Contro le Lettere di Petiliano |
Petiliano: Infine, quale motivo avete per perseguitarci?
Vi chiedo, miserabili: pensate forse di poter peccare con l'autorità della legge?
Agostino: Il peccatore non pecca con l'autorità della legge, ma contro l'autorità della legge.
Ma tu mi chiedi se abbiamo un motivo per perseguitarvi.
Io, a mia volta, ti chiedo: Chi parla in questo salmo: Colui che denigrava il suo prossimo in segreto, io lo perseguitavo? ( Sal 101,5 )
Cerca, quindi, il motivo o il modo della persecuzione: non accusare genericamente, con tanta incompetenza, i persecutori dei cattivi.
Petiliano: Io dico, al contrario, che Gesù Cristo non ha perseguitato nessuno: Egli era venuto a stabilire la fede, non con la costrizione, ma con l'invito a credere.
Poiché gli Apostoli non vedevano di buon occhio alcune sette, gli dicono: " Molti impongono le mani nel tuo nome e non sono dei nostri ".
Gesù rispose: " Lasciateli stare; se non sono contro di voi, sono per voi ". ( Lc 9,49-50 )
Agostino: Perché non dici che esporrai molto più liberamente idee tue che non hanno riscontro nelle Scritture?
Se infatti volessi citare testimonianze delle sante Scritture, prenderesti forse quelle che non vi si trovano?
Quanto alle vostre menzogne, anche se molto numerose, padroni voi di dirle.
Dove sta scritto il testo che hai citato? E quando venne fatta al Signore questa domanda?
E quando il Signore ha dato questa risposta?
Queste parole: Molti, infatti, impongono le mani nel tuo nome, e non sono dei nostri, non le ha mai dette nessun discepolo al Figlio di Dio; per cui, egli neppure avrebbe potuto rispondere: Lasciateli stare: se non sono contro di voi, sono per voi.
In realtà, nel Vangelo leggiamo qualcosa di simile a proposito di uno che cacciava i demoni nel nome del Signore, ma non lo seguiva insieme ai discepoli, nel passo in cui il Signore disse: Non glielo proibite; chi non è contro di voi, è per voi. ( Lc 9,50 )
E a dimostrare che vi fossero delle sette, verso le quali sembra che il Signore si sia mostrato rispettoso, il testo non è affatto adatto.
Ma se una certa somiglianza di espressione, ti ha tratto in inganno, non è una menzogna, è un errore umano; se invece hai voluto gettare una nebbia di falsità negli occhi delle persone ignoranti delle sacre Scritture, affliggiti, vergognati e correggiti.
Comunque, proprio di questo fatto, che venne riferito al Signore, è bene parlare.
Come allora, fuori della comunione dei discepoli, la santità del nome di Cristo era molto efficace, così ora, fuori della comunione ecclesiale, è efficace la santità del battesimo: la consacrazione del battesimo, infatti, non si fa se non nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Ora, chi è tanto folle da dire che, anche fuori della comunione della Chiesa, il nome del Figlio è efficace, mentre il nome del Padre e quello dello Spirito Santo non lo è?
Oppure, che esso può guarire un uomo, ma non consacrare il battesimo?
È certo, tuttavia, che fuori la comunione della Chiesa, del vincolo santissimo dell'unità, e del sovraeminente dono della carità, non ottiene la vita eterna, né chi viene liberato dal demonio e né chi viene battezzato; così come non la ottengono quelli che, per la comunione dei sacramenti sembrano dentro, ma per la loro cattiva condotta sono ritenuti fuori.
Quanto poi al fatto che Cristo ha perseguitato anche corporalmente, coloro che cacciò dal tempio con i flagelli, già ne abbiamo parlato sopra.
81.179 - Petiliano: Il santo apostolo Paolo dice: " In qualunque modo, purché si annunci Cristo ". ( Fil 1,18 )
Agostino: Parli contro di te; eppure, poiché parli per amore della verità, se l'ami, quanto dici torna a tuo vantaggio.
Ora io ti chiedo: di chi parla, l'apostolo Paolo, in questo testo? Ricordiamolo per un attimo, se vuoi.
Alcuni annunciano il nome di Cristo per invidia e per spirito di contesa, altri con retta intenzione; questi ultimi lo fanno per amore, perché sanno che io sono stato posto per la difesa del Vangelo; i primi, invece, lo fanno per spirito di ribellione, senza retta intenzione, pensando di procurare sofferenze a me che sono in catene.
Ma che importa? Purché, in ogni modo, o per ipocrisia o per sincerità, il Cristo sia annunciato.
Di questo io mi rallegro e me ne rallegrerò ancora. ( Fil 1,15-18 )
Ora vediamo che costoro annunciavano certamente un messaggio santo, retto e vero, non però con retta intenzione, ma per invidia e spirito di contesa; senza carità e rettitudine.
Certo, poco fa mi sembrava che tu proclamassi contro di noi le lodi della carità, prese dal testo dell'Apostolo, in cui si dice che se non c'è la carità, tutto quello che c'è non giova a niente.
Ecco, in costoro non c'era la carità, eppure c'era l'annuncio di Cristo, e l'Apostolo dichiara di compiacersene.
Infatti, non si compiace del loro male, ma del bene del nome di Cristo.
In lui, infatti, c'era la carità, che non gode dell'ingiustizia, ma si rallegra della verità. ( 1 Cor 13,6 )
L'invidia che era in loro, è un male specifico del diavolo; per questa, infatti, cadde e precipitò.
Ora, quei malvagi, che l'apostolo Paolo rimprovera in questi termini, e nei quali c'era quel grande bene, di cui l'Apostolo si rallegra, dov'erano?
Dentro o fuori? Libero tu di scegliere.
Se dentro, ecco, Paolo li conosceva, ma non ne restava contaminato; così come non contaminerebbero voi nell'unità del mondo, quelli contro i quali lanciate non so quali accuse vere, o ne inventate di false.
Perché allora vi siete separati? Perché, a causa del sacrilegio di uno scisma scellerato, siete morti?
Se invece erano fuori, ecco, anche in coloro che sono fuori, e che certamente non possono far parte della vita eterna, poiché non hanno la carità e non conservano l'unità, è comunque presente la santità del nome di Cristo, e la loro predicazione l'Apostolo approva con gioia, proprio per la santità del nome, anche se li detesta.
A ragione, quindi, non ingiuriamo questo nome, quando vengono da noi quelli che erano fuori; ma essi li correggiamo, il nome lo onoriamo.
Vedete dunque come siete empi quando, in coloro, le cui azioni rimproverate come volete, disprezzate anche il sacramento del nome di Cristo, che in essi è santo!
In verità questi, di cui parlò l'Apostolo, come le tue parole mostrano, credi che erano fuori dalla Chiesa.
Così, nel momento in cui temi di subire una persecuzione da parte dei cattolici, e parlandone susciti odio verso di noi, hai confermato, negli eretici, il nome di Cristo, al quale tu, ribattezzando, arrechi oltraggio.
Petiliano: Se dunque un'autorità così importante della fede, non ha avversato nessuno, perché tu perseguiti per costringere la gente a contaminarsi?
Agostino: Non vi perseguitiamo, se non come la verità perseguita la falsità.
Non ci riguarda, se qualcuno vi ha perseguitati in modo diverso, come non riguarda voi, se i vostri fanno cose simili.
Noi non vi costringiamo a farvi contaminare, ma vi esortiamo a farvi guarire.
Petiliano: Se fosse lecito costringere uno con la legge, sia pure a fare il bene, voi stessi, miseri, avreste dovuto essere costretti alla nostra purissima fede.
Ma, lungi dalla nostra coscienza, costringere uno alla nostra fede!
Agostino: Certo, nessuno deve essere costretto a venire alla fede, controvoglia; Dio, tuttavia, con la sua severità, o meglio, con la sua misericordia, suole punire l'infedeltà con il flagello delle tribolazioni.
E che? Il fatto che una vita perfetta si sceglie per libera volontà, per questo una pessima condotta non si punisce con perfetta legalità?
Comunque, la disciplina vindice di una vita malvagia, è invertita; essa non arriva se non quando si è disprezzata la dottrina di una vita buona.
Se dunque contro di voi sono state emanate delle leggi, esse non vi costringevano a fare il bene, ma vi proibivano di fare il male.
Nessuno infatti può fare il bene, se non lo sceglie e non lo ama: e questo dipende dalla libera volontà.
Il timore delle pene, invece, anche se non suscita il gusto di una buona coscienza, trattiene almeno la cattiva cupidigia nell'intimo del pensiero.
Ma chi ha emanato contro di voi leggi, che reprimevano la vostra audacia?
Non sono stati quelli che, come dice l'Apostolo, non è senza motivo che portano la spada; essi infatti sono ministri di Dio e vindici di ira verso chi fa il male? ( Rm 13,4 )
Tutta la questione, quindi, sta in questo: sapere se voi siete senza peccato; voi a cui il mondo rinfaccia il sacrilegio di un grave scisma.
Se trascurate di esaminare questa questione, parlate a vuoto e, pur vivendo come briganti, vi vantate di morire come martiri.
E poiché temete il rigore della legge, la reazione della gente, o siete impari per resistere, non dico contro tanta gente, ma contro tante nazioni cattoliche, vi gloriate perfino di essere mansueti perché non costringete nessuno a passare al vostro partito.
Così fa anche il nibbio: quando, per lo spavento, non riesce ad afferrare i pulcini, si dà il nome di colombo.
Quand'è, infatti, che avete potuto far del male, e non lo avete fatto?
Così dimostrate che ne avreste fatto molto di più, se aveste potuto.
Quando Giuliano in odio alla pace di Cristo, vi restituì le basiliche dell'unità, che stragi avete compiute, se anche i demoni esultavano con voi, perché avevate riaperto i loro templi!
Chi può ricordarle? Al tempo della guerra di Firmo, che cosa non ha subito, da parte vostra, Rogato il Mauro?
Chiediamolo alla Mauritania di Cesarea!
E al tempo di Gildone, per il fatto che un vostro collega fu il suo più caro amico, lo sanno i Massimianisti che cosa hanno sofferto!
E quanto a Feliciano stesso, che ora sta con voi, se potesse dichiarare sotto giuramento se è vero che Ottato lo ha costretto a ritornare, contro voglia, nella vostra comunione, non oserebbe muovere le labbra, specie se il popolo di Nusti, testimone di quei fatti, lo stesse a guardare in faccia.
Ma costoro, come ho detto, vedano le sofferenze che hanno subite da quelli, insieme ai quali avevano inflitto queste torture a Rogato!
La stessa Chiesa cattolica, che pure era sostenuta dai principi cattolici, che comandavano per terra e per mare, fu assalita con ferocia e accanimento dalle bande armate di Ottato.
Ed è stato proprio questo episodio, a costringerci a invocare contro di voi, per la prima volta, presso il Vicario Serano, " la nota legge delle dieci libbre d'oro ", che nessuno di voi versa più; e ci accusate di crudeltà! Quale maggiore mitezza che punire con una semplice pena pecuniaria i vostri crimini così grandi?
Ma chi può raccontare i particolari di tutte le violenze che voi, senza l'approvazione di giudici o di altre autorità, commettete ovunque potete nei territori soggetti alla vostra sovranità?
Chi di noi, nella sua gente, non ne ha saputo qualcosa dai suoi predecessori, o non lo ha sperimentato lui stesso?
Non è forse vero che ad Ippona, dove io vivo, non mancano quanti ricordano che il vostro Faustino durante il suo regno, aveva ordinato, visto che i Cattolici erano in minoranza, che nessuno cuocesse il pane per loro, tanto che un fornaio, inquilino di un nostro diacono, gettò il pane del proprietario non ancora cotto e, senza essere condannato all'esilio da una legge, gli rifiutò ogni rapporto non solo in Ippona, ma anche nella sua patria; e non solo nella sua patria, ma anche nella sua casa?
E che dire di ciò che è successo di recente e che ancora mi addolora?
Non è forse vero che il vostro Crispino di Calamina, che pure aveva comprato una proprietà ad enfiteusi, con un solo colpo di terrore non esitò, ad immergere nelle acque di un terreno degli imperatori cattolici, le cui leggi vi hanno proibito di stare persino nelle città, e a ribattezzare quasi ottanta persone che emettevano dolorosi lamenti?
Non sono stati forse questi fatti che vi hanno costretto a subire anche le leggi di cui vi lagnate?
Leggi che, se anche sono molto meno severe di quanto meriti il vostro delitto, sono però importanti?
Ma è proprio vero che i vostri Circoncellioni, che militano in bande furiose sotto il vostro comando, non ci caccerebbero con le loro violente incursioni da tutte le nostre campagne, se noi non trattenessimo nelle città come ostaggi voi che, comunque non volete sopportare, se non per timore, almeno per pudore, la presenza del pubblico e il rimprovero delle persone oneste?
Non dire, quindi: Lungi, lungi dalla nostra coscienza spingere uno ad entrare nella nostra fede.
Voi infatti, lo fate dove potete; e dove non lo fate, è perché non potete: o per paura delle leggi o per paura dell'odiosità, o per l'opposizione della moltitudine.
Petiliano: Cristo Signore dice: " Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre! ". ( Gv 6,44 )
Ma perché non lasciate che ciascuno segua il suo libero arbitrio, visto che il Signore Dio ha dato agli uomini il libero arbitrio, pur indicando alle persone la via della giustizia, perché nessuno si perda perché non la conosce?
Egli dice: "Ho posto davanti a te il bene ed il male, il fuoco e l'acqua: scegli ciò che vuoi ". ( Sir 15,16-17 )
Proprio per questo libero arbitrio, voi, miseri, avete preferito scegliere non l'acqua, ma il fuoco.
" Tuttavia " - dice il Signore - " scegli il bene, affinché tu viva ". ( Dt 30,19 )
Tu che non vuoi scegliere il bene, ti sei condannato a non vivere.
Agostino: Se io ti ponessi la questione: come può, Dio Padre, attrarre al Figlio gli uomini che ha lasciato liberi, forse la risolveresti con difficoltà.
Come li può attirare, infatti, se ha lasciato a tutti la libertà di scegliere?
Eppure sono vere tutt'e due le cose, ma solo pochi sono in grado di comprenderlo con l'intelligenza.
Ora, come è possibile che il Padre attiri al Figlio coloro che ha lasciato nel libero arbitrio, così è possibile che ciò che le leggi ci ammoniscono a fare, con la minaccia delle pene, non tolga il libero arbitrio.
Tutto ciò che di pesante e di molesto un uomo soffre, lo ammonisce a riflettere sui motivi delle sue sofferenze; così, se si accorge di soffrire per la giustizia, scelga come un bene sopportare queste sofferenze per la giustizia; se invece si accorge di soffrire per l'ingiustizia, e pensa di faticare e di tormentarsi infruttuosamente, cambi in meglio la sua volontà, e simultaneamente si liberi, sia dalla sofferenza sterile e sia dall'ingiustizia, che di certo gli arrecheranno danni molto più gravi e dannosi.
Quanto a voi, se i re adottano provvedimenti contro di voi, prendeteli come ammonimenti a riflettere sui motivi di queste sofferenze.
Se è a causa della giustizia, veramente essi sono i vostri persecutori, mentre siete beati voi, che soffrite a causa della giustizia, e possederete il regno dei cieli; ( Mt 5,10; 1 Pt 2,20 ) se invece è a causa dell'iniquità del vostro scisma, che cosa sono essi se non i vostri censori, mentre voi, come tutti i colpevoli dei vari crimini che scontano con le leggi le loro colpe, siete certamente infelici in questo mondo e in quello futuro?
Nessuno quindi vi toglie il libero arbitrio; ma state bene attenti alle scelte che fate: se convertirvi e vivere in pace o se perseverare nella malizia e sopportare i veri supplizi, denominandoli falsamente martirio.
Ma egli si rivolge a voi, come se soffriste pene indegne, per la giustizia, o come se, per la vostra iniquità, soffriste qualche pena degna; benché commettiate tante cose indegne, e regniate nell'impunità, e siate tanto folli da spaventare più con le " lodi a Dio ", che con la tromba della guerra; e tanto mistificatori da attribuire il gesto spontaneo dei vostri, che si gettano dai precipizi, alle nostre persecuzioni.
Quasi fosse un precettore molto benigno, egli dice: Tu che non vuoi scegliere il bene, sei condannato a non vivere.
Ecco: se credessimo alle vostre accuse, vivremmo bene; ma poiché crediamo alle promesse di Dio, ci condanniamo a non vivere.
Hai fatto bene, credo, a ricordare ciò che dissero gli Apostoli ai Giudei, quando proibirono loro di predicare Cristo.
Perciò lo diciamo anche noi, perché ci rispondiate: Che è meglio, obbedire a Dio o agli uomini? ( At 5,29 )
" Traditori, turificatori, persecutori ", sono parole di uomini contro altri uomini.
" Solo nella comunità di Donato è rimasto Cristo ": sono parole di uomini che esaltano la gloria dell'uomo nel nome di Cristo, per diminuire la gloria di Cristo stesso.
Sta scritto, infatti: Un popolo numeroso è la gloria del re, un popolo piccolo è la rovina del principe. ( Pr 14,28 )
Esse quindi sono parole di uomini.
Al contrario, queste del Vangelo: Bisognava che Cristo patisse e risorgesse il terzo giorno, e nel suo nome, si predicasse la penitenza e la remissione dei peccati in tutto il mondo, a partire da Gerusalemme ( Lc 24,46-47 ) sono parole di Cristo che proclamano la gloria ricevuta dal Padre nell'estensione del suo regno.
Dopo avere sentito entrambi le parti, preferiamo scegliere la comunione della Chiesa; e alle parole degli uomini, anteponiamo quelle di Cristo.
Ti prego: chi può dire che abbiamo scelto il male, se non chi dice che Cristo ha insegnato il male?
Petiliano: Ha forse Dio ordinato di mettere a morte gli scismatici?
Se lo avesse ordinato, dovreste essere uccisi dagli Sciti e dai Barbari, non dai Cristiani.
Agostino: Si calmino i vostri Circoncellioni, e tu non spaventarci coi Barbari.
Se poi vuoi sapere se gli scismatici siamo noi o siete voi, non interroghiamo né me e né te, ma Cristo: sia lui a indicarci la sua Chiesa.
Leggi il Vangelo e ti darà la risposta: In Gerusalemme, in tutta la Giudea e nella Samaria, e fino all'estremità del mondo. ( At 1,8 )
Chi dunque non sta nella Chiesa, non lo si interroghi più ma, se viene corretto, si converta o, se viene corretto, non si lamenti.
Petiliano: Il Signore Dio non si è mai compiaciuto del sangue umano.
Egli infatti ha voluto che il fratricida Caino restasse in vita come carnefice.
Agostino: Se Dio non ha voluto che si uccidesse l'assassino del fratello, ma che rimanesse in vita come carnefice, può significare che il re, il cui cuore è nelle mani di Dio, ( Pr 21,1 ) e che emana molte leggi per ammonire e correggere, non ha emanato nessuna legge per ordinare di uccidervi; forse perché siano tormentati con il supplizio del parricida Caino, carnefice a vita, tutti i vostri seguaci, che si ostinano a restare tenacemente nello scisma sacrilego.
Leggiamo, infatti, che molte persone furono uccise per pietà dal servo di Dio, Mosè.
Tanto che, nella preghiera che fece al Signore per il loro empio sacrificio, supplicò così: Signore, se tu vuoi rimettere i loro peccati, rimettili; altrimenti cancellami dal tuo libro, ( Es 32,31-32 ) si rivela chiaramente la sua indicibile carità e misericordia.
Che dire dunque? Che forse diventò subito crudele perché, sceso dal monte, ordinò di uccidere tante migliaia di persone?
Considerate quindi se per caso non sia per una più grande collera di Dio che, con le tante leggi emanate contro di voi, nessun imperatore abbia mai ordinato di uccidervi.
Oppure credete che non siete da paragonare a quel fratricida?
Sentite che cosa dice il Signore per mezzo del profeta: Dal sorgere del sole fino al tramonto, il mio nome è glorificato tra le nazioni; e in ogni luogo salirà un incenso al mio nome e si offrirà una vittima pura.
Il mio nome è grande tra le nazioni, dice il Signore onnipotente. ( Ml 1,11 )
Ma questo sacrificio fraterno, sul quale il Signore posa il suo sguardo, voi mostrate di odiarlo con le vostre calunnie; e se qualche volta sentirete che dal sorgere del sole fino al tramonto il nome del Signore viene lodato ( Sal 113,3 ) e questo è il vivo sacrificio di cui è stato detto: Immola a Dio un sacrificio di lode, ( Sal 50,14 ) il vostro volto si avvilirà come il volto di quell'omicida.
Ma dato che non potete uccidere tutto il mondo, sarete ritenuti rei per il vostro stesso odio; dice infatti Giovanni: Chi odia il proprio fratello è omicida. ( 1 Gv 3,15 )
Voglia il cielo che un nostro fratello innocente s'imbatta piuttosto nei colpi dei vostri Circoncellioni, per essere ucciso, che nella vostra lingua, per essere ribattezzato.
Petiliano: Noi dunque vi avvertiamo, se ci ascoltate volentieri, e se non ci ascoltate volentieri vi avvertiamo che Cristo Signore ha insegnato ai cristiani non come uccidere, ma come morire.
In effetti, se egli amasse quelli che non accettano di morire uccisi, non avrebbe voluto farsi uccidere per noi.
Agostino: Magari i vostri martiri seguissero il suo modo di morire: non si getterebbero dai precipizi, come non lo fece il Signore, malgrado il suggerimento del diavolo. ( Mt 4,6-7 )
Ma voi, quando perseguitate con false testimonianze i nostri padri, anche morti, da chi avete appreso questo modo?
E che voi cerchiate di macchiarci con i crimini di persone ignote, mentre non volete sentirvi rinfacciare le malefatte dei vostri, da chi avete appreso questo modo?
Ma noi ci inorgogliamo troppo, nel nostro sdegno, quando vi vediamo dire falsa testimonianza perfino contro il Signore, dal momento che egli stesso ha promesso ed ha mostrato la sua Chiesa in tutte la nazioni, ( Lc 24,47 ) e voi lo contestate!
Questo tipo di persecuzione non lo avete appreso neanche dai Giudei persecutori; essi infatti hanno perseguitato il corpo di colui che camminava sulla terra, e voi il vangelo di colui che siede nel Cielo.
Quel Vangelo che subì le fiamme di feroci re, con più moderazione di quanto subisca dalle vostre lingue.
In effetti, alle loro fiamme, l'unità sopravvisse, alle vostre chiacchiere, non è riuscita a sopravvivere.
Quelli che desideravano eliminare le parole del Signore bruciandole, non pensavano che si potessero disprezzare anche leggendole.
Essi quindi non avrebbero esercitato, sul Vangelo, le loro fiamme, se voi non aveste prestato loro, contro il Vangelo, le vostre lingue.
In quella persecuzione, il Vangelo di Cristo veniva cercato da alcuni persecutori, consegnato da alcuni timorosi, bruciato da alcuni distruttori, nascosto da alcuni amici, combattuto da nessun contestatore.
Passata la persecuzione delle nazioni, ne avete conservati gli aspetti più scellerati: quanti perseguitavano il nome di Cristo, non hanno creduto a Cristo; quanti si onorano del nome di Cristo, contestano Cristo.
Petiliano: Eccovi ora la prova più completa, che ad un cristiano non è lecito procurare la rovina degli altri.
Il primo a darcela è stato Pietro, come sta scritto: " Pietro colpì l'orecchio del servo del principe dei Giudei e lo recise.
Ma Gesù gli disse: Pietro nascondi la tua spada nel fodero, chi infatti usa la spada morirà di spada ". ( Mt 26,51-52 )
Agostino: Perché allora non mettete a tacere le armi dei Circoncellioni con queste parole?
O credete di parlare contro il Vangelo se dite: " Chi usa la frusta, morirà di frusta? ".
Scusateci, quindi, se neppure i nostri padri riuscirono a trattenere coloro che gettarono Marcolo nel precipizio, fatto di cui vi lamentate.
Nel Vangelo non sta scritto: " Chi getta uno dal precipizio, muoia di precipizio ".
Voglia Dio che, come sono passati questi falsi avvenimenti, così cessino i bastoni dei Circoncellioni!
Forse voi vi adirate perché noi togliamo le armi alle vostre bande, se non con le leggi almeno con le parole, dicendo che esse colpiscono solo con le fruste.
Si sa, questa era la loro vecchia armatura, ma ora ne hanno fatti di progressi!
In effetti, tra una gozzoviglia e l'altra, insieme a donne senza marito, si prendono ogni libertà di accompagnarsi, vagabondare, divertirsi, bere e pernottare insieme.
Essi hanno appreso non solo a roteare le fruste, ma anche a vibrare la spada e a far girare le fionde!
Perché allora io non dovrei dire loro ( e Dio solo sa con che animo lo dico e con che animo lo ascoltano ): " Pazzi "; se non altro Pietro, anche se spinto da un moto d'animo ancora carnale, la sua spada la conficcò nel corpo di un persecutore, per difendere il corpo di Cristo.
Le vostre armi, invece, sono ripartite contro Cristo: il suo corpo, di cui egli è capo, cioè la sua Chiesa ( Col 1,18 ) diffusa in tutte le nazioni.
Detto questo egli ascese al cielo, ( At 1,8-9 ) dove non avrebbe potuto seguirlo il furore dei Giudei; ma il vostro furore combatte le membra del suo corpo, che egli ha raccomandate ascendendo al cielo.
Per difendere queste membra si accaniscono contro di voi e vi resistono quanti, nella Cattolica, sono ancora di poca fede, e hanno lo stesso animo che ebbe Pietro quando impugnò la spada nel nome di Cristo.
Ma ci corre una grande differenza tra la vostra persecuzione e la loro.
Voi siete simili al servo del sacerdote dei Giudei, perché per obbedire ai vostri capi vi armate contro la Chiesa cattolica, cioè contro il corpo di Cristo; mentre essi sono come Pietro: lottano anche con il corpo, per il corpo di Cristo, cioè la Chiesa.
Ma se si dice loro di stare calmi, come fu detto a Pietro, a più forte ragione bisogna dire a voi di deporre il furore dell'eresia e di unirvi a quelle membra, per le quali essi lottano in questo modo.
Ma voi siete stati offesi da loro, e quindi odiate anche noi; e come se aveste perso l'orecchio destro, non ascoltate Cristo che siede alla destra del Padre.
Ma a chi parlare? E quando parlare loro?
Non riesco a trovare nemmeno un momento per farlo, visto che anche la mattina ruttano di vino, o perché sono già ubriachi o perché continuano ad esserlo.
Anzi, minacciano pure; e non solo essi, ma anche i loro vescovi, sempre pronti a dire che i loro fatti non li riguardano.
Che il Signore ci doni il cantico dei gradini, per poter dire: Con quelli che odiavano la pace, io ero pacifico; quando parlavo loro, essi mi combattevano senza motivo. ( Sal 120,6-7 )
Così canta in tutta la terra, il Corpo di Cristo, che viene combattuto dagli eretici: qui da alcuni, lì da altri, e da tutti gli altri eretici ovunque si trovino.
Petiliano: Cristo ha insegnato che bisogna subire la morte per la fede, anziché darla agli altri per favorire la propria comunione.
La cristianità cresce nelle persecuzioni.
Nessuno, infatti, condurrebbe una vita fedelissima, se i fedeli temessero la morte.
Dice infatti il Signore Gesù Cristo: " Se il chicco di grano, che cade in terra, non muore, rimane solo; ma se muore, porta molto frutto ". ( Gv 12,24-25 )
Agostino: Vorrei sapere chi è stato il primo del vostro partito a buttarsi dal precipizio.
Certamente è stato un grano molto fertile, dal quale germogliò la rigogliosa massa dei cadaveri che si sono buttati dai precipizi.
Ora, giacché ricordate le parole del Signore, che disse di essere grano destinato a morire e a portare molto frutto, perché odiate il frutto che cresce rigogliosamente in tutto il mondo, e gli rinfacciate i crimini della paglia e della zizzania, quelli che avete sentiti o quelli che avete inventati?
Petiliano: Ma voi spargete le spine e la zizzania, non la semente.
È quindi bene che bruciate con esse nell'ultimo giorno.
Non è una maledizione, ma ogni coscienza piena di spine, è raggiunta dalla condanna di Dio.
Agostino: Almeno la rievocazione della zizzania avrebbe dovuto farti venire in mente anche il grano; entrambi infatti, hanno avuto l'ordine di crescere nel campo sino alla mietitura. ( Mt 13,30 )
Voi invece fissate l'occhio penetrante della vostra malignità solo sulla zizzania e, contro l'insegnamento di Cristo, sostenete che nel mondo, tranne che in Africa, è cresciuta solo essa.
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