Discorsi sui Santi |
Con gli occhi della fede abbiamo ammirato un magnifico spettacolo: il martire Vincenzo vincitore sempre.
Vince a parole, vince nei tormenti, vince nella confessione, vince nella tribolazione, vince quando è arso dal fuoco, vince quando è sommerso nelle acque; vince infine nella tortura, vince da morto.
Quando il suo corpo segnato dal trofeo di Cristo vincitore, dalla piccola imbarcazione veniva gettato in mare, diceva mormorando: Siamo scagliati via, ma non è la fine per noi. ( 2 Cor 4,9 )
Chi ha donato una tale pazienza al suo soldato se non Colui che per primo ha dato il suo sangue per lui?
A Cristo si dice nel Salmo: Poiché tu, Signore, sei la mia pazienza, Signore, tu la mia speranza fin dalla mia giovinezza. ( Sal 71,5 )
Un combattimento molto duro procura molta gloria, non umana né transitoria, ma divina ed eterna.
È la fede a combattere e, quando è la fede a condurre la lotta, nessuno riesce ad averla vinta sul corpo.
Infatti, anche se straziato, anche se lacerato, come può finire chi è stato redento dal sangue di Cristo?
Un uomo potente non può perdere quanto ha comprato con il suo oro e Cristo perde quanto ha comprato con il suo sangue?
Però tutto questo torna a gloria di Dio non dell'uomo.
Veramente, da parte sua, l'uomo è paziente, della vera pazienza, della santa pazienza, della religiosa pazienza, della retta pazienza; la pazienza cristiana è dono di Dio.
Infatti, perfino molti briganti subiscono la tortura con pazienza assai grande e, senza cedere, superano la tortura ma in seguito sono puniti con il fuoco eterno.
È la causa che distingue il martire dalla pazienza, anzi, dall'ostinazione degli scellerati.
La pena è la stessa, però la causa è diversa.
Abbiamo cantato con la voce dei martiri ( queste parole infatti aveva detto Vincenzo nelle sue preghiere ): Sii tu il mio giudice, o Dio, distingui la mia causa da quella di gente non santa. ( Sal 43,1 )
Tutt'altra è stata riconosciuta la sua causa: evidentemente ha lottato per la verità, per la giustizia, per Dio, per Cristo, per la fede, per l'unità della Chiesa, per l'universalità dell'amore.
Chi gli ha dato tale forza? Chi? Ce lo mostrerà il Salmo.
È qui che vi si legge, qui che vi si canta: L'anima mia non sarà forse nelle mani di Dio?
Viene da lui la mia forza. ( Sal 62,2 )
Chiunque è convinto che Vincenzo sia riuscito a tanto con le proprie forze sbaglia assai.
Infatti, chiunque avrà avuto la presunzione di essere in grado di tanto con le proprie forze, per quanto sembri vincitore con la pazienza, è la superbia a riportare vittoria su di lui.
Vincere bene vuol dire riportare vittoria su tutte le insidie.
Si eccita alla concupiscenza, si vince per la continenza; si infliggono pene e tormenti, si vince con la pazienza; si insinuano errori, si vince con la sapienza.
Alla fine, dopo che tutti questi incentivi saranno stati superati, ecco la provocazione per l'anima: Bene, bene, quanta forza hai mostrato? che lotta hai sostenuto?
Chi può reggere nei tuoi confronti? Non è una bella vittoria?
Risponda l'anima santa: Siano confusi e nel timore quanti mi dicono: Bene, bene! ( Sal 70,4 )
Dunque, non vince finché non giunge a dire: La mia anima esulta nel Signore, ascoltino gli umili e si rallegrino. ( Sal 34,3 )
Gli umili sanno quel che dico; perché in essi abita la parola, in essi l'esempio.
Chi non è umile infatti non sa che voglia dire quel che è stato detto: L'anima mia esulta nel Signore.
Poiché chi non è umile, il superbo, il duro, l'arrogante vuole la lode per sé, non nel Signore.
Chi poi dice: L'anima mia esulta nel Signore, non aggiunge: Ascoltino i popoli e si rallegrino; ascoltino gli uomini e si rallegrino, ma: ascoltino gli umili e si rallegrino.
Ascoltino quanti ne colgono il senso.
Cristo, infatti, era umile: Come una pecora fu condotto all'immolazione. ( Is 53,7 )
Umile per il fatto che come una pecora fu condotto all'immolazione.
Ascoltino gli umili e si rallegrino.
Perché intendano quel che è stato detto: Gustate e vedete quant'è buono il Signore; beato l'uomo che spera in lui. ( Sal 34,3.9 )
Abbiamo ascoltato una lunga lettura, il giorno si è fatto breve: anche da parte nostra non dobbiamo abusare della vostra pazienza con un prolungato discorso.
Abbiamo notato che avete ascoltato con sopportazione e, stando a lungo in piedi nell'ascolto, avete quasi sofferto insieme al martire.
Colui che vi ascolta vi sia propizio e vi conceda il premio.
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