La città di Dio |
Ora noto che si deve trattare e discutere senza polemica con i misericordiosi di noi cristiani, i quali non vogliono ammettere che si avrà la pena eterna per tutti gli uomini, ovvero per alcuni di loro, che il Giudice infinitamente giusto giudicherà degni del tormento della geenna, ma ritengono che dovranno esserne liberati dopo i traguardi di un determinato tempo, più lungo o più breve secondo la gravità del peccato.
Il più misericordioso in proposito fu certamente Origene,34 il quale ritenne che anche il diavolo e i suoi angeli, dopo pene più gravi e più lunghe in corrispondenza alla colpa, dovranno essere tratti fuori da quei tormenti e associati ai santi angeli.
Ma la Chiesa l'ha giustamente condannato per questo errore e alcuni altri, e soprattutto per quello dell'avvicendarsi interminabile di stati di felicità e di pena e per l'andata e il ritorno in determinati cicli di tempo dagli uni agli altri e viceversa.
L'ha condannato perché si è lasciato sfuggire proprio l'assunto per cui sembrava misericordioso nell'assegnare reali stati d'infelicità ai santi, perché in essi subivano le pene, e fittizi stati di felicità, perché in essi non avevano il godimento vero e tranquillo, cioè certo e senza timore, dell'eterno bene.
Molto diversamente erra, per un senso di umana compassione, la misericordia di coloro i quali sostengono pene temporanee degli uomini condannati nel giudizio e la felicità eterna di tutti, perché prima o poi sono liberati.
L'opinione, se è buona e vera perché è misericordiosa, sarà tanto più buona e più vera se più misericordiosa.
La sorgente di simile misericordia scaturisca allargandosi fino agli angeli dannati, da liberarsi almeno dopo molti e lunghi periodi di tempo quanto si voglia.
Non è giusto che essa sgorghi verso l'intera natura umana e quando si giungerà a quella angelica, si dissecca all'istante.
Eppure non osano andare più in là nel provare compassione e giungere alla liberazione perfino del diavolo.
Se qualcuno lo osasse, sicuramente sconfiggerebbe costoro.
Eppure si riscontra che questa teoria sbaglia, in forma tanto più biasimevole e tanto più offensiva delle giuste parole di Dio, appunto perché le sembra di avere sentimenti di maggior bontà.
Vi sono anche alcuni di tal fatta quale io ho potuto costatare nelle nostre conversazioni, i quali, sebbene apparentemente rispettino la sacra Scrittura, sono da disapprovare per la moralità e, difendendo la propria causa, assegnano più degli altri una maggiore misericordia di Dio nei confronti del genere umano.
Dicono infatti che riguardo ai peccatori e ai pagani da Dio è stata pronunciata la sentenza vera che essi meritano, ma che, quando si verrà al giudizio, la misericordia avrà il sopravvento.
Li risparmierà, dicono, Dio misericordioso per le preghiere e l'intercessione dei suoi santi. ( Mt 5,44 )
Se infatti pregavano per loro, quando li sopportavano come nemici, a più forte ragione, quando li vedranno prostrarsi umili e supplichevoli.
Non si deve credere, soggiungono, che i beati perderanno l'intimo della misericordia, quando saranno nella santità più compiuta e perfetta, sicché essi che pregavano per i nemici quando non erano senza peccato, nell'eternità non preghino più per quelli che li supplicano, quando giungeranno a non avere più il peccato.
Certamente Dio esaudirà allora tanti suoi figli e così buoni perché nella loro grande santità non troverà alcun ostacolo alla loro preghiera.
Anche quelli i quali sostengono che pure i pagani e i peccatori saranno tormentati almeno per un lungo tempo e poi tratti fuori da tutti i mali, ed essi soprattutto affermano che è a loro favore il passo del Salmo, in cui si legge: Dio si dimenticherà forse di avere pietà e reprimerà nella sua ira gli atti di misericordia? ( Sal 77,10 )
La sua ira significa, dicono, che tutti gli indegni dell'eterna felicità con il giudizio siano puniti con un tormento eterno.
Ma se permetterà che ve ne sia uno lungo o uno qualsiasi, certamente, perché questo si verifichi, reprimerà nella sua ira gli atti della sua misericordia e il Salmo invece afferma che non lo farà.
Non ha detto infatti: "Reprimerà forse a lungo nella sua ira gli atti della sua misericordia?", ma dichiara espressamente che non li reprimerà affatto.
Costoro dunque sostengono che la minaccia del giudizio di Dio non è menzognera, anche se non condannerà nessuno per lo stesso motivo per cui non possiamo considerare menzognera la sua minaccia di distruggere la città di Ninive, ( Gn 3,4 ) anche se non è avvenuto, dicono, quel che senza alcuna riserva ha predetto.
Non ha detto infatti: "Ninive sarà distrutta se non faranno penitenza e non si ravvederanno", ma senza questa aggiunta ha predetto la futura distruzione.
E credono veridica quella minaccia perché Dio predisse un evento che erano meritevoli di subire anche se non l'avrebbe realizzata.
Infatti sebbene li perdonò perché fecero penitenza, dicono essi, certamente non ignorava che l'avrebbero fatta e tuttavia predisse senza riserve e con precisione che sarebbe avvenuto il loro sterminio.
Questo rientrava, dicono, nell'imparzialità del rigore, perché ne erano meritevoli, ma non rientrava nel computo della pietà, che non represse nella sua ira per perdonare a loro, che imploravano pentiti, la pena che aveva loro minacciato perché impenitenti.
Se dunque, soggiungono, ha perdonato quando perdonando avrebbe addolorato un suo profeta santo, quanto più nell'altra vita perdonerà ad essi che imploreranno con grandi lamenti, quando tutti i suoi santi pregheranno affinché perdoni.
Ma essi pensano che la sacra Scrittura ha taciuto ciò che essi rimuginano nel loro cuore appunto perché molti si ravvedano nel timore di pene prolungate o eterne e vi sia chi possa pregare per coloro che non si sono ravveduti; tuttavia non ritengono che la parola di Dio non si sia espressa in alcun modo sull'assunto.
Certamente, dicono essi, il brano seguente: Quanto è grande la tua tenerezza, Signore, che tieni nascosta per coloro che ti temono, ( Sal 31,20 ) si propone di farci intendere che la grande tenerezza della misericordia di Dio è tenuta nascosta per inculcare il timore.
E aggiungono che l'Apostolo ha detto: Dio ha rinchiuso tutti nella mancanza di fede per avere misericordia di tutti, ( Rm 11,32 ) allo scopo d'indicare che nessuno sarà da lui condannato.
Coloro che sostengono questa teoria non estendono la loro ipotesi fino alla liberazione o non condanna del diavolo e dei suoi angeli.
Sono mossi infatti da umana pietà soltanto nei confronti degli uomini e soprattutto difendono la propria causa, assicurando una non dovuta impunità alla propria immoralità attraverso una supposta universale misericordia di Dio verso il genere umano.
Perciò li supereranno nell'esaltare la misericordia di Dio coloro che assicurano tanta impunità anche al capo dei demoni e ai suoi gregari.
Vi sono altri che assicurano la liberazione dall'eterno tormento non a tutti gli uomini ma soltanto ai purificati nel battesimo, che si rendono partecipi del corpo di Cristo, in qualunque modo siano vissuti, in qualunque eresia o colpa siano incorsi in vista delle parole di Gesù: Questo è il pane che discende dal cielo affinché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangerà di questo pane vivrà in eterno. ( Gv 6,50-51 )
Dunque è necessario, dicono, che costoro siano liberati e ammessi prima o poi alla vita eterna.
Vi sono anche alcuni i quali assegnano la vita eterna non a tutti coloro che hanno il battesimo di Cristo e il sacramento del suo corpo, ma ai soli cattolici, anche se vivono male, perché hanno mangiato il corpo di Cristo non soltanto nel sacramento, ma anche nella realtà, in quanto inseriti nel suo corpo, di cui dice l'Apostolo: Sebbene in molti siamo un solo pane, un solo corpo. ( 1 Cor 10,17 )
Questo affinché, sebbene in seguito siano caduti in qualche eresia o nell'idolatria dei pagani, soltanto perché nel corpo di Cristo, cioè nella Chiesa cattolica, hanno ricevuto il battesimo di Cristo e mangiato il suo corpo, non muoiano in eterno, ma prima o poi conseguano la vita eterna e qualunque defezione della fede, per quanto grave, non abbia influsso per essi all'eternità delle pene, ma alla loro durata e gravità.
Vi sono poi alcuni i quali con attenzione alla frase della sacra Scrittura: Chi persevererà sino alla fine sarà salvato, ( Mt 24,13 ) riferiscono il brano soltanto a quelli che rimangono fedeli alla Chiesa cattolica, anche se in essa hanno una cattiva condotta, in modo da ottenere la salvezza mediante il fuoco in virtù del fondamento di cui parla l'Apostolo: Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che è stato posto, che è Cristo Gesù.
E se uno sopra questo fondamento costruisce opere di oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l'opera di ciascuno sarà ben visibile; la saggerà quel giorno perché si manifesterà col fuoco e il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno.
Se l'opera che uno ha costruito sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa.
Se invece l'opera finirà bruciata, sarà punito, tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco. ( 1 Cor 3,11-15 )
Affermano dunque che il cristiano cattolico, di qualsiasi tenore di vita, ha Cristo per fondamento.
Nessuna eresia, troncata dall'unità del suo corpo, ha questo fondamento.
Pertanto sulla base di questo fondamento, anche se il cristiano cattolico fosse di cattiva condotta perché vi avrebbe costruito sopra opere di legno, di fieno e di paglia, egli, ritengono essi, avrà la salvezza mediante il fuoco, cioè sarà liberato dopo le pene di quel fuoco col quale nell'ultimo giudizio saranno puniti i dannati.
Taluni ritengono, come ho riscontrato, che bruceranno nell'eternità di quel tormento soltanto coloro che trascurano di fare adeguate elemosine per i propri peccati secondo il pensiero dell'apostolo Giacomo: Il giudizio sarà senza misericordia per chi non ha usato misericordia. ( Gc 2,13 )
Chi dunque l'ha usata, dicono, sebbene non abbia mutato in meglio il tenore di vita, ma pure in mezzo alle proprie elemosine si sia comportato da depravato e dissoluto, avrà per sé un giudizio con misericordia, in modo o che non sia colpito da alcuna condanna, o che dopo un po' di tempo breve oppure lungo sia assolto dalla condanna.
Perciò suppongono che lo stesso Giudice dei vivi e dei morti non ha voluto rammentare altro se non che parlerà soltanto delle elemosine elargite o no, tanto a quelli di destra, ai quali darà la vita eterna, come a quelli di sinistra che condannerà alla pena eterna. ( Mt 25,33ss )
E aggiungono che a questo si riferisce anche l'invocazione di ogni giorno nella preghiera insegnata dal Signore: Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. ( Mt 6,12 )
Chi infatti, perdonando la colpa, la rimette a chi l'ha commessa contro di lui, senza dubbio fa l'elemosina.
Il Signore stesso ha raccomandato questo dovere con le parole: Se rimetterete le colpe agli uomini, anche il Padre vostro rimetterà le vostre colpe; se invece non le rimetterete agli uomini neanche il vostro Padre, che è nei cieli, le rimetterà a voi. ( Mt 6,14-15 )
Anche a questo tipo di elemosina attiene il pensiero dell'apostolo Giacomo che vi sarà un giudizio senza misericordia per chi non ha usato misericordia.
Il Signore non ha distinto, dicono, fra colpe gravi e leggere ma: Il Padre vostro vi rimetterà le vostre colpe, se anche voi le rimetterete agli uomini.
Perciò ritengono che anche a coloro che siano vissuti da dissoluti, fino a che giungano all'ultimo giorno di questa vita, mediante questa orazione saranno rimessi ogni giorno i peccati di qualsiasi specie e gravità, come ogni giorno viene ripetuta questa invocazione, se ricordano di osservare il dovere di rimettere di cuore quando si chiede loro perdono da quelli che con una colpa qualsiasi li hanno offesi. Si deve porre fine a questo libro, quando con l'aiuto di Dio avrò risposto a tutte queste obiezioni.
Indice |
34 | Origene, De princ. 1, 6 |