Discorsi sul Vecchio Testamento |
1 - Il profeta esprimendo un desiderio predice il futuro
2 - Non deve dispiacerci la volontà di Dio, una volta conosciuta
3 - Ora il pentimento è fruttuoso
4 - Verrà il giorno del giudizio
5 - Dio è misericordioso e giusto
6 - Dio condona i peccati a chi si converte
7 - Fa' ora quanto temi di dover fare in futuro
8 - I superbi svaniscono come il fumo
9 - Dio ha dato per noi il sangue del suo Figlio
10 - Dio padre, la Chiesa madre
Abbiamo ascoltato e tremato per quanto per mezzo del salmo è stato profetato.
Dice infatti: Svaniscano come fumo al vento; come fonde la cera vicino al fuoco, così periscano i peccatori davanti a Dio. ( Sal 68,3 )
Sono certo, fratelli carissimi, che il cuore di ciascuno di voi è stato violentemente scosso e che la vostra coscienza non è rimasta imperturbata davanti a queste parole.
Chi si vanterà di avere il cuore puro? Chi si vanterà di essere mondo dai peccati? ( Pr 20,9 )
Per questo, dicendo la Scrittura: Come fonde la cera vicino al fuoco, così periscano i peccatori davanti a Dio, ( Sal 68,3 ) chi non tremerà, chi non sussulterà sbigottito?
Che cosa faremo, dunque? Che speranza abbiamo? Queste parole non sono state cantate per nulla.
Ma il profeta, nel dire queste parole, esprime il desiderio che si avverino per gli uomini o non piuttosto preannunzia che si avvereranno?
Da come sono espresse le parole, appare che si tratta di un desiderio, ma in realtà bisogna intendere che si tratta di un preannunzio.
Come infatti nella Scrittura alcuni fatti riguardanti i profeti vengono narrati come già accaduti nel passato, mentre vengono preannunziati per il futuro, così alcune parole vengono espresse come sentimento di speranza da parte del profeta che le desidera.
Ma coloro che intendono il vero senso di quanto ascoltano, vi riconoscono un preannunzio del profeta.
Questi salmi sono stati composti e scritti molto tempo prima della nascita del Signore incarnato.
Non prima di Cristo in quanto Dio, ma prima di Cristo in quanto nato dalla Vergine Maria.
Senza dubbio il padre Abramo visse molto tempo prima del re Davide, durante il cui tempo sono stati composti questi salmi.
Il Signore invece disse: Prima che Abramo fosse io sono. ( Gv 8,58 )
Egli è infatti il Verbo di Dio, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose. ( Gv 1,3 )
Egli stesso, ispirando i profeti, predisse che sarebbe venuto nella carne.
La passione riguarda lui incarnato.
Non avrebbe potuto soffrire quanto scritto nei Vangeli, se non nella carne mortale e passibile che portava.
E leggiamo ancora nei Vangeli, nei riguardi del Signore crocifisso, che i suoi crocifissori si divisero le sue vesti e, trovando fra queste la tunica tessuta tutta d'un pezzo, non vollero tagliarla, ma gettarono per essa la sorte, perché andasse tutta intera a chi fosse toccata. ( Gv 19,23-24 )
Ciò per il fatto che essa simboleggiava la carità, che non può essere divisa.
Queste cose, che il Vangelo narra come già accadute, molti anni prima furono narrate in un salmo come già accadute e passate, mentre in realtà venivano preannunciate come future.
Hanno forato - disse - le mie mani e i miei piedi, hanno contato tutte le mie ossa.
Mi hanno scrutato e mi hanno osservato: si sono divise le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato le sorti. ( Sal 22,17-19 )
Tutte queste cose vengono dette come passate, mentre in realtà sono predette per il futuro.
Come allora nelle parole di tempo passato vengono significati avvenimenti futuri, così nella figura del profeta che esprime il desiderio bisogna intendere l'intenzione del profeta che vuole preannunciare.
Così anche nei riguardi di Giuda, il traditore del Signore, il profeta dice in forma di desiderio quanto predice che avverrà. ( Sal 109,8 )
E nei riguardi degli stessi Giudei dice: La loro mensa sia per essi un laccio, un tranello e un inciampo. ( Sal 69,23 )
Che sia stato predetto di essi lo afferma senza esitazione l'Apostolo, ( Rm 11,9 )
così come l'apostolo Pietro ricorda riferirsi a Giuda quanto preannunziato in figura. ( At 1,20 )
Non senza motivo anche gli avvenimenti futuri vengono narrati come passati.
In Dio sono così sicuri, che vengono considerati come già accaduti.
E quando sembra che il profeta dica in forma di desiderio ciò che prevede con certezza che avverrà, nient'altro, a parere mio, vuol farci intendere se non che a noi non deve dispiacere la volontà di Dio, una volta conosciuta: volontà che [ Dio ] ha già stabilito come definitiva e immutabile.
Per questo negli Atti degli Apostoli, avendo predetto un certo profeta di nome Agabo che l'apostolo Paolo avrebbe sofferto molto a Gerusalemme da parte dei Giudei, e sarebbe arrivato fino ad essere incatenato, i fratelli, udite queste cose, volevano distoglierlo e trattenerlo perché non vi andasse; ( At 21,10-12 ) ma egli disse: Perché fate così, spezzandomi il cuore?
Io sono pronto non solo ad essere legato, ma anche a morire per il nome del Signore nostro Gesù Cristo. ( At 21,13 )
E così i fratelli, vedendo la ferma intenzione di quell'uomo di andare incontro con coraggio ad ogni evenienza, dissero: Sia fatta la volontà di Dio. ( At 21,14 )
Forse perché dissero: Sia fatta la volontà di Dio, desiderarono che l'Apostolo soffrisse tali cose, o non piuttosto sottomisero con somma fiducia il loro desiderio alla sovrana volontà divina?
Così anche il profeta, quando dice: Come fonde la cera vicino al fuoco, così periscano i peccatori davanti a Dio, ( Sal 68,3 ) vede che certamente ciò avverrà ai peccatori e accetta quanto Dio ha stabilito, per non dispiacere allo stesso Dio.
Che cosa possiamo fare, fratelli, se non cambiare vita, finché c'è tempo, e correggere le nostre azioni se fossero cattive?
Questo affinché ciò che senza alcun dubbio si avvererà per i peccatori, non ci trovi in mezzo a coloro a cui toccherà: non perché non ci saremo, ma perché non ci troverà come coloro per i quali è stato predetto che si avvererà.
Perciò il giudice minaccia di venire, per non trovare chi debba punire quando verrà.
Così i profeti: cantano tali cose, per farci correggere.
Se Dio volesse condannarci, tacerebbe. Nessuno che voglia colpire dice: "Sta' attento!".
Tutto ciò che abbiamo ascoltato, fratelli, tramite le Scritture, è la voce di Dio che dice: "Sta' attento!".
E tutto ciò che soffriamo, le tribolazioni di questa vita, è castigo di Dio che vuol correggerci, per non condannarci alla fine.
Sono aspre, penose, spaventano a raccontarle, le molto gravi sofferenze che ciascuno deve sopportare in questa vita; paragonate però al fuoco eterno sono non dico piccole, ma nulle.
Sia che veniamo castigati noi, sia che altri vengano castigati, è per nostro ammonimento.
Tutte le pene, fratelli, che in questa vita ci vengono inflitte dal Signore, sono per ammonirci e per stimolarci a correggerci.
Verrà il fuoco eterno, riguardo al quale così verrà detto a coloro che saranno posti alla sinistra: Andate nel fuoco eterno, che è stato preparato per il diavolo e per i suoi angeli. ( Mt 25,41 )
Allora sì che si pentiranno! È scritto infatti in un certo libro della Sapienza: Si diranno, disingannati e gementi per angustia di spirito: ( Sap 5,3 ) Che cosa ci giovò la superbia?
Che utilità ci ha dato l'arroganza delle ricchezze? Tutte queste cose sono passate come ombra. ( Sap 5,8-9 )
Ci sarà pentimento, ma inutile; ci sarà pentimento, ma apporterà solo dolore, non rimedio.
Ora il pentimento è fruttuoso, in quanto la correzione è lasciata alla nostra libertà.
Pentiti alla voce della Scrittura. Se ti pentirai quando il giudice sarà venuto, il tuo pentimento sarà inutile.
Allora il giudice non farà altro che emettere la sentenza.
E non avrai motivo di recriminare, quando emetterà la sentenza.
Non ha taciuto infatti prima della sentenza.
Non te l'ha differita, se non per darti la possibilità di correggerti, come quando permise al ladrone che pendeva sulla croce di convertirsi.
Il ladrone, appeso alla croce insieme al Signore, credette in Cristo mentre i discepoli di lui avevano vacillato. ( Lc 23,42-43 )
I Giudei si beffarono di lui che aveva risuscitato i morti, ( Lc 23,35 ) il ladrone non si beffò di lui mentre pendeva con lui sulla croce.
Non c'è dunque ragione di dire, alla fine, al Signore: "Non mi hai permesso di vivere bene", o: "Non mi hai dato una proroga per pentirmi", o: "Non mi hai indicato che cosa dovevo ricercare e che cosa dovevo evitare".
Vedete bene che non tace, che differisce il tempo, che invita, che esorta, che minaccia.
Ha posto la sua parola in alto.
Nell'universo intero viene predicata a tutto il genere umano.
Non c'è nessuno che possa dire: "Non la conosco, non l'ho sentita mai".
Si compie quanto è stato detto nel salmo: Nessuno può sfuggire al suo calore. ( Sal 19,7 )
Ora il suo calore è la sua parola.
Convertiti ora al suo calore e non ti scioglierai come cera davanti al suo fuoco. ( Sal 68,3 )
Un giorno si avvererà, fratelli miei, quanto ora irridono gli empi, quanto ora disprezzano gli schernitori, quanto credono che falsamente venga cantato.
Un giorno si avvererà.
Se tante cose che sono state predette non si fossero avverate, allora abbandoniamo pure la speranza che ciò un giorno si avvererà; ma se tutto quanto è stato preannunziato riguardo al futuro della Chiesa lo vediamo già realizzato - anche gli occhi dei ciechi ne sono colpiti - perché dubitiamo della realizzazione anche di quelle cose?
Quando si diceva che la Chiesa di Cristo si sarebbe diffusa in tutto il mondo, erano in pochi a dirlo, mentre erano molti a riderne.
Ora si è già verificato ciò che è stato predetto tanto tempo fa: la Chiesa si è diffusa in tutto il mondo.
Migliaia di anni fa fu promesso ad Abramo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti. ( Gen 22,18 )
Venne Cristo dalla discendenza di Abramo, tutte le genti sono già benedette in Cristo.
Furono predetti scismi ed eresie: le vediamo.
Furono predette persecuzioni: vennero ordinate da re che adoravano gli idoli.
Volendo essi difendere questi idoli e combattere il nome di Cristo, la terra fu riempita di martiri.
Venne sparso come seme il sangue, spuntò come messe la Chiesa.
Né inutilmente la Chiesa pregò per i suoi nemici: credettero anche i persecutori.
Fu predetto anche che gli stessi idoli dovevano essere distrutti per il nome di Cristo: anche questo troviamo nelle Scritture.
Pochi anni addietro i cristiani leggevano queste cose e non vedevano la loro realizzazione.
Le aspettavano ancora come future e così morirono.
Non le videro realizzate ma tuttavia, credendo che sarebbero avvenute, con questa fede se ne andarono con il Signore.
Nei nostri tempi anche queste cose si vedono realizzate.
Tutto ciò che è stato antecedentemente predetto della Chiesa lo vediamo compiuto.
Soltanto il giorno del giudizio allora non arriverà? Questo solo è preannunziato e non arriverà?
A tal segno siamo ottusi e dal cuore di pietra, ( Lc 24,25 ) che leggiamo le Scritture, vediamo che ogni cosa che vi è scritta si è verificata quasi alla lettera, e tuttavia perdiamo la speranza quanto alle cose che rimangono ancora da realizzarsi?
E cos'è mai ciò che rimane da realizzarsi rispetto a ciò che vediamo esserci stato mostrato come già avvenuto?
Molto di più è ciò che il Signore ci ha fatto vedere [ come realizzato ].
Ci ingannerà in ciò che rimane da avverarsi?
Verrà il giudizio che renderà a ciascuno secondo i meriti: i beni ai buoni, i mali ai cattivi.
Cerchiamo di essere buoni e aspettiamo serenamente il giudice.
Fratelli miei, ascoltate in modo particolare quanto sto ora per dire.
Non voglio considerare con te le cose passate.
Da oggi in poi cambiati, il domani ti trovi diverso.
Noi, nel nostro pervertimento, vorremmo Dio tanto misericordioso, da essere ingiusto.
Altri al contrario, confidando troppo nella propria giustizia, lo vorrebbero tanto giusto da non volerlo misericordioso, Dio invece si presenta l'uno e l'altro, si mostra l'uno e l'altro.
La sua misericordia non condiziona la sua giustizia né la sua giustizia elimina la misericordia.
È misericordioso ed è giusto. Donde abbiamo la prova che è misericordioso?
Dal fatto che ora risparmia i peccatori e concede il perdono a chi si pente.
Donde abbiamo la prova che è giusto? Dal fatto che verrà il giorno del giudizio, che ora differisce ma non esclude.
E allora, quando verrà, renderà a ciascuno secondo i meriti.
O volete che dia a coloro che gli sono rimasti nemici quanto dà a coloro che si sono convertiti a lui?
Fratelli, vi sembra giusto che Giuda venga posto dove è stato posto Pietro?
Anche Giuda sarebbe stato posto dove è Pietro se si fosse emendato.
Ma, abbandonata la speranza del perdono, preferì impiccarsi anziché implorare la clemenza del re. ( Mt 27,5 )
Pertanto, fratelli, come avevo iniziato a dire, non abbiamo motivo per rimproverare Dio.
Di nulla avremo la possibilità di accusarlo, quando verrà a giudicare.
Ciascuno pensi ai suoi peccati e si liberi ora da essi, finché c'è tempo.
Sia fruttuoso il dolore, non sia sterile il pentimento.
Come se il Signore ci dicesse: "Ecco: ho indicato la sentenza, ma non l'ho ancora emanata.
L'ho preannunziata, ma non l'ho ancora fissata".
Perché sei rimasto perplesso quando ho detto: "Se tu cambi cambia anche lui"?
È scritto che Dio può pentirsi. ( Gen 6,6 )
Ma credi forse che Dio si penta come si pente l'uomo?
È stato detto: Se vi pentite dei vostri peccati, anch'io mi pentirò di tutti i mali che stavo per infliggervi. ( Ger 18,8 )
Forse Dio si pente perché ha sbagliato? Ma pentimento in Dio significa mutamento della sentenza.
Questo mutamento della sentenza non è ingiusto ma giusto.
Perché giusto? Mutando il reo, il giudice ha mutato la sentenza.
Non spaventarti: la sentenza è mutata, non la giustizia: La giustizia rimane inalterata in quanto chi è giusto deve perdonare a chi ha mutato condotta.
Come non perdona a chi è ostinato, così perdona a chi è mutato.
Chi ha dato la legge è anche il re che condona.
Inviò la legge, è venuto con benevolenza.
La legge ti aveva costituito reo, ( Rm 7,7 ) chi ti aveva dato la legge, ti ha assolto.
Anzi, non ti ha assolto, perché assolvere significa giudicare un innocente; piuttosto condona i peccati a chi si è convertito.
Sono tutti rei infatti coloro che sono avviluppati dai loro peccati.
Nessuno speri di potersene liberare.
Imploriamo tutti il perdono; il perdono però viene dato a chi si è convertito.
Allora saremo tranquilli, pur udendo: Come fonde la cera vicino al fuoco, così periscano i peccatori davanti a Dio. ( Sal 68,3 )
Sì, fratelli, periscano ora i peccatori davanti a Dio.
Periscano ora in quanto peccatori, sicché i peccatori non periscano.
Se iniziano a vivere rettamente, periranno sì come peccatori, ma non periranno come uomini.
"Uomo peccatore" sono due nomi. "Uomo" è un nome e "peccatore" è un nome.
Distinguiamo questi due nomi perché uno di essi l'ha fatto Dio, l'altro l'ha fatto l'uomo.
Dio ha fatto l'uomo, l'uomo si è fatto peccatore.
Perché tremi allora quando Dio ti dice: Periscano i peccatori davanti a me? ( Sal 68,3 )
Questo vuol dirti Dio: "Perisca in te ciò che tu hai fatto e io salvo quanto ho fatto io".
E ora arde il fuoco nel calore della parola, cioè realmente nel fervore dello Spirito Santo, come già abbiamo detto poco sopra, perché è scritto in un altro salmo: Nessuno può sfuggire al suo calore. (. Sal 19,7 )
Che si tratti del calore dello Spirito Santo lo afferma l'Apostolo: Ferventi nello Spirito. ( Rm 12,11 )
Perciò invece del volto di Dio poniti davanti nel frattempo la Scrittura divina.
Sciogliti davanti ad essa. Pentiti, nell'ascoltare queste cose, nei riguardi dei tuoi peccati.
Quando ti penti e ti tormenti con te stesso al calore della parola, quando anche le lacrime cominciano a scendere, non sei simile alla cera che si scioglie poco a poco e che scorre sgocciolando come lacrime?
Fa' ora ciò che temi di dover fare in futuro, e non dovrai temere il futuro.
Solamente, non svaniscano come fumo. ( Sal 68,3 )
In quel passo trovi indicate ambedue le espressioni e, forse, non senza motivo, perché esiste anche una diversità di peccatori.
Nello stesso unico versetto il salmo ha indicato le due espressioni: Svaniscano come svanisce il fumo e: Come fonde la cera vicino al fuoco, così periscano i peccatori davanti a Dio. ( Sal 68,3 )
Chi sono coloro che svaniscono come il fumo?
Chi sono se non i superbi, che non confessano i loro peccati, ma li difendono?
Perché sono stati paragonati al fumo? Perché il fumo si eleva innalzandosi verso il cielo.
Ma quanto più sale in alto, tanto più facilmente svanisce e si disperde.
Riflettete di nuovo su quanto ho detto.
È più consistente il fumo quand'è vicino al fuoco e vicino alla terra.
Non ancora è svanito, non ancora è disperso dai venti.
Ma quando si assottiglia, svanisce e si disperde? Quando si è molto innalzato.
Poiché il superbo si erge contro Dio come il fumo contro il cielo, è naturale che svanisca alla stessa maniera e scompaia - per dir così - nelle varie correnti della sua vana ambizione, come sparisce il fumo andato in alto, gonfio di una estensione evanescente, non consistente.
Così infatti è il fumo: vedi una grande massa; la puoi vedere ma non la puoi trattenere.
Abbiate orrore, fratelli, di una simile condanna più di ogni altra cosa, affinché non v'accada di scusare i vostri peccati.
E se ancora li commettete, per lo meno non vogliate più scusarli. Sottomettetevi a Dio.
E percuotete i vostri petti in maniera che anche quelli che sono rimasti non si commettano più.
Sforzatevi di non farli e se è possibile non ne fate alcuno.
Se ancora non è possibile che non ne facciate nessuno, rimanga per lo meno l'onesta confessione di essi.
Rimarrà il rifugio della sua misericordia affinché, se tu ti sforzi di eliminarli completamente e se con il suo aiuto ci riuscirai, egli possa facilmente perdonare quelli che ti rimarranno lungo il ritrovato cammino e nello slancio preso.
Comunque tendi ad andare avanti, a non desistere.
Se l'ultimo giorno non ti troverà vincitore, ti trovi per lo meno ancora combattente, non catturato e fatto schiavo.
La sua misericordia è sovrabbondante e generosa la sua benevolenza: ci ha redenti con il sangue del Figlio suo, ( 1 Pt 1,18-19 ) mentre per i nostri peccati non meritavamo niente.
Egli aveva fatto certo una grande cosa nel creare l'uomo a sua immagine e somiglianza. ( Gen 1,27 )
Ma poiché noi con il peccato volemmo ridurci al nulla ed ereditammo dai progenitori un legame di morte e divenimmo una massa di peccato, una massa d'ira, piacque a lui, nella sua misericordia, riscattarci a tanto prezzo.
Ha dato per noi il sangue del suo Unigenito innocentemente nato, innocentemente vissuto, innocentemente morto.
Chi ci ha riscattato a tanto prezzo non vuole che periscano quelli che si è acquistato.
Non li ha acquistati per farli perire, ma per dar loro la vita.
Se i nostri peccati sono una mole più grande di noi, Dio non disprezza il prezzo da lui pagato.
Ha pagato un prezzo ingente.
Da parte nostra però non lusinghiamoci basandoci unicamente sulla sua misericordia, se non siamo decisi a combattere i nostri peccati.
E se ne commettiamo, soprattutto di gravi, non speriamo che ci si usi una tale misericordia che includa dell'ingiustizia.
Potrà forse collocare coloro che niente hanno fatto per vivere da convertiti, ma rimasero nell'ostinazione e durezza di cuore, incolparono anzi Dio difendendo i propri peccati, nello stesso posto ove ha collocato i santi Apostoli, i Profeti, i Patriarchi e i suoi fedeli che si sono comportati bene, che lo hanno servito, che hanno camminato nella castità, nella modestia, nell'umiltà, facendo elemosine, perdonando tutto ciò che dovettero sopportare dagli altri?
Tale è la via seguita dai giusti, tale è la via seguita dai santi che hanno ritenuto Dio come loro padre e la Chiesa come loro madre.
Non disgustando né quel Padre né questa madre ma vivendo nell'amore di ambedue questi genitori e affrettandosi verso l'eredità eterna, appunto perché non si è offeso il Padre né la madre, verrà data a ciascuno l'eredità.
Poiché due genitori ci hanno generato per la morte, due genitori ci hanno generato per la vita.
I genitori che ci hanno generato per la morte sono Adamo ed Eva, i genitori che ci hanno generato per la vita sono Cristo e la Chiesa.
Mio padre che mi ha generato fu per me Adamo, mia madre fu per me Eva.
Siamo nati secondo questa generazione carnale, per dono certo di Dio - perché anche questo dono non è di altri ma di Dio - e tuttavia, fratelli, perché siamo nati? Certo per morire.
I predecessori generarono dei loro successori.
Forse hanno generato figli con lo scopo di poter vivere per sempre con essi su questa terra?
Ma siccome dovevano morire, si sono generati dei figli che succedessero ad essi.
Dio padre e la madre Chiesa invece non generano per questo. Generano per la vita eterna, perché anch'essi sono eterni.
E abbiamo, come eredità promessa da Cristo, la vita eterna.
Per il fatto che il Verbo si è fatto uomo ed abitò in mezzo a noi, ( Gv 1,14 ) essendo stato allevato crebbe.
Dopo aver patito, dopo essere morto ed essere risuscitato, ricevette in eredità la vita eterna.
In quanto uomo ricevette la resurrezione e la vita eterna; in quanto uomo la ricevette.
In quanto Verbo invece non la ricevette, perché rimane immutabile per sempre.
Poiché dunque quell'uomo che risorse e, reso vivo, ascese al cielo, ricevette la resurrezione e la vita eterna, questa stessa cosa è stata promessa a noi.
Aspettiamo la stessa eredità, la vita eterna.
Ancora infatti non l'ha ricevuta tutto il corpo, perché il capo è nel cielo, le membra sono ancora sulla terra.
Non soltanto il capo riceverà l'eredità, né il corpo verrà abbandonato.
Ma il Cristo totale riceverà l'eredità, totale come uomo, cioè il capo e il corpo.
In quanto dunque siamo membra di Cristo speriamo l'eredità.
Mentre tutte queste cose passeranno, riceveremo questo bene che non passerà mai ed eviteremo quel male che pure non passerà.
Sono infatti ambedue eterni. Non promise ai suoi un qualcosa di non eterno né minacciò agli empi qualcosa di temporaneo.
Come ha promesso ai santi la vita, la beatitudine, il regno, l'eredità eterna senza fine, così ha minacciato agli empi il fuoco eterno. ( Mt 25,41 )
Se ancora non amiamo ciò che ha promesso, per lo meno temiamo ciò che ha minacciato.
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