Contro il sermone degli Ariani

Replica al sermone degli Ariani

1.1 - Il nostro Signore Gesù Cristo è Dio

Rispondo con questa dissertazione alla precedente dissertazione di coloro i quali, pur riconoscendo il Signore nostro Gesù Cristo come Dio, non vogliono tuttavia riconoscerlo come Dio vero e come un solo Dio con il Padre, presentandoci in questo modo due dèi di diversa e impari natura, l'uno vero, l'altro non vero, contro quanto sta scritto: Ascolta, Israele, il Signore è il tuo Dio, il Signore è uno solo. ( Dt 6,4 )

Infatti, se vogliono che ciò venga inteso come riferito al Padre, ne consegue che Cristo non è il Signore Dio nostro.

Se, d'altra parte, deve essere inteso come riferito al Figlio, il Padre non sarà il Signore Dio nostro.

Se invece deve essere riferito a entrambi, Padre e Figlio sono senz'altro l'unico Signore Dio nostro.

E quanto sta scritto nel Vangelo: Che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo, ( Gv 17,3 ) lo si deve intendere in questo modo, come se si dicesse: che conoscano come unico vero Dio te e colui che hai mandato, Gesù Cristo.

Poiché anche di Cristo fu detto dall'apostolo Giovanni: Egli è il vero Dio e la vita eterna. ( 1 Gv 5,20 )

1.2 - Il Figlio è coeterno al Padre

Allo stesso modo, quando dicono che Cristo fu costituito prima di tutti i secoli dalla volontà di Dio e del Padre suo, sono costretti ad ammettere che il Figlio è coeterno al Padre.

Infatti, se ci fu un tempo in cui il Padre fu senza il Figlio, ci fu prima del Figlio un certo periodo di tempo in cui il Padre era da solo, senza di lui.

Ed in che modo il Figlio era prima di tutti i secoli, se prima di lui ci fu un tempo in cui il Padre era senza di lui?

Inoltre, se il Figlio era prima di tutti i tempi ( non altrimenti si deve intendere infatti: In principio era il Verbo, e tutto è stato fatto per mezzo di lui, ( Gv 1,1.3 ) poiché anche il tempo non può esistere senza qualche movimento della creatura, per cui professiamo che anche i tempi sono stati creati da colui per mezzo del quale sono state create tutte le cose ), senza dubbio il Figlio è coeterno al Padre.

Ma lo definiscono costituito dalla volontà del Padre, non volendo dire Dio da Dio, uguale, generato e coeterno.

Ma in nessun luogo leggono che il Figlio fu costituito dalla volontà del Padre prima di tutti i secoli.

Ma dicono questo proprio perché sembri anteriore a lui la volontà del Padre, dalla quale vogliono che lui sia stato formato.

E la loro argomentazione di solito è la seguente: chiedono se il Padre abbia generato il Figlio volontariamente o contro la sua volontà in modo che, se la risposta è che lo ha generato volontariamente, possano dire: " Dunque la volontà del Padre è anteriore ".

D'altra parte, che lo abbia generato contro la sua volontà, chi potrebbe affermarlo?

Ma perché conoscano quanto sono vane le loro parole, bisogna chiedere proprio a loro se Dio Padre sia Dio volontariamente o contro la sua volontà.

Non oseranno infatti dire che egli non vuole essere Dio.

Se, dunque, risponderanno che è Dio volontariamente, da ciò si deve dedurre la vacuità della loro argomentazione, in base alla quale si potrebbe affermare che la volontà di Dio Padre è anteriore a lui stesso.

E che cosa si potrebbe dire di più stolto di questo?

2.3 - Il Figlio è Dio da Dio, non creato da Dio dal nulla

Poi affermano che il Figlio per volontà e comando del Padre mediante il suo potere fece sì che, dal nulla, esistessero tutte le cose del cielo e della terra, le cose visibili e invisibili, i corpi e le anime.

Allora chiediamo loro se anche il Figlio sia stato creato dal Padre senza che niente preesistesse, cioè dal nulla.

Se non oseranno affermarlo, allora egli è Dio da Dio, non creato da Dio dal nulla.

E ciò indica che la natura del Padre e del Figlio è una sola e medesima natura.

Infatti, un uomo, un animale, un uccello, un pesce non possono generare figli se non della loro medesima natura, e Dio non ha potuto?

Se poi oseranno gettarsi a capofitto in un precipizio di empietà così profondo, da affermare che il Figlio unigenito è stato formato dal Padre dal nulla, cerchino per mezzo di chi il Figlio sia stato creato dal Padre dal nulla.

Infatti, non ha potuto essere creato per mezzo di se stesso, come se già esistesse prima di essere creato, così da essere egli colui per mezzo del quale egli stesso è stato creato.

E che bisogno c'era di crearlo, se già esisteva?

O in che modo poteva essere creato affinché esistesse, egli che già esisteva prima di essere creato?

Inoltre, se è stato creato dal Padre per mezzo di qualcun'altro, chi è quest'altro, dal momento che tutte le cose sono state create per mezzo di lui?

Se poi è stato creato dal Padre senza nessuno, in che modo può essere stata fatta qualcosa dal Padre senza nessuno, dal momento che attraverso il Figlio, cioè attraverso il suo Verbo, è stata creata ogni cosa?

3.4 - La Trinità è un solo Dio e un solo creatore. Le missioni divine

Dicono: E prima di fare ogni cosa, fu costituito Dio e Signore di tutto, re e creatore, dotato nella sua natura di prescienza del futuro e nel creare in tutto ligio al mandato del Padre; per volontà e comando del Padre discese dal cielo e venne in questo mondo, come egli stesso dice: " Infatti non sono venuto da me stesso, ma Lui mi ha mandato". ( Gv 8,42 )

Vorrei che costoro mi dicessero se ammettono due creatori.

Ma non osano farlo; infatti uno solo è il creatore, poiché da lui, grazie a lui e per lui sono tutte le cose; ( Rm 11,36 ) e certamente un solo Dio è la stessa Trinità, e come c'è un solo Dio, così c'è un solo creatore.

Cos'è ciò che dicono quando affermano che su comando del Padre il Figlio ha creato ogni cosa, come sostenendo che il Padre non ha creato, ma ha ordinato al Figlio di creare?

Pensino, coloro che sentono carnalmente, con quali altre parole il Padre ha ordinato al suo unico Verbo.

Nella finzione del loro cuore, infatti, formano quasi due soggetti, uno accanto all'altro, occupando ciascuno il loro posto, uno che dà ordini, l'altro che obbedisce.

Non capiscono che lo stesso comando del Padre di creare ogni cosa non è se non il Verbo del Padre, per mezzo del quale tutte le cose sono state create.

Il fatto, poi, che il Padre abbia mandato il Figlio, non può essere negato.

Ma considerino, se possono, come lo ha mandato e con chi egli venne.

Forse ha mentito quando dice: Io non sono solo, perché il Padre è con me? ( Gv 16,32 )

Ma, in qualunque modo capiscano che è stato mandato, è forse diversa la natura per il fatto che il Padre invia e il Figlio è inviato?

A meno che un padre umano possa mandare il figlio umano pur essendo entrambi di un'unica e medesima sostanza, e non possa Dio; poiché un uomo che è inviato si separa da colui che lo invia, la qual cosa non è possibile in Dio.

Ma il fuoco manda il suo splendore e non può lo splendore, che è mandato, essere separato dal fuoco che lo manda.

Sebbene questo esempio, trattando di una creatura visibile, non possa essere del tutto applicato alla realtà divina.

Quando infatti il fuoco manda lo splendore, lo splendore giunge più lontano di dove giunga il fuoco.

Dunque, lo splendore mandato dal fuoco che è nella lucerna, se potesse parlare, non potrebbe dire con verità, nella parete dove è giunto senza il fuoco della lucerna: " Il fuoco che mi ha mandato è con me ".

Invece il Figlio mandato dal Padre ha potuto dire: Il Padre è con me.

Poiché dunque questo invio del Figlio da parte del Padre è del tutto ineffabile, né può essere compreso da nessuna intelligenza, costoro non trovano il modo di dimostrare che il Figlio sia di un'essenza diversa e inferiore; dal momento che neppure un uomo mandato da un altro uomo attesta che la natura di chi invia e di chi è inviato è diversa.

4.4 - Le opere della Trinità sono inseparabili

Questo poi può essere compreso anche dal fatto che si dice che il Figlio è stato mandato dal Padre, poiché il Figlio è apparso in carne agli uomini, non il Padre.

Chi, infatti, è inviato là dove si trova? Dove poi non è la Sapienza di Dio, che è Cristo, di cui si legge: Essa si estende da un confine all'altro con forza, e governa con bontà eccellente ogni cosa? ( Sap 8,1 )

Dal momento, dunque, che anche il Figlio è ovunque, come doveva essere inviato dove prima non era, se non apparendo come prima non era apparso?

Per altro, leggiamo che è stato mandato anche lo Spirito Santo, che certamente non ha assunto la natura umana nell'unità della sua persona.

Né dal solo Figlio è stato mandato, come è scritto: Quando me ne sarò andato, ve lo manderò; ( Gv 16,7 ) ma anche dal Padre, come è scritto: Il Padre lo invierà nel mio nome. ( Gv 14,26 )

Dove si dimostra che né il Padre ha mandato lo Spirito Santo senza il Figlio, né il Figlio senza il Padre, ma entrambi parimenti lo hanno mandato.

Sono certamente inseparabili le opere della Trinità.

Solo del Padre non si legge che sia stato mandato, poiché non ha autore da cui egli sia stato generato o da cui proceda.

E perciò non per la diversità della natura, che nella Trinità non sussiste, ma per la sua stessa autorità, solamente del Padre non si dice che sia stato mandato.

Non è infatti lo splendore o il calore che manda il fuoco, ma il fuoco manda sia lo splendore sia il calore.

Benché queste cose siano molto dissimili; infatti, non si può trovare nulla, né nelle creature spirituali né in quelle corporee, che a ragione si possa paragonare alla Trinità, che è Dio.

5.5 - Gli Ariani e l'eresia apollinarista

Dicono anche: E poiché tra tutti i gradi degli esseri spirituali e razionali, " l'uomo sembrava poco meno degli angeli " ( Sal 8,6 ) a causa della natura e della fragilità del suo corpo, affinché non si considerasse vile e disperasse della sua salvezza, il Signore Gesù onorando la sua creatura, si è degnato di assumere la carne umana e ha mostrato che l'uomo non è vile, ma prezioso, come sta scritto: " Grande e prezioso è l'uomo ". ( Pr 20,6 sec. LXX )

E perciò l'uomo solo si è degnato di fare erede di suo Padre, e a sé coerede; in modo che ciò che di meno aveva ricevuto nella sua natura, di più l'ottenesse nell'onore.

Dicendo questo, vogliono che si intenda che Cristo ha assunto la carne umana senza l'anima umana.

Questa è l'eresia propria degli Apollinaristi; ma osserviamo che anche costoro, cioè gli Ariani, nelle loro dissertazioni sostengono non solo la diversità della natura nella Trinità, ma anche che Cristo non ha l'anima umana.

Ma ciò apparirà in modo più evidente in quello che segue di questa dissertazione.

Ora a quelle parole che abbiamo proposto risponderemo invitando a riesaminare il testo della lettera agli Ebrei che si riferisce a Cristo: Di poco l'hai fatto inferiore agli angeli; ( Eb 2,7 ) e considerino che non si riferisce alla diversità e alla diseguaglianza della natura del Padre e del Figlio ciò che si dice: Il Padre è più grande di me, ( Gv 14,28 ) ma piuttosto al fatto che il Figlio, nella forma di servo, per la debolezza nella quale ha potuto soffrire e morire, fu fatto inferiore anche agli angeli.

6.6 - Non è diversa la natura del Padre e del Figlio

E così pure dicono: " Quando " - disse - " venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna ". ( Gal 4,4 )

Egli, che per volontà del Padre assunse la carne, per volontà e comando paterno visse in un corpo, così come egli stesso dice: " Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato". ( Gv 6,38 )

Egli per volontà del Padre fu battezzato a trent'anni, e per la voce e la testimonianza del Padre fu manifestato, ( Lc 3,21-23 ) e per volontà e comando del Padre predicava il Vangelo del regno dei cieli, come egli stesso dice: " Bisogna che io annunzi il Vangelo anche alle altre città; per questo sono stato mandato ", ( Lc 4,43 ) e: " Egli mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare ". ( Gv 12,49 )

E così per volontà e comando del Padre si incamminava con sollecitudine verso la passione e la morte, come egli stesso dice: " Padre, passi da me questo calice; però non come voglio io, ma come vuoi tu ". ( Mt 26,39.59 )

E lo stesso afferma l'Apostolo quando dice: "Si fece obbediente al Padre fino alla morte e alla morte di croce ". ( Fil 2,8 )

Con queste testimonianze delle sacre Scritture che cosa tentano di provare, se non che la natura del Padre e del Figlio è diversa, per il solo fatto che il Figlio si mostra obbediente al Padre?

Tuttavia, non direbbero certo questo degli uomini; infatti, se fra gli uomini un figlio è obbediente a suo padre, non per questo la natura dei due è diversa.

7.6 - Una sola e identica è la volontà del Padre e del Figlio

È possibile che ciò che afferma Gesù: Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato, ( Gv 6,38 ) si riferisca al fatto che il primo uomo, Adamo ( di cui l'Apostolo dice: A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini perché tutti hanno peccato ( Rm 5,12 ) ), facendo la sua volontà, non quella di colui dal quale è stato creato, sottomise l'intero genere umano ad una discendenza corrotta, assoggettandolo alla colpa e alla pena.

Dunque, al contrario, colui dal quale dovevamo essere liberati, non fece la sua volontà, ma quella di colui dal quale fu inviato.

Così, certamente, in questo passo si dice sua volontà, perché si comprenda che si tratta della volontà propria contro la volontà di Dio.

Infatti, quando obbediamo a Dio, e da quella obbedienza siamo spinti a fare la sua volontà, non compiamo la volontà divina nolenti, ma volenti; e se la compiamo volentieri, in che modo non facciamo la nostra volontà, se non per il fatto che si dice nostra quella volontà che la Scrittura definisce così, intendendo la propria contro la volontà di Dio?

Adamo seguì questa volontà, così da farci morire in lui; Cristo non la seguì, perché vivessimo in lui.

Certo, della natura umana si può dire a ragione che in essa per disobbedienza restò una propria volontà, che è opposta alla volontà di Dio.

Per ciò che si riferisce alla divinità del Figlio, una sola e identica è la volontà del Padre e del Figlio; e non può in alcun modo essere diversa, dal momento che la natura della Trinità immutabile è unica.

Il Mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Gesù Cristo, ( 1 Tm 2,5 ) non fece la propria volontà, che è opposta a quella di Dio, perché non era soltanto uomo, ma Dio e uomo; in lui, per ammirabile e singolare grazia, la natura umana poté essere senza alcun peccato.

Per questo disse: Sono disceso dal cielo, non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. ( Gv 6,38 )

Per questo motivo la sua obbedienza fu tanto grande che rese del tutto senza peccato l'uomo che portava, poiché era disceso dal cielo, cioè non era solamente uomo, ma anche Dio.

Mostrò che c'è una sola persona in due nature ( quella di Dio e quella dell'uomo ); se ce ne fossero due, comincerebbe a esservi una quaternità, non una trinità.

Perciò, poiché ci sono due sostanze e una sola persona, le parole: Sono disceso dal cielo, si riferiscono alla eccellenza di Dio; e l'aggiunta: non per fare la mia volontà, poiché Adamo fece la sua, si riferisce all'obbedienza dell'uomo.

Cristo, poi, è entrambe le cose, cioè Dio e uomo; tuttavia in lui, in quanto uomo, è lodata l'obbedienza, che è contraria alla disobbedienza del primo uomo.

Perciò l'Apostolo afferma: Come per la disobbedienza di un solo uomo, tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di un solo uomo tutti saranno costituiti giusti. ( Rm 5,19 )

8.6 - La natura divina e umana nell'unica persona di Cristo

Né poiché ha detto: di un uomo, separò Dio che assunse l'uomo; poiché, come ho detto, e bisogna sottolinearlo molto, è una sola persona.

Egli, infatti, è l'unico Cristo e sempre Figlio di Dio per natura, e Figlio dell'uomo avendo assunto la natura umana nel tempo per grazia; né l'ha assunta in modo che prima fosse creata e poi assunta, ma in modo che fosse creata mentre l'assumeva.

E perciò, per questa unità della persona che si deve considerare nelle due nature, si dice anche che il Figlio dell'uomo è disceso dal cielo, sebbene abbia ricevuto la natura umana dalla Vergine che era sulla terra; e si dice che il Figlio di Dio è stato crocefisso e sepolto, sebbene questo sia stato sofferto non nella divinità, per la quale l'Unigenito è coeterno al Padre, ma nella debolezza della natura umana.

Infatti, leggiamo che il Figlio dell'uomo discese dal cielo, ed egli stesso disse: Nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo, che è in cielo. ( Gv 3,13 )

Che il Figlio di Dio sia stato crocefisso e sepolto, lo professiamo tutti anche nel Simbolo.

Da questo deriva l'affermazione dell'Apostolo: Se l'avessero conosciuto, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. ( 1 Cor 2,8 )

Il santo Apostolo insegna questa unità della persona di Cristo Gesù Signore nostro, che consta di due nature, divina e umana, di modo che qualsiasi termine di una natura possa riferirsi all'altra, quelli divini alla natura umana e quelli umani alla natura divina, quando, esortandoci alla umiltà misericordiosa attraverso l'esempio di Cristo, afferma: Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale pur essendo di natura divina, non considerò una rapina la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. ( Fil 2,5-8 )

Il nome di Cristo, poi, gli deriva da quanto è scritto nella profezia: Dio, il tuo Dio ti ha consacrato con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali. ( Sal 45,8 )

Dunque, al fatto che si fece uomo si riferiscono le parole assumendo la condizione di servo, si presentò nella forma umana, forma che certamente iniziò ad assumere nel tempo; dello stesso Cristo, tuttavia, si dice: Essendo di natura divina; sicuramente era di natura divina prima che fosse stata assunta la condizione di servo e non era ancora Figlio dell'uomo, ma Figlio di Dio, per il quale l'uguaglianza col Padre non era una rapina, ma natura.

Infatti, non vi si era innalzato con l'usurpazione, ma così era nato e questa è la verità.

Dunque, non era ancora Cristo, cosa che cominciò ad essere quando si umiliò, non perdendo la natura divina, ma assumendo la condizione di servo.

Ma se chiedessimo: Chi è colui che, essendo di natura divina, non ritenne una rapina essere uguale a Dio?

Ci risponderebbe la voce dell'Apostolo: Cristo Gesù.

Dunque, anche quella divinità assunse il nome di questa umanità.

Ugualmente, se chiedessimo chi fu mai colui che si fece obbediente fino alla morte e alla morte di croce, a ragione si risponderebbe: Colui che, pur essendo di natura divina, non ritenne una rapina essere uguale a Dio.

Dunque, anche questa umanità assunse il nome di quella divinità.

Lo stesso Cristo, tuttavia, appare un gigante di doppia natura, sotto un aspetto obbediente, sotto un altro uguale a Dio; sotto un aspetto Figlio dell'uomo, sotto un altro Figlio di Dio; sotto un aspetto dice: Il Padre è più grande di me; ( Gv 14,28 ) secondo un altro: Io e il Padre siamo una cosa sola; ( Gv 10,30 ) sotto un aspetto non fa la sua volontà, ma quella di colui da cui è stato mandato; ( Gv 6,38 ) sotto un altro aspetto: Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole. ( Gv 5,21 )

9.7 - All'unità della persona di Cristo appartiene anche l'anima umana

Ugualmente proseguono e affermano: Ed egli, appeso alla croce, per volontà e comando del Padre consegnò nelle mani degli uomini la sua carne umana, che aveva preso dalla Santa Vergine Maria, ed affidò nelle mani del Padre la sua divinità, dicendo: " Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito ". ( Lc 23,46 )

Poiché Maria diede alla luce un corpo destinato a morire, mentre Dio immortale generò il Figlio immortale.

Dunque, la morte di Cristo non rappresenta una menomazione della sua divinità, ma è l'abbandono del suo corpo.

Come nella sua nascita dalla Vergine non ci fu la corruzione della sua divinità, ma l'assunzione del corpo, così anche nella sua morte non ci fu la passione e il venir meno della sua divinità, ma la separazione della sua carne.

Come, infatti, chi strappa un vestito oltraggia colui che è vestito, così anche coloro che crocifissero la sua carne recarono offesa alla sua divinità.

Ecco che in queste loro parole dimostrano chiaramente di negare che anche l'anima umana appartenga all'unità della persona di Cristo, ammettendo in Cristo solamente la carne e la divinità.

Dal momento che, quando pendeva sul legno, disse: Padre nelle tue mani consegno il mio spirito, vogliono che si intenda che egli abbia affidato al Padre la sua divinità, non lo spirito umano, che è l'anima.

A ragione, precedentemente in questa stessa dissertazione, quando vollero far intendere che Cristo fece la volontà del Padre, non la sua, ritenendo per questo che egli fosse di natura minore e diversa di quella del Padre, ricordarono quelle parole dove dice: Padre, passi da me questo calice.

Però non come voglio io, ma come vuoi tu.

Mentre tralasciarono le parole dove dice: La mia anima è triste fino alla morte. ( Mt 26,39.38 )

Ascoltino noi mentre ricordiamo queste parole: L'anima mia è triste fino alla morte; ho il potere di offrire la mia anima. ( Gv 10,18 )

Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici; ( Gv 15,13 ) e ciò che è stato profetizzato su di lui, come lo intesero gli apostoli: Poiché non abbandonerai la mia anima nell'inferno. ( Sal 16,10; At 2,31; At 13,35 )

E perché non si oppongano a queste e ad altre testimonianze del genere tratte dalle sacre Scritture, ammettano che Cristo ha unito al Verbo Unigenito non solo la carne ma anche l'anima umana, per essere una sola persona, che è Cristo, Verbo e uomo; ma l'uomo è anima e carne, e perciò Cristo è Verbo, anima e carne.

E perciò bisogna intendere che ha due nature, divina e umana, così come la natura umana consta di anima e di carne.

O se si fanno guidare da ciò che sta scritto: Il Verbo si è fatto carne, ( Gv 1,14 ) - qui infatti l'anima non viene nominata -, capiscano che carne sta per uomo, secondo il modo di parlare che prende la parte per il tutto; come: A te verrà tutta la carne; ( Sal 65,3 ) oppure: Dalle opere della legge nessuna carne sarà giustificata, ( Rm 3,20 ) parole espresse più chiaramente in un altro punto: Nessuno sarà giustificato per la legge, ( Gal 3,11 ) e ugualmente altrove: Non è giustificato l'uomo dalle opere della legge. ( Gal 2,16 )

Così quando disse: tutta la carne, è come se avesse detto " tutto l'uomo ".

E quando disse il Verbo si è fatto carne, è come se avesse detto " il Verbo si è fatto uomo ".

Questi, tuttavia, volendo intendere che l'uomo Cristo è fatto solamente di carne umana, non negheranno l'uomo, di cui si dice in modo assai chiaro: Uno solo è il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Gesù Cristo; ( 1 Tm 2,5 ) mi meraviglio del fatto che non vogliano ammettere che è a motivo di questa natura umana che si è potuto dire: Il Padre è più grande di me; e non per quell'altra natura, per la quale invece si dice: Io e il Padre siamo una cosa sola.

Chi infatti, potrebbe tollerare che un semplice uomo dica: " Io e Dio siamo una cosa sola"?

E chi non ammetterà che un uomo dica: " Dio è più grande di me "?

È la stessa cosa che ha detto san Giovanni: Dio è più grande del nostro cuore. ( 1 Gv 3,20 )

10.8 - Senza l'anima la carne non può far nulla

Poi dicono: Egli, che per volontà e comando del Padre pienamente compì la missione che gli era stata affidata, per volontà e comando del Padre risuscitò il suo corpo dai morti; e con lo stesso corpo, come il Pastore con la pecora, il sacerdote con l'offerta, il re con la porpora e Dio con il tempio, fu innalzato alla gloria dal Padre.

Bisogna chiedere a coloro che affermano queste cose quale pecora il pastore abbia riportato al Padre.

Se infatti è la carne senza l'anima che riportò, cosa è questa pecora se non terra senza intelligenza, che non può neppure rendere grazie?

Poiché, senza l'anima, cosa può la carne?

11.9 - L'obbedienza del Figlio non attesta una diversità di natura rispetto al Padre

Ugualmente proseguono e dicono: Egli, che per volontà e comando del Padre è disceso dal cielo e vi è asceso, per volontà e comando del Padre siede alla sua destra sentendo il Padre che gli dice: "Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi ". ( Sal 110,1 )

Egli, che per volontà e comando del Padre siede alla sua destra, per volontà e comando del Padre verrà alla fine dei tempi, come proclama e dice l'Apostolo: " Il Signore stesso a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo ". ( 1 Ts 4,15 )

Egli, che per volontà e comando del Padre verrà, per volontà e comando del Padre giudicherà tutti con giustizia e darà a ciascuno secondo la sua fede e le sue opere; come egli stesso dice: " Il Padre non giudica nessuno, ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio ".

E ancora: " Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato ". ( Gv 5,22.30 )

Perciò, nel giudicare antepone la presenza del Padre e pospone la sua divina dignità e il suo potere, dicendo: " Venite, benedetti del Padre mio ". ( Mt 25,34 )

Dunque, il Figlio è giudice giusto: l'onore e l'autorità sono di chi giudica, le leggi imperiali sono del Padre; come la supplica d'ufficio e la consolazione sono proprie dello Spirito Santo, la dignità del giudice giusto è propria del Dio Unigenito.

Quanto abbiamo già risposto in precedenza, vale ugualmente anche contro queste affermazioni.

Infatti, il fatto che il Figlio sia obbediente alla volontà e al comando del Padre nemmeno fra gli uomini dimostra una natura diversa e diseguale, del padre che comanda e del figlio che obbedisce.

A ciò si aggiunge il fatto che Cristo non è soltanto Dio, e per questa natura è uguale al Padre; ma anche uomo, e per questa natura il Padre è più grande di lui, di cui non solo è Padre, ma anche Signore.

Infatti, a questo si riferisce quella profezia: Il Signore mi disse: Tu sei mio Figlio. ( Sal 2,7 )

Certamente, qui emerge una sostanza inferiore per cui il Padre è più grande, e la condizione di servo che ha un Signore.

Questa condizione della sua umanità, che assunse conservando la condizione divina, affinché fosse simile all'uomo e apparisse in forma umana, ( Fil 2,6-7 ) si manifesterà anche nel giudizio, nel quale giudicherà i vivi e i morti.

Perciò è detto del Padre che non giudica nessuno, ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio. ( Gv 5,22 )

E gli empi vedranno in Cristo la forma del Figlio dell'uomo quando saranno giudicati da lui, e di loro è detto: Vedranno colui che hanno trafitto. ( Zc 12,10; Gv 19,37 )

Però certamente non vedranno nello stesso Cristo la forma di Dio per cui è uguale al Padre.

Da qui è derivata la profezia: Sia allontanato l'empio, perché non veda la maestà del Signore. ( Is 26,10 )

A questo si riferiscono le parole: Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. ( Mt 5,8 )

Infine questo è attestato chiaramente quando dice: E gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo. ( Gv 5,27 )

E non, dunque, poiché è Figlio di Dio: in quanto tale, infatti, il suo potere è coeterno e identico al Padre; ma poiché è Figlio dell'uomo che cominciò a esistere nel tempo, perché il potere gli fosse dato nel tempo.

Questo non si dice intendendo che non se lo sia dato egli stesso, cioè che la natura divina che è in lui non abbia dato il potere alla sua natura umana: guardiamoci dal crederlo.

In che modo infatti il Padre farebbe qualcosa, se non attraverso il Figlio Unigenito?

E nemmeno senza lo Spirito Santo, poiché sono inseparabili le opere della Trinità.

E per il fatto che il Padre diede il potere al Figlio, poiché è Figlio dell'uomo, proprio attraverso quest'ultimo lo diede a se stesso in quanto Figlio di Dio.

Infatti: Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto. ( Gv 1,3 )

Però il Figlio attribuisce al Padre con onore e convenientemente ciò che egli fa come Dio, poiché è Dio che procede dal Padre.

Egli infatti è Dio da Dio; il Padre invece è Dio ma non da Dio.

12.9 - In che senso il Figlio siede alla destra del Padre

Dicono: Sentì dal Padre: " Siedi alla mia destra "; ( Sal 110,1 ) e perciò siede alla destra del Padre, come se l'avesse fatto per ordine del Padre, non anche per suo potere.

Certamente se ciò non fosse compreso in senso spirituale, il Padre sarebbe alla sinistra del Figlio.

Che cosa è poi la destra del Padre se non quell'eterna e ineffabile felicità a cui giunse il Figlio dell'uomo, una volta conseguita l'immortalità della carne?

Infatti, se con sapienza e con fede pensiamo la mano di Dio Padre in questo modo, ossia non secondo i lineamenti del corpo, che non ci sono in Dio, ma secondo il suo potere effettivo, cosa intenderemo se non lo stesso Unigenito attraverso il quale sono state create tutte le cose?

Di lui il profeta ha detto: A chi è stato rivelato il braccio del Signore? ( Is 53,1 )

In che modo, poi, il Figlio ascolta il Padre? In che modo il Padre dice molte parole al suo unico Verbo?

In che modo parla in modo transitorio a colui che parla permanentemente?

In che modo dice qualcosa nel tempo a colui che gli è coeterno e nel quale erano già tutte le cose che gli dice nel tempo appropriato?

Chi oserebbe chiedere ciò? Chi sarebbe in grado di trovare la risposta?

E tuttavia: Disse il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra; ( Sal 110,1 ) e poiché è stato detto, perciò è stato fatto.

Perciò, che il Verbo si fece carne, ( Gv 1,14 ) questo era già nel Verbo.

E poiché esisteva in verità prima di assumere la carne, perciò nella carne si è realizzato con piena efficacia; poiché nel Verbo era già senza tempo, perciò nella carne si è realizzato nel suo tempo.

In questa carne ascese al cielo, lui che non ha abbandonato il cielo anche quando discese da esso; e in questa carne egli, che è il braccio del Padre, è seduto alla destra del Padre; in essa discenderà per il giudizio a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio. ( 1 Ts 4,15 )

13.9 - Il Verbo di Dio

Da queste parole essi vogliono dedurre che il potere del Figlio è minore, poiché si dice che egli discenderà a un ordine.

Ma bisognerebbe chiedere loro per ordine di chi.

Se affermano del Padre, bisogna chiedere loro di nuovo con quali parole temporali il Padre ordini al suo Verbo eterno di discendere dal cielo.

Se invece è l'ordine stesso di Dio che si realizzerà a suo tempo, era già prima di tutti i tempi nello stesso Verbo di Dio.

Ma se il Figlio di Dio, per il fatto di essere Figlio dell'uomo, discende dal cielo, allora per il fatto di essere Verbo, è lui stesso che ordina di discendere dal cielo.

Infatti, se il Padre non lo comanda attraverso di lui, ne consegue che il Padre non comanda attraverso il suo Verbo; oppure dovrebbe esistere un altro Verbo attraverso il quale si comanda all'unico Verbo.

E mi meraviglierei se, essendo quello unico, ce ne fosse un altro.

Certamente, sono state espresse dal Padre al Figlio anche alcune parole nel tempo, come quando da una nube risuonò: Tu sei il mio Figlio prediletto; ( Mt 3,17 ) non tuttavia perché il Figlio Unigenito apprendesse qualcosa da esse, ma perché era opportuno che gli altri le sentissero.

E così il suono di quelle parole passeggere dirette al Figlio non è stato prodotto senza il Figlio; altrimenti, non tutte le cose sarebbero state fatte attraverso di lui.

Ma, forse, quando gli viene ordinato di discendere dal cielo, c'è bisogno di tali suoni e di tali parole, con le quali il Figlio possa conoscere la volontà del Padre? Sia lungi da noi il crederlo.

Dunque qualunque cosa si dovrà fare riguardo al Figlio, il Padre non la farà se non attraverso il medesimo Figlio.

Cioè riguardo a lui, poiché è Figlio dell'uomo ed è stato creato fra tutte le cose, ma anche attraverso di lui, poiché è Figlio di Dio e attraverso di lui sono state create dal Padre tutte le cose.

Se poi le parole a un ordine, alla voce dell'arcangelo, vogliono intenderle come ordine dello stesso arcangelo, che cosa manca loro da dire se non che il Figlio Unigenito è minore anche degli Angeli, ai cui ordini si mostra obbediente, se colui a cui si comanda è minore di colui che comanda?

Sebbene le parole a un ordine, alla voce dell'arcangelo, possano anche essere intese nel senso che la stessa voce dell'arcangelo venga considerata emessa per ordine di Dio, ossia che l'angelo, che si deve ritenere tromba di Dio, abbia ricevuto dal Signore Dio l'ordine di far sentire la sua voce, quella voce che sarà necessario che la creatura inferiore ascolti quando il Figlio di Dio discenderà dal cielo.

È infatti la stessa tromba di cui dice in un altro punto: Suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti. ( 1 Cor 15,52 )

14.9 - Nella Trinità non c'è diversità di poteri come non c'è diversità di sostanze

Disse dunque il Figlio: Giudico secondo quello che ascolto; ( Gv 5,30 ) e lo disse, o per sottomissione umana, poiché è anche Figlio dell'uomo, o in base a quella immutabile e semplice natura che è del Figlio in quanto la riceve dal Padre.

In questa natura non è distinto l'ascoltare, il vedere, l'essere, ma l'essere è uguale all'ascoltare e al vedere.

Così riceve l'ascoltare e il vedere dal medesimo da cui riceve lo stesso essere.

Infatti anche le parole che dice altrove: Il Figlio da sé non può fare nulla se non quello che vede fare dal Padre, sono molto più difficili da interpretare del testo citato da loro, dove dice: Giudico secondo quello che ascolto.

Se infatti il Figlio da sé non può fare nulla se non quello che vede fare dal Padre, ( Gv 5,19 ) in che modo potrebbe giudicare se non vedesse giudicare il Padre?

Ma il Padre non giudica nessuno, ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio. ( Gv 5,22 )

Giudica dunque il Figlio dopo aver ricevuto dal Padre non qualche giudizio, ma tutti, sebbene non veda il Padre giudicare, poiché questi non giudica nessuno.

In che modo dunque il Figlio da sé non può fare nulla se non quello che vede fare dal Padre, dal momento che giudica e non vede il Padre giudicare?

Infatti non dice: Il Figlio da sé non può fare nulla se non quello che sente ordinare dal Padre, ma: Quello che vede fare dal Padre.

Infatti prestino attenzione a questo, riflettano su questo, considerino questo e, per quanto è possibile, si purifichi la ricerca con la quale tentano con pensieri carnali di separare la sola e medesima natura della Trinità a causa della diversità delle sostanze e di ordinarla in base ai gradi dei poteri.

Per questo, infatti, si dice che il Figlio non fa nulla da se stesso, poiché non viene da sé, e perciò qualunque cosa faccia, vede il Padre farla; poiché vede che egli ha ricevuto la facoltà di fare dallo stesso da cui vede che ha ricevuto l'esistenza, e quando dice che non può fare nulla, non è imperfezione, ma il rimanere in lui per il fatto di essere nato dal Padre.

Come è lodevole che l'Onnipotente non possa mutare, così è lodevole che l'Onnipotente non possa morire.

Infatti il Figlio potrebbe fare quello che non ha visto fare dal Padre, se potesse fare ciò che il Padre non fa per mezzo di lui; cioè se potesse peccare e non essere conforme a una natura immutabilmente buona, che è stata generata dal Padre.

Poiché questo non è possibile, non può farlo non per imperfezione, ma per potenza.

15.9 - Nella Trinità all'unità e indivisione della natura corrisponde l'unità di operazione delle Persone divine

Infatti, le opere del Padre e del Figlio sono le medesime, non perché il Figlio sia la stessa cosa che il Padre, ma perché non c'è nessuna opera del Figlio che il Padre non faccia attraverso di lui, né alcuna opera del Padre che egli non faccia attraverso il Figlio insieme a lui.

Le cose che fa il Padre, le medesime le fa ugualmente il Figlio. ( Gv 5,19 )

Questa frase è del Vangelo, di conseguenza proferita dalla bocca dello stesso Figlio.

Non sono dunque diverse le opere del Padre e del Figlio, ma le medesime; né sono fatte dal Figlio diversamente, ma ugualmente.

Ma dato che il Figlio non fa altre opere somiglianti, ma le stesse che fa il Padre, cosa significa ugualmente se non con identica facilità e con identico potere?

Se infatti, in verità, entrambi fanno le medesime cose, ma uno le facesse con più facilità e potere dell'altro, certamente il Figlio non le farebbe ugualmente.

Però, dal momento che fa le medesime opere e le fa ugualmente, certamente non sono diverse le opere del Figlio e del Padre, né diverso è il potere di coloro che operano.

Né di certo operano senza lo Spirito Santo; e infatti lo Spirito in alcun modo potrà essere separato dagli altri due nelle opere che devono fare entrambi.

Così, in un modo mirabile e divino, tutti fanno le opere di tutti, e tutti fanno anche le opere di ciascuno.

Infatti il cielo, la terra e ogni creatura sono opere di tutti.

Del Figlio infatti si dice: Tutto è stato fatto per mezzo di lui. ( Gv 1,3 )

Chi poi oserebbe sottrarre l'opera di qualsiasi creatura allo Spirito Santo, che si caratterizza per concedere doni ai santi, di cui sta scritto: Ma tutte queste cose è l'unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole? ( 1 Cor 12,11 )

Infine, essendo Cristo Signore di tutto ( 1 Cor 8,6 ) e Dio benedetto sopra ogni cosa nei secoli, ( Rm 9,5 ) quale opera fra tutte può essere negata allo Spirito Santo, il quale ha formato lo stesso Cristo nel seno della Vergine?

Infatti, quando la Vergine disse all'angelo che le annunziava il suo futuro parto: Come è possibile?

Non conosco uomo, ricevette come risposta: Lo Spirito Santo scenderà su di te. ( Lc 1,34-35 )

Però sono definite opere di ciascuno quelle che chiaramente appartengono ad ogni persona singolarmente.

Così l'essere nato dalla Vergine riguarda solo il Figlio; ( Mt 1,20-25 ) la voce dalla nube: Tu sei il mio Figlio prediletto, riguarda solo la persona del Padre; e solamente lo Spirito Santo è apparso nella forma corporea della colomba.

Tuttavia la Trinità intera fece quella carne del solo Figlio, quella voce del solo Padre e quella forma del solo Spirito Santo; ( Mt 3,16.17 ) non perché ciascuno preso singolarmente sarebbe incapace senza gli altri di realizzare quello  che deve operare, ma perché l'operazione non può essere separata, quando non solo la natura è uguale, ma anche indivisa.

Così, pur essendo tre ed essendo ciascuno di loro singolarmente Dio, tuttavia non sono tre dèi.

Infatti, il Padre è Dio, il Figlio è Dio e lo Spirito Santo è Dio; e il Figlio non è la stessa cosa del Padre, né lo Spirito è la stessa cosa del Padre o del Figlio; ma il Padre è sempre Padre, il Figlio sempre Figlio e lo Spirito è di entrambi, mai di uno solo dei due, o del Padre o del Figlio, ma lo Spirito è sempre di tutti e due; infatti, l'intera Trinità è un solo Dio.

Chi negherebbe che non il Padre, non lo Spirito Santo, ma il Figlio abbia camminato sulle acque? ( Mt 14,25 )

Infatti, la carne è solo del Figlio e in virtù di quella carne ha potuto appoggiare i piedi sulle acque e muoversi su di esse.

Guardiamoci, però, dal credere che lo abbia fatto senza il Padre, dal momento che di tutte le sue opere dice: Il Padre che è in me compie le sue opere; ( Gv 14,1 ) o senza lo Spirito Santo, dal momento che cacciare i demoni fu ugualmente opera del Figlio.

Certo, la lingua di quella carne che ordinava ai demoni di uscire apparteneva solamente al Figlio, tuttavia dice: Io scaccio i demoni in virtù dello Spirito Santo. ( Mt 12,28 )

Ugualmente, chi se non solo il Figlio è risorto?

Poiché solo lui, che aveva la carne, poté morire; tuttavia a questa azione, con cui solo il Figlio risorse, il Padre non era estraneo e di lui è scritto: Colui che ha resuscitato Gesù dai morti. ( Gal 1,1 )

O per caso il Figlio stesso non si resuscitò? E quelle parole: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere? ( Gv 2,19 )

E il fatto che affermi di poter offrire la sua anima e di poter riprenderla di nuovo? ( Gv 10,18 )

Chi poi si mostrerebbe tanto insensato da ritenere che lo Spirito Santo non abbia cooperato alla resurrezione di Cristo come uomo, quando agì perché lo stesso Cristo come uomo esistesse?

16.9 - L'immagine della Trinità creatrice nell'uomo

C'è nell'uomo qualcosa di simile, sebbene non sia da paragonare in nessun modo all'eccellenza di quella Trinità che è Dio; questa infatti è Dio, quello una creatura.

Tuttavia, anche l'uomo ha alcune caratteristiche dove si può scorgere in qualche modo qualche cosa di quello che si dice della natura ineffabile di Dio.

E infatti non è stato detto invano: Facciamo l'uomo a tua immagine, come se il Padre parlasse al Figlio; o a mia immagine, ma è stato detto: A nostra immagine. ( Gen 1,26 )

Questo si intende correttamente della natura della stessa Trinità.

E così nell'anima dell'uomo pensiamo queste tre realtà: la memoria, l'intelligenza, la volontà; da queste tre deriva tutto ciò che facciamo.

E quando queste tre realtà agiscono bene e rettamente, tutto quello che facciamo sarà buono e retto, se la dimenticanza non sorprende la memoria, l'errore l'intelligenza, l'iniquità la volontà.

Così, certo, siamo conformi all'immagine di Dio.

Dunque, ogni nostra opera deriva da queste tre realtà; infatti, non facciamo nulla che esse non facciano insieme.

Quindi, quando parliamo di ciascuna, anche ciò che riguarda ognuna presa singolarmente è fatto da tutte.

Né infatti il discorso che facciamo solamente a proposito della memoria, lo fa solo la memoria, ma l'intelligenza e la volontà collaborano ad esso, sebbene riguardi solo la memoria.

È facilissimo vedere questo anche riguardo alle altre due.

Infatti qualunque cosa dica l'intelligenza di se stessa, non lo dice senza la memoria e la volontà, e qualunque cosa dica o scriva la volontà di se stessa, non lo fa senza l'intelligenza e la memoria.

Fino a che punto poi esse siano simili alla immutabile Trinità che è Dio, e ancora quanto siano da Essa diverse, sarebbe lungo esporlo con grande chiarezza.

Ma ho ritenuto opportuno ricordare soltanto questo in modo da presentare qualcosa della stessa creatura: perché essi, se possono, capiscano che non è assurdo quello che diciamo del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, cioè che le loro opere sono fatte da tutti inseparabilmente, non solo quelle che riguardano tutti, ma anche quelle che riguardano i singoli.

17.9 - Il Figlio è il Verbo del Padre

Dunque il Figlio giudica come ascolta, ( Gv 5,30 ) sia perché è Figlio dell'uomo, sia perché non è da se stesso, ma è il Verbo del Padre.

Infatti, quando ascoltiamo, ciò che per noi è ricevere la parola per lui è essere il Verbo dal Padre.

Poiché si può dire così, che il Padre abbia dato il Verbo al Figlio, perché, cioè, sia il Verbo; ugualmente si può dire che abbia dato la vita al Figlio, perché sia la vita.

Egli stesso infatti dice: Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso. ( Gv 5,26 )

Non in modo che sia una cosa lui stesso e un'altra la vita che è in lui, ma perché la vita stessa e lui siano la medesima cosa, così come il Padre non è niente altro che la vita che è in lui.

Tuttavia, non fu il Figlio a dare la vita al Padre, poiché non generò il Padre, ma il Padre diede al Figlio la vita, generandolo come vita, dal momento che anche lui stesso è la vita.

Non così, però, generò il Verbo, come se egli stesso fosse il Verbo.

Quando poi diciamo vita, questa può intendersi come ciò che non proviene da altro: tale è la vita del Padre, o, per esprimerci più chiaramente, il Padre è la vita che non procede da altro per essere; se però diciamo Verbo, questo non lo si può intendere se non di qualcuno, ossia di colui dal quale anche procede.

Come il Figlio è Dio da Dio, luce da luce, vita da vita, non così si può dire che il Verbo è dal Verbo, perché solo lui è il Verbo; e come è proprio del Padre generare il Verbo, così e proprio del Figlio essere il Verbo.

E perciò giudica secondo quello che ascolta.

Poiché, come il Verbo è generato perché il Verbo medesimo sia verità, così giudica secondo verità.

18.9 - Non è diverso il potere del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo

E il suo giudizio è giusto perché non cerca la sua volontà, ma la volontà di colui che lo ha mandato. ( Gv 5,30 )

Dicendo questo volle ricondurre la nostra considerazione a quell'uomo che, cercando la sua volontà, non quella di colui da cui è stato creato, non diede un giusto giudizio su se stesso, ma il giudizio giusto fu pronunciato su di lui.

Certo egli, facendo la sua volontà e non quella di Dio, non credette che sarebbe morto; ma questo suo giudizio non fu giusto.

E così fece la propria volontà e morì, poiché il giudizio di Dio è giusto.

Il Figlio di Dio emette questo giudizio senza cercare la sua volontà, sebbene sia anche il Figlio dell'uomo; e questo non perché nel giudicare non vi sia nessuna volontà sua propria ( chi sarà tanto stolto da dire questo? ), ma perché la volontà sua propria non è tale da opporsi alla volontà del Padre.

Se costoro pensassero queste cose, non ordinerebbero con i loro pensieri carnali i poteri e i compiti della Trinità in gradi impari, come se si trattasse di tre uomini di dignità ineguale e diversa: il Padre come imperatore, il Figlio come giudice, lo Spirito Santo come avvocato.

Infatti affermano che le leggi imperiali, secondo cui giudica il Figlio, sono proprie del Padre e in esse pongono l'onore e l'autorità del Figlio che giudica; sostengono invece che l'intercessione d'ufficio e la consolazione dello Spirito Santo sono pertinenti alla dignità del giudice, cioè del Dio Unigenito; come se la dignità del giudice fosse nell'avere un avvocato e la dignità dell'imperatore fosse nel mandare un giudice a giudicare secondo le sue leggi imperiali.

Col loro pensiero carnale non possono dimostrare tuttavia la diversità di natura fra queste tre persone, e questa è la questione principale tra noi e loro.

Quando infatti riferiscono queste cose ai costumi dell'uomo, e non si allontanano dal modo di agire del genere umano che possono comprendere col pensiero ( l'uomo naturale infatti non comprende le cose dello Spirito di Dio ( 1 Cor 2,14 ) ), che cos'altro ci fanno capire se non che l'imperatore, il giudice e l'avvocato sono uomini?

Quindi, sebbene il giudice sia inferiore all'imperatore per il potere, non è un uomo da meno.

Né un uomo da meno del giudice è l'avvocato, sebbene sia sottomesso nel suo compito al giudice.

Dunque, sebbene ritengano diverso il potere del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, riconoscano uguale almeno la loro natura.

Perché li configurano di una condizione inferiore a quella umana?

Infatti, può accadere nelle vicende umane che chi è stato giudice divenga anche imperatore.

Costoro non si degnano di concedere questo nella Trinità all'unico Figlio dell'imperatore.

Ma se per caso, in virtù della norma del diritto o della consuetudine umana, hanno paura di commettere un delitto di lesa maestà contro il Figlio, ritengo che certamente debbano concedere all'avvocato di raggiungere a un certo punto il potere giudiziario.

Non vogliono nemmeno questo. Dunque la condizione della Trinità è peggiore ( guardiamoci dal pensarlo ) di quella della mortalità del genere umano.

19.9 - Come il Padre e il Figlio hanno mandato lo Spirito Santo, così il Padre e lo Spirito Santo hanno mandato il Figlio

Inoltre la sacra Scrittura, che non misura gli atti divini in base alla differenza dei poteri, ma all'ineffabilità delle opere, riconosce nostro avvocato anche lo stesso giudice, quando l'apostolo Giovanni dice: Se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto. ( 1 Gv 2,1 )

Lo afferma egli stesso, quando dice: Io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro avvocato. ( Gv 14,16 )

Né infatti lo Spirito Santo sarebbe un altro avvocato, se non lo fosse anche il Figlio.

Egli, tuttavia, per dimostrare inseparabili le opere sue e quelle del Padre, disse: Quando me ne sarò andato, lo manderò a voi; ( Gv 16,7 ) sebbene in un altro passo dica: Colui che il Padre manderà nel mio nome. ( Gv 14,26 )

Dove appare chiaro che il Padre e il Figlio hanno mandato lo Spirito Santo.

Come appare chiaro dal profeta che il Padre e lo Spirito Santo hanno mandato il Figlio.

Infatti, chi, se non il Figlio, preannunciando il suo arrivo, dice attraverso Isaia: Ascoltatemi, Giacobbe e Israele, che ho chiamato: Io sono il primo e sono in eterno.

È la mia mano quella che fondò la terra, la mia destra ha reso saldi i cieli.

Quando io li chiamo, tutti insieme si presentano. Si radunano tutti insieme e ascoltano.

Chi di essi ha predetto tali cose? Poiché ti ho amato, ho compiuto il tuo volere su Babilonia per estirpare la progenie dei Caldei.

Io, io ho parlato; io l'ho chiamato, l'ho fatto venire e ho dato successo alle sue imprese.

Avvicinatevi a me per udire questo. Fin dal principio non ho parlato in segreto; dal momento in cui questo è avvenuto io sono là.

Ora il Signore Dio ha mandato me insieme con il suo Spirito? ( Is 48,12-16 )

Che cosa c'è di più chiaro? Ecco, egli stesso si dice mandato dallo Spirito Santo, che ha posto le fondamenta della terra e ha disteso il cielo.

E qui si riconosce l'Unigenito attraverso cui tutto è stato creato.

Però il Consolatore che, secondo loro, ha il compito proprio della persona più bassa della Trinità, l'Apostolo lo chiama Dio, come leggiamo nella sua lettera ai Corinzi: Colui, che consola gli umili, ci ha consolato con la venuta di Tito. ( 2 Cor 7,6 )

Dunque Dio è consolatore dei santi. Essi certo sono gli umili; perciò quei tre uomini nella fornace dicono: Benedite, pii e umili di cuore, il Signore. ( Dn 3,87 )

Così lo Spirito Santo che consola gli umili è Dio. Dunque costoro ammettano, cosa che non vogliono fare, che lo Spirito Santo è Dio.

O se vogliono attribuire le parole dell'Apostolo al Padre o al Figlio, smettano di separare la persona dello Spirito Santo dal Padre e dal Figlio, in funzione del suo compito di consolatore.

20.9 - Lo Spirito Santo è Dio

La pretesa di dimostrare che lo Spirito Santo è inferiore al Figlio, per il fatto che egli è avvocato di quel giudice, li porta ad anteporre, nella loro incredibile cecità, anche gli uomini santi a lui; di essi ha detto il Signore stesso: Siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d'Israele. ( Mt 19,28 )

Allora rispondano: che cosa sarà lo Spirito Santo?

Dal momento che essere giudice è proprio del Figlio, forse sarà avvocato anche presso i giudici umani?

Sia lontana da un cuore fedele questa follia, pensare che lo Spirito Santo sia un avvocato inferiore a questi giudici; dal momento che essi certamente, per essere giudici, si riempiono di Spirito Santo e, vivendo secondo esso, diventano uomini spirituali.

Infatti l'uomo spirituale giudica ogni cosa. ( 1 Cor 2,15 )

In che modo, dunque, è minore del giudice colui che crea giudici, facendo sì che siano membra di quel giudice e suo tempio, come dice l'Apostolo: I vostri corpi sono membra di Cristo; e anche: Il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? ( 1 Cor 6,15.19 )

E tuttavia se leggessero molto chiaramente nelle sacre Scritture che il re Salomone per ordine di Dio ha costruito un tempio in legno e pietra allo Spirito Santo, non potrebbero dubitare che lo Spirito Santo è Dio, e a lui legittimamente si tributerebbe nel popolo di Dio tanta sottomissione religiosa, che si chiama latria, che anche a lui costruirebbero un tempio, benché il Signore dica: Adorerai il Signore Dio tuo e lui solo servirai. ( Dt 6,13 )

Questo culto in greco si chiama λατρεύσεις.

E osano affermare che non sia Dio chi ha come tempio non legno e pietre, ma le membra di Cristo!

Così infatti sottomettono lo Spirito Santo al potere di Cristo, dal momento che il suo tempio sono le membra di Cristo.

Sottomettono anche lo stesso Figlio alle leggi imperiali di Dio, benché egli sia il Verbo di Dio, mentre in nessun modo il verbo dell'imperatore è sottomesso alle leggi, ma fa le leggi.

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