Discorsi su argomenti vari

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Discorso di Sant'Agostino su l'obbedienza

1 - L'agitazione che ieri ha turbato e noi e voi - e per causa vostra più noi che voi - esigeva, lo riconosco, che oggi non si tenesse il discorso; ma dal nostro fratello e signore ci giunge un precetto di carità di fronte al quale non possiamo non prestare il nostro servizio.

Quanto a voi inoltre notiamo che avete desiderio di ascoltarci ed auspichiamo che Dio si degni di concedervene il frutto nel cambiamento dei vostri costumi e soprattutto nella vostra docilità.

Eccoci dunque a prestarvi il nostro ministero nel nome di Cristo, poiché in effetti noi siamo al servizio di Cristo, di cui voi siete le membra. ( 1 Cor 12,27 )

Dinanzi al vostro vescovo e dinanzi a voi voglio ad ogni modo fare una confessione, come la sento alla presenza di Dio, al cui orecchio è voce il mio stesso pensiero.

Lui chiamo a testimone contro l'anima mia ( 2 Cor 1,23 ) che nessun altro motivo, all'infuori della carità del vostro vescovo, ci ha indotti a venire in questa città per parlarvi di qualcosa a noi donata dal Signore.

E quando dico carità non mi riferisco tanto a quella che io nutro per lui, ma principalmente a quella con cui io stesso ( lo dico senza illudermi ) mi sento amato da lui.

Per quanto infatti voi ci conosciate, in nessun modo potete conoscerci quanto profondamente ci conosciamo a vicenda noi due che, nell'amore di Cristo, siamo posti a vostro servizio.

Certamente noi amiamo anche voi, come vedete voi stessi e Dio conosce; tuttavia sappiate, carissimi, - lo affermo davanti a Cristo - che, se anche voi ci desideraste più di tutte le cose che desiderate, ma avvertiste che nell'animo del vostro vescovo alberga una, per quanto piccola, opposizione di volontà nei nostri confronti, certamente non ci vedreste qui presenti.

2 - Egli, in effetti, in data recente si è degnato d'inviarci una lettera così pressante da affermare che, se avessimo pensato di rinviare la nostra venuta o tenere in sospeso la decisione di venire o non venire, avremmo offeso quella carità che è il nome con cui chiamiamo Dio. ( 1 Gv 4,8 )

Considerate poi la nostra poca salute e il doverci impegnare in un così lungo viaggio nel pieno dell'inverno.

Ma ascolti la vostra carità.

Il primate della Numidia, il santo e venerato vegliardo Santippo, ha indetto un Concilio a Costantina per il 28 gennaio.

Sì, un Concilio è stato indetto dal primate della Numidia per tutti i vescovi della Numidia, che è la Provincia in cui noi ci troviamo.

Penso sappiate, o carissimi, che il vescovo di Costantina è uno dei nostri confratelli, nutrito dalla stessa parola di Dio, poi diventato prete nella città di Tagaste da dove fu promosso vescovo di Costantina.

Non sono in grado di dirvi con quali lettere ha cercato di sollecitarmi perché mi recassi a Costantina.

Ma una volta indetto, il Concilio fugò i miei indugi e i miei dubbi.

Nonostante ciò, carissimi, dal mio signore e fratello, il vostro vescovo Aurelio, sono giunte alla mia insignificante persona lettere tali che per la gravità e serietà delle affermazioni vinsero ogni proposito fatto in antecedenza e, lasciato tutto il resto, non dico mi sospinsero da voi: mi ci fecero volare.

Egli si è degnato di rivolgermi un comando non solo motivato da grande fiducia, ma anche carico di gravi minacce, tanto che ho ritenuto provenisse non da lui ma da Dio.

E allora mi sono detto: se vado là arrendendomi al suo volere - anzi al volere di Dio manifestatosi per suo mezzo - presentando le lettere del vescovo di Cartagine potrò giustificare la mia assenza dal concilio presso il mio signore, il vecchio Santippo, il quale non si adirerà contro di me se, mancando al concilio delle Numidie, dove la mia presenza era richiesta dal suo comando, avevo scelto di venire presso di voi.

3 - A cosa mira tutto questo che vi sto dicendo?

Ieri i miei occhi osservavano come vicino ai nostri orecchi e alla nostra voce c'era uno spazio non occupato dai fratelli.

Non fummo noi quindi a decidere che il discorso si tenesse piuttosto da quella sede, sembrandoci giusto che toccasse ai fedeli obbedire e avvicinarsi al vescovo, anziché al vescovo spostarsi in altro luogo, provocando peraltro notevole confusione essendo numerosa la gente che si era accalcata nell'emiciclo dove era più sicura di poter in qualche modo sentire.

Era certamente più numerosa la folla che si sarebbe dovuta trasferire da un posto all'altro.

Ma se questo era possibile forse per gli uomini, come lo era per il sesso debole?

Senza dubbio le donne avrebbero cominciato a spintonarsi per il desiderio di stare più vicine; e nel far ciò non avrebbero forse causato strepito ed avrei ascoltato grida che non convengono, soprattutto in chiesa?

Questo solo era il problema: che quei pochi che si addossavano alle cancellate si fossero degnati di farsi avanti e di occupare lo spazio vicino a noi che parlavamo.

Era forse una gran cosa quella che chiedevamo?

Ma essi non vollero ascoltarci e ne seguì un tumulto, con grande nostra tristezza, che solo ora Dio s'è degnato di cancellare con il discorso del vostro venerabile vescovo.

Del resto, fratelli, vi esortiamo a non credere che sia stato lui a non concedermi di tenere il discorso nel posto che da alcuni mi si chiedeva con ostinazione e mi si voleva imporre tumultuando.

Ecco perché ho detto tutte queste cose.

Infatti se avessimo notato la benché minima resistenza nel cuore del nostro santo fratello vescovo, non saremmo mai giunti in questa città, tanto più che altrove abbiamo necessità quanto mai urgenti.

4 - Che cosa dunque? Non ricordate, carissimi, che ho disputato con i donatisti per quattro giorni consecutivi proprio nella sede presso la cancellata?

Forse si aspettò che venisse richiesto da voi?

Forse non fu nostra l'idea?

L'oratore vide che si doveva fare e lo fece; ora non ha visto che si dovesse fare e non l'ha fatto.

Forse voi dite: era forse cosa grande o difficile quel che chiedevamo?

Anche se era piccola cosa quel che chiedevate, non è cosa piccola l'obbedienza che esigiamo da voi.

Di questa voglio dunque parlarvi.

Ho udito infatti certi fratelli che brontolavano: " Ecco lui che discettava sul dovere di mettersi al servizio dei deboli!

Il giorno prima l'ha predicato, il giorno dopo ha fatto il contrario.

Avrebbe dovuto mettersi al nostro servizio! Perché scese dalla cattedra? ".

Ebbene, voglio spiegarvi, fratelli santi, il motivo per cui sono sceso.

Anzi, di questo deve scusarmi colui al quale non chiesi il permesso di scendere.

Ma fu così forte la decisione presa, che non lo consultai per paura che me lo proibisse.

Se infatti lo avessi consultato e me lo avesse proibito, non mi restava che obbedire, cioè dovevo necessariamente rimanere.

Ho preferito quindi chiedergli perdono per essere sceso senza suo consiglio o comando, che rinunciare a fare quel che ritenevo doversi fare.

5 - E adesso ascoltate il motivo per cui ritenni doveroso fare così.

Che questo popolo sia stato sempre obbediente al suo vescovo quando è presente, è cosa che conosciamo non solo noi, ma è conosciuta da tutta l'Africa e direi quasi da tutto il mondo, almeno dovunque siano giunte notizie della chiesa di questa città.

Qui tempo addietro c'era disordine e confusione tra uomini e donne.

Lo sappiamo tutti, perché anche noi negli anni passati fummo partecipi di questa indecenza.

Ora invece il Signore, per l'opera del suo servo, ha fatto sì che i due sessi non partecipino più alle veglie mescolati tra loro.

Da giovane, quand'ero studente in questa città, partecipando alle veglie, vedevo come le donne, non separate dall'improntitudine degli uomini, fornissero a volte l'occasione per cui la stessa castità veniva tentata.

Ora invece con quale rispetto all'onestà, alla castità, alla santità, si partecipa alle veglie!

Una tale disciplina non potrà dispiacere nemmeno a quelli per colpa dei quali è stata introdotta.

Gli stessi maligni, gli stessi sfacciati, gli stessi attentatori dell'altrui castità potranno dispiacersi di tali precauzioni, ma certo non ritenerle una colpa.

Ma è stato forse questo l'unico risultato che si è ottenuto, per cui di questo solo dobbiamo rallegrarci?

Cosa dovremmo dire della separazione ottenuta nei corridoi e negli ingressi?

Con quanta diligenza si è provveduto, con che lungimiranza si è escogitato, con che tenacia si è conseguito che coloro che, una volta entrati avrebbero occupato posti diversi, entrassero anche per anditi diversi.

Perché non avvenisse che, entrando per passaggi angusti, potessero iniziare quegli approcci che poi pensavano di portare a compimento.

Mi riferisco alle parole che certi servi disonesti e impudenti sogliono rivolgere alle matrone quando passano davanti a loro.

Come si è vigilato per scoprire questi abusi, con quanta energia si è lavorato per toglierli!

A ricordare quel che accadeva nella chiesa di Mappalia presso la memoria del santo vescovo e martire Cipriano, anche ora probabilmente ne proveremmo dolore; se lo dimenticassimo ci sentiremmo meno obbligati a ringraziare Dio.

Ricordate con noi, fratelli carissimi, quanto è avvenuto: io non faccio altro che elencare i benefici di Dio a voi elargiti tramite il vostro vescovo.

Dove un tempo risuonavano canzonette oscene, ora si cantano inni; dove si vegliava per la lussuria, ora si veglia per conseguire la santità; dove infine si offendeva Dio, ora si impetra la sua misericordia.

Vi prego, carissimi, di non dimenticare queste cose.

Esse sono recenti, si può fare il confronto; ieri accadevano, oggi non più.

Come avrebbe potuto il vostro vescovo ottenere questi risultati se il popolo non fosse stato obbediente?

Voglio pertanto dirvi qualcosa - ma non vi sembri poco questo " qualcosa " - sui vantaggi della vostra obbedienza.

Se agli sforzi del vostro vescovo non avesse corrisposto la vostra buona volontà, sarebbe riuscito in qualche modo a portare a termine simile impresa?

È intervenuta quindi la misericordia di Dio, e si è manifestata nella sua vigilanza e nella vostra obbedienza.

Conoscendo questi fatti, come cioè voi siete stati sempre docili, vi abbiamo proposto come esempio alle altre chiese.

Alle piccole comunità di campagna, chiassose e restie nell'obbedire ai propri vescovi, eravamo soliti dire: " Andate a vedere come si comportano i cristiani di Cartagine ", e godevamo di cuore del vostro buon esempio.

Come è accaduto, fratelli, che ieri fossimo rattristati dalla vostra insubordinazione, quasi che le nostre frequenti visite vi abbiano insegnato la disobbedienza?

6 - Prestatemi attenzione, carissimi.

L'essere io disceso dall'ambone forse fu segno della povertà del mio ministero e ne sono dispiaciuto.

Mi pregavate di farvi udire meglio; ma cosa avrebbe potuto costruire l'oratore, quando l'ascoltatore minacciava una rovina?

Mi direte: " Ma perché una rovina? Cosa chiedevamo di straordinario? Forse chiedevamo qualcosa di male? ".

Vi dirò quale rovina, ve lo dirò per incutervi timore, non per farvi cadere.

Non sapete che una scintilla può provocare un incendio?

Non sapete che piccolissime gocce gonfiano i fiumi e provocano frane?

Non vi sembri colpa lieve la disobbedienza.

È questo che vogliamo dire: non importava nulla ascoltare da un posto anziché da un altro.

Che vi fosse attorno a noi uno spazio libero che poteva essere riempito dalla folla, lo sapevamo sia noi che voi.

Per quale motivo vi opponeste e non voleste venirmi vicino, se non per pura ostinazione? "

Così soltanto: o si fa quel che vogliamo noi o non si potrà fare quel che voi volete ".

Noi volevamo che poteste ascoltare, e quel che volevamo era utile a tutti.

Ma alcuni che erano attaccati alla cancellata, visto che noi non ci piegavamo alla loro irragionevole pretesa, giunsero a gridare: " Si dia il congedo ".

Orbene, per quanta fosse la distanza e io dicessi adagio: " Sì, si dia il congedo ", tutti mi sentiste, e infatti pazientemente siete rimasti in silenzio.

Che ne direste se il nostro intento era di mettere alla prova la vostra obbedienza?

" In cosa tanto piccola - dirà qualcuno - quale prova avresti avuto? ".

Ma se non siete obbedienti in una cosa così piccola, forse lo sareste stati in una più grande?

Non avete letto quel che dice il Signore: Chi è fedele nel poco è fedele anche nel molto, chi invece è infedele nel poco è infedele anche nel molto? ( Lc 16,10 )

7 - Volete sapere che gran male è la disobbedienza, per cui ho detto: " L'uditorio minacciava di condurci alla rovina "?

Nel suo paradiso Dio disseminò ogni cosa buona.

In tutto l'universo Dio fece buone tutte le cose, come afferma la Scrittura: Dio vide tutte le cose che aveva fatte, ed ecco, erano buone assai. ( Gen 1,31 )

Se erano buone tutte le cose create, quanto più quelle, molto più gioconde, che collocò nel paradiso?

Se dunque vi aveva collocato piante che erano tutte buone, che senso ha quel precetto: Non toccare di quell'albero?

Come sapete, questo fatto costituisce un problema per coloro che non sanno capire quanto grande sia il bene dell'obbedienza e come altrettanto grande sia il male della disobbedienza.

Ecco, Dio aveva piantato alberi che erano tutti buoni, eppure dice: Non ne toccherai. ( Gen 2,17; Gen 3,3 )

" Cosa non debbo toccare? Hai forse piantato in questo luogo qualche albero cattivo?

Se vi hai piantato qualcosa di cattivo, portalo via e non stare a proibirmi di toccarlo ".

Gli disse: " Tu non devi toccare di questa pianta ", una pianta che, se non fosse stata buona, non si sarebbe potuta trovare in paradiso.

O che per caso voi pensate che Dio fuori del paradiso aveva riempito la terra di alberi buoni mentre nel paradiso aveva piantato qualche albero cattivo?

Naturalmente, se sulla terra comune c'erano piante buone, quelle del paradiso erano senz'altro migliori.

Tuttavia, siccome fra tutte le cose buone collocate nel paradiso la migliore era l'obbedienza, Dio diede una proibizione, peraltro limitata, perché non si pensasse che, non avendo proibito nulla, non fosse lui il padrone di tutto.

Che dire al riguardo? Qualcuno forse penserà che Dio volle comportarsi da padrone per vanagloria.

Sappia costui che, quando Dio esercita il suo dominio, questo non reca vantaggi a Dio ma a colui che è dominato.

Quanto a Dio, egli non diminuisce se noi lo disprezziamo, né cresce se noi lo serviamo con fedeltà.

Essere sotto un tale padrone giova a noi, non a lui; e se egli vuol esercitare il suo dominio su di noi, lo vuole perché è vantaggioso a noi, non a lui.

Egli infatti non ha bisogno di nessuno dei nostri beni, mentre noi bisogniamo di tutti i suoi beni e dello stesso Dio, che è il nostro bene sommo.

Il sommo nostro bene infatti, il bene per eccellenza, il bene del quale nessun altro è migliore, è Dio.

Guarda come confessa quel suo servo, ascolta le parole del salmo: Ho detto al Signore: Tu sei il mio Dio poiché non hai bisogno dei miei beni. ( Sal 16,2 )

Se dunque Dio proibì qualcosa, lo fece per imporre una legge, perché l'uomo servisse al suo padrone, perché si potesse distinguere la sottomissione dall'indocilità come la virtù dal vizio.

E quell'albero fu chiamato " albero della scienza del bene e del male ", ( Gen 2,17 ) non perché pendevano dai suoi rami, si fa per dire, i frutti del bene e del male; lo si chiamò " albero della scienza del bene e del male " perché, se trasgredendo il precetto l'uomo lo avesse toccato, in quell'albero avrebbe esperimentato quanta differenza ci sia fra il bene dell'obbedienza e il male della disobbedienza.

Avendo infatti disprezzato il precetto divino, da quell'albero derivò all'uomo la morte; se lo avesse rispettato, avrebbe conseguito l'immortalità.

Vedete dunque, miei fratelli, che gran male sia la disobbedienza.

Fu lei la prima sciagura dell'uomo.

8 - Da questa caduta vogliamo certamente rialzarci.

Ma allora perché ripetiamo il fatto per cui cademmo?

Basti che l'abbia commesso Adamo: ora è venuto Cristo e, se in Adamo tutti si muore, in Cristo tutti riavremo la vita. ( 1 Cor 15,22 )

Da Adamo derivò al genere umano quella radice del male che è la disobbedienza; in Cristo è la radice dell'immortalità, cioè l'obbedienza.

Pertanto Adamo fu per noi principio e modello a disobbedire, Cristo invece ad obbedire.

Ma in che modo Cristo ci insegna l'obbedienza?

Perché essendo uguale al Padre dice di essere il servo del Padre.

Essendo cattolici, voi certamente conoscete come me la fede cattolica; conoscete le parole: Io e il Padre siamo una cosa sola, ( Gv 10,30 ) e le altre: Chi vede me vede il Padre, ( Gv 14,9 ) e le altre: E il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio, ( Gv 1,1 ) e le altre ancora: Esistendo nella forma di Dio, non ritenne una usurpazione la sua uguaglianza con Dio ( Fil 2,6 )

Per Cristo infatti l'uguaglianza col Padre non costituì un furto ma era la sua stessa natura: ed ecco che colui per il quale costituì un furto decadde [ dal suo stato ], mentre Colui che l'aveva per natura, anche quando discese [ dal cielo ] rimase nella sua dignità.

Ce lo spieghi meglio lo stesso apostolo Paolo quando inculca l'obbedienza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.

Vale la pena recitare e ascoltare tutto intero il brano.

Ecco, osserva come il Figlio nella forma di Dio è uguale al Padre, e leggi le parole che seguono: Esistendo nella forma di dio, non ritenne una usurpazione la sua uguaglianza con Dio.

" Ma poi cosa fece? ". Ma spogliò se stesso. ( Fil 2,7 )

" In che senso spogliò se stesso? Non avrà per caso perso la sua uguaglianza? ".

Non pensare a questo. Ascolta quel che aggiunge e ascolterai come si sia spogliato: ascolterai che, assumendo ciò che non era, non si spogliò perdendo ciò che era suo. Dice: Spogliò se stesso.

" In che modo? Ti scongiuro, dimmelo finalmente! ".

Prendendo la forma di servo.

" Chi prese la forma di servo? ".

Colui che, esistendo nella forma di Dio - lì esistendo, qui prendendo - prendendo la forma di servo divenne simile agli uomini.

Si lasciò formare nel grembo di una madre che lui stesso aveva formato e divenne simile agli uomini e all'apparenza si presentò come un semplice uomo.

" Ma noi stavamo parlando dell'obbedienza; invece abbiamo ormai udito molte cose ma nulla sull'obbedienza. Ho udito che spogliò se stesso, ho udito che prese la forma di servo, ho udito che si rese simile agli uomini; ma dimostraci che questo fece per obbedienza ".

Ascolta la finale: Divenne simile agli uomini e nel sembiante fu trovato simile all'uomo; umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte. ( Fil 2,6-8 )

9 - Osserviamo il padrone del servo!

Il padrone si sottomette; il servo potrà essere sprezzante?

Nessuno dica in cuor suo: " Ma lui tutto questo lo ha fatto appunto perché è padrone ".

Cos'è che ha fatto perché è padrone?

Ti ho forse detto che diede questi comandi: " Arda il sole, percorra la luna il suo corso calando e crescendo ogni mese; risplendano in cielo gli astri; scaturiscano dalla terra le fonti; si muovano gli animali, volino gli uccelli, guizzino i pesci "?

E ancora. Ti ho forse ricordato almeno questi altri ordini: " Si aprano gli occhi al cieco, si schiudano gli orecchi al sordo, fugga la febbre dal malato, risusciti il corpo del morto "?

Non intendo parlarti di tutto ciò: questo egli l'ha fatto come Dio, mentre io da te esigo l'obbedienza, di cui egli ci ha dato l'esempio come servo.

Ripeto: è l'obbedienza che ti chiedo.

Per il dono dell'immortalità tu sarai simile a lui; per l'obbedienza egli si è fatto simile a te.

Egli darà a te la sua vita perché ha fatto sua la tua morte.

Ma tu obietti: " Egli obbedì a Dio Padre.

Tu invece a chi vorresti che si obbedisca?

Egli infatti obbedì a Dio Padre come ad un eguale ".

Pensi forse che ci sia una qualche differenza tra l'aver egli servito a Dio Padre e l'ordine a te dato di obbedire al tuo vescovo?

Chi ha costituito tuo capo il vescovo al quale devi obbedire?

Ti sei forse dimenticato del Vangelo: Chi ascolta voi ascolta me, ( Lc 10,16 ) e chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato? ( Mt 10,40 )

Obietti infine: " Egli ha servito il Padre ".

Cosa diresti se egli si è fatto anche tuo servo? Sarai tu per caso suo padre o sua madre?

In effetti egli sulla terra si è degnato di avere una madre ma non un padre.

Così diede prova che entrambe le sue generazioni, quella divina e quella umana, furono mirabili, essendo stata quella divina senza madre e quella umana senza padre.

Tuttavia - leggete il Vangelo! - da fanciullo visse soggetto ai genitori: nella puerizia si assoggettò ai genitori ( Lc 2,51 ) lui che nella maestà divina era il Signore dei genitori.

Quanto a te, sebbene tu non sia sua madre, egli si pose anche al tuo servizio, avendoci egli insegnato a servire non solo con la parola ma anche con l'esempio.

Fu cosa da poco per il Signore dire ai suoi discepoli: Servitevi a vicenda. ( Gal 5,13 )

È il Signore che lo comanda, e ciò naturalmente sarebbe dovuto bastare.

Si poteva forse pensare che egli avrebbe mostrato con i fatti quanto ordinava?

O qualcuno di noi avrebbe potuto pretendere che il Signore nostro mettesse per primo in pratica quanto prescriveva?

Eppure, nonostante che nessun uomo poteva pretendere tanto, egli di sua propria iniziativa diede ai discepoli l'esempio di come ci si debba servire a vicenda.

Disse: Chi fra voi vuol essere il più grande sarà vostro servo. ( Mt 20,26-27 )

Udito il nome di servi, i discepoli si sarebbero potuti rattristare e dirgli: " Dunque, Signore, dovremo essere degli schiavi noi, che tu hai riscattati?

Saremo servi noi, per i quali hai versato il sangue?

Non dovremo riconoscere nel tuo sangue il prezzo da te sborsato affinché noi meritassimo la libertà? ".

Egli consolò la loro superbia non ancora guarita e forse rattristata, dicendo: Sarà vostro servo, come il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito ma per servire. ( Mt 20,27-28 )

Eccolo diventato nostro servo, senza che noi siamo sua madre.

O siamo forse anche sua madre? Chi fa la mia volontà è per me fratello e madre. ( Mt 12,49-50; Mc 3,34-35; Lc 8,21 )

10 - Mi dirà qualcuno: " Se è così, prenda il mio vescovo l'esempio dal mio Signore e cominci a servirmi ".

Al che io così rispondo, miei cari: comprenda chi può! : Se non fosse al vostro servizio - dico - non impartirebbe ordini.

È al vostro servizio chi vi comanda quanto è a voi utile; è vostro servo mediante la sua vigilanza, servo per la premura, servo per la sollecitudine, infine servo per la carità.

In realtà Colui che sulla terra si fece servo, anche lui impartiva ordini ai discepoli.

Ascolta come comandi loro e come essi lo servano: Dove vuoi che ti apparecchiamo per la Pasqua? ( Mt 26,17 )

Ed egli manda chi vuole dove vuole, e ordina che gli sia preparato là dove vuole.

Erano altri ad eseguire il suo comando, ma a servire era piuttosto lui.

Non mentiva infatti quando affermava: Come il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito ma per servire. ( Mt 20,28 )

Cos'è questo: Non è venuto per essere servito ma per servire?

Ecco, vedo i discepoli mettersi in moto, preparare la Pasqua, sistemare per la cena.

In che senso egli non venne ad essere servito ma a servire? Cosa voleva servire?

Prosegue: E dare la vita per i suoi amici. ( Mt 20,28 )

Volete sapere in che cosa si è fatto servo?

Da lì noi oggi traiamo la vita; da quella mensa che allora egli ci servì, noi oggi siamo nutriti.

11 - Disse: Andate nel villaggio che sta di fronte a voi e lì troverete legato un puledro, figlio di asina, sul quale nessuno si è mai seduto.

Recatelo qua; e se qualcuno vi dirà: « Cosa state facendo, dove conducete il puledro? », rispondete: " Occorre al Signore "; così essi ve lo lasceranno. ( Lc 19,30-31; Mt 21,2-3; Mc 11,2-3 )

Udirono, andarono, eseguirono.

Nessuno oppose resistenza o disse: " Perché mai vuole che gli si vada a prendere il puledro? Forse colui che risuscitava i morti, a forza di camminare si è infiacchito ".

Ascolta, servo! Ed esegui quel che ti viene comandato da colui che certamente desidera guarirti, da colui che ti sta somministrando la cura che ti porterà a salvezza.

Cercare il motivo del comando equivale a discutere, non ad obbedire.

Sii prima un diligente esecutore, perché possa essere poi un preciso espositore.

Lavatevi, siate mondi! Sono parole di uno che comanda.

Togliete l'iniquità dalle vostre anime e dalla vista dei miei occhi.

Sono parole di uno che comanda.

Imparate ad agir bene, giudicate a favore del pupillo, difendete la causa della vedova - Hai messo in pratica questi comandi?

- E poi venite, discutiamo, dice il Signore. ( Is 1,16-18 )

Or dunque quel puledro che stava nel villaggio di fronte a loro, venne sciolto.

Cosa rappresenta quel villaggio situato di fronte ai discepoli se non il mondo attuale?

Andate nel villaggio che sta di fronte a voi.

Di fronte ai discepoli c'è il mondo presente: la menzogna contro la verità, la lussuria contro la castità, la disobbedienza contro l'obbedienza.

In quel villaggio, che rappresenta il mondo, era legato un puledro sul quale non si era seduto alcun uomo.

E chi è questo puledro che stava legato nel villaggio posto di fronte e sul quale non si era seduto nessun uomo?

Chi raffigura se non i popoli pagani, legati dai lacci del diavolo?

Su di lui non si era seduto nessuno: esso non aveva portato sul dorso alcun profeta.

Lo si scioglie e lo si conduce [ a Cristo ]. Così porta Dio.

Il Signore lo sostiene, lo guida nella via, e per guidarlo a dovere ricorre alla frusta.

Comunque, in coloro che eseguirono l'ordine di recare il puledro ci fu l'obbedienza, come anche ci fu obbedienza in coloro che, udito che il Signore ne aveva bisogno, subito consegnarono il puledro.

Intendi come ti pare queste persone.

A legare quel puledro erano state, forse, le potenze avverse; forse, gli uomini che avevano legato il puledro raffigurano il diavolo e i suoi angeli, ( Mt 25,41 ) ad opera dei quali i popoli del paganesimo erano stati avvinti da perniciosa superstizione.

Tuttavia il potere di colui che impartiva l'ordine era così grande che gli avversari non poterono più oltre trattenere presso di sé l'animale di cui il Signore diceva d'avere bisogno.

Orbene, cosa siete voi, miei fratelli? Cosa volete essere?

Coloro che sciolsero il puledro o il puledro stesso?

Dio, infatti, vi liberi dall'essere quei tali che avevano legato il puledro ( sebbene nemmeno costoro osarono opporre resistenza a Cristo! ).

Cosa dunque volete essere, miei fratelli? Coloro che sciolsero il puledro o il puledro stesso?

Penso che non osiate attribuire a voi la parte di coloro che sciolsero il puledro.

Ciò infatti compirono gli apostoli; e questa è la parte che spetta ai vostri prelati: è la parte che sosteniamo noi, mettendoci ogni sollecitudine secondo le capacità a noi elargite dal Signore.

In forza di questa incombenza vi stiamo parlando.

Voi siete il puledro : obbedite dunque a coloro che vi conducono a portare il Signore.

Sì, miei cari! Richiamate alla mente i discepoli che sciolsero il puledro e lo condussero al Signore.

Loro guidavano; l'animale seguiva.

Non si dice infatti né che loro lo strattonavano né che lui tirava calci.

Tuttavia, dato che stiamo parlando nel nostro ufficio di servi, quando i discepoli menavano il puledro al Signore possiamo ben dire che essi stavano al servizio di quel puledro.

Altrettanto facciamo noi.

Quando vi indirizziamo al Signore, quando vi insegniamo l'obbedienza e vi sproniamo a praticarla siamo al vostro servizio.

Se noi non avessimo voluto prestare servizio alla vostra debolezza, oggi voi non udreste la nostra parola.

12 - Sì, carissimi! È vero che anche noi siamo uomini; ( At 14,14 ) che anche noi, incaricati di portare voi, siamo deboli.

Ieri ci causaste del turbamento; eppure in questo stesso turbamento noi si temette principalmente per voi, che cioè voi nella nostra persona contristaste lo spirito di Dio, ( Ef 4,30 ) per incarico del quale noi siamo al vostro servizio.

Cosa pensate di me, fratelli? Ero già in piedi e stavo per cominciare il discorso; aspettavo - come vi ho già ricordato - per rendermi conto della vostra obbedienza, e invece, sotto i nostri occhi, voi avete disobbedito.

Quale dunque pensate che sia potuto essere il mio turbamento?

Che magari siamo stati noi ad insegnarvi a disobbedire e non sappiamo più ( naturalmente per i nostri limiti! ) tenere in mano le vostre briglie per condurvi al Signore?

Nonostante tutto però, o carissimi ( l'avete udito dal vostro vescovo, ed è vero ), per quanto grande possa essere la nostra sollecitudine per voi e sul conto vostro, potrà forse superare quella che per voi nutre colui che in modo diretto è incaricato di servirvi e che vi comanda mettendosi sotto i vostri piedi?

Sembrerebbe che noi per il fatto che stiamo in luogo elevato siamo i vostri comandanti; tuttavia è così schiacciante il peso della sollecitudine e della cura che abbiamo per voi che ci fa stare sotto i vostri piedi.

Per farla corta, calpestateci pure; basta che viviate!

Miei fratelli, ma che cos'è, che cos'è qualsiasi virtù che possegga il servo di Dio se gli manca l'obbedienza?

E l'obbedienza che cos'è? A voi sta a cuore la carità; ora l'obbedienza è sua figlia, è la figlia della carità, la quale certamente non può essere sterile.

Nessuno dunque vi inganni in qualche maniera; nessuno dica: " Io l'obbedienza non ce l'ho, ma ho la carità ".

Non hai certissimamente neppure la carità.

Dovunque c'è questa madre, lì partorisce.

Se c'è, ha figli; se non ha figli, non c'è.

Miei fratelli, la radice è sottoterra, i frutti allo scoperto.

Non credo a ciò che è abbarbicato al suolo se non vedo quel che pende sul ramo.

Hai la carità? Mostramene il frutto!

Fa' che io veda l'obbedienza e goda dell'obbedienza.

Che io possa stringere fra le braccia la figlia per riconoscere la [ fecondità della ] madre.

13 - Guardate! A volte anche i falsi martiri sembrano avere grandi e belle doti.

Ieri però noi ascoltammo le lodi di un martire vero.

Quali tormenti ebbe a soffrire! Quanto feroci, quanto numerosi, quanto intensi!

Se fosse mancata la carità, la sua sarebbe stata una follia.

Perché lo lodiamo, perché lo esaltiamo e ci rallegriamo con lui se non perché vediamo in quale chiesa si trovava, per quale fede soffriva, cosa gli comandava il re al quale egli oppose resistenza?

Non lo elogiamo tuttavia perché si oppose a chi gli impartiva ordini, ma perché si oppose a chi gli ordinava cose sulle quali l'essere obbediente sarebbe stato peccato.

Infatti non si può parlare in alcun modo di obbedienza quando ci viene comandato qualcosa di illecito o di sacrilego.

Come non può parlarsi di fede là dove si crede il falso, così non c'è obbedienza quando l'ordine non reca profitto [ spirituale ].

In realtà come può definirsi obbediente colui che presta fede all'uomo ma disprezza Dio?

In questo mondo i gradi gerarchici sono disposti in un certo ordine: al di sopra di ogni gerarchia c'è però l'autorità di Dio. ( Rm 13,1 )

Non saresti certo obbediente se tu, servo, per obbedire a tuo padre disprezzassi il tuo padrone.

E mi spiego. Fa' conto che tu sia servo e che una cosa ti comandi tuo padre, servo come te, e un'altra, contraria alla prima, te ne comandi il padrone.

Se tu obbedissi a tuo padre preferendo lui al tuo padrone, non dovrei forse qualificarti come disobbediente e sovvertitore del [ retto ] ordine?

Si deve infatti dare ascolto e preferire colui che ha maggiore autorità, colui che l'ha in modo legittimo.

Non potrei dirti obbediente se tu obbedissi all'amministratore [ locale ] a dispetto del proconsole, o se obbedissi al proconsole contrapponendoti all'imperatore.

Allo stesso modo non posso chiamarti obbediente se esegui gli ordini dell'imperatore mettendoti in contrasto con Dio.

14 - Perché dunque Vincenzo è obbediente, perché santo, perché meritevole della vera corona, perché vincitore in tanti patimenti, e così essere all'altezza del suo nome?

Perché? Guardate chi impartiva gli ordini e a chi li impartiva; guardate cosa ordinava.

Impartiva ordini l'imperatore; li impartiva a un cristiano; gli ordinava di bruciare l'incenso agli idoli.

Se consideri la dignità di chi dava ordini, era l'imperatore e dava ordini a un uomo di provincia.

Quando ascolto chi era che comandava e a chi comandava, direi che quello era un caso in cui bisognava obbedire.

Ma aspetta! Bada a cosa comanda: bruciare l'incenso agli idoli.

" Chi non brucerà l'incenso agli idoli, sarà punito! ".

L'uomo di provincia sarebbe pronto ad obbedire, se non ci fosse un'autorità superiore che ordinasse il contrario.

Drizza pertanto gli orecchi e ascolta le due voci: quella che viene dal tribunale e quella che viene dal cielo.

Che voce odi venire dal tribunale? " Chi non sacrificherà agli dèi, sarà punito ".

E dal cielo cosa odi? Chi sacrifica agli dèi sarà sterminato. ( Es 22,20 )

Da' in questo prova della tua obbedienza, o martire!

Distingui le voci, precisa l'ambito delle [ due ] autorità.

Dinanzi agli occhi hai uno che ti dà ordini; temi piuttosto colui dal quale ti vengono proibizioni!

Ecco la corona del martirio, ecco il trionfo: vinto e posto sotto i piedi il diavolo, il martire, che ne aveva paventato le lusinghe, ne disprezza il furore.

Questo proclamò lui stesso, stando alle parole che abbiamo ascoltato mentre le si leggeva; lo proclamò con la sua propria voce.

Quando il nemico che infieriva contro di lui volle, per così dire, mostrarglisi compassionevole, allora soprattutto ritenne doverosa la cautela.

Era infatti più grave il danno che arrecava la falsa misericordia che non quello causato dalla manifesta crudeltà.

Nei fremiti del potente in preda all'ira non temette il leone; nelle lusinghe di chi gli prospettava clemenza ebbe timore - lo confessa lui stesso - come di fronte al dragone.

Leone e dragone infatti sono tutti e due quel maligno di cui sta scritto: Tu schiaccerai il leone e il dragone. ( Sal 91,13 )

15 - Fratelli carissimi, nessuno osi dire - non lo dica perché sbaglierebbe - che attualmente la Chiesa non subisce persecuzioni essendo gli imperatori diventati cattolici, e per questo, sapendo di dover rendere conto a Dio del loro ufficio di imperatori, essi impartono ordini favorevoli alla Chiesa e vigilano per il suo incremento.

Nessuno insomma dica che la Chiesa non subisce persecuzioni.

Non le subisce dal leone, ma il dragone non dorme.

Ascolta com'esso sia leone quando infuria contro i santi con aperta persecuzione.

Lo ricorda Pietro nell'esortare i martiri alla vittoria e al trionfo.

Dice: Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare. ( 1 Pt 5,8 )

Era quello il tempo delle orribili minacce e del feroce accanimento da parte dei pagani contro i santi di Dio; allora si subiva l'assalto di prescrizioni contrarie [ alla fede ] e grande era il furore delle [ somme ] autorità: era il leone che ruggiva.

Ma nemmeno il dragone se ne stava quieto.

Avete udito Pietro esortare [ i cristiani ] a resistere al leone; ora udite Paolo, che li rende cauti contro il dragone.

Dice: Vi ho sposati a un solo uomo, mentre molti uomini volevano farla da marito con quell'unica donna.

Ma pensate, fratelli, pensate cosa diventi una donna che stia con molti uomini.

Diventa quell'appellativo che bisogna pensare al fine di detestarlo ma non si deve nemmeno pronunziare, tanto fa ribrezzo.

Molti dunque erano gli uomini che volevano possedere quell'unica donna; ma l'Apostolo, amico dello sposo e pieno di zelo per la causa dello sposo, non per la sua propria causa, dice: Io vi ho sposati a un solo uomo per presentarvi a Cristo come vergine casta.

Temo però che, come il serpente sedusse Eva, così anche i vostri sentimenti si guastino perdendo la castità voluta da Dio, che si ottiene in Cristo. ( 2 Cor 11,2-3 )

Temeva che venisse lesa non dalla ferocia del leone ma dalle lusinghe del dragone.

Pietro ti ammoniva a non curare il leone per la fedeltà a Dio; Paolo ti ammonisce affinché, per la stessa fedeltà a Dio, tu sia vigilante contro il dragone e, in Dio, calpesti il leone e il dragone. ( Sal 91,13 )

16 - Volete conoscere le sembianze di questo dragone, sapere come si debbano evitare le sue insidie, quanto sia grande l'astuzia di questo nemico? Eccolo qua.

Esercitatosi nel tentare i santi per circa seimila anni, egli fabbricò una moltitudine di dèi falsi contrapponendoli all'unico vero Dio.

Venne però l'unigenito Figlio di Dio, preannunziato dai suoi araldi, da lui inviati davanti a sé; venne il Figlio di Dio e dissolse gli artifizi del diavolo, che erano come le funi con cui era legato quel puledro. ( Lc 19,30.33 )

Insegnò con la parola, confermò la parola con gli esempi: mostrò che si deve prestare il culto all'unico vero Dio e lui solo adorare.

Non si debbono adorare, invece di lui, nemmeno gli angeli, ( Ap 19,10; Ap 22,8-9 ) anche perché gli angeli, che amano Dio e in essi regna sovrana la carità, vogliono che si ami Dio insieme a loro e non loro al posto di Dio.

Essendo pertanto questi gli insegnamenti, vi era contenuta anche l'esortazione che i santi, se la necessità lo richiede, debbono essere pronti a morire per la stessa dottrina.

Quale dottrina? Quella che s'incentra sulla carità, la quale procede dal cuore puro, dalla coscienza buona e dalla fede non simulata. ( 1 Tm 1,5 )

Per questa dottrina Cristo insegnò ai suoi santi a morire e raccomandò alla Chiesa di venerarli.

Venerarli in che modo? Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei suoi Santi. ( Sal 116,15 )

Per questo è preziosa la morte di Pietro, la morte di Paolo, la morte di Vincenzo, la morte di Cipriano.

Per qual motivo preziosa? Perché derivante da carità pura, da buona coscienza e da fede sincera. ( 1 Tm 1,5 )

Ora, quel ben noto serpente ha visto tutte queste cose; quel serpente antico ( Ap 12,9 ) ha visto come siano onorati i martiri, mentre i templi pagani vengono abbandonati.

Astutamente vigile e invelenito contro di noi, non avendo potuto imporre ai cristiani di venerare i falsi dèi, suscitò dei falsi martiri.

Quanto però a voi, germogli della Chiesa cattolica, vogliate, per un istante, insieme con noi, mettere a confronto questi martiri falsi con i martiri veri, e con fede riverente sappiate distinguere ciò che il diavolo con velenosi inganni cerca di mescolare.

17 - Il diavolo vuol renderci confusa la distinzione che esiste fra martiri veri e martiri falsi; tenta di spegnere l'occhio del nostro cuore affinché non riusciamo più a distinguere le due categorie.

Egli, al contrario, ha sempre voluto confonderli sulla base di un'apparente somiglianza; ma noi contro il diavolo teniamo presenti le parole che nei riguardi di certe persone dice l'Apostolo: Hanno l'apparenza della religiosità ma ne rinnegano l'efficacia. ( 2 Tm 3,5 )

In che consiste l'efficacia della religiosità?

Nella carità, la quale a sua volta è la madre dell'obbedienza.

Badate pertanto a quell'apparenza mediante la quale il diavolo accomuna i martiri falsi ai martiri veri.

Dice: " Guarda! Anche costoro sono perseguitati ".

Vuoi ancora creare confusione, o nemico! Dici: " Sono perseguitati ".

Mettimi dinanzi anche gli assassini, gli omicidi, i parricidi, gli adulteri, gli stregoni.

Non sono anche questi perseguitati?

Ebbene non ti ha dunque previsto da tempo il mio Signore, il quale nel prevederti mi ha anche messo sull'avviso?

Dico " mio Signore " e come tale lo riconosco; ma è anche tuo Signore, che tu lo voglia o non lo voglia, come pure sarebbe mio Signore, anche se io non lo volessi: lo è per il mio bene se lo voglio, e a mio danno se non lo voglio.

Or dunque, o mio inveterato nemico, non ti ha forse previsto il Signore quando, nell'esortare i discepoli alla gloria che deriva dalla sofferenza, diceva: Beati coloro che soffrono persecuzioni per la giustizia? ( Mt 5,10 )

Contro tutti i tuoi attacchi velenosi - espressi in due lingue, in tre lingue, in molte lingue - fa da sentinella la parola: Per la giustizia.

In grazia di quest'unica parola, ecco che sono perseguitati gli omicidi ma non sono martiri; sono perseguitati gli adulteri e non sono martiri.

Mostrami ora i tuoi martiri! Tu vanti il fatto che essi subiscono tormenti: io ti chiedo il motivo per cui li si tormenta.

Tu lodi la pena, io indago la causa.

Sì, dico, io indago la causa, voglio sapere la causa.

Dimmi il motivo per cui patiscono quei tali dei quali tu decanti il patire.

È per la giustizia? Questo infatti devi poter dimostrare.

È infatti la giustizia, la causa che fa i martiri.

Chi incorona i martiri non è la pena ma la causa.

18 - O nemico infernale, seduttore astuto, contro i tuoi martiri falsi hanno gridato nel salmo i martiri veri: Giudicami, o Dio, e separa la mia causa da [ quella di ] gente non santa. ( Sal 43,1 )

Dice: Giudicami e separa la mia causa.

Osservate, carissimi, quante cose omette; egli vuole soltanto che sia separata la sua causa.

È infatti per la causa che egli viene contraddistinto. Il vero martire non dice: " Distinguimi per i digiuni "; anche loro infatti digiunano allo stesso modo.

Non dice: " Distinguimi per le opere di beneficenza verso i poveri "; anche loro infatti le compiono.

Non dice: " Distinguimi per il mio battesimo "; anch'essi infatti hanno lo stesso battesimo.

Non dice: " Distinguimi per il mio simbolo [ di fede ] "; anch'essi infatti lo professano.

In tutte queste cose egli si riscontra uguale a loro.

Per questo soltanto egli prega: affinché lo si distingua per la sua causa.

Separa la mia causa. Digiuno io e digiuna anche lui.

Ma per che cosa digiuno io e per che cosa digiuna lui? " Io digiuno per Cristo ".

Replica: " Anch'io digiuno per Cristo ".

Ma è proprio vero che digiuni per Cristo?

Se digiuni per Cristo, voglio credere che, naturalmente, lo faccia in conformità con la parola di Cristo, poiché, se lo fai in contrasto con la parola di Cristo, ti trovi indubbiamente in contrasto con Cristo.

Insiste: " Ma quali sono le parole di Cristo, avversando le quali io soffro? ".

Sei talmente fuori senno nella tua falsa passione che il tuo cuore ha perso di vista la stessa autentica predicazione?

Guarda al Signore che abbiamo in comune e che tu riconosci al pari di me anche quando non gli presti fede!

19 - Guarda se non fu intenzione di Cristo presentare manifestamente se stesso e la sua Chiesa, affinché gli invitati alle nozze, quelli vestiti dell'abito nuziale, ( Mt 22,2-14 ) non cadessero in errore né sull'uno né sull'altra, cioè né riguardo allo sposo né riguardo alla sposa.

In che modo lo sposo manifestò chiaramente se stesso?

Il Cristo doveva patire e risuscitare il terzo giorno. ( Lc 24,46 )

Sì, ormai riconosco lo sposo.

Del resto la stessa cosa avevano detto i profeti: l'avevano detto quei servi inviati prima di lui per chiamare gli invitati alle nozze.

Il Cristo doveva patire e risuscitare il terzo giorno.

Così presentava se stesso ai discepoli, così a quei dubbiosi dimostrava essersi in lui adempiuto quanto predetto dai profeti.

E della sposa che cosa dice? L'avrà forse passata sotto silenzio? No.

Subito appresso ci mostra anche lei.

Vedeva infatti che conseguentemente anch'essa era ormai desiderata.

Dice: Il Cristo doveva patire e risuscitare dai morti il terzo giorno.

Ecco, vedo lo sposo; lo riconosco. Ma dov'è la sposa?

E nel suo nome sarà predicata la conversione e il perdono dei peccati fra tutte le genti a cominciare da Gerusalemme. ( Lc 24,47 )

Riconosci qui la Chiesa, descritta da Cristo di sua propria bocca, mentre i profeti con i loro vaticini l'avevano annunziata.

Riconoscila e, se sei martire, aggrappati a lei, versa il sangue in essa e per essa.

Restituisci quel che in anticipo ti è stato elargito.

Ascolta l'apostolo Giovanni! Dice: Per questo motivo Cristo ha offerto la sua vita per noi: perché anche noi dobbiamo offrire la vita per i fratelli. ( 1 Gv 3,16 )

Svegliati! Per i fratelli, non contro i fratelli.

Cosa ti giova il riconoscere lo sposo, onorare il padrone di casa, se, non dico trascuri la sua sposa, ma addirittura la perseguiti accusandola di falsi delitti?

Mi rivolgo a te, uomo, che hai una sposa: tu la ami, anche se non l'hai riscattata a prezzo del tuo sangue. ( Ap 5,9; Ef 1,7 )

Or ecco un tizio che ti colma di riverenze, ogni giorno viene a fare la ronda attorno alla tua casa, ti si prostra ai piedi, ti decanta con ogni sorta di elogi, mai e in nessun luogo cessa di lodarti.

Se costui osasse incolpare la tua sposa di un solo delitto, tutti i suoi ossequi li avrebbe gettati al vento.

20 - Si tirino fuori dunque le confessioni dei martiri veri e quelle dei falsi, e se ne faccia il confronto.

Poniamo dinanzi ai nostri occhi quel che osservavamo già ieri.

Ieri ci fu dato ammirare uno spettacolo quanto mai giocondo: un martire che lottava contro le imposizioni stringenti di un empio.

Abbiamo ammirato la vera fede che non soccombeva di fronte a nessun genere di pena; abbiamo ammirato Vincenzo sempre vincente.

L'abbiamo visto; ne siamo stati spettatori.

Quella lettura ha inviato un messaggio al nostro cuore e noi ce ne siamo allietati.

Ma ecco insorge il serpente, pieno di odio contro i martiri: quella serpe di cui Vincenzo temeva le lusinghe.

Non trovando capi d'accusa in quel martirio, suscitò una ribellione contro di noi.

Riconoscano l'errore e si pentano coloro che misero la propria lingua al suo servizio.

Cosa infatti intendevano conseguire quelle grida: " Da' il congedo! Il congedo!

Da' il congedo ", se non impedire che si prolungassero di qualche tempo le lodi del Martire?

Ebbene, si confrontino, si confrontino le confessioni dei martiri veri con quelle dei martiri falsi!

Tu ti qualifichi per martire in quanto ti opponi alle autorità.

Ma cosa comanda codesta autorità?

Ecco, ho nell'orecchio gli ordini che venivano rivolti ai martiri veri: fammi udire cosa si ordina a te.

Vedo quanto fu grande la gloria [ dei veri martiri ] perché vedo cosa essi ricusarono di fare; mostrami anche tu che cosa rifiuti; voglio mettere in confronto le vostre voci; voglio vedere cosa debba imitare e seguire.

" Brucia l'incenso agli dèi ". " No ".

Eccola la voce gloriosa del martire vero.

Ci sia dato ascoltare cosa risuoni dall'altra parte.

" Mettiti d'accordo con il tuo fratello ".

Oh, risposta detestabile, veramente degna di essere condannata non solo dal sommo Dio, ma anche dai pubblici poteri!

" Mettiti d'accordo con il tuo fratello ". " No ".

Quel che soffri, lo soffri certamente contro il volere di Cristo.

21 - Apri il Vangelo e leggi: Se offri il tuo dono all'altare e lì ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì il tuo dono e va' a riconciliarti, prima, con il tuo fratello e poi vieni e offri il tuo dono. ( Mt 5,23-24 )

Dice: Se ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te.

Che significa: Ha qualcosa contro di te? Significa che tu lo hai offeso, che hai commesso qualche ingiustizia nei suoi riguardi.

Va' a riconciliarti con il tuo fratello! Io accetto il dono da chi vive in concordia.

Con che faccia t'accosti all'altare di Dio per offrire doni se nel tuo cuore risiede il diavolo?

Chi infatti vi ha seminato la discordia?

Chi ve l'ha piantata? Insomma, chi è che vi abita?

Non sarà colui che da sempre semina discordie, suscita dissensi, produce risse?

Nel passo evangelico Cristo parla di due uomini, eppure richiede tanta cura, incute tanto timore ed esige la concordia con parole che suonano su per giù così: " Tu offri una cosa, io ne ordino un'altra; ebbene, io accetterò la tua offerta se tu adempi quel che io comando ".

Se ciò richiede da due individui, quanto di più non lo esigerà da due comunità?

Se è pericoloso e mortifero avere tali dissensi con un uomo, quanto non sarà più pericoloso averli contro tutto intero il genere umano; averli contro tutta intera quella sposa di Cristo diffusa fra tutte le genti a cominciare da Gerusalemme? ( Lc 24,47 )

22 - O che tu abbia per caso da recriminarti contro di me?

Il Signore infatti dice: Se ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te. ( Mt 5,23 )

Mi dirai dunque: " Tuo fratello - dice - ha qualcosa contro di te, io ho qualcosa contro di te; tu infatti non hai nulla contro di me ".

Ebbene, facciamo le indagini: se si troverà in me un qualche motivo di discordia, sono pronto a correggermi; se però lo si troverà in te, devi correggerti tu.

Descrivimi i capi di accusa che hai contro di me, e io prontamente ti dirò quel che ho io contro di te.

Io contro di te ho le stesse motivazioni che ha contro di te il mio Signore: tu diffondi calunnie criminose contro la di lui signora, la quale signora poi altro non è se non il mondo intero nella persona dei suoi santi e fedeli.

Questa signora tu osi incriminare.

Hai forse scoperto in lei qualcosa di male per ergerti a giudice?

In quale tribunale sedevi quando per l'udienza conveniva dinanzi a te l'intero universo?

Non conosci la posizione giuridica del tuo vicino: come con tanta sicurezza ti metti a giudicare l'intera umanità?

Quanto a me, ecco io ti posso citare gli atti e mostrarti chi siano stati i " traditori ".

Leggo che contro Ceciliano, innocente, si sono seduti [ in tribunale ] uomini che ebbero a confessare i propri misfatti: gli archivi pubblici attestano solennemente che furono i vostri corifei primitivi a deferire all'imperatore Costantino la causa di Ceciliano, vescovo di questa città.

Non voglio tuttavia imputare a te le malefatte dei tuoi antichi padri: le quali poi si sono risolte tutte a mio favore.

Né io voglio rinfacciare a te le colpe degli altri.

Tu però non hai nulla da tirar fuori per incolpare in qualche modo i miei predecessori, e vuoi accusare me che sono venuto al mondo tanto tempo dopo.

Ribatte: " Se dunque non vuoi attribuire a me l'operato dei miei predecessori, come ti permetti di incolparmi dei fatti tuoi? ".

Quali sarebbero questi fatti miei?

" Il fatto che tu non stai in comunione con me ".

" E che male c'è nel non essere in comunione con te? ".

" Non ti ho già prima detto che io adduco contro di te gli stessi capi di accusa che adduce lo stesso mio Signore? Ascoltalo!

Egli dice: Chi non è con me è contro di me ". ( Mt 12,30; Lc 11,23 )

23 - Carissimi, costretti dal vostro zelo abbiamo parlato quanto ci consentivano le nostre possibilità, e forse più ancora, guarendo in tal modo il senso di tristezza provato ieri.

Forse siamo stati più loquaci di quanto non consentisse la difficoltà a stare in piedi che sentiamo e noi e voi.

Ora voglio ripetere l'ammonimento centrale e con questo concludere il discorso.

Vi ho rammentato che non si deve ascoltare con leggerezza la parola del Signore: Se stai per offrire il tuo dono all'altare, va' prima a riconciliarti con il tuo fratello. ( Mt 5,23-24 )

Si riconcilino dunque reciprocamente i nostri cuori!

In primo luogo e prima di tutto non crediate che il vostro vescovo o ieri o in qualsiasi altro giorno abbia avuto moti di odio ma di amore: dal suo petto infatti mai si allontana quel che è doveroso prestarvi per amore di Cristo.

Dissipate le nubi di ieri torni il sereno, e rifiorisca non solo la carità, che mai ha cessato d'essere fra noi, ma anche la gioia dell'antica amicizia.

Consentiteci d'avere, come in Cristo già vi abbiamo raccomandato, indistintamente quella sollecitudine che ci fa diventare servi dei deboli, a loro utilità, non per soddisfare le loro voglie malsane.

È vero, carissimi, che noi dobbiamo porci al servizio di chi è malato.

Ma ecco che il malato chiede il cibo, ovvero non vuole il cibo!

Tu, infastidito, con premura e magari anche con una certa importunità lo sforzi a nutrirsi se non vuol morire.

Sebbene però tu stia al servizio del malato, non per questo gli metteresti in mano il veleno, se lui te lo chiedesse.

Non tollerate quindi che diventi un'abitudine quel gran male che è la disobbedienza.

Né ci sia ancora qualcuno che venga a dirmi: " Ma insomma! Abbiamo dunque chiesto il veleno quando insistemmo perché il pulpito fosse spostato da un luogo a un altro? ".

Veleno è la disobbedienza, quella disobbedienza che causò la morte al primo uomo.

Quanto a voi, fratelli, chi vi ha incolpato per aver fatto la richiesta?

Con ogni verità vi diciamo, carissimi, che se le vostre richieste si fossero protratte anche più a lungo, non ci avreste recato, col chiedere, quel dispiacere che ci avete recato col vostro andar sulle furie e gridare: " Da' il congedo ".

Di questo vogliamo che proviate dispiacere.

Quando chiedete una cosa, se ci sembra bene, vi si concede; se non vi si concede, mutate in gesto di docilità la vostra richiesta.

Se al contrario voi preferite sfogarvi abbandonandovi all'ira, al vituperio e all'insulto contro coloro che con tanta sollecitudine sono in Cristo al vostro servizio, questo sì che è veleno, se non la stessa morte.

Non lo fate, fratelli! Ve ne preghiamo e scongiuriamo.

Sappiate distinguere la chiesa dai teatri.

Nella chiesa tutte le aberrazioni che succedono nei teatri si è soliti punirle, si è soliti sanarle; se vi vengono portate, è perché siano confessate e se ne faccia penitenza, non perché vengano ivi introdotte.

Tolga Dio e dai vostri cuori e dal nostro animo addolorato l'idea di tumultuare in chiesa, l'idea di gridare, l'idea di farla da padroni.

E ci conceda di godere sempre della vostra obbedienza.

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