Contro il Manicheo Secondino |
Ma mi accorgo che ci sono già tre realtà e credo che anche tu con me te ne sia accorto.
L'anima che acconsente al male, lo stesso male a cui acconsente, sono due poi terzo lo stesso consenso.
Infatti dici che tale consenso non sia l'anima, ma dell'anima.
Dunque di queste tre cose, l'anima è una sostanza; il male, acconsentendo al quale l'anima pecca volontariamente secondo la vostra opinione è anch'esso una sostanza.
Quindi vi chiedo che pensate che sia il consenso medesimo: una sostanza o nella sostanza?
Se tu rispondessi che fosse una sostanza, ammetteresti che esistano non due, ma tre sostanze.
Oppure soltanto due, perché il consenso dell'anima che acconsente al male è della stessa sostanza dell'anima?
Adesso ti chiedo se questo consenso sia cattivo o buono.
Se è buono, l'anima non pecca quando acconsente al male.
Non solo lo dichiara la verità, ma lo scrivi tu stesso: " L'anima pecca di sua volontà ".
Perciò è cattivo questo consenso, e per questo anche la sostanza dell'anima; e se questo consenso è la stessa sostanza dell'anima, entrambi sono della stessa sostanza.
Non vedi cosa sei costretto ad ammettere: che l'anima ed il male non siano una sostanza buona e l'altra cattiva, ma tutte e due cattive.
A questo punto potresti provare ad attribuire il consenso colpevole non all'anima che acconsente al male, ma allo stesso male a cui acconsente, così possano esserci due sostanze, una buona l'altra cattiva: si dice pertanto che l'anima viene dalla parte del bene, mentre il consenso dell'anima, che acconsente al male, ed il male stesso a cui acconsente, provengono insieme da un'altra parte, e attribuiti entrambi dall'anima alla natura malvagia.
Ma chi ha mai detto simili assurdità? Infatti l'anima non acconsente, se non è suo il consenso, ma se è lei che acconsente, allora è suo il consenso.
Ancora, se è dell'anima il consenso ed esso è male, è dell'anima questo male.
Infatti se anche questo male provenisse da quel male a cui l'anima acconsente, l'anima necessariamente non aveva il male prima di acconsentire.
Perciò che genere di bene è l'anima se al suo arrivo quel male è raddoppiato, o per dirlo più dolcemente è aumentato?
Quindi se è sostanza questo consenso che risulta essere cattivo, scopriamo che è nel potere dell'anima che una sostanza cattiva ci sia o non ci sia, dato che questo consenso dipende dall'anima.
Se non dipendesse da lei, l'anima non acconsentirebbe di sua volontà.
Tu stesso hai detto che pecca di sua volontà per questo consenso.
Dunque, come ho detto, l'anima ha il potere che una sostanza cattiva ci sia o non ci sia.
Che altro è una sostanza, se non una natura?
Ci sarà dunque una natura tale che non sia naturale né all'anima, perché se non vuole non esiste, né a quel male a cui l'anima acconsente di sua volontà; non potete infatti dire che il male sia naturale al popolo delle tenebre, perché esso è stabilito tramite una volontà estranea, cioè la volontà dell'anima.
Dunque a quale natura lo attribuiremo, cioè questo consenso, se la sua natura è tale che non può essere attribuita come naturale né all'anima, né alla nazione delle tenebre, a meno che non si vada contro Mani, affermando che ci sono non due, ma tre nature?
Perché anche se un tempo esse furono due, adesso pero che è sorto tale consenso sono diventate tre.
E la terza, che è nata dall'anima che acconsente e dal male a cui l'anima ha acconsentito, devi quasi considerarla come una figlia di questi due.
Ma questo consenso essendo nato da due nature, delle quali una è buona e l'altra è cattiva, ti chiedo perché tale consenso non sia neutro.
Come infatti ciò che è nato da un cavallo e da un asino, non è né cavallo né asino, così ciò che è nato da una natura buona e da una cattiva, non dovrebbe essere né buono né cattivo.
Tu invece dici che il consenso sia cattivo, dici infatti che l'anima pecchi di sua volontà quando acconsente al male.
Oppure potresti supporre che la natura buona e quella cattiva siano come i due sessi, maschile e femminile, e come dal maschio e dalla femmina non nasce un essere neutro, ma o un maschio o una femmina, così dal bene e dal male non nasce una terza natura, che non sia né bene e né male, ma un altro male?
Se fosse così, dov'è quella natura vittoriosa dell'anima? È tanto separata che non può nascere piuttosto un altro bene?
Non ti accorgi dunque che parli di sessi diversi, e non di nature?
Se infatti fra bene e male ci fosse diversità di nature, da loro ne nascerebbe una terza, che non potrebbe essere né bene né male.
Anzi certamente la stessa unione risulterebbe essere sterile, non nascerebbe quindi una terza natura.
Se infatti dagli animali che sopra ho menzionato, quando si accoppiano, non nascono se non un mulo o una mula, che non sono né asino né cavallo, quanto è più necessario che sia così nella tanto grande ed immensa diversità che c'è tra bene e male?
Oppure se dalla loro unione non nascesse nessuna nuova natura, comunque essa non sarebbe cattiva, anche se non potrebbe essere buona.
Resta dunque che non possiamo evitare simili incredibili deliri, se non ammettiamo che il consenso, che risulta malvagio e colpevole, non è sostanza, ma stia in qualche sostanza.
Cerchiamo con grande attenzione dunque in quale sostanza sia.
Del resto a chi non è chiaro che, come la persuasione avviene solo in chi si persuade, così il consenso solo in una natura che è consenziente?
L'anima dunque, quando acconsente al male, è essa stessa sostanza, mentre il suo consenso non è sostanza.
Ormai credo che tu abbia chiaro in quale sostanza stia, vedi cioè che questo consenso sia nell'anima, e che è peccato, e sei certo che per questo esiste il male.
Da ciò comprendi come in una buona sostanza, come l'anima, ci possa essere il male, che non è sostanza come il consenso, e che per colpa di questo male l'anima sia definita malvagia.
L'anima peccatrice è malvagia e pecca quando acconsente al male.
Quindi c'è una ed una sola cosa, cioè che l'anima in quanto sostanza è buona, in quanto possiede qualcosa di male che non è sostanza, cioè questo consenso, allora è cattiva.
Non per un miglioramento, infatti, ma per difetto ha questo consenso.
È in difetto quando acconsente al male, comincia ad essere e a valere di meno rispetto a quanto valeva quando, non acconsentendo a nessuno, era salda nella virtù.
Essa è tanto peggiore quanto più si è allontanata da ciò che è sommo verso ciò che è minore, così che l'anima stessa sia minore.
Poi quanto più è minore, tanto più si avvicina al niente.
Infatti ciò che è minore tende a non essere del tutto, finché non giunga ad essere nulla, ma è chiaro che il difetto è l'inizio del perire.
Apri dunque gli occhi del tuo cuore per vedere, se puoi, come ogni sostanza sia qualcosa di bene e perciò il male sia mancanza di sostanza, dato che essere sostanza è una cosa buona.
Né ogni difetto è colpevole, ma solo quello volontario, per il quale l'anima razionale declina, abbandonato il suo creatore, verso creature inferiori a lei, ed è questo il peccato.
Le altre mancanze che non sono volontarie, o sono conseguenza delle pene, così che i peccati siano puniti secondo l'ordine e la regola della somma giustizia, o intervengono secondo i gradi delle cose inferiori, sicché quelle che precedono cedono a quelle che vengono dopo, così che ogni bellezza temporale si realizzi a turno, ciascuna secondo il suo genere.
Prendiamo come esempio il discorso: esso, in un certo modo, si realizza da sillabe che muoiono e da quelle che nascono, che sono separate da sicuri intervalli di tempo, e riempiti i loro spazi con ordinata successione di quelle che seguono, procedono finché tutto il discorso non è portato a termine.
Non in base agli stessi suoni che si succedono, ma secondo l'ordine stabilito da chi parla, dipende quanto si allunga o si abbrevia la sillaba, o in quale maniera le singole lettere custodiscano il tempo dei loro luoghi, poiché l'arte che crea il discorso non schiamazza con suoni, né stravolge e cambia il discorso con le scansioni; così tuttavia la bellezza temporale è intessuta da nascita e morte, da partenze e arrivi delle cose temporali, di intervalli definiti e certi, finché non giunge al termine stabilito.
Non si può considerare malvagia tale bellezza solo perché nelle creature spirituali possiamo comprendere e ammirare le cose migliori, ma anche questa nel suo genere ha un certo decoro e suggerisce a chi vive correttamente la somma sapienza di Dio, che è posta in alto, oltre ogni limite temporale, che l'ha creata e la governa.
Suvvia, rifletti adesso su ciò che dicevi essere il male, acconsentendo al quale l'anima pecca volontariamente, se ha una qualche sostanzialità oppure non gli puoi attribuire sostanza.
Infatti ti chiedo che cosa attiri il consenso dell'anima: forse irrompe invano, e perciò si dice che acconsenta, perché è mossa a godere da qualche piacere suo?
Se è così, non è giusto che venga detto malvagio, solo perché lo si ama in maniera non giusta.
Se infatti dimostro che qualcosa sia amata in modo non giusto, la colpa non è dell'amato, ma di chi ama.
Certo ammetterai che la natura di una cosa non sia sempre viziosa per il solo fatto che il consenso di chi la desidera viziosamente si riversa in lei.
Quanto ciò mi aiuti, lo dimostrerò poi.
Ma per dimostrare ciò che ho promesso, che cosa scelgo tra le tante cose che mi vengono in mente?
Che cosa scelgo se non che noi lodiamo come celeste la creatura, voi invece l'adorate come parte dello stesso Creatore?
Che cosa c'è infatti tra tutte le cose visibili di più luminoso di questo sole?
Ma se qualcuno desiderasse immoderatamente la sua luce genererebbe liti e battaglie tra vicini se, trovato un qualche potere con il quale possa raggiungere ciò che desidera, vedesse che le loro case, davanti alle sue finestre aperte, impediscono al sole di penetrare dappertutto.
Forse è colpa del sole che quello preferì la sua luce, tanto da osare di anteporla alla luce della giustizia, e volendo ricevere con più abbondanza nella casa del corpo la luce della vista carnale, chiuse la porta del cuore e gli occhi della sua mente alla luce della giustizia?
Vedi come una cosa buona possa essere amata di un amore non buono.
Ecco perché ciò che tu dici essere il male, acconsentendo al quale l'anima pecca, io dico che è buono nel suo genere, ma bene a cui sarebbe meglio che l'anima non acconsentisse.
Essendo infatti superiore al corpo, ed avendo Dio superiore a lei, sebbene nel suo genere la natura del corpo sia buona, tuttavia l'anima pecca e peccando diventa cattiva, se accorda al corpo, ossia all'inferiore, il consenso di un amore che deve a Dio, ossia al superiore.
Dirai che non consideri essere colpevole il consenso, quando la cosa amata non agisce per attirare il consenso a sé, ma che allora l'anima acconsente, quando ciò a cui ha acconsentito la seduce o la costringe a qualcosa, e perciò è male, perché l'ha persuasa e convinta a commettere un'azione malvagia?
È una seconda questione, che deve essere trattata a suo tempo secondo il suo ordine.
Ma riprendiamo prima il concetto di peccato, di cui credo che si sia discusso abbastanza: ormai risulta chiaro che possa succedere che una cosa buona nel suo genere sia amata male, e che essa non debba essere biasimata per colpa di chi la ama in maniera non giusta.
E se un'anima che pecca per tale amore ed è diventata malvagia, persuade un'altra a tale peccato, forse non è anche quella che acconsente a chi la persuade a tale peccato, corrotta per lo stesso peccato per il quale è corrotta quella a cui presta ascolto?
Dunque il primo peccato è anteporre per amore la creatura, per quanto buona, al Creatore; il secondo è spingere un altro a fare qualcosa con la persuasione o con la costrizione.
Nessuno infatti può voler condurre alla depravazione un altro se non è lui per primo depravato.
Peccano di loro volontà coloro i quali desiderano condurre al peccato gli altri, o per stolta benevolenza, o per maliziosa invidia.
Infatti chi, se non amasse i propri figli di un amore perverso, li convincerebbe a non stimare turpe ogni guadagno, ma di conquistare una grande ricchezza con qualsiasi mezzo?
Certo non li odia, però gli dà consigli pericolosi.
E lo stesso genitore è corrotto dall'amore di tali cose, pur non essendo male l'oro e l'argento, come anche il sole di cui sopra ho detto, ma la colpa è dell'amante smodato di una cosa buona.
Quando per invidia qualcuno vuole che un altro pecchi, ama con smoderata superbia l'onore, ed in quello desidera eccellere e superare gli altri: vedendo che l'onore, il più grande ed il più vero, si accorda alla virtù, per non essere superato desidera che gli altri precipitino dalla sommità della giustizia alla voragine dell'ingiustizia.
In questo modo il diavolo si affatica a convincere e costringere al peccato.
O forse la colpa è dell'onore, perché il diavolo amandolo in maniera smodata ed empia, divenne lui stesso empio?
Oppure è cattiva la stessa sostanza angelica del diavolo che Dio ha creato, perché è una sostanza?
Ma quando, abbandonato l'amore di Dio e rivoltosi all'eccessivo amore di se stesso, desiderò apparire uguale a lui, fu precipitato dal gonfiarsi della sua stessa superbia.
Dunque il diavolo non è malvagio in quanto sostanza, ma in quanto sostanza divenuta malvagia perché ha preferito se stesso a chi l'ha creato; e perciò è cattivo, perché è meno di quanto sarebbe se avesse amato colui che è l'essere per eccellenza.
Dunque male è la mancanza.
Anzi ogni venir meno da ciò che è tende al nulla, come ogni progresso da ciò che è meno tende ad essere di più.
L'onore supremo, quale la pietà degli uomini religiosi manifesta, lo si deve a Dio.
Dunque chi ama l'onore imita Dio.
Ma mentre le anime umili vogliono essere onorate in lui, i superbi invece senza di lui.
Gli umili che tendono a Dio si elevano più degli ingiusti.
Mentre coloro che si elevano contro Dio, divengono inferiori ai giusti.
Tutto ciò dipende in conformità alla distribuzione dei premi e delle pene, perché gli uni amarono Dio sopra se stessi, gli altri amarono se stessi al posto di Dio.
Credo che per te sia facile comprendere dalle parole della tua stessa lettera, con le quali hai detto: L'anima quando acconsente al male, pecca di sua volontà, che non esiste nessuna cattiva natura, o amore di una cattiva natura ma, essendo tutte le nature nel loro genere buone, il male è il peccato che ha luogo per volontà dell'anima, quando preferisce la creatura allo stesso Creatore, o per sua volontà, quando è malvagia, o per il consiglio di un altro, quando acconsente al male.
E neanche così diviene cattiva, con i conseguenti castighi, perché tutto sia disposto secondo i meriti dal Creatore massimamente buono nella creatura buona, ma non massimamente buona, poiché Dio non la fece da se stesso, ma dal nulla.
Tu hai poi posto due nature, delle quali una vuoi che sia buona, l'altra cattiva; piuttosto una del bene, l'altra del male, infatti la natura anche peccando da buona diventa cattiva.
Ammetti tuttavia che quella natura che dici buona, acconsentendo al male, faccia male, cioè pecchi di sua volontà.
Io invece le considero entrambe buone, ma una delle due fa il male persuadendo, l'altra acconsentendo.
Così come il consenso di una non è sostanza, nemmeno il cattivo consiglio dell'altra lo è.
E come questa, se non acconsentirà, rimarrà buona, conservando l'integrità della sua natura, così l'altra se non persuaderà sarà migliore.
Infatti se una non commettesse il peccato di persuadere, sarebbero entrambe integre e nel loro genere lodevoli.
Se infatti due volte pecca quella che commette il male e persuade al male, una sola volta pecca quella che soltanto acconsente a fare il male.
Tuttavia entrambe diventano cattive per i peccati, loro che non sono cattive per natura.
Se questa natura è malvagia per il cattivo consiglio così anche l'altra lo è per il consenso.
Forse però credi che sia peggio persuadere, piuttosto che acconsentire, e che una sia cattiva, l'altra peggiore.
Tuttavia non deve essere tanto grande la preferenza delle persone, né tanto ingiusto il gusto di giudicare, da dire una volta che peccano entrambe, sebbene una più gravemente dell'altra, che una sia la natura del male, l'altra natura del bene.
E non piuttosto si dicano o entrambe buone, e migliore quella che pecca di meno, o entrambe cattive, e peggiore quella che pecca di più.
Ma da dove viene il male che è chiamato peccato, se non esiste una natura del male?
Dimmi da dove abbia origine quel cattivo consenso in quella natura che ammetti e dichiari essere buona.
Infatti tutto ciò che subisce di acconsentire al male, non lo subirebbe, se non potesse subirlo.
Ti chiedo da dove derivi questa possibilità di subire.
Sarebbe infatti meglio se non l'avesse.
Dunque non è la natura del sommo bene, della quale ci possa essere niente di migliore.
Perciò se questa natura ha la facoltà di acconsentire o non acconsentire, non pecca perché vinta.
Ti chiedo ancora da dove venga questo cattivo consenso, poiché nessuna natura contraria la obbliga.
Se poi è costretta ad acconsentire perché non può fare altrimenti, non pecca di sua volontà, come dicevi, quando non acconsente di sua volontà.
Ma di nuovo ti chiedo da dove venga la possibilità che lei sia ingannata, se è ingannata.
Infatti prima che lo sia, non potrebbe mai subire un inganno se non ci fosse in lei la possibilità di subirlo.
In nessun modo può acconsentire se non con la volontà, se poi è costretta, bisogna dire che cede piuttosto che acconsente.
Ma in qualunque modo tu lo chiami, chiedo a te, acuto e solerte uomo, ed al tuo ingegno romano di cui ti vanti, donde ricavi questa natura del bene la possibilità di subire ciò che subisce quando acconsente al male.
Come infatti nel legno, prima che venga spezzato, c'è la fragilità, perché il legno non è infrangibile solo perché non c'è nessuno che lo rompa, allo stesso modo ti domando da dove abbiano origine, in questa natura, la fragilità e la flessibilità, prima che ad un cattivo consenso, o con la forza venga rotta, o con la persuasione piegata.
Se per la vicinanza del male c'era già una qualche fragilità, come sono soliti essere corrotti i corpi per l'esalazione dalla vicina palude, era già dunque corruttibile, se l'ha potuta corrompere il contagio pestifero di quella vicinanza.
Ti chiedo dunque da dove venga quella corruttibilità.
Ti prego di fare attenzione a quello che dico e di cedere all'evidenza della verità.
Non ti chiedo infatti donde venga la corruzione: mi risponderesti infatti che viene dal corruttore, e so già che intendi che il corruttore sia un non so quale principe della stirpe delle tenebre, che a stento avvolto in coltri di nebbia può essere tirato fuori e trattenuto.
Ma ti chiedo da dove venga la corruttibilità, anche prima che arrivi il corruttore.
Se non ci fosse la corruttibilità o non esisterebbe nessun corruttore, oppure l'aggressione di un qualsivoglia corruttore non nuocerebbe affatto.
Dunque quando avrai trovato da dove venga nella natura buona questa corruttibilità, prima che essa venga corrotta da una natura contraria, o se non vuoi dire che essa venga corrotta, da dove viene certo questa mutabilità, prima che essa sia mutata dall'ostilità dell'avversario; infatti non si può dire che non muti in peggio una natura che da saggia diviene stolta, e che si dimentica di se stessa, tu infatti hai usato queste parole dicendo: Se dopo aver conosciuto se stessa acconsentirà al male, dunque cambia in peggio quando si dimentica di se stessa, così che ricordatasi di se stessa, si riconosca di nuovo; in nessun modo sarebbe potuta cambiare se non fosse stata mutabile prima di essere mutata.
Quando dunque avrai trovato da dove venga questa mutabilità nella sostanza del sommo bene prima che fosse avvenuta alcuna mescolanza tra bene e male, di certo smetterai di voler sapere da me da dove venga il male.
Se ci pensi bene, nessuna mutabilità temporale può esserci nella natura del sommo bene, né che proviene da lei stessa né per l'azione di qualche altro, contrariamente a quella natura che Mani immagina e che considera essere assolutamente buona, e di cui convince i suoi credenti.
Cerca e rispondi, se puoi, da dove venga questa mutabilità, che non viene all'improvviso ma che si manifesta al momento opportuno.
Infatti la natura non potrebbe essere mutata dal nemico se non potesse essere affatto mutata.
Avendolo potuto, ha dimostrato di non essere immutabile.
Dunque quando si ritiene che questa mutabilità sia nella sostanza del sommo bene, cioè nella sostanza di Dio, se non ti ostini, ti accorgi con quanta follia lo si bestemmi.
Quando si parla di una creatura che Dio non generò né produsse dalla sua sostanza, ma fece dal nulla, non si parla del sommo bene ma comunque di un bene che non potrebbe esistere se non venisse da quello sommo, che è Dio.
Infatti Dio, che è sommo ed immutabile bene, ha creato tutte le cose buone, ma non sommamente e immutabilmente buone, dagli Angeli dei cieli fino alle ultime bestie e piante della terra, ciascuna secondo la propria dignità di natura, tutte ordinate nei luoghi opportuni.
Ma tra queste, la creatura razionale, attaccandosi al suo Creatore, cioè Dio che l'ha fatta e l'ha stabilita per l'obbedienza dell'amore, conserva la sua natura nell'eternità, nella verità e nella carità di lui.
Quando però l'abbandona per arrogante disubbidienza, si immerge nel peccato per il suo libero arbitrio, e misera subisce un supplizio secondo un giusto giudizio.
E questo è tutto il male che consiste in parte nell'agire male, in parte nel soffrire giustamente.
Non mi domanderai più da dove venga il male, dato che tu stesso ti sei dato una risposta dicendo che l'anima quando avrà conosciuto se stessa, se acconsente al male, pecca di sua volontà.
Ecco da dove viene il male: dalla volontà stessa dell'anima.
Questa volontà non è una natura, ma una colpa e per questo contraria alla natura a cui nuoce privandola del bene, in cui sarebbe beata se non avesse voluto peccare.
Tu non ritieni che questa volontà di peccare si agiti nell'anima, se non per azione di un altro male che credi essere una natura, una natura che Dio non ha creato, e affermi che l'anima stessa sia la natura di Dio.
Ne segue che questa non so che natura del male, quando determina nell'anima, con la sua persuasione, la volontà del peccato, spinge nel peccato Dio sconfitto.
Ecco di quale empietà, di quali nefande e orribili bestemmie non vuoi liberarti, attribuendo la vita, la sensibilità, la parola, la misura, la bellezza, l'ordine e tanti altri beni alla natura che non è stata creata da Dio, ammettendo invece nella stessa natura di Dio, prima di qualsiasi mescolanza col male, la stessa mutabilità per la quale diveniva vulnerabile e per la quale era costretto a temere vedendo che una grande rovina e devastazione minacciava i suoi santi secoli, a meno che non opponesse un nume eccellente, illustre e potente per virtù.
E perché tutto questo, se non perché quella natura e sostanza di Dio tiene così legato e sottomesso il nemico da subirlo peccando anche se è legato, né esca del tutto purificata da questo già sconfitto e perché dannata lo custodisca racchiuso?
Quale magnifica scusa della necessità della guerra avete trovato nel vostro Dio, per rispondere a ciò che vi viene opposto, quando vi si domanda che cosa avrebbe fatto il popolo delle tenebre a Dio se egli non avesse voluto combattere contro esse.
Se diceste che quella guerra gli sarebbe stata di qualche danno, allora ammettereste che Dio sia corruttibile e vulnerabile.
Se poi diceste che non avrebbe potuto nuocergli, vi si domanderà: " Perché dunque ha combattuto? perché ha consegnato ai nemici la sua sostanza da corrompere, da violare, da costringere a tutti i peccati? ".
Non vi siete mai tirati fuori da questo dilemma.
Rispondete: che cosa avrebbe fatto il popolo delle tenebre a Dio se egli non avesse voluto combattere contro esse?
20.2 - Credete di aver trovato una buona e sicura risposta per dire: " È grande iniquità desiderare le cose degli altri, iniquità alla quale Dio avrebbe dato il suo assenso se non avesse voluto combattere contro quella gente che aveva osato commettere tale iniquità ".
Questa risposta avrebbe una qualche apparenza di giustizia se la natura del vostro Dio si fosse almeno mantenuta integra e non corrotta in questa guerra, e se non avesse fatto alcun male unita alle membra nemiche né costretta né sedotta.
Ma quando dite che, divenuta prigioniera, acconsente a tanti delitti ed infamie, quando infine dite che non possa purificarsi del tutto da quell'immane empietà, per la quale è diventata nemica della santa luce di cui è parte, donde credete che giustamente subisca gli eterni supplizi di quell'enorme globo, chi non si rende conto quanto sarebbe stato meglio lasciare il nemico nella sua malvagità ed alle sue vane macchinazioni, piuttosto che consegnargli una parte di quel Dio, della cui potenza si nutrisse e la cui gloria corrotta associasse alla propria malvagità?
Chi è accecato da tanta ostinazione da non comprendere e non vedere con quanta minore iniquità il popolo delle tenebre tenterebbe invano di invadere una natura estranea, di quanto non abbia fatto Dio nel consegnare la sua natura da invadere, da costringere al peccato e da condannare alla pena anche se solo in parte?
Questo significa non aver voluto acconsentire alla malvagità e senza alcuna necessità aver creato tanta malvagità?
Oppure c'era la necessità, come lo stesso Mani non si vergognò di dire, e voi vi vergognate?
Egli disse: Dio ha visto una grande rovina e distruzione minacciare i suoi santi secoli, a meno che non opponesse ad esse una divinità eccellente, illustre e potente per virtù.
Ma voi ragionate in maniera più acuta, se dite che Dio abbia combattuto per quel motivo perché non gli nuocesse il popolo delle tenebre, dite che Dio sia violabile e corruttibile, che qualcosa avrebbe potuto nuocergli se non avesse voluto combattere.
Allontanate ed espellete dai vostri cuori e dalla vostra fede anche questa battaglia ed alla fine maledite e condannate tutta quella favola, intessuta dell'orrore di quelle empie ed immonde bestemmie.
Ti chiedo infatti, come prima, come mai non temete di dire che sia violabile la buona natura e corruttibile Dio, sicché la natura del vostro Dio, se non ha potuto esercitare la sua forza per non essere catturata, prigioniera non ha potuto almeno conservare la giustizia, quando invece lo poté fare Daniele, lui che osò ridere dei leoni, lui che per niente scosso dal terrore, per la sua pietà non cedette all'iniquità di coloro che l'avevano fatto prigioniero, né perse in condizione di schiavitù fisica la giustizia e la liberalità dell'animo paziente e saggio. ( Dn 6; Dn 14 )
Ma voi dite che la natura di Dio fu fatta prigioniera, e divenne malvagia, né può essere del tutto purificata ed è costretta alla fine a dannarsi.
Ma se conosceva dall'eternità il male che le doveva venire, non doveva concedere a quello nessuna parte della sua divinità.
Tu poi hai detto essere inenarrabile la questione riguardo alla vicinanza di terre e regioni contigue al regno della luce e al popolo delle tenebre ( il discorso che fa Mani è ridicolo per tutti gli uomini intelligenti ) e che queste cose sono chiamate da Cristo " destra " e " sinistra "; noi sappiamo che vuole che siano intesi non come luoghi fisici, ma come felicità e miseria secondo i meriti di ciascuno.
Ma il vostro pensiero carnale rimane talmente attaccato a luoghi fisici che dite il sole visibile, e di conseguenza corporeo, che non può che essere contenuto in un luogo fisico, è Dio e parte di Dio.
Ma è stupido discutere con voi di queste cose, come potreste comprendere una cosa immateriale quando ancora non ammettete che Dio sia incorruttibile?
Ma come un buon amico benevolmente mi rimproveri che lasciai Mani e sono passato ai Libri dei Giudei.
Essi sono coloro che soffocano il vostro errore e le vostre menzogne, in essi infatti fu profetizzato il Cristo, quale la verità di Dio l'ha fatto e non quale la vanità di Mani l'ha immaginato.
Ma tu che sei un uomo molto cortese attacchi l'Antico Testamento, perché c'è scritto nel profeta: Va', prendi una prostituta e fa' figli di prostituta, perché grazie alla prostituzione il paese si allontanerà da Dio, ( Os 1,2 ) pur leggendo nel Vangelo: Le meretrici e i pubblicani vi precederanno nel regno dei cieli. ( Mt 21,31 )
So da dove viene la tua indignazione: non ti dispiace tanto della meretrice che si prostituisce quanto che la prostituzione sia cambiata nel matrimonio e convertita alla castità coniugale.
Voi credete che il vostro Dio nel procreare i figli venga legato a più forti vincoli carnali e credete che le meretrici possano essere perdonate perché stanno attente a non rimanere incinte, e così libere dal dover partorire possano servire la lussuria, perché il frutto del concepimento della donna da voi è inteso come carcere e vincolo di Dio.
Anche questo vi dispiace: Saranno due in una sola carne, quando l'Apostolo spiega il grande mistero di Cristo e della santa Chiesa. ( Gen 2,24; Ef 5,31-32 )
Vi dispiace: Crescete e moltiplicatevi, ( Gen 1,28 ) perché non si moltiplichino le carceri del vostro Dio.
Confesso di aver appreso nella Chiesa cattolica che come l'anima così il corpo, dei quali una è la reggitrice, l'altro è il suddito, allo stesso modo il bene dell'anima e il bene del corpo vengano dal sommo bene, dal quale viene ogni cosa buona, sia grande che piccola, sia celeste che terrestre, sia spirituale che materiale, sia temporale che eterna.
E per questo non devono essere rimproverate le une, perché le altre sono da preferire.
Quanto all'affermazione che poni tra le cose riprovevoli, ossia: Scanna e mangia, ( At 10,13 ) c'è anche negli Atti degli Apostoli, da intendere in senso spirituale.
In realtà anche in senso materiale non deve essere disprezzato il cibo ma l'eccesso.
Specialmente a voi l'espressione di astenersi dalla carne dovrebbe piacere anche in senso materiale, perché voi immoliate le carni, spezzando così le catene, ed il vostro Dio possa fuggire da una misera prigione.
E se lì rimanesse qualcosa di lui, mangiandola la purifichereste nell'officina dello stomaco.
Mi attacchi anche sul fatto che mi sia dispiaciuto della sterilità di Sara.
In realtà non mi sono precisamente dispiaciuto di ciò, perché anche questa sterilità fu profetizzata.
Invece alle vostre sacrileghe favole si adatta il dolersi, non della sterilità di Sara ma della fecondità, poiché per voi ogni fecondità di donna è una dura calamità di Dio.
Non è incredibile, perché in voi del tutto si compie ciò che è stato predetto: Proibiscono le nozze. ( 1 Tm 4,3 )
Infatti non detestate tanto l'unione carnale quanto le nozze, poiché in esse l'unione carnale serve a procreare e non è vizio, ma dovere.
Da questo dovere è esente la continenza degli uomini e delle sante donne, non perché così hanno evitato un male, ma perché così hanno scelto una condizione migliore.
Ma bisogna comprendere che lo stesso dovere coniugale dei padri e delle madri, come furono Abramo e Sara, derivi non dalla società umana, ma da un dono divino.
Infatti poiché era necessario che Cristo venisse nella carne, per trasmettere quella carne era necessario il matrimonio di Sara e la verginità di Maria.
Da dove viene anche ciò che con incredibile incomprensione deridendo hai ricordato: Poni la mano sotto la mia coscia.
Questo è ciò che Abramo disse al suo servo, chiedendo che giurasse fedeltà.
Poni la mano sotto la mia coscia - disse - e giura per il Dio del cielo. ( Gen 24,2-3 )
Allora quel servo ubbidendo giurava, ma Abramo ordinandoglielo profetizzava che il Dio del cielo sarebbe venuto in quella carne che sarebbe stata generata da quella coscia.
Ma voi, uomini casti e puri, questo disprezzate, detestate, aborrite, perché temete per il Figlio di Dio, che nessun contatto con la carne avrebbe potuto mutare, il solo utero della vergine, ma non esitate ad immergere la natura mutata e alterata del Dio vivente nell'utero di ogni femmina, non solo degli uomini ma anche delle bestie.
E per questo inorridite di una coscia del Patriarca proprio voi che, dovunque trovate cosce non dico di profeti, ma di qualsiasi prostituta, dovreste giurare per il vostro dio, che vi è tanto turpemente imprigionato?
Vi ripugna toccare castamente una parte del corpo umano, ma non vi vergognate di giurare su un Dio tanto turpemente legato.
Inveite contro l'Arca di Noè, ( Gen 7 ) che rappresentava la Chiesa e tutti i popoli di cui doveva essere formata attraverso ogni animale, e per ridicolizzarla la chiamate πάγκαρπος a causa delle bestie di ogni specie che c'erano dentro.
Ma qui mi congratulo con te che, senza accorgertene o per ignoranza, hai usato un termine giusto: " pancarpo " infatti significa " ogni frutto ", che della Chiesa è spiritualmente vero.
Solo non ti accorgi che Noè è entrato sano nell'arca con i suoi parenti tra quelle bestie, ed è uscito sano, ed è stato più fortunato del vostro Dio, che dalla ferina rabbia del popolo delle tenebre fu dilaniato e divorato.
Così lui non fu " pancarpo ", ma è divenuto proprio " camparcus ", poiché è stato fatto a pezzi con ogni ferocia.
Ti prenderai gioco della lotta di Giacobbe con l'angelo, ( Gen 32,24-25 ) dov'è prefigurata profeticamente la lotta del popolo di Israele con la carne di Cristo.
Ma in qualunque modo la intendi, quanto meglio sarebbe stato se il vostro Dio avesse combattuto con l'uomo piuttosto che essere vinto e fatto prigioniero dal popolo dei demoni.
A torto accusi Abramo di aver venduto il pudore della moglie, perché senza mentire ha detto che fosse sua sorella, ma per umana prudenza ha taciuto che fosse sua moglie, ( Gen 12,20 ) affidando al suo Dio il compito di custodire la sua castità.
Se non avesse fatto ciò che poteva fare, avrebbe dimostrato di non avere fede in Dio, ma di tentare Dio.
Tuttavia non vedi che il vostro Dio non vendette ma regalò, non una moglie ma le sue stesse membra, ai nemici perché le contaminassero, le corrompessero, le deturpassero.
Certo desidereresti, se si potesse, che la natura del vostro Dio ritornasse splendida dai suoi nemici, così come intatta Sara fu restituita allo sposo.
Lodi quelli che un tempo furono i miei costumi ed i miei studi, e chiedi chi li abbia all'improvviso cambiati.
Quindi facendo delle perifrasi ricordi l'antico nemico di tutti i fedeli e dei santi e dello stesso Signore Gesù Cristo, e vuoi fare intendere che sia il diavolo che li ha cambiati.
Che cosa potrei risponderti del mio cambiamento se non che in quel modo ho pensato di divenire migliore, se avessi abbandonato e ripudiato il vostro errore per convertirmi alla Chiesa cattolica e alla fede?
E ho fatto bene, poiché dal male mi sono rivolto al bene, ma tu stesso risolvi per me la questione con il termine che hai usato per indicare il mio " cambiamento ".
Infatti se la mia anima, come dite voi, fosse la natura di Dio non potrebbe essere mutata né in meglio - come io ritengo - né in peggio, come intendi tu, né da se stessa né per lo stimolo di qualche altra cosa.
Così quando ho lasciato questo errore e scelsi quella fede in cui si crede piamente che la natura di Dio sia immutabile, perché s'intende sapientemente, il mio mutamento non dispiace se non a coloro a cui dispiace un Dio immutabile.
Poi il diavolo è nemico dei santi non perché si levi contro di loro quale nemico da un avverso principio di una natura contraria, ma perché invidia loro l'onore celeste, dal quale egli stesso è stato allontanato.
Infatti lui mutato, tenta di mutare gli altri.
Del resto, come avete abbondantemente detto nella favola persiana di quel Mani, se lui muta gli altri senza mutare egli stesso, certo è più grande e vincitore.
Ma se, come voi affermate, non è nemico di Dio, ma è amico della santa luce e migliore di quelli che inganna, chi li fece diventare nemici del santo lume, a cui lui stesso è amico?
Per questo Mani dice che le anime furono condannate a quell'eterno supplizio dell'orribile ammasso, perché sopportarono di vagare lontano dalla loro primitiva luminosa natura e allora divennero nemiche della luce.
Mentre Mani vuole che la stessa mente del popolo delle tenebre creò i corpi degli animali, bruciando dal desiderio di trattenere presso di sé la luce.
Cerca di allontanarti da queste finzioni così vane e sacrileghe, cambiando in meglio con l'aiuto di colui che non cambia né in meglio, né in peggio.
Dici: Siamo sfuggiti perché abbiamo seguito un Salvatore spirituale.
Infatti la sua audacia è arrivata a tal punto che, se il nostro Signore fosse stato di carne, ci sarebbe stata rescissa ogni speranza.
Se la ragione per cui dite questo è che non credete che Cristo abbia avuto un corpo di carne, non dovete porre la speranza in Mani, che è nato da un uomo e da una donna come tutti gli altri uomini.
Perché dunque riponete tanta speranza in lui?
Infatti in questa tua stessa lettera, per impaurirmi, tu stesso hai detto: Chi ti farà da avvocato davanti al giusto tribunale del giudice, quando per tua stessa testimonianza sarai accusato riguardo alle parole e alle azioni?
Il Persiano che hai accusato non si presenterà.
Eccetto lui chi ti consolerà mentre piangi? Chi salverà il Punico?
Tu hai detto che, escluso Mani, nessuno potrà essere consolatore e salvatore.
Quindi come hai fatto a dire, trattando delle passioni di Cristo, che siete sfuggiti [ al demonio ] perché avete seguito un salvatore spirituale, cosicché il nemico non lo potesse uccidere come se avesse un corpo di carne?
Se dunque il nemico uccide il vostro Mani, che è fatto di carne perché possa essere il vostro salvatore, come fai a dire: Escluso lui chi ti consolerà mentre piangi?
Chi salverà il Punico? Vedi cosa ci sia nell'eresia e nella dottrina dei demoni, nell'ipocrisia degli impostori. ( 1 Tm 4,1-2 )
Vuoi che Mani dica la verità di un falso Cristo.
Infatti se Cristo nel mostrare ai discepoli che dubitavano ( Gv 20,20 ) la carne, la morte, la risurrezione ed infine i punti delle ferite e dei chiodi, è stato del tutto falso e bugiardo, allora Mani riguardo al Cristo ha detto il vero.
Ma se Cristo mostrò vera carne, vera morte, vera risurrezione, vere cicatrici, allora Mani ha mentito riguardo a Cristo.
E questa è la differenza che ci separa in questo dibattito, perché hai scelto di credere che Mani dica la verità, mentre credi che Cristo dica il falso.
Io credo invece che Mani abbia mentito su Cristo come su altre cose, piuttosto che Cristo su qualche cosa ( soprattutto riguardo a ciò su cui pose la speranza dei credenti, cioè sulla passione e risurrezione ).
Infatti colui che dice che quando Cristo, dopo quella che è considerata la sua morte, apparve ai suoi discepoli che dubitavano e che credevano di vedere uno spirito dicendo: Toccate le mie mani ed i piedi; e guardate, perché lo spirito non ha carne né ossa, mentre io le ho, ( Lc 24,39 ) quando ad uno di essi che non credeva disse: Metti le mani sul mio costato e non essere incredulo, ma credente, ( Gv 20,27 ) tutto questo non lo mostrava realmente, ma in maniera ingannevole.
Dico che chi dice ciò non è uno che predica Cristo ma che lo accusa.
Ma dici che Mani predica il Cristo e si dice suo apostolo.
Questa è una ragione in più perché sia detestato ed evitato.
Se infatti parlasse di Cristo accusandolo, lui a sua volta potrebbe vantarsi di essere amante della verità, denunciando la falsità di un altro.
Ma adesso inconsapevole ed incauto si tradisce, e lodando e predicando uno che mente, mostra chiaramente a chi osserva con attenzione che cosa faccia lui stesso e che cosa ami.
Fuggi dunque, amico, questa peste, perché Mani non ti renda ( cosa impossibile ) un fedele con inganno, come quel discepolo che vogliono che Cristo abbia reso fedele, quando a lui disse: Metti le mani sul mio costato e non essere incredulo, ma credente.
Come infatti intende la dolcissima verità, che cos'è che Cristo disse al discepolo se non: " Tocca ciò che porto, tocca ciò che ho portato, tocca la vera carne, tocca i segni delle vere ferite, tocca i veri buchi dei chiodi e credendo alle cose vere, non essere più incredulo, ma credente "?
Ma secondo le vane e sacrileghe assurdità di Mani, che cos'è che ha detto Cristo al discepolo, se non: " Tocca ciò che simulo di essere, tocca ciò che fingo ", se non: " Tocca la falsa carne, tocca i falsi luoghi delle false ferite, e non essere incredulo delle mie bugiarde membra, sicché tu possa essere fedele credendo il falso "?
Tali fedeli ha Mani, tutti della dottrina dei demoni e degli impostori.
Fuggi, ti prego, non ti fare ingannare dal pretesto del piccolo numero, poiché lo stesso Signore ha detto che la via stretta è per pochi. ( Mt 7,14 )
Vuoi essere tra i pochi, ma sono i peggiori.
Infatti è vero che ci sono pochi del tutto innocenti, ma tra gli stessi peccatori, gli assassini sono meno dei ladri, gli incestuosi meno degli adulteri, infine le favole o le storie degli antichi hanno meno Medee e Fedra, che donne colpevoli di altre empietà e delitti, meno Oco e Busiride che uomini colpevoli di altre colpe e crimini.
Vedi dunque che presso di voi l'eccessivo orrore dell'empietà non renda merito alla minore quantità.
Tali cose vengono lette, dette e credute, ed incredibile che in quell'errore cadano e vi rimangano molti invece che pochi.
L'esiguo numero dei santi, dei quali stretta è la via, viene messa a confronto con il gran numero dei peccatori.
Questa esiguità si nasconde nel numero molto più grande della paglia.
Ma nello stesso granaio della Chiesa cattolica ora deve essere riunita, triturata, ed alla fine ventilata e purificata. ( Mt 3,12 )
Ed è necessario che ti unisca ad essa, se sinceramente desideri essere un fedele, e perché fidandoti della falsità, così come è stato scritto, non diventi pasto dei venti, ( Os 12,1 ) cioè esca degli spiriti immondi.
Infatti se l'apostolo Paolo, che citi, stimò danno e sterco, per guadagnarsi Cristo, ( Fil 3,8 ) non le scritture dei saggi dell'Antico Testamento e tutto quel patrimonio profetico di parole e fatti, ma l'eccellenza carnale della stirpe giudaica e lo zelo di perseguitare i Cristiani ( che lo accendeva come se fosse una cosa lodevole ) a favore delle Sinagoghe erranti del popolo paterno, che non riconoscono il Cristo, ma la giustizia che viene dalla Legge della quale i Giudei, non avendo compreso la grazia di Dio, superbamente si gloriano.
A maggior ragione devi rigettare queste scritture che sono piene di nefandezze e di bestemmie, dove la natura della verità, la natura del sommo bene, la natura di Dio è descritta tante volte mutabile, tante volte vinta, corrotta, ed inspiegabilmente inquinata da una parte e condannata alla fine dalla stessa verità.
Le devi rigettare e non come sterco, ma come veleno, e dovrai passare, finita la contesa, alla Chiesa cattolica e alla fede, che come è stata profetizzata molto tempo prima, così è stata rivelata a suo tempo.
E ti dico ciò perché la tua mente non è natura del male, che non esiste, né la natura di Dio, altrimenti invano avrei parlato con una natura immutabile.
Ma poiché è mutata abbandonando Dio, e lo stesso suo cambiamento è male, si muti ancora rivolgendosi al bene immutabile, con l'aiuto dello stesso bene immutabile; e tale suo cambiamento sarà la liberazione dal male.
Se disprezzi questo ammonimento, credendo ancora che ci siano due nature, una mutevole del bene che mescolata al male poté acconsentire all'ingiustizia, l'altra immutabile del male che unita al bene non poté acconsentire alla giustizia, allora ripeti quella vergognosa favola, che sparge esecrabili e turpi bestemmie ad orecchie che prudono di fornicazione, perché sei nel gregge di cui è stato predetto: Ci sarà un tempo in cui non sopporteranno la sana dottrina, ma secondo i loro desideri, si accumuleranno maestri per farsi solleticare le orecchie, distogliendo il proprio udito dalla verità, lo rivolgeranno alle favole. ( 2 Tm 4,3-4 )
Se poi accogli prudentemente questa ammonizione, rivolto all'immutabile Dio con lodevole cambiamento, ti troverai tra quelli di cui l'Apostolo dice: Siete stati un tempo tenebra, adesso luce nel Signore. ( Ef 5,8 )
Ciò non potrà essere detto della natura di Dio, poiché non fu mai malvagia e degna del nome delle tenebre, né riguardo alla natura del male, che se esistesse, mai potrebbe mutare e diventare luce.
Ma giustamente e correttamente si è detto di quella natura che non è immutabile, ma abbandonata quella luce immutabile dalla quale è stata fatta, si ottenebra in sé, ma che se si converte alla luce immutabile, diventa luce non in se stessa, ma nel Signore.
Infatti non risplende da se stessa, poiché non è vera luce, ma illuminata da colui di cui è detto: Era la luce vera, che illumina ogni uomo che viene in questo mondo. ( Gv 1,9 )
Ecco ciò che devi credere, devi comprendere, devi tenere, se vuoi essere buono nella partecipazione al Bene immutabile, perché tu non puoi esistere per te stesso: bene che non potresti perdere se tu fossi immutabile, né ricevere se non fossi immutabile.
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