Contro il sermone degli Ariani |
Certamente costoro, la cui dissertazione ho ricevuto, e a cui rispondo, non osano affermare che sia la stessa cosa essere creato e essere generato; e distinguono le due cose così da dire che il Figlio è stato generato dal Padre, mentre lo Spirito Santo è stato creato dal Figlio.
E non possono aver letto questo nelle sacre Scritture, dal momento che il Figlio stesso afferma che lo Spirito Santo procede dal Padre.
21.11 - Affermano: Il Figlio annunzia il Padre, lo Spirito Santo annunzia il Figlio.
Come se il Figlio non avesse annunziato che lo Spirito Santo sarebbe venuto o come se il Padre non avesse annunziato il Figlio, dicendo: Questi è il mio Figlio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo. ( Mt 17,5 )
21.12 - E perciò non solo il Figlio rivela la gloria del Padre, ma anche il Padre rivela la gloria del Figlio.
E non solo lo Spirito Santo rende manifesta la dignità del Figlio, ma anche il Figlio rende manifesta la dignità dello Spirito Santo.
21.13 - E come il Figlio è testimone del Padre, così il Padre è testimone del Figlio; e come lo Spirito Santo è testimone del Figlio, così il Figlio è testimone dello Spirito Santo.
21.14 - Lo Spirito Santo è mandato dal Padre e dal Figlio; e dal Padre e dallo Spirito è mandato il Figlio.
Dicono: Il Figlio è ministro del Padre, lo Spirito Santo è ministro del Figlio.
E non badano al fatto che in questo modo considerano i santi apostoli migliori dello Spirito Santo; e dal momento che essi affermano di essere ministri di Dio, costoro certo non negheranno che gli apostoli siano ministri di Dio Padre.
Senza dubbio sono stati fatti ministri di coloro nel cui nome hanno battezzato, cioè del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
E perciò, in base alle loro vane chiacchiere, i ministri della Trinità dovrebbero essere migliori dello Spirito Santo, se questi è minore per il fatto di essere ministro solo del Figlio.
22.16 - Sostengono: Il Figlio riceve ordini dal Padre, lo Spirito Santo riceve ordini dal Figlio.
Non possono aver letto ciò nelle sacre Scritture, sebbene leggiamo che il Figlio fu obbediente secondo la forma di servo, per la quale il Padre è maggiore di lui; non però secondo la forma di Dio, nella quale lui e il Padre sono una cosa sola.
22.17 - E così si legge nelle sacre Scritture che il Figlio è sottoposto al Padre.
In questo caso si riferisce alla forma del servo nella quale era sottoposto anche ai genitori umani, come dice il Vangelo: Partì con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. ( Lc 2,51 )
Invece la sacra Scrittura non dice in nessun punto: lo Spirito Santo è sottoposto al Figlio.
22.18 - Di conseguenza anche ciò che ordina il Padre, il Figlio lo fa per la sua forma di servo; e quello che fa il Padre, lo fa anche il Figlio per la sua forma di Dio.
Non dice infatti: " Qualunque cosa il Padre ordini, il Figlio la fa ", ma dice: Quello che il Padre fa, lo fa egualmente anche il Figlio. ( Gv 5,19 )
Inoltre, se affermano che lo Spirito Santo dice quello che gli comanda il Figlio, poiché sta scritto: Prenderà del mio e ve lo annunzierà, ( Gv 16,14 ) perché anche il Figlio non dice quello che gli comanda lo Spirito Santo, dal momento che l'Apostolo dice: I segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di dio, ( 1 Cor 2,11 ) e dal momento che lo stesso Gesù conferma che egli era pieno dello Spirito, come sta scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, per annunziare ai poveri un lieto messaggio? ( Lc 4, 18,21 )
Se, infatti, per questo è stato consacrato con l'unzione, per annunziare ai poveri un lieto messaggio, poiché lo Spirito del Signore era sopra di lui, quale lieto messaggio annunziava ai poveri, se non quello che aveva lo Spirito del Signore, di cui era pieno?
Infatti, anche questo sta scritto di lui, che era pieno dello Spirito Santo. ( Lc 4,1 )
Affermano: Il Figlio adora e onora il Padre; lo Spirito Santo adora e onora il Figlio.
Qui non è necessario precisare scrupolosamente la differenza che c'è fra onorare e adorare; infatti, queste cose sul Figlio si predicano per la sua forma di servo.
Dicano, se possono, dove hanno letto che il Figlio è adorato dallo Spirito Santo.
Infatti, ciò che aggiungono, quando intendono provare questo, non è appropriato, poiché certamente sta scritto: Padre, io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare; ( Gv 17,4 ) e a proposito dello Spirito Santo: Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve lo annunzierà; ( Gv 16,14 ) ma questo non si riferisce alla cosa di cui trattiamo.
Infatti tutti coloro che adorano, onorano; però, non tutti coloro che onorano, adorano.
Infatti anche i fratelli secondo l'Apostolo si onorano reciprocamente, ( Rm 12,10 ) tuttavia non si adorano tra loro.
Altrimenti, se rendere onore fosse adorare, dicano, se sembra loro opportuno, che anche il Padre adora il Figlio, e che lo fa obbedendo al Figlio, il quale dice: Rendimi onore. ( Gv 17,5 )
Per quanto riguarda, poi, quello che ha detto dello Spirito Santo, Prenderà del mio, è il Figlio stesso che ha risolto la questione; non si pensi che lo Spirito Santo, come se discendesse attraverso distinti gradi, sia da lui, nello stesso modo in cui egli è dal Padre, dal momento che entrambi provengono dal Padre, l'uno perché è nato da lui, l'altro perché da lui procede; ed è assai difficile discernere le due cose nella sublimità della sua natura divina.
Dunque, perché non si pensi questo, come ho detto, il Figlio di seguito ha aggiunto: Tutto quello che possiede il Padre è mio; per questo ho detto che prenderà del mio. ( Gv 16,15 )
Volendo così senza dubbio che si intendesse che prende dal Padre.
E perciò da lui medesimo, poiché tutto quello che il Padre ha è suo.
Ma tutto questo non è il riconoscimento della diversità della natura, bensì di un solo principio.
È vero che lo Spirito da sé non parla, poiché non è da se stesso colui che procede dal Padre, così come anche il Figlio da sé non può fare nulla, poiché neppure lui è da se stesso, come già precedentemente ho esposto.
Da ciò, tuttavia, non si desume che in tutto attende la volontà del Padre; non dice infatti a meno che non veda il Padre indicare, ma: Quello che vede il Padre fare, ( Gv 5,19 ) conformemente a quanto abbiamo già illustrato.
Che poi lo Spirito Santo in tutto attende il comando di Cristo, come dicono, lo leggano, se possono.
E quello che si dice: Non parlerà da sé, non è la stessa cosa che dire: " tutto ciò che avrà udito da me ", ma dirà tutto ciò che avrà udito. ( Gv 16,13 )
Perché poi ciò sia stato detto, è già stato chiarito poco prima nelle parole del Signore che ho ricordato, dove dice: Tutto quello che possiede il Padre è mio; per questo ho detto che prenderà del mio. ( Gv 16,15 )
Senza dubbio ciò che dirà proviene proprio da lì dove lo prenderà; poiché da dove ascolta, da lì procede.
Infatti conosce il Verbo di Dio, procedendo da dove nasce il Verbo, così da essere lo Spirito comune del Padre e del Verbo.
E non influisca il fatto che sia di tempo futuro il verbo prenderà, come se ancora non lo avesse.
Di certo i tempi dei verbi si impiegano indifferentemente, dal momento che intendiamo l'eternità senza tempo.
Infatti, lo ha preso, poiché procedette dal Padre, e lo prende, poiché procede dal Padre, e lo prenderà, poiché mai cesserà di procedere dal Padre.
Allo stesso modo è Dio, e lo fu, e lo sarà; e certamente non ha, né ebbe, né avrà inizio o fine di tempo.
Dicono: Il Figlio rivolge preghiere per noi al Padre; lo Spirito supplica per noi il Figlio.
Così come leggono che il Figlio rivolge preghiere al Padre, secondo ciò che abbiamo esposto sopra trattando di questo, trovino in base a che cosa possono affermare che lo Spirito supplica il Figlio.
Infatti le parole che pronuncia l'Apostolo: Non sappiamo infatti che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito poiché egli intercede per i credenti secondo il disegno di Dio, ( Rm 8,26-27 ) in qualunque modo le intendano ( ma in realtà è importante, riguardo a loro, che queste parole vengano intese nel modo in cui devono essere intese ), vedranno che non dicono: " Intercede presso Cristo " o: " Intercede presso il Figlio "; si dice invece che lo Spirito Santo intercede, poiché ci fa supplicare.
Allo stesso modo, quando Dio dice: Ora so, ( Gen 22,12 ) come se prima non sapesse, che cos'altro vuole esprimere se non: " Ho fatto in modo che tu conosca "?
Da ciò derivano anche le parole dell'Apostolo: Ora invece che avete conosciuto Dio, anzi da Dio siete stati conosciuti; ( Gal 4,9 ) ciò viene detto perché non si attribuisca a se stessi il fatto di aver conosciuto Dio.
Dunque ha detto: Siete stati conosciuti da Dio, cosicché capissero che Dio per sua grazia li ha resi suoi conoscitori.
Secondo questo modo di esprimersi, è stato detto: E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, ( Ef 4,30 ) cioè non vogliate rattristare noi che siamo rattristati da voi secondo lo Spirito di Dio.
Poiché erano rattristati per la carità, che lo Spirito Santo diffondeva nei loro cuori, ( Rm 5,5 ) e per questo lo stesso Spirito faceva sì che essi si rattristassero per i mali dei fratelli.
Infine, lo stesso Apostolo ha detto: Avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre. ( Rm 8,15 )
Ed esprimendo in un altro passo il medesimo pensiero, ha detto: Dio ha mandato nei vostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre. ( Gal 4,6 )
In che modo lì si dice, per mezzo del quale gridiamo, e qui che grida, se non perché qui colui che grida fa gridare noi?
Se però intendiamo colui che grida non come se facesse gridare noi, ma come se gridasse egli stesso, ecco che, dicendo Abbà, Padre, non supplica il Figlio, ma il Padre.
Infatti, non oseranno dire che lo Spirito Santo sia il figlio di Cristo.
Infatti, in verità, per non dire ciò, preferirono dire non generato dal Figlio, ma creato.
Dunque, non sappiamo da noi stessi ciò per cui preghiamo, così come conviene, ma lo stesso Spirito intercede, cioè ci fa domandare quello che è secondo Dio; se non lo facesse, non pregheremmo se non secondo questo mondo, per soddisfare la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, cose che non vengono dal Padre, ma dal mondo. ( 1 Gv 2,16 )
Sebbene alcuni ritengano che le parole lo Spirito stesso intercede con gemiti ( Rm 8,26 ) siano da interpretare in riferimento allo spirito dell'uomo.
Sostengono che il Figlio è l'immagine viva e vera, propria e perfetta di tutta la bontà e sapienza e potenza del Padre.
Ma l'apostolo Paolo non dice che egli è l'immagine della potenza di Dio e della sua sapienza, ma afferma che è egli stesso Dio, potenza di Dio e sapienza di Dio. ( 1 Cor 1,24 )
Dunque, per il fatto stesso che il Figlio è immagine del Padre, è sua potenza e sua sapienza.
Inoltre, è immagine piena e perfetta, cioè non creata da Lui dal nulla, ma da Lui generata, e non ha nulla di meno di Colui di cui è immagine; perciò il Figlio Unigenito è l'immagine somma del Padre, cioè è così simile da non esserci in essa nulla di diverso.
Tuttavia, non hanno osato dire che lo Spirito Santo è l'immagine del Figlio, ma hanno detto che è la sua manifestazione.
Per questo, non hanno detto che egli è stato generato, bensì che è stato creato dal Figlio; cosa che senz'altro non hanno letto nelle sacre Scritture.
Quale cattolico, poi, affermerebbe che il Figlio è parte del Padre o che lo Spirito Santo è parte del Figlio?
Essi pensarono di dover negare ciò, come se fra noi e loro sorgesse una qualche questione su questo problema.
Diciamo che la Trinità è della medesima natura e in essa non chiamiamo una persona parte di un'altra.
Ma essi negano che il Figlio sia parte del Padre e lo chiamano il proprio e dilettissimo, il perfetto e pieno Figlio unigenito; bisognerebbe chiedere loro quanto segue: coloro che Dio volontariamente fa figli suoi, generandoli col verbo di verità, quando giungono ad una perfezione tale da non poter essere più perfetti, sono essi stessi propri e dilettissimi, perfetti e pieni figli di Dio?
Se lo fossero, egli non sarebbe il Figlio unigenito, poiché avrebbe molti suoi pari, ma sarebbe soltanto il primogenito.
Se invece non lo fossero, come si dovrebbe intendere la pienezza e perfezione del Figlio se non come il suo essere completamente uguale a chi lo ha generato e proprio in nulla diseguale?
E per dirlo con più brevità e maggior chiarezza, questi sono figli per grazia, quello per natura, poiché nei primi c'è partecipazione alla divinità, nel secondo pienezza.
Sebbene anche lui, per il fatto di aver assunto la natura umana - il Verbo si è fatto carne ( Gv 1,14 ) -, non lo sia per natura ma per grazia; tuttavia, la natura del Verbo, per la quale è uguale al Padre, rimane.
Inoltre rispondano a questo: perché dicono che lo Spirito Santo non è il Figlio, ma la prima e principale opera del Figlio, sopra tutte le altre, come se quei figli che il Padre ha generato di sua volontà con una parola di verità ( Gc 1,18 ) fossero migliori dello Spirito Santo?
In che modo, infatti, non sono costretti a dire ciò, dal momento che, senza dubbio, è meglio essere figli del Padre che opera del Figlio?
Pensino questo e correggano le loro vane ed empie bestemmie, e ammettano che in quella Trinità nessuna persona, ad eccezione del Figlio, che si è fatto uomo rimanendo Dio, è in assoluto una creatura, o qualcosa creato da Dio, ma tutto in Essa è Dio sommo, vero, immutabile.
Guardiamoci infatti da coloro che pensano che il Padre sia maggiore del Figlio in quanto è suo Verbo unigenito; lo è, infatti, in quanto il Verbo si è fatto carne. ( Gv 1,14 )
Ma quale meraviglia, quando nella medesima carne si è fatto minore anche degli angeli?
Guardiamoci da coloro che affermano in modo blasfemo che il Figlio è incomparabilmente maggiore e migliore dello Spirito Santo.
Ugualmente è del tutto irragionevole credere che le membra del maggiore siano tempio del minore.
Il Padre, poi, è Dio e Signore del suo Figlio in quanto in quest'ultimo c'è la forma di servo che fu profetizzata nelle parole: Il Signore mi disse, tu sei mio Figlio. ( Sal 2,7 )
Anche il Figlio nella stessa profezia dice al Padre: Dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio. ( Sal 22,11 )
Dunque, dal ventre di sua madre, dove ha assunto la natura umana, il Padre è suo Dio.
Ed egli è suo Padre perché lo generò non solo prima che si incarnasse nel ventre di sua madre, ma coeterno prima di tutti i secoli.
Hanno udito forse nei sogni che la sacra Scrittura ha detto che il Figlio è Dio e Signore dello Spirito Santo?
Dicono: Il Padre con volontà ferma e impassibile generò il Figlio, il Figlio senza sforzo e fatica creò con la sua sola potenza lo Spirito.
O singolare lode del Figlio e dello Spirito Santo! Come se il Padre ci avesse generato senza volerlo con volontà mutevole e suscettibile, Lui che ci ha generato volontariamente con il verbo di verità; o forse il Figlio ha creato con travaglio e fatica il cielo e la terra?
Dunque, secondo costoro si devono equiparare queste opere al Figlio o allo Spirito Santo; però, se non si possono paragonare in alcun modo, che cosa è servito dire questo, su cui non si pone questione alcuna, dato che il Padre genera e il Figlio opera senza alcun travaglio e fatica?
Vedano, in verità, come affermano che il Figlio con la sua sola potenza ha creato lo Spirito Santo.
Infatti, in questo modo sono costretti ad affermare che il Figlio ha creato qualcosa che non ha visto creare dal Padre.
O forse vorranno dire che anche il Padre ha creato lo Spirito Santo?
Dunque il Figlio non lo avrebbe creato con la sua sola potenza.
O forse il Padre per primo ne fece un altro, perché il Figlio potesse fare ciò che ha fatto, dal momento che non può fare se non quello che ha visto fare al Padre?
E che cosa significa che non può fare altre cose simili, se non che quello che il Padre fa lo fa egualmente anche il Figlio? ( Gv 5,19 )
Se intendono riflettere su questo, senza dubbio saranno turbati da tutto ciò che hanno costruito con riflessione carnale.
Nella Trinità è identica la natura e identica la potenza.
È vero poi che il Padre ha concesso l'esistenza a tutte le cose che sono; ed egli non ha avuto da nessuno ciò che è; tuttavia, a nessuno ha concesso di essere uguale a Lui, se non a suo Figlio, che è nato da Lui, e allo Spirito Santo, che procede da Lui.
Stando così le cose, la differenza della Trinità non è quella che vogliono costoro, poiché nella Trinità è identica la natura, è identica la potenza: Perché tutti onorino il Figlio, come onorano il Padre, ( Gv 5,23 ) come egli stesso dice; e coloro che vogliono vivere secondo pietà, adorino il loro Dio e lui solo servano, cosa che fu ordinata anche agli antichi padri per legge di Dio; in nessun altro modo, infatti, è possibile servire il nostro unico Signore con quella servitù che si deve a Dio.
In greco si chiama λατρεία, parola che si usa quando si dice: Lui solo servirai. ( Dt 6,13 )
E dico che questo non può avvenire in nessun altro modo, se non ammettendo che tutta la Trinità è lo stesso Dio Signore nostro.
Del resto, questa servitù che si definisce latria, i servi non devono tributarla a coloro che sono signori secondo la carne, ma tutti gli uomini devono tributarla al loro unico Signore Dio; dunque, non offriremo questa servitù al Figlio, se solo del Padre si dice: Lui solo servirai; o non la offriremo al Padre, se solo del Figlio si dice: Lui solo servirai.
E se edificassimo allo Spirito Santo un tempio di terra, chi dubiterebbe che gli siamo sottomessi secondo latria, cioè con quella servitù di cui parlo ora?
Che forse non gli tributiamo quella servitù che si chiama latria, dal momento che non gli costruiamo un tempio, ma noi stessi siamo suo tempio?
O in che modo non lo è lo stesso Dio nostro, di cui l'Apostolo dice: Non sapete che siete tempio di Dio e lo Spirito di Dio abita in voi?
E poco dopo: Glorificate dunque Dio nel vostro corpo. ( 1 Cor 6, 19.20 )
Inoltre, dice che i nostri corpi sono in noi tempio dello Spirito Santo.
Poiché, quando serviamo il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo con quella servitù chiamata latria e sentiamo che la legge di Dio ordina che la tributiamo solo al Signore Dio nostro e a nessun altro, senza dubbio il solo e unico Dio Signore nostro è la stessa Trinità, alla quale solo e unicamente dobbiamo, secondo giustizia, tale servitù di pietà.
Dicono: E come nessuno può arrivare al Padre senza il Figlio, così nessuno può adorare in verità il Figlio senza lo Spirito Santo.
Come se qualcuno potesse arrivare al Figlio senza il Padre, quando egli stesso dice: Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato. ( Gv 6,44 )
Come se potessimo arrivare allo Spirito Santo senza il Padre o il Figlio che con la loro grazia ce lo avvicinano.
Che cos'altro è arrivare a loro, se non farli abitare in noi?
In questo modo anche loro giungono a noi, dal momento che Dio è ovunque e non è circoscritto in nessun luogo corporeo.
Lo stesso Salvatore dice di se stesso e del Padre: Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui; ( Gv 14,25 ) e dello Spirito Santo dice: Se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore. ( Gv 16,7 )
Che significato hanno dunque le loro parole: E come nessuno può arrivare al Padre senza il Figlio, così nessuno può adorare in verità il Figlio senza lo Spirito Santo; dunque - aggiungono poi - nello Spirito Santo è adorato il Figlio?
Forse indicano la differenza della loro natura, sulla quale verte la questione fra noi e loro?
Infatti, se nessuno, senza lo Spirito, può adorare in verità il Figlio, e nello Spirito Santo è adorato il Figlio, certamente anche lo Spirito Santo è verità, poiché, quando è adorato il Figlio in Lui, come anche essi dicono, è adorato in verità.
Ma lo stesso Figlio dice: Io sono la verità. ( Gv 14,6 )
Dunque, è adorato anche in se stesso, poiché è adorato in verità.
E perciò il Figlio è adorato e in se stesso e nello Spirito Santo.
Chi, poi, è così empio da tenere il Padre separato da ciò?
In che modo, infatti, non lo adoriamo anche nel Padre, in cui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo? ( At 17,28 )
Quindi, anche noi diciamo che il Figlio è adorato nello Spirito Santo; però leggano, se possono, che il Figlio è adorato dallo Spirito Santo.
Infatti, chi nega che il Padre sia glorificato attraverso il Figlio? Ma chi oserebbe negare che anche il Figlio è glorificato dal Padre?
Lo stesso Figlio dice al Padre: Glorificami; e anche: Io ti ho glorificato. ( Gv 12,28; Gv 17,5 )
Glorificare, onorare e celebrare sono tre parole che hanno il medesimo significato, che in greco si esprime con il termine δοξάζειν; in latino, invece, per la varietà degli interpreti, si traduce ora in un modo, ora in un altro.
Affermano: Compito e cura dello Spirito Santo è santificare e custodire i santi; e non solo santificare gli esseri razionali, come alcuni pensano, ma anche molti esseri irrazionali.
E coloro che sono caduti per la loro negligenza, ricondurli alla condizione primitiva; insegnare agli ignoranti, ammonire gli smemorati, convincere i peccatori, esortare i pigri perché pensino alla loro salvezza e agiscano con sollecitudine, condurre gli erranti sulla via della verità, curare gli infermi, limitare la fragilità del corpo con il vigore dell'anima, consolidare nell'amore della pietà e della castità, illuminare tutti; sopra ogni cosa concedere a ciascuno la fede e la carità, in rapporto al desiderio e alla diligenza, alla sincerità e alla semplicità della mente, alla misura della fede e all'importanza della relazione, distribuire la grazia secondo l'utilità e collocare ciascuno nell'occupazione e nel genere di vita a cui è adatto.
Certamente, lo Spirito Santo fa queste cose, ma guardiamoci dal pensare che le faccia senza il Figlio.
Chi infatti si allontana tanto dalla via della verità da negare che da Cristo i santi sono custoditi, coloro che sono caduti sono ricondotti alla loro condizione primitiva, gli ignoranti sono ammaestrati, gli smemorati sono ammoniti, i peccatori sono convinti, i pigri sono esortati, gli erranti sono condotti sulla via della verità, gli infermi sono curati, i ciechi sono illuminati, e tutte le altre cose che essi ritennero di dover attribuire allo Spirito Santo, come se egli le compisse da solo?
E, tacendo delle altre cose, per non dilungarmi troppo, in che modo negheranno che Cristo insegna ai santi, a cui egli stesso dice: Non fatevi chiamare rabbi dalla gente, perché uno solo è il vostro maestro, Cristo? ( Mt 23,8 )
In che modo negheranno che i ciechi sono illuminati da Cristo, se di lui è stato scritto: Era la luce vera, quella che illumina ogni uomo? ( Gv 1,9 )
Dunque, lo Spirito Santo, come senza Cristo non ammaestra o non illumina nessuno, così senza Cristo non santifica nessuno.
Scelgano da chi vogliono credere che siano state dette quelle parole che Dio dice attraverso il profeta: Perché si sappia che io sono colui che li santifica. ( Es 31,13 )
Se credono che siano state dette dal Padre, perché separano da lui le azioni dello Spirito Santo, dal momento che ritengono che i santi sono santificati dallo Spirito Santo con azione propria e distinta?
Se credono che siano state dette dal Figlio, almeno non separino da lui l'opera dello Spirito Santo santificatore.
Se dallo Spirito Santo, anche lo Spirito è Dio ( cosa che essi non vogliono ammettere ), se ha detto attraverso il profeta: Perché si sappia che io sono colui che li santifica. ( Ez 20,12; Lv 21,23; Lv 22, 9.16 )
Se poi, ed è la migliore interpretazione, quella voce espressa dal profeta si riferisce alla stessa Trinità, nessuno potrà dubitare che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono un solo Dio, dal quale, grazie al quale e per il quale sono tutte le cose.
A lui gloria nei secoli. Amen. ( Rm 11,36 )
Quando in questo modo ammettiamo che sono state fatte dallo Spirito Santo quelle cose che dissero che sono fatte da lui, non ne consegue quello che essi aggiungono: Lo Spirito Santo è distinto dal Figlio per natura e condizione, grado e volontà, dignità e potestà, virtù e opera.
Infatti, neppure negli uomini la natura è diversa, benché possano essere separate le azioni, cosa che non è invece possibile nella Trinità.
Inoltre, la condizione, il grado e la volontà, che si trovano nelle creature per la loro diversità e debolezza, non sono nella Trinità, che è eterna, uguale e impassibile.
E la dignità, la potestà, la virtù, come potrebbero non essere uguali in tutte e tre le persone divine, le quali compiono le stesse cose nello stesso modo?
Sostengono infatti che sono distinte per l'operare, mentre noi li convinciamo che ciò è assolutamente falso.
Poi in questa dissertazione aggiungono: È impossibile che siano una sola e medesima cosa il Padre e il Figlio, colui che genera e colui che nasce, colui che è testimoniato e colui che testimonia, il più grande e colui che confida nel più grande, colui che siede e sta alla destra e colui che ha dato l'onore di tale seggio, colui che è stato mandato e colui che ha mandato; tanto meno possono essere una sola e medesima cosa il discepolo e il maestro, come egli stesso ha insegnato dicendo: " Come mi ha insegnato il Padre, così io parlo "; ( Gv 8,28 ) e neppure il somigliante e l'imitatore e colui a cui si somiglia e che si imita; né colui che prega e colui che esaudisce; né colui che rende grazie e colui che benedice; né colui che riceve l'ordine e colui che lo dà, né il ministro e colui che comanda, né il supplice e il sovrano, né il suddito e il superiore, né l'unigenito e l'ingenito, né il sacerdote e Dio.
In parte parlano con assoluta verità, ma parlino contro i Sabelliani, non contro i cattolici.
Infatti i Sabelliani dicono che il Figlio è uno e il medesimo che il Padre; noi invece diciamo che il Padre che genera e il Figlio generato sono due persone, ma non due nature diverse.
Dunque, il Padre e il Figlio non sono uno e il medesimo, ma il Padre e il Figlio sono una cosa sola.
Il fatto, poi, che il Padre sia maggiore non riguarda la natura di chi genera e del generato, ma la natura dell'uomo e di Dio.
Secondo la forma di uomo assunto, siede e sta alla destra del Padre, prega, dispensa grazie, è sacerdote, ministro, supplice e suddito; secondo la forma di Dio, nella quale è uguale al Padre, è unigenito e coeterno a colui che lo ha generato.
E sebbene sia il primogenito di ogni creatura, perché in lui furono create tutte le cose, ( Col 1,15-16 ) egli fu generato prima che le cose fossero fatte; tuttavia è sempiterno come il Padre e non ha cominciato a esistere nel tempo.
Infatti, diciamo del tutto giustamente che anche il Padre è anteriore a tutto ciò che fece, sebbene non sia generato.
Niente infatti è tanto primo come ciò prima del quale non c'è nulla.
Ma come niente è prima del Padre, così niente è prima del Figlio unigenito, certamente coeterno al Padre.
Infatti, non perché questi ha generato e quello è stato generato, il Padre è antecedente nel tempo.
Infatti, se fra il Padre che genera e il Figlio generato ci fosse del tempo, certamente il tempo sarebbe prima del Figlio e il Figlio non sarebbe più il primogenito di ogni creatura, poiché anche il tempo è, senza dubbio, una creatura; né sarebbe ogni cosa per mezzo di lui, se il tempo fosse prima di lui; ma ogni cosa è per mezzo di lui, ( Col 1,16 ) e dunque non c'è alcun tempo prima di lui.
E perciò, come il fuoco e lo splendore che è generato dal fuoco e che si diffonde tutto intorno cominciano ad essere nello stesso momento e quello che è generato non è preceduto da chi lo genera, così Dio Padre e il Figlio, Dio da Dio, cominciano ad essere nello stesso momento, poiché sono ugualmente senza nessun inizio nel tempo, né colui che è generato è preceduto da chi genera.
E come il fuoco che genera e lo splendore generato sono coevi, così Dio Padre che genera e Dio Figlio che è generato sono coeterni.
Ma poiché questo ultimo proviene dal primo e non il primo da quest'ultimo, perciò ha ricevuto il mandato dal Padre, essendo egli stesso il mandato del Padre; e il Padre lo istruisce, poiché egli è la dottrina paterna.
Così riceve la vita dal Padre, poiché, come il Padre, egli stesso è la vita; così è simile al Padre e in nulla è completamente dissimile.
Dandosi, dunque, il Padre e il Figlio reciproca testimonianza, ignoro come costoro possano sostenere che l'uno offra testimonianza e l'altro la riceva.
Non dice forse il Padre: Questi è il Figlio mio prediletto? ( Mt 3,17 )
E non dice forse il Figlio: Il Padre, che mi ha mandato, mi dà testimonianza? ( Gv 8,18 )
Perché li distinguono in modo da affermare che il Padre è testimoniato e il Figlio offre testimonianza?
Perché fino a tal punto sono mendaci, sordi e ciechi?
A proposito del Padre che ha mandato e del Figlio che è stato inviato, si è già trattato sufficientemente e con larghezza nelle parti precedenti di questa dissertazione.
Certamente in nessun caso è ammissibile questa empietà che, delirando, afferma: Il Padre aveva prescienza che sarebbe stato Padre di suo Figlio, l'Unigenito di Dio; infatti, egli fu sempre Padre, avendo un Figlio coeterno e generato senza tempo, attraverso il quale fondò i tempi.
E come non ebbe prescienza che sarebbe stato Dio, poiché lo era da sempre, così non ebbe prescienza che sarebbe stato Padre, poiché era da sempre con il Figlio.
E il Padre non è più grande del Figlio grande, né più buono del Figlio buono, poiché non soltanto al Padre, ma a tutta la Trinità fu detto: Tu solo sei Dio grande. ( Sal 86,10 )
E non soltanto del Padre, ma di tutta la Trinità, come giustamente si interpreta, il Figlio ha detto: Nessuno è buono, se non Dio solo, ( Mc 10,18 ) quando lo chiamò maestro buono uno che ancora non lo considerava Dio; è come se gli avesse detto: " Se mi chiami buono, considerami Dio; nessuno infatti è buono, se non Dio solo ".
Dunque la Trinità è l'unico Dio, grande e buono, che, unica e sola, come impone la sua legge, dobbiamo servire con quella servitù chiamata latria.
Guardiamoci, poi, dal dire che per umiltà, non per verità, il Figlio ha parlato così in qualche circostanza per stare sottomesso al Padre e provare, in questo modo, che egli è maggiore.
Certamente, sappiamo che nel Figlio la forma di servo non è finta o simulata, ma vera; così, per la sua condizione umana e perché egli procede dal Padre, non il Padre è Dio che procede dal Figlio, fa tutte quelle affermazioni da cui costoro traggono l'occasione di credere e predicare che la natura del Padre e del Figlio è diversa.
E mentre si immergono in questa così grande voragine di empietà, ci chiamano homousiani, come se un nuovo nome fosse un oltraggio.
In tal modo, infatti, si presenta l'antichità della verità cattolica, che tutti gli eretici le impongono nomi diversi, mentre essi mantengono i loro propri in conformità dei quali sono chiamati da tutti.
Certo gli Ariani e gli Eunomiani, non gli altri eretici, ci chiamano homousiani, poiché difendiamo contro il loro errore che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono, con termine greco, oJmoouvsion, cioè dell'unica e medesima sostanza, o, per dirlo più espressamente, dell'unica e medesima essenza, che in greco si chiama oujsiva; per dirlo più chiaramente, dell'unica e medesima natura.
E tuttavia se qualcuno di costoro che ci chiamano homousiani dicesse che suo figlio non è come lui, ma di diversa natura, il figlio preferirebbe essere diseredato da lui piuttosto che essere considerato così.
Da quale empietà sono accecati costoro che, mentre ammettono che il Figlio è l'Unigenito di Dio, non vogliono ammettere che il Padre è della medesima natura, ma sostengono che è di una natura diversa, diseguale e dissimile in molti modi e per molti aspetti, come se non fosse nato da Dio, ma fosse stato da lui creato dal nulla; e perciò anch'egli sarebbe una creatura, figlio per grazia, non per natura?
Ecco coloro che ci chiamano homousiani, come se un nome nuovo fosse una macchia, e non si considerano insensati quando sostengono questo.
Quando poi ammettono che il Figlio è nato prima di tutti i secoli, siccome non vogliono contraddirsi, dicono che è nato prima di tutti i secoli, ma antepongono alla sua nascita un po' di tempo, come se i secoli o le frazioni di secolo non fossero tempo.
Ma l'affermazione dell'Apostolo, che il Figlio sarà sottomesso al Padre anche nel tempo futuro, quando dice: Allora anche lui sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, ( 1 Cor 15,28 ) è cosa straordinaria, dal momento che nel Figlio permarrà quella forma umana rispetto alla quale sempre il Padre è maggiore?
Benché non sia mancato chi ritenne di dover interpretare quella sottomissione del Figlio nel tempo futuro come una trasformazione della forma umana in sostanza divina, come se essere sottomessi a qualcosa fosse tramutarsi e trasformarsi in essa.
Ma noi mostriamo che cosa pensiamo di questo: l'Apostolo con ciò ha piuttosto voluto dire che il Figlio si sottometterà al Padre anche allora, perché nessuno pensasse che in lui lo spirito e il corpo umano moriranno per una qualche conversione; perché Dio sia tutto, non soltanto in quella forma di uomo, ma in tutti, ( 1 Cor 15,28 ) cioè perché la natura divina basti per avere la vita e per saziare di beni il nostro desiderio.
Infatti, Dio sarà tutto in tutti, allorché cominceremo a non voler avere nulla tranne lui stesso.
Certo, egli sarà tutto per noi quando non ci mancherà nulla, bastandoci lui solo.
Non so poi da dove essi traggano questa affermazione secondo cui il Figlio ha obbedito prima di assumere la carne.
Forse ricevette l'ordine di assumere la carne per sembrare di aver fatto in seguito a un ordine quello che fece essendo stato inviato?
Dunque, ritornino a quegli argomenti che sono stati discussi precedentemente e cerchino e trovino, se possono, con quale altro verbo il Padre avrebbe ordinato al suo unico Verbo e se sarebbe stato cosa degna che il Verbo eterno fosse sottomesso al verbo temporale di colui che ordina; e da qui capiscano che non l'ordine del Padre lo mosse, come se non fosse nell'ambito della sua potestà, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo.
Certamente poi aveva assunto la carne quando umiliò se stesso facendosi obbediente sino alla morte. ( Fil 2,7-8 )
Credo di aver risposto a tutto ciò che è contenuto nel Sermone degli Ariani, che ci fu mandato da alcuni fratelli perché lo confutassimo.
Perché potesse essere esaminato da coloro che leggono queste parole e desiderano verificare se è stato risposto a tutto, abbiamo ritenuto opportuno anteporlo a questa nostra dissertazione, perché prima sia letto quel discorso e poi la nostra risposta.
Perciò non abbiamo interposto sempre le parole di quel testo, per non rendere troppo lunga la nostra opera che, infine, concludiamo in questo modo.
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