bestie ha potuto esser chiamata spirito in senso generico, come si legge nel libro dell'Ecclesiaste: Chi sa se lo spirito degli uomini salga in alto e se lo spirito degli animali discenda sotto terra? ( Qo 3,21 )
E similmente nella devastazione del diluvio è stato scritto: E fu distrutta ogni carne che si muoveva sulla terra: uccelli, animali, giumenti, belve e ogni rettile che si muove sopra la terra e ogni uomo e tutti gli esseri che hanno spirito di vita. ( Gen 7,21-22 )
E qui, rimossi tutti i pretesti del dubbio, veniamo a capire che spirito è il nome generico dell'anima.
E per la verità il senso della parola " spirito " è tanto largo che è chiamato spirito anche Dio. ( Gv 4,24 )
Lo stesso soffiare dell'aria, sebbene sia corpo, è chiamato in un salmo lo spirito della tempesta. ( Sal 11,7; Sal 107,25; Sal 148,8 )
Ed è per questo che a mio avviso l'anima può chiamarsi anche spirito secondo quel testo che dice: Togli loro lo spirito e periranno, ( Sal 104,9 ) e ancora: Uscirà il loro spirito e ritornerà alla sua terra ( Sal 146,4 ), cioè il corpo alla sua polvere.
Il nome di anima dunque è spirito per il fatto che è spirituale; si chiama anima perché anima un corpo, cioè lo vivifica.
Per tutto questo io credo che non negherai ulteriormente che si chiama pure spirito anche quella che è l'anima, dopo esser stato ammonito da queste testimonianze delle pagine divine da me riferite, dove si trova chiamata spirito perfino l'anima delle bestie che non hanno l'intelletto.
Conseguentemente, se possiedi l'intelligenza e la sapienza anche delle discussioni che sono state fatte sulla incorporeità dell'anima, non c'è motivo per cui io ti dispiaccia perché ho detto di sapere che l'anima non è un corpo ma uno spirito, dal momento che e si dimostra che non è un corpo e si chiama con il nome generico di spirito.
Perciò, se prendi e leggi con resa d'amore questi libri che ti ho scritti con spesa d'amore, se ascolti anche te stesso in quello che hai premesso all'inizio del tuo primo libro, se ti adoperi, come hai promesso, " a non difendere la tua opinione, qualora non ti sembri approvabile ", guardati principalmente da quegli undici errori dei quali ti ho ammonito nel libro precedente.
Non dire che " l'anima viene da Dio in tal modo che egli non l'abbia creata dal nulla, né da un'altra sostanza ma dalla propria natura ".
Non dire che " per un tempo infinito e così per sempre Dio donerà le anime, come per sempre esiste colui che le dona ".
Non dire che " a causa della carne l'anima ha perduto un qualche suo merito che aveva prima della carne ".
Non dire che " l'anima per mezzo della carne restaura la sua condizione originale e rinasce mediante la stessa carne, a causa della quale aveva meritato d'esser peccatrice o che l'anima prima di ogni peccato abbia meritato d'esser peccatrice ".
Non dire che " i bambini morti senza il battesimo della rigenerazione giungono all'indulgenza dei peccati originali ".
Non dire che " quanti il Signore ha predestinati al battesimo, possono morire prima del [ battesimo ] senza che si compia in essi quello che l'Onnipotente ha predestinato ".
Non dire che " di coloro che spirano prima d'esser stati battezzati è stato scritto: Fu rapito, perché la malizia non ne mutasse i sentimenti ( Sap 4,11 ) " e le altre parole appartenenti al medesimo testo.
Non dire che " alcuni di quei posti che il Signore disse essere in gran numero nella casa del Padre suo, ( Gv 14,2 ) si trovano fuori dal regno di Dio ".
Non dire che " il sacrificio del corpo e del sangue del Cristo si deve offrire per coloro che sono usciti dal corpo senza esser stati battezzati ".
Non dire che alcuni di coloro che muoiono senza il battesimo del Cristo, sono accolti per ora nel paradiso e riceveranno in seguito anche la beatitudine del regno dei cieli ".
Principalmente da questi errori guàrdati, o figlio, e non gioire di chiamarti Vincenzo, se vuoi essere il Vittore dell'errore.
E quando non sai, non credere di sapere, ma per sapere impara a sapere che non sai.
Non si pecca infatti ignorando qualcosa nelle occulte opere di Dio, ma dando temerariamente come note le soluzioni ignote e proferendo e difendendo come vero il falso.
Quanto poi alla mia ignoranza se le anime degli uomini si facciano nuove o derivino dai genitori - non è lecito tuttavia mettere in dubbio che Dio creatore non le fa servendosi della propria sostanza -, credo d'aver persuaso la tua carità che essa o non dev'essere ripresa o dev'essere ripresa da chi può anche, istruendomi, eliminarla; ed inoltre che le anime hanno dentro di sé le similitudini incorporee dei corpi, ma che in se stesse le anime non sono corpi; che, salva la distinzione tra l'anima e lo spirito, l'anima si chiama universalmente anche spirito.
Se però non sono riuscito a persuaderti, toccherà piuttosto a coloro che leggeranno giudicare se in ogni modo io ho detto quanto avrei dovuto per persuaderti.
Se tu desiderassi per buona fortuna conoscere molti altri punti dei moltissimi che mi sembrano da correggere nei tuoi libri, non ti sia gravoso venire da me, non come discepolo a maestro, ma come giovane ad anziano, come forte ad infermo.
Benché non avresti dovuto pubblicarli, tuttavia chi, ripreso, riprende ed accusa se stesso, ha gloria più grande e più vera di chi riceve lodi dagli erranti.
Sarei però propenso a credere che in occasione della tua declamazione dei medesimi libri non tutti i tuoi uditori ed applauditori avessero già prima sentito nella stessa maniera o abbiano acconsentito allora con te circa cotesti errori che la sana dottrina riprova, ma credo che, essendo stata la loro attenzione pressata dall'impeto stesso e dal rapido ritmo della tua declamazione, abbiano ben poco potuto avvertire questi errori, oppure credo che anche coloro che poterono accorgersi di quegli errori non abbiano lodato in te una verità limpidissima delle cose, ma il fiume delle parole, la potenza e la qualità dell'ingegno.
Il più delle volte infatti nella speranza di un giovane si loda, si esalta, si ama l'eloquenza, anche se non ha per il momento la maturità e l'autorità d'un maestro.
Perciò allo scopo che il tuo sapere sia retto e il tuo parlare non solo possa dilettare, ma anche edificare gli altri, bisogna che tu abbia cura dei discorsi tuoi, lasciando ogni cura degli applausi altrui.
Indice |
9 | Contra ep. fundamenti 17-20 |
10 | Tertull., De anima 9, 4 |
11 | Virg., Aen. 6, 278 |
12 | Tertull., De resurr. mort. 13: CC 2, 936 |