Sul battesimo contro i Donatisti |
Speriamo di non essere noiosi ai nostri lettori, se trattiamo, sia pure sotto aspetti diversi, lo stesso argomento.
È vero che in tutte le nazioni, di fronte agli attacchi che gettano non poca oscurità sulla questione del battesimo, in cui si discute se tra gli eretici e gli scismatici si può trovare lo stesso battesimo della Cattolica, la santa Chiesa è garantita dall'autorità di un'antica consuetudine e di un concilio plenario; tuttavia, visto che uomini non disprezzabili, soprattutto Cipriano, hanno avuto pareri discordi anche nella stessa unità, proprio della sua autorità tentano di avvalersi contro di noi quelli che sono ben lontani dalla sua carità.
Per questo noi, ritenendo conveniente trattare ed esaminare i vari temi che abbiamo trovato nel suo concilio e nei suoi scritti, siamo costretti a riprendere, per così dire, in mano, un po' più a lungo, la stessa questione, per mostrare con quanta saggezza la Chiesa cattolica universale ha deciso che gli eretici e gli scismatici, che avevano ricevuto il battesimo di Cristo nella comunione di provenienza, siano ammessi nella comunione cattolica con questo stesso battesimo, dopo essersi corretti del loro errore, ed essersi radicati e fondati nella carità. ( Ef 3,17 )
Sicché, per quanto riguarda il sacramento del battesimo, non si desse loro ciò che avevano, ma si rendesse utile ciò che era in loro.
Certo il beato Cipriano, ora che il corpo corruttibile non appesantisce più lo spirito e la dimora terrestre non comprime più la sua mente ricca di idee, ( Sap 9,15 ) vede con più chiarezza quella verità che ha meritato di conseguire con la carità.
Aiuti, perciò, con le sue preghiere, noi che fatichiamo in questa carne mortale, come in una nube oscura, perché il Signore ci doni la grazia di imitare, per quanto possibile, le sue doti.
Se egli aveva una idea diversa e ne ha convinto alcuni fratelli e colleghi, ora, mentre vede la verità nella luce di Colui che ha amato, noi, che pure siamo di gran lunga inferiori ai suoi meriti, seguendo, secondo la nostra fragilità, l'autorità della Cattolica, di cui egli è un membro insigne e carissimo, vogliamo esporla contro gli eretici e gli scismatici.
Si tratta di uomini separati dall'unità che egli conservò, aridi della carità di cui egli fu vigoroso, decaduti dall'umiltà sulla quale egli stava stabile, e che ora egli rimprovera e condanna quanto più conosce la loro volontà di analizzare i suoi scritti, allo scopo di creare insidie e non per imitare la sua condotta nel creare la pace.
Sono come quelli che si chiamano cristiani Nazareni e che circoncidono la carne secondo il costume giudaico: eretici nati da quell'errore in cui Pietro cadde e Paolo ( Gal 2,11-14 ) lo riprese, e vi persistono ancora oggi.
Ora, come i Nazareni, mentre Pietro, che aveva il primato sugli Apostoli, ha ricevuto la corona del martirio, sono restati nella loro perversità, separati dalla Chiesa, così i Donatisti, mentre Cipriano, per l'abbondanza della sua carità, è stato accolto nella sorte dei santi con la gloria del martirio, essi si considerano esuli dall'unità e, con le loro calunnie, mettono contro la patria dell'unità un cittadino dell'unità.
Prendiamo ora le altre opinioni del concilio, ed esaminiamole con lo stesso metodo.
Marco da Nattari disse: Non ci dobbiamo meravigliare se gli eretici, nemici e avversari della verità, si appropriano del potere e della dignità di altri; ci dobbiamo meravigliare che alcuni dei nostri, traditori della verità, appoggiano gli eretici e combattono i cristiani.
Perciò abbiamo deciso che gli eretici vanno battezzati.226
Gli rispondiamo: Tutt'altro. Ci dobbiamo piuttosto meravigliare ed elogiare molto costoro, perché hanno tanto amato l'unità da non temere, pur restando nell'unità con quanti ritenevano traditori della verità, di esserne contagiati.
In verità, dopo che Marco aveva detto: Dobbiamo meravigliarci che alcuni dei nostri, traditori della verità, appoggiano gli eretici e combattono i cristiani, mi aspettavo che dicesse: Perciò noi decidiamo di non comunicare con loro.
Non ha detto questo, bensì: Perciò noi decidiamo che gli eretici vadano battezzati, conservando la premessa fatta prima dal pacifico Cipriano: Senza giudicare nessuno, né allontanarlo dal diritto della comunione, se avesse una idea diversa.227
Ora, quando i Donatisti ci calunniano chiamandoci traditori, se esistesse un Giudeo o un pagano che, letto questo concilio, chiamasse prevaricatori sia noi che loro, secondo la loro regola di unità, io vorrei sapere, proprio per confutare e cancellare un'accusa così grave, come dobbiamo difendere la nostra causa comune.
Costoro chiamano traditori quelli che né riuscirono a convincerli allora di questo crimine e né possono dimostrarlo ora; al contrario, in questo crimine, dimostrano di esserci essi.
Ma che ci importa? Di essi, che certamente sono prevaricatori, che diremo?
Se ora noi, benché a torto, veniamo detti traditori, perché accusati di essere succeduti ai traditori nella stessa comunione, a questi prevaricatori siamo succeduti tutti, dato che il partito di Donato non si era ancora diviso dall'unità al tempo del beato Cipriano.
È stato infatti dopo il suo martirio, quando ormai erano trascorsi quarant'anni e più, che c'è stata la consegna dei Libri, episodio dal quale incominciarono ad essere chiamati traditori.
Se dunque noi siamo traditori perché, come essi credono o immaginano, siamo derivati dai traditori, da quei traditori deriviamo entrambi.
Non c'è ragione, infatti, per dire che i Donatisti non sono stati in comunione con loro, visto che li chiamano i nostri.
Lo dice il concilio che essi amano citare.
Marco infatti ha detto: Alcuni dei nostri, traditori della verità, appoggiano gli eretici.228
E inoltre c'è la testimonianza di Cipriano, il quale fa capire chiaramente di essere restato nella comunione con loro, quando dice: Senza giudicare nessuno, né allontanarlo dal diritto della comunione, se ha un'opinione diversa.
Ora, una opinione diversa, l'avevano quelli che Marco chiama prevaricatori, evidentemente perché sostenevano gli eretici accogliendoli nella Chiesa senza battesimo.
Ma che la consuetudine di accoglierli così fosse questa, lo rivelano chiaramente e Cipriano, in molti suoi passi, e alcuni vescovi in questo concilio.
È evidente quindi che se gli eretici non hanno il battesimo, a quell'epoca, la Chiesa di Cristo era piena di prevaricatori che, per favorire gli eretici, li accoglievano così.
Si difenda dunque la causa comune contro l'accusa di prevaricazione che essi non possono negare, e allora si difenderà la nostra causa contro l'accusa di consegna, che non sono riusciti a dimostrare.
Ma difendiamoci come se lo avessero dimostrato.
In questo caso, la stessa risposta che ambedue daremmo a quanti ci obiettano la prevaricazione dei nostri predecessori, la daremo ai Donatisti, che ci obiettano la consegna dei nostri antenati.
Come infatti per la consegna dei nostri antenati, motivo che li indusse a separarsi, siamo morti noi, così per la prevaricazione degli antenati, parenti nostri e loro, siamo morti entrambi.
Essi, però, si considerano vivi, e credono, quindi, che quella prevaricazione non li riguardi; e allora non riguarda nemmeno noi quella consegna.
Ma secondo loro la prevaricazione è certa; secondo noi, invece, non è né vera la precedente prevaricazione, poiché diciamo che anche gli eretici possono avere il battesimo di Cristo, e né vera la successiva consegna, poiché in questa vicenda sono stati sconfitti.
Ne consegue che i Donatisti non hanno alcun motivo per separarsi da noi con l'empio crimine dello scisma; infatti, se i nostri antenati non sono stati traditori, come noi sosteniamo, la cosa non ci riguarda affatto, se invece lo sono stati, come sostengono loro, la cosa non riguarda noi, proprio come non riguardano né noi e né loro quei prevaricatori.
Così, se dall'iniquità dei nostri antenati non consegue nessun nostro delitto, dal loro scisma consegue, di certo, un loro delitto.
Sazio da Sicilibba ha detto: Se agli eretici, nel loro battesimo, i peccati sono rimessi, non hanno motivo di venire alla Chiesa.
In effetti, visto che nel giorno del giudizio si puniscono i peccati, gli eretici non hanno niente da temere dal giudizio di Cristo, se la remissione dei peccati l'hanno già ottenuta.229
3.5 - Poteva essere anche la nostra opinione; ma spetta all'autore vedere il senso che le ha dato.
Tuttavia è stata espressa in termini così sfumati, che non mi rincresce condividerla e sottoscriverla nel senso, io credo, che gli eretici possono avere il battesimo di Cristo, ma non la remissione dei peccati.
Egli non ha detto: Se gli eretici battezzano o sono battezzati, ma: Se agli eretici, nel loro battesimo, i peccati sono rimessi, non hanno motivo di venire alla Chiesa.
Ora, al posto degli eretici mettiamoci quelli che Cipriano conosceva nella Chiesa: quelli che rinunciavano al mondo solo a parole e non a fatti,230 e con altrettante parole possiamo anche noi formulare, con tutta verità, questo parere: " Se, quando si dà il battesimo ai falsi convertiti, si rimettono loro i peccati, essi non hanno motivo di condurli poi ad una vera conversione.
In effetti, se nel giorno del giudizio si puniscono i peccati, non hanno nulla da temere dal giudizio di Cristo, quanti rinunciano al mondo solo a parole e non a fatti, se essi hanno già ottenuta la remissione dei peccati ".
Questo ragionamento è completato dalla seguente frase: Essi invece debbono temere il giudizio di Cristo e convertirsi con cuore sincero; e quando lo faranno, certamente non è necessario che si ribattezzino.
Dunque, hanno potuto ricevere il battesimo e non ricevere la remissione dei peccati, o, appena rimessi i peccati, ne sono subito gravati di nuovo.
Avviene lo stesso per gli eretici.
Vittore da Gor ha detto: Se è vero che i peccati si rimettono solo nella Chiesa, chi ammette alla comunione un eretico, senza il battesimo, fa due cose irragionevoli: non purifica gli eretici e contamina i cristiani.231
Gli rispondiamo che il battesimo della Chiesa esiste anche tra gli eretici, anche se essi non sono nella Chiesa, come l'acqua del paradiso scorreva sulla terra d'Egitto, anche se questa terra non era nel paradiso.
Non è vero, quindi, che noi ammettiamo gli eretici alla comunione senza battesimo; e, se emendatisi della loro perversità, vengono da noi, non accogliamo i loro peccati, ma i sacramenti di Cristo.
Sulla remissione dei peccati, poi, richiamiamo quanto detto sopra.
Quanto alla frase conclusiva: " Fa due cose irragionevoli: non purifica gli eretici e contamina i cristiani, essa è stata respinta per primo soprattutto dallo stesso Cipriano e dai colleghi, che lo sostenevano.
Egli infatti non credette di contaminarsi, quando, per amore del vincolo della pace, decise che bisognava essere in comunione con gli altri, dicendo: Senza giudicare nessuno, né allontanare dal diritto della comunione chi avesse idee diverse.232
Ora, se è vero che gli eretici ammessi alla comunione senza essere battezzati, contaminano, contaminata è tutta la Chiesa, a causa della consuetudine tante volte qui menzionata.
E siccome i Donatisti ci chiamano traditori, per via dei nostri antenati, nei quali non sono riusciti a provare nessuna accusa, se è vero che ciascuno diventa simile a colui con cui comunica, tutti, a quell'epoca, diventarono eretici.
Ma se chi parla così è un demente, allora è falso quanto dice Vittore: Ammettere un eretico alla comunione, senza battesimo, non è purificare gli eretici, ma contaminare i cristiani.
Al contrario, se è vero, allora non erano ammessi senza battesimo, ma avevano il battesimo di Cristo, anche se dato e ricevuto presso gli eretici, quelli che si ammettevano così, secondo la consuetudine, di cui essi ammettono l'esistenza.
È quindi giusto che anche ora si ammettano così.
Aurelio da Utica ha detto: Sebbene l'Apostolo dica che non bisogna comunicare con i peccati altrui, ( 1 Tm 5,22 ) che altro fa chi comunica con gli eretici, privi del battesimo della Chiesa, se non comunicare con i peccati altrui?
Per questo ritengo che bisogna battezzare gli eretici: perché possano ricevere il perdono dei peccati, e così essere in comunione con noi.233
5.9 - Si risponde: Cipriano e tutti questi vescovi, quindi, comunicarono coi peccati altrui, in quanto restarono nella comunione coi peccatori e non allontanarono dal diritto di comunione chi dissentiva da loro.234
Dov'è, dunque, la Chiesa? Inoltre, per non parlare degli eretici: visto che le parole di questa sentenza possono applicarsi anche ad altri peccatori, come quelli che Cipriano vedeva con sé nella Chiesa, e che egli vedeva, compiangeva, rimproverava e sopportava,235 dov'è la Chiesa che, secondo questa sentenza, si ritiene finita già da allora per il contagio dei peccati?
Se invece, e questa è la verità più certa, la Chiesa è rimasta e rimane, significa che la comunione con i peccatori, che l'Apostolo vieta, ( 1 Tm 5,22 ) va interpretata come una approvazione.
Ebbene, si battezzino di nuovo gli eretici, per ricevere il perdono dei peccati, se si battezzano di nuovo i perversi e gli invidiosi che, pur avendo rinunciato al mondo a parole e non a fatti,236 hanno, sì, potuto ricevere il battesimo, ma non ottenere il perdono dei peccati, poiché il Signore dice: Se voi non perdonerete, neppure il Padre vostro perdonerà a voi. ( Mt 6,15 )
Giambo da Germaniana disse: Quanti approvano il battesimo degli eretici, disapprovano il nostro, tanto da negare che quelli che sono stati, non dico lavati, ma sporcati, fuori della Chiesa, sia necessario battezzarli nella Chiesa.237
Gli si risponde, che nessuno di noi approva il battesimo degli eretici, ma quello di Cristo, benché si trovi tra gli eretici che sono, per così dire, la paglia esterna, così come si trova tra gli altri iniqui che sono, per cosi dire, la paglia interna.
In effetti, se quanti si fanno battezzare fuori della Chiesa, non vengono lavati, ma sporcati, non v'è dubbio che quanti si fanno battezzare fuori della pietra, su cui è fondata la Chiesa, non sono lavati, ma sporcati.
Ora, sono fuori di questa pietra tutti quelli che ascoltano le parole di Cristo e non le mettono in pratica.
E se costoro vengono lavati dal battesimo, ma restano sporchi nelle loro iniquità, dalle quali non hanno voluto liberarsi per diventare migliori, lo stesso vale per gli eretici.
Luciano da Rucuma disse: Sta scritto: " E Dio vide che la luce era buona, e separò la luce dalle tenebre ". ( Gen 1,4 )
Ora, se può esserci accordo tra la luce e le tenebre, può esserci qualcosa in comune anche tra noi e gli eretici.
Perciò ritengo che gli eretici vadano battezzati.238
Gli si risponde: Se può esserci accordo tra la luce e le tenebre, può esserci qualcosa in comune anche tra i giusti e gli ingiusti.
Proponga dunque, Luciano, di battezzare gli ingiusti, che Cipriano rimproverava nella Chiesa stessa.
E se poi non sono ingiusti quelli che rinunciano al mondo a parole e non a fatti,239 dica lui chi può esserlo.
Pelagiano da Luperciana disse: Sta scritto: " O Dio è Dio, o Baal è dio ". ( 1 Re 18,21 )
Così ora: o la Chiesa è la Chiesa o è l'eresia la Chiesa.
Ora, se l'eresia non è la Chiesa, come può esservi presso gli eretici il battesimo della Chiesa?240
8.15 - Possiamo rispondergli così: O il paradiso è paradiso, o è l'Egitto il paradiso.
Ora, se l'Egitto non è il paradiso, come può trovarsi, in Egitto, l'acqua del paradiso?
Ma ci si dirà: Uscendo da lì, essa è arrivata anche laggiù.
Allo stesso modo è arrivato agli eretici il battesimo.
Parimenti diciamo: " O è la pietra la Chiesa, o è la sabbia la Chiesa.
Ora, poiché la sabbia non è la Chiesa, come si può trovare il battesimo di Cristo, presso quelli che edificano sulla sabbia ascoltando le parole di Cristo e non mettendole in pratica? ( Mt 7,26 )
Eppure vi si trova. Ugualmente presso gli eretici.
Giadro da Midila disse:241 Sappiamo che c'è un unico battesimo: quello nella Chiesa cattolica; e quindi non dobbiamo accogliere l'eretico, se non è stato battezzato presso di noi, perché non creda di essere stato battezzato fuori della Chiesa cattolica.
9.17 - Gli si risponde che se questo si dicesse degli ingiusti, che sono fuori della pietra, si direbbe certamente che è falso.
Quindi vale anche degli eretici.
10.18 - Felice da Marassana disse:242 C'è una sola fede e un solo battesimo, ( Ef 4,5 ) ma è della Chiesa cattolica che, sola, ha il potere di battezzare.
10.19 - Gli si risponde: Che fare se un altro dicesse: C'è una sola fede e un solo battesimo, ma è riservato ai giusti che, soli, possono battezzare?
Come si respingerebbero queste parole, così dobbiamo respingere questa opinione.
O forse anche gli ingiusti, che non sono cambiati neppure nel battesimo, poiché rinunciano al mondo solo a parole e non a fatti,243 appartengono alle membra della Chiesa?
Vedano se è questa la pietra, se è questa la colomba, se è questa la Sposa senza macchia né ruga. ( Ef 5,27 )
Paolo da Obba disse: Non mi preoccupa se qualcuno non difende la fede e la verità della Chiesa, visto quanto dice l'Apostolo: " E che? Se alcuni di loro si sono staccati dalla fede forse la loro infedeltà ha annullato la fedeltà di Dio?
Impossibile! Dio è verace e ogni uomo è mentitore ". ( Rm 3,3-4 )
Ora, se Dio è verace, come può trovarsi la verità del battesimo presso gli eretici, nei quali non c'è Dio?244
11.21 - Gli si risponde: E che? C'è forse Dio presso gli avari? Eppure c'è il battesimo.
Così presso gli eretici. Quelli infatti presso i quali c'è Dio, sono tempio di Dio. ( 1 Cor 3,16 )
Ora, quale accordo tra il tempio di Dio e gli idoli? ( 2 Cor 6,16 )
Ora, che l'avarizia sia una idolatria, Paolo lo pensa ( Ef 5,5 ) e Cipriano è d'accordo,245 e costui stesso è vissuto tra colleghi rapitori e tuttavia battezzatori, ricevendo il grande premio della tolleranza.
Pomponio da Dionisiana disse:246 È evidente che gli eretici non possono battezzare, né dare il perdono dei peccati; essi infatti non hanno nessun potere di sciogliere o legare in terra. ( Mt 18,18 )
12.23 - Si risponde: Questo potere non l'hanno neanche gli omicidi, quelli cioè che odiano i fratelli. ( 1 Gv 3,15 )
Non è a costoro, infatti, che è stato detto: A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi, e a chi li riterrete saranno ritenuti. ( Gv 20,23 )
Eppure battezzano e, nella stessa comunione del battesimo, Paolo li tollera ( Fil 1,15 ) e Cipriano li riconosce.247
Venanzio da Tinisa248 disse: Se un marito, partendo per un viaggio, ( Mt 25,14 ) affidasse la propria moglie ad un suo amico perché gliela custodisca, l'amico conserverebbe con tutta la cura possibile la donna affidatagli, perché nessuno violi la sua castità e santità.
Cristo, Signore e Dio nostro, tornando al Padre, ci ha affidato la sua Sposa.
La custodiamo incorrotta e inviolata, o consegniamo agli adulteri e ai corruttori la sua integrità e castità?
Ora, chi mette in comune con gli eretici il battesimo della Chiesa, abbandona agli adulteri la Sposa di Cristo
13.25 - Rispondiamo: E che? Quelli che nel battesimo si convertono a Dio con le labbra e non con il cuore, non hanno forse uno spirito adultero?
Non sono forse amanti del mondo, essi che non hanno rinunciato a fatti, ma a parole249 e che quindi corrompono i buoni costumi con i loro cattivi discorsi, ( 1 Cor 15,33 ) dicendo: Mangiamo e beviamo, domani moriamo? ( 1 Cor 15,32 )
E non ci ha forse messi in guardia da costoro, la Parola dell'Apostolo, dove ha detto: Ora io temo che come il serpente sedusse Eva, con la sua scaltrezza, così si corrompano i vostri cuori, dalla castità che è in Cristo? ( 2 Cor 11,3 )
Ora, se Cipriano aveva in comune coi peccatori il battesimo di Cristo, che forse consegnava agli adulteri la Sposa di Cristo?
O piuttosto riconosceva il monile dello Sposo ( Is 61,10 ) anche nell'adultera?
Indice |
226 | Cypr., Sentent. episc. 38 |
227 | Cypr., Sentent. episc., praef. |
228 | Cypr., Sentent. episc. 38 |
229 | Cypr., Sentent. episc. 39 |
230 | Cypr., Ep. 11, 1 |
231 | Cypr., Sentent. episc. 40 |
232 | Cypr., Sentent. episc. praef. |
233 | Cypr., Sentent. episc. 41 |
234 | Cypr., Sentent. episc., praef. |
235 | Cypr., De lapsis 6 |
236 | Cypr., Ep. 11, 1 |
237 | Cypr., Sentent. episc. 42 |
238 | Cypr., Sentent. episc. 43 |
239 | Cypr., Ep. 11, 1 |
240 | Cypr., Sentent. episc. 44 |
241 | Cypr., Sentent. episc. 45 |
242 | Cypr., Sentent. episc. 46 |
243 | Cypr., Ep. 11, 1 |
244 | Cypr., Sentent. episc. 47 |
245 | Cypr., Ep. 55, 27, 1 |
246 | Cypr., Sentent. episc. 48 |
247 | Cypr., De lapsis 6 e Ep. 11, 1 |
248 | Cypr., Sentent. episc. 49 |
249 | Cypr., Ep. 11, 1 |