Discorsi sul Vecchio Testamento |
1 - L'uomo, capace di compiere il male, non lo è nel sanare se stesso
2 - Non cercare scuse, ma piuttosto accusa il tuo peccato. Punisci tu il tuo peccato, per non esser tu punito da Dio
3 - Bisogna guardarsi dalla disperazione e dall'eccessiva fiducia
4 - Non rimandare la conversione di giorno in giorno. Più che la vita lunga desidera la vita buona
5 - Dopo il discorso
Con voce consona e con cuor concorde, pregando il Signore per lo stesso nostro cuore, abbiamo detto: Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. ( Sal 51,12 )
Su di questo, somministreremo a voi con la sua grazia quel tanto che egli stesso ci concederà.
È il salmo di uno che si pente, che brama di ricuperare la speranza perduta, che è abbattuto per la sua caduta e che supplica di essere rialzato dalla mano del Signore, perché, se è stato capace di farsi male da sé, non è però capace di risanarsi da sé.
Infatti come noi siamo in grado di percuotere e ferire la nostra carne quando lo vogliamo, ma per sanarla dobbiamo chiamare il medico, e non abbiamo la capacità di sanarci come abbiamo la capacità di ferirci, allo stesso modo l'anima nostra ha in se stessa la possibilità di peccare, ma, per rimediare a quello che ha rovinato peccando, deve implorare la mano del medico divino.
Perciò è detto in un altro salmo: Io ho detto.
Pietà di me, Signore, risanami; contro di te ho peccato. ( Sal 41,5 )
Col dire: Io ho detto: Signore …, riconosce pienamente che la scelta e la possibilità di peccare nasce dall'anima e gli è sufficiente per perdersi, ma che solo Iddio può ricercare quel che era perduto e risanare quel che si era ferito.
Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto. ( Lc 19,10 )
A lui, effondendo le nostre suppliche, diciamo: Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo.
Così dica l'anima che ha peccato, perché non perisca col disperare più di quanto si è già perduta col peccare.
Certo, prima di tutto dobbiamo sforzarci di non peccare, per non prendere col peccato, come con un serpente, familiarità e amicizia.
Perché esso uccide il peccatore con morso avvelenato e non è tale che ci si possa fare amicizia.
Ma se esso ha per caso o abbattuto un debole, o aggirato un imprudente, o sorpreso uno nell'errore, o ingannato col ripetersi dell'errore, l'anima non abbia paura di confessare, e non cerchi di scusarsi, ma di accusarsi.
Ed è per questo che in un altro salmo si prega così: Poni, o Signore, una guardia alla mia bocca, sorveglia la porta delle mie labbra.
Non lasciare che il mio cuore si pieghi al male e cerchi scuse nei peccati. ( Sal 141,3-4 )
Se dunque il peccato ti alletta, prima di tutto respingilo.
Ma se ti ha già vinto, non scusarlo, ma piuttosto accusalo.
Così quegli stesso che diceva: Crea in me, o Dio, un cuore puro, aveva cominciato così: Pietà di me, o Dio, secondo la tua grande misericordia. ( Sal 51,3 )
Grande misericordia chiede il grande peccatore.
Grande medicina richiede la grande ferita.
E li viene detto: Distogli lo sguardo dai miei peccati e cancella tutte le mie colpe.
Crea in me, o Dio, un cuore puro. ( Sal 51,11-12 )
Dio dunque distoglie lo sguardo dai peccati di colui che confessa, e si accusa, e invoca l'aiuto e la misericordia di Dio.
Distoglie lo sguardo dai suoi peccati, ma non lo distoglie dalla sua persona.
Infatti, mentre qui viene detto: Distogli lo sguardo dai miei peccati, altrove gli si dice: Non distogliere il tuo sguardo da me. ( Sal 27,9 )
Distoglie, nel senso che non tiene conto; perché, se dovesse tener conto, annienterebbe.
Anche i giudici, quando si accingono ad emettere una sentenza contro i rei convinti, dicono: Tenuto conto …
Perché Dio non faccia cosi, ossia perché non tenga conto, gli diciamo: Distogli lo sguardo dai miei peccati.
Ed egli, per non riconoscere [ condannando ], ignora [ perdonando ].
Come infatti diciamo nobile, e il non nobile lo chiamiamo ignobile, cosi pure diciamo conoscente, e il non conoscente lo chiamiamo ignorante.
Se vuoi che Dio ignori sii tu a riconoscere.
Il peccato non può restare impunito: non è decente, non è conveniente, non è giusto che resti impunito.
E allora, se il peccato non deve restare impunito, sii tu a punirlo, perché non sia tu ad esser punito per esso.
Il tuo peccato abbia in te il giudice, non il patrono.
Nel tribunale del tuo cuore alzati su contro di te, costituisciti reo davanti a te stesso.
Non nasconderti dietro a te stesso, perché Dio non ti metta davanti a sé.
Perciò in questo stesso salmo, per poter ottenere più facilmente il perdono, dice: Poiché io riconosco la mia colpa, e il mio peccato mi sta sempre dinanzi. ( Sal 51,5 )
Come dire: "Poiché esso sta dinanzi a me, non stia dinanzi a te, e poiché io lo riconosco, tu fa' conto di ignorarlo".
Perciò il peccato o sarà punito da te, oppure da Dio; se da te, sarà senza tuo danno, se da Dio, sarà sulla tua pelle.
Esso abbia in te il castigatore, perché tu possa trovare Dio come difensore.
Perciò riconosci: "Io l'ho fatto". Io ho detto: Pietà di me, o Signore.
Risanami; contro di te ho peccato. ( Sal 41,5 )
Ecco: Io ho detto. Io non cerco, a scusa del mio peccato, chi abbia peccato per mio tramite o chi mi abbia costretto a peccare. ( Sal 141,4 )
Non dico: È stato il Caso. Non dico: L'ha voluto il Destino.
Non dico infine: È stato il Diavolo.
Certo che il diavolo ha il potere di suggerire, magari di far paura, magari anche, se gli viene permesso, di causare gravi fastidi.
Ma al Signore bisogna chiedere la forza, perché le seduzioni non ci avvincano e le contrarietà non ci spezzino.
Contro le seduzioni e le minacce del nemico egli ci doni le due virtù: continenza e sopportazione.
Contenere i piaceri, perché le prosperità non ci seducano; sopportare i terrori perché le contrarietà non ci spezzino.
Ma sapendo, è scritto, che nessuno può essere continente, se non lo concede Iddio, ( Sap 8,21 ) ecco che a lui chiedeva: Crea in me, o Dio, un cuore puro; ( Sal 51,12 ) e anche: Guai a coloro che hanno perduto la sopportazione. ( Sir 2,16 )
Non cercar dunque di accusar nessuno, perché non abbia a scontrarti con quell'accusatore da cui non potresti difenderti.
Tanto più che lo stesso nemico nostro, il diavolo, quando viene accusato, ne gode. ( 1 Pt 5,8 )
Addirittura vuole che tu lo accusi, vuole accollarsi lui stesso qualunque tua recriminazione, perché tu non faccia la confessione.
È contro questa sua astuzia che quegli esclama: Io ho detto: Signore … . ( Sal 41,5 )
Inutilmente il nemico mi circuisce, conosco la sua astuzia, cerca di tirarmi fuori la lingua, vuole che io dica: È stato il diavolo.
Ma io ho detto: Signore … Con queste furberie egli vuol sedurre le anime e allontanarle dalla medicina della confessione: o persuadendole a scusarsi e a cercare di accusare altri, oppure persuadendole, dato che già hanno peccato, a disperare e a non pensare assolutamente di poter più arrivare al perdono, oppure convincendole che Dio perdona tutto con molta facilità anche se uno non si corregge.
Vedete da quante cose si deve guardare il cuore di un penitente.
Affinché, in cerca di scuse, non vada ad accusare altri, si ricordi: Io ho detto: Pietà di me, o Signore.
Risanami, contro di te ho peccato.
E non deve perdersi per disperazione, pensando che, dato che ormai ha peccato e peccato gravemente, non può più essere sanato, e quindi [ può ] abbandonarsi a tutte le voglie, lasciarsi trascinare da qualunque desiderio e far tutto quel che gli pare, anche se non lecito: o se magari non lo fa, non lo fa solo perché ha paura degli uomini.
Questa sarebbe una mentalità simile a quella del gladiatore che, non avendo speranza di vivere, tutto quel che può fare per soddisfare i propri desideri e le proprie voglie lo fa come uno votato alla morte.
Costoro si perdono per disperazione.
Contro costoro, o meglio a loro vantaggio, ossia contro questo modo di pensare, la Scrittura, sempre vigile, afferma: In qualsiasi giorno il malvagio si converta e compia la giustizia, di tutte le sue iniquità non me ne ricorderò più. ( Ez 18,21; Ez 33,15 )
Ma ecco che l'anima, sollevata dal guaio della disperazione qualora abbia prestato fede alle suddette parole, può incappare in un altro pericolo e, mentre non si è abbattuta per disperazione, potrebbe perdersi per [ eccessiva ] speranza.
Come si perde per [ eccessiva ] speranza? Pensa ad uno che dentro di sé dica: "Dio ha promesso il perdono a tutti coloro che si allontanano dai peccati: in qualunque giorno si convertano, egli si scorderà di tutte le loro iniquità.
E allora posso fare quel che voglio. Poi, quando sarà opportuno, mi convertirò, e quel che ho fatto sarà cancellato".
Cosa possiamo dire? Che non è vero che Dio risana il penitente quando questi si converta?
È proprio vero: Dio perdona tutto il passato.
Se noi lo negassimo, contraddiremmo la bontà divina, daremmo per falso il dire del profeta, combatteremmo contro la parola di Dio.
E questo non è da fedele dispensatore.
Ecco allora che qualcuno potrebbe insistere col dire "Ci vuoi concedere dunque un po' di tregua per peccare, perché uno possa fare quel che vuole, dato che il perdono è promesso, l'impunità è promessa quando uno si sia convertito?".
Allentare le briglie per peccare! Abbandonarsi a una corsa impetuosa, senza alcun freno, con la speranza del disperato!
Ma è possibile che la Scrittura vigili tanto contro chi dispera e non vigili affatto contro chi spera malamente?
Ascolta invece come essa vigila contro una cattiva e perversa speranza: Non aspettare a convertirti al Signore e non rimandare di giorno in giorno, poiché improvvisa scoppierà l'ira del Signore e al tempo del castigo sarai annientato. ( Sir 5,8-9 )
Vedi dunque, tu che speri troppo? Se disperi, ti perdi; se speri, ti perdi.
Dove potrai trovare un luogo sicuro in cui tu possa sfuggire al pericolo da ambo le parti e stare sulla retta strada, servendo a Dio, provvedendo all'anima tua, piacendo a Dio?
Eri senza speranza ed hai sentito: In qualsiasi giorno si converta, di tutte le sue iniquità non me ne ricorderò più. ( Ez 18,21; Ez 33,15 )
Avevi cominciato a sperare troppo ed hai sentito: Non aspettare a convertirti al Signore e non rimandare di giorno in giorno.
Da ogni parte ti ha circondato la provvidenza del Signore, piena di misericordia.
E ora che puoi dire? "Iddio mi ha promesso il perdono; quando mi convertirò, egli me lo darà".
Appunto te lo darà quando ti convertirai; e allora perché non ti converti?
"Perché me lo darà quando mi convertirò".
Certo, quando ti convertirai, te lo darà; ma questo quando quando arriva? Perché non è oggi?
Perché non è mentre ascolti? Perché non è mentre approvi? Perché non è mentre lodi?
Il mio insistere sia per te un aiuto, il tuo approvare sia contro di te una testimonianza.
Perché non oggi? Perché non ora? "Domani", dice.
Il perdono Iddio te l'ha promesso, ma il domani sei tu a promettertelo.
O che forse, come mi leggi nel libro santo che ti è stato promesso il perdono quando ti convertirai, così ti è stato promesso di poter rimandare [ sempre ] di giorno in giorno?
Non lo ha forse messo al primo posto come terrore medicinale?
Non ti ha detto nel rimproverarti: Non rimandare di giorno in giorno, poiché improvvisa scoppierà l'ira del Signore? ( Sir 5,8-9 )
Certo se tu fossi un uomo saggio, avresti paura di non aver più di un paio di giorni di vita buona.
Se ci sarà il domani, sii buono anche oggi ed ecco un paio di giorni.
Se invece il domani non ci sarà, metti al sicuro l'oggi.
Se poi verrà anche il domani, esso si aggiungerà all'oggi.
Tu del resto desideri di avere una vita lunga; e non hai paura di avere una vita cattiva?
Vuoi vivere a lungo e vuoi vivere male.
Tu desideri un male lungo: perché non piuttosto un bene lungo?
C'è qualcosa che tu desideri non buona? Soltanto la vita vuoi accettarla cattiva?
Se io ti chiedessi come desideri un vestito: buono, tu risponderesti.
Come una fattoria? Buona. Come la moglie? Buona. Come i figli? Buoni. Come la casa? Buona.
La vita soltanto cattiva. La vita la consideri superiore a tutti i tuoi beni, ma, tra tutti i tuoi beni, solo quella accetti cattiva. Infatti tutte quelle cose che tu desideravi buone, il vestito, la casa, la fattoria eccetera, sei pronto a darle in cambio della vita.
Se uno ti dicesse: "O mi dài tutti i tuoi beni, oppure ti tolgo la vita", saresti pronto a dar via tutti i tuoi beni e tenerti la vita, anche se cattiva.
Perché dunque non vuoi che essa sia per te buona, quando per essa, anche se cattiva, daresti tutti i tuoi beni?
Ecco dunque, non c'è più scusa; ora venga l'accusa, perché non ci sia condanna.
Ora esortiamo la vostra Carità perché non vi rincresca di ascoltare con zelo e attenzione la parola del Signore che vi somministreranno i presbiteri.
Il Signore Dio nostro è la verità stessa e, chiunque sia ad annunciarla, è essa che ascoltate.
E tra noi nessuno è più grande, se non colui che è il più piccolo.
Come d'uso, noi vi abbiamo parlato per primi. Ora voi fate con amore.
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