Discorsi sul Nuovo Testamento |
1.1 - Questioni da risolvere. Prima questione: la visione di Pietro
2.2 - Pietro non venne obbligato alla voracità
2.3 - L'astinenza dei Giudei dagli animali immondi era solo in figura
3.4 - Gli animali proibiti ai Giudei sono dei segni. L'unghia divisa in due. Il ruminare
4.5 - Perché vanno lette le prescrizioni delle osservanze giudaiche
5.6 - La visione di Pietro è in figura. Il recipiente. I quattro capi
6.7 - Pietro rappresenta la Chiesa
7.8 - I Pagani ammessi a far parte della Chiesa
8.9 - La tovaglia di lino
9.10 - Il triplice abbassamento
10.11 - Seconda questione: dal Vangelo
11.12 - Discordanti i passi per un'errata interpretazione. Le vergini che non avevano olio con sé
12.13 - Si conciliano i passi in apparenza opposti
13.14 - Il giusto senso dell'uno e dell'altro passo si ritrova nelle stesse parole di Cristo
14.15 - Terza questione, dal Vangelo: non sappia la sinistra l'operato della destra
15.16 - Questione quarta: l'amore al nemico e l'odio
16.17 - Si deve pregare per i persecutori
17.18 - È prescritto che si deve amare anche il nemico
18.19 - Viene spiegato il passo dell'Apostolo sui carboni ammassati sul capo del nemico.
Se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare, se ha sete, dagli da bere; facendo questo infatti ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo
Ricordo che il giorno precedente l'ultima domenica mi sono fatto debitore alla Santità vostra di alcune questioni proposte, tratte dalle Scritture.1
Ma è tempo di risolverle, per quanto il Signore si degna di dare, in modo da non essere più debitore a meno che non si tratti della sola carità, che sempre si rende e sempre è dovuta.
Quanto alla visione di Pietro, avevamo detto che bisognava indagare quale sia il significato di quel recipiente: come una tovaglia di lino, grande, calata dal cielo per i quattro capi, nella quale erano ogni sorta di quadrupedi della terra, e rettili e uccelli del cielo; come pure ciò che fu detto a Pietro dalla voce divina: Uccidi e mangia, ( At 20,13 ) cosa che si ripeté per tre volte, quindi fu ritirata.
È certamente facile ribattere contro coloro i quali ritengono che a Pietro sia stata imposta la voracità dal Signore Dio.
Prima di tutto perché, anche se vogliamo prendere alla lettera ciò che è stato detto: Uccidi e mangia, non è peccato uccidere e mangiare, ma il servirsi senza misura dei doni di Dio da lui concessi a utilità dell'uomo.
I Giudei infatti avevano appreso di poter mangiare determinati animali e di doversi astenere da determinati altri; che l'avessero appreso come segno degli eventi futuri lo fa conoscere l'apostolo Paolo: Nessuno dunque vi condanni più infatti a causa di cibi o di bevande, o riguardo a feste, a noviluni e a sabati; tutte cose queste che sono ombra delle future. ( Col 2,16-17 )
Pertanto, già ai tempi della Chiesa, dice in un altro passo: Tutto è puro per i puri, ma è male per un uomo che mangia dando scandalo. ( Tt 1,5; Rm 14,20 )
Infatti nel tempo in cui l'Apostolo scriveva queste cose, si trovavano certuni che mangiavano carni scandalizzando i deboli.
Veramente la carne sacrificata di quegli animali che gli aruspici immolavano, allora era venduta al mercato, e infatti molti fratelli si astenevano dal mangiare carni per non trovarsi, magari senza saperlo, innanzi a carni che erano state sacrificate agli idoli.
A causa di ciò in un altro passo il medesimo Apostolo, perché la coscienza non fosse agitata da scrupoli, afferma: Tutto ciò che è in vendita sul mercato, mangiatelo pure senza indagare per motivi di coscienza, perché del Signore è infatti la terra e tutto ciò che essa contiene.
E ancora: Se qualcuno dei non credenti vi invita e volete andare, mangiate tutto quello che vi viene posto davanti, senza fare questioni per motivi di coscienza.
Ma se qualcuno vi dicesse: È carne immolata agli idoli, astenetevi dal mangiarne, per riguardo a colui che vi ha avvertito e per motivi di coscienza. ( 1 Cor 10,25-28 )
Perciò, in queste cose, tutto, sia il puro che l'impuro, sta non nel contatto della carne, ma nella coscienza pura o contaminata.
In forza di ciò ai Cristiani è data una facoltà che non è stata data ai Giudei.
Infatti tutti quegli animali che ai Giudei sono vietati come cibo, appunto come è stato detto, sono segni di eventi futuri.
Come la circoncisione, che quelli portavano nella carne e rifiutavano nel cuore, sta a significare la circoncisione del cuore, così quelle vivande sono indicazioni di misteri e ombre delle cose future.
Ad esempio, ciò che fu scritto per loro: Mangino appunto quegli animali che sono ruminanti ed hanno l'unghia divisa in due; non mangino quelli che non abbiano l'una e l'altra proprietà o che manchino di una sola di queste, ( Dt 14 ) stanno a significare degli uomini che non fanno parte della società dei santi.
Infatti l'unghia divisa in due riguarda i costumi, ma il ruminare riguarda la sapienza.
Perché l'unghia divisa in due sta a significare i costumi? Perché difficilmente scivola.
Lo scivolare è quindi, segno del peccato.
Il ruminare, invece, come riguarda la sapienza della dottrina?
Perché la Scrittura ha detto: Un tesoro desiderabile sosta nella bocca del sapiente; l'uomo stolto, invece, lo inghiotte. ( Pr 21,20 sec. LXX )
Perciò chi ascolta e per negligenza non vi pensa più, quasi inghiotte ciò che ha ascoltato; seppellendo per dimenticanza proprio l'ascolto, da non averne più il sapore in bocca.
Chi invece medita giorno e notte nella legge del Signore, quasi rumina e, in quel che può dirsi il palato del cuore, gusta il sapore della parola.
Dunque, ciò che fu prescritto ai Giudei sta a significare che non appartengono alla Chiesa, cioè al corpo di Cristo, alla grazia e alla società dei santi quanti sono ascoltatori indolenti o di cattiva condotta, oppure sono impigliati nell'uno e nell'altro vizio.
Così, tutte le altre cose che in questo modo sono state prescritte ai Giudei sono segni che adombrano le cose future.
Si leggono dopo che venne la luce del mondo, il Signore nostro Gesù Cristo, non perché siano osservate, ma solo perché si conoscano.
Perciò fu data libertà ai Cristiani di non seguire tale vana consuetudine, ma di mangiare ciò che vogliono con moderazione, con benedizione e rendimento di grazie.
Pertanto è stato forse detto a Pietro: Uccidi e mangia, ( At 20,13 ) nel modo di non attenersi più alle osservanze dei Giudei; tuttavia non gli è stato imposto di fare del ventre un pozzo e di avere una ripugnante voracità.
Ma tuttavia perché comprendiate che questo gli fu mostrato in figura, in quel recipiente si trovavano dei rettili.
Forse che allora poteva mangiare dei rettili? Che cosa vuol dire questo segno?
Quel recipiente sta a significare la Chiesa; i quattro capi dai quali pendeva, le quattro parti della terra, per le quali si estende la Chiesa cattolica che è diffusa ovunque.
Così, chiunque abbia intenzione di andare in un partito e di tagliarsi fuori della totalità, non appartiene al mistero dei quattro capi.
Ma se non ha a che fare con la visione di Pietro, neppure con le chiavi che gli sono state date.
Dio dice che alla fine i suoi santi saranno radunati dai quattro venti; ( Mt 24,31 ) perché ora la fede evangelica si diffonde per tutti questi quattro punti cardinali.
Quindi, quegli animali sono i pagani.
Tutti quei popoli che prima della venuta di Cristo erano impuri, negli errori, nelle superstizioni, nelle loro brame, furono purificati con la venuta di lui, essendo stati perdonati dei loro peccati.
Per cui ormai dopo la remissione dei peccati com'è che non debbano essere accolti nel corpo di Cristo, che è la Chiesa di Dio, rappresentata da Pietro?
Infatti in molti passi delle Scritture è chiaro che Pietro rappresenti la Chiesa; soprattutto in quel passo dove è stato detto: A te darò le chiavi del regno dei cieli.
Tutto ciò che avrai legato sulla terra, sarà legato anche in cielo; e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra, sarà sciolto anche in cielo. ( Mt 16,19 )
Forse che Pietro ricevette queste chiavi e Paolo non le ricevette?
Le ricevette Pietro e non le ricevettero Giovanni e Giacomo, e gli altri Apostoli?
Oppure non sono queste le chiavi della Chiesa dove ogni giorno sono rimessi i peccati?
Ma poiché come segno Pietro rappresentava la Chiesa, quel che fu dato a lui solo, fu dato alla Chiesa.
Perciò Pietro rappresentava la Chiesa; la Chiesa è il corpo di Cristo.
Ricuperi dunque i popoli già purificati ai quali sono stati rimessi i peccati; perciò era stato inviato a lui Cornelio, un pagano, e quei pagani che lo accompagnavano.
Le sue elemosine accettate da Dio lo avevano in tal modo purificato; rimaneva che egli venisse incorporato, quale cibo puro, alla Chiesa, cioè al corpo del Signore.
Ma Pietro esitava a trasmettere il Vangelo ai Pagani: infatti i circoncisi che erano passati alla fede impedivano gli Apostoli nel trasmettere la fede cristiana ai non circoncisi, e sostenevano che quelli non dovevano aspirare a condividere il Vangelo se non avessero ricevuto la circoncisione, che era stata affidata ai loro padri.
Di conseguenza quel " recipiente " fece sparire tale esitazione; e per questo, dopo quella visione, fu avvertito dallo Spirito Santo di scendere e di andare con quelli che erano stati mandati da Cornelio, e s'incamminò.
Cornelio infatti e quanti si trovavano con lui, erano ritenuti quasi nel numero di quegli animali che erano stati mostrati nel recipiente; tuttavia Dio li aveva già purificati: da ciò è vero che ne aveva accettate le elemosine.
Quindi si doveva ucciderli e mangiarli, vale a dire, in loro si doveva far morire la vita passata, durante la quale non conoscevano Cristo, perché passassero nel corpo di lui, come nella vita nuova della comunità della Chiesa.
Giacché anche Pietro stesso, giunto da loro, riepilogò che cosa gli era stato rivelato in quella visione.
Affermò infatti: Voi sapete che non è lecito per un Giudeo unirsi o incontrarsi con persone di altra razza; ma Dio mi ha mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo.
Senza dubbio Dio lo rivelò allora, al suono di quella voce: Ciò che Dio ha purificato non chiamarlo più immondo. ( At 11,9 )
E in seguito, tornando dai fratelli in Gerusalemme, poiché alcuni erano in agitazione per il fatto che si trasmettesse il Vangelo ai pagani, trattenendo la loro eccitazione, rievocò anche la visione stessa; ( At 11 ) non sarebbe stato necessario ripresentarla se ne fosse stata condivisa la comprensione.
Forse si vuol sapere anche di quella: perché fosse una tovaglia il recipiente nel quale erano gli animali.
Non davvero senza motivo.
Sappiamo infatti che la tignola, che consuma le altre vesti, non rode la tela di lino.
Ciascuno allontani dal proprio cuore le seduzioni dei cattivi desideri e si confermi nella fede così incorruttibilmente in modo da non essere penetrato, come da tignole, dai cattivi pensieri e se vuole appartenere al mistero di quella tovaglia di lino, nella quale è figurata la Chiesa.
Perché il recipiente fu abbassato dal cielo tre volte?
Proprio perché tutti i popoli che appartengono alle quattro parti della terra, per dove è diffusa la Chiesa, significate dai quattro capi, ai quali è legato il recipiente, sono battezzati nel nome della Trinità.
I credenti sono resi nuovi nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, perché entrino a far parte della società e della comunione dei santi.
Quattro perciò i capi e triplice l'abbassamento; ciò mette anche in evidenza il numero dodici degli Apostoli, quasi destinati in numero di tre per quattro.
Quattro volte tre danno dodici.
Ritengo di aver detto abbastanza riguardo a tale visione.
Avevo fatto sapere di un'altra questione sul motivo per il quale il Signore, appunto nel discorso che tenne sulla montagna, disse ai suoi discepoli: Risplendano le vostre opere davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e diano gloria al Padre vostro che è nei cieli. ( Mt 6,1 )
E poco dopo, in questo stesso discorso, affermò: Guardatevi dal praticare le vostre opere buone davanti agli uomini per essere da loro ammirati; e: La tua elemosina resti segreta, e il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà. ( Mt 6,4 )
Chi opera, il più delle volte è indeciso tra questi due precetti, e non sa quale osservare; quando effettivamente vuole obbedire al Signore, che ha imposto l'uno e l'altro.
Come risplenderanno le nostre opere buone davanti agli uomini, perché vedano le nostre buone opere?
E, d'altra parte, come resterà segreta la nostra elemosina?
Se avrò voluto osservare questo, manco in quello; se avrò osservato quello, pecco di qui.
Consegue che l'uno e l'altro passo della Scrittura va combinato in modo che risulti chiaro come i precetti divini non possono essere in contrasto tra loro.
Giacché questa, che nelle parole sembra una contraddizione, cerca la pace di colui che comprende.
Ciascuno sia interiormente concorde con la parola di Dio e non risulta discordanza nelle Scritture.
Supponi dunque che un uomo faccia elemosina in modo tale che nessuno ne venga a conoscenza, neppure, se possibile, colui al quale viene data; affinché, evitando anche lo sguardo di lui, deponga ciò che quello può rinvenire piuttosto che offrire ciò che quello può ricevere.
Che può fare di più per nascondere la sua elemosina?
Costui inevitabilmente va contro l'altra prescrizione, e non fa ciò che il Signore afferma: Risplendano le vostre opere davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone. ( Mt 5,16 )
Nessuno vede le opere buone di lui, egli non incoraggia all'imitazione.
Per quanto dipende da lui, gli uomini saranno privi di opere buone finché ritengono che da nessuno è messo in pratica il comando del Signore, se gli uomini si comportano in modo che non si vedano le loro opere buone; poiché si usa maggior misericordia verso colui al quale si offre un esempio degno di imitazione, che non verso colui al quale si porge cibo a ristoro del corpo.
Supponi un altro che parli vantandosi sempre presso il popolo delle sue elemosine, e non pretenda altro che di riceverne lodi; risplendano le sue opere davanti agli uomini.
Voi notate che non pecca contro quel comando; manca però riguardo all'altro precetto del Signore che dice: La tua elemosina resti segreta. ( Mt 5,43-48 )
Chi sarà stato tale, diventa anche riluttante ad operare, nel caso si trovino degli empi che stiano forse a criticare ciò che fa.
Dipende dalla lingua di quanti lodano; ma è simile alle vergini che non portano olio con sé.
Sapete infatti delle cinque vergini stolte, che non portarono olio con sé; sagge invece le altre che portarono olio con sé.
Splendevano le lampade di tutte: ma le une non avevano con sé di che alimentare quella luce, e si distinguevano dalle altre che lo avevano, così che quelle erano dette stolte, le altre sagge. ( Mt 25,1-13 )
Che vuol dire allora: " portare con sé olio ", se non avere la coscienza di piacere a Dio a motivo delle opere buone e non riporre lì il colmo del proprio diletto allora, se mai lodino gli uomini che non possono vedere la coscienza?
Un uomo può infatti vedere che fa una buona azione, ma Dio vede con quale animo la compie.
Supponiamo quindi un altro tale che osservi l'uno e l'altro precetto e obbedisca ad entrambi.
Offre pane all'affamato e lo porge alla vista di quelli che vuol rendere suoi imitatori, ripetendo l'esempio dell'Apostolo che dice: Siate miei imitatori come io lo sono del Cristo. ( 1 Cor 4,16; 1 Cor 11,1 )
Porge dunque pane al povero facendosi scorgere nel gesto, ma obbediente nel cuore.
Nessun uomo si accorge se ivi ricerca la propria lode oppure la gloria di Dio, nessuno giudica; eppure quelli che per benevola propensione sono disposti ad imitare, credono che sia compiuto anche per religioso sentire ciò che vedono trattarsi di opera buona; e rendono gloria a Dio, notando che si compiono tali opere dietro suo precetto e per suo dono.
L'operato di quello è perciò visibile, perché gli uomini vedano e diano gloria al Padre che è nei cieli; ma il suo vero scopo è nel cuore, così che la sua elemosina resti segreta, e il Padre che vede nel segreto lo ricompensi.
Costui si comportò nel modo dovuto: non fu sprezzante di alcun precetto, ma osservò perfettamente l'uno e l'altro.
Procurò infatti che la sua giustizia non risultasse davanti agli uomini, cioè non avesse allora quale fine di essere lodato dagli uomini, dal momento che volle la lode di Dio, non di se stesso, nella sua opera buona.
In realtà poiché è nell'intimo, nella propria coscienza una tale volontà, quell'elemosina è restata segreta, perché ne dia ricompensa colui al quale nulla è nascosto.
Chi può rivelare l'intimo di sé agli uomini quando agisce, per dimostrare per quale interiore intenzione egli opera?
Infatti, fratelli, anche le stesse parole sono state pronunciate dal Signore adeguatamente misurate.
Fate attenzione al modo come si esprime: Guardatevi dal praticare le vostre opere buone davanti agli uomini per essere ammirati - dice - da loro. ( Mt 6,1 )
Se lo scopo che si è proposto è là, in quello che il Signore ha detto: per essere ammirati da loro, tale finalità - al punto di voler fare il bene per la lode degli uomini, senza avere in vista nulla di più - è reprensibile e degna di biasimo.
Quindi, chiunque opera il bene solo per questo, cioè per essere ammirato dagli uomini, è riprovato dal Signore in questa affermazione.
In realtà, non fissò lo scopo là dove comanda che siano vedute dagli uomini le nostre opere buone, così che gli uomini vedano soltanto l'uomo e lodino l'uomo; ma va oltre, alla gloria di Dio, affinché sino ad essa si conduca l'intenzione di chi le compie.
Risplendano - dice - le vostre opere davanti agli uomini, perché vedano le vostre buone opere; ma non è questo che va ricercato.
Che cosa allora? Prosegue dicendo: e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli. ( Mt 6,2 )
Se persegui tale scopo, che Dio ne sia glorificato; non temere di essere veduto dagli uomini.
Così la tua elemosina è segreta anche interiormente, dove solo Colui del quale vuoi procurare la gloria ti vede ricercarla.
Al riguardo l'apostolo Paolo, già atterrato come persecutore, e risollevato come predicatore, ha detto: Ma ero sconosciuto personalmente alle Chiese della Giudea, che sono in Cristo; soltanto avevano sentito dire: Colui che una volta ci perseguitava, va ora annunziando la fede che un tempo voleva distruggere; e a causa mia - ammetteva - glorificavano Dio. ( Gal 1,22-23 )
Non si rallegrava di essere conosciuto come l'uomo che aveva ricevuto, ma del fatto che era lodato Dio che aveva dato.
Egli appunto ha detto: Se ancora piacessi agli uomini, non sarei servitore di Cristo. ( Gal 1,10 )
Eppure in un altro passo dice: Come anch'io mi sforzo di piacere a tutti in tutto.
E questo tema è simile. Ma che aggiunge?
Senza cercare - dice - l'utile mio, ma quello di molti, perché giungano alla salvezza. ( 1 Cor 10,33 )
Cioè, ciò che ammette in quel passo: Ed a causa mia glorificavano Dio, è quanto dice anche il Signore: Perché rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.
Allora sono effettivamente salvati, quando nelle opere che vedono compiute dagli uomini glorificano colui dal quale gli uomini le hanno ricevute.
Restano due questioni: ma ho timore di essere di peso a quanti sono ormai infastiditi; parimenti temo di far torto a coloro che sono ancora avidi d'ascoltare.
Ho presente tuttavia che cosa io abbia risolto e di che cosa devo la soluzione.
Rimane infatti da esaminare che vuol dire: Non sappia la tua sinistra quello che fa la tua destra; ( Mt 5,43 ) e a riguardo all'amore del nemico, il perché agli antichi fu data la facoltà di odiare i nemici, mentre a noi s'impone l'amore verso di loro.
Ma che faccio? Se ne tratto in breve, forse non sarò compreso come è necessario; se mi dilungo, temo di aggravarvi del peso di un discorso più di quanto non vi aiuti con il frutto dell'esposizione.
Ma è certo che se la vostra comprensione viene ad essere meno che sufficiente, ritenetemi ancora debitore, affinché tali argomenti siano trattati in modo più completo.
Tuttavia ora non è necessario che essi siano tralasciati, così che non se ne dica assolutamente nulla.
La sinistra è il desiderio carnale dell'anima, la destra è la carità spirituale dell'anima.
Perciò, se chiunque, quando fa elemosina, unisce il desiderio di vantaggi personali per cercare di procurarsi in quell'opera qualcosa del genere, unisce la conoscenza della sinistra alle opere della destra.
Se, invece, con la sola carità e con la coscienza pura davanti a Dio, soccorre un uomo, non mirando ad altro che a piacere a colui che comanda queste cose, non sa la sinistra quello che fa la destra.
Ma la questione dell'amore al nemico è assai difficile, né si può risolvere con questa brevità.
Ma quando ascoltate, pregate per noi; può darsi che il Signore Dio darà subito ciò che riteniamo sia difficile.
Noi infatti ci nutriamo da un solo granaio, perché siamo in un'unica famiglia.
Così ciò che noi crediamo si trovi assai addentro nel profondo, forse, egli che promette, lo pone sulla soglia perché si possa dare ai richiedenti con la massima facilità.
Cristo Signore stesso ha amato i nemici; pendendo infatti sulla croce, disse: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno. ( Lc 23,34 )
Stefano ne seguì l'esempio, quando si lanciavano pietre contro di lui, e disse: Signore, non imputare loro questo peccato. ( At 7,59 )
Il servo imitò il Signore perché nessuno dei servi sia indolente né pensi che quanto era stato fatto, solo da parte del Signore si poteva fare.
Quindi, se per noi è assai imitare il Signore, imitiamo il compagno di servizio.
Davvero alla medesima grazia siamo stati tutti chiamati.
Per quale ragione allora è stato detto agli antichi: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico? ( Mt 5,43 )
Forse perché anche a loro è stato detto il vero; ma a noi più chiaramente secondo il succedersi delle circostanze, mediante la presenza di colui che sapeva che cosa e a chi doveva essere nascosto oppure svelato.
Se infatti abbiamo un nemico, che ci viene ordinato di non amare mai, è invece il diavolo.
Amerai il prossimo tuo, l'uomo; e odierai il tuo nemico, il diavolo.
Ma poiché tra gli stessi uomini esistono spesso delle inimicizie, negli animi di coloro che per mancanza di fede fanno posto al diavolo e diventano i vasi di lui perché operi nei figli dell'ira, può invece accadere che l'uomo abbandoni la sua malizia e si converta al Signore; e, nel tempo che ancora infierisce, nel tempo che ancora perseguita, dev'essere amato, e bisogna pregare per lui, e bisogna fargli del bene; così osserverai il primo precetto di amare il prossimo tuo, l'uomo, e odierai il nemico tuo, il diavolo; e il secondo, di amare i tuoi nemici uomini, e di pregare per quelli che ti perseguitano. ( Mt 5,44 )
A meno che tu creda che i Cristiani in quel tempo non pregassero per Saulo, persecutore dei Cristiani.
Forse per la sua conversione fu ascoltato quel grido di Stefano martire.
Effettivamente egli fu nel numero dei suoi persecutori e custodì le vesti dei lapidatori. ( At 7,57 )
Proprio anch'egli, scrivendo a Timoteo, dice: Raccomando prima di tutto che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla. ( 1 Tm 2,1-2 )
Comandava dunque che si pregasse per i re; e allora i re perseguitavano le Chiese.
Ma ora difendono, esaudite a loro favore, quelle che perseguitavano al tempo in cui pregavano per essi.
Vuoi osservare allora anche quel precetto degli antichi?
Ama il tuo prossimo, cioè ogni uomo.
Infatti, nati tutti dai due progenitori, tutti in realtà siamo prossimi.
Senza dubbio infatti il Signore Gesù Cristo stesso, il quale prescrive che siano amati i nemici, ha dichiarato che da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente, e amerai il prossimo tuo come te stesso. ( Mt 22,37-40 )
Qui non ha dato alcuna prescrizione riguardo all'amore del nemico.
Non contengono tutto allora questi due precetti? Sia lungi!
Poiché quando dice: Amerai il prossimo tuo, vi si trovano tutti gli uomini, anche se siano stati nemici; perché anche secondo la parentela spirituale, non sai che cosa sia per te, nella prescienza di Dio, l'uomo che al momento ti sembra nemico.
Poiché appunto la pazienza di Dio lo induce a penitenza, forse conoscerà e seguirà colui che lo sospinge.
Infatti Dio stesso, che conosce chi siano coloro che si ostineranno nei peccati, coloro che abbandoneranno la giustizia e cadranno irrevocabilmente nel male, fa sorgere tuttavia il suo sole sui buoni e sui cattivi, e fa piovere sui giusti e gli ingiusti, ( Mt 5,45 ) certamente con l'invitare a penitenza, usando pazienza, così che quanti non avranno tenuto conto della sua bontà provino alla fine la sua severità.
Con quanta sollecitudine bisogna che l'uomo si pieghi alla clemenza, ad evitare che, forse ignorando quale sarà in seguito, poiché aveva l'animo intento alle attuali prove di inimicizia di lui, odierà quello con il quale regnerà nella felicità eterna.
Adempi, quindi, il primo precetto: ama il prossimo tuo, ogni uomo; e odierai il tuo nemico, il diavolo.
Adempi anche il secondo: ama i tuoi nemici, ma gli uomini; prega per coloro che ti perseguitano, ( Mt 5,44 ) ma per gli uomini; fa' il bene a coloro che ti odiano, ma agli uomini.
Se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare, se ha sete, dagli da bere; facendo questo infatti ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo. ( Rm 12,20 )
E qui sorge la questione.
Come infatti un uomo ama colui che vuole vedere ardere tra i carboni?
Ma se viene inteso bene, non c'è contrasto alcuno.
Si tratta infatti di carboni distruttori che si danno all'uomo contro la lingua ingannatrice. ( Sal 120,3-4 )
Infatti quando uno beneficherà il nemico e, non vinto dal male di lui, vincerà con il bene il male, ( Lc 6,35 ) il più delle volte quello si pentirà delle sue avversioni, e si adirerà contro se stesso per aver offeso un uomo tanto buono.
In realtà la vera bruciatura è la penitenza, con la quale, quasi carboni ardenti, ne consuma le avversioni e le malignità.
Indice |
1 | Aug., Serm. 269, 4: NBA 32/2, 1018. |