Opera incompiuta contro Giuliano |
Giuliano. Né infatti è diritto di alcuno accettare le premesse e rifiutare le conseguenze.
Chi dunque dice che i bambini appartengono al diritto del diavolo per la ragione che vengono generati per mezzo della mescolanza dei sessi, condanna senza dubbio la stessa mescolanza, nella quale c'è l'operazione della natura, e insieme condanna l'istituzione della natura stessa.
Agostino. Tu certo vedi cosí, ma che non sia vero ciò che vedi tu, lo vide Ambrogio, il quale disse che non sono esenti dal delitto i nati dall'uomo e dalla donna, cioè dalla mescolanza dei loro corpi54 né tuttavia egli condanna la stessa mescolanza insieme alla istituzione della natura stessa.
La mescolanza appunto dei coniugi allo scopo di procreare è un bene delle nozze.
Ma certe operazioni buone non si fanno senza il male dei vizi, cosí come certe operazioni cattive non si fanno senza il bene delle membra.
Ma per quanto grandi siano i vizi che deturpano una qualunque natura, la sua istituzione è sempre buona.
Infatti come l'istituzione del corpo è buona anche quando nasce un uomo " floscio ", e l'istituzione dell'animo è buona anche quando nasce un uomo " fatuo ", cosí l'istituzione dell'uomo stesso è buona quando egli nasce soggetto al contagio del peccato originale.
Giuliano. Le quali realtà o si negano insieme ambedue o si accettano insieme ambedue, e mentre è in nostro potere la reiezione di entrambe, non è in nostro potere tuttavia l'elezione di una senza l'altra.
Se non che il rapporto sessuale può essere piú facilmente accusato di illecita mescolanza per vizio della volontà, difendendo tuttavia la fruttificazione dei semi, che rivendicato dopo averne accusato i frutti.
La tua fluttuazione dunque che soffri tra la paura e l'empietà, non varrà a stabilire nuove regole di discussione, per cui di due realtà connesse ne accetti l'una ed escludi l'altra che le aderisce.
Pascoleranno leggeri nell'aria i cervi55 prima di negare l'effetto di cui fu posta la causa.
Esercita questo genere letterario l'apostolo Paolo quando scrive: Se i morti non risorgono, neanche il Cristo è risorto.
Se il Cristo non è risorto, è vana la vostra fede. ( 1 Cor 15,16 )
Ora però il Cristo è risorto e dunque è certa la futura risurrezione dei defunti.
E perché inculchiamo questa stessa verità a vantaggio di chi legge con un esempio piú breve: si dubiti se sia buono ciò che è giusto; io domando se tu confessi che sia onesto tutto ciò che è giusto.
Il che concesso, io aggiungo un'altra domanda: se dichiari che sia anche buono tutto ciò che è onesto.
Datomi pure questo, io concludo, te volente o nolente: Se è onesto tutto ciò che è giusto, se è buono tutto ciò che è onesto, è quindi buono tutto ciò che è giusto.
Chiunque voglia opporsi a questa conclusione dopo le due premesse, non scuote l'edificio della ragione, ma espone se stesso alla derisione.
Ora, per riportare il paragone alla nostra causa, si domanda se il peccato sia nella natura.
Io ti ho chiesto se tu concedessi che non c'è nessun peccato senza la volontà, e tu hai acconsentito, come attestano i tuoi detti.
Ho aggiunto se tu reputassi che in un bambino ci sia la volontà, e hai negato anche questo.
Che cosa segue come terza proposizione, se non c'è il peccato senza la volontà?
Questa conclusione è tanto certa che non la potrebbero smontare neppure gli Accademici, i quali hanno come loro ricchezza quella di ritenere che nulla sia certo.
Tu dunque, negando, dopo aver posto le due precedenti proposizioni, la terza proposizione, nella quale c'è l'effetto delle altre due, non demolisci le fondamenta della ragione, ma tradisci il tuo pazzo furore.
Agostino. Ma è mai possibile che tu sia cosí insipiente da reputare che il peccato non sia nella natura, dal momento che il peccato non può assolutamente essere se non nella natura?
Infatti o è nell'angelo o è nell'uomo, ed essi sono senza dubbio due nature: se dunque il peccato non fosse in nessuna di queste nature, non sarebbe certamente in nessun dove.
E per questo, proponendo la questione se il peccato sia nella natura, avevi inteso insegnare che il peccato non è nella natura: tu intendi dunque, se non sei eccessivamente vano, che vana è stata la tua intenzione e in vano hai posto cotesta questione.
Ecco, io demolisco le fondamenta della tua ragione, perché non è una ragione vera, e tuttavia non tradisco, come tu motteggi, il mio pazzo furore, bensí il tuo errore.
Concesse infatti le due premesse che tu assumi, io nego la terza proposizione semplicemente perché non c'è in essa l'effetto di quelle due, come pensi tu.
In tanto appunto io concedo che non c'è il peccato senza la volontà, in quanto il peccato non può essere commesso senza la volontà.
Ma per un'altra ragione invece si dice con esattezza che c'è il peccato senza la volontà, in quanto il peccato permane, finché non sia rimesso, anche cessando la volontà con la quale è stato fatto.
Ugualmente io concedo che non c'è il peccato senza la volontà, perché anche il peccato originale non fu fatto senza la volontà di colui dal quale ebbe inizio la stessa origine.
Perciò, se oltre a concedere che non c'è il peccato senza la volontà, concedo pure che non c'è volontà nel bambino, da queste due premesse non si conclude alla terza proposizione che nel bambino non ci sia il peccato.
Si concluderebbe invece, se, come concedo che non c'è il peccato senza la volontà, cosí concedessi che non ci sia in alcuno il peccato senza la volontà propria di lui.
Pertanto il bambino non ha certamente la volontà del peccato, ma non avrebbe il peccato se non nel caso che non avesse peccato con la volontà colui dal quale il bambino ha contratto il peccato.
Infatti qualcosa di simile si può dire anche della stessa natività dell'uomo.
Se per esempio tu dicessi: Nessuno nasce se non per volontà, non senza ragione te lo concederei.
Se invece tu dicessi: Nessuno nasce se non per sua propria volontà, non te lo concederei.
In cotesto modo pertanto, poiché trattiamo del peccato del bambino, il peccato originale di lui, cosí come la stessa nascita di lui, non poté essere senza la volontà, ma non la volontà di lui.
Giuliano. Se dunque quei sacerdoti, dei quali ora dilucidiamo i detti, udissero che si dubita se sia buona la mescolanza coniugale, e se io chiedessi a loro se i corpi siano stati formati da Dio, lo confesserebbero.
E dopo questa concessione aggiungerei se ammettessero che le nozze siano state ordinate da Dio.
E avutane ugualmente la conferma, chiederei di nuovo se ci fosse la generazione senza la mescolanza.
E negato questo, che cosa ne seguirebbe?
Evidentemente questo: se non per mezzo di Dio il corpo, se non per mezzo del corpo la mescolanza, se non per mezzo della mescolanza la generazione, al medesimo autore appartengono e il feto e la mescolanza al quale appartengono i corpi.
Agostino. Ma è forse questa la questione che si dibatte tra noi: se sia buona la mescolanza coniugale, dato che la diciamo buona e gli uni e gli altri?
Che cos'è dunque il tuo sentire cosí cattivo nei riguardi di quei sacerdoti, dei quali non dilucidi i detti, come mentisci, ma li sporchi; cosí cattivo, ripeto, da volerli persuadere, quasi che ne dubitino, di una verità di cui dimostri non dubitare né essi né noi?
È buona la mescolanza coniugale che avviene per procreare.
Ma Ambrogio, il quale disse che dalla mescolanza dei due sessi nessuno nasce esente dal delitto, non biasimò la mescolanza coniugale, bensí vide il male per il cui buon uso avviene la procreazione, che nessun cattolico dubita sia una buona operazione.
Tu parli parole insensate, tu sprechi il tempo in discussioni superflue, tu ti allontani dal tema, tu ti sforzi di dimostrare ciò di cui nessuno dubita, come se qualcuno ne dubitasse o anche lo negasse.
Che meraviglia dunque che tu faccia cosí tanti libri, e libri cosí tanto vani?
Giuliano. A questo risultato annuirebbero senza dubbio da saggi personaggi cattolici quei sacerdoti, e vedendo che nessun altro all'infuori del vero Dio ha fatto nulla nei sensi della carne, nulla nei feti dei sessi, e vedendo d'altra parte che Dio non ha fatto nulla che fosse un male e che il male non è altro che la mala volontà, peccante senza nessuna costrizione di elementi naturali, pronunzierebbero certamente che i manichei e i traduciani schiantarono per i fulmini corruscanti della ragione cattolica.
Agostino. Per quale ragione dunque di coloro che tu dici personaggi saggi e sacerdoti cattolici, mentisci senza nessun pudore di difendere e di dilucidare i detti, se anche da se stessi schiantano per i tuoi fulmini?
Se invece sono difesi e dilucidati e per questo rimangono integri i loro detti, sei tu piuttosto ad essere fulminato da essi.
Infatti quello che dice Ambrogio, che nessun uomo concepito in forza della mescolanza dei due sessi è esente dal delitto, o è falso o è vero.
Se lo dici falso, impugni dunque i detti di personaggi saggi e di sacerdoti cattolici, come tu li confessi; non li difendi, né li dilucidi.
Se al contrario, perché siano meritatamente difesi e dilucidati, concedi che sia vero, tu piuttosto sei fulminato dai detti di quegli antistiti cattolici.
Com'è dunque che ti vanti e dici che quei beatissimi e dottissimi personaggi, se avessero udito i tuoi sillogismi, avrebbero pronunciato che noi, chiamati da te manichei e traduciani, schiantiamo per i fulmini corruscanti della ragione cattolica?
Lo pronunzierebbero quindi contro se stessi e dimostrerebbero che essi stessi schiantarono insieme con noi sotto la tua fulminazione!
Perché non hai il coraggio di dire direttamente ciò che mostri di dire obliquamente?
In compagnia di Ambrogio noi confessiamo il peccato originale e tu scagli fulmini con tale veemenza che per queste affermazioni, comuni a noi e a lui, noi schiantiamo ed egli è dilucidato!
Vano tu sei: non lo distingui da noi, accusi assolutamente e noi e lui, né tuttavia fulmini o noi o lui, se non vuoi violare la testimonianza del tuo dottore Pelagio, il quale disse che nemmeno un nemico osò criticare la fede di Ambrogio e la sua purissima intellezione delle Scritture.56
Onde nemmeno tu, sebbene ti faccia sufficientemente conoscere come nemico della sua fede e della sua purissima intellezione delle Scritture, osi tuttavia riprenderlo, ma riprendendo me pensi d'indicare che cosa egli dica di male.
O uomo confitto e non confesso, una forza prepotente ti costringe ad espirare caliginose ipocrisie; inutilmente fingi l'impeto di una forza fulminante, mentre piuttosto spiri il fumo di un fulminato.
Queste sono certamente le prove con le quali ti sforzi d'insegnare ad Ambrogio e agli altri dottori suoi colleghi la non esistenza del peccato originale: il fatto che Dio ha formato i corpi e ha ordinato le nozze, il fatto che non ci sarebbe la generazione senza la unione.
Si concedono queste verità, si concedono anche le verità che aggiungi, cioè: Il feto e la mescolanza appartengono al medesimo autore al quale appartengono i corpi, se tuttavia dicendo questo hai voluto far intendere la mescolanza coniugale.
Per quanto si conosca che ciò è vero per se stesso e non sia conseguente al tuo ragionamento.
Altrimenti, dicendo tu: Se non per mezzo di Dio il corpo, se non per mezzo del corpo la mescolanza; e volendo tu concludere da questo: La mescolanza appartiene al medesimo autore al quale appartengono i corpi, un altro può dire: Se non per mezzo di Dio i corpi, se non per mezzo del corpo l'adulterio, al medesimo autore appartiene l'adulterio al quale appartiene il corpo.
Il che tu vedi con quanta offesa si dica di Dio e quanto di male insegnino i tuoi sillogismi.
Come dunque non segue che si addebiti a Dio l'adulterio per il fatto che esso non avviene se non per mezzo del corpo di cui è autore Dio, cosí non segue che si attribuisca a Dio la mescolanza sessuale perché non avviene se non per mezzo del corpo di cui è autore Dio.
Ma tuttavia noi concediamo che tassativamente la mescolanza coniugale, praticata per procreare, è da attribuire alla istituzione di Dio, non perché sia una verità deducibile dalle tue premesse, ma perché risulta vero per altre considerazioni.
Il risultato invece che vuoi ottenere da questo né è conseguente a quelle premesse, né è vero.
Infatti né la creazione del corpo da parte di Dio, né l'istituzione divina delle nozze dalla cui unione nasce il feto, né la creazione divina degli stessi feti dei viventi, rendono vero quello che tu aggiungi: Nessun altro all'infuori del vero Dio ha fatto nulla nei sensi della carne, nulla nei feti dei sessi.
Dove fece infatti il diavolo il male che fece insieme ai primi uomini se non anche nei sensi della loro carne?
Da una mala suasione fu appunto corrotto il senso, quando fu prestato l'assenso a peccare.
E dove fece il diavolo tutto ciò che fece di male in seguito al genere umano se non nei feti dei sessi, ossia nei figli degli uomini?
Che mai dici poi: Dio non ha fatto nulla che sia male? Non è forse un male per i dannati la geenna?
Chi ti crede inoltre quando dici: Il male non è altro che la volontà cattiva, peccante senza nessuna costrizione di elementi naturali?
Per tacere degli innumerevoli mali che soffrono contro la loro volontà gli angeli cattivi e gli uomini, non si temerà l'eterno supplizio, il quale ed è il massimo male e non è una mala volontà, ma la pena di una mala volontà?
Questi sono i tuoi ragionamenti per i quali reputi che sia un fulmine la tua parola, mentre è cenere il tuo cuore.
Giuliano. Finiscila dunque d'incriminare personaggi dalla testa sana e antistiti delle Chiese: non si assoggettino a giudizio le loro interpretazioni un po' negligenti.
Né infatti merita ira una breve esitazione, ma una pertinace ostinazione.
Imitiamo in modo assoluto quel loro zelo con il quale edificarono i popoli esortando, scongiurando, condannando.
Avrebbero forse fatto qualcosa di tutto questo, se alla vostra maniera avessero creduto nei peccati non volontari, ma naturali?
Agostino. Anche noi secondo le nostre possibilità edifichiamo i popoli esortando, scongiurando, condannando, come fece Ambrogio, e tuttavia sul peccato originale sentiamo e diciamo ciò che sentí e disse Ambrogio, né da solo, ma con gli altri suoi grandi colleghi.
I quali antistiti delle Chiese, poiché li dici personaggi dalla testa sana, con quale testa li riprendi tu ferocemente e difendi ipocritamente le verità che essi impararono ed insegnarono con la piú nota concordanza tra loro, e rimproveri me di essere un loro incriminatore, mentre mi vedi loro difensore contro i crimini tuoi che tu opponi ad essi obliquamente?
Tu dici: Non si assoggettino a giudizio le loro interpretazioni un po' negligenti; è forse cosí che difendi e dilucidi i loro detti?
O piuttosto sotto l'etichetta della negligenza li biasimi e li accusi e senza lasciare dubbi a nessuno condanni quei loro detti che tu dici scappati a loro negligentemente e quindi falsi?
Ti preghiamo, se asserisci che sono falsi i detti che difendi, devi asserire che sono veri i detti che riprendi.
Non merita ira, tu dici, una breve esitazione, ma una pertinace ostinazione; come se tu fornissi qualche prova a dimostrazione che essi, non dico dopo una breve ma dopo una lunga ostinazione, almeno in fin di vita cambiarono sentenza sul peccato originale.
Tu parli parole vane, tu parli parole insane, tu parli parole perverse e avverse alla tua salvezza.
Càlmati, ti scongiuro. Perché parli cosí tanto?
Giuliano. Ma procediamo a ciò che rimane.
Non vale assolutamente nulla che tu dica che attribuisci al diavolo non i corpi, ma i delitti. Sei tutto preso, come abbiamo indicato frequentemente, dalla sola mira di evitare l'odiosità di Manicheo, di cui sprizzi il veleno.
I corpi infatti, proprio i corpi, sono assegnati da te al principe delle tenebre, i corpi dei quali professi diabolica la mescolanza, dei quali accusi i genitali, dei quali accusi i movimenti, dei quali accusi i frutti.
Tu condanni palesemente per effetto del tuo primo indottrinamento le membra e non i vizi, tant'è vero che dici diabolico ciò che anche Manicheo, come ho documentato dai suoi scritti, si indigna che viga nei sessi.
E perché il nostro lettore abbia in un breve riassunto l'essenziale da ritenere, ti dirò: o dimostra l'esistenza della volontà nei bambini, o depenna da essi il crimine.
E poiché non lo fai, ma asserisci che essi sono posseduti dal diavolo proprio perché sono stati generati mediante la mescolanza dei corpi, fai capire che attribuisci al potere avversario non i peccati, che non esistono senza la volontà, ma i corpi stessi.
Come dunque è naturale ed istituita da Dio quella libidine che si trova e negli uomini e nelle bestie, cosí è stata concepita non meno dalla stoltezza che dalla empietà cotesta libidine che tu soffri nella varietà della tua discussione e che ti sbatte tra dogmi vari e contrari.
Non a torto noi dunque separiamo Ambrogio dalla vostra coorte, né lo chiamiamo manicheo come chiedi tu.
Agostino. Hai fatto una faticaccia completamente inutile per arrivare a cotesta tua conclusione falsa e ridicola attraverso anfratti lunghi e tortuosi, intriganti e sguscianti; conclusione dove dici: Non ingiustamente voi separate Ambrogio dalla nostra coorte, né lo dite manicheo.
Se non dici manicheo lui, nemmeno assolutamente me devi dire manicheo.
Ma se reputi di dover dire manicheo me, sei forzato a dire manicheo anche lui e tutti quei grandi e chiari dottori della Chiesa, che sul peccato originale, per il quale mi dici manicheo, dicono senza nessuna oscurità e ambiguità ciò che dico io, come l'ho dimostrato con sufficiente evidenza nel primo e nel secondo dei sei libri pubblicati da me contro quattro dei tuoi.
Ma evidentemente Ambrogio rimarrebbe atterrito dalla tua dialettica, se sopravvivesse in questi giorni e, trovando falsa la sua sentenza per le sue false conseguenze, non ardirebbe dire ulteriormente che i bambini nati dalla mescolanza dei sessi non sono esenti dal delitto, per non costituirli a causa di ciò sotto il potere del diavolo: allora dunque, te dottore, smetterebbe di essere manicheo.
Oh che perse a non poterti ascoltare!
Conseguentemente, poiché è per questo modo di sentire che mi dici manicheo, Ambrogio, perseverando certamente in tal modo di sentire, partí da questa vita manicheo, per tua testimonianza.
Non devi dunque difenderlo, perché in nessun modo lo puoi, ma lo devi compatire, perché non lo puoi piú istruire.
Il che se tu avessi potuto fare, egli preso dal tuo magistero e compreso di esso, avrebbe certamente proibito nella Chiesa che reggeva di esorcizzare e d'insufflare i bambini battezzandi, perché in tante innocenti immagini di Dio, per nessuna ragione, come asserisci tu, costituite sotto il potere del diavolo, si recasse a Dio stesso tanto grave ed insigne offesa.
Il che se tuttavia Ambrogio avesse proibito di fare, sarebbe stato cacciato via con voi dalla Chiesa cattolica.
Lungi infatti da me chiamare correzione questa che è piuttosto una circonvenzione.
Lungi dunque da un tale signore insistere con voi contro la madre Cattolica, ma invitto egli avrebbe resistito a voi in difesa della Cattolica.
Cos'è quindi che ti fa reputare di dovermi separare da lui in questa causa?
Che attraverso la mescolanza dei corpi del maschio e della femmina nessuno nasca esente dal delitto lo dico io come lui, né tuttavia attribuisco i corpi alla creazione del diavolo, perché nemmeno lui; come ambedue incolpiamo il vizio della natura, cosí ambedue veneriamo l'autore della natura.
Se dire che la concupiscenza della carne, concupiscente contro lo spirito, si è mutata in natura a causa della prevaricazione del primo uomo, questo vuol dire che io accuso le membra e non i vizi, lo ha fatto anche lui; se invece da una fonte c'è l'origine dei vizi e da un'altra fonte c'è l'origine delle membra, né io, né lui accusiamo le membra.
Che nei nascenti ci sia una volontà propria né lo dice Ambrogio, né lo dico io; tuttavia che per la volontà prevaricatrice del primo uomo sia stato provocato il vizio della concupiscenza, dal quale coloro che nascono in forza della mescolanza dei sessi traggono il peccato originale, e lo dice Ambrogio e lo dico io.
Ambedue quindi assegniamo al potere avversario gli uomini che sono nati, prima che siano rinati, non per la loro sostanza, della quale è creatore Dio, ma per il peccato, entrato a causa di un solo uomo e passato in tutti gli uomini, di cui è ispiratore il diavolo.
Come fai a mentire con sfacciatissima faccia dicendo che tu difendi e dilucidi i detti di Ambrogio e di altri simili personaggi?
Chi è talmente cieco da non vedere che tu li riprendi e io li difendo, che tu li sporchi e io li dilucido?
Sono di Ambrogio che parla del Cristo questi detti: Perciò e come uomo, scrive, fu provato in tutto e a somiglianza degli uomini sopportò tutto, ma come nato dallo Spirito si astenne dal peccato.
Ogni uomo infatti è mentitore e nessuno è senza peccato all'infuori dell'unico Dio.
Resta dunque evidente che nessuno, venendo dall'uomo e dalla donna, ossia per mezzo di quella mescolanza dei corpi, è esente dal delitto.
Chi poi fosse esente dal delitto, dovrebbe essere esente pure da simile concepimento.57
Cotesti detti tu dici che sono falsissimi e che contengono l'infame dogma manicheo, e perciò tu riprendi e sporchi i detti di Ambrogio.
Io invece e li dico apertamente verissimi e dimostro, come ho già fatto, che non soltanto non sono amici di Manicheo, ma anzi gli sono anche nemici; io quindi piuttosto li difendo e li dilucido dalle tue nefande incriminazioni.
Se dunque Ambrogio sia nostro o sia vostro lo vedete anche voi; ma poiché avete paura degli uomini che amano Ambrogio, certo vi sforzate ipocritamente di scusarlo, mentre è provato che lo accusate atrocemente.
Giuliano. Il quale insulto di essere manicheo dici che gli fu fatto da Gioviniano:58 nel che tuttavia io giudico che tu mentisca.
Ma concediamo che almeno di Gioviniano tu possa essere un accusatore vero e che Ambrogio sia stato chiamato manicheo da lui; ma risulta che quella fu una pazzia.
Non poteva infatti assolutamente essere chiamato manicheo chi predicava la bontà della natura, chi predicava la volontarietà dei peccati, chi predicava la istituzione divina delle nozze, chi predicava la creazione divina dei bambini.
Se dunque Gioviniano considerò la superiorità della verginità come una denigrazione delle nozze, non seppe davvero quello che diceva.
Altro è infatti la contrarietà, altro è l'ordine della gerarchia.
Lodare il bene è appunto un gradino verso il meglio, ma la diffamazione della natura è la via che porta a Manicheo.
Poiché dunque Ambrogio non condannava le nozze, né diceva la mescolanza dei coniugi o un'operazione diabolica o una necessità di peccato, sbagliò Gioviniano ad equipararlo a Manicheo e a reputare che non ci fosse nessuna differenza tra un accusatore delle nozze e un lodatore di esse.
Infatti se Ambrogio ha detto che gli uomini, generati dalla congiunzione dei corpi, legittima e istituita da Dio, dopo che hanno cominciato ad avere l'uso di ragione, per iniziativa propria e per l'imitazione dei reprobi, sono stati " mentitori ", non ha voluto tuttavia far apparire questo congiungimento come una menzogna necessaria, ma come segno di universalità.
Tale è infatti ciò che ha detto: I figli dei genitori mentiscono, quale sarebbe se avesse detto: Ogni uomo, intendo solamente chi è responsabile del proprio arbitrio, ha qualche volta mentito; sapeva appunto che nessuno esisté senza la mescolanza dei genitori, eccetto il Cristo.
Quindi con l'operazione coniugale Ambrogio, da uomo prudente, non volle indicare l'iniquità, ma la generalità.
Del Cristo invece dichiarò che evitò ogni menzogna, e lo provò con il miracolo della madre.
E questo lo strepita certamente contro Girolamo, di cui tu sei un accolito e che tentò di affibbiare al Cristo esplicitissimamente la menzogna.
Non fu dunque giusto chiamare manicheo - se tuttavia è stato chiamato - Ambrogio che contro il vostro errore frequentò la celebrazione delle creature.
Agostino. La celebrazione delle creature la frequentiamo anche noi.
Cos'è dunque quello che dici: Ambrogio lo fa contro il nostro errore, mentre lo fa secondo la nostra fede?
Quale senso poi egli abbia dato alle sue parole che io ho opposte a te e che tu hai avuto paura di ricordare, perché le tue tenebre non fossero accusate dalla chiarissima luce di quelle parole, lo dimostra Ambrogio anche in altri passi dei suoi scritti, non in tal modo che cotesta sentenza appaia quasi sfuggita una volta tanto a lui un po' negligente, come parli tu, e un po' incauto, bensí per dichiarare con una espressione abbastanza fluida il suo dogma sul peccato originale, perché è il dogma cattolico.
Perché dunque e secondo quale ragione abbia scritto: Resta quindi evidente che nessuno, venendo dall'uomo e dalla donna, ossia da quella mescolanza dei corpi, è esente dal delitto.
Chi poi fosse esente dal delitto, dovrebbe essere esente pure da simile concepimento, poiché qui non volle intendere, come tu favelli, i peccati degli uomini dopo che hanno cominciato ad avere l'uso della ragione, ma il peccato originale, poni attenzione a cosa dica altrove: Il Giordano, dice, voltato indietro significò i futuri misteri del lavacro salutare, per mezzo dei quali i bambini che siano stati battezzati si rinnovano dalla malizia ai primordi della loro natura.59
Dimmi, Giuliano, da quale malizia, se non contraggono il peccato originale.
Ascolta da un altro testo ancora: Infatti il coito virile non ruppe l'intimità della vulva verginale, ma lo Spirito Santo infuse nell'utero inviolabile un seme immacolato.
Tra i nati di donna infatti il Signore Gesú, completamente santo, non sentí per la novità di un parto immacolato i contagi della corruzione e li respinse con la sua celeste maestà.60
Rispondi, Giuliano, quali siano i contagi della corruzione che il Signore Gesú, solo tra i nati da donna, non sentí per la novità di un parto immacolato.
Ascolta ancora: Prima che nasciamo, dice, veniamo macchiati dal contagio.
E poco dopo: Se non è senza peccato nemmeno il bambino di un giorno, tanto meno sono senza peccato quei giorni della concezione materna.61
Molte simili testimonianze potrei citare di quest'uomo, che tu hai confessato essere stato di " testa sana ".
Ma a chi non bastano coteste testimonianze che cosa basta?
Da quelle testimonianze dunque capisci come non ti sia permesso distorcere e pervertire in altro senso, come hai tentato di fare, nemmeno le parole che Ambrogio ha detto nei riguardi di coloro che nascono attraverso la mescolanza dei corpi, non accusando la creatura di Dio, ma il peccato originale.
Perché mi metti davanti Girolamo, del quale mi rimproveri come seguace e sulle cui parole non c'è ora nessuna questione?
Le quali parole tuttavia, se tu le avessi riportate, o dimostrerei che non contengono nulla che debba dispiacere, o le lascerei spiegare a persone piú intelligenti di me, o se fossero indubbiamente contrarie alla verità le disapproverei con la libertà degna del caso. Guarda ad Ambrogio che non osi dire manicheo, mentre dici manicheo me, perché dico del peccato originale esattamente ciò che dice lui.
Poiché infatti, se tu non dicessi manicheo Ambrogio per il fatto che predicava la bontà della natura, la volontarietà dei peccati, l'istituzione divina delle nozze e la creazione divina dei bambini, nemmeno me diresti manicheo, perché predico fedelmente le medesime verità.
Se viceversa reputi di dovermi dire manicheo per il fatto che confesso l'esistenza del peccato originale, anche lui la confessa: perché non ambedue reputi doverci dire manichei?
Ma me mi dici manicheo arrogantemente, lui lo pensi manicheo segretamente, non per distinzione della verità, ma piuttosto per estinzione della tua libertà.
Di lui infatti non osi dire ciò che osi credere.
O se non lo credi di lui, certamente non lo credi neppure di me, perché, sebbene tu ci stimi in errore, ti è facile tuttavia vedere che non siamo manichei noi che non asseriamo in chi pecca la presenza di una sostanza propria di chi pecca, non creata da Dio, ma sosteniamo che il peccato originale si è propagato da un vizio volontario della natura, che Dio creò buona.
Ti è facile dunque vedere questo e insieme vedere che noi siamo contrari ai manichei; ma il loro nome lo tieni lontano da Ambrogio adulando e lo butti in faccia a me calunniando.
Giuliano. Ma Gioviniano, come è colpevole di essere nemico di Ambrogio, cosí è assolto se si paragona a voi.
Quando mai infatti la censura dei sapienti riconoscerà a te tanto da poterti mettere alla pari del merito di Gioviniano?
Egli appunto disse che c'è la necessità del bene, tu del male; egli affermò che per mezzo dei misteri gli uomini sono tenuti lontani dall'errore, tu al contrario dici che non vengono liberati nemmeno per mezzo della grazia; egli dissolse la verginità di Maria per la condizione del parto, tu per la condizione del nascere assegni al diavolo la stessa persona di Maria; egli uguaglia il meglio al bene, cioè l'integrità al matrimonio, tu invece chiami morbosa la mescolanza coniugale e disprezzi la castità valutandola solo in confronto al comportamento piú turpe: né aggiungi un gradino tra loro, confondi invece ogni genere, anteponendo la verginità non certo al bene, ma al male.
Ora, è di una svalutazione estrema ciò che non può piacere se non a confronto dell'orrido. In effetti quali ingiurie ha recato Gioviniano a Dio che siano pari alle tue?
Egli volle attenuare il vigore del giudizio di Dio dalla parte della benignità, tu dalla parte della malignità: egli dice che presso Dio i buoni e gli ottimi godranno lo stesso onore, tu invece che i buoni e gli empi, ossia gli innocenti e il diavolo, saranno torturati da un unico supplizio.
Egli dunque vuol far apparire Dio clementissimo, tu iniquissimo; egli dice che gli uomini iniziati ai misteri di Dio non possono peccare, tu al rovescio sostieni che Dio stesso pecca, e nei misteri per inefficienza, e nei precetti per eccessiva esigenza, e nei giudizi per disumananza.
E cosí, poiché tra te e Gioviniano c'è tanta dissomiglianza quanta somiglianza c'è tra te e Manicheo, tanto piú tollerabile di te si trova Gioviniano quanto piú orrido di Gioviniano si trova Manicheo.
Agostino. Quanto ti sembri gentile quando, confrontandomi con Gioviniano, tenti di dimostrarmi peggiore di lui!
Ma io godo di ricevere da te in compagnia di Ambrogio anche questa mendacissima ingiuria; mi rattrista però che tu sragioni cosí.
La causa appunto per cui mi dici peggiore di Gioviniano è precisamente la stessa per cui mi dici anche manicheo.
E qual è? Evidentemente quel peccato originale, che voi negate con Pelagio e noi al contrario confessiamo con Ambrogio.
Con questo quindi, secondo voi, noi siamo e manichei e peggiori di Gioviniano.
E tutto ciò che di altro diciate che noi siamo con bocca proterva, né certamente veridica ma maledica, il Signore ci ha insegnato a rallegrarci ed esultare, quando udiamo tutte le maledizioni possibili, non da parte della verità, ma perché combattiamo per la verità. ( Mt 5,12 )
Ecco, io non dico che ci sia la necessità del male, perché neppure Ambrogio, e tuttavia io dico che i bambini vengono rinnovati dalla loro malizia: ciò che dice anche Ambrogio.
E per questo non c'è nessuna necessità del male, perché è sanabile da Dio anche il male che trae la natività; quanto piú il male che aggiunge la volontà!
Non dico che gli uomini non vengono liberati nemmeno per mezzo della grazia: il che è ben lungi dal dirlo Ambrogio.
Ma diciamo ciò che tu non vuoi: che gli uomini non sono liberati se non per mezzo della grazia, non solo perché siano rimessi a loro i debiti, ma anche perché non siano indotti nella tentazione.
Non assegniamo Maria al diavolo per la condizione del nascere, ma per questo: perché la stessa condizione del nascere è risolta dalla grazia del rinascere.
Non anteponiamo la verginità alle nozze come il bene al male, ma come il meglio al bene.
Non diciamo, come tu ci calunni, che i buoni e gli empi devono essere tormentati da un unico supplizio, ma diciamo che i buoni da nessun supplizio, mentre gli empi non da un unico, ma da diversi supplizi secondo la diversità dell'empietà stessa.
Non diciamo che Dio pecca nei misteri per insufficienza, nei precetti per eccessiva esigenza, nei giudizi per disumananza: perché e i misteri di Dio sono utili ai rigenerati dalla grazia, e i precetti di Dio sono salutari ai liberati dalla grazia, e i giudizi di Dio sono convenientemente distribuiti ai buoni e ai cattivi.
Ecco, noi allontaniamo da noi tutti gli errori dove voi ci dite peggiori di Gioviniano; voi allontanate da voi, se potete, gli errori in cui dimostrerò che siete peggiori dello stesso e medesimo Gioviniano.
Egli disse che c'è la necessità del bene, voi dite che è buona la cupidità del male.
Egli afferma che per mezzo dei misteri gli uomini vengono tenuti lontani dall'errore, voi dite che la cupidità di camminare sulla retta via non è ispirata da Dio, ma è procurata dal libero arbitrio.
Egli dissolve la verginità di Maria per la condizione del parto, voi uguagliate a tutta l'altra carne umana la stessa carne santa procreata dalla Vergine, non distinguendo la carne somigliante alla carne del peccato dalla carne del peccato.
Egli mette sullo stesso piano il meglio e il bene, cioè l'integrità e il matrimonio, voi il male e il bene: dite infatti che la discordia tra la carne e lo spirito è un bene come lo è la concordia delle nozze.
Egli dice che presso Dio avranno uguale onore i buoni e gli ottimi, voi al contrario dite che alcuni tra i buoni non solo non conseguiranno nessun onore nel regno di Dio, ma non vedranno nemmeno il regno di Dio.
Egli dice che gli uomini iniziati ai misteri di Dio non possono peccare, voi dite che gli uomini per mezzo della grazia di Dio possono certo piú facilmente non peccare, ma possono non peccare anche senza la grazia, per mezzo del libero arbitrio; ribellandovi voi cosí con audacia gigantesca a Dio, il quale parlando dei buoni frutti dice: Senza di me non potete fare nulla. ( Gv 15,5 )
Mentre dunque tanto distate in peggio dall'errore di Gioviniano, tuttavia mettete noi al di sotto di lui e ci pareggiate piuttosto a Manicheo.
Vi siete proprio ben protetti: viene fatto di pensare che abbiate fondato un'eresia nuova, perché quando vi accusiamo non abbiamo la possibilità di equipararvi a nessun altro gruppo di eretici.
Tuttavia in questa causa, nella quale sembra che io debba essere tanto detestato da te riguardo al peccato originale e allineato piuttosto a Manicheo, mi trovo, lo voglia tu o non lo voglia, in compagnia di Ambrogio, che Gioviniano diceva manicheo, come fai tu: ma lui scopertamente, tu subdolamente.
Inoltre Gioviniano è vinto una volta sola, quando si dimostra che Ambrogio non è manicheo; tu invece, poiché hai voluto avere un cuore doppio, sei vinto due volte.
Accusi Ambrogio di essere manicheo e io dimostrerò che non lo è.
Neghi di accusarlo e io dimostro che lo accusi.
Ma l'una e l'altra verità si farà chiara a chi leggerà quanto Ambrogio ha detto piú sopra.
Giuliano. Ma vediamo anche tutto il resto.
Da quanto abbiamo fatto finora reputo che il lettore sia stato messo piú che sufficientemente in condizione di giudicare con quale validità costui o confuti qualche punto dei miei detti o difenda la sua opinione, e perciò non sarà necessario dimostrarlo con la ripetizione di tutti gli scritti.
Poiché, proponendosi egli dal mio libro appena delle righe isolate e sparse e ritornando frequentemente su di esse, mi stuzzica qualche volta anche con una brevissima stoccata, sebbene tuttavia ciò che reputa di dover mordere non sia stato proferito da me cosí come sospetta lui.
Per questa ragione indirizzo il lettore a quella mia opera: vedrà che la mia asserzione risponde a verità.
Evidentemente, costui, il quale si lamentava che gli fosse stato obiettato di condannare la natura e i semi, non ha potuto mantenere per lungo tempo la pazienza di fingere, ma dopo che con i trucchi del suo patrono ha rasserenato gli orecchi, mette fuori la testa come una testuggine.
Infatti, avendo detto che se Adamo non avesse peccato gli uomini avrebbero potuto generare alla stessa maniera in cui siamo soliti o muovere le articolazioni o tagliarci pezzetti di unghia, ha aggiunto: Ma se il seme stesso non ha nessuna maledizione, perché sta scritto nel libro della Sapienza: " Non ignoravi che la loro razza era perversa, che la loro malizia era naturale e la loro mentalità era per sempre immutabile, perché era un seme maledetto fin da principio "? ( Sap 12,10-11 )
A tale testimonianza, da lui citata, fa seguito questo commento: Di chiunque lo dica, lo dice certamente di uomini.62
Ecco, colui che confessava di aver rotto con gli amori dei manichei, alla prima occasione di una sentenza che non ha capito, pronunzia maledetto il seme, naturale la malizia, inconvertibile la mentalità degli iniqui!
È fama che presso le cateratte del Nilo per lo strepito del salto delle acque gli abitanti abbiano perso l'udito.
Anche se fosse un'invenzione della fantasia che tende ad ingrandire ancora di piú le cose già grandi, l'esempio vale tuttavia a castigare la sordità degli insipienti, i quali per il fragore di un terrore vicendevole resistono come aspidi sorde alle voci della realtà.
Grida Agostino: La razza degli uomini è perversa, è naturale la malizia, è immutabile per sempre la mentalità, è maledetto il seme fin da principio.
E si trovano ancora in ogni luogo persone che pretendono che egli non sia stato segnato dal marchio di Manicheo!
Si interroghino oggi tutti coloro che sono seguaci pubblici di queste porcherie: se essi diranno diversamente, si giudichi che noi abbiamo mentito.
In conclusione, se è naturale la malizia, in che modo tu fingi di non pronunziare cattiva la natura?
Se il seme è maledetto fin da principio, in che modo tu dici di accusare i vizi delle volontà e non i vizi dei semi?
Se è immutabile la mentalità dei malvagi, com'è che spergiuri di confessare il libero arbitrio?
A meno che non ti riservi di dire che erano manichei quegli ebrei, Sirach o Filone, che con incerta opinione si credono autori dello stesso libro della Sapienza.
Agostino. Chiunque sia stato l'autore di questo libro, bene che tu non rifiuti la sua autorità!
È quindi un libro adatto a prendere da esso le testimonianze che vi possiamo trovare contro di voi.
Tant'è vero che anche il vostro dottore Pelagio, nel libro che pubblicò con il titolo di Testimonianze o di Capitoli, citò da codesto libro i passi che credé convenienti al suo intendimento.63
L'autore del qual libro, ancora di piú perché non era manicheo, dimostra sufficientemente ed apertamente che anche da coloro che non sono manichei e che hanno meritato di essere letti e accolti nella Chiesa del Cristo, si poté dire naturale la malizia senza nessuna riprensione della istituzione di Dio e della creazione di Dio, sapientissimo e buonissimo creatore di tutte le nature.
Onde non in senso diverso fu inteso pure l'Apostolo dove disse: Anche noi del resto eravamo un tempo per natura meritevoli d'ira, come gli altri. ( Ef 2,3 )
Il quale testo alcuni, non " ad verbum " ma a senso, lo hanno interpretato cosí: Anche noi fummo una volta " naturaliter " meritevoli d'ira.
L'inciso come gli altri indica che tutti sarebbero per natura meritevoli d'ira, se la grazia divina non separasse alcuni di loro dalla massa della perdizione.
Anche l'apostolo Pietro dunque, parlando degli esclusi da questa grazia, dice: Sono come animali irragionevoli, procreati per natura ad essere presi e distrutti. ( 2 Pt 2,12 )
Essi appunto non deponevano l'uomo vecchio.
Ma se ogni uomo non nascesse vecchio, nessun bambino ritornerebbe nuovo rinascendo.
Non si pensi dunque che si rechi offesa al Creatore dicendo che gli uomini sono naturaliter meritevoli d'ira, allo stesso modo che senza nessuna offesa di Dio si dice che uno è sordo naturaliter o cieco naturalmente o malato naturalmente, e anche che un altro è naturalmente stolto, un altro naturalmente smemorato, un altro naturalmente iracondo, e cosí via per tutti gli altri innumerevoli vizi, sia dei corpi, sia degli animi - il che è piú grave -, creati dall'arte di Dio e viziati per un occulto ma giusto giudizio del medesimo Dio.
Lo stesso e medesimo Dio è appunto il creatore di tutto l'uomo, e tuttavia, sebbene l'uomo sia una natura di cui lodare Dio, in nessun modo tuttavia l'uomo " vizioso " è una natura di cui vituperare Dio.
Sappiamo pertanto che a Dio creatore non si devono attribuire i vizi, bensí le nature: ma donde siano i vizi deve dirlo chi vuol resistere a Manicheo.
E certamente nei riguardi dei vizi degli altri esseri che confessiamo creati da Dio, ma assoggettati per sua sapientissima disposizione agli angeli, sia buoni, sia anche cattivi, è facilissimo rispondere che dagli angeli, ai quali sono sottomessi, possono essere viziati anche i loro semi, cosí non solo da diventare " viziosi ", ma anche da essere concepiti " viziosi " e nascere " viziosi ".
Dell'uomo si tratta, dell'animale ragionevole, della immagine di Dio, la cui natura non diventerebbe in nessun modo ludibrio del diavolo, che meritamente crediamo autore dei vizi, se non per un giusto giudizio di Dio a causa del peccato originale.
Inoltre nemmeno voi stessi, per quanto penso, osate dire, benché questa assurdità tanto crudele tenga dietro al vostro dogma, che nel paradiso sarebbero sorti i vizi naturali tanto numerosi e tanto grandi, se, non peccando nessuno, fosse continuata quella felicità della natura umana, nella quale fu creata.
Ma voi, negando il peccato originale, contribuite senza dubbio a che si introduca una natura non creata da Dio, dalla cui mescolanza vengano i vizi degli uomini con i quali essi nascono.
O perversi eretici! Voi siete i collaboratori dei manichei, voi siete i calunniatori dei cattolici accusandoli di essere manichei, voi di tutti i cattolici che concordemente dicono contro di voi le medesime verità, di alcuni siete contenziosi incriminatori, di altri siete subdoli adulatori.
Giuliano. Si aspetterà forse ora il lettore di sapere come si debba intendere questo testo.
Che certamente non stia dalla parte della traduce del peccato, né dalla parte dell'opinione dei manichei, lo indica colui stesso che ne era stato l'usurpatore.
Scrive infatti: Di chiunque lo dica, lo dice di uomini, perché certamente se lo dicesse del peccato naturale, non parlerebbe di "chiunque ", bensí di tutti gli uomini.
L'opinione appunto dei Manichei infama universalmente la natura di tutti quanti i mortali, la sentenza invece di cui discutiamo riceve anche dallo stesso suo plagiatore la testimonianza di essere stata proferita non contro tutti gli uomini, ma contro alcuni.
Dal che risulta che quella sentenza, la quale non colpisce tutti ma soltanto molti, non ebbe nulla a che vedere con la traduce del peccato.
Perciò, dimostrato che nulla in quella sentenza riguarda quell'empia opinione della traduce del peccato, si affermi con il suffragio dello stesso libro il senso sano di colui che ha scritto quella sentenza.
Egli parla cosí a Dio: Hai compassione di tutti, perché tutto tu puoi; non guardi ai peccati degli uomini in vista del pentimento.
Poiché tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato.
Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi?
u risparmi tutte le cose, perché tutte sono tue, Signore che ami le anime.
Poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose.
Per questo tu castighi poco alla volta i colpevoli e li ammonisci ricordando a loro i propri peccati, perché, lasciata la malizia, credano in te, Signore. ( Sap 11,24-12,2 )
Agostino. In che modo ha compassione di tutti Dio, mentre un'altra Scrittura dice: Non perdonare a quanti compiono il male, ( Sal 59,6 ) se non perché anche negli uomini a cui Dio non perdona ci sono tutti gli uomini, nel senso che ci sono tutte le categorie degli uomini, allo stesso modo che è stato detto: Voi pagate la decima di ogni erbaggio, ( Lc 11,42 ) intendendo ogni genere di erbaggio?
Che ti giova poi il fatto che la Scrittura del libro della Sapienza non parli di tutti gli uomini, dove dice che la loro malizia era naturale?
Non è infatti che parlando solo di alcuni e non di tutti gli uomini, abbia fatto con questo anche capire che ci fossero uomini diversi, dal momento che l'Apostolo dice: Anche noi eravamo un tempo per natura meritevoli d'ira, come gli altri. ( Ef 2,3 )
Ma in quel tempo gli Israeliti, non tutti però, bensí gli Israeliti pii, li distingueva da quelli di cui è detto: La loro malvagità era naturale, non la natura, bensí la grazia, e per questo furono chiamati anche figli di Dio.
Bisogna vedere anche in che senso sia stato detto: Tu ami tutte le cose esistenti, poiché esistono anche gli iniqui; e altrove è scritto: Tu detesti tutti coloro che fanno l'iniquità. ( Sal 5,7 )
Ama dunque Dio anche gli iniqui in quanto sono uomini, li detesta in quanto sono iniqui, li condanna perché iniqui, li fa esistere perché uomini: Nulla disprezzi, dice, di quanto hai creato.
Ama dunque Dio gli uomini fino al punto di amarli come uomini anche quando sono iniqui, sebbene detesti che siano iniqui.
E perciò gli iniqui che Dio detesta, e sono uomini perché Dio ama la sua arte, e sono miseri perché Dio ama la sua giustizia.
Indice |
54 | Ambrosius, In Is |
55 | Vergilius, Eclog. 1, 59 |
56 | De grat. Chr. 46-47 |
57 | Ambrosius, In Is |
58 | De nupt. et concup. 2, 5, 15 |
59 | Ambrosius, In Lc 1, 1, 36 |
60 | Ambrosius, In Lc 1, 2, 23 |
61 | Ambrosius, In apol. David 11 |
62 | De nupt. et concup. 2,6,17-9,21 |
63 | De gest. Pel. 6 |