Sul battesimo contro i Donatisti

Indice

Libro II

1.1 - L'autorità di Cipriano è più a favore dei Cattolici che dei Donatisti

Quanto tornino a favore nostro, cioè della pace cattolica, le accuse che il partito di Donato, appigliandosi all'autorità del beato Cipriano, ci lancia contro, e quanto invece siano a sfavore dei nostri accusatori, mi sono proposto di dimostrarlo con l'aiuto del Signore.

Ora, se la necessità di rispondere mi spinge a richiamare idee esposte già in altri libri, anche se sarò discreto, questo non deve riuscire gravoso a quanti le hanno già lette e le ricordano, poiché, se certe verità essenziali all'istruzione vanno inculcate più frequentemente ai più tardi di mente, esse, quando vengono riesaminate e approfondite nei loro diversi e molteplici aspetti, aiutano anche le persone dotate di intelligenza più recettiva, ad acquisirne una migliore conoscenza e a discuterne con più eloquenza.

Del resto io so bene quale fastidio prova il lettore, quando, trovandosi di fronte ad un punto nodale della questione, dal libro che ha tra le mani viene mandato a cercare la soluzione ad un altro, che forse non possiede.

Perciò, quali che siano le cose dette in altri libri, se la necessità dei problemi in questione mi spinge a ripeterle brevemente, mi perdonino coloro che le sanno affinché non si offendano coloro che non le sanno.

È preferibile offrire a chi ha, che rimandare chi non ha.

1.2 - L'esempio dell'apostolo Pietro

Che dicono i Donatisti, quando li soffoca la forza della verità, alla quale si rifiutano di aderire?

Ecco: Cipriano, di cui conosciamo il grande merito e la ricca dottrina, con molti suoi colleghi vescovi, che gli esprimevano i loro pareri, ha stabilito in un concilio che gli eretici e gli scismatici, cioè tutti coloro che sono fuori della comunione dell'unica Chiesa, non hanno il battesimo e, di conseguenza, chi viene alla Chiesa dopo essere stato battezzato da loro, va battezzato nella Chiesa.

Non mi spaventa l'autorità di Cipriano, perché mi conforta l'umiltà di Cipriano!

Conosciamo certamente il grande merito di Cipriano, vescovo e martire; ma è forse più grande del merito di Pietro, apostolo e martire?

Di lui Cipriano stesso, nella lettera a Quinto dice: Neppure Pietro, che il Signore ha scelto per primo e sul quale ha edificato la sua Chiesa, ( Mt 16,18 ) nella discussione avuta con Paolo sulla circoncisione, ha rivendicato qualcosa con insolenza, né ha assunto atteggiamenti arroganti, dicendo che lui deteneva il primato e che i primi fedeli e i loro successori dovevano solo obbedirgli.

E né disprezzò Paolo per il suo passato di persecutore della Chiesa, ma ne accettò il consiglio di verità e si arrese docilmente alla giusta ragione, che Paolo difendeva, lasciandoci evidentemente una testimonianza di concordia e di pazienza, affinché non ci attacchiamo tenacemente alle nostre idee, ma, viceversa, quei suggerimenti che talvolta ci vengono dai nostri colleghi e fratelli, purché veri e legittimi, li facciamo nostri.1

Ecco il passo dove Cipriano ricorda l'episodio che anche noi abbiamo appreso dalle sante Scritture: l'apostolo Pietro, nel quale eccelle, per una grazia tanto sublime, il primato sugli Apostoli, poiché sulla questione della circoncisione era solito agire diversamente da come esigeva la verità, fu corretto dall'apostolo Paolo, suo suddito.

Così, su un punto, Pietro poté non camminare rettamente secondo la verità del Vangelo, tanto da costringere i Gentili a vivere da Giudei.

Paolo lo scrive nella lettera in cui ha chiamato Dio a testimone che egli non mentiva.

Disse infatti: In ciò che vi scrivo, lo dico davanti a Dio, io non mentisco. ( Gal 1,20 )

E dopo aver invocato la santa e tremenda testimonianza di Dio, ha narrato i fatti dicendo: Quando mi accorsi che non camminavano rettamente nella verità del Vangelo, dissi a Pietro, davanti a tutti: se tu che sei un giudeo, ti comporti da gentile e non da giudeo, perché costringi i Gentili a giudaizzarsi? ( Gal 2,14 )

Ora io dico, se Pietro, contro la regola di verità che in seguito la Chiesa ha seguito, ha potuto costringere i Gentili a giudaizzarsi, perché Cipriano, contro la regola di verità, che in seguito tutta la Chiesa ha seguito, non ha potuto costringere gli eretici e gli scismatici a ribattezzarsi?

Credo che, senza offesa per il vescovo Cipriano, il paragone con l'apostolo Pietro sia limitato alla corona del martirio.

Del resto dovrei più temere di offendere Pietro.

Chi non sa che il suo primato sugli Apostoli è da preferirsi a qualunque episcopato?

Ma se anche la dignità delle due cattedre è diversa, unica è la gloria dei due martiri; e se in qualche punto gli spiriti di questi confessori, morti per la fede nell'unità della carità, si superano a vicenda, questo lo sa il Signore, che nella misteriosa e mirabile distribuzione delle sue grazie dona il paradiso al ladrone che, il giorno stesso lo confessa una sola volta sulla croce, ( Lc 23,40ss ) mentre a Pietro, seguace del Signore, che lo rinnega tre volte, ( Mt 26,69ss ) differisce la corona.

Ma per noi sarebbe temerario dare un giudizio su questo.

Eppure, se oggi si costringesse un uomo a farsi circoncidere, secondo l'uso giudaico, per poi battezzarlo, l'umanità detesterebbe questo fatto molto di più che se lo si costringesse a farsi ribattezzare.

Di conseguenza, visto che Pietro, che lo aveva fatto, viene corretto da Paolo, suo suddito e, custodito dal vincolo della pace e dell'unità, viene condotto al martirio, con quanta maggior facilità e forza dobbiamo noi preferire la verità, confermata dalla Chiesa universale con le sue decisioni, all'autorità di un solo vescovo o al concilio di una sola provincia?

Tanto più che Cipriano stesso ha espresso il suo pensiero, in termini che dimostrano la sua volontà di restare nell'unità della pace, anche con quelli che, su questa questione, erano di diverso avviso!

Lo dimostra il suo primo discorso all'inizio del concilio citato dai Donatisti. Eccone il testo.

2.3 - Prologo degli atti del concilio di Cartagine

" Riunitisi a Cartagine, alle calende di settembre, numerosi vescovi della provincia dell'Africa, della Numidia e della Mauretania, con i presbiteri e i diaconi, presente anche la grande parte della popolazione, e letta una lettera di Giubaiano a Cipriano e la risposta di Cipriano a Giubaiano sulla questione del battesimo degli eretici, come anche la successiva risposta di Giubaiano a Cipriano, Cipriano disse: Avete ascoltato, carissimi colleghi, quanto mi ha scritto Giubaiano, nostro collega nell'episcopato, per consultare la nostra pochezza sull'illecito ed empio battesimo degli eretici, e quanto io gli ho risposto per esprimere, ben inteso, l'opinione, che abbiamo espressa a più riprese e in più occasioni: vale a dire, che gli eretici che vengono alla Chiesa, vanno battezzati e santificati con il battesimo della Chiesa.

Vi è stata anche letta un'altra lettera di Giubaiano, nella quale egli, nella sua sincera e religiosa devozione, rispondendo alla nostra lettera, non solo manifesta il suo consenso, ma ringrazia anche d'essere stato istruito.

Resta che, su questa stessa questione, esprimiamo i nostri personali pareri, senza giudicare nessuno, né allontanare dal diritto della comunione, chi pensasse diversamente.

Nessuno di noi, infatti, si costituisce vescovo dei vescovi o usa il terrore dei tiranni per costringere i suoi colleghi alla necessità dell'obbedienza, poiché ogni vescovo possiede la libertà e il potere di esprimere un proprio giudizio; e come lui non può essere giudicato da un altro, così non può giudicare gli altri.

Ma attendiamo tutti il giudizio del Signore nostro Gesù Cristo che, solo, ha il potere di preporci al governo della Chiesa e di giudicare il nostro operato ".2

3.4 - Non accontentarsi di leggere Cipriano, ma seguirne gli esempi nel custodire l'unità

Ed ora si drizzino pure, se osano, le superbe e gonfie cervici degli eretici, contro la santa umiltà di questo discorso!

O insensati Donatisti, che noi desideriamo e ci auguriamo di veder ritornare alla pace e all'unità della santa Chiesa e di vederli in essa guariti, che rispondete a questo discorso?

Voi che siete soliti opporci la lettera di Cipriano, il parere di Cipriano, il concilio di Cipriano, perché usurpate l'autorità di Cipriano a favore del vostro scisma, e respingete il suo esempio a favore della pace della Chiesa?

Chi non sa che la santa Scrittura canonica del Vecchio e del Nuovo Testamento è contenuta entro limiti ben definiti, e che è talmente superiore a tutte le successive lettere dei vescovi, che non è assolutamente possibile dubitare e discutere se ciò che dice è vero e se ciò che vi si trova è giusto?

E che invece le lettere che hanno scritto o scriveranno i vescovi, dopo la conferma del canone, possono essere corrette o da un discorso, forse più saggio, di un vescovo più competente, o da altri vescovi dotati di maggiore autorità e di più profonda sapienza, o dai concili, nel caso vi sia qualche deviazione dalla verità?

E che gli stessi concili regionali e provinciali si inchinano senza esitazione all'autorità dei concili plenari, che si tengono in tutto il mondo cristiano?

E che spesso i concili plenari precedenti vengono emendati dai successivi quando l'esperienza apre ciò che era chiuso e rivela ciò che era nascosto?

E che tutto questo si fa senza l'orgoglio della superbia sacrilega, senza la nuca gonfia di arroganza, e senza le contese causate dalla livida invidia, ma con santa umiltà, con pace cattolica, con cristiana carità?

4.5 - Anche Cipriano avrebbe accettato la verità sulla ripetizione del battesimo, se questa verità fosse stata provata definitivamente

Di conseguenza San Cipriano, che tanto più era grande quanto più era umile, e che ha amato la testimonianza di Pietro fino a dire: " Pietro ci ha offerto un esempio di concordia e di pazienza, per non farci attaccare tenacemente alle nostre idee, ma piuttosto fare nostri, purché utili e legittimi, i suggerimenti che talvolta ci vengono dai nostri fratelli e colleghi ",3 ha chiaramente mostrato di essere pronto a rivedere senza alcuna difficoltà la sua opinione, se gli si fosse dimostrato che il battesimo di Cristo possono darlo quelli che sono usciti fuori dalla Chiesa, così come non possono averlo perso quando ne sono usciti.

Ma su questo abbiamo parlato a lungo.

Noi neppure, del resto, oseremmo sostenere questa tesi, se non ci sostenesse l'unanime autorità di tutta la Chiesa, alla quale anch'egli si sarebbe senza dubbio inchinato, se fin da allora la verità fosse stata approfondita, proclamata e rafforzata da un concilio plenario.

Se egli infatti loda ed esalta Pietro, che con spirito di pazienza e di concordia accettò di essere corretto anche da un solo collega, suo suddito, con quanta più prontezza, lui e il concilio della sua provincia, si sarebbero inchinati, una volta scoperta la verità, all'autorità del mondo!

È certo, anzi, che se pure un solo vescovo gli avesse esposto e dimostrato la verità, quest'anima santa e pacifica avrebbe potuto facilmente dargli il suo consenso!

Forse lo ha fatto, ma noi non lo sappiamo.

Infatti, non tutti gli episodi accaduti in quel periodo tra i vescovi poterono essere fissati nella memoria e negli scritti, e né noi conosciamo tutto ciò che è stato fissato. In effetti, come avrebbe potuto questa faccenda, avvolta nelle fitte nebbie delle dispute, essere condotta a pieno chiarimento e alla conferma di un concilio plenario, se prima non fosse risultato che nelle regioni della terra, i vescovi di una parte e dell'altra l'avevano studiata accuratamente in molte discussioni e conferenze?

Ecco che fa la grazia della pace: quando le questioni più oscure si indagano più a lungo e, per la difficoltà di trovare una soluzione, nascono, in una fraterna discussione, pareri diversi, in attesa di arrivare ad una verità limpida, permane il vincolo dell'unità, perché non resti inguaribile, nella parte tagliata, la ferita dell'errore.

5.6 - Forse Cipriano si è anche sottomesso, ma noi non abbiamo una lettera che ce lo dica

Ecco perché accade spesso che ai più dotti una verità venga rivelata solo in parte: per verificare la loro paziente e umile carità, che è il dono più fruttuoso; per vedere come essi conservano l'unità quando, sulle questioni più oscure, i loro pareri sono discordi, e come accettano la verità, quando vengono a sapere che ne è stata proclamata una contraria alle loro idee.

Di queste due finalità, riteniamo che una sola si è manifestata nel beato Cipriano, e cioè che egli ha conservato l'unità con quanti divergevano dal suo pensiero, in quanto ha detto: " Senza giudicare nessuno, né allontanare dal diritto della comunione, chi pensasse diversamente ".4

Quanto all'altra, ossia come ha potuto accettare una verità contraria al suo pensiero, se i suoi scritti tacciono, i suoi meriti gridano.5

Non abbiamo una lettera, ma lo attesta la corona del martirio; non lo indica un concilio di vescovi, ma lo indica la schiera degli angeli.

Non è infatti una piccola dimostrazione della sua anima pacifica, l'avere meritato il martirio in quella unità, da cui egli non volle separarsi, pur avendo idee diverse.

Siamo uomini e pensare una realtà diversa da ciò che di fatto è, è tentazione umana; mentre, attaccarsi troppo alla propria opinione o rifiutarne una migliore, a costo di giungere al sacrilegio di rompere la comunione e di creare uno scisma o una eresia, è presunzione diabolica.

Viceversa, non pensare mai una cosa diversamente da quella che è in realtà, è perfezione angelica.

E giacché siamo uomini, ma nella speranza siamo angeli di Dio, ai quali saremo uguali nella resurrezione, ( Mt 22,30 ) fino a quando non avremo la perfezione dell'angelo, evitiamo la presunzione del diavolo.

Perciò l'Apostolo dice: Non vi colga tentazione, se non umana. ( 1 Cor 10,13 )

È quindi umano pensare diversamente.

Per questo Paolo dice altrove: Tutti noi che siamo perfetti dobbiamo avere questi sentimenti; e se in qualche cosa pensate diversamente, anche questo Dio vi rivelerà. ( Fil 3,15 )

Ma a chi lo rivela Dio, quando a lui piace, in questa o nell'altra vita, se non a quelli che camminano nella via della pace e non deviano verso nessuna rottura?

E tra questi non vi sono certo i Donatisti, che non hanno conosciuto la via della pace ( Sal 14,3 ) e che, proprio per questo, hanno rotto il vincolo dell'unità.

Ecco perché l'Apostolo, dopo aver detto: E se in qualche cosa pensate diversamente, anche questo Dio vi rivelerà, ( Fil 3,15 ) per evitare che fuori della via della pace essi pensassero di poter conoscere ciò che credevano in modo diverso, ha aggiunto subito: Nondimeno, là dove siamo arrivati, continuiamo il cammino. ( Fil 3,16 )

Percorrendo questo cammino con tolleranza piena di perseveranza, Cipriano, non per avere versato il sangue, ma per averlo versato nell'unità - se infatti avesse dato il suo corpo alle fiamme, senza avere la carità, non gli avrebbe giovato a niente ( 1 Cor 13,3 ) - è giunto alla luce degli angeli, mediante la confessione del martirio.

E così, se prima non l'aveva conosciuta, qui avrebbe certamente conosciuto per rivelazione, che la sua opinione era falsa; egli però non l'antepose al vincolo dell'unità.

6.7 - I Donatisti che si sono separati si trovano in grandissima contraddizione

E voi, Donatisti, che ne dite? Se la nostra opinione sul battesimo è vera, quanti all'epoca di Cipriano ne avevano una diversa, non si separarono dall'unità della Chiesa, in attesa che Dio rivelasse la verità che credevano diversa.

E perché voi avete rotto il vincolo della pace con un empio scisma?

Se invece è la vostra opinione sul battesimo che è vera, Cipriano e gli altri, con i quali, come voi dimostrate, egli ha celebrato questo concilio, rimasero nell'unità con quanti pensavano diversamente.

E perché voi avete rotto il vincolo della pace? Come scegliete siete costretti a pronunciarvi contro il vostro scisma.

Rispondete: perché vi siete separati? Perché avete eretto un altare contro il mondo?

Perché non siete in comunione con le Chiese alle quali sono state inviate le Lettere, che voi conservate e leggete e alle quali dite di conformare la vita?

Rispondete: perché vi siete separati? Certo, per non perire a causa della comunione coi malvagi.

E come mai Cipriano e tanti suoi colleghi non perirono?

Questi, pur credendo che gli eretici e gli scismatici non hanno il battesimo, e che pure erano stati accolti senza battesimo; e pur credendo che avessero su di sé i loro peccati tanto mostruosi e sacrileghi, preferirono restare in comunione con quelli che erano stati ricevuti senza battesimo, anziché separarsi dall'unità.

Cipriano infatti diceva: Senza giudicare nessuno, né allontanarlo dal diritto di comunione, se ha un'opinione diversa.6

6.8 - I giusti non muoiono vivendo insieme ai peccatori

Se per questa comunione con i cattivi i giusti muoiono, la Chiesa era finita già dai tempi di Cipriano.

E allora, da dove viene Donato? Dove è stato catechizzato? Dove battezzato?

Dove ordinato, visto che il contatto con questa comunione aveva già distrutto la Chiesa?

Se invece la Chiesa esisteva, significa che i cattivi non poterono recare nessun danno ai buoni, pur vivendo nell'unica comunione.

E perché vi siete separati? Ecco: io vedo nell'unità Cipriano e altri suoi colleghi che, riunito un concilio, hanno stabilito che i battezzati fuori della comunione della Chiesa non hanno il battesimo e quindi, quando vengono bisogna darglielo.

Ma ecco: nella stessa unità vedo altri che su questa questione hanno un parere diverso e non osano ribattezzare quelli che vengono dagli eretici e dagli scismatici, perché riconoscono in essi il battesimo di Cristo.

L'unità cattolica li accoglie tutti nel suo grembo materno, ed essi portano gli uni i pesi degli altri ( Gal 6,2 ) e si sforzano di conservare l'unità dello spirito nel vincolo della pace, ( Ef 4,3 ) in attesa che il Signore riveli a una delle due parti il proprio errore. ( Fil 3,15 )

Ora, se questi erano nella verità, venivano contaminati o no da quelli?

E se nella verità c'erano quelli, venivano contaminati o no da questi? Liberi di scegliere.

Se venivano contaminati, la Chiesa era scomparsa già da allora. Rispondete: da dove siete venuti?

Se invece la Chiesa esisteva, significa che tale comunione con i cattivi non contamina affatto i buoni. Rispondete: perché avete rotto il vincolo?

6.9 - Venendo alla Chiesa gli eretici non contaminano i buoni

Oppure gli scismatici ricevuti senza battesimo non contaminano, e i traditori dei Libri santi contaminano?

A dire il vero i traditori erano vostri: lo attestano atti chiarissimi.

E se voi aveste detto la verità nei riguardi degli accusati, avreste convinto alla vostra causa l'unità del mondo; e così voi sareste stati trattenuti e essi cacciati.

Ci avete provato e non ci siete riusciti? Allora è innocente il mondo che ha preferito credere ai giudici ecclesiastici anziché ai litiganti sconfitti.

Se poi voi vi siete rifiutati di difendere la vostra causa, è innocente il mondo che non poteva condannare degli imputati senza averli ascoltati.

Perché dunque vi siete separati dagli innocenti? No, proprio non potete difendere il sacrilegio del vostro scisma.

Ma tralascio questo e parlo di altro: se potevano contaminare dei traditori, che voi non avete convinto, ma dai quali siete stati vinti, a più forte ragione, i sacrilegi degli scismatici e degli eretici ricevuti, a parere vostro, senza battesimo, potevano contaminare Cipriano!

Eppure egli non si separò, e per il fatto che la Chiesa sussisteva, è chiaro che non poté essere contaminato.

Perché voi vi siete separati, non dico dagli innocenti, ciò che si prova, ma dagli stessi traditori, ciò che non si prova?

Oppure, come stavo dicendo, i delitti dei traditori sono più gravi di quelli degli scismatici?

Non prendiamo bilance ingannevoli, su cui pesare ciò che vogliamo e come lo vogliamo, e poi dire: " Questo è pesante, questo è leggero ".

No, prendiamo la bilancia divina presa dalle sante Scritture, come dai tesori del Signore, e con essa misuriamo per vedere ciò che è più pesante.

Anzi, non pesiamo noi, ma riconosciamo i pesi stabiliti dal Signore.

Al tempo in cui il Signore ha indicato i principali delitti da evitare con gli esempi recenti di castighi, quando cioè fu costruito e adorato un idolo, bruciato dall'ira di un re dispregiatore il Libro dei Profeti e, tentato uno scisma, allora l'idolatria fu punita con la spada, ( Es 32 ) il libro bruciato con una strage di guerra e con l'esilio in terra straniera, ( Ger 36 ) e lo scisma con una voragine; che seppellì vivi gli autori, mentre gli altri vennero divorati dal fuoco sceso dal cielo. ( Nm 16 )

Ebbene, chi potrà dubitare che il crimine più scellerato è stato quello più severamente punito?

Ora, se quanti venivano da questi sacrilegi senza battesimo, come voi dite, non contaminavano Cipriano, come potevano contaminare voi dei traditori, non accertati, ma inventati?

E anche se essi non avessero consegnato i Libri per bruciarli, ma li avessero bruciati essi stessi con le loro mani, avrebbero senza dubbio commesso un delitto meno grave, che se avessero fatto uno scisma: in effetti, il primo è stato punito con una pena più mite, il secondo con una più severa; e non ad arbitrio degli uomini, ma secondo il giudizio di Dio.

7.10 - Una risposta dei Donatisti

Perché vi siete separati? Se avete un po' di buon senso, certamente vedete anche voi che non potete trovare risposte.

Non ne siamo sprovvisti a tal punto - dicono - da non poter rispondere: È così che vogliamo.

" Chi sei tu che giudichi un servo di altri? Che egli stia in piedi o cada, riguarda il suo padrone ". ( Rm 14,4 )

Essi non capiscono che questo detto si riferisce a quelli che amavano giudicare non i fatti notori, ma le intenzioni.

Se no come potrebbe esprimere tanti giudizi, Paolo, contro gli scismi e le eresie, chiamandoli crimini?

E come si può cantare nei Salmi: Se davvero amate la giustizia, giudicate rettamente, o figli degli uomini? ( Sal 58,2 )

E perché il Signore dice: Non giudicate in base alle persone, ma esprimete un giudizio retto, ( Gv 7,24 ) se non è permesso dare giudizi su nessuno?

Infine, quando essi hanno parlato di quei traditori e hanno espresso falsi giudizi su di loro, non hanno giudicato i servi di altri?

Spettava al loro padrone vedere se stavano in piedi o cadevano.

E da ultimo, perché sui Massimianisti, sorti di recente, non hanno esitato ad esprimere un giudizio così severo, per la bocca veritiera del loro concilio plenario, come essi dicono, paragonandoli ai primi scismatici che la terra inghiottì vivi? ( Nm 16,31-33 )

Eppure alcuni di essi, come negarlo? o li condannarono, benché innocenti, o li riaccettarono, benché colpevoli.

Ma quando si dice una verità, a cui non sanno replicare, masticano brontolii sconnessi: È così che vogliamo.

" Chi sei tu che giudichi un servo di altri? Che egli stia in piedi o cada, riguarda il suo padrone ". ( Rm 14,4 )

Ora, quando scorgono una pecora ferita, nel deserto, dove sembra assente il pastore che la chiami, si scoprono i denti, si rompe la fragile gola : Saresti un buon uomo, se non fossi un traditore; pensa alla tua anima, sii cristiano.

Oh, empia rabbia! Quando a un cristiano si dice: sii cristiano, che altro gli si insegna se non a negare di essere cristiano?

Volevano forse insegnare una cosa diversa gli antichi persecutori dei cristiani, che fecero martiri quanti resistettero?

O si giudica più lieve ciò che si commette con la minaccia della spada che con l'insidia della lingua?

7.11 - I Donatisti si servono dei testi di Cipriano per coprirsi come di pelli di pecora

E ora rispondete lupi rapaci che, avidi di rivestirvi di pelli di pecora, ( Mt 7,15 ) credete che gli scritti del beato Cipriano siano a favore vostro: il sacrilegio degli scismatici contaminava o no Cipriano?

Se lo contaminava, la Chiesa era finita già da allora, e non c'era un punto da cui avreste potuto propagarvi.

Se invece non lo contaminava, quale delitto di altri può contaminare, nell'unità, gli innocenti, visto che il sacrilegio dello scisma non lo può?

Perché dunque vi siete separati? Perché, mentre fuggite i delitti più lievi da voi inventati, avete commesso il sacrilegio dello scisma, che è più grave di tutti.

Oppure vi piace ammettere che non erano più né scismatici e né eretici, quanti erano stati battezzati fuori della comunione della Chiesa, in uno scisma o in una eresia, solo perché, passando alla Chiesa e ripudiando i loro precedenti errori, avevano cessato di esserlo?

Perché, allora, se erano senza battesimo, i loro crimini non erano rimasti su di loro?

Oppure, quello era il battesimo di Cristo, e fuori della comunione della Chiesa esso non poteva giovare loro, ma quando sono venuti e hanno ripudiato l'errore passato e sono stati accolti nella pace della Chiesa per l'imposizione delle mani, allora, radicati e fondati nella carità, senza la quale gli altri doni sono infruttuosi, prese a giovare alla remissione dei peccati e alla santità della loro vita, ciò che fuori portavano senza frutto?

7.12 - La consuetudine della Chiesa di non ripetere il battesimo è antica

Non obiettateci l'autorità di Cipriano, quindi, per giustificare la ripetizione del battesimo, ma seguitene con noi l'esempio nella salvaguardia dell'unità.

Non era ancora stata approfondita la questione del battesimo, infatti, che già la Chiesa osservava la salutare consuetudine di correggere, negli eretici e negli scismatici, ciò che era distorto, di non ripetere ciò che era stato dato, di guarire la parte ferita, e di non curare quella sana.

Questa consuetudine, derivata, io credo, dalla tradizione degli Apostoli, come molte altre che non si trovano nei loro scritti e né nei concili dei loro successori, ma siccome si conservano in tutta la Chiesa, si crede che siano state tramandate e raccomandate proprio da loro; questa consuetudine molto salutare, dunque, ha iniziato, diciamo così, a correggerla,7 al dire di Cipriano, il suo predecessore Agrippino.

Sennonché, come ha dimostrato una ricerca più attenta della verità approdata, dopo molte esitazioni e oscillazioni, alla conferma di un concilio plenario, è più esatto dire che Agrippino ha iniziato a corromperla, non a correggerla.

Quando infatti scoppiò la questione sulla remissione dei peccati e sulla rinascita spirituale dell'uomo, e ci si chiedeva se esse erano possibili presso gli scismatici e gli eretici, allora, per la difficoltà di trovare una ragione e per il precedente dell'autorità di Agrippino e di molti suoi sostenitori, che, su questa questione avevano ceduto e avevano preferito costruire una cosa nuova anziché conservare una consuetudine di cui non capivano la difesa, essi gettarono negli occhi dello spirito ragioni apparenti e ostruirono il cammino della ricerca della verità.

8.13 - Perché Cipriano si oppose a questa consuetudine

Io credo che il beato Cipriano ha espresso molto liberamente il suo pensiero contrario alla consuetudine, e ne ha parlato per primo, semplicemente perché voleva ricevere, con molta gratitudine, qualcuno, se esisteva, che avesse avuto una illuminazione più chiara, e per mostrare che va imitato non solo lo zelo di chi insegna, ma anche l'umiltà di chi impara.

Se poi nessuno fosse stato capace di portare una prova tale da confutare tutte le verosimili ragioni che lo colpivano, egli sarebbe rimasto della sua idea, ben cosciente di non avere nascosto ciò che riteneva la verità e di avere conservato ciò che amava, l'unità.

Proprio in questo senso egli comprese le parole dell'Apostolo: I profeti parlino in due o tre e gli altri giudichino; ma se uno di quelli che sono seduti riceve una rivelazione, il primo taccia. ( 1 Cor 14,29-30 )

Ecco che dice infatti: In questo passo l'Apostolo ha insegnato e mostrato che molte verità vengono rivelate più chiaramente a questo o a quello, e che uno deve lottare con tenacia non per ciò che aveva appreso una volta e conservava, ma, se viene fuori qualcosa di meglio e di più utile, abbracciarlo di buon grado.8

Sicuramente con queste parole non solo sollecitò a dirsi d'accordo con lui, quanti non vedevano qualcosa di meglio, ma li esortò anche a portare, se potevano, qualche prova per meglio rafforzare la necessità di mantenere la precedente consuetudine; sicché, se vi fosse stata una prova inconfutabile, egli avrebbe potuto mostrare con quanta sincerità aveva detto: Ognuno deve lottare con tenacia non per ciò che aveva appreso una volta e conservava, ma, se viene fuori qualcosa di meglio e di più utile, abbracciarlo di buon grado.9

Ma visto che gli unici a farsi avanti erano quelli che gli opponevano la consuetudine, e che a difesa di questa, non portavano argomenti capaci di commuovere la sua grande anima, egli, da uomo serissimo, non volle rinunciare alle sue ragioni, anche se non vere, cosa che gli sfuggiva, ma comunque non vinte, solo per cedere ad una consuetudine, vera, sì, ma non ancora provata.

Tuttavia, se questa consuetudine, Agrippino per primo, e con lui alcuni suoi colleghi dell'Africa, non avessero cercato di abbandonarla, anche con le decisioni di un concilio, Cipriano non avrebbe neanche osato ragionare contro di essa; ma, turbato per una questione così complessa, e vedendo ovunque una consuetudine universale e consolidata, avrebbe preferito ritirarsi nella preghiera e nella elevazione dell'animo a Dio, per vedere e insegnare la verità che si manifestò più tardi nel concilio plenario.

Ma, ormai stanco e vedendo l'autorità del precedente concilio tenuto da Agrippino, preferì difendere, diciamo così, la scoperta dei suoi predecessori, anziché affaticarsi in ulteriori ricerche.

In effetti, alla fine della lettera a Quinto, descrive questa soluzione, come un letto sul quale, pressoché stanco, si riposò.

9.14 - È stato Agrippino ad introdurre la consuetudine di ribattezzare

Egli dice: Ecco quanto Agrippino, uomo di felice memoria, con altri suoi colleghi, che all'epoca governavano la Chiesa del Signore nella Provincia dell'Africa e della Numidia, stabilì e, dopo un esame equilibrato, fatto di comune accordo, confermò.

E la loro opinione, religiosa, legittima, salutare alla fede, e conforme alla Chiesa cattolica, l'abbiamo seguita anche noi.10

Con questa dichiarazione egli fa ben capire che avrebbe ricordato molti più particolari se, su questa questione, vi fosse stato un concilio d'oltremare o universale.

Ma ancora non era stato fatto, perché il mondo era legato dalla forza della consuetudine, e questa era il solo argomento che si opponeva a quanti volevano introdurre una novità, dato che non potevano raggiungere la verità.

In seguito, tuttavia, dopo discussioni e ricerche fatte tra molti esponenti dell'uno e dell'altro fronte, la verità non solo fu trovata, ma fu portata anche davanti all'autorità e alla forza di un concilio plenario.

Certo, avvenne dopo il martirio di Cipriano, ma prima che nascessimo noi.

Ma che questa fosse la consuetudine della Chiesa, che in seguito, dopo l'analisi dei molti lati oscuri e che la verità fu raggiunta, venne confermata da un concilio plenario, appare chiaramente anche dalle parole di Cipriano nella lettera a Giubaiano, che ricordiamo di aver letta nel concilio.

Egli dice: " Si dirà: che ne sarà, dunque, di quelli che, in passato, venendo dall'eresia alla Chiesa, sono stati ammessi senza battesimo? ".11

Qui egli mostra chiaramente come si era soliti agire, anche se a lui non piaceva, e, proprio perché cita il concilio di Agrippino, fa capire apertamente che era ben altra la consuetudine della Chiesa.

E di fatto non c'era bisogno di deciderlo nel concilio, se già esisteva una consuetudine; e durante il concilio stesso alcuni interventi dichiararono francamente che quanti avevano ritenuto di dover prendere questa decisione, lo avevano fatto contro una consuetudine della Chiesa.

Riflettano i Donatisti su quest'unica cosa a tutti evidente: se l'autorità di Cipriano va seguita, è meglio seguirla nel conservare l'unità che nel cambiare una consuetudine della Chiesa; se poi si considera il concilio di Cipriano, gli va anteposto il concilio successivo di tutta la Chiesa, della quale egli si rallegrava di essere membro; anzi, molto spesso egli ammoniva anche gli altri ad imitarlo nel conservare la compattezza dell'intero corpo.

I posteri, in effetti, antepongono i concili più recenti a quelli più antichi e, molto più giustamente, il concilio universale al particolare.

10.15 - Risposta dei Donatisti

Ma come reagiscono i Donatisti quando si dimostra che san Cipriano, anche se non ammise i battezzati nell'eresia e nello scisma, comunicava con quanti li ammettevano, visto che con molta chiarezza aveva dichiarato: Non giudicare nessuno, né allontanare nessuno dal diritto di comunione, se avesse idee diverse?12

Se è stato macchiato dalla comunione con questi, perché essi ne seguono l'autorità nel ripetere il battesimo?

Se invece dalla loro comunione non è stato macchiato, perché non ne seguono l'esempio nel conservare l'unità?

Forse che ad essi non resta che dire: " Così vogliamo noi "?

E che altro potrebbero rispondere alla parola di verità e di giustizia, i criminali, i facinorosi, i lussuriosi, gli ubriachi, gli adulteri, gli impudichi di ogni tipo, i ladri, i rapitori, gli omicidi, i ladroni, i malefici, gli idolatri? ( 1 Cor 6,9-10 )

Che altro potrebbero rispondere alla Verità che li rimprovera, se non: Questo voglio, è questo che mi piace?

E se poi sono tinti del nome cristiano, aggiungono: Chi sei tu, che giudichi il servo di un altro? ( Rm 14,4 )

Costoro nondimeno sono più modesti, perché, quando, a causa della loro condotta e delle loro azioni cattive, sono puniti dalle leggi divine e umane, non dicono di essere martiri.

I Donatisti, invece, vogliono avere, allo stesso tempo, e la vita di sacrileghi e la fama di innocenti; per le azioni criminali non ricevere nessuna pena, e per le pene giuste, ricevere la gloria dei martiri; come se la misericordia e la pazienza di Dio verso di loro, non sia tanto grande quanto più, castigandoli solo in parte, lascia loro il tempo per la penitenza, ( Sap 12,10 ) e come se non cessa di raddoppiare in questa vita i flagelli, perché riflettano sulle pene che ricevono e sul perché le ricevono, e si ravvedano.

Essi, che per la pace di Donato, hanno già accettato il battesimo dei Massimianisti, preferiscano abbracciare, per la pace di Cristo, il battesimo del mondo; si reinseriscano nella radice, si riconcilino con l'unità, e vedano che ad essi non è restato niente da dire, ma solo qualcosa da fare; di modo che, per le loro passate azioni, si offra il sacrificio della carità al Dio misericordioso, di cui hanno rotto l'unità con un crimine nefando, e i cui sacramenti hanno fatto bersaglio di continue ingiurie.

Dio infatti è misericordioso e pietoso; longanime, molto misericordioso e verace. ( Es 34,6; Sal 103,8 )

Abbraccino, nelle vita presente, il Dio misericordioso e longanime, e temano, nella futura, il Dio verace.

Egli non vuole la morte dell'empio, ma, piuttosto, che si converta e viva; ( Ez 18,23; Ez 33,11 ) egli infatti cambia la sentenza contro le ingiurie che gli vengono fatte. È la nostra esortazione!

11.16 - I Donatisti non temono di violare il battesimo di tutto il mondo

Per questo ci sono nemici, perché diciamo la verità, perché temiamo di tacere, perché abbiamo paura di smettere con tutte le nostre insistenze, perché obbediamo all'Apostolo che dice: Predica la Parola, insisti a tempo opportuno e inopportuno, ammonisci, esorta, rimprovera. ( 2 Tm 4,2 )

Essi invece, come dice il Vangelo, amano la gloria degli uomini più di quella di Dio, ( Gv 12,43 ) e mentre temono i rimproveri temporanei, non temono la condanna eterna.

Lo vedono anche essi il male che fanno, vedono di non avere nessuna risposta, ma gettano la polvere negli occhi degli ignoranti, pur essendo inghiottiti vivi, cioè, morendo consapevoli e coscienti. ( Nm 16,31-33 )

Hanno visto gente inorridire e odiarli fortemente, perché si sono divisi essi stessi in molti scismi soprattutto nella capitale dell'Africa, la celeberrima città di Cartagine.

Si sono sforzati di rappezzare i loro abiti indecenti; e credendo di poter eliminare i Massimianisti, li hanno duramente assaliti con grande impeto, per mezzo di Ottato Gildoniano, e hanno inflitto loro molti danni e persecuzioni crudelissime; dopodiché ne hanno accolti alcuni credendo di potere convertire tutti gli altri con lo stesso terrore; ma a quelli che accolsero non vollero far il grande torto di ribattezzare quelli stessi che avevano battezzato nello scisma, o meglio, di farsi ribattezzare dentro, da quelli stessi che li avevano battezzati fuori; ma in questo modo fecero un'eccezione alla loro malvagia consuetudine.

Sentono che è un atto scellerato, ormai, una volta accettato il battesimo dei Massimianisti, violare il battesimo del mondo, ( Mt 16,25 ) ma temono i loro ribattezzati; temono che non perdonino loro, se essi perdonano gli altri, e che pretendano da loro le proprie anime, se essi smettono di trucidare le anime degli altri.

12.17 - Essi hanno ricevuto gli scismatici Massimianisti per amore della pace di Donato

Sulla questione della riammissione dei Massimianisti, non sanno che rispondere.

Se dicono: " Abbiamo riammessi degli innocenti ", rispondiamo: " Dunque, avevate condannato degli innocenti ".

Se replicano: " Non lo sapevamo ", rispondiamo: " Dunque, avete giudicato avventatamente - del resto, anche dei traditori avete emesso un giudizio avventato - e siete stati falsi nel dire: Riconoscete di essere stati condannati dalla bocca veritiera di un concilio plenario; una bocca veritiera, infatti, non avrebbe potuto condannare degli innocenti ".

Se dicono: " Non li abbiamo condannati ", si legga il concilio, si leggano i nomi dei vescovi e delle città.

Se dicono: " Quello non è il nostro concilio ", si leggano gli atti proconsolari, dove non una sola volta essi hanno citato questo stesso concilio, per espellere i Massimianisti dalle basiliche e disperderli sotto il tumulto delle accuse e la violenza delle bande ausiliari.

Se dicono che Feliciano di Musti e Pretestato di Assuri, che più tardi hanno riammessi, non erano con Massimiano, si leggano gli atti con i quali chiesero ai pubblici ufficiali di espellerli dalle basiliche in nome del loro concilio, radunato contro i Massimianisti.

Se dicono: " È per amore della pace, che li abbiamo accolti ", si replichi: " Perché, allora, non riconoscete la pace vera e completa?

Chi vi ha spinto, chi vi ha costretti a riammettere, per la pace di Donato, uno scismatico condannato, e a condannare, contro la pace di Cristo, il mondo senza averlo ascoltato? ".

Se la verità li incalza, sentono di non avere niente da rispondere, e credono di non avere niente da fare; non trovano niente da dire, ma non permettiamo loro di tacere; preferiscono opporsi alla verità con parole perverse che, ammessi i loro errori, ridonarsi alla pace.

13.18 - Ritornino alla Chiesa quanti sono già stati ribattezzati e si preghi per loro

Ma chi non intuisce ciò che possono dire, essi, in cuor loro?

Ecco: " Che ne faremo, dunque, dei ribattezzati? " Si risponde: "Ritornate con loro alla Chiesa, offrite alla medicina della pace, per farli curare, quelli che avete ferito, e riconducete alla vita della carità, per farli risuscitare, quelli che avete ucciso.

Ha una grande forza di propiziarci Dio la concordia fraterna!

Sentite il Signore: Se due di voi si mettono d'accordo, qui in terra, tutto ciò che chiederete, vi sarà concesso. ( Mt 18,19 )

E se vale per due persone, a maggior ragione per due popoli!

Prostriamoci insieme davanti al Signore; condividete con noi l'unità e noi condividiamo il vostro dolore, e la carità copra la moltitudine dei peccati! ( 1 Pt 4,8 )

Prendete consiglio da S. Cipriano, considerate quanto si aspettava, egli, dal bene dell'unità, per cui non si è separato da quelli che la pensavano in modo diverso e, pur ritenendo che quanti si facevano battezzare fuori la comunione della Chiesa non avevano il battesimo, credette, tuttavia, che coloro che erano stati riammessi alla Chiesa, semplicemente, potevano ottenere, per il vincolo dell'unità, il perdono.

È così, infatti, che egli risolse la questione che si era posta, scrivendo a Giubaiano: Ma qualcuno dirà: che ne sarà di quelli che, in passato, venendo dall'eresia alla Chiesa, sono stati riammessi senza battesimo?

Il Signore è potente. Egli può dare il perdono con la sua misericordia; e tutti quelli che, ammessi semplicemente alla Chiesa, in Chiesa sono morti, non escluderli dai benefici della sua Chiesa ".13

14.19 - Se sia più dannoso non battezzarsi che ribattezzarsi

Se poi sia più dannoso non battezzarsi affatto oppure farsi ribattezzare, è difficile giudicarlo.

Io vedo bene ciò che la gente maggiormente detesta e aborrisce, e tuttavia, se adotto la bilancia del Signore, sulla quale il valore delle cose non si pesa secondo il sentimento degli uomini, ma secondo l'autorità di Dio, trovo, su entrambe le ipotesi, una frase del Signore.

A Pietro infatti disse: Chi è lavato non ha bisogno di rifarsi il bagno, ( Gv 13,10 ) mentre a Nicodemo: Se uno non rinasce dall'acqua e dallo Spirito, non entrerà nel Regno dei cieli. ( Gv 3,5 )

Ma quale sia, di fatto, il giudizio più segreto di Dio, è forse difficile che noi uomini possiamo conoscerlo!

Tuttavia, per quanto emerge dalle sole parole del testo, ognuno vede chiaramente tutta la differenza tra: Non ha bisogno di lavarsi e: Non entrerà nel Regno dei cieli.

Del resto la Chiesa stessa conserva la tradizione di non ammettere assolutamente all'altare un uomo senza battesimo; se invece è permesso ammettervi il ribattezzato, dopo la penitenza, che altro significa, se non che egli non è privo del battesimo?

Se dunque Cipriano presumeva che coloro che egli riteneva senza battesimo, ottenevano, per il vincolo dell'unità, il perdono, il Signore è potente, e proprio per il vincolo dell'unità e della pace viene placato anche dai ribattezzati, diventa benevolo verso quelli che li hanno battezzati e, in compenso della pace, condona tutti i delitti che hanno commesso nell'errore, purché offrano il sacrifico della carità che copre la moltitudine dei peccati; ( 1 Pt 4,8 ) così che egli non guarda più i molti che sono stati feriti dal loro abbandono, ma i moltissimi che vengono liberati dal loro ritorno.

Per questo vincolo della pace, Cipriano ha creduto che la divina misericordia può non escludere dai benefici della Chiesa coloro che egli riteneva esservi stati ammessi senza battesimo; e per questo stesso vincolo della pace, noi crediamo che la misericordia divina può rendere i ribattezzati degni del perdono.

15.20 - Risolto ogni dubbio circa la questione della ripetizione del battesimo, vengano, i Donatisti, alla Cattolica

La Chiesa cattolica, al tempo del beato Cipriano e ancora prima di lui, sia i ribattezzati che i non battezzati, li racchiudeva tutti nel suo grembo: e gli uni e gli altri ottennero la salvezza solo per merito della sua unità.

Se infatti quelli che venivano dagli eretici non avevano il battesimo, come sostiene Cipriano, non era corretto ammetterli; eppure egli non disperò che ricevessero il perdono dalla divina misericordia, grazie all'unità della Chiesa.

Perciò, se essi avevano il battesimo, non era corretto ribattezzarli.

Che cosa quindi li aiutava, se non la carità dell'unità, per cui, ciò che nell'amministrare il sacramento sfuggiva all'umana fragilità, la divina misericordia non lo imputava a quanti amavano la pace?

Perché allora, per paura dei vostri ribattezzati, precludete a voi e a loro l'accesso alla salvezza?

Una volta sorse un dubbio sul battesimo: coloro che la pensavano diversamente restarono nell'unità.

Ma col passare del tempo, conosciuta la verità, il dubbio venne eliminato.

La questione che, quando non era ancora chiusa, non spaventò Cipriano, fino a farlo allontanare, ora che è chiusa, invita voi a ritornare.

Venite alla Cattolica, che ora è nella certezza, e che Cipriano non abbandonò quando era nell'incertezza.

Se poi vi frastorna l'esempio di Cipriano, che ha comunicato con quelli che erano stati ricevuti con il battesimo degli eretici, dicendo apertamente: Non giudicate nessuno, e non allontanate nessuno dal diritto della comunione, se ha idee diverse;14 dove andate, disgraziati, che fate?

Fuggite voi stessi, perché siete usciti dalla comunione in cui egli rimase.

Ma se per l'abbondanza della sua carità, per l'amore fraterno e per il vincolo della pace, non poterono danneggiarlo né i suoi peccati e né quelli altrui, ritornate là, dove, sia a noi che a voi, faranno molto meno danno quelli inventati dai vostri antenati.

Indice

1 Cypr., Ep. 71, 3
2 Cypr., Sentent. episc., praef.: CSEL, 3/1, 435
3 Cypr., Ep. 71, 3
4 Cypr., Sentent. episc., praef
5 Cicerone, in Cat. 1, 8, 21
6 Cypr., Sentent. episc., praef
7 Cypr., Ep. 71, 3
8 Cypr., Ep. 71, 4
9 Cypr., Ep. 71, 4
10 Cypr., Ep. 71, 4
11 Cypr., Ep. 73, 23
12 Cypr., Sentent. episc., praef.
13 Cypr., Ep. 73, 23.
14 Cypr., Sentent. episc., praef.