Discorsi sul Vecchio Testamento |
1 - Dio distolga il suo sguardo dai nostri peccati, ma non da noi
2 - Perché Dio perdoni, tu riconosci e punisci il tuo peccato
3 - Il cuore contrito ed umiliato è il sacrificio che placa Dio
4 - La felicità non si può cercare in questa terra
5 - La felicità va cercata solo nel Signore
6 - Il mondo è un torchio: ora ne aumenta la pressione. Siate olio e non morchia
Cantando, abbiamo supplicato il Signore che distolga lo sguardo dai nostri peccati e cancelli tutte le nostre colpe. ( Sal 51,11 )
Ma voi, fratelli, potete ben osservare come in questo medesimo salmo si dice: Poiché riconosco la mia colpa e il mio peccato mi sta sempre dinanzi. ( Sal 51,5 )
E in un altro salmo, a quel Dio cui abbiamo detto: Distogli lo sguardo dai miei peccati, ( Sal 27,9 ) veniamo a dire: Non distogliere il tuo sguardo da me. ( Sal 51,11 )
E dato che l'uomo e il peccatore costituiscono un'unica persona, chi dice: Non distogliere il tuo sguardo da me è l'uomo, mentre è il peccatore che dice: Distogli lo sguardo dai miei peccati.
Questo dunque è il senso: Non distogliere il tuo sguardo da colui che hai fatto tu, distogli invece lo sguardo da quello che ho fatto io.
Cioè l'occhio tuo distingua le due cose, affinché, a motivo del vizio, non sia la natura a perire.
Tu hai fatto qualcosa e qualcosa ho fatto anch'io.
Quello che hai fatto tu si chiama natura; quello che ho fatto io si chiama vizio.
Che il vizio sia sanato, perché la natura sia conservata.
La mia colpa, dice, io la riconosco. ( Sal 51, 5 )
Se io la riconosco, tu perdona.
Cerchiamo di viver bene, ma, pur vivendo bene, non possiamo avere la presunzione di essere senza peccato.
Per quanto una vita possa esser degna di lode, si ha sempre bisogno di chiedere perdono.
Gli uomini senza speranza quanto meno badano ai propri peccati, tanto più ficcano il naso su quelli degli altri; e li indagano non per correggerli, ma per criticarli.
E dato che non possono scusare se stessi, sono sempre pronti ad accusare gli altri.
Costui invece, dicendo: Poiché la mia colpa io la riconosco e il mio peccato mi sta sempre dinanzi, ( Sal 51, 5 ) ci ha mostrato un esempio ben diverso di pregare e di dar soddisfazione a Dio.
Egli non ha badato ai peccati altrui.
Citava in giudizio se stesso, e non si accarezzava la pelle, ma si scavava dentro e penetrava in se stesso in profondità.
Non perdonava a se stesso e perciò non era presunzione se pregava che gli venisse perdonato.
Perché il peccato, o fratelli, non può restare impunito.
Se il peccato restasse impunito, sarebbe un'ingiustizia: perciò senza dubbio deve essere punito.
Questo ti dice il tuo Dio: "Il peccato deve essere punito o da te, oppure da me".
Il peccato perciò viene punito o dall'uomo quando si pente, oppure da Dio quando giudica.
Viene perciò punito o da te senza di te, oppure da Dio insieme a te.
Che cos'è infatti la penitenza se non l'ira contro se stesso? Chi si pente, si adira con se stesso.
E lo stesso battersi il petto, se si fa sinceramente, da che cosa proviene?
Perché ti batti, se non sei adirato? Quando perciò ti batti il petto, è perché sei adirato col tuo cuore e vuoi dar soddisfazione al tuo Signore.
E potrebbe essere interpretato anche in questo senso il passo della Scrittura: Adiratevi e non vogliate peccare. ( Sal 4,5 )
Adirati perché hai peccato e, punendo te stesso, non voler più peccare.
Risuscita il cuore con la penitenza e questo sarà il sacrificio al Signore. ( Sal 51,19 )
Vuoi metterti in pace con Dio? Impara quel che devi fare con te stesso, perché Dio si metta in pace con te.
Osserva cosa si legge nel medesimo salmo: Perché se tu avessi gradito il sacrificio, l'avrei offerto volentieri; ma tu non accetti olocausti. ( Sal 51,18 )
E allora non hai un sacrificio da offrire? Non potrai offrir nulla, non potrai placare Dio con nessuna offerta?
Che cosa hai detto? Se tu avessi gradito il sacrificio, l'avrei offerto volentieri; ma tu non accetti olocausti.
Continua, ascolta, ripeti: Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato Dio non lo disprezza. ( Sal 51,19 )
Rifiutato ciò che tu volevi offrire, ecco ora che cosa puoi offrire.
Tu volevi offrire le tradizionali vittime di pecore; questi erano chiamati sacrifici.
Se avessi gradito il sacrificio, l'avrei offerto volentieri.
Ma tu queste cose non le accetti, e tuttavia un sacrificio lo vuoi.
E il tuo popolo ti chiede: "Che cosa potrò offrire, non potendo più offrire quello che offrivo prima?".
Perché è sempre lo stesso popolo: alcuni muoiono, altri nascono, ma è sempre lo stesso popolo.
Sono mutati i sacramenti, ma non la fede.
Sono mutati i segni coi quali veniva significato qualcosa, ma non la cosa che veniva significata.
In luogo di Cristo l'ariete, in luogo di Cristo l'agnello, in luogo di Cristo il vitello, in luogo di Cristo il caprone, ma è sempre il Cristo.
L'ariete, perché va avanti al gregge: esso fu trovato tra gli spini, ( Gen 32,13 ) quando al padre Abramo fu ordinato, sì, di risparmiare il figlio, ma di non andarsene senza aver offerto un sacrificio. ( Gen 22,12 )
E Isacco era il Cristo, e l'ariete era il Cristo. Isacco portava la legna per sé, ( Gen 22,6 ) Cristo si era caricato il peso della propria croce. ( Gv 19,17 )
In luogo di Isacco ci fu l'ariete; ma non fu Cristo in luogo di Cristo.
Ma Cristo fu sia in Isacco che nell'ariete.
L'ariete era impigliato con le corna tra gli spini; ( Gen 22,13 ) chiedi un po' ai giudei con che cosa abbiano coronato il Signore. ( Mt 27,29; Mc 15,17; Gv 19,2 )
Cristo è l'agnello: Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo. ( Gv 1,29 )
Egli è il toro: pensa ai corni della croce.
Egli è il capro per la somiglianza della carne del peccato. ( Rm 8,3 )
Tutte queste cose sono come velate fino a che non salga il giorno e si dissolvano le ombre. ( Ct 2,17 )
Perciò in questo medesimo Cristo Signore, non solo in quanto Verbo, ma anche in quanto mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, ( 1 Tm 2,5 ) credettero anche gli antichi padri e questa medesima fede, predicando e profetando, trasmisero a noi.
È per questo che l'Apostolo dice: Animati dallo stesso spirito di fede per il quale è stato scritto: Ho creduto e per questo ho parlato … ( 2 Cor 4,13; Sal 116,10 )
Siamo animati da quello stesso spirito che ebbero coloro che scrissero: Ho creduto e per questo ho parlato.
Perciò avendo noi lo stesso spirito di fede, dice, per il quale è stato scritto dagli antichi: Ho creduto e per questo ho parlato, noi pure crediamo e per questo parliamo. ( Sal 116,10 )
Quando, dunque il santo Davide diceva: Perché se tu avessi gradito il sacrificio, l'avrei offerto volentieri; ma tu non accetti olocausti, ( Sal 51,18 ) a quel tempo si offrivano a Dio quei sacrifici che adesso non si offrono più.
Perciò così cantando, profetava, trascendeva il presente e prevedeva il futuro.
Ma tu, dice, non accetti olocausti.
E allora, dato che non accetti olocausti, dovrai restare senza sacrificio? Questo no.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato Dio non lo disprezza. ( Sal 51,19 )
Ecco dunque che hai che cosa offrire.
Non girare lo sguardo in cerca del gregge, non preparare navigli per recarti in lontane regioni onde apportarne aromi.
Cerca dentro al tuo cuore cosa ci può essere di gradito a Dio.
È il cuore che si deve spezzare. Temi forse che, spezzato, abbia a perire?
Ma nello stesso salmo trovi: Crea in me, o Dio, un cuore puro. ( Sal 51,12 )
Affinché dunque possa esser creato un cuore puro, bisogna che venga spezzato quello impuro.
Dispiacciamo a noi stessi, quando pecchiamo, perché i peccati dispiacciono a Dio.
E dato che senza peccati non siamo, ( 1 Gv 1,8 ) almeno in questo cerchiamo di somigliare a Dio, nel dispiacerci di quello che dispiace a lui.
In un certo senso anche così ti congiungi con la volontà di Dio, in quanto in te stesso ti dispiace una cosa che odia anche lui che ha fatto te.
Il tuo artefice è lui; tu dunque esamina te stesso e distruggi in te quel che non è della sua officina.
Sta scritto infatti che Dio ha creato l'uomo retto. ( Qo 7,29 )
Quanto è buono il Dio di Israele per i retti di cuore. ( Sal 73,1 )
Se tu dunque sei retto di cuore, Dio non ti dispiacerà, Dio sarà per te buono, e tu loderai Dio.
In tutto, sia in ciò che ti elargisce, sia in ciò in cui ti castiga, tu [ sempre ] loderai Dio.
D'altronde quegli stesso che disse: Quanto è buono il Dio di Israele per i retti di cuore, aveva esaminato se stesso, lui che prima non era stato retto di cuore e a cui Dio non era piaciuto.
Ma poi si ricredette e si rese conto che non Dio era ingiusto, ma lui era non retto.
E ripensando al tempo del suo errore e al suo ravvedimento presente, esclamò: Quanto è buono il Dio di Israele!
Ma per chi? Per i retti di cuore.
E tu personalmente? A me, risponde, per poco non mi si inciampavano i piedi, per un nulla vacillavano i miei passi; ( Sal 73,2 ) in altre parole, per poco non sono caduto.
E come mai? Perché ho provato invidia per i peccatori, nel vedere la prosperità dei peccatori. ( Sal 73,3 )
Ecco allora che, non avendo nascosto l'ostacolo dove i piedi gli si stavano per inciampare e i passi stavano per vacillare, ci ha dato un avvertimento perché l'evitassimo noi.
Secondo la mentalità del Vecchio Testamento, non sapendo che in esso erano i segni delle cose future, si aspettava da Dio la felicità nella vita presente e cercava in questa terra quello che invece Dio teneva in serbo per i suoi nel cielo.
Egli voleva essere felice quaggiù: ma la felicità non è di quaggiù.
Buona cosa, grande cosa è la felicità! Essa però ha la sua regione.
Cristo è venuto dalla regione della felicità, quaggiù però non l'ha trovata neanche lui.
Fu schernito, fu insultato, fu imprigionato, fu flagellato, fu legato, fu preso a schiaffi, fu oggetto dello schifo degli sputi, fu coronato con le spine, fu appeso su un palo.
E in ultimo, la fine del Signore, la morte. ( Sal 68,21 )
Sì, è scritto nel salmo: [ A questo punto gli ascoltatori hanno applaudito ].
La fine del Signore, la morte. Come puoi, o servo, cercare la felicità quaggiù, dove anche per il Signore la fine è la morte?
In un luogo non suo dunque cercava la felicità colui di cui stiamo parlando e, proprio per raggiungerla in questa vita, era attaccato a Dio, e lo serviva, e obbediva come poteva ai suoi precetti.
E invece ebbe questa grossa sorpresa ( o che gli parve grossa ), che cioè quello che si aspettava da Dio e che era il motivo per cui serviva Dio, ce l'avevano proprio coloro che non rispettavano Dio, che adoravano i demoni, che bestemmiavano il Dio vero.
Vide e ci rimase male, come uno che abbia perso il frutto della sua fatica.
E questo è quel che invidiò nei peccatori, nel vedere la prosperità dei peccatori. ( Sal 73,3 )
E infatti continua: Ecco, questi sono gli empi: sempre tranquilli, ammassano ricchezze in questo mondo.
E allora io a che scopo ho diretto il mio cuore verso la giustizia e ho tenuto pulite le mie mani con gli innocenti, se vengo flagellato tutto il giorno? ( Sal 73,12-14 )
Io onoro Dio, essi lo bestemmiano; essi però hanno la prosperità, io le sventure.
È giustizia questa? Per questo gli si inciampavano i piedi, per questo quasi vacillavano i suoi passi, per questo fu sul punto di cadere. ( Sal 73,2 )
E guardate a che punto arrivò: egli soggiunge: Ed esclamai: Iddio ne sa forse qualcosa?
C'è forse consapevolezza nell'Altissimo? ( Sal 73,11 )
Vedete a qual punto arrivò nell'aspettarsi da Dio, come massima ricompensa, la felicità su questa terra.
E allora, o carissimi, se voi la possedete [ la felicità ], imparate a non farci conto e a non dire nei vostri cuori: "È perché onoro Dio che le cose mi vanno bene".
Potresti accorgerti infatti che, come le cose par che vadano bene a te, così vanno bene anche a chi non onora Dio, e allora i tuoi passi potrebbero vacillare.
Perché questa felicità, tu che onori Dio, o ce l'hai, ma potresti accorgerti che ce l'ha anche chi non lo onora, e allora potresti concludere che è inutile onorare Dio, dato che ce l'ha anche chi non l'onora: oppure non ce l'hai, e a maggior ragione allora potresti accusare Dio che la dà a chi lo bestemmia e non la dà a chi l'onora.
Imparate perciò a non far conto delle cose della terra, se volete servire a Dio con cuore fedele.
Sei tu felice? Non tirare la conclusione da questo che tu sei buono, ma per questo renditi buono.
Non sei felice? Non tirare la conclusione da questo che tu sei malvagio; però fuggi il male, a causa del quale non viene colui che è il buono.
Difatti costui, rinsavendo e rimproverandosi di aver cominciato a pensar male di Dio come un peccatore invidioso e bramoso della prosperità dei peccatori, rimproverando dunque se stesso, disse: Ma chi avrò per me in cielo?
E fuori di te che cosa ho bramato sulla terra? ( Sal 73,25 )
Ormai rinsavito, ormai col cuore convertito, riconobbe quanto valga onorare Dio, quell'onore cui aveva collegato un prezzo così volgare, quando con esso aveva cercato di raggiungere la felicità sulla terra.
Riconobbe che cosa è riservato in alto a chi onora Dio, lassù dove ci viene raccomandato di tenere i nostri cuori e noi rispondiamo che sono rivolti al Signore.
E Dio voglia che non mentiamo almeno in quell'ora, almeno in quel momento, almeno in quell'attimo di tempo, quando così rispondiamo.
Riprendendosi dunque e correggendo il suo cuore, egli si rimprovera di aver cercato sulla terra la felicità terrena, come se fosse quella la ricompensa di chi onora Dio.
E rimproverandosi, dice: Ma chi avrò per me in cielo? Che c'è per me lassù?
La vita eterna, l'incorruzione, il regno con Cristo, la società con gli Angeli, dove non sarà nessun turbamento, nessuna ignoranza, nessun pericolo, nessuna tentazione; ci sarà invece la vera, sicura, stabile tranquillità.
Ecco che avrò per me in cielo. E fuori di te che cosa ho bramato sulla terra?
Che cosa ho bramato? Che cosa? Ricchezze fluide, caduche, instabili.
Che cosa ho bramato? L'oro che è pallida terra, l'argento che è livida terra, l'onore, che è fumo temporaneo.
Ecco che cosa ho bramato fuori di te sulla terra.
E poiché ho visto che queste cose le avevano i peccatori, mi si sono inciampati i piedi e poco è mancato che i miei passi vacillassero. ( Sal 73,2 )
Oh, quanto egli è buono per i retti di cuore!. ( Sal 73,1 )
Che cosa cerchi dunque, o profeta fedele? L'oro, l'argento, le ricchezze della terra?
Ma allora la fede di una donna fedele varrà come ciò che ha anche una meretrice?
O la fede di un uomo fedele varrà come ciò che ha anche un mimo, un auriga, un predatore, un ladro?
Ah, no, fratelli miei, non è questo il valore della vostra fede!
Il Signore ve lo tolga dal cuore. Non è questo il valore.
Volete sapere quale ne è il valore? Per essa è morto Cristo.
Come puoi pensare a un equivalente terreno, se tu sei legato all'oro e al denaro?
Così tu svilisci quella fede per la quale è morto Cristo. "Ma allora che cos'è? si dirà, quanto vale?".
Ascolta bene colui che ha detto: Chi avrò per me in cielo?
Egli non dà risposta, però soggiunge: E fuori di te che cosa ho bramato sulla terra? ( Sal 73,25 )
E quindi, lodando la prima cosa e disprezzando la seconda, risponde a tutte e due.
Che cos'è la prima? Cosa che occhio mai vide. ( Is 64,4 )
E la seconda? Cosa di cui l'occhio [ del ] fedele non ha desiderio.
Cos'è la prima? Quel che raggiunse Lazzaro pieno di piaghe.
E la seconda? Quel che toccò al ricco borioso. ( Lc 16,22 )
Cos'è la prima? Cosa che non potrà mai perire.
E la seconda? Cosa che non potrà durare.
Cos'è la prima? Dove non sarà più fatica. E la seconda? Cosa che la paura non lascia mai.
Che cosa avrò per me in cielo? ( Sal 73,25 )
Che cosa? Quegli stesso che ha fatto il cielo.
Premio della tua fede è il tuo Dio stesso.
Lui stesso possederai; egli si dona in premio a coloro che l'onorano.
Considerate, o carissimi, tutto il creato, il cielo, la terra, il mare, e tutte le cose del cielo, della terra e del mare, quanto sono belle, quanto meravigliose, con quanta dignità e ordine sono disposte.
Non vi stupiscono? Ma certo che vi stupiscono. E perché? Perché sono belle.
E che cosa sarà chi le ha fatte? Io credo che restereste di stucco se poteste vedere la bellezza degli angeli.
Ma che cosa sarà il Creatore degli angeli? E lui è la ricompensa della vostra fede.
Avari, che cosa potrà mai bastarvi, se Dio stesso non vi basta?
Perciò viviamo bene e, perché questo ci sia possibile, chiediamolo a colui che ce l'ha comandato.
E per la nostra vita buona non aspettiamoci dal Signore una ricompensa terrena.
Spingiamo la nostra attesa a ciò che ci viene promesso.
A questo attacchiamo il nostro cuore, così esso non si potrà incancrenire per le preoccupazioni temporali.
Passano queste cose che incatenano gli uomini, volano via, la vita umana sulla terra è un fumo. ( Gc 4,15 )
A questa vita poi così fragile si aggiungono i gravi e così frequenti pericoli.
Si ha notizia dall'Oriente di immani terremoti.
Alcune grandi città sono crollate in un momento.
A Gerusalemme, presi dallo spavento, giudei, pagani e catecumeni, quanti ce n'erano, sono stati battezzati.
Si dice che i battezzati sono stati attorno ai settemila.
Nelle vesti dei giudei battezzati è apparso il segno di Cristo.
Sono cose queste che ci vengono testimoniate dai continui rapporti dei fratelli nella fede.
Anche la città di Sitifis è stata scossa da un terremoto così violento, che tutti si sono rifugiati in campagna per circa cinque giorni, e lì si dice che siano state battezzate un duemila persone.
Da ogni parte Iddio si fa sentire, perché non vuol trovar nessuno da condannare.
Qualcosa sta succedendo in questo torchio.
Il mondo è un torchio; ora vi aumenta la pressione. Siate olio, e non morchia.
Ognuno si converta a Dio e cambi vita.
L'olio ha dei passaggi segreti, arriva per sentieri nascosti.
Altri si fa beffe, deride, bestemmia, schiamazza per le piazze: questa è la morchia che defluisce.
Intanto il padrone del torchio non smette di lavorare attraverso i suoi operai, ossia attraverso i suoi angeli santi.
Egli conosce il suo olio, conosce che cosa deve raccogliere, quale pressione occorre perché defluisca.
Il Signore infatti conosce quei che sono suoi. ( 2 Tm 2,19 )
Tenetevi lontani dalla morchia; essa si vede bene, è scura.
Il Signore conosce quei che sono suoi.
Siate olio, tenetevi lontani dalla morchia.
Si allontanino da ogni malvagità tutti coloro che invocano il nome del Signore.
Non concepite odii, oppure finiteli subito.
Non sono le predette sventure che fanno paura.
Tu hai paura del terremoto? Hai paura del fremito del cielo? Hai paura della guerra?
Però dovresti aver paura anche della febbre.
Per solito, quando di quelle cose grandi si ha paura, esse non vengono, e da un fianco invece scappa fuori una febbriciattola, e ti porta via.
E dopo, se quel giudice ti vede come uno che egli non conosce, come uno di quelli cui dovrà dire: Non vi conosco, andate via da me, ( Mt 25,12; Lc 13,27 ) dopo che si fa?
Dove si andrà? Dove si batterà la testa? Dove si troverà modo per riparare l'esistenza?
Chi ci permetterà di vivere ancora e di rattoppare il male che si è fatto? È finito.
Siete venuti veramente in pochi, però, se avete capito tutti, siete già molti.
Non vi induca a sbagliare chi sbaglia, perché non vi inganna colui che mai sbaglia.
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