Esposizione dei Salmi |
Dice il titolo di questo salmo: Per la fine, negli inni, intelligenza, per David stesso.
Trattandosi di cosa a voi nota, diremo solo brevemente quale sia "la fine".
Fine della legge è Cristo, a giustificazione di ogni credente. ( Rm 10,4 )
La nostra intenzione sia, quindi, rivolta "alla fine": si diriga a Cristo.
Perché è chiamato "fine"? Perché, qualunque cosa facciamo, la riferiamo a lui; e quando a lui saremo giunti, non avremo più altro da cercare.
Si chiama, però, fine la consumazione, e si chiama fine la perfezione.
Un senso hanno le parole: è finito il cibo che si mangiava; e un altro le parole: è finita la veste che si stava tessendo.
In ambedue i casi sentiamo: " è finito ", ma il cibo è finito in quanto non c'è più, la veste è finita in quanto è compiuta.
La nostra fine, pertanto, deve essere quella che ci rende perfetti, e la nostra perfezione è Cristo.
In lui raggiungiamo la perfezione perché siamo le membra di lui che è il capo.
Ed egli è detto " fine della legge " perché al di fuori di lui nessuno diviene perfetto nella legge.
Quando, dunque, ascoltate nei salmi: Per la fine ( molti salmi recano questo titolo ), non pensate alla fine che consuma, ma al fine che perfeziona.
Negli inni. Significa " nelle lodi ".
Sia quando siamo nelle tribolazioni e nelle angustie, sia quando ci rallegriamo ed esultiamo, dobbiamo lodare Dio, perché egli mediante le tribolazioni ci forma, come attraverso la gioia ci consola.
La lode di Dio non deve mai allontanarsi dal cuore e dalla bocca del cristiano, il quale, anziché lodare il Signore nella prosperità e maledirlo nelle avversità, si comporterà come ordina un altro salmo: Benedirò il Signore in ogni tempo, la sua lode sarà sempre sulla mia bocca. ( Sal 34,1 )
Nella gioia riconosci il padre che ti accarezza; nella sofferenza riconosci il padre che ti corregge.
Sia che accarezzi, sia che corregga, egli educa colui al quale prepara l'eredità.
David figura del Cristo totale. Siamo immagine di Dio in quanto dotati d'intelletto.
3 - Che significano, le parole: Intelligenza, per David stesso?
Era David, come sappiamo, un santo profeta, il re d'Israele, il figlio di Iesse; ( 1 Sam 16,18 ) ma poiché dalla sua discendenza secondo la carne è venuto, per la nostra salvezza, il Signore Gesù Cristo! ( Rm 1,3 )
Spesso il nome di David è usato per indicare Cristo stesso; anzi, l'una persona rappresenta l'altra, in forza del rapporto di origine che esiste fra la carne di Cristo e David.
Cristo, infatti, per un verso è, figlio di David, come per un altro è Signore di David.
È figlio di David secondo la carne; è Signore di David secondo la divinità.
Se per suo mezzo sono state fatte tutte le cose, ( Gv 1,3 ) per suo mezzo è stato fatto anche David, dalla cui discendenza egli è venuto fra gli uomini.
Perciò, quando il Signore chiese ai giudei di chi credessero fosse figlio il Cristo, essi risposero: Di David.
Vide che essi erano rimasti chiusi, nell'ambito della carne e che sfuggiva loro la nozione della sua, divinità; perciò, volendoli correggere, rivolse loro la domanda: In qual modo, dunque, David stesso, ispirato, lo chiama Signore?
Ha detto il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra finché io porrò i tuoi nemici sotto i tuoi piedi.
Orbene, se egli ispirato lo chiama Signore, in qual modo è suo figlio? ( Mt 22,42-45 )
Pose una domanda, non negò di essere figlio.
Avete ascoltato la parola " Signore "; spiegate come può essere figlio.
Avete ascoltato la parola " figlio "; dite come ne sia Signore.
La fede cattolica ha risolto tale questione.
In qual modo è Signore? È Signore perché in principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio.
In qual modo è figlio? È figlio perché il Verbo si è fatto carne e ha abitato tra noi. ( Gv 1,1.14 )
Comunque, David prefigura Cristo.
Ma Cristo come spesso abbiamo ricordato alla vostra Carità, è capo e corpo; e noi non dobbiamo né dirci estranei a Cristo, di cui siamo le membra, né considerarci un'entità totalmente distinta da lui perché saranno due in una sola carne.
Questo è un grande mistero, dice l'Apostolo, e io lo dico in rapporto a Cristo e alla Chiesa. ( Ef 5,31.32 )
Ebbene, poiché Cristo tutto intero, è capo e corpo quando sentiamo le parole: Intelligenza, per David stesso, dobbiamo intendere che anche noi siamo inclusi in David.
Comprendano le membra di Cristo! O anche: comprenda Cristo nelle sue membra e le membra di Cristo comprendano in Cristo, poiché capo e membra formano un solo Cristo.
Il capo era in cielo, eppure diceva: Perché mi perseguiti? ( At 9,4 )
Noi siamo in cielo insieme con lui grazie alla speranza, egli è con noi in terra in virtù della carità dice: Intelligenza, per David, stesso.
Mentre ascoltiamo, siamo esortati a comprendere.
Comprenda la Chiesa! Incombe su di noi il grave compito di capire i mali in mezzo ai quali oggi ci troviamo e da cui desideriamo essere liberati.
Se, almeno, ricordiamo la preghiera insegnataci dal Signore nella quale, alla fine, diciamo: Liberaci dal male. ( Mt 6,13 )
In mezzo alle molte tribolazioni del secolo piange questo salmo dell'intelligenza.
Chi non piange con lui non ha intelligenza.
Quanto a noi, o carissimi, dobbiamo ricordarci che noi siamo fatti a immagine di Dio, e questo proprio a motivo dell'intelligenza.
In molte cose, infatti, siamo superati dagli animali; ma nel potere che ha l'uomo di riconoscere che è fatto a immagine di Dio, ivi egli si riscontra fornito di una dote più grande di tutte quelle concesse agli animali.
Considerate dunque tutte le cose che possiede, l'uomo giunge alla conclusione che in tanto si distingue dagli animali in quanto possiede l'intelligenza.
Perciò il Creatore stesso rimprovera coloro che disprezzano ciò che di proprio e di particolare hanno ricevuto da lui, e dice: Non siate come il cavallo e il mulo, nei quali non c'è intelligenza. ( Sal 32,9 )
E altrove dice: L'uomo posto nell'onore.
In quale onore, se non quello che gli viene dall'esser fatto a immagine di Dio?
Posto nell'onore dice, non ha capito; è stato paragonato agli animali insensati ed è divenuto simile ad essi. ( Sal 49,21 )
Riconosciamo dunque il nostro onore e comprendiamo.
Se comprendiamo, convinciamoci che questo mondo non è il luogo della gioia, ma del gemito; non della letizia ma del pianto.
E se una qualche gioia è nei nostri cuori, essa non è per la felicità conseguita ma per la speranza che ne abbiamo.
Ci rallegriamo della promessa, perché sappiamo che non ci inganna colui che ha promesso.
Quanto al tempo presente, ascoltate le parole che vi descrivono il male e le angustie in cui ora ci troviamo; e, se siete sulla buona strada, cercate in voi la riprova di ciò che ascoltate.
Chi non calca ancora la via della pietà, si meraviglia che le membra di David gemano in mezzo alle sofferenze; e ciò perché non le riscontra in se stesso.
Finché non prova in sé tali sofferenze, non è ancora sulla retta via.
Egli non sente ciò che sente il corpo perché è al di fuori del corpo.
Si incorpori al Cristo e le sentirà.
Dica, dunque, e ascoltiamo! Ascoltiamo e diciamo anche noi.
Esaudisci, o Dio, la mia supplica, e non disprezzare la mia preghiera; porgimi l'orecchio ed esaudiscimi.
Sono queste le parole di uno che si affanna, che è preoccupato e si trova in mezzo alle tribolazioni.
Prega nei suoi molti e gravi tormenti, e desidera essere liberato dal male.
Sentiamo quale sia questo suo male.
Quando avrà cominciato a parlarne, riconosceremo che nelle sue sofferenze ci siamo anche noi, e così, sapendo di partecipare alla sua tribolazione, ci uniremo alla sua preghiera.
Sono rattristato nella mia prova e sono turbato.
In che cosa è rattristato? In che cosa è turbato? Nella mia prova, dice.
Parla di uomini malvagi le cui persecuzioni egli subisce, e chiama sua prova il doverli sopportare.
Non crediate sia senza scopo la presenza dei cattivi nel mondo.
Non pensate che da essi Dio non tragga niente di buono.
Il cattivo vive o perché abbia a correggersi, oppure perché chi è buono sia per suo mezzo messo alla prova.
Voglia il cielo che coloro che ora ci mettono alla prova si convertano, e anche loro siano con noi messi alla prova!
Tuttavia, finché seguitano ad opprimerci, non odiamoli.
Non sappiamo, infatti, chi di loro persevererà sino alla fine nella sua malvagità; e il più delle volte, mentre ti sembra di odiare un nemico, senza saperlo odi un fratello.
Nelle sante Scritture ci si dice espressamente che il diavolo e gli angeli suoi sono destinati al fuoco eterno.
Soltanto del ravvedimento di costoro dobbiamo disperare.
È contro di essi che combattiamo una segreta battaglia alla quale ci prepara l'Apostolo dicendo: Non dobbiamo lottare contro la carne e il sangue ( cioè contro gli uomini che vedete ), ma contro i principi e le potestà e i reggitori di questo mondo di tenebre. ( Ef 6,12 )
Non ha detto Del mondo, in modo che tu capissi essere i demoni reggitori del cielo e della terra.
Ha detto: Di questo mondo di tenebre; ha detto Del mondo, cioè di coloro che amano il mondo; ha detto Del mondo, cioè degli empi e degli ingiusti; ha detto Del mondo, di cui il Vangelo dice: E il mondo non lo ha conosciuto. ( Gv 1,10 )
Orbene se il mondo non ha conosciuto la luce - dato che la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno ricevuta -, le stesse tenebre che non hanno ricevuto la luce a loro presente, sono chiamate col nome di mondo, e i demoni sono i reggitori di queste tenebre.
A proposito di tali reggitori troviamo nella Scrittura una ben precisa sentenza, secondo la quale non c'è assolutamente da sperare sul ravvedimento di alcuno di essi.
Quanto alle tenebre in se stesse, invece, di cui i demoni sono reggitori, non siamo certi se da tenebre diverranno luce.
Dice l'Apostolo a coloro che sono già divenuti fedeli: Foste un tempo tenebre, ma ora siete luce nel Signore: ( Ef 5,8 ) tenebre in voi stessi, luce nel Signore.
Ebbene, fratelli, tutti i malvagi, finché sono malvagi, mettono alla prova i buoni.
Ascoltate ora brevemente e intendete!
Se sei buono, nessuno ti sarà nemico se non il malvagio.
Senza dubbio, ti è ben nota quella regola di bontà, secondo la quale tu dovrai imitare la bontà del Padre tuo, che fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i malvagi e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. ( Mt 5,45 )
Non devi pensare che, mentre tu hai dei nemici, Dio non ne abbia.
Anzi, se tu hai per nemico colui che, con te è stato creato, Dio ha per nemico colui che egli stesso ha creato.
Spesso, infatti, leggiamo nelle Scritture che i malvagi e gli ingiusti sono nemici di Dio.
Eppure essi sono risparmiati da colui contro il quale il nemico non ha accuse da muovere, da colui del quale non si può diventar nemici se non per ingratitudine, giacché, qualunque cosa buona abbia l'iniquo, l'ha ricevuta da Dio.
E da Dio egli riceve misericordia anche sotto forma di tribolazione, qualunque essa sia.
È Dio, infatti, che lo fa soffrire, perché non si insuperbisca; che lo fa soffrire, perché in umiltà riconosca l'Altissimo.
Quanto a te, che cosa hai dato al tuo nemico? Tu che non sei neanche capace di sopportarlo!
Se Dio ha per nemico un uomo al quale tante cose ha donato, eppure fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i malvagi, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti: tu, che non puoi far sorgere il sole e neppure far piovere sulla terra, non puoi riserbare qualcosa per il tuo nemico, affinché anche per te, uomo di buona volontà, vi sia pace sulla terra? ( Lc 2,14 )
Ebbene, se è vero che a te, in fatto d'amore, si prescrive d'amare il nemico imitando il Padre ( ti si dice infatti: Amate i vostri nemici ( Lc 6,27.35 ) ), come potresti tu esercitarti in questo comandamento, se non ci fosse alcun nemico da sopportare?
Vedi, dunque, che ogni cosa ti è di giovamento.
Il fatto stesso che Dio risparmia i malvagi spinge anche te a fare altrettanto, poiché tu pure, se sei buono, lo sei in quanto da malvagio sei divenuto buono!
Che se Dio non perdonasse ai malvagi, nemmeno tu potresti ora presentarti a lui a rendergli grazie.
Lascia, dunque, che usi misericordia con gli altri colui che ne ha usata con te.
Non dev'essere sbarrata la via dell'amore per il fatto che tu già vi sei passato.
Perché, dunque, prega costui in mezzo ai malvagi, dalle cui ostilità è messo alla prova?
Che cosa dice? Sono rattristato nella mia prova e sono turbato.
Egli ha esteso il suo amore sino ai nemici, ma, a un certo momento, è colto da sgomento per le troppe inimicizie.
È circondato da molti che rabbiosamente gli latrano intorno ed è venuto meno a causa dell'umana debolezza.
Si accorge che comincia ormai ad entrargli in cuore una riprovevole insinuazione diabolica che lo spinge all'odio contro i suoi nemici.
Mentre resiste all'odio per praticare alla perfezione il suo amore, in tale battaglia, in tale lotta, è turbato.
Troviamo la sua voce anche in un altro salmo: Turbato è per l'ira il mio occhio.
Che cosa si aggiunge in tale salmo? Sono invecchiato in mezzo a tutti i miei nemici. ( Sal 6,8 )
Quasi fosse in mezzo alla tempesta e ai flutti, aveva cominciato ad affondare, come Pietro. ( Mt 14,30 )
Chi ama i suoi nemici cammina, infatti, sui flutti di questo mondo.
Cristo camminava intrepido sul mare perché dal suo cuore non poteva assolutamente essere sottratto l'amore per il nemico; diceva infatti, mentre era inchiodato sulla croce: Padre, perdona loro perché non sanno ciò che fanno. ( Lc 23,34 )
Anche Pietro aveva voluto camminare sulle onde.
Cristo camminava come capo, Pietro come corpo; perché sopra questa pietra, dice, edificherò la mia Chiesa. ( Mt 16,18 )
Gli era stato ordinato di camminare e camminava per la grazia di chi gliel'aveva ordinato, non in virtù delle sue forze personali.
Ma, quando vide infuriare il vento, ebbe paura; e già cominciava ad affondare, turbato nella sua prova.
Da quale vento furioso era spaventato? Dalla voce del nemico e dalla tribolazione del peccatore.
Orbene, come Pietro gridò in mezzo alle onde: Signore, perisco. Salvami! ( Mt 14,30 ) così anche la voce del salmo già prima invocava: Esaudisci, o Dio, la mia supplica, e non disprezzare la mia preghiera; porgimi l'orecchio ed esaudiscimi.
Perché? Che cosa soffri? Perché gemi? Sono rattristato nella mia prova.
Mi hai posto in mezzo ai malvagi per mettermi alla prova, ma essi sono stati troppo violenti rispetto alle mie forze.
Tranquillizzami, ora che sono turbato; tendimi la mano, ora che sto affondando.
Sono rattristato nella mia prova, e sono turbato dalla voce del nemico e dalla tribolazione del peccatore: perché hanno rovesciato su di me l'ingiustizia, e nella loro ira mi hanno ottenebrato.
Avete udito i flutti e i venti; infierivano contro il debole umiliato; ma egli pregava.
Da ogni parte quelli incrudelivano con lo strepito dei loro insulti, ma egli nel suo intimò invocava colui che essi non vedevano.
Quando il cristiano si trova in tale situazione, non deve lasciarsi prendere dall'odio, né alla leggera reagire contro colui che gli fa del male.
Non deve intestardirsi a vincere il vento.
Deve volgersi alla preghiera per non perdere l'amore, senza lasciarsi intimorire da ciò che potrà fargli il nemico.
Che cosa, infatti, potrà costui? Proferirà una sfilza di maledizioni, scaglierà insulti, ti aggredirà con ingiurie; ma a te che, ne verrà?
Sta scritto: Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. ( Mt 5,12 )
Il nemico raddoppia le offese in terra, e tu i tesori in cielo.
Incrudelisca anche di più, ti arrechi, se possibile, offese anche peggiori.
Chi più sicuro di te, cui è stato detto: Non abbiate timore di coloro che uccidono il corpo, ma, non possono uccidere l'anima? ( Mt 10,28 )
Che cosa, dunque, devi temere quando subisci le ingiurie del nemico?
Che ti si offuschi l'amore con cui ami il nemico.
Quel nemico, infatti, è un uomo, è carne e sangue, e aggredisce in te quel che hai di esteriore e visibile; ma c'è in lui un altro nemico, occulto, il sovrano di queste tenebre che tu sopporti nella carne e nel sangue.
Costui cerca un'altra cosa, quel che tu hai nel segreto: tenta di depredare e devastare i tuoi tesori interiori.
Mettiti, dunque, dinanzi agli occhi questi due nemici: uno manifesto e l'altro occulto; quello manifesto è l'uomo, quello segreto il diavolo.
L'uomo è ciò che sei tu secondo la natura umana, pur non avendo ancora come te la fede e l'amore.
In seguito questo uomo potrà essere in pieno ciò che sei tu.
Sono, dunque, due i nemici: tu ne vedi uno solo, ma con l'intelligenza sappi riconoscere anche l'altro.
Ama il primo e guardati dal secondo.
Infatti, il nemico che vedi vuole sminuire in te le prerogative per le quali tu lo vinci.
Ad esempio, se tu lo superi in ricchezza, vuol farti diventare povero; se lo superi in onore, vuole umiliarti; se lo vinci in forza, vuol farti diventare debole; egli, insomma, mira a distruggere o sottrarre in te quelle doti per le quali si vede superato.
Anche il nemico occulto vuole spogliarti del bene in cui tu lo vinci.
Perché se, come uomo, tu superi l'uomo in ciò che costituisce la felicità umana, il demonio tu lo vinci in quanto ami il tuo nemico.
Come l'uomo smania di strapparti, di sminuire o sovvertire la prosperità nella quale è da te superato così anche il demonio vuole vincere l'uomo privandolo di quelle doti in cui si riconosce vinto.
Procura, pertanto, di custodire nel cuore l'amore per il nemico.
È con questo amore, infatti, che tu vinci il demonio.
Incrudelisca pure l'uomo quanto può, e ti strappi tutto ciò che può.
Se ami colui che ti perseguita apertamente, è sconfitto colui che ti odia in segreto.
Il salmista, sconvolto e rattristato, pregava, quasi che il suo occhio fosse turbato dall'ira.
E l'ira contro il fratello, se è inveterata, è ormai un odio.
L'ira disturba l'occhio, l'odio lo spegne; l'ira è una pagliuzza, l'odio è una trave.
Talvolta, mentre tu covi dell'odio, vai a rimproverare chi si adira.
In te c'è l'odio, in colui che rimproveri c'è solamente dell'ira.
Giustamente, perciò, ti si dice: Togli prima la trave dal tuo occhio, e così potrai togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello. ( Mt 7,5 )
Se volete farvi un'idea della differenza fra l'ira e l'odio, pensate che ci sono uomini che ogni giorno si adirano con i propri figli; ma certamente non odiano i propri figli.
Il nostro autore, turbato e rattristato, pregava, mentre stava combattendo contro tutte le ingiurie dei suoi offensori.
Non pregava per sopraffarli restituendo loro l'ingiuria, ma per riuscire a non odiare alcuno di loro.
Per questo prega, per questo supplica: perché è turbato dalla voce del nemico e dalla tribolazione del peccatore.
Essi hanno, infatti, rovesciato su di me l'ingiustizia, e nella loro ira mi hanno ottenebrato.
Il mio cuore si è turbato dentro di me.
Come, altrove, è detto: Turbato è per l'ira il mio occhio. ( Sal 6,8 )
E, se l'occhio è turbato, che cosa accade? E il timore della morte è piombato su di me.
L'amore è la nostra vita; e, se l'amore è vita, l'odio è morte.
Quando l'uomo comincia a sospettare che odia colui che un tempo amava, timore di morte è il suo: di quella morte che è la più dura, la morte interiore, quella che non uccide il corpo, ma l'anima.
Eccoti dinnanzi un uomo che ti perseguita.
Che male potrà recarti costui, se contro di lui il tuo Signore ti ha dato la sicurezza, dicendoti: Non abbiate timore di coloro che uccidono il corpo? ( Mt 10,28 )
Quello con la sua crudeltà al massimo potrà uccidere un corpo: mentre tu, se sei posseduto dall'odio, uccidi un'anima!
Quello uccide il corpo di un altro, tu uccidi l'anima tua! Il timore della morte è piombato su di me.
Paura e tremito sono venuti su di me, e le tenebre mi hanno avvolto.
E ho detto. Chi odia il suo fratello è avvolto dalle tenebre.
Difatti, se l'amore è luce, l'odio è tenebra. ( 1 Gv 2,9-11 )
E che cosa dice nell'impotenza che esperimenta, nella prova che lo turba?
Chi mi darà le ali come colomba? e volerò e mi riposerò.
Bramava la morte, oppure desiderava la solitudine.
Dice in sostanza: Mi si propone, anzi mi si ordina, di amare i nemici; e intanto le offese di costoro, sempre più frequenti e già in grado d'avvolgermi come in un'ombra, sconvolgono il mio sguardo, turbano la mia vista feriscono il mio cuore, uccidono l'anima mia.
Vorrei andarmene per non restare qui e non aggiungere peccati a peccati, ma sono debole.
Rimarrei volentieri alquanto segregato dal genere umano in modo che la mia ferita non riceva colpi su colpi e, una volta guarito, possa riprendere la battaglia.
Sono cose che accadono, fratelli; e spesso sorge nell'animo del servo di Dio il desiderio della solitudine, proprio a causa delle infinite tribolazioni e degli scandali dice: Chi mi darà le ali?
Si accorge di essere senza ali, o piuttosto vede che le sue ali sono legate?
Se non le ha, gli siano date! Se sono legate, vengano sciolte!
Perché chi apre le ali all'uccello è come se gliele desse o restituisse.
L'uccello le aveva, ma erano come non sue, finché con esse non poteva volare.
Anzi, le ali legate costituiscono un fardello.
Dice: Chi mi darà le ali come colomba? e volerò e mi riposerò.
Si riposerà; ma dove? Ho detto che due sono qui i significati.
Uno è quello cui si riferisce l'Apostolo dicendo: Essere sciolto ed essere con Cristo è di gran lunga la cosa migliore. ( Fil 1,23 )
Infatti, anche lui, per quanto fosse forte, grande dotato di immenso coraggio, proprio un invitto soldato di Cristo tuttavia nella sua prova, a quanto leggiamo, fu turbato e disse: Quanto al resto, nessuno mi dia più molestia. ( Gal 6,17 )
Come se dicesse desumendolo da quell'altro salmo: Sono oppresso da tristezza a causa dei peccatori che abbandonano la tua legge. ( Sal 119,53 )
Non di rado dunque, si fanno tentativi per correggere certi uomini fuorviati disonesti, che pure sono affidati alle nostre cure.
Nonostante tutto riesce vano, nei loro riguardi, ogni sforzo e ogni vigilanza umana.
Non si riesce a correggerli; non resta che sopportarli.
Eppure colui che non riesci a correggere è uno dei tuoi: tuo perché, come te, fa parte del genere umano, oppure perché molte volte è della stessa tua comunità ecclesiale.
È uno che sta dentro le porte: e tu che farai? dove andrai? dove ti vorrai appartare per non dover più soffrire certe cose?
Stagli, invece, più vicino che puoi! Parla, esorta, attira, minaccia, rimprovera!
Ma ho fatto tutto ciò - dici -; ho usato e impegnato ogni mia forza.
Nonostante tutto, però, mi accorgo di non essere riuscito a nulla.
Ci ho messo tutta la cura. Non mi è rimasto che il dolore.
Come si riposerà il mio cuore in tali condizioni, se non dicendo: Chi mi darà le ali?
Come colomba, tuttavia, non come corvo.
La colomba cerca di allontanarsi da chi le reca molestia, ma non perde l'amore.
Si cita, infatti, la colomba come simbolo dell'amore, e si apprezza il suo tubare.
Nessuno è tanto amico del gemito quanto la colomba.
Geme giorno e notte, come se si trovasse in un luogo dove non c'è altro da fare che gemere.
Ebbene, che cosa dice questi che ama?
Non posso sopportare le ingiurie degli uomini: essi strepitano, si agitano rabbiosamente, sono infiammati d'ira e in quest'ira vogliono avvolgere anche me.
Non posso giovare loro. Oh voglia il cielo che io mi possa riposare in qualche luogo ( separato da loro con il corpo, non con l'amore ) in modo che in me tale amore non sia turbato!
Non posso giovar loro con le mie parole con i miei ragionamenti; forse, potrò essere loro utile con la mia preghiera.
Così dicono gli uomini; ma, spesse volte, sono talmente legati che non possono volare.
Non che siano stati presi alla pania; sono soltanto legati dal loro ufficio.
Ma, se è davvero l'incarico o l'ufficio a tenerli legati e per questo non possono andarsene, dicano: Bramavo essere sciolto ed essere con Cristo: che è la cosa di gran lunga migliore; ma restare nella carne mi è necessario a cagione vostra. ( Fil 1,23.24 )
È la colomba incatenata dall'affetto, non dalla cupidigia, e che non poteva volare a cagione del dovere da compiere, non perché fosse esiguo il suo merito.
Un tale desiderio dev'essere necessariamente nel cuore; ma in grado di possederlo sarà solo colui che avrà cominciato a camminare per la via stretta. ( Mt 7,14 )
Saprà certamente, un uomo di questa tempra, che non mancano alla Chiesa le persecuzioni, neanche in questo tempo in cui essa sembra essere al sicuro da quelle persecuzioni che subirono i nostri martiri.
Non mancano, nemmeno oggi, le persecuzioni, perché sono vere le parole: Tutti coloro che vogliono piamente vivere in Cristo subiranno persecuzione. ( 2 Tm 3,12 )
Se non subisci persecuzione, è segno che non hai deciso di vivere piamente in Cristo.
Vuoi provare la verità di queste parole? Comincia a vivere piamente in Cristo.
Che cosa significa "vivere piamente in Cristo"?
Significa: fatti entrare in cuore ciò che dice l'Apostolo: Chi si ammala e io non mi ammalo?
Chi si scandalizza e io non brucio? ( 2 Cor 11,29 )
Le infermità degli altri, gli scandali degli altri, per lui erano altrettante persecuzioni.
Forse che esse mancano nel nostro tempo? Abbondano più che mai, almeno in coloro che se ne preoccupano.
Di solito si guarda da lontano un uomo e si dice: Gli sta bene! Chi dice così, o sente le proprie sofferenze ma non è capace di sentire le altrui, oppure non ha in sé motivo di sofferenza e così non prova compassione per l'altro che soffre, che dalla sofferenza è divorato.
Cominci dunque a vivere piamente in Cristo, e proverà la verità di queste parole.
Allora comincerà a desiderare le ali, ad allontanarsi, a fuggire, e a rimanere nel deserto.
Fratelli, per quali ragioni pensate che i deserti si siano riempiti di servi di Dio?
Se essi si fossero trovati bene tra gli uomini, se ne sarebbero forse allontanati?
E tuttavia, che cosa fanno? Ecco, si allontanano, fuggono, dimorano nel deserto; ma vi restano, forse, isolati?
La carità li prende si che vivano in comunità numerose, anche se, fra i tanti, ve ne sono alcuni che mettono alla prova gli altri.
Inevitabilmente, infatti, in ogni società un po' numerosa si trovano dei malvagi.
Dio stesso, il quale sa come metterci alla prova, mischia con noi anche degli individui che non persevereranno; anzi, ne fa entrare certuni così abili nel simulare che non hanno mosso nemmeno i primi passi sulla via in cui dovrebbero perseverare.
Dio sa che per noi è necessario sopportare i malvagi, perché così la nostra bontà farà progressi.
Amiamo, dunque, i nemici! Rimproveriamoli, castighiamoli, scomunichiamoli, e, mossi dall'amore, separiamoli - magari - anche da noi.
Osservate, infatti, cosa dice l'Apostolo: Se qualcuno non obbedisce alle parole della nostra lettera, segnatelo a dito e non unitevi con lui.
Ma, perché queste parole non suscitino in te l'ira e non si turbi il tuo occhio, aggiunge: Non trattatelo però come nemico, ma rimproveratelo come un fratello, affinché si vergogni. ( 2 Ts 3,14.15 )
Ordina che ci si separi da lui, non che gli si sottragga l'amore.
Se vive quell'occhio, vive la tua vita.
La perdita dell'amore, infatti, sarebbe per te morte.
Ebbe paura di perdere questo amore colui che diceva: E il timore della morte è piombato su di me. ( Sal 55,5 )
Per non perdere, perciò, la vita dell'amore, chi mi darà le ali, come colomba, e volerò e mi riposerò?
Dove andrai? Dove volerai? Dove troverai riposo? Ecco, mi sono allontanato fuggendo e mi sono fermato nel deserto.
In quale deserto? Dovunque andrai, altra gente si unirà a te, con te cercheranno il deserto, mostreranno di voler vivere come te, e tu non potrai respingere la compagnia dei fratelli.
Anche i malvagi si uniranno a te: ti attende ancora la prova.
Ecco, mi sono allontanato fuggendo, e mi sono fermato nel deserto.
In quale deserto? Forse nella coscienza, dove nessun uomo entra, dove nessuno è con te, dove tu sei solo con Dio.
Se per " deserto " infatti, intendi un qualche luogo, che farai di coloro che si uniranno a te?
Non potrai essere separato dal genere umano, finché vivi fra gli uomini.
Osserva piuttosto il nostro consolatore: egli era nostro signore e re, nostro imperatore e creatore, egli che volle anche essere creato tra noi.
Ebbene osserva come mischiò tra i suoi dodici uno che avrebbe dovuto tollerare con pazienza.
Ecco, mi sono allontanato, fuggendo, e mi sono fermato nel deserto.
Forse costui, come ho detto, si rifugerà nella sua coscienza, ed ivi troverà un piccolo deserto per riposare.
Ma, anche qui, ecco l'amore che viene ancora a turbarlo.
Era solo nella coscienza, ma non era solo nell'amore; nell'intimo la coscienza lo consolava, ma all'esterno le tribolazioni non lo lasciavano.
Perciò, quieto in sé ma preoccupato per gli altri, e quindi ancora in preda al turbamento, che cosa dice?
Aspettavo colui che mi salvasse dalla paura e dalla tempesta.
C'è il mare, c'è la tempesta. Non ti resta che gridare: Signore, perisco! ( Mt 14,30 )
Ti porga la mano colui che cammina intrepido sui flutti; ti sollevi nella tua trepidazione; unendoti a sé, consolidi la tua sicurezza.
Ti parli nell'intimo e ti dica: Guarda a me; vedi che cosa ho sopportato?
Tu sopporti, forse, un fratello malvagio o un nemico esteriore; e io non li ho, forse, sopportati?
Fremevano all'esterno i giudei, e nell'interno mi tradiva il discepolo.
Infuria, dunque la tempesta? Ma c'è lui, che salva dalla paura e dalla tempesta.
Forse la tua barca è squassata perché egli in te dorme.
Si faceva ognor più violento il mare; la navicella nella quale navigavano i discepoli era scossa; e Cristo dormiva.
Finalmente, si rammentarono che tra loro dormiva il dominatore e il creatore dei venti.
E allora si avvicinarono a Cristo e lo svegliarono.
Egli ordinò ai venti e si fece grande bonaccia. ( Mt 8,23-26 )
È naturale che il tuo cuore si turbi, se dimentichi colui nel quale credi.
Le tue sofferenze ti sembrano intollerabili, perché non ripensi a ciò che ha sopportato per te Cristo.
Se Cristo non ti viene in mente, egli per te dorme.
Risveglia Cristo, riacquista la fede! Cristo in te dorme se tu ti sei dimenticato dei patimenti di Cristo; Cristo veglia in te quando te ne ricordi.
E quando con tutto il cuore avrai contemplato ciò che egli ha sofferto, non sopporterai forse anche tu di buon animo - e magari rallegrandoti - i tuoi dolori, trovando una certa somiglianza fra quel che tu soffri e quello che ebbe a soffrire il tuo re?
Quando, dunque, comincerai a consolarti e a rallegrarti con questi pensieri, è segno che egli si è destato che ha ordinato ai venti, e si è fatto bonaccia.
Aspettavo colui che mi salvasse dalla paura e dalla tempesta.
Sommergili, Signore, e dividi le loro lingue.
O fratelli, egli osserva coloro che lo fanno soffrire e l'ottenebrano, e desidera questo, non certo mosso dall'ira.
Coloro che si sono innalzati operando il male conviene che siano sommersi.
Coloro che hanno cospirato nel male, conviene che le loro lingue siano confuse.
Che essi acconsentano al bene, e le loro lingue torneranno concordi.
Ma se, come dice, insieme contro di me sussurravano tutti i miei nemici, ( Sal 41,8 ) cessi mediante il castigo il loro stare insieme!
Siano divise le loro lingue, si contraddicano tra loro! Sommergili, Signore, e dividi le loro lingue.
Sommergili: perché? Perché si sono innalzati.
Dividili: perché? Perché hanno cospirato nel male.
Ricorda quella celebre torre che uomini superbi si costruirono dopo il diluvio.
Cosa dissero quei superbi? Se non vogliamo perire nel diluvio, costruiamoci una torre alta. ( Gen 11,4 )
Si credevano al sicuro perché protetti dalla superbia, e costruirono un'alta torre; ma il Signore divise le loro lingue.
Cominciarono allora a non comprendersi più: e da lì ebbe origine la diversità delle lingue.
Dapprima c'era una sola lingua, e questa sola lingua era di non poca utilità per gli uomini che vivevano in armonia ed erano umili; ma, quando da quell'unità cominciò a prendere le mosse una specie di cospirazione superba, Dio intervenne dividendo le loro lingue, per impedire che, comprendendosi, rendessero micidiale la loro superba unità.
Per colpa degli uomini superbi furono divise le lingue; grazie agli umili Apostoli le lingue sono state riunificate.
Lo spirito di superbia diversificò le lingue; lo Spirito Santo le ha riunificate.
Quando, infatti, venne lo Spirito Santo sopra i discepoli, essi cominciarono a parlare in tutte le lingue e furono compresi da tutti. ( At 2,4 )
Le lingue, che erano state divise, furono riunite in una sola.
Ne consegue che, se ancora incrudeliscono i pagani, è bene che le loro lingue siano divise.
Vogliono una sola lingua? Vengano alla Chiesa!
In essa troveranno che, pur restando invariata la diversità delle lingue della carne, una sola è ormai, nella fede del cuore, la lingua dell'umanità.
Sommergili, o Signore, e dividi le loro lingue.
Perché ho visto l'ingiustizia e la contraddizione nella città.
Giustamente cercava il deserto, se aveva visto l'ingiustizia e la contraddizione nella città.
Esiste questa città turbolenta: è la città che aveva costruito la torre ed era stata confusa e chiamata Babilonia; è la città che vediamo dispersa tra innumerevoli popoli. ( Gen 11,9 )
Di fra mezzo a questa città è convocata la Chiesa, che si apparta nel deserto della buona coscienza.
Ha visto, infatti, la contraddizione nella città.
Ti si dice: È venuto Cristo! Tu obietti contraddicendomi: " Quale Cristo? ".
" Il Figlio di Dio ". Tu contraddici di nuovo: " Dio ha dunque un figlio? ".
" Sì; anzi, costui è pure nato dalla Vergine, ha sofferto, è risorto ".
Ancora obietti: " E come può essere accaduto tutto questo? "
Osserva almeno la gloria della sua croce!
È ormai stampata anche sulla fronte dei re quella croce che i nemici insultarono.
Gli effetti ne provano la potenza: egli ha domato il mondo, non col ferro ma con il legno.
Il legno della croce parve ai nemici non meritare che scherni, e, mentre se ne stavano in piedi dinanzi a tal legno, essi scuotevano la testa dicendo: Se è Figlio di Dio, scenda dalla croce. ( Mt 27,40 )
Egli stendeva, le braccia verso un popolo che non credeva e lo rinnegava.
Infatti, se è giusto colui che vive di fede, ( Rm 1,17 ) è iniquo colui che non possiede la fede.
Dicendo qui: Ingiustizia, intendo " perfidia ".
Orbene, il Signore vedeva nella città l'ingiustizia e il rifiuto; eppure stendeva le braccia verso quel popolo che non credeva e che lo rinnegava, e, attendendo anche loro, diceva: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno. ( Lc 23,34 )
Anche ai nostri giorni, purtroppo, i resti di quella città incrudeliscono ancora, ancora rinnegano.
E Cristo, dalla fronte di tutti, stende anche oggi la mano a quei pochi che ancora non credono è lo rifiutano.
Ho visto l'ingiustizia e la contraddizione nella città.
Giorno e notte la circonderanno sulle sue mura l'ingiustizia e la fatica.
Sulle sue mura: sulle sue fortificazioni, quasi tenendo assoggettati i suoi capi, i suoi nobili.
Se diventasse cristiano quel nobile, nessuno resterebbe pagano.
Sono molti a dirlo: Nessuno resterebbe pagano se quel tale fosse cristiano.
E si dice ancora: Se anche quello si facesse cristiano, chi resterebbe pagano?
Finché, dunque, non si fanno cristiani, sono come le mura di quella città che non crede e contesta.
Quanto a lungo staranno in piedi queste mura? Non staranno in piedi per sempre.
L'arca sta girando attorno alle mura di Gerico: verrà il momento - al settimo giro dell'arca - quando tutte le mura della città che non crede e contesta cadranno. ( Gs 6,5 )
Tuttavia, finché questo non accade, il salmista è turbato nella sua lotta e, mal sopportando i reazionari superstiti, brama le ali per volare, aspira alla pace del deserto.
Meglio sarebbe, però, che perseverasse in mezzo ai contraddittori, che sopportasse le minacce, che ingoiasse gli insulti e aspettasse colui che lo salverà dalla paura e dalla tempesta.
Fissi lo sguardo sul suo Capo e miri l'esempio della sua vita.
Si tranquillizzi nella speranza, anche se è momentaneamente turbato per quel che gli accade.
Giorno e notte la circonderà, sulle sue mura, l'ingiustizia; e dentro di essa stanno la fatica e l'iniquità.
C'è la fatica perché c'è l'iniquità; e poiché c'è l'ingiustizia, c'è anche il dolore.
Ascoltino però colui che tende la sua mano: Venite a me, tutti voi che siete affaticati!
Voi gridate, voi contestate e insolentite; egli, al contrario vi rivolge l'invito: Venite a me, voi tutti che siete oppressi dalla vostra superbia, e riposerete nella mia umiltà.
Dice: Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete la pace per le vostre anime. ( Mt 11,28.29 )
Perché si affaticano? Perché non sono miti e umili di cuore. Dio si è fatto umile: si vergogni l'uomo di essere superbo!
Non mancano nelle sue piazze l'usura e l'inganno.
Dell'usura e dell'inganno non si può dire che non si sappia almeno che sono mali.
Essi sono piaghe pubbliche.
Chi compie un'azione cattiva a casa sua, almeno si vergogna della sua colpa.
Nelle piazze stanno invece l'usura e l'inganno.
Far fruttare il denaro è un'attività pubblica, e la si dice persino arte.
Si parla di associazione corporativa, la quale sarebbe più o meno necessaria alla città, perché dal suo esercizio derivano le rendite.
Fino a tal punto è giunto in piazza ciò che almeno doveva essere tenuto nascosto!
Ma c'è un'altra usura peggiore della precedente: è quando non condoni ciò che ti è dovuto.
Come dovrà intorbidirtisi l'occhio al recitare quel versetto della preghiera: Rimetti a noi i nostri debiti! ( Mt 6,12 )
Come te la caverai, infatti, allorché pregando giungerai a quel versetto?
Hai udito una parola offensiva e pretendi che l'altro la sconti con le pene dell'inferno.
Sappi almeno limitarti a non esigere più di quanto hai dato, o usuraio di ingiustizie!
Sei stato colpito con un pugno, e pretendi la morte.
Usura perversa! Per quale via oserai avvicinarti alla preghiera?
E se abbandonerai la preghiera, come raggiungerai il Signore?
Ecco, dirai: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome.
Venga il regno tuo. Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.
Dirai: Dacci oggi il nostro pane quotidiano.
Giungerai finalmente alle parole: Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori. ( Mt 6,9-12 )
Per quanto possa abbondare l'usura in quella malvagia città, che essa, però, non penetri mai dentro le mura della chiesa, là, dove ci si batte il petto!
Che cosa farai, quando in chiesa tu e quel versetto sarete chiamati in causa?
Lì ci sarà anche il tuo giudice celeste, colui che ha composto tale preghiera; e lui, che è al corrente della tua causa, ti dice: Non c'è altra via per essere esauditi.
In verità vi dico che, se avrete rimesso i peccati agli uomini, saranno rimessi a voi; ma, se non avrete rimesso i peccati agli uomini, neppure il Padre vostro li rimetterà a voi. ( Mt 6,14.15 )
Chi dice questo? Colui che conosce la tua causa e sa cosa tu sei andato a chiedergli.
Vedi che ha voluto essere lui il tuo avvocato: lui, il tuo difensore, il tuo intercessore, seduto alla destra del Padre, e il tuo stesso giudice.
Orbene, lui ha detto: Per altra via, non sarai esaudito.
Che cosa farai? Non otterrai nulla, se ti rifiuterai di pronunziare quelle parole; nulla otterrai, se dirai il falso.
Dunque, o le metterai in pratica e poi andrai a pronunziarle, oppure non meriterai di ottenere ciò che chiedi.
Tanto è vero che quanti non si comportano così, vivono nell'usura più lercia.
Vi siano pure nella città terrena di quelli che tuttora adorano gli idoli o ne vanno in cerca!
Non farlo però tu, popolo di Dio; non farlo tu, popolo di Cristo; non farlo tu, corpo di quel Capo.
Ricorda chi sia il vincolo della tua pace; ricorda quali siano le promesse aperte alla tua vita.
E poi, che cosa ti gioverebbe rifarti delle ingiurie subìte?
Forse che la vendetta ti rimetterebbe a posto?
O vorrai, forse, rallegrarti del male altrui? Hai sofferto il male? Perdonalo!
Non siate in due ad essere nel male.
E non mancano nelle sue piazze l'usura e l'inganno.
Per motivi di questo genere cercavi anche tu la solitudine e le ali; per tali motivi mormori.
Non puoi sopportare la contraddizione e l'ingiustizia di quella città.
Riposati in coloro che, come te, abitano al di dentro.
Non cercare la solitudine.
Nondimeno, ascolta che cosa è detto anche di costoro: Perché se mi avesse oltraggiato un nemico.
Antecedentemente egli era turbato e sconcertato dalla voce del nemico e dalla tribolazione del peccatore: si trovava, infatti, ad abitare in quella città, in quella superba città, che innalzava la torre che fu poi sommersa perché fossero divise le sue lingue. ( Gen 11,4 )
Adesso egli è al di dentro [ della Chiesa ]; eppure, osserva come ha da gemere a cagione dei pericoli derivanti dai falsi fratelli.
Se mi avesse oltraggiato un nemico, certamente lo avrei sopportato; e se colui che mi odiava contro di me avesse detto grandi cose …
Cioè: se, mosso da superbia mi avesse insultato, se si fosse fatto grande a mio danno e mi avesse rivolto tutte le minacce possibili, mi sarei nascosto, certo, lontano da lui.
Da uno che sta fuori dove ti nasconderesti? Tra coloro che sono dentro.
Ora, però, rifletti se non ti resti altro che cercare la solitudine.
Ma tu, dice, che eri un altro me stesso, mia guida e mio familiare.
Forse talvolta mi hai dato un buon consiglio, forse qualche volta mi hai preceduto e mi hai dato un avvertimento salutare: siamo stati insieme nella Chiesa di Dio.
Ma tu, altro me stesso, mia guida e mio familiare, che insieme con me prendevi i dolci cibi.
Quali sono i dolci cibi? Non tutti coloro che sono presenti li conoscono; ma quanti li conoscono non li rendano amari, onde possano dire a quelli che ancora non li hanno provati: Gustate, e vedete quanto è dolce il Signore. ( Sal 34,9 )
Tu che insieme con me prendevi i dolci cibi.
Nella casa di Dio abbiamo camminato in pieno accordo.
Donde deriva allora la divisione? Colui che era dentro è passato fuori.
Camminava un tempo assieme con me nella casa di Dio, in pieno accordo: ed ecco, s'è costruito un'altra casa dirimpetto alla casa di Dio.
Perché ha abbandonato quella casa ove camminavamo in pieno accordo?
Perché ha lasciata deserta quella casa ove insieme prendevamo i dolci cibi?
Venga la morte su di loro e discendano vivi all'inferno.
Nel modo come reagisce ci fa ricordare quel primo tentativo di scisma, quando, al tempo dell'antica nazione giudaica, alcuni superbi si separarono e vollero sacrificare per conto loro.
Li incolse una morte fino allora inaudita: si aprì la terra e li inghiottì vivi. ( Nm 16,1-33 )
Dice: Venga la morte su di loro, e discendano vivi all'inferno.
Che significa Vivi? Significa che sanno di andare verso la rovina e ci vogliono andare.
Ascolta come certuni corrano vivi verso la perdizione e siano inghiottiti dal baratro della terra, cioè assorbiti e divorati dalle cupidige terrene.
Tu dici a un uomo: " Che cosa ti angustia, fratello?
Siamo fratelli, invochiamo un solo Dio, crediamo in un solo Cristo, ascoltiamo un solo Vangelo, cantiamo un'identica salmodia, rispondiamo con uno stesso Amen, facciamo echeggiare lo stesso Alleluia, celebriamo una sola Pasqua.
Perché tu sei fuori ed io dentro?".
Angustiato e consapevole della verità di quanto gli si dice, per lo più risponde: "Dio ne renda merito ai nostri antenati! ".
È, costui, un vivo che perisce.
Tu continui ad ammonirlo: " Vada per il male della nostra separazione; ma perché tu vi aggiungi anche il male del ribattezzare?
Riconosci anche in me ciò che hai tu; e, se odii me, risparmia però Cristo presente in me ".
Ordinariamente si rammaricano - e non poco - di questo male e dicono: " Davvero è male!
Volesse il cielo che non ci fosse!
Ma come disimpegnarci dalle prescrizioni dateci dai nostri antenati? " Discendano vivi all'inferno!
Se tu vi discendessi morto, non sapresti che cosa fai; ma, siccome sai che è male quanto fai e tuttavia lo compi, non discendi forse vivo nell'inferno?
E perché mai lo sprofondo della terra inghiottì vivi i capi della rivolta, mentre il popolo che con essi era d'accordo venne bruciato dal fuoco che scese dal cielo? ( Nm 16,31-35 )
Per questo motivo, riferendosi cioè a tale condanna, questo salmo comincia col popolo e conclude con i capi.
Venga la morte su di essi, dice riferendosi a coloro sui quali scese il fuoco dal cielo; e subito aggiunge: E discendano vivi all'inferno, riferendosi ai capi inghiottiti dall'abisso della terra.
Come potrebbero, infatti, discendere vivi all'inferno coloro ai quali aveva detto: Venga la morte su di essi?
Se su di essi era già venuta la morte, non potevano discendere vivi all'inferno.
Dunque, comincia dal popolo e conclude con i capi.
Venga la morte su di essi, cioè su quanti hanno acconsentito e li hanno seguiti.
Che ne è, invece, dei capi e dei principi?
Discendano vivi all'inferno, perché essi conoscono le Scritture, e sanno bene, leggendole ogni giorno, che la Chiesa cattolica è diffusa per tutta la terra.
Sanno che questo è un fatto incontestabile, come pure sanno che non si può trovare alcun argomento in favore del loro scisma.
Essi, veramente, discendono vivi all'inferno, perché sono consapevoli che è male il male che compiono.
Quanto agli altri, essi furono bruciati dal fuoco dell'ira divina.
Infiammati dalla voglia di litigare, non hanno voluto distaccarsi dai loro capi malvagi; ed è venuto su di loro fuoco su fuoco: sulla fiamma della divisione è scesa la fiamma della distruzione.
Venga la morte su di loro e discendano vivi all'inferno.
Perché la malvagità è nei loro alberghi, in mezzo a loro.
Negli alberghi, dove sostano come pellegrini e passano.
Infatti non saranno sempre qui, anche se combattono così accanitamente nella loro effimera animosità.
Nei loro alberghi c'è l'ingiustizia, in mezzo a loro l'iniquità; poiché niente è tanto in mezzo a loro quanto il loro cuore.
Io ho gridato al Signore.
Il corpo di Cristo e l'unità di Cristo nell'angoscia, nello sgomento, nel travaglio, nel turbamento della prova, quest'uomo solo, unità conseguita in un solo corpo, quando ha l'anima angustiata, grida dai confini della terra.
Dai confini della terra ho gridato verso di te, mentre il mio cuore era angustiato. ( Sal 61,3 )
È uno solo, ma un " uno " risultante dalla unità; è uno, ma " uno " non nel senso che lo racchiuda un unico luogo; è un " uno " che grida dagli estremi confini della terra.
Come potrebbe uno solo gridare dai confini della terra se non fosse uno in molti uomini?
Io ho gridato al Signore. Giustamente.
Anche tu grida al Signore, non a Donato, se non vuoi che ti sia padrone, al posto del Signore, colui che ha ricusato di essere tuo compagno di servitù sotto il Signore.
Io ho gridato al Signore; e il Signore mi ha esaudito.
18 - [v 18.] Di sera, di mattina e a mezzogiorno parlerò e annunzierò, ed egli ascolterà la mia voce.
Annunzia il Vangelo! Non tenere per te ciò che hai ricevuto.
Di sera, riguarda il passato; di mattina, l'avvenire; a mezzogiorno, l'eternità.
Perciò il di sera si riferisce a ciò che racconta; il di mattina, a ciò che annunzia; mentre la parola a mezzogiorno sottolinea che la sua preghiera è accolta.
La fine è collocata nel mezzogiorno, perché è quel mezzogiorno che non declina verso il tramonto.
A mezzogiorno c'è la massima luce: lo splendore della sapienza, il fervore della carità.
Di sera, di mattina e a mezzogiorno.
Di sera il Signore è sulla croce, di mattina risorge, a mezzogiorno sale al cielo.
Di sera io narro i patimenti sopportati da lui nella morte; di mattina annunzio la vita di lui che risorge; a mezzogiorno pregherò affinché, seduto alla destra del Padre, mi esaudisca.
Esaudirà la mia preghiera colui che intercede per noi. ( Rm 8,34 )
Quanto è grande la sicurezza di chi pronuncia queste parole! quant'è grande la sua consolazione! quale conforto nelle debolezze dell'anima, nelle tempeste, di fronte ai malvagi, agli empi di fuori e di dentro, e contro coloro che ora sono fuori, dopo essere stati dentro!
Miei fratelli, voi vedete, riuniti tra queste stesse mura, degli individui turbolenti, superbi, interessati, orgogliosi: persone che non nutrono per Dio un amore puro, sano, pacifico, ma attribuiscono a se stessi molti meriti: persone già pronte al dissenso anche se non ne trovano l'occasione.
Costoro sono la paglia dell'aia del Signore. ( Mt 3,12 )
Il vento della superbia ne ha spazzati via alcuni; tutto il resto della paglia volerà via quando il Signore, nell'ultimo giorno, opererà la vagliatura.
Ma a noi che resta se non cantare, pregare, piangere ed esclamare sicuri con il salmista: Riscatterà nella pace l'anima mia?
Contro coloro che non amano la pace, diciamo: Riscatterà nella pace l'anima mia, perché ero pacifico in mezzo a quelli che odiavano la pace. ( Sal 120,7 )
Riscatterà nella pace l'anima mia da coloro che mi si avvicinano.
Infatti, difendersi da coloro che sono lontani da me è impresa facile; né riesce molto facilmente a traviarmi colui che dice: Vieni, adora l'idolo.
Costui è molto distante da me.
Vai da un altro e gli chiedi: Sei cristiano? Sono cristiano, risponde.
In tal caso, colui che ti combatte è un tuo vicino, è uno di casa.
Riscatterà nella pace l'anima mia da coloro che mi si avvicinano, perché in molte cose erano con me.
Perché ha detto: Mi si avvicinano? Perché in molte cose erano con me.
Di due significati è suscettibile questo versetto: In multis erant mecum.
Uno è questo: avevamo in comune il battesimo; ambedue leggevamo il Vangelo; celebravamo insieme le feste dei martiri; insieme ci adunavamo per solennizzare la Pasqua.
In tutte queste cose essi erano con me; ma non erano e non sono con me in tutte le cose.
Non sono con me nello scisma, non sono con me nell'eresia.
In molte cose con me, in alcune poche non con me.
Ma, a causa di queste poche cose in cui non sono con me, non giova loro l'essere con me in molte.
Guardate infatti, fratelli, di quante cose buone parla l'apostolo Paolo; ma ne aggiunge una che, se manca, tutte le altre non servono a nulla.
Se parlerò le lingue degli uomini e degli angeli, dice, se avrò il dono della profezia e tutta la fede e tutta la scienza, se muoverò le montagne, se distribuirò tutti i miei beni ai poveri, se darò il mio corpo per bruciare. ( 1 Cor 13,1-3 )
Quante cose ha elencate! Ma di queste molte cose una ne manca: la carità.
Quelle sono di più quanto a numero, ma questa è più grande per il suo valore.
Orbene, questi tali sono con me in tutti i sacramenti; in una sola virtù non sono con me: nella carità.
In molte cose erano con me.
Ed ecco l'altra interpretazione: Erano in molti con me.
Coloro che si sono separati da me erano con me, e non erano in pochi ma, in molti.
Infatti, in tutto il mondo pochi sono i chicchi di grano, molta è la paglia.
Ebbene, cosa dice di loro? Nella paglia erano, con me, nel buon grano non erano con me.
La paglia sta vicino al grano, esce dallo stesso seme, pone radici nello stesso campo, è nutrita dalla stessa pioggia, è tagliata dallo stesso mietitore, subisce la medesima trebbiatura, attende la stessa vagliatura, ma non entra nello stesso granaio.
In molti erano con me.
Mi esaudirà Dio, e costoro umilierà colui che è da prima dei secoli.
Essi si affidano a non so quale capo che da ieri ha cominciato ad esistere; ma li umilierà Colui che è da prima dei secoli.
Difatti il Cristo, anche se è nato nel tempo da Maria Vergine, tuttavia è da prima dei secoli, poiché il Verbo era in principio, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. ( Gv 1,1 )
Ebbene colui che è prima dei secoli umilierà costoro.
Perché per loro non c'è mutamento.
Parlo di quelli per cui non c'è mutamento.
Ha conosciuto alcuni che saranno ostinati e perseverando nella loro malvagità.
Noi li vediamo, e vediamo ancora che non c'è mutamento per essi.
Non c'è mutamento per coloro che muoiono nella perversione, nello scisma.
E Dio li umilierà: umilierà nella dannazione quanti si sono sollevati a causare dissensi.
Per loro non c'è mutamento perché, se cambiano, non cambiano in meglio ma caso mai in peggio.
Non cambiano né qui né al momento della resurrezione.
Tutti infatti risorgeremo ma non tutti muteremo. ( 1 Cor 15,51 )
Perché? Perché non c'è per essi mutamento e non hanno avuto il timore di Dio.
Fratelli miei, c'è un solo rimedio: abbiano timore di Dio e abbandonino Donato.
Tu dici a lui: " Perirai nell'eresia nello scisma; è necessario che Dio punisca queste colpe; finirai nella dannazione.
Non lusingarti con le tue parole; non seguire una guida cieca, poiché se un cieco guida un altro cieco, ambedue cadono insieme nella fossa ". ( Mt 15,14 )
" Che me ne importa? - risponde - allo stesso modo come sono vissuto ieri, così, vivo oggi; io continuo ad essere ciò che furono i miei genitori ".
Ebbene, tu non temi Dio. Temi Dio!
Pensa che sono vere tutte queste cose che si leggono, perché la fede di Cristo non può ingannare.
E come potresti rimanere nell'eresia di fronte all'evidenza della santa Chiesa cattolica, che Dio ha diffusa in tutto il mondo e che, prima di diffondere, ha promessa, preannunziata, e poi realizzata come aveva promesso?
Temano, dunque, e stiano in guardia coloro che non hanno timore di Dio.
Ha steso la sua mano per dare la mercede.
21 - [vv 21. 22.] Hanno insozzato il suo testamento.
Leggi la promessa che hanno insozzata.
Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti. ( Gen 12,3; Gen 26,4 )
Hanno insozzato il suo testamento.
Cosa dici tu contro queste parole del testatore?
Dici: "La sola Africa ha conosciuto questa grazia per i meriti del santo Donato; in lui solo è rimasta la Chiesa di Cristo".
Dì almeno: "La chiesa di Donato".
Perché aggiungi "di Cristo", del quale fu detto: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti?
Vuoi andare dietro a Donato? Lascia in pace Cristo e vattene!
Badate, però, alle parole che seguono: Hanno insozzato il suo testamento.
Quale testamento? Ad Abramo furono fatte delle promesse, e alla sua discendenza.
Dice l'Apostolo: Fratelli, nessuno osa annullare o modificare un testamento in regola, benché fatto da un uomo.
Ora, ad Abramo furono fatte delle promesse: a lui e al suo discendente.
Non dice: E ai suoi discendenti, come se fossero in molti, ma, come parlando di uno solo, dice: E al tuo discendente, cioè Cristo. ( Gal 3,15.16 )
In Cristo, dunque, qual è il testamento che ci è stato promesso?
Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti.
Tu, che hai abbandonato l'unità di tutte le genti e ti sei rinchiuso in una sola parte, hai insozzato il suo testamento.
Perciò quanto ti accade, e cioè l'essere tu bandito e privato della eredità, tutto questo proviene dall'ira di Dio.
Osserva infatti quanto segue: Hanno insozzato il suo testamento; sono stati separati per l'ira del suo volto.
Che aspettate? Potrebbero gli eretici essere indicati con chiarezza maggiore?
Sono stati separati per l'ira del suo volto.
E il suo cuore si è avvicinato.
Il cuore di chi, se non di colui per la cui ira essi si sono separati?
In che senso si è avvicinato il suo cuore? In modo che noi comprendiamo la volontà di lui.
Difatti, a causa degli eretici, si è consolidata la Chiesa cattolica, e per l'azione di chi aveva sentimenti perversi sono stati saggiati i sentimenti dei buoni.
Nelle Scritture, ad esempio, c'erano tante cose nascoste, e solo quando vennero gli eretici ( e si separarono dalla Chiesa di Dio e la sconvolsero con la loro problematica ), le cose che erano nascoste divennero manifeste, e venne compresa la volontà di Dio.
Per questo, in un altro salmo è detto: Mandria di tori in mezzo alle vacche dei popoli, affinché siano estratti coloro che sono messi alla prova come l'argento. ( Sal 68,31 )
Ha detto Siano estratti, cioè, vengano alla superficie, siano manifesti.
Di qui, anche nell'arte della lavorazione dell'argento, sono chiamati estrattori coloro che dalla massa confusa traggono una forma.
Così nel popolo di Dio c'erano molti che potevano penetrare e spiegare benissimo le Scritture, ma stavano nascosti; né avrebbero trovato la soluzione di tante difficili questioni se non fossero insorti i calunniatori.
Si sarebbe, forse, discusso in modo completo della Trinità prima che gli ariani facessero sentire i loro latrati?
Si sarebbe discusso a fondo della penitenza prima che insorgessero i novaziani?
Del pari, non si sarebbe trattato in modo completo del battesimo prima che sollevassero le loro obiezioni gli odierni ribattezzatori, che non hanno posto nella vera Chiesa.
Anche a proposito dell'unità del corpo di Cristo, noi non avremmo detto in modo così esauriente le cose che sono state dette, se i fratelli più deboli non avessero cominciato ad essere turbati dallo scisma.
Di fronte a questa minaccia, gli specialisti versati nella materia e capaci di risolverne le difficoltà hanno messo in chiaro con i loro discorsi e le loro dispute le oscurità della legge, perché i deboli non venissero meno, messi alle strette delle domande degli empi.
Gli eretici, dunque, sono stati separati per l'ira del suo volto e il cuore di lui si è avvicinato a noi per farci capire.
Non dovrebbe pertanto, essere difficile capire quanto è affermato in quell'altro salmo: Mandria di tori, cioè di superbi che aggrediscono a forza di corna, in mezzo alle vacche dei popoli.
Chi ha chiamato vacche? Le anime suscettibili di seduzione.
Perché tutto questo? Affinché siano tratti fuori - cioè siano resi manifesti - quelli che erano nascosti e che sono messi alla prova come argento.
Che significa l'argento? Significa la parola di Dio.
Le parole del Signore sono parole pure, argento passato per il fuoco, provato nella terra, purificato sette volte. ( Sal 12,7 )
Osservate come l'Apostolo metta in luce questo significato di per sé oscuro: È necessario, dice, che vi siano le eresie affinché siano resi manifesti tra di voi coloro che sono stati messi alla prova. ( 1 Cor 11,19 )
Che significa Messi alla prova? Messi alla prova come argento, cioè messi alla prova della parola.
Che significa: Siano resi manifesti? Significa: Siano tratti fuori.
E come avverrà questo? Ad opera degli eretici.
Che cosa significa: " Ad opera degli eretici "? Significa " Grazie alla mandria dei tori in mezzo alle vacche dei popoli".
In questo modo, dunque, essi sono stati separati per l'ira del suo volto, e il suo cuore si è avvicinato.
Le sue parole si sono fatte più soavi dell'olio, eppure sono come dardi.
Nelle Scritture alcune cose, finché rimasero oscure, sembravano inaccettabili; una volta spiegate, sono diventate soavi.
Così la prima eresia sorta tra i discepoli di Cristo nacque in seguito alla durezza delle sue parole.
Egli aveva detto: Se uno non avrà mangiato la mia carne e non avrà bevuto il mio sangue, non avrà la vita in sé; essi, non comprendendo, dicevano fra loro: Duro è questo discorso: chi lo può ascoltare?
Dissero che era duro quel discorso e si separarono da lui, sicché egli restò con i soli Dodici.
E avendogli questi fatto intendere che la gente si era scandalizzata di fronte alle sue parole, aggiunse il Signore: Anche voi ve ne volete andare?
Pietro replicò: Tu hai parole di vita eterna, e da chi andremo noi? ( Gv 6,54.69 )
Vi scongiuriamo, state attenti, apprendete la pietà come fanciulli!
Forse che Pietro già capiva il mistero di quelle parole " del Signore?
Non lo capiva ancora; ma piamente credeva fossero buone le parole che non intendeva.
Orbene, se la parola è dura è se non la si può ancora capire, che essa sia dura per l'empio; ma, quanto a te, essa divenga soave mediante la pietà.
Perché veramente, una volta chiarita, essa diverrà per te come olio e penetrerà fino alle tue ossa.
Pietro, dopo che quelli si erano scandalizzati per la durezza che avevano creduto di scorgere nelle parole del Signore, disse: Tu hai parole di vita eterna, e da chi andremo noi?
Allo stesso modo aggiunge qui il salmista: Getta nel Signore la tua preoccupazione ed egli stesso ti nutrirà.
Sei un fanciullo, e non comprendi ancora il mistero delle parole.
Forse ti si tiene nascosto il pane, e ancora devi essere nutrito con il latte. ( 1 Cor 3,2 )
Non ti adirare con il petto che te l'offre!
Esso ti rende capace di sederti un giorno a tavola, ove ora non sei in grado d'assiderti.
Ecco: grazie alla divisione operata dagli eretici, molte cose, un tempo dure, sono divenute più soavi dell'olio.
Le stesse parole sono diventate dardi, e di esse si sono armati gli evangelizzatori, che, a tempo e fuori tempo, insistono scagliando tali parole al cuore di chi le ascolta.
Da questi discorsi, da queste parole, come fossero frecce, i cuori degli uomini sono feriti d'amore per la pace.
Erano parole dure, ma sono diventate soavi.
E una volta divenute soavi, non hanno perduto la loro potenza, anzi si sono mutate in dardi.
Si sono ammorbidite le sue parole più dell'olio, eppure esse cioè le stesse parole ammorbidite, sono dardi.
Ma, forse, tu non sei ancora idoneo ad essere armato con questi dardi, e non ti è stato ancora chiarito ciò che nella rivelazione ti è probabilmente oscuro e difficile.
Ebbene, getta nel Signore la tua preoccupazione, ed egli stesso ti nutrirà.
Abbandònati al Signore! Ecco, tu vuoi abbandonarti al Signore: bada che nessuno prenda il posto che spetta al Signore.
Getta nel Signore la tua preoccupazione.
Osserva quanto sia stato grande quel soldato di Cristo che non volle poggiasse su di lui la fiducia dei suoi figlioli.
Forse che Paolo è stato crocifisso per voi, oppure siete stati battezzati nel nome di Paolo? ( 1 Cor 1,13 )
Che cosa voleva dir loro, se non: Abbandonatevi al Signore, ed egli stesso vi nutrirà?
Ora ecco, mentre uno di questi fanciulli vuole affidarsi al Signore, gli va incontro un tale e gli dice: " Ti prendo io ".
Gli viene incontro quasi fosse una barca sconvolta dalle onde e gli dice: " Io ti raccolgo ".
Ma tu rispondigli: " Cerco il porto, non uno scoglio "!
Getta nel Signore la tua preoccupazione ed egli stesso ti nutrirà.
Vedi che sia proprio il porto ad accoglierti!
Lo desumerai dal fatto che non lascerà in eterno vacillare il giusto.
Potrai avere l'impressione d'essere sbattuto fra le onde di questo mare, ma il porto è lì per accoglierti.
Preòccupati solo di non essere strappato dall'ancora, prima di entrare nel porto.
Finché è ormeggiata alle ancore, la nave può ondeggiare, ma non è gettata lontano da terra; e non ondeggerà in eterno, anche se per qualche tempo avrà dovuto traballare.
A questo suo ondeggiare, infatti, si riferiscono le parole che precedono: Sono rattristato nella mia prova e sono turbato.
Aspettavo colui che mi salvasse dalla paura e dalla tempesta. ( Sal 55,3.9 )
Parla e vacilla, ma non vacillerà per sempre, poiché è legato all'ancora, e l'ancora è la sua speranza.
Non lascerà vacillare il giusto in eterno.
25 - [v 24.] Ma a quegli altri che cosa accadrà? Tu, o Dio, li precipiterai nel pozzo della corruzione.
Il pozzo della corruzione sono le tenebre in cui si affonda.
Dice: Li precipiterai nel pozzo della corruzione, perché, se un cieco guida un altro cieco, ambedue precipitano nella fossa. ( Mt 15,14 )
Dio li precipita nel pozzo della corruzione, non nel senso che sia lui il responsabile della loro colpa, ma perché egli è il giudice delle loro iniquità.
Dio, insomma, li ha abbandonati alle concupiscenze del loro cuore, ( Rm 1,24 ) ed essi hanno amato le tenebre, e non la luce; hanno amato la loro cecità, e non ciò che vedevano chiaramente.
Ecco, il Signore Gesù ha illuminato tutto il mondo.
Insieme con tutto il mondo vogliano anch'essi cantare nell'unità della Chiesa, poiché non c'è chi si sottragga al suo calore. ( Sal 19,7 )
Ma essi, passando dal tutto alla parte, dal corpo alla piaga, dalla vita alla separazione, che cosa sperano di ottenere, se non d'essere precipitati nel pozzo della corruzione?
Uomini sanguinari e fraudolenti.
Li chiama uomini sanguinari a cagione degli assassinii; e volesse il cielo fossero assassini dei corpi soltanto, e non delle anime!
Fa orrore il sangue che esce dalla carne; ma chi vede il sangue che esce dal cuore di colui che è ribattezzato?
Una tal morte richiede altri occhi.
Comunque, neppure dalla morte corporale si astengono i circoncellioni armati; che anzi ne disseminano spesso qua e là.
Anche a riferirci solo a questa morte visibile, essi sono uomini sanguinari.
Guarda come vada armato, e vedi se possa essere un uomo di pace o non piuttosto di sangue.
Portasse almeno soltanto il bastone!
Ma porta la fionda, porta la scure, le pietre, le lance; e questi uomini armati vanno ovunque possono, assetati del sangue degli innocenti.
Sono, dunque, uomini sanguinari costoro, anche perché arrecano morte corporale.
Ma di essi ci sia lecito dire: Voglia il cielo facessero soltanto questo, e non uccidessero le anime!
Invece proprio per questo essi sono uomini sanguinari e fraudolenti.
E non ci credano nel falso quando noi li chiamiamo così motivando l'affermazione sul fatto che uccidono le anime.
Essi stessi hanno qualificato in questa maniera i loro massimianisti.
Condannando costoro, nella stessa sentenza del loro concilio posero queste parole: Veloci sono i loro piedi nel versare il sangue dei messaggeri.
Tribolazione e calamità sono nelle loro vie, e non hanno conosciuto la via della pace. ( Sal 14,3 )
Questo hanno detto loro stessi a proposito dei massimianisti.
Ma io chiedo loro quando mai i massimianisti abbiano versato il sangue del corpo.
( Non perché non ne avrebbero anch'essi versato se si fossero trovati in numero tale da riuscirvi, ma in realtà, temendo d'essere troppo pochi, hanno piuttosto subìto che recato offesa ad altri ).
Ebbene, io interrogo il donatista e gli dico: " Nel tuo concilio hai detto ai massimianisti: Veloci sono i loro piedi nel versare il sangue.
Potresti indicarmi uno che sia stato ferito ad un dito dai massimianisti?
" Che cosa mi risponderai se non ciò che io dico? "
Coloro che si sono separati dall'unità e uccidono le anime seducendole versano il sangue, spiritualmente, non carnalmente ".
Giustamente ti sei espresso, o donatista!
Ma al lume della tua interpretazione esamina le tue azioni.
Uomini sanguinari e fraudolenti.
La frode è nell'inganno, nella simulazione, nella seduzione.
Che dirò, dunque, di coloro che sono stati separati per l'ira del suo volto?
Sono essi gli uomini sanguinari e fraudolenti.
Ma cosa dice di costoro il salmo? Non dimezzeranno i loro giorni.
Che significa: Non dimezzeranno i loro giorni?
Significa che non faranno quei progressi che sperano; periranno prima che passi il tempo sperato.
Sono come quella pernice della quale è detto: L'abbandoneranno nel bel mezzo dei suoi giorni, e alla fine resterà una sciocca ( Ger 17,11 )
Faranno progressi, ma solo per qualche tempo.
Che dice l'Apostolo? Gli uomini malvagi e i seduttori progrediranno in peggio, errando essi stessi e gettando gli altri in errore. ( 2 Tm 3,13 )
Se un cieco guida un altro cieco, ambedue cadono nella fossa. ( Mt 15,4 )
Giustamente cadono nel pozzo della corruzione.
Che ha detto l'Apostolo? Progrediranno in peggio; ma non molto a lungo.
Infatti, poco prima aveva detto: Ma più oltre non progrediranno; cioè: Non dimezzeranno i loro giorni.
Continui l'Apostolo e ci dica il perché.
Perché la loro demenza sarà manifesta a tutti, come lo fu quella di costoro. ( 2 Tm 3,9 )
Gli uomini sanguinari e fraudolenti non dimezzeranno i loro giorni.
Ma io in te spererò, Signore. Esatto!
Quelli non dimezzeranno i loro giorni, perché hanno sperato nell'uomo; io, invece, dai giorni terreni giungo al giorno eterno.
Perché? Perché ho sperato in te, Signore.
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