Contro le Lettere di Petiliano |
Petiliano: Dov'è il passo, in cui il Signore dice: " Se ricevi uno schiaffo prepara l'altra guancia "? ( Mt 5,39 )
Dov'è l'altro in cui si narra che ricevette gli sputi sulla faccia, colui che, con il suo sputo santissimo, aprì gli occhi al cieco?
Dov'è il passo in cui l'apostolo Paolo dice: " Se qualcuno vi colpisce sulla faccia "?
E l'altro in cui dice ancora: " Colpi senza misura, stragi frequenti, in carceri ancora più frequenti"? ( 2 Cor 11,20-23 )
Egli ricorda ciò che patì, non ciò che fece patire.
Alla fede cristiana bastava avere sofferto da parte dei Giudei: perché, miseri, la fate soffrire anche voi?
Agostino: Ma è proprio vero che voi, se ricevete uno schiaffo, porgete l'altra guancia?
Non è certamente questa la fama che vi hanno procurato le vostre bande scorrazzando qua e là per tutta l'Africa e compiendo ignobili turpitudini!
Volesse Dio che la gente avesse stretto con voi questo patto: che almeno secondo l'antica legge rivendicaste l'occhio per occhio, dente per dente, ( Dt 19,21 ) e non alzaste la frusta per le cose sentite!
Petiliano: Che c'entrate voi con i re del mondo, che la cristianità ha visti sempre come nemici?
Per dirtela in breve: Fu un re che perseguitò i fratelli Maccabei; ( 2 Mac 7 ) un re che, essendo sacrilego, fece gettare i tre fanciulli alle fiamme, non sapendo che fossero religiose; ( Dn 3 ) un re che cercò la vita del Salvatore, quand'era bambino; ( Mt 11,16 ) un re che gettò in pasto ai leoni, così credeva, il santissimo Daniele. ( Dn 6 )
E lo stesso Cristo Signore fu l'iniquo giudice di un re a condannarlo. ( Mt 27,26 )
Ecco perché l'Apostolo grida: " Tra i perfetti annunciamo la sapienza, non la sapienza di questo mondo, né dei principi di questo mondo, la quale svanisce; ma parliamo la sapienza di Dio nel mistero, che fu nascosta, che Dio stabilì prima di tutti i secoli per la nostra gloria e che nessuno dei principi di questo mondo ha conosciuta.
Se infatti l'avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della maestà ". ( 1 Cor 2,6-8 )
Ma questo è stato detto degli antichi re pagani.
Quanto a voi, gli imperatori di questo mondo, che desiderano essere cristiani, non li lasciate essere cristiani, perché con l'artificio e la nebbia della vostra menzogna attirate alla vostra malvagità questi credenti in buona fede, per indurli a rivolgere contro i cristiani le armi preparate per essere usate contro i nemici dello stato; e con i vostri consigli, li inducete a credere di rendere onore a Dio se uccidono noi che vi siamo odiosi; dice infatti il Signore: " Verrà un tempo in cui chi vi ucciderà crederà di rendere onore a Dio ". ( Gv 16,2 )
A voi dunque, maestri di malvagità, non importa niente se i re della terra desiderano essere pagani, Dio non voglia, o cristiani, visto che non cessate di armarli contro la famiglia di Cristo.
Non sapete, o non avete letto, che più grave del crimine di chi uccide, è quello di chi persuade a uccidere?
Gezabele aveva istigato suo marito a uccidere un uomo giusto e anche povero, ma entrambi, marito e moglie, morirono di uguale supplizio. ( 1 Re 21 )
E non è che voi, nello spingere i re, siete diversi da come spesso li ha spinti a compiere un reato la sottile persuasione femminile!
In effetti, fu attraverso la figlia che la donna di Erode chiese ed ottenne che le fosse portata la testa di Giovanni su un piatto a tavola. ( Mt 14,8-9 )
E Ponzio Pilato, i Giudei lo costrinsero al punto di far crocifiggere Cristo Signore, e vollero che il suo sangue rimanesse sempre vindice su di loro e sui loro figli. ( Mt 27,24-26 )
È così, dunque, che voi peccatori vi coprite del nostro sangue.
Infatti, non è che, se anche ci percuote il giudice, non siano piuttosto le vostre calunnie.
Dice il profeta Davide parlando a nome del Signore: " Perché fremono le nazioni e i popoli meditano vani progetti?
Si sono sollevati i re della terra, e i principi si sono radunati contro il Signore e contro il suo Cristo.
Rompiamo i loro vincoli e scuotiamoci di dosso il loro giogo.
Ma colui che abita nei cieli riderà di loro e il Signore li schernirà; allora egli parlerà loro nella sua ira e li sconvolgerà nel suo furore.
Io invece sono stato stabilito re dal Signore, sopra il suo monte santo di Sion per predicare il precetto del Signore.
Il Signore mi ha detto: figlio mio sei tu, io oggi ti ho generato: chiedimi e ti darò in eredità le nazioni e in tuo possesso i confini della terra.
Tu le reggerai con lo scettro di ferro, le romperai come vasi d'argilla ".
Quanto a questi re, per togliere ad essi la passione di perseguitare i Cristiani, quasi per ignoranza o incoscienza, e non farli perire, il profeta diede loro questi ammonimenti e questi precetti.
Oh se questi precetti, che essi non conoscono, glieli insegnassimo noi!
Ma voi glieli avreste senza dubbio mostrati, se aveste voluto che vivessero, o almeno, terza ipotesi, se la vostra malizia avesse permesso loro di leggerli.
Il primo salmo di Davide li esorta caldamente a vivere e regnare da cristiani; essi hanno confidato in voi, e voi li avete malvagiamente ingannati.
Voi, infatti, inventate per essi le cose cattive, le buone, invece, le nascondete.
Leggano finalmente, sia pure con ritardo, il testo, che avrebbero dovuto leggere da tempo. Che dice?
" Ed ora, o re, intendete, istruitevi voi che giudicate la terra, servite il Signore nel timore ed esaltatelo con timore; prendete i suoi insegnamenti perché, il Signore non si adiri e voi perdiate la retta via.
Quando la sua ira si infiammerà contro di voi, beati tutti quelli che confidano in lui". ( Sal 22,1-9 )
Gli imperatori, ripeto, voi li istigate con i vostri suggerimenti, come fecero i Giudei con Pilato, lo abbiamo detto, sebbene questi, lavandosi pubblicamente le mani abbia gridato: " Sono innocente del sangue di questo giusto! ". ( Sal 2,10-13 )
In realtà, come può dirsi innocente da un delitto, colui che lo ha commesso?
Ma per tacere degli antichi, negli esempi che portate, considerate il grande numero di imperatori e di giudici vostri, morti per averci perseguitati!
Tralascio Nerone, il primo persecutore dei Cristiani, come pure Domiziano, che gli fu molto simile, Traiano, Geta, Decio, Valeriano, Diocleziano.
Anche Massimiano morì. Quelli poi che imposero di purificare e di bruciare i Libri del Signore, primo Marcellino, che fu vescovo dei Romani, ma anche il Cartaginese Mensurio, e Ceciliano, si ridussero come faville o cenere nelle stesse fiamme sacrileghe.
Morì Macario, morì Ursazio, e tutti i vostri Conti morirono, sempre per vendetta di Dio.
Ursazio, abbattuto dai barbari in guerra, fu sbranato dai crudeli artigli degli avvoltoi e dai morsi delle fameliche zanne dei cani.
Non è forse un assassino, colui che, sotto la spinta del vostro impeto, fece come il re Acab, il quale, convinto da una donna, uccise un povero giusto? ( Mt 27,24 )
Così non cessate di massacrare anche noi, giusti e poveri: poveri, certo, rispetto alla ricchezza del mondo: in realtà, della grazia di Dio non siamo poveri.
E se anche non lo fate con le mani, massacrate certamente con la lingua omicida.
Sta scritto, infatti: " La morte e la vita sono nelle mani della lingua ". ( Pr 18,21 )
Perciò, tutti quelli che sono stati uccisi, li hai uccisi tu, che sei un istigatore.
La mano del carnefice, infatti, non si infiamma che con la tua lingua; e il crudele calore del cuore alle tue parole si accende contro il sangue degli altri: sangue giusto, vindice di chi lo sparge.
Agostino: Se io a questo brano, che tu hai esposto con tanta ampiezza e facondia, e in cui, a proposito dei re del mondo, parli con odio verso di noi, dessi una risposta adeguata e degna, temo che accuseresti anche me di aver voluto aizzare la collera dei re contro di voi.
E quantunque tu con la forza di questa invettiva ti sia scagliato, come è vostro costume, contro tutti i cattolici in genere, certamente non trascuri me.
Io comunque cercherò di dimostrare, se posso, che a suscitare la collera contro i re sei stato più tu, con le tue affermazioni, che io, con le mie risposte.
Prima di tutto considera tu stesso come ti contraddici.
Hai esordito così: Che c'entrate, voi, con i re del mondo, che la cristianità ha visti sempre come nemici?
Con queste parole ci proibisci di avere rapporti con i re del mondo.
Poco dopo dici: Quanto a questi re, per togliere ad essi il desiderio di perseguitare i Cristiani, quasi per ignoranza o incoscienza, e non farli perire, il profeta diede loro questi ammonimenti e questi precetti.
Oh se questi precetti, che essi non conoscono, glieli insegnassimo noi!
Ora, voi glieli avreste senza dubbio insegnati, se aveste voluto che restassero in vita.
Come vuoi, quindi, che noi diventiamo maestri dei re?
Certo, se i nostri hanno un'amicizia con i re cristiani e ne fanno buon uso, non commettono nessun peccato, se invece alcuni se ne vantano, commettono un peccato più leggero del vostro.
Voi, poi, che ci fate questi rimproveri, che c'entravate con un re pagano e, ciò che è più grave, un apostata e un nemico del nome cristiano, Giuliano, che voi, supplicandolo di restituirvi le basiliche, quasi fossero vostre, lo elogiaste dicendogli che presso di lui aveva posto solo la giustizia?
Con queste parole - penso che il latino lo capiate - avete chiamata giustizia l'idolatria e l'apostasia di Giuliano.
Si conserva l'istanza dei vostri antenati, il provvedimento ottenuto, e gli Atti in cui lo allegarono.
Svegliatevi e state attenti: è ad un nemico di Cristo, un apostata, un avversario dei cristiani, un servo dei demoni, che Ponzio, sì, il vostro Ponzio, proprio lui, si rivolse in questi termini!
Ed ora andate e dite: Che c'entrate voi con i re del mondo? e, da sordi che siete, leggete ad un popolo di sordi questo testo che, come essi, non volete ascoltare: Tu vedi la paglia nell'occhio del tuo fratello, ma non vedi la trave nel tuo occhio. ( Mt 7,3 )
Tu dici: Che c'entrate voi con i re del mondo, che la cristianità ha sempre visti come nemici?
Dopo di che, hai cercato di elencare quei re, che i giusti hanno avuto per nemici, ma non hai considerato che se ne possono contare di più, che essi hanno avuto per amici.
Il nostro padre Abramo fu ritenuto un grande amico da quel re, al quale Dio ordinò di non toccare sua moglie, e ne ricevette anche dei doni. ( Gen 20 )
Anche Isacco, suo figlio, godette della grande amicizia di un re. ( Gen 26 )
E Giacobbe, al re che lo accolse con onore in Egitto, diede anche una benedizione. ( Gen 47 )
E che dire del figlio Giuseppe che, dopo le sofferenze del carcere, nel quale la sua castità fu provata come l'oro col fuoco, venne elevato dal faraone a grande dignità?
Egli giurava per la sua salute, ( Gen 41,41; Gen 42,15 ) non come chi è esaltato dall'orgoglio, ma come chi è grato della benevolenza?
La figlia del re adottò Mosè. ( Es 2,10 )
Davide, spinto dall'iniquità di un re d'Israele, si rifugiò presso un re straniero. ( 1 Sam 27 )
Elia corse davanti al carro di un re molto cattivo, non dietro un suo ordine, ma per un gesto spontaneo di ossequio. ( 1 Re 18,44-46 )
Eliseo, alla donna ospitante che voleva ottenere qualcosa dal re per sua intercessione, credette di dovergliela offrire, spontaneamente, lui stesso. ( 2 Re 4,13 )
Ma veniamo, al tempo della cattività del popolo di Dio: In questo caso, per dirla in termini più moderati, ti ha colpito una sorprendente amnesia.
Infatti, per dimostrare che la cristianità ha sempre visto i re come dei nemici, hai ricordato l'episodio dei tre fanciulli e di Daniele, e i castighi subiti da parte di re persecutori; e non ti sei lasciato ammaestrare dai particolari, non affini, ma totalmente identici, come il comportamento del re stesso, che dopo il miracolo delle fiamme inoffensive: lodò e proclamò Dio, e rese onore agli stessi fanciulli; e la stima che il re ebbe per Daniele, che non rifiutò i doni di cui lo ricolmò.
E proprio per rendere il dovuto onore all'autorità del re, come appare chiaramente dalle sue parole, non gli fece mancare il dono, che Dio gli aveva dato, rivelandogli e interpretandogli il suo sogno.
Perciò, visto che i nemici del santo profeta, che ne erano stati folli e sacrileghi accusatori, avevano costretto il re a gettarlo, contro sua voglia, nella fossa dei leoni, questi, pur facendolo con rammarico, sperò che, con l'aiuto del suo Signore, si salvasse.
Pertanto quando Daniele, rimasto sano e salvo, perché Dio frenò la rabbia dei leoni, sentì la voce premurosa ed amica del re che lo chiamava, rispose lui stesso dal fondo della fossa con una benedizione: O re, vivi per sempre! ( Dn 6,21 )
Perché tu, una volta che hai portato il discorso sulle amicizie dei re con i santi, e hai ricordato le esperienze e gli esempi di questi servi di Dio, o non hai visto o non hai voluto vedere o, ma non so come potresti scusarti, li hai visti e conosciuti, ma li hai taciuti?
Ma se, come difensore di una pessima causa, non te lo avesse impedito la passione di sostenere una falsità, e questa stessa non ti avesse allontanato, contro la tua volontà e a tua insaputa, dalla luce della verità, certamente senza alcuna difficoltà avresti ricordato alcuni re buoni, e altri, invece, cattivi; alcuni amici dei santi, ed altri nemici.
E poi ci meravigliamo che i vostri Circoncellioni si gettano dai precipizi!
Chi ti correva dietro, ti prego? Quale Macario, quale soldato ti inseguiva?
Certo, nell'abisso di questa falsità, non ti ci ha spinto nessuno di noi.
Perché, allora, sei stato il primo ad andarci ad occhi chiusi, al punto che, dopo aver detto: Che c'entrate voi con i re del mondo, non hai esitato ad aggiungere: Che la cristianità ha sempre visti come nemici?
Possibile che tu non abbia pensato e né immaginato che potessero pensarlo i lettori dei tuoi scritti, che tanti esempi di re ti gridano: " Non sa di che parla "?
O forse tu, per il fatto che hai ricordato solo i re antichi, ritieni di non essere andato contro di loro, poiché non hai detto: "La giustizia li ha sempre visti come nemici, ma: La cristianità li ha sempre visti come dei nemici?
Forse hai voluto far capire che essi hanno odiato i giusti, da quando questi hanno incominciato a chiamarsi Cristiani?
Che cosa vogliono significare, allora, gli esempi dell'antichità, coi quali, ciò che hai detto con imprudenza, hai cercato di dimostrarlo con più imprudenza?
Che forse i Maccabei, i tre fanciulli e Daniele, non hanno fatto quelle cose, né le hanno sofferte prima della nascita di Cristo in terra?
Perché, in seguito, voi, come ho ricordato poco fa, avete inoltrato un'istanza a Giuliano, il vero nemico della cristianità?
Perché gli avete richieste le basiliche? Perché avete detto che presso di lui aveva posto solo la giustizia?
Se un nemico della cristianità ascolta questi elogi, che cosa sono quelli dai quali li ascolta?
Costantino, al contrario, che non fu mai nemico del nome cristiano, ma ne fu sempre molto orgoglioso, memore della speranza che aveva nel Cristo; e che fu sempre giustamente per l'unità, non meritò di essere accettato né da voi e né da quelli che gli si appellarono.
Tutti e due vissero nell'epoca cristiana, ma non tutti e due furono cristiani.
Che se entrambi furono nemici della cristianità, perché ad uno vi siete solo appellati e un altro lo avete supplicato in questi termini?
Su richiesta dei vostri padri Costantino aveva concesso un tribunale episcopale sia a Roma che ad Arles; nel primo, avete accusato presso di lui, nel secondo, vi siete appellati a lui.
Ma se, com'è vero, uno di essi aveva creduto in Cristo e l'altro apostatato da Cristo, perché quello cristiano, favorevole all'unità, lo si disprezza, e quello apostata, favorevole alla divisione, lo si loda?
Costantino ordinò di togliervi le basiliche, Giuliano di restituirvele.
Volete sapere quale di queste decisioni conviene alla pace cristiana?
La prima la prese uno che credeva in Cristo, la seconda uno che aveva abbandonato Cristo.
O quanto desidereresti dire: "Fecero male a supplicare Giuliano in quei termini ", ma noi che c'entriamo?
Se lo dicessi, anche in queste parole vincerebbe la Cattolica, i cui santi sparsi in tutto il mondo c'entrano molto meno in tutto ciò che dite di chiunque volete e come volete.
Ma non puoi dire che è stato un male a supplicare Giuliano in quei termini.
Le vostre autorità vi tappano la bocca, vi legano la lingua: È stato Ponzio a farlo, è stato Ponzio a supplicare, è stato Ponzio a definirlo un apostata giustissimo; è stato Ponzio a dichiarare che presso l'apostata c'era posto solo per la giustizia.
E che fu Ponzio a supplicarlo così, lo rivelò Giuliano stesso nel suo scritto, senza giri di parole, facendone il nome.
Ci sono le vostre allegazioni; non è una notizia incerta, ma l'attestano pubbliche testimonianze.
O forse tu credi che, se l'apostata, contro l'unità di Cristo, ha ceduto alla vostra richiesta, sia vero ciò che è stato detto, e cioè che " presso di lui c'era posto solo per la giustizia "?
E che gli imperatori cristiani, se stabiliscono, contro la vostra volontà, ciò che credono valido per l'unità di Cristo, sono detti nemici della cristianità?
Siano pure insipienti gli eretici, ma poi tornino ad essere sapienti, per non essere più eretici.
Ma tu dirai: " Quando si è adempiuto questo detto del Signore: Verrà un tempo in cui chi vi ucciderà, crederà di rendere onore a Dio "? ( Gv 16,2 )
Certo, non poté dirlo dei pagani, che perseguitavano i cristiani, non per Dio, ma per i loro idoli.
Ma non vi accorgete che, se fosse stato detto degli imperatori, che si rallegrano del nome cristiano, la prima cosa che certamente avrebbero ordinato, era la vostra morte?
E questo non l'hanno mai ordinato.
Ma i vostri, resistendo alle leggi con un atteggiamento ostile, pagano i castighi meritati; e quanto alle loro morti spontanee, mentre sanno che a noi sono odiose, non credono che per loro sono dannose.
Ma se essi pensano che il Signore ha parlato per i re che onorano il nome di Cristo, cerchino di sapere ciò che la Cattolica ha patito in Oriente, sotto il regno dell'ariano Valente.
Ecco, posso avere un esempio, dal quale capire che si è adempiuta questa parola del Signore: Verrà un tempo in cui chi vi ucciderà, crederà di rendere un onore a Dio; di modo che gli eretici non considerino un titolo di gloria, ciò che gli imperatori cattolici decidono contro il loro errore.
Tuttavia ricordiamo che il tempo dopo l'ascensione del Signore, si è compiuto: la sacra Scrittura, che ne è testimone, è nota a tutti.
I Giudei credevano di rendere un onore a Dio, quando uccidevano gli Apostoli.
E tra quelli che credevano di rendere un onore a Dio, ci fu anche il nostro Saulo, quando ancora non era nostro; così che questo fatto, egli l'annovera tra le sue glorie passate, e da dimenticare.
Dice infatti: Ebreo da Ebrei, quanto alla legge fariseo, quanto allo zelo, persecutore della Chiesa. ( Fil 3,5-6 )
Così egli credeva di rendere onore a Dio quando faceva ad altri ciò che poco dopo subì lui stesso.
In effetti, quaranta Giudei avevano congiurato di ucciderlo, quando si rivelò al tribuno, per sfuggire alle loro insidie circondato da una scorta armata. ( At 23,12-13 )
Ma ancora non c'era chi gli diceva: " Che c'entri tu, non con i re, ma con i tribuni e le scorte imperiali?
Non c'era chi gli diceva: " Come osi cercare la protezione dai militari, quando essi hanno condotto alla passione il tuo Signore? ".
No, ancora non c'erano questi deliri, ma già da allora si preparavano contro quelli futuri, questi esempi.
Al contrario, tu hai osato avanzare questa terribile proposta: Non parliamo dei fatti antichi: considerate, nei vostri esempi, i molti imperatori e giudici che sono morti per averci perseguitato.
Appena ho letto questa proposta nella tua lettera, aspettavo con grande attenzione di sentire ciò che avresti detto e conoscere il numero di costoro; quand'ecco, quasi ignorandomi, tu hai preso a citare Nerone, Domiziano, Traiano, Geta, Valeriano, Decio, Diocleziano, Massimiano.
È vero, sono molti; ma tu ti sei completamente dimenticato di quelli, contro cui parlare.
Ma questi non furono tutti pagani e, in generale, perseguitarono il nome cristiano per favorire i loro idoli?
Risvegliati, dunque: questi infatti non furono della nostra comunione.
Essi perseguitavano tutta l'unità, sia quella, dalla quale siamo usciti noi, come voi credete, e sia quella, dalla quale siete usciti voi, come Cristo insegna.
Tu invece ti eri proposto di dimostrare che i nostri imperatori e i nostri giudici, avendovi perseguitato, erano morti.
O forse pretendi che noi non calcoliamo questi re, perché li hai omessi e li hai citati dicendo: Taciamo di Nerone, e sotto questa omissione hai percorso tutti gli altri?
Ma che bisogno c'era, allora, di menzionare persone che non c'entrano? Ma che importa a me? Li lascio con te.
Almeno ora vengano fuori i re che hai promesso in gran numero.
A meno che non si trovino, perché, come hai detto, sono morti.
Tu poi prosegui e fai i nomi di quei vescovi, che voi siete soliti accusare della consegna dei Libri.
E noi continuiamo a replicare: " O non lo provate, e non riguarda nessuno, o lo provate, e non riguarda noi.
Essi portarono il proprio fardello, o buono o cattivo. ( Gal 6,5 )
Noi crediamo che era buono; comunque, era il proprio.
Come i vostri malvagi non portarono il vostro fardello, così, voi non portate il loro: il fardello peggiore, però, quello comune a tutti voi, è lo scisma ".
Lo abbiamo detto spesso. Allora, tira fuori, non i nomi dei vescovi, ma quello dei nostri imperatori e giudici che, per avervi perseguitato, morirono.
Te lo eri proposto, lo avevi promesso, e ci avevi resi attentissimi.
Ascolta - tu dici -: Macario è morto, Ursazio è morto, e gli altri vostri Conti morirono ugualmente per vendetta di Dio.
Hai fatto solo due nomi, e di questi nessuno è stato imperatore.
Chi n'è soddisfatto, ti chiedo? Non ne sei insoddisfatto tu stesso?
Prometti di citare un gran numero di imperatori e giudici nostri, morti per avervi perseguitato e, passando sotto silenzio gli imperatori, fai i nomi di due giudici o Conti. La frase che aggiungi, infatti: E tutti gli altri vostri Conti morirono anch'essi per vendetta di Dio, non interessa la nostra questione.
In questo modo, già da tempo avresti potuto chiudere il discorso, senza fare alcun nome.
Come mai i nostri imperatori, quelli della nostra comunione, non li hai menzionati?
Hai forse temuto di essere divenuto colpevole di lesa maestà? Dov'è il coraggio dei Circoncellioni?
E inoltre, che ne fai dei tanti, che hai nominati sopra, e che possono dirti, molto giustamente: " Che volevi da noi? ".
In effetti, essi non hanno dato nessun contributo alla tua causa; eppure li hai nominati.
Inoltre, che uomo sei tu, che citi i morti, ma hai paura di nominarli?
Almeno di giudici e di Conti, che dai a vedere di non temere, avresti dovuto nominarne parecchi.
Ti sei invece limitato a Macario e Ursazio.
Possibile che i moltissimi si riducono a due? Sai tu che cosa abbiamo imparato da fanciulli?
Metti che mi chiedi: il numero due è singolare o plurale? Che altro posso rispondere, se non ch'è plurale?
Ma anche ora la risposta non mi manca. Tolgo Macario: non mi hai detto, infatti, com'è morto.
O forse, i vostri persecutori, se non resteranno quaggiù immortali, quando moriranno, li ritenete morti per causa vostra?
Che direste, se Costantino non fosse regnato tanto a lungo e tanto felicemente, egli che, per primo, prese molti provvedimenti contro il vostro errore?
Che direste, se Giuliano non fosse stato strappato tanto presto dalla vita, egli che vi dette le basiliche?
Quando farete tacere le vostre ciance, se neppure ora volete tacere?
Noi comunque non diciamo che Giuliano è morto presto, perché vi ha dato le basiliche.
Su questo potremmo essere altrettanto eloquenti, ma non vogliamo essere altrettanto vuoti.
Inoltre, come dicevo, dei due escludo Macario.
In effetti, pur avendone proposto due, lui e Ursazio, hai ripetuto il nome di Ursazio, per mostrarci quale morte meritò, e hai detto: Ursazio, caduto in uno scontro coi barbari, venne sbranato dagli artigli crudeli degli avvoltoi e dalle zanne avide dei cani.
Dal che risulta chiaro che, poiché solete avere maggiore odio per Macario, tanto da definirci macariani e non ursaziani, ti saresti fermato a parlare di lui molto più a lungo, se della sua morte avessi potuto dire alcunché di simile.
Di questi due, quindi, che hai citato al plurale, tolto Macario, resta Ursazio, che è un nome proprio singolare.
Dov'è finita la tua promessa, tanto minacciosa e terribile, di citarne moltissimi?
Quanto tutto ciò sia ridicolo, ormai lo capiscono, penso, quelli che sanno un po' la lingua.
Tu, infatti, dopo aver detto: È morto Macario, è morto Ursazio, ed ugualmente, colpiti dalla vendetta di Dio, sono morti tutti i vostri Conti, come se noi esigessimo le prove - in realtà un lettore o un uditore non potrebbe fare altro - hai aggiunto subito una grande prova per dimostrare che tutti i nostri Conti sono morti, colpiti dalla vendetta di Dio.
Ursazio, hai detto, caduto in uno scontro coi barbari, fu sbranato dagli artigli crudeli degli avvoltoi e dalle zanne fameliche dei cani.
In tal modo un altro, che come te non sa che dire, potrebbe anche lui sostenere che tutti i vostri vescovi sono morti in carcere, colpiti dalla vendetta di Dio e, richiesto di portare le prove, aggiungere subito: " Ottato, accusato di essere un satellite di Gildone, morì di questa stessa morte ".
Vedete le sciocchezze che siamo costretti a sentire, discutere e ribattere; il nostro grande timore è che i deboli che hanno un'intelligenza più lenta, corrano rapidamente verso i vostri lacci.
Quanto ad Ursazio, se è vissuto bene, e se è veramente morto in quel modo, lo conforterà questa promessa di Dio: Del vostro sangue chiederò conto a tutti i viventi. ( Gen 9,5 )
Quanto all'accusa di suscitare contro di voi l'ira dei re di questo mondo, perché non li istruiamo nella divina Scrittura, ma proponiamo loro la nostra malizia, io non penso affatto che i re siano tanto sordi alle parole dei Libri divini, ma che piuttosto temiate che le conoscano bene.
Vi piaccia o no, essi frequentano la Chiesa e, se noi taciamo, tendono l'orecchio ai lettori; e per non parlare degli altri, ascoltano spesso con molta attenzione questo stesso salmo che tu hai citato.
Tu infatti hai detto che noi non li istruiamo e non permettiamo a quanti vogliono, di conoscere questa Scrittura: Ed ora, o re, intendete; istruitevi, voi giudici della terra.
Servite il Signore con timore ed esultate davanti a lui con tremore.
Imparate i suoi insegnamenti, affinché il Signore non si adiri, ( Sal 2,10-12 ) ecc.
Credete: queste parole si cantano ed essi le ascoltano.
Ma di certo ascoltano anche la prima parte dello stesso salmo, quella che tu, se non sbaglio, non hai voluto tralasciare, proprio perché non si capisse che la temevi.
Essi quindi, ascoltano anche questi versetti: Il Signore mi ha detto: Mio figlio sei tu, io oggi ti ho generato.
Chiedimi e ti darò in eredità tutte le nazioni e in tuo possesso i confini della terra. ( Sal 2,7-8 )
Ed ascoltandoli si meravigliano che vi siano di coloro che contestano questa eredità di Cristo, e tentano di ridurla a un'esigua regione della terra e, meravigliati, forse si chiedono, per via di ciò che ascoltano dopo: Servite il Signore con timore: quale servizio possono prestare in quanto re.
Tutti, infatti, devono servire Dio, in modi diversi: alcuni secondo la loro umana condizione, altri con i loro doni diversi; tanto che, nelle realtà umane, uno fa una cosa e uno ne fa un'altra.
Non è infatti che l'eliminazione degli idoli della terra, predetta da tanto tempo, ( Is 2,18; Zc 13,2 ) potrebbe ordinarla un qualsiasi privato.
I re della terra, quindi, salvo la comunione con il genere umano, proprio perché sono re, possono servire il Signore in una forma che non possono fare quanti non sono re.
Assorti in questi pensieri, i re ascoltano anche il racconto dei tre fanciulli, che tu stesso hai menzionato: avviene nelle grandi solennità.
Questo racconto della sacra Scrittura, infatti, si canta nella Chiesa, quando la festività stessa rende più ferventi coloro che, nel resto dell'anno, sono più indolenti.
Ora, che cosa passa nell'animo degli imperatori cristiani, quando sentono che tre fanciulli furono gettati in una fornace di fuoco ardente, per essersi rifiutati di obbedire al re, che voleva indurli a compiere l'iniquità di adorare una statua? ( Dn 3,1-24 )
Non pensano forse che la pia libertà dei santi non può essere vinta né dal potere dei re e né dalla crudeltà della pena, e gioire di non far parte del numero di tali re, che punivano come sacrileghi, i dispregiatori degli idoli?
Viceversa, quando in seguito ascoltano che il re stesso, intimorito, non solo dal grande miracolo di fanciulli, ma anche dalle fiamme, che servirono Dio, anche lui si mise a servire Dio, ad esultare con tremore ( Sal 2,10-11 ) e a imparare i suoi insegnamenti, non capiscono, forse, che questi fatti sono stati scritti e si leggono in una celebrazione solenne, proprio per essere proposti ad esempio, sia ai servi di Dio, perché non cedano ai re, fino a commettere un sacrilegio, e sia agli stessi re, perché credano a Dio e lo adorino?
E poiché essi, dopo l'ammonizione del salmo, che tu stesso hai inserito nei tuoi scritti, desiderano comprendere, istruirsi, servire il Signore nel timore ed esultare con tremore ed imparare i suoi insegnamenti, pensate con che attenzione ascoltano le parole che il re disse in seguito.
Disse infatti che avrebbe emanato un decreto per i propri sudditi, affinché tutti quelli che avessero bestemmiato il Dio di Sidrac, Misac e Abdenago, fossero uccisi, e le loro case distrutte. ( Dn 3,96 )
Ora, se essi sentono che il re emanò questo decreto, perché non fosse più bestemmiato il Dio, che moderò le fiamme e liberò i tre fanciulli, certamente pensano ai provvedimenti da prendere nel loro regno, affinché nei loro fedeli non si disprezzi quello stesso Dio che perdona i peccati e libera tutto il mondo.
Vedi: quando i re cristiani adottano misure contro di voi e a favore dell'unità cattolica, forse sulle vostre labbra li accusate di essere ignoranti delle sacre Scritture, ma nel vostro cuore vi addolorate che siano molto dotti.
Chi può tollerare la vostra sacrilega ed odiosa ipocrisia di prendere l'unico caso di Daniele per accusare i re, perché un re lo fece gettare nella fossa dei leoni, e di non lodare i re, perché un re lo elevò a grandi onori, soprattutto perché, quando lui venne gettato nella fossa, il re stesso credeva più che si salvasse, che morisse e per la preoccupazione non mangiava?
Ora voi osate dire ai Cristiani: Che c'entrate voi con i re del mondo?, perché un re perseguitò Daniele e non osate guardare lo stesso Daniele farsi interprete fedele dei sogni dei re, chiamare signore il re, e riceverne doni e onori?
Così anche nel caso dei tre fanciulli, che si rifiutarono di adorare una statua e vennero gettati nelle fiamme: ( Dn 3,1-24 ) vi servite dei re per attizzare le fiamme dell'odio, e che un re li abbia lodati e onorati, lo tacete e nascondete?
Ecco: il re è stato un persecutore quando ha fatto gettare Daniele ai leoni.
E che? Quando, riavutolo salvo, si rallegrò e si compiacque, e gettò i suoi nemici alle stesse belve per essere sbranati e mangiati, fu un persecutore o no? Voglio una risposta.
Se infatti lo fu, perché Daniele stesso non gli si oppose, visto che, soprattutto per la grande familiarità, lo poteva fare molto facilmente?
E ci dite di dissuadere i re dal perseguitare la gente!
Se invece non fu un persecutore, perché vendicò con piena giustizia un crimine commesso verso un santo uomo, come debbono punire, i re, il disprezzo dei sacramenti di Cristo, se le membra del profeta, solo per essere state esposte a questo rischio, attirarono questa punizione?
Parimenti, io riconosco, ed è chiaro, che il re è stato un persecutore, quando ha fatto gettare alle fiamme i tre fanciulli, che si rifiutarono di adorare una statua; ma chiedo se fu un persecutore quando emanò il decreto di uccidere e devastare le case di quanti bestemmiavano l'unico vero Dio.
Se infatti fu persecutore, perché alle parole di un persecutore, voi rispondete: " Amen "? ( Dn 2-6 )
Se invece non lo fu, perché considerate persecutori, coloro che vi dissuadono dalla follia della bestemmia?
Se infatti vi costringono a pregare un idolo, essi assomigliano all'empio re, voi ai tre fanciulli.
Se poi vi proibiscono di opporvi a Cristo, voi siete empi, se vi opponete; ma che cosa siano essi, se ve lo proibiscono con il terrore, io non lo dico: trova tu, un termine diverso, se non vuoi chiamarli pii imperatori.
Se a ricordare questi fatti di Daniele e dei tre fanciulli fossi stato io, forse tu avresti protestato e gridato che ai nostri giorni non si devono prendere esempi di altri tempi.
Ringrazio Dio che sei stato tu stesso a citarli, e certamente per i tuoi fini; ma ti accorgi che essi sono piuttosto andati nella direzione che non volevi.
Oppure il vostro non è un inganno, ma un errore umano? Dio voglia che sia così!
Correggilo, allora. Non temere: non ne sarai sminuito.
Tutt'altro: è segno di intelligenza superiore, spegnere con l'ammissione le fiamme dell'animosità, che evitare con la ragione le nebbie della falsità.
93.214 - Petiliano: Dov'è la legge di Dio, dov'è la vostra cristianità, se compite e ordinate stragi e morti?
Stragi e morti non le facciamo e non le ordiniamo.
93.215 - Agostino: A questo proposito, vedi che cosa dicono i coeredi di Cristo ( Rm 8,17 ) in tutto il mondo: stragi e morti non le facciamo e non le ordiniamo; e voi siete molto più crudeli di quelli che le compiono.
Voi le commettete negli spiriti delle persone, contro la vita eterna.
94.216 - Petiliano: Se ci volete per amici, perché ci attirate contro il nostro volere?
Se invece ci immaginate nemici, perché uccidete i nemici?
Agostino: Né vi attiriamo contro il vostro volere, e né vi uccidiamo come nemici, ma tutto ciò che vi facciamo, benché lo facciamo contro il vostro volere, lo facciamo per amore perché, se volete, possiate correggervi e, corretti, possiate vivere.
Certo, nessuno evita volentieri i difetti; eppure, perché un fanciullo impari a studiare di buona voglia, lo si schiaffeggia contro sua voglia; e per lo più lo fa qualche suo amico carissimo.
Questo vi direbbero i re, se vi colpissero! La loro autorità, infatti, Dio l'ha ordinata a questo fine; ma anche quando essi non colpiscono, voi gridate lo stesso!
95.218 - Petiliano: Ma che logica e che incoerenza nella vostra leggerezza.
Mentre con un termine sbagliato ci chiamate eretici, desiderate poi vivamente la nostra comunione!
Agostino: Se desiderassimo vivamente la comunione degli eretici, non cercheremmo di correggervi dall'eresia; ma se discutiamo con voi per farvi smettere di essere eretici, come fate a dire che desideriamo vivamente la comunione con gli eretici?
Il dissenso e la divisione vi rendono eretici, la pace e l'unità, cattolici.
Quando dunque venite da noi, cessate di essere ciò che odiamo, e cominciate ad essere ciò che amiamo.
96.220 - Petiliano: Scegliete finalmente una risposta ad una delle due domande: Se voi siete innocenti, perché ci inseguite con la spada?
E se dite che noi siamo colpevoli, perché ci cercate, voi, gli innocenti?
Agostino: O sottile dilemma! O meglio eccessiva verbosità.
Non è forse vero che, di solito, si propone di scegliere una delle due domande e di dare una risposta, quando non si possono scegliere tutte e due?
In effetti, se tu mi proponessi di scegliere di rispondere ad una delle due domande: Noi, siamo innocenti o colpevoli?
O anche di scegliere tra le altre due: Voi siete colpevoli o non lo siete?, non potrei che sceglierne una sola.
Ma ora tu mi proponi di scegliere tra queste due: se noi siamo innocenti, o se voi siete colpevoli; e delle due, vuoi che io scelga una sola, e dia una risposta.
Io, invece, non voglio affermarne una sola: le affermo tutt'e due: che noi siamo innocenti e voi colpevoli.
Siamo innocenti, diciamo, dalle vostre false e calunniose accuse.
Tutti noi, nella Cattolica, possiamo dire, con retta coscienza, di non aver consegnato i Libri sacri; di non aver approvate le preghiere agli idoli; di non aver ucciso nessuno, e non aver commesso quei mali, che siete soliti rinfacciarci.
E dire che gli autori di questi crimini, che comunque non avete provati, hanno chiuso il regno dei cieli non a noi, ma a se stessi, in quanto ciascuno di noi porta il proprio fardello. ( Gal 6,5 )
Ecco la prima risposta. E diciamo che tutti voi, e non alcuni di voi, siete tutti colpevoli e scellerati, non dei crimini che si commettono presso di voi, e che voi condannate, ma del crimine dello scisma, che è un gravissimo sacrilegio, dal quale nessuno di voi può dirsi immune, fin quando non entra in comunione con tutte le nazioni; salvo che non voglia dire che sulla Chiesa, che si diffonde in tutte le nazioni a partire da Gerusalemme, Cristo ha mentito. ( Lc 24,47 )
Ecco la seconda risposta. Ecco, te ne ho date due, mentre tu volevi che ne dessi una sola.
Certamente avresti dovuto aspettarti che potevamo darle tutte e due e almeno pregarci, se volevi, di darne una sola, vedendo che potevamo darle tutt'e due.
Se voi siete innocenti, dici, perché ci inseguite con le armi?
Via, date uno sguardo alle vostre bande, che sono armate non solo di fruste, come usavano i vostri padri, ma di scuri, lance e spade; e riconoscete chi è, piuttosto, che dovrebbe dire: Perché ci inseguite con le armi?
Ora, tu dici, se dite che siamo colpevoli, perché ci cercate, voi, gli innocenti?
Ti rispondo brevemente. Sapete perché voi, colpevoli, siete cercati dagli innocenti?
Perché finiate di essere colpevoli e incominciate ad essere innocenti.
Ecco, ho scelto entrambe le nostre domande, ed ho risposto ad entrambe le vostre.
Ora scegli tu, una delle due: siete innocenti o colpevoli?
Non puoi rispondere: siamo l'una e l'altra cosa; fallo pure, se ti va bene.
Certo, non potete essere innocenti nella stessa questione, in cui siete colpevoli.
Se siete innocenti, non meravigliatevi che i fratelli cerchino di portarvi alla pace; se poi siete colpevoli, non meravigliatevi che i re vi cerchino per punirvi.
Ma poiché di queste due ipotesi, una la rivendicate voi, l'altra la sentite da noi - voi rivendicate l'innocenza, da noi sentite che la vostra vita è empia -, ascoltate ciò che dico: Se voi siete innocenti, perché contestate la testimonianza di Cristo?
Se invece siete colpevoli, perché non vi rifugiate nella sua misericordia?
La sua testimonianza riguarda l'unità del mondo, la sua misericordia la carità fraterna.
97.223 - Petiliano: Infine, lo abbiamo detto spesso, che è presunzione quella vostra di confidare nei re, se Davide dice: " È meglio sperare nel Signore, che nell'uomo; è meglio sperare nel Signore che nei principi! ". ( Sal 118,8-9 )
Agostino: Noi non speriamo negli uomini ma, per quanto possiamo, li invitiamo a sperare nel Signore; e né speriamo nei principi ma, per quanto possiamo, li invitiamo a sperare nel Signore.
E se ai principi chiediamo un sostegno all'unità della Chiesa, non significa che speriamo in essi.
Neppure l'Apostolo, infatti, sperò nel tribuno, come in un principe, che gli concesse una scorta armata; e neppure nella stessa scorta come se sperasse in quegli uomini, che l'accompagnavano numerosi per sottrarlo alle insidie dei peccatori. ( At 23,12-33 )
E il fatto che voi stessi abbiate chiesto all'imperatore di restituirvi le basiliche, noi non vi rimproveriamo, come se aveste sperato in Giuliano come principe, ma vi rimproveriamo di aver disperato della testimonianza di Cristo, dalla cui unità avete separato le stesse basiliche.
Le avete ricevute per ordine di un nemico di Cristo, e in ciò disprezzaste gli ordini di Cristo.
Infatti, avete ritenuto valida e vera questa decisione di Giuliano: Alla richiesta di Rogaziano, Ponzio, Cassiano, e di altri vescovi e anche chierici, si aggiunga, infine, anche questo: si aboliscano le misure prese contro di loro, ingiustamente, senza rescritto, e si ripristini pienamente l'antica situazione; e avete ritenuto falsa e invalida questa decisione di Cristo: Sarete miei testimoni in Gerusalemme, in tutta la Samaria, nella Giudea e fino all'estremità della terra. ( At 1,8 )
Vi scongiuriamo, correggetevi; ritornate all'unità del mondo, assai manifesta, per ripristinare pienamente l'antica situazione, non nel senso delle parole dell'apostata Giuliano, ma delle parole di Cristo salvatore.
Abbiate pietà della vostra anima. Noi non mettiamo più a confronto Costantino e Giuliano, per dimostrare quanto siano diversi.
Non diciamo: Se è vero che voi non avete sperato in un uomo e in un principe, quando avete detto a un uomo, a un imperatore pagano e apostata, che presso di lui c'era posto solo per la giustizia - con suppliche e rescritti, come sta scritto e attestano gli Atti allegati, che hanno impegnato tutto il partito di Donato -, molto meno dovete accusare noi di sperare in un uomo o in un principe, sia quando, senza cadere nell'adorazione sacrilega, chiediamo qualcosa a Costantino e ad altri imperatori cristiani e sia quando essi stessi, senza che noi glielo chiediamo, in quanto credono di dover rendere conto al Signore, che li fa tremare con le parole, che tu stesso hai citate: E ora, o re, comprendete ( Sal 2,10 ) e con molte altre, prendono l'iniziativa di emanare decreti a favore dell'unità della Chiesa cattolica.
Ma lasciamo Costantino. Vi opponiamo Cristo e Giuliano - e dico poco -, un Dio e un uomo; il Figlio di Dio e un figlio della Geenna; il Salvatore delle nostre anime e l'assassino della propria anima.
Come mai, per rivendicare il possesso delle basiliche seguite l'Editto di Giuliano, e per abbracciare la pace della Chiesa non seguite il Vangelo di Cristo?
Anche noi gridiamo: Quanto è stato fatto in modo sbagliato, si riporti all'antica condizione.
È più antico il Vangelo di Cristo, che il rescritto di Giuliano; è più antica l'unità della Chiesa di Cristo, che l'unità del partito di Donato; sono più antiche le suppliche della Chiesa al Signore per l'unità di Cristo, che quelle di Rogaziano, Ponzio, Cassiano a Giuliano, per il partito di Donato.
O forse agiscono erroneamente i re quando proibiscono la divisione, e agiscono rettamente i vescovi quando dividono l'unità?
Si agisce erroneamente quando, per difendere la Chiesa, i re si sottomettono alla testimonianza di Cristo, e si agisce rettamente quando, per negare la Chiesa, i vescovi contestano la testimonianza di Cristo?
Vi scongiuriamo: non contro il Vangelo, ma secondo il Vangelo, ascoltate anche quelle parole di Giuliano, al quale avete rivolto una supplica in quei termini; e le cose fatte in modo sbagliato, riportatele tutte all'antica condizione.
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