Il consenso degli Evangelisti |
Matteo prosegue: Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a caricarsi della croce di lui. ( Mt 27,32 )
E così Marco: Lo portano fuori per crocifiggerlo. Allora costrinsero un tale che passava, Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce di lui. ( Mc 15,20-21 )
La cosa è narrata da Luca in questi termini: Mentre lo conducevano via presero un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù. ( Lc 23,26 )
Giovanni scrive: Presero Gesù ed uscirono.
Egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Golgota, dove lo crocifissero. ( Gv 19,16-18 )
È quindi da intendersi che nel partire verso il luogo menzionato Gesù portava lui stesso la croce, mentre Simone, di cui parlano tre degli evangelisti, fu gravato di quel peso lungo il tragitto: a lui fu imposta la croce in un secondo momento e gli fu fatta portare fino al luogo menzionato.
In tal modo riscontriamo che realmente accaddero tutt'e due le cose, e cioè sul principio quanto narrato da Giovanni, in seguito quello che riferiscono gli altri tre.
Continua Matteo: Arrivarono al luogo chiamato Golgota, cioè il Calvario.
Sul nome del luogo, completo accordo fra gli evangelisti; ( Mc 15,22; Lc 23,33; Gv 19,17 ) ma poi aggiunge Matteo: Gli davano da bere vino mescolato a fiele, ma lui, dopo averlo assaggiato, non volle berne. ( Mt 27,33-34 )
La cosa è presentata così da Marco: Gli davano da bere vino e mirra, ma lui non ne prese. ( Mc 15,23 )
Se pertanto Matteo parla di vino mescolato a fiele, lo fa per sottolineare l'amarezza di quella bevanda, in quanto il vino insieme con la mirra è di sapore amarissimo; ma poté anche succedere che quel vino fu reso amarissimo per l'aggiunta sia del fiele che della mirra.
E se Marco dice che non lo prese vuol dire che non ne fece una bevuta: lo assaggiò, come scrive Matteo, ma poi non volle berne ( così ancora Matteo ), ovvero non ne fece una bevuta, come scrive Marco, il quale omette il particolare dell'assaggio.
Matteo continua: Dopo averlo crocifisso si spartirono le sue vesti tirandole a sorte.
E, sedutisi, gli facevano la guardia. ( Mt 27,35-36 )
Ugualmente Marco: Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse quello che ciascuno dovesse prendere. ( Mc 15,24 )
E così anche Luca: Dopo essersi divise le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere. ( Lc 23,34-35 )
Breve dunque la narrazione dei tre sinottici; Giovanni al contrario espone più dettagliatamente come si svolsero i fatti e scrive: I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica.
Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo.
Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca.
Così si adempiva la Scrittura: "Si sono divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica han gettato la sorte". ( Gv 19,23-24; Sal 22,19 )
Continua Matteo: Sopra la sua testa collocarono in iscritto il motivo: Costui è Gesù, re dei Giudei. ( Mt 27,27 )
Marco prima di darci questa notizia scrive: Era l'ora terza allorché lo crocifissero; ( Mc 15,25 ) e quanto al motivo della crocifissione, egli ne parla dopo che ha parlato delle vesti che i soldati si divisero fra loro.
È un problema che bisogna trattare con la massima attenzione per non cadere in gravi errori.
Ci sono infatti degli eruditi che collocano la crocifissione del Signore all'ora terza, ritenendo poi che all'ora sesta scese quel buio che perdurò fino all'ora nona, con la conseguenza che quando scese il buio il Signore era in croce già da tre ore.
E la cosa potrebbe andare benissimo, se non ci fosse Giovanni a dirci che verso l'ora sesta Pilato si sedette in tribunale sul posto chiamato Litostrotos, in ebraico Gabbatà. ( Gv 19,13 )
Ecco le sue parole: Era la Parasceve della Pasqua, intorno all'ora sesta.
Pilato disse ai Giudei: " Ecco il vostro re! ". Ma quelli gridarono: " Crocifiggilo, crocifiggilo! ".
Disse Pilato: " Metterò in croce il vostro re? ". Risposero i sommi sacerdoti: " Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare ".
Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. ( Gv 19,14-16 )
Se pertanto verso l'ora sesta Pilato si sedette in tribunale e consegnò Gesù ai Giudei perché lo mettessero in croce, come può dirsi che all'ora terza Gesù fu crocifisso, come ritennero alcuni che non avevano capito bene le parole di Marco? ( Mc 15,33 )
13.41 Vediamo prima a che ora il Signore poté essere crocifisso, poi vedremo per qual motivo Marco afferma che lo crocifissero all'ora terza. Quand'egli fu consegnato ai Giudei per esser crocifisso, Pilato, come è stato notato, si assise in tribunale; ed era circa l'ora sesta.
Non era l'ora sesta piena ma si era sull'ora sesta; era cioè terminata l'ora quinta e anche dell'ora sesta ne era trascorso un pochino.
Gli autori sacri non usano mai dire: Cinque e un quarto, o un terzo, o cinque e mezzo, o frasi simili; ma la Scrittura è solita indicare, specie nella cronologia, il tutto per la parte.
Parlando, ad esempio, degli otto giorni alla fine dei quali Gesù salì sul monte, ( Lc 9,28 ) Matteo e Marco, considerando i giorni intermedi, dicono: Dopo sei giorni. ( Mt 17,1; Mc 9,1 )
E qui è da sottolinearsi come la frase di Giovanni è molto sfumata, in quanto non dice: "Sesta", ma: Verso l'ora sesta. ( Gv 19,14 )
Ma anche se non si fosse espresso così e avesse detto senz'altro "ora sesta", noi potremmo intendere la frase nel modo consueto della Scrittura di cui parlavo sopra e cioè prendere il tutto per la parte.
Ne risulterebbe che, quando accadde ciò che gli evangelisti riferiscono sulla crocifissione del Signore, era terminata l'ora quinta e l'ora sesta era da poco iniziata, finché, al termine della medesima ora sesta, mentre il Signore pendeva ancora dalla croce, scesero le tenebre menzionate concordemente dai tre evangelisti Matteo, Marco e Luca. ( Mt 27,45; Mc 15,33; Lc 23,44 )
13.42 Come conseguenza necessaria ci si presenta comunque un'indagine ulteriore sulle parole di Marco.
Egli ricorda che quei tali che misero in croce Gesù se ne divisero le vesti tirando a sorte quel che toccava a ciascuno, e continuando aggiunge: Era l'ora terza e lo crocifissero. ( Mc 15,24-25 )
Aveva già detto che, avendolo messo in croce, se ne spartirono le vesti; ed è quanto sottolineano anche gli altri evangelisti.
Dopo la sua crocifissione vennero divise dunque le sue vesti, e se Marco avesse voluto soltanto indicare il tempo in cui avvenne il fatto gli sarebbe bastato dire: Era l'ora terza.
Perché aggiungere: E lo crocifissero? Se scrive così, lo fa servendosi del metodo della ricapitolazione e con le sue parole vuole significarci qualcosa che troveremo solo se lo cerchiamo.
Leggendosi infatti il suo scritto in un tempo in cui tutta la Chiesa sapeva a che ora il Signore era stato inchiodato al patibolo, un simile errore poteva essere corretto e, se fosse stata una falsità, poteva essere smentita.
L'affermazione pertanto è da leggersi secondo l'intenzione dell'evangelista, il quale, sapendo certamente che il Signore non fu crocifisso dai Giudei ma dai soldati - come asserisce chiaramente Giovanni ( Gv 19,23 ) -, si propone di mettere in risalto, anche senza dirlo a parole, che a crocifiggerlo furono quelli che gridando ne ottennero la sentenza di morte più che non quegli altri che, fedeli al loro incarico, eseguirono l'ordine del loro principale.
È da ritenersi quindi che si era all'ora terza quando i Giudei gridando chiesero che il Signore venisse crocifisso; ( Mt 27,22-23; Mc 15,13-14; Lc 23,21-23 ) e si può dimostrare con certezza che il Signore fu crocifisso quando i Giudei gridando ne reclamarono la condanna, dal momento che loro stessi, per non apparire responsabili del delitto commesso, lo consegnarono a Pilato perché lo condannasse.
Lo si ricava agevolmente dalle parole che, secondo Giovanni, dissero al preside.
Avendo infatti Pilato chiesto loro: Quale accusa presentate contro quest'uomo?
Gli risposero: " Se non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato ".
Allora Pilato disse loro: " Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge! ".
Gli risposero i Giudei: " A noi non è consentito mettere a morte nessuno ". ( Gv 18,29-31 )
Or dunque quel che essi rifuggivano di far apparire come avvenuto per loro colpa, dice Marco che in realtà lo fecero proprio loro; e ciò all'ora terza, ritenendo con piena ragione che responsabile della morte del Signore fu non tanto la mano dei soldati quanto piuttosto la lingua dei Giudei.
13.43 Qualcuno potrebbe dire che non si era all'ora terza quando i Giudei reclamarono per la prima volta che Gesù fosse condannato.
È una supposizione pazzesca, e chi la sostiene si mostra nemico del Vangelo, a meno che non abbia vie diverse per risolvere la difficoltà.
Non ci sono infatti motivi convincenti per escludere che si era all'ora terza, e quindi si deve prestare fede all'evangelista che racconta la verità, più che non alle insinuazioni del primo contestatore.
Mi chiedi: Da che cosa dimostri che si era all'ora terza?
Ti rispondo: Dalla fede negli evangelisti, ai quali se credi anche tu, mi dovrai mostrare in che senso abbiano detto che il Signore fu crocifisso tanto all'ora sesta quanto all'ora terza.
Ad essere sinceri, infatti, dal racconto di Giovanni ricaviamo che si era all'ora sesta, mentre Marco parla di ora terza; e se crediamo io e tu ad entrambi gli evangelisti, mostrami una via diversa che spieghi come le due indicazioni temporali rispondano a verità e io mi adeguerò volentieri alla tua spiegazione.
A me infatti sta a cuore non la mia opinione ma la veracità del Vangelo.
E magari ci fossero tante altre spiegazioni di questo problema trovate da validi interpreti!
Ma finché non vengono fuori, fa' il favore d'accettare la mia e accordati con me.
In effetti finché un'altra soluzione non verrà fuori, quest'unica che ti ho presentata è già valida; se poi venisse fuori qualche altra soluzione e l'autore la sapesse dimostrare, sceglieremo la migliore.
L'unica cosa che non devi ritenere come conseguenza è che l'uno o l'altro dei quattro evangelisti abbia detto il falso o che ci siano errori in testi collocati nel più alto e santo vertice di autorità.
13.44 Ci potrà essere qualcuno che si ritenga capace di dimostrare che non era l'ora terza quando i Giudei reclamarono la crocifissione di Gesù, poiché Marco scrive: Pilato rispose loro di nuovo: Cosa dunque volete che io faccia al re dei Giudei?
Ed essi gridarono di nuovo: Crocifiggilo! ( Mc 15,12-13 )
Nel racconto di Marco pertanto non si accenna affatto ad intervalli ma ci si conduce immediatamente alla sentenza pronunziata da Pilato di crocifiggere il Signore: la qual cosa, al dire di Giovanni, accadde verso l'ora sesta.
Chi la pensa così tenga presente che molti avvenimenti successi in quel frattempo sono stati omessi: ad esempio tutto quello che fece Pilato nell'intento di strappare Gesù alle mani dei Giudei e i numerosi tentativi da lui fatti con grandissima tenacia e in ogni modo possibile per opporsi alle loro voglie più che insane.
Al riguardo scrive Matteo: Pilato chiese loro: Cosa dunque dovrò fare di questo Gesù, chiamato Cristo?
Gli rispondono tutti: Sia crocifisso! Noi diciamo che, quando questo accadde, si era all'ora terza.
Ma lo stesso Matteo continua aggiungendo: Allora Pilato vide che non otteneva nulla, anzi il tumulto cresceva. ( Mt 27,22-24 )
In questa serie di tentativi fatti da Pilato per liberare il Signore e nei tumulti sollevati dai Giudei in senso opposto dovettero, a quanto riteniamo, passare due ore e quindi iniziare l'ora sesta, durante la quale accadde tutto ciò che narrano gli evangelisti da quando Pilato consegnò il Salvatore ai Giudei fino al momento in cui scesero le tenebre.
Antecedentemente Matteo inserisce questo particolare: Mentre egli sedeva in tribunale sua moglie gli mandò a dire: " Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi fui molto turbata in sogno per causa sua ". ( Mt 27,19 )
In realtà Pilato sedette in tribunale più tardi; se non che, Matteo, nel riportare le cose avvenute prima, si ricordò dell'intervento della moglie di Pilato e lo volle collocare proprio in quel punto per dar risalto al motivo principale per cui egli si rifiutò sino alla fine di consegnarlo ai Giudei.
13.45 A quel che riferisce Luca, quando Pilato disse: Lo castigherò e lo lascerò libero, la folla gridò tutta insieme: Fa' fuori costui e rilascia Barabba. In quel momento però essi probabilmente non avevano chiesto che fosse crocifisso; tuttavia Pilato, sempre al dire di Luca, parlò loro di nuovo volendo rilasciare Gesù.
Ma essi si misero a gridare tutti insieme: " Crocifiggilo! ". Si deve ritenere che si era all'ora terza.
E Luca continua affermando che Pilato chiese loro per la terza volta: " Ma che male ha fatto costui?
Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte. Lo castigherò severamente e poi lo rilascerò ".
Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso; e le loro grida crescevano. ( Lc 23,16 )
Anch'egli quindi lascia intendere che ci fu un grande tumulto; e quel che chiese Pilato: Ma insomma che male ha fatto?, se vogliamo indagare dopo quanto tempo l'abbia chiesto, è lecito interpretare la notizia di Luca nel senso che ci dovette essere un tempo sufficiente per appurare la verità.
Se poi lo scrittore aggiunge che i Giudei insistevano a gran voce e il loro gridare diventava sempre più forte, tale informazione è comprensibile solo nell'ipotesi che quei Giudei notavano l'evidente intenzione di Pilato a non consegnare loro il Signore.
E siccome il rifiuto era reciso, la resa non dovette avvenire in un tempo breve ma due ore e più dovettero passare in quel tira e molla.
13.46 Pròvati a interrogare Giovanni, e vedrai quanto fu grossa l'esitazione di Pilato e per quanto tempo si rifiutò di prestarsi per quell'iniqua funzione.
Il quarto evangelista narra molto più dettagliatamente la serie degli avvenimenti, per quanto nemmeno lui, com'è ovvio, descriva tutti i particolari accaduti durante quelle due ore intere e parte dell'ora sesta. In quelle ore il preside fece flagellare Gesù e concesse ai soldati di mettergli addosso la veste da burla, di farsi beffe di lui e di infliggergli molti maltrattamenti. ( Gv 19,1-3 )
Suppongo che egli agiva così per ammansire in qualche modo la loro furia omicida e impedire che arrivassero nella loro ferocia a chiederne la morte.
Ma ecco il testo dell'evangelista: Pilato uscì fuori una seconda volta e disse: " Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa ".
Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: " Ecco l'uomo! ".
Ciò fece perché, vedendo quella figura così deturpata, si placassero; ma, al vederlo - continua l'evangelista - i sommi sacerdoti e i loro gregari seguitavano a gridare: Crocifiggilo, crocifiggilo!
Questo dovette accadere all'ora terza. Ma nota come andarono poi le cose.
Pilato disse loro: " Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa ".
Gli risposero i Giudei: " Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio ".
All'udire queste parole Pilato ebbe ancora più paura ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesù: " Di dove sei? ".
Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: " Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in croce e il potere di lasciarti libero? ".
Rispose Gesù: " Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto.
Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande ".
Da quel momento Pilato cercava di liberarlo. ( Gv 19,4-12 )
In questi tentativi fatti da Pilato per liberarlo quanto tempo pensiamo dovette trascorrere?
E quante cose dovettero esser dette da Pilato e quante furono le repliche sollevate dai Giudei contro di lui, che l'evangelista ha omesso di raccontarci? Solo alla fine i Giudei gli presentarono un motivo che valse a scuotere il preside e farlo cedere.
Narra Giovanni: I Giudei gridarono: " Se liberi costui non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare ".
Udite queste parole Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litostrotos, in ebraico Gabbatà.
Era la Parasceve della Pasqua, verso l'ora sesta. ( Gv 19,12-14 )
Se ne deduce che da quando i Giudei gridarono per la prima volta: Crocifiggilo! ( e si era all'ora terza ) fino al momento in cui Pilato sedette in tribunale, tra le riluttanze del preside e il vociare dei Giudei in tumulto, dovettero passare due ore e, terminata l'ora quinta, si era entrati da poco nell'ora sesta.
A quel punto Pilato disse ai Giudei: Ecco il vostro re. Ma loro seguitavano a vociare: Via! Crocifiggilo! ( Gv 19,14-15 )
Pilato non si lasciava facilmente spaventare nemmeno dal timore di quella calunnia; e fu in quella situazione, cioè mentre egli sedeva in tribunale, che la moglie gli mandò a dire quanto riferito da Matteo, ( Mt 27,19 ) il solo che, anticipando i fatti, ricorda questo particolare quando, seguendo il filo del suo racconto, arriva al punto che ritenne giusto per inserirvelo.
Pilato fece altri tentativi per ottenere un qualche risultato e disse loro: Debbo dunque crocifiggere il vostro re?
Risposero i sommi sacerdoti: " Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare ".
Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. ( Gv 19,15-16 )
E si mettono in cammino. Gesù è crocifisso insieme a due briganti; i soldati se ne dividono le vesti e gettano le sorti sulla tunica, sempre e in vari modi beffeggiando il condannato.
È vero che i fatti raccontati dall'evangelista e gli insulti rivolti al Signore accaddero contemporaneamente, ma è facile supporre che in tal modo trascorse l'ora sesta e sopraggiunse quel buio di cui parlano Matteo, Marco e Luca. ( Mt 27,45; Mc 15,33; Lc 23,44 )
13.47 Scompaia dunque ogni ostinazione blasfema, e si creda che il Signore Gesù Cristo fu crocifisso e all'ora terza mediante la lingua dei Giudei e all'ora sesta per mano dei soldati. In realtà nel tumultuare dei Giudei e nell'esitare di Pilato dovettero passare due ore e più, computando il tempo da quando cominciarono a gridare che lo mettesse in croce.
Ma c'è di più. Marco stesso, che è uno scrittore amante della brevità quant'altri mai, ha scelto una forma sintetica per descrivere la volontà e gli sforzi di Pilato per rimandare vivo il Signore.
Scrive: Ma quelli gridarono di nuovo: " Crocifiggilo! ", mostrando con ciò che essi già avevano gridato una prima volta chiedendo la liberazione di Barabba.
E continua: Pilato domandava loro: " Ma insomma che male ha fatto? ", usando un'espressione che nella sua brevità manifesta la durata dei fatti.
Pensando infatti anche lui al senso che intendeva doversi dare alle sue parole non scrive: " Pilato domandò loro ", ma: Pilato domandava loro: Insomma che male ha fatto?
Se infatti avesse usato l'aoristo "domandò", avremmo potuto intendere che ci fu una sola richiesta; ma usando l'imperfetto domandava, l'evangelista segnala a chi è in grado di capire la cosa che la domanda fu rivolta loro parecchie volte e in più modi finché non giunse l'ora sesta.
Consideriamo dunque quanto sia stato breve il racconto di Marco in confronto con quello di Matteo, quanto breve il racconto di Matteo in confronto con quello di Luca, quanto breve quello di Luca confrontato con quello di Giovanni, ricordando però ognuno fatti distinti, e finalmente quanto breve lo stesso racconto di Giovanni rapportato ai fatti che dovettero in realtà accadere e al tempo che fu necessario perché accadessero.
In tal modo, deposta l'insana pretesa di contrapporci al Vangelo, riterremo senza difficoltà che in quel succedersi di avvenimenti poterono trascorrere due ore e qualcosa di più.
13.48 Qualcuno può obiettare: Se le cose stanno davvero così, Marco, il quale dice che l'ora da lui chiamata terza corrispondeva effettivamente all'ora terza e che quello era il momento in cui a gran voce i Giudei chiesero che il Signore fosse crocifisso, poteva lui stesso aggiungere la nota che, così facendo, essi in quel momento confissero sulla croce Gesù.
È questo un imporre con indebita superbia i propri canoni a chi non intende altro che narrare la verità.
In conseguenza di ciò si potrebbe anche concludere che, se egli avesse narrato le cose in tal modo, il racconto fatto da tutti gli altri sarebbe dovuto procedere allo stesso modo e ordine con cui egli lo aveva stilato.
Si degni pertanto [ chi così obietta ] consentire che alla sua opinione venga anteposta quella dello stesso evangelista Marco, che ritenne opportuno disporre i fatti conforme a lui suggerito dall'ispirazione divina.
Le reminiscenze degli scrittori sacri sono infatti sottoposte alle direttive di colui che, come sta scritto, sistema le acque come meglio crede. ( Sal 29,3; Sal 33,7; Sal 77,17; Mc 4,41; Lc 8,25 )
Quanto invece alla memoria dell'uomo è noto che ondeggia da un pensiero all'altro, e nessuno può determinare cosa gli sovvenga nei diversi momenti.
Se quindi si va a indagare sul modo di procedere di quegli uomini santi e veritieri, è da ritenersi che abbiano affidato i loro ricordi, di per sé casuali e contingenti, al potere misterioso di Dio, dinanzi al quale nulla è fortuito, perché stabilisse lui l'ordine della narrazione.
Ora se le cose stanno davvero così, nessun uomo che non voglia allontanarsi del tutto dagli occhi di Dio per vagare lontano da lui sarà mai autorizzato a dire: " La tal cosa doveva essere collocata in questo e non in quel posto ", dal momento che non sa assolutamente per qual motivo Dio l'abbia fatta scrivere lì e non altrove.
In effetti, se il nostro Vangelo è - come dice l'Apostolo - coperto da un velo, lo è per coloro che vanno in perdizione. ( 2 Cor 4,3 )
E già prima aveva detto: Per gli uni siamo odore di vita che conduce alla vita, per gli altri odore di morte che conduce alla morte; e subito aveva continuato: Ma chi è in grado di [ discernere ] tali cose? ( 2 Cor 2,16 )
Vale a dire: Chi è in grado di comprendere quanto giustamente accadano cose come queste?
Al riguardo diceva lo stesso nostro Signore: Io sono venuto perché quelli che non vedono vedano, e quelli che vedono diventino ciechi. ( Gv 9,30 )
Siamo in realtà in quell'abisso della ricchezza della scienza e sapienza di Dio ( Rm 11,33 ) da cui deriva che da uno stesso impasto venga formato un vaso per usi nobili e un altro per usi vili; e a un tal uomo nato dalla carne e dal sangue si dice: O uomo, chi sei tu per sollevarti contro Dio? ( Rm 9,20 )
Anche nel nostro campo dunque è da chiedersi: Chi mai è penetrato nella mente di Dio?, o chi è stato suo consigliere ( Rm 11,34; Sap 9,13 ) allorché egli dirigeva il cuore degli evangelisti e ne suggeriva i ricordi?
È stato infatti lui, e non altri, a porli nella sommità più alta e autorevole della Chiesa, permettendo insieme che proprio per quelle loro affermazioni che possono apparire contraddittorie molti vengano accecati ( e sono coloro che vengono abbandonati perché seguano le voglie insane del loro cuore e relativi sentimenti riprovevoli ( Rm 1,24-28 ) ), mentre molti sono stimolati ad affinare la propria intelligenza e la propria pietà.
Non è da vedersi in tutto ciò un tratto dell'occulta giustizia dell'Onnipotente?
Come dice il profeta rivolto al Signore: Troppo profondi sono i tuoi pensieri, e l'insipiente non li conosce, lo stolto non li comprende. ( Sal 92,6-7 )
13.49 Mi sia qui consentita una richiesta, che è anche un richiamo, rivolta a quanti leggeranno le presenti considerazioni ricavate ed esposte con l'aiuto del Signore.
Quanto ho ritenuto esser mio dovere inserire in questo punto della trattazione vogliano tenerlo presente nell'affrontare ogni problema che contenga le stesse difficoltà.
Saranno così evitate inutili ripetizioni. Pertanto, chiunque vorrà esaminare le cose con cuore non indurito nell'incredulità scorgerà facilmente con quanta esattezza Marco abbia collocato il fatto nell'ora terza, volendo in tal modo inculcare a chi legge che proprio in quell'ora i Giudei crocifissero il Signore. ( Mc 15,25-33 )
E se viene ricordato anche il momento in cui i soldati fungendo loro da servi eseguirono la condanna, rimane vero che furono i Giudei a far ricadere il loro delitto sui Romani, fossero comandanti o semplici soldati.
Scrive l'evangelista: Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse quello che ciascuno dovesse prendere. ( Mc 15,24 )
Chi fece questo se non i soldati, come dice Giovanni? ( Gv 19,23 )
Ma affinché nessuno togliesse ai Giudei la responsabilità d'un così orrendo delitto per riversarla sui soldati scrive: Quando lo crocifissero era l'ora terza.
Se ne conclude che responsabili della crocifissione furono soprattutto coloro che in quell'ora elevarono le grida.
Ciò riscontrerà chiunque dopo indagini accurate dovrà concludere che la crocifissione eseguita dai soldati avvenne solo all'ora sesta.
13.50 Non mancano esegeti che vorrebbero identificare l'ora terza della Parasceve, ricordata da Giovanni con le parole: Era la Parasceve verso l'ora sesta, ( Gv 19,14 ) con l'ora in cui Pilato sedette in tribunale.
Ne seguirebbe che, terminata la stessa ora terza, il Signore fu crocifisso; rimase poi sospeso al patibolo per altre tre ore e alla fine spirò.
Al momento della morte, cioè all'ora sesta, scesero le tenebre, che durarono fino all'ora nona.
A detta di questi interpreti il giorno dopo del quale veniva il sabato era, sì, la Parasceve della Pasqua dei Giudei che cominciavano a celebrare gli Azzimi il sabato stesso; ma la vera Pasqua, la Pasqua dei Cristiani, non dei Giudei, si realizzava nella Passione del Signore.
Ora questa Pasqua la si cominciò a preparare - ebbe cioè la sua Parasceve - fin dall'ora nona della notte: da quando cioè i Giudei iniziarono i preparativi per uccidere il Signore.
Il nome Parasceve significa infatti preparazione.
Se dunque il computo del tempo lo facciamo iniziare dall'ora nona della notte e lo protraiamo fino al momento della crocifissione, rientrano in esso e l'ora sesta della Parasceve menzionata da Giovanni e l'ora terza del giorno di cui parla Marco.
Non occorrerebbe più dire, in tal ipotesi, che Marco ricordandosi dell'ora in cui i Giudei gridarono: Crocifiggilo, crocifiggilo! la riferisce in quel contesto come uno che proceda ricapitolando.
Egli parlerebbe esattamente dell'ora in cui il Signore fu inchiodato alla croce.
Chi tra i fedeli non accetterebbe questa soluzione per il nostro spinoso problema se si potesse trovare un qualche motivo valido per sostenere che proprio dall'ora nona della notte cominciò la Parasceve della nostra Pasqua, vale a dire la preparazione della morte di Cristo?
Se infatti diciamo che essa cominciò quando il Signore fu arrestato dai Giudei, si era all'inizio della notte; se la facciamo cominciare al momento in cui egli fu condotto in casa del suocero di Caifa, dove si tennero anche le udienze del processo da parte dei sommi sacerdoti, non aveva ancora cantato il gallo, come ricaviamo dalla notizia del rinnegamento di Pietro, che accadde durante quell'udienza; se dal momento in cui Gesù fu condotto da Pilato, si era già al mattino, com'è scritto con assoluta chiarezza.
Non ci resta altro se non collocare l'inizio della Parasceve della Pasqua, cioè della preparazione della morte del Signore, nel momento in cui ebbero inizio le udienze e tutti i sommi sacerdoti sentenziarono: Egli è reo di morte.
Tale affermazione noi troviamo in Matteo e Marco, i quali se collocano più tardi la negazione di Pietro, li si deve intendere come chi usando il metodo della ricapitolazione, colloca più tardi quello che era avvenuto prima.
Non risulta pertanto assurda la congettura di identificare l'ora nona della notte con il momento in cui, come ho detto, i Giudei sentenziarono che egli era reo di morte.
Da quell'ora fino a quando Pilato sedette in tribunale si giunse più o meno all'ora sesta, non del giorno ma della Parasceve, cioè della preparazione della morte del Signore, che è la vera Pasqua.
Quando poi l'ora sesta di detta Parasceve fu completa - e ciò coincideva con l'ora terza del giorno giunta anch'essa a compimento - il Signore fu sospeso al patibolo.
Si può dunque scegliere o questa interpretazione o l'altra, secondo la quale Marco avrebbe parlato di ora terza per esprimere fortemente la condanna dei Giudei colpevoli della crocifissione del Signore.
Secondo questo evangelista, avendo essi a forza di grida ottenuto la sua condanna, si dovrebbe concludere che a crocifiggere il Signore furono loro più che non quegli altri che con le proprie mani lo sospesero alla croce.
È un caso analogo a quello del centurione, del quale si dice che al Signore si avvicinò lui personalmente più che non quei suoi amici che egli aveva inviati avanti a sé. ( Mt 8,5; Lc 7,1 )
Senza esitazione quindi diamo per risolta la questione della cronologia dei fatti della Passione, questione che più d'ogni altra suole eccitare la stizza impudente degli attaccabrighe e turbare altri, nello stesso tempo deboli e ignoranti.
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