Opera incompiuta contro Giuliano |
Giuliano. Ti accorgi o no quanto sia ostile alla vostra opinione la gratitudine del lodatore di Dio?
Egli dice che Dio crea le anime e le ama: il che è negato da voi che giurate che le anime degli innocenti stanno sotto il diavolo e sono odiose a Dio, pur non avendo altro che quanto hanno ricevuto in sorte dal loro autore.
Agostino. Dunque secondo te è vero che anche la fatuità la ricevono in sorte da Dio loro autore tutti coloro che nascono fatui e che la sacra Scrittura dice da compiangere piú dei morti. ( Sir 22,13 )
Ma anche di costoro Dio ama senza dubbio in qualche modo le anime, cioè perché esistano, perché vivano, perché sentano, perché superino comunque le bestie, sebbene siano anime ottuse di mente.
Ma diverso è quell'amore di cui è scritto: Nessuno Dio ama se non chi vive con la sapienza. ( Sap 7,28 )
Dite voi però per qual motivo Dio ami di piú le anime dei bambini ai quali provvede il lavacro della rigenerazione per mandarli nel regno, e per quale motivo non presti questo beneficio agli altri, quando non ci sono meriti delle volontà a distinguerli, né presso Dio c'è preferenza di persone, che voi siete soliti rinfacciarci stupidissimamente.
Sebbene dove è stato detto: Ami le anime, né è stato detto: Tutte le anime, non c'è questione.
Forse è stato detto cosí nel senso che Dio crea tutte le anime, ma ama soltanto quelle che distingue dalle altre, non per i loro meriti, bensí per la generosità della sua grazia, perché vivano con la sapienza, essendo scritto: Nessuno Dio ama se non chi vive con la sapienza; ma il Signore dà la sapienza! ( Pr 2,6 )
Giuliano. Anche il pentimento, che il libro della Sapienza afferma dato da Dio, non è accolto dal vostro dogma, il quale contiene il male naturale e una nequizia che non conosce mutamento.
Agostino. Al contrario siamo proprio noi a dire contro di voi che Dio dà pure il pentimento, perché, sebbene ciascuno faccia la penitenza con la volontà, anche la volontà è preparata dal Signore, ( Pr 8 sec. LXX ) e questo è il mutamento della destra dell'Altissimo, ( Sal 77,11 ) che fa risuonare il Salmo santo; e perché per far piangere Pietro il Signore lo guardò. ( Lc 22,61-62 )
Onde un suo coapostolo afferma di taluni: Nella speranza che Dio voglia concedere a loro il pentimento. ( 2 Tm 2,25 )
E che si dica immutabile la malizia va inteso che essa è immutabile per l'uomo, che non la può mutare; non per la potenza di Dio, che può tutto.
Giuliano. Che poi il libro della Sapienza abbia ricordato che Dio ammonisce i peccatori perché lasciata la malizia, credano in lui, sovverte completamente l'opinione del male naturale, perché è certo che non si possono lasciare gli elementi congeniti.
Agostino. Si possono lasciare anche gli elementi congeniti, ma quando ciò lo opera nell'uomo l'Onnipotente; infatti anche la corruzione è congenita al corpo, il quale tuttavia sarà incorruttibile.
Giuliano. Da qui, dopo aver esposto la pazienza di Dio e la sua mitissima amministrazione, per la quale non vuole la morte di chi muore, ma vuole soltanto che si converta e viva, continua a provare anche per mezzo di esempi quanto aveva detto, e fa menzione di coloro che vivendo pessimamente nella terra di Canaan avevano acceso cosí l'ira dell'Onnipotente, che essa incombeva su loro per un giustissimo castigo con i trionfi degli Israeliti, viventi già sotto la legge di Dio: Tu odiavi gli antichi abitanti della tua terra santa, perché compivano delitti a te ripugnanti: pratiche di magia e sacrifici ingiusti.
Questi spietati uccisori dei loro figli li hai voluti distruggere per mano dei nostri antenati, perché ricevesse una degna colonia di figli di Dio quella regione che ti è piú cara di tutte. ( Sap 12,3-7 )
Attesta l'autore sacro per quale ragione abbia voluto Dio far perire le sette nazioni, distrutte le quali quasi al completo, la terra promessa fu data agli Israeliti.
Ossia, perché non sembrasse che nell'unica natura comune agli uomini ci fosse presso Dio differenza per qualche preferenza personale, lo scrittore sacro sottolinea la ragione per cui i Cananei meritarono di esser distrutti.
Dice dunque: Tu odiasti gli antichi abitanti della tua terra santa.
Per quale motivo? Certo secondo te avrebbe dovuto soggiungere: Perché erano stati generati da una mescolanza diabolica, perché erano posseduti dal principe delle tenebre, perché Adamo appestò tutti coloro che sarebbero venuti dalla sua stirpe.
Invece nessuno di questi motivi: ma quale causa rende dell'odio?
Solamente le opere commesse per mezzo della libera volontà: Li odiavi, dice, perché compivano delitti a te ripugnanti.
Ma perché non ignorassimo quali fossero i delitti e tu non chiamassi quei misfatti delle genti concupiscenza genitale, espone le specie stesse del loro operare: Compivano pratiche di magia e sacrifici ingiusti, uccidendo spietatamente i propri figli.
Cioè praticavano riti magici e sacrifici che erano ingiusti, perché venivano offerti agli idoli, con disprezzo verso il culto del Creatore, e a tali sacrilègi destinavano gli stessi parenti piú stretti, per placare i demoni anche con la disumanità dei parricidi.
Vedi pertanto come non si parli del crimine inventato da Manicheo, cioè del crimine che aderisce per natura a tutti i mortali, questo scrittore sacro, il quale ricorda che i Cananei avevano offeso Dio soprattutto perché non si astenevano nemmeno dalle stragi dei loro bambini.
La morte dei quali non ritornerebbe certo ad odio dell'uccisore, se a causa di un unico peccato dispiacesse a Dio e il parricida e il figlio.
Agostino. Tu parli in cotesto modo come se tutti gli uomini venissero puniti per un qualche genere unico di peccato, o come se noi dicessimo che solo per il peccato originale sono meritevoli d'ira coloro che hanno età già grandi.
Chi non crede nel Figlio, come dice il Figlio stesso, non avrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui. ( Gv 3,36 )
Alcuni però sono peggiori di altri e sopra di loro incombe certamente un'ira divina piú grande.
Né tuttavia vengono tutti abbattuti e distrutti alla stessa maniera dei Cananei di cui stiamo parlando e che erano in possesso della terra che fu data agli Israeliti.
Cos'è dunque quello che dici: Vedi pertanto come non si parli del crimine inventato da Manicheo?
Dove tu vuoi far intendere il peccato originale, che non inventa Manicheo, ma che, alla pari di tutti gli altri cattolici, confessa Ambrogio e contro di voi e contro Manicheo, perché non è la mescolanza di una natura diversa che introduce Manicheo, ma è la depravazione della natura nostra a partire dal peccato, che entrò nel mondo a causa di un solo uomo e passò in tutti gli uomini: peccato che voi negate contro la fede cattolica.
Sei davvero cieco a tal punto da non vedere che, se il peccato originale non c'è, per la ragione che non è stato ricordato qui, nemmeno saranno peccati gli altri peccati che non sono stati ricordati qui, siano piú piccoli di essi o siano piú grandi?
Forse per questo non furono distrutti i Sodomiti, perché di essi non è stato detto che praticassero magie e sacrifici di parricidio?
Oppure cotesti Cananei per questo non furono distrutti perché di essi non è stato detto che commettevano atti ignominiosi, maschi con maschi?
Comunque però non è stato taciuto che la loro malizia era naturale.
La quale malizia è senz'altro di tutti gli uomini, ma minore in alcuni e maggiore in altri; come i corpi di tutti sono corruttibili, ma appesantiscono alcune anime di meno e altre anime di piú, secondo la diversità dei giudizi di Dio, occulti, sí, ma indubbiamente giusti.
Che c'è dunque da meravigliarsi se nell'esporre la causa per cui si era rovesciata su di loro tale punizione, è stata ricordata non solo la loro malizia volontaria, ma anche la malizia naturale, alla quale, oltre al contagio comune del genere umano, si era aggiunto qualcosa in piú per la maledizione profetica - il santo patriarca Noè maledisse infatti il suo nipote Canaan, progenitore dei Cananei ( Gen 9,25 ) -, una maledizione certamente non ingiusta, ma alla quale fosse soggetta nella prole la gente cananea per obbligazione di successione?
Il che apparisce pure nei loro bambini, i quali insieme ai loro genitori e per espresso comando di Dio furono distrutti senza esclusione di nessuna età, ( Dt 2,34 ) poiché i loro antenati avevano recato offesa a Dio principalmente con l'abitudine di libare ai demoni il sangue dei loro piccoli.
Né Dio comandò che i medesimi bambini fossero risparmiati, anzi comandò che non fossero assolutamente risparmiati.
Da qui intendi il seme maledetto fin da principio: né infatti oserai dire ingiusto colui che lo comandò.
Il che se ti fosse venuto in mente, non separeresti l'innocenza dei figli dall'empietà dei genitori per il fatto che i genitori avevano offeso Dio soprattutto perché non si astenevano nemmeno dalle stragi dei loro bambini.
La morte dei quali, tu dici, non ritornerebbe certo ad odio dell'uccisore, se a causa di un unico peccato dispiacesse a Dio e il parricida e il figlio. Né vedi che gli uccisori dei figli dispiacquero cosí a Dio da comandare egli comunque che fossero uccisi con essi anche i medesimi figli.
Né infatti, poiché i genitori con estrema empietà immolavano ai demoni anche i figli, per questo non sarebbero dovuti ugualmente perire, come avvenne, i medesimi figli, non per un misfatto umano, ma per un decreto divino, sicuramente giusto, sebbene occulto, quale seme maledetto.
Tu non sei attento a questi fatti, mentre sei trascinato dalla eloquenza senza la sapienza e, abbandonato dal lume della verità, vuoi abbondare del fiume della vanità.
Giuliano. Ma anche con loro, perché uomini, dice la Sapienza, fosti indulgente, mandando a loro le vespe come avanguardie del tuo esercito, pur potendo in battaglia dare gli empi in mano dei giusti; ma colpendoli a poco a poco lasciavi posto al pentimento.
Con i pinzi delle mosche, dice, stimolavi anche quegli stessi sacrileghi ad avvertire la tua potenza punitrice dal gioco di quel loro flagello.
Ma dopo che per il disegno di Dio e per il genere di quel castigo si resero manifesti i peccati volontari, di cui si attendeva invece e si chiedeva il rigetto, allora finalmente contro la supina empietà dei puniti insorge l'invettiva dell'agiografo e dice che essi presero tanta familiarità con i crimini da farli sembrare in qualche modo congeniti.
Non ignoravi, dice, che la loro razza era perversa, che la loro malvagità era naturale e la loro mentalità era per sempre immutabile, perché era un seme maledetto fin da principio.
Non certo per timore di alcuno lasciavi impunite le loro colpe. ( Sap 12,8-11 )
Mentre tu, dice, con tanta benevolenza, con tanta pazienza, e hai indulto un tempo di pentimento e hai inflitto un preavvertimento per affermare una giustizia e una misericordia che fossero lontane da ogni critica e da ogni sospetto di crudeltà; essi tuttavia disprezzarono i tuoi avvertimenti, come avevano disdegnato i tuoi precedenti benefici, quasi volessero dimostrarsi discendenti di quel Cam, contro il quale il beato Noè, dopo la derisione della sua nudità, scagliò maledizioni con la sua censura patriarcale.
Che c'è dunque di strano se, colpito dalla severità della sentenza divina, meritata dalla ostinazione troppo grande di costoro, lo scrittore ha ricordato ad infamia i posteri che non desistevano dalla emulazione, dato che frequentemente nella Legge l'imitazione viene redarguita anche con i vocaboli della parentela dei posteri?
Cosí appunto il Signore dice ai Giudei nel Vangelo: Voi avete per padre il diavolo. ( Gv 8,44 )
E si legge che Daniele contro gli sporchi anziani, che tuttavia venivano dalla stirpe d'Israele, inveí alla stessa maniera dicendo: Razza di Canaan e non di Giuda. ( Dn 13,56 )
Anche il profeta Ezechiele rimbrotta cosí il popolo di Gerusalemme: Vostra madre era una Hittita e vostro padre un Amorreo. ( Ez 16, 3.45 )
C'è dunque quest'uso che alla condanna della volontà si accompagni la diffamazione della stirpe e si renda evidente che la volontà è troppo attaccata al crimine, quando per il merito di essa soffrono offesa anche i semi.
Ma questo medesimo uso si osserva anche dalla parte del bene, cosicché quando un uomo apparisce buono in tutto e per tutto si dice che egli fiorisce di virtú congenite.
Onde anche il beato Giobbe afferma di avere succhiato dalle mammelle il sentimento di compassione che gli faceva soccorrere gli indigenti e afferma anzi che esso era uscito con lui dal ventre materno. ( Gb 31,18 )
Nulla dunque può recare pregiudizio alle verità evidenti: né una similitudine, né una iperbole, né un bisenso.
Poiché, essendo certo che mai si chiede ai mortali la correzione degli elementi naturali e comandando invece Dio agli uomini di desistere dal male, si prova piú vero di ogni verità che non può esserci il peccato naturale.
Agostino. Reputasti certamente di avere spiegato le parole del libro della Sapienza, ma non ti si lascia la libertà di eluderle con le parole della tua insipienza.
Apparisce sufficientemente infatti ed è chiaro in che modo quella razza sia stata detta iniquissima e sia stata detta naturale la sua malizia, in che modo anche sia stata chiamata seme maledetto fin da principio.
Se infatti, come tu reputi, ciò fosse stato detto a causa della emulazione, ossia della imitazione con cui imitarono il loro antenato Cam, maledetto dal suo padre Noè per il merito del suo peccato, certamente Dio, quando pronunziò contro tale nazione il giustissimo castigo, avrebbe comandato di risparmiare i suoi bambini, che tu non puoi dire meritevoli della pena per la imitazione dei loro antenati.
Poiché dunque non solo non comandò che si usasse pietà ai bambini, ma inoltre che essi subissero con i genitori una uguale punizione lo comandò Dio stesso, che non poté certamente comandare qualcosa d'ingiusto, risplende abbastanza evidentemente che la loro malizia è stata detta naturale ed essi sono stati chiamati seme maledetto fin da principio, non per una esagerazione, né per la imitazione, ma per la generazione.
Infatti contro il vostro errore vigilò, in questo stesso seme di cui parliamo, l'autorità profetica, perché il giusto Noè maledicesse il suo figlio Cam che aveva peccato, nel figlio di lui, cioè in Canaan.
Da qui capissimo che i figli sono stati vincolati ai meriti dei padri, se questo vincolo contratto con la generazione non si scioglie con la rigenerazione.
Da cotesto Canaan prendono dunque origine i Cananei, i quali sono stati detti " seme maledetto fin da principio ", e dei quali anche i bambini, perché essi pure erano seme maledetto, non per la imitazione ma per la stirpe, furono fatti uccidere con i genitori per ordine divino.
Che a questi Cananei siano stati simili gli impudichi anziani volle farlo capire il profeta Daniele quando disse a loro: Razza di Canaan e non di Giuda, ( Dn 13,56 ) come se dicesse: Simili ai figli di Canaan e non ai figli di Giuda, allo stesso modo che fu detto: Razza di vipere, ( Mt 3,7 ) per una certa somiglianza con la malvagità delle vipere.
Al contrario nel testo dove il Signore dichiarò: Voi avete per padre il diavolo, egli volle veramente che s'intendesse l'imitazione e non il seme; ma egli stesso non disse nemmeno: Voi siete seme del diavolo.
E dove è stato scritto: Vostro padre era Amorreo e vostra madre Hittita, apparisce detto perché coloro ai quali lo si diceva avevano imitato gli Amorrei e gli Hittiti.
Del resto nemmeno qui è stato detto: Seme di Amorrei o di Hittiti.
Non è dunque vero, come hai detto tu, che: Per il merito della volontà troppo attaccata ai crimini soffrono offesa anche i semi.
Lungi infatti dalla santa Scrittura offendere i semi innocenti, come tu offendi gli uomini innocenti.
Dove poi, come tu ricordi, il santo Giobbe afferma che il sentimento della compassione era uscito con lui dal ventre materno e tu reputi che lo abbia detto per raccomandare vivamente lo stesso sentimento e non perché fosse questa la realtà, per quale ragione, ti domando, non ammettiamo che alcuni siano misericordiosi per natura, se non neghiamo che alcuni sono immisericordiosi per natura?
Ci sono infatti alcune tendenze congenite che cominciano ad apparire, come la ragione stessa, nell'età in cui comincia l'uso della ragione.
Perciò agli uomini che sono per natura meritevoli d'ira vengono dati precetti sul modo di vivere, perché viene data ad essi anche la grazia, e cosí Dio che comanda aiuti, e in questo modo siano vinti non solo i mali che sono stati aggiunti dalla volontà, ma anche i mali che sono congeniti con la natura.
Ciò infatti che è impossibile agli uomini, è facile a Dio. ( Mt 19,26 )
Ma coloro a cui non è stata data la grazia di Dio, in riferimento alla quale è stato scritto: Chi dunque ti ha dato questo privilegio?
Che cosa mai possiedi che tu non lo abbia ricevuto? ( 1 Cor 4,7 ) all'arrivo della legge diventano prevaricatori, non giusti.
Anche costoro però vivono a vantaggio dei figli della misericordia, perché questi, vedendo gli altri ecomprendendo che cosa sia donato a loro, non meritamente ma gratuitamente, non si insuperbiscano, ma chi si vanta, si vanti nel Signore. ( 2 Cor 10,17 )
Giuliano. Ma continua a dire la Sapienza: Chi oserebbe accusarti per la eliminazione di genti da te create, mentre non c'è Dio fuori di te, che hai cura di tutte le cose?
Ma, essendo giusto, governi tutto con giustizia e condannare anche chi non merita il castigo lo consideri incompatibile con la tua potenza: la tua forza infatti è principio di giustizia. ( Sap 12,12-16 )
Si accorda certamente con la convinzione comune dei sapienti, perché la principale caratteristica è in Dio la giustizia, che il manicheo e il traduciano nega ostinatamente con ogni sforzo delle sue favole.
Agostino. Nell'offendere a chi ti dirò simile se non a te stesso?
Se davvero sapeste che Dio è giusto, non attribuireste mai i vizi congeniti o del corpo umano o dell'animo umano, che non potete negare, alla creazione di Dio, bensí alla retribuzione giusta di Dio, e da qui comprendereste e non neghereste il peccato originale o i peccati originali.
Giuliano. A poca distanza continua cosí la Sapienza: Castigando costoro hai reso i tuoi figli pieni di dolce speranza, perché tu concedi dopo i peccati la possibilità di pentirsi.
Se gente nemica dei tuoi figli e degna di morte tu hai punito con tanto riguardo, concedendole tempo e modo di ravvedersi dalla sua malvagità, con quanta attenzione castighi i tuoi figli, con i padri dei quali concludesti, giurando, alleanze di cosí buone promesse?
Mentre dunque ci correggi, tu colpisci i nostri nemici in svariatissimi modi, perché riflettiamo sulla tua bontà nel giudicare. ( Sap 12,16-22 )
Agostino. Per quale ragione Dio, che prevede tutte le vicende future, abbia concesso il tempo e il modo di ravvedersi dalla loro malvagità anche a coloro la cui mentalità era stata detta immutabile per sempre, lo scrittore lo indica sufficientemente dove scrive: Hai reso i tuoi figli pieni di dolce speranza, perché tu concedi, dopo i peccati, la possibilità di pentirsi.
Per questo motivo dunque viene dato il tempo e il modo di ravvedersi anche ai figli dell'ira, che sono stati destinati alla morte e che non faranno penitenza: perché in mezzo ad essi ci sono o da essi nasceranno alcuni figli della misericordia, ai quali gioverà ciò che non ha giovato ai figli dell'ira.
Pertanto nemmeno con i figli della perdizione è vana e infruttuosa la pazienza di Dio: è necessario infatti che giovi a coloro che dalla massa della perdizione non li separano i meriti umani, ma li separa la grazia divina, e giova ad essi quando o rendono grazie, perché la misericordia di Dio li separa dai figli della perdizione, o per disposizione di Dio nascono non perituri da perituri.
Giuliano. Ti accorgi dunque quanta distinzione abbia fatto la superficie delle parole riguardo alle nature delle due popolazioni: gli Israeliti li chiama figli di Dio e i Cananei li chiama seme maledetto.
Se ciò che suona si riferisse alle generazioni e ai parti, si sarebbe dovuto dire che l'una è la generazione dei religiosi e l'altra è la generazione degli irreligiosi.
Agostino. Poiché quando udiamo figli di Dio intendiamo la grazia, non dobbiamo forse per questo, quando udiamo figli degli uomini, riconoscere e confessare la natura?
Cos'è dunque ciò che dici, non trovando che dire, o uomo contenzioso?
Conosci ciò che è vero e poni attenzione a ciò che è chiaro.
Seme maledetto sono stati detti i Cananei a causa di una progenie talmente cattiva che per punizione e per ingiunzione del giustissimo Dio non si risparmiassero nemmeno i bambini, i quali con nessuna imitazione volontaria hanno seguito i loro genitori.
Figli di Dio viceversa sono stati detti gli Israeliti non per la progenie della natura, ma per l'adozione della grazia.
Sia dunque che si dicano figli e figli, sia che si dicano seme e seme, che ti giova cotesta consonanza di nomi dove c'è tanta distanza di situazioni?
Giuliano. Rimanendo certo tuttavia, anche secondo questa vana opinione, che non c'è la traduce del primo peccato, lo mostravano interrotto i semi delle molte genti insieme.
Agostino. Altro è il seme di quell'unico uomo, il seme che è tutti gli uomini, altro sono i semi diversi delle diverse genti.
Questi semi non interrompono il seme del primo uomo, perché tutti i semi discendono da quel primo seme.
Né con la loro varietà i semi delle genti agiscono perché quel peccato del primo uomo, per il quale la natura umana meritò di essere mutata, sia nocivo a tutti i lontani discendenti di Adamo, ma agiscono in modo che sia piú o meno innocuo.
Come infatti alcuni genitori appesantiscono il peccato originale, cosí alcuni genitori lo alleggeriscono; ma nessuno lo toglie all'infuori di colui del quale è stato detto: Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo, ( Gv 1,29 ) e per il quale nessun bene dell'uomo è impossibile, nessun male inguaribile.
Giuliano. D'altra parte, come ciò che si dice sulla lode dei Giudei non vale per credere che qualcuno rifulgesse di innata santità, cosí anche ciò che è chiamato malizia naturale non vale a difendere semi viziosi, ma senza pregiudizio della natura, il cui modo di essere è inviolabile e che tutto ciò che ha lo sortisce da Dio, suo autore, cotesta varietà di parole indica o l'impeto della invettiva o l'intento della esaltazione.
Agostino. Se non è innata la santità di qualcuno, in che modo a Geremia è stato detto: Prima che tu uscissi alla luce ti avevo consacrato? ( Ger 1,5 )
In che modo anche di Giovanni Battista è stato detto: Sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre? ( Lc 1,15 )
Il che mostrò pure la sua esultanza, quando Maria, vergine gravida, salutò Elisabetta, coniuge gravida. ( Lc 1,41-44 )
Forse anche queste affermazioni sono state fatte non per proclamare la realtà, ma per intento di esaltazione?
Fate pure cosí, vaneggiate pure cosí: alla vostra insania non resta che dire questo.
Perché infatti davanti alla vostra sfrontata superbia noi poniamo Geremia, perché poniamo Giovanni, quando voi non distinguete il Cristo stesso dalla carne del peccato e, dicendo che nessuna carne è originalmente carne del peccato, uguagliate il Cristo a tutti gli altri cosí da essere costretti a negare che abbia avuto una santità innata lui pure, nato dallo Spirito Santo e dalla Vergine Maria, completamente esente dal delitto, perché esente da quel concepimento che avviene con la mescolanza dei sessi?
Perché, e Geremia e Giovanni, sebbene santificati nell'utero delle madri, contrassero tuttavia il peccato originale.
Per quale altro merito infatti sarebbero state le loro anime eliminate dal loro popolo, se non fossero stati circoncisi nell'ottavo giorno, ossia se non avessero raggiunto la grazia del Cristo, di cui quella circoncisione preannunziava la futura risurrezione per la nostra giustificazione nel giorno ottavo, cioè nel giorno successivo al settimo giorno del sabato?
Erano dunque quei due e figli dell'ira per natura fin dal seno delle madri e figli della misericordia per grazia fin dal seno delle madri, perché non c'era ancora in essi la santità che sciogliesse il vincolo della successione inquinata, vincolo che doveva sciogliersi a suo tempo, e c'era tuttavia la santità che designava fin dalle viscere materne l'araldo del Cristo.
Ma tu, eretico nuovo, vuoi passare per un religioso " fisico ", quando dici che nella Scrittura si dice malizia naturale e seme maledetto senza pregiudizio della natura, il cui modo inviolabile di essere, affermi, sortisce da Dio, suo autore, tutto ciò che ha.
Non ti ammoniscono ad avere cuore almeno coloro che nascono fatui?
Né tuttavia gli stessi fatui ardiscono dire Dio autore della fatuità.
Né certo a introdurre questo vizio fu, come Manicheo dice insipientemente o dissennatamente, la mescolanza di un'altra natura diversa, bensí la depravazione della nostra natura.
Come merito dunque di questo vizio e di tutti gli altri vizi naturali di qualsiasi genere, coloro che sono sani nella fede non trovano se non il peccato originale.
Giuliano. Ma come qui il seme si dice maledetto, cosí evidentemente altrove, dove piú grande è l'autorità della Lettura, il seme si dice benedetto.
Parlando infatti degli Israeliti il profeta Isaia dice: Fabbricheranno case e le abiteranno, pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto.
Non fabbricheranno perché un altro vi abiti, né pianteranno perché un altro mangi.
Quali i giorni dell'albero della vita, tali saranno i giorni del mio popolo.
Le loro opere saranno durature, i miei eletti non faticheranno invano e non genereranno figli nella maledizione, perché è un seme benedetto da Dio. ( Is 65,21-23 )
Agostino. Se tu capissi questa profezia di Isaia, non la opporresti a noi per svignartela, ma la opporresti piuttosto a te per correggerti.
Vedresti infatti un altro seme, non mortale ma immortale, né carnale ma spirituale, il seme che vedeva l'evangelista Giovanni quando diceva: Chi è nato da Dio, non commette peccato, perché un seme divino dimora in lui. ( 1 Gv 3,9 )
Secondo questo seme l'uomo non pecca, perché, sebbene pecchi come uomo, ha tuttavia un altro seme secondo il quale non può peccare, perché è nato da Dio.
Secondo questo seme i figli non sono procreati nella maledizione.
Sulle quali parole del Profeta avresti dovuto stare sveglio e accorgerti che questo non si prometterebbe al popolo di Dio come un grande beneficio se non perché i figli si procreano nella maledizione secondo il primo seme che viene da Adamo, ma non si procreano nella maledizione secondo il Cristo, che è il seme benedetto fin da principio.
Egli è infatti anche la Sapienza di Dio della quale è stato detto: È l'albero della vita per chi si attiene ad essa; ( Pr 3,18 ) onde anche cotesto Profeta, o Dio piuttosto per mezzo del Profeta, dice: Quali i giorni dell'albero della vita, tali saranno i giorni del mio popolo. ( Is 65,22 )
Con tali parole si prometteva la vita eterna e immortale, non agli Israeliti carnali, ma agli Israeliti spirituali.
In quella vita le vigne spirituali e le case non saranno possedute da altri, venendo a morire coloro che le hanno piantate e costruite, ma saranno possedute dagli stessi piantatori e costruttori che vivranno senza fine.
Riconosci dunque i due generi di semi, uno della generazione e l'altro della rigenerazione, e non essere incredulo, ma credente.
Giuliano. Abbiano pazienza dunque i ragazzini per il questionare su questi contrasti verbali ed essi, amanti dei suoni e incapaci di qualcosa di piú grande, combattano a bicchieri che si urtano tra loro.
Però la fede cattolica né crede che la legge di Dio venga a diverbio con se stessa, né ammette nessuna autorità a danno della ragione, né presta orecchio a nessuna opinione e adulazione che inquini l'equità divina; ma poiché non solo crede in Dio, bensí lo conosce pure creatore di tutte le nature, in queste non imputa il peccato a nessun altro agente che alla libera volontà, e per tutte queste argomentazioni essa non dubita che sia falsa la traduce del peccato.
Agostino. Piuttosto la fede cattolica non dubita che esista il peccato originale.
La quale fede non l'hanno difesa dei ragazzini, ma fino al giorno della loro morte uomini gravi e costanti, dotti nella Chiesa e docenti della Chiesa.
Voi però non credete che " la legge di Dio venga a diverbio con se stessa ", come dici tu, e voi stessi venite a diverbio contro di essa per cieca empietà o per empia cecità.
Per questo motivo infatti vi vantate di non ammettere nessuna autorità a danno della ragione, perché dalle vostre ragioni, che non sono ragioni ma falsificazioni, anche l'autorità divina sia deposta piuttosto che esposta.
Sebbene nessuno debba essere cosí gravato di cuore da lasciarsi ingannare dalla ragione che Pelagio ha proposto quasi a commento dell'Apostolo, affermando che la ragione per cui è stato detto: " Il corpo è morto a causa del peccato", è che il corpo muore ai peccati quando si allontana dai peccati.
Contro la quale sciocchezza non c'è da discutere, ma semplicemente da leggere l'Apostolo stesso, il quale dice: Se il Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione.
E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesú dai morti abita in voi, egli darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. ( Rm 8,10-11 )
Che cosa di piú aperto? Che cosa di piú lucido?
Chi, ti prego, contro cotesta manifesta dichiarazione negherebbe il peccato originale se non per insensatezza ereticale?
Per il quale peccato il corpo anche adesso è certamente morto, benché a causa della giustificazione lo spirito sia già vita.
Ma Dio, dice l'Apostolo, darà la vita anche ai vostri corpi mortali.
Chi potrebbe abbaiare contro questa verità all'infuori della rabbia della falsità che si vanta di non prestare orecchio a nessuna opinione e adulazione che inquini l'equità divina, quando piuttosto è costretto a negare l'equità divina chiunque sia stato ingannato da voi?
Poiché se si dice che i tanti vizi o dei corpi o delle menti, con i quali nascono gli uomini, non contraggono il merito di nessun peccato, senza dubbio si nega che sia giusto il giudizio di Dio.
Pertanto, poiché voi imputate i peccati alla volontà, cosí da non voler imputare alla volontà del primo uomo il peccato originale, voi inducete coloro che credono a voi ad imputare ad un ingiusto giudizio di Dio tutti i mali che i bambini contraggono o soffrono.
Indice |