Esposizione dei Salmi |
Codesto salmo ci ricorda le misericordie di Dio dimostrate verso di noi, e perciò procura più dolce diletto a chi ne ha fatto esperienza.
E sarà meraviglioso se potrà riuscire gradito a qualsiasi altro, oltre cioè a colui che ha provato in se stesso ciò che sente in questo salmo.
Ad ogni modo, esso non è stato composto per uno solo o per due, ma per il popolo di Dio, a cui viene presentato perché vi si riconosca come in uno specchio.
Del suo titolo non è ora il momento di trattare: è infatti l'Alleluia, anzi un doppio Alleluia.
Ora noi l'Alleluia siamo soliti cantarlo solamente in determinati periodi, secondo l'antica tradizione della Chiesa, ed anche il cantarlo in determinati giorni non è privo di un profondo mistero.
Cantiamo sì, l'Alleluia in determinati giorni, ma lo pensiamo in ogni giorno.
Se infatti questa parola significa lode di Dio, resta vero che anche se non nella bocca carnale, certo nella bocca del cuore sempre la sua lode è nella mia bocca. ( Sal 34,2 )
Se poi in questo titolo l'Alleluia figura non una volta, ma due volte, ciò non è una caratteristica esclusiva di questo salmo, perché così risulta anche nel salmo precedente.
E come appare chiaro dalla lettura del testo, quel salmo è cantato per il popolo d'Israele, mentre questo è cantato per l'intera Chiesa di Dio, la quale è diffusa in tutta quanta la terra.
E forse non senza giusta ragione vi ricorre due volte l'Alleluia; è la stessa ragione per la quale gridiamo: Abba, Padre!
Anche se Abba è lo stesso che Padre, tuttavia non invano l'Apostolo ha detto: Nel quale gridiamo: Abba, Padre! ( Rm 8,15 ) certamente perché una parete, nel convergere verso la pietra angolare, grida Abba, e l'altra parete dall'altro lato grida Padre, sempre insistendo su quella pietra angolare, che è la nostra pace e che ha fatto dei due elementi uno solo. ( Ef 2,14.20 )
Vediamo pertanto quali siano i precetti che qui ci sono impartiti, e quali i motivi per cui dobbiamo rallegrarci e gemere ed implorare l'aiuto, quali le ragioni per cui siamo abbandonati ed otteniamo il soccorso; che cosa siamo per noi stessi e che cosa per la misericordia di Dio; in che modo venga schiacciata la nostra superbia, perché sia glorificata la sua grazia.
Per quanto è possibile, a ciascuno degli uomini si deve presentare in mente quel che io sto per dire.
Parlo agli uomini i quali camminano nella via di Dio ed hanno già raggiunto un certo progresso spirituale; perciò se alcuni, per tale ragione, non mi capiranno bene, debbono rendersi conto del loro stato e, migliorandosi, mettersi subito in condizione di capire.
Non ritengo, del resto, che Dio negherà il suo aiuto al nostro tentativo di far giungere a tutti quel che diciamo, sia agli esperti che agli inesperti, perché i primi lo approvino e gli altri lo desiderino, ed a tutti la mia spiegazione riesca gradita.
Essa sarà anzitutto gradita al Signore, se sarà veritiera, e sarà veritiera, se non deriverà a me dalla mia capacità, ma da lui.
Il salmo comincia così:
Confessate il Signore, perché egli è soave, perché " nel secolo " è la sua misericordia.
Dovete appunto confessare che egli è soave: se l'avete gustato, dovete confessarlo.
Ma non può confessarlo chi non ha voluto gustarlo: come potrebbe dire, infatti, che è soave ciò che non conosce?
Ma voi, se avete gustato quanto è soave il Signore, ( 1 Pt 2,3; Sal 34 ) confessate il Signore, perché egli è soave: se l'avete gustato con l'avidità del desiderio, dichiaratelo apertamente con la vostra confessione.
Ché la sua misericordia è "nel secolo ", cioè in eterno.
Qui infatti sta scritto così: nel secolo, perché anche in alcuni passi della Scrittura nel secolo, cioè la locuzione nel secolo, che in greco è detta έις αίώνα, significa in eterno.
Ed infatti la misericordia divina non è che valga per un certo tempo e non in eterno: essa anzi si espande sugli uomini, affinché vivano con gli Angeli in eterno.
Lo dicano quelli che sono stati riscattati dal Signore.
Per la verità, anche il popolo di Israele appare riscattato dalla terra d'Egitto, dal giogo della schiavitù, lasciando le fatiche non retribuite ed umilianti della lavorazione dell'argilla; dobbiamo però controllare se quelli che dicono questo siano proprio coloro che il Signore ha liberato dall'Egitto.
Non è affatto così. Ma allora chi sono questi? Quelli che egli ha riscattato dalla mano dei nemici.
Anche qui si potrebbero intendere gli Israeliti come riscattati dal potere dei loro nemici, che erano gli Egiziani.
Bisogna stabilire con precisione chi siano quelli per i quali questo salmo canta espressamente così.
Li ha radunati dalle regioni. Ancora potrebbe trattarsi delle regioni dell'Egitto, perché anche in una sola provincia ci sono molte regioni.
Il salmo parli allora più chiaro: Dall'Oriente e dall'Occidente, dal Settentrione e dal mare.
Siamo quindi in grado di intendere che i redenti, di cui si dice, appartengono a tutta quanta la terra.
Questo popolo di Dio, che è stato liberato dal grande e vasto Egitto, è guidato come attraverso il Mar Rosso perché uccida nel battesimo i suoi nemici.
È infatti nel sacramento, diremmo, del Mar Rosso, ossia nel battesimo reso sacro dal sangue di Cristo, che vengono distrutti gli Egiziani inseguitori, cioè i nostri peccati: quando tu sei sfuggito, non rimane più nessun nemico che ti stava incalzando.
Costoro sono dunque quelli che devono dire ciò; e noi possiamo già ascoltare, o fratelli - dato che questo popolo di Dio viene tuttora guidato - che cosa avviene quaggiù nell'assemblea di tutte le genti, riscattata da Cristo.
Non voglio dire che le cose cantate dal salmo accadano nel medesimo tempo, in tutti, ma singolarmente, in ciascuno dei credenti, mentre in quel popolo avvennero in maniera diversa.
Difatti tutto quel popolo, tutta la gente derivante, per via carnale, dal seme di Abramo, tutta la moltitudine della casa di Israele solo una volta fu tratta fuori dall'Egitto, solo una volta fu guidata attraverso il Mar Rosso e solo una volta fu condotta fino alla terra promessa; ed infatti vivevano nel medesimo tempo tutti quelli, tra i quali queste cose accadevano.
Ma tutte queste cose accadevano figurativamente tra loro; furono però scritte per nostro ammonimento, per noi a cui è sopraggiunta la fine dei secoli. ( 1 Cor 10,11 )
Ora noi, non già tutti nel medesimo tempo, ma a poco a poco ed uno per uno, come credenti, siamo insieme riuniti in una sola città ed in un solo popolo di Dio; ma è in ciascuno di noi, singolarmente preso, che accadono queste cose, che sono state scritte, ed accadono quindi nel popolo.
Difatti il popolo risulta dai singoli individui, e non i singoli individui dal popolo: esiste forse un solo uomo che deriva da più popoli?
Senonché il popolo è formato dai singoli uomini.
Ed allora, qualunque cosa, nella tua esperienza, scoprirai in te mentre io parlo, non devi meditarla chiudendoti come in te stesso, né pensare che accada soltanto in te; al contrario, devi credere che tali cose accadano o in tutti o in quasi tutti coloro che entrano a far parte di questo popolo e sono riscattati dal potere dei nemici per il sangue prezioso di Cristo.
La riprova è nel salmo, che insistentemente ripete quel che ora abbiamo cantato: Confessino il Signore le sue misericordie, e le sue meraviglie verso i figli degli uomini. ( Sal 107,8 )
Tale versetto, come ho potuto controllare - e lo potete fare anche voi - viene ripetuto quattro volte; e con questo numero, come ci è stato possibile indagare con l'aiuto del Signore, ci vengono indicati quattro tipi di tentazioni, da cui ci libera colui al quale rendono lode le sue misericordie.
Immagina prima di tutto un uomo che non cerca nulla, che vive secondo la sua vecchia vita in una seducente sicurezza, convinto che non ci sia niente altro dopo questa vita, che pure è destinata un giorno a finire; immagina un uomo trascurato e indolente, che ha il cuore tutto preso dalle attrattive del mondo e come addormentato dai piaceri mortali.
Perché un tal uomo sia ridestato e ricerchi la grazia di Dio, perché diventi inquieto, perché si svegli da quella specie di sonno, non gli è forse necessaria la mano di Dio?
Eppure egli non sa da chi sia stato ridestato.
Comincia però ad appartenere già a Dio, non appena conosce la verità della fede.
Ma prima di conoscerla, si pente del suo errore: si rende conto, infatti, di essere nell'errore, vuole conoscere la verità, bussa dove può, tenta quanto può, va girando dove può, soffrendo addirittura la fame di questa verità.
La prima tentazione, dunque, è quella dell'errore e della fame.
E quando uno, spossato da questa tentazione, leva il suo grido a Dio, viene condotto sulla via della fede e comincia così ad incamminarsi verso la città della pace.
Viene dunque condotto a Cristo, il quale ha detto: Io sono la via. ( Gv 14,6 )
Non appena dunque egli si trova a questo punto, quando ormai conosce quel che deve osservare, gli capita talvolta di sopravvalutare se stesso e, presumendo quasi delle sue proprie forze, comincia a combattere risolutamente contro i peccati e, per la sua superbia, rimane sconfitto.
Scopre dunque di essere avvinto dagli ostacoli delle sue passioni e di non poter procedere, per questi ceppi, lungo la via iniziata; si sente bloccato dall'impedimento dei suoi vizi e, vedendo eretta dinanzi a sé come una muraglia invalicabile con le porte chiuse, non trova il modo di uscirne per vivere degnamente.
Egli sa già come deve vivere: se prima si dibatteva nell'errore e soffriva la fame della verità, ora ha già ricevuto il cibo della verità ed è stato messo sulla retta via, mentre si sente ripetere: " Vivi bene, secondo quello che sai; prima infatti non sapevi come dovevi vivere, ma ora lo hai appreso e lo sai ".
Allora fa dei tentativi, ma non riesce; si sente avvinto, e leva il suo grido al Signore.
La seconda tentazione, dunque, è quella della difficoltà nell'operare il bene, come la prima era quella dell'errore e della fame.
Anche per questa tentazione egli leva il suo grido al Signore, e il Signore lo libera dalla critica situazione, spezza i legami delle difficoltà, lo rende atto ad operare secondo giustizia.
Così comincia a riuscirgli facile quel che era stato difficile: astenersi dal male, non commettere adulterio, non uccidere, non profanare, non desiderare la roba d'altri: è diventata per lui " facoltà " quel che prima era stata " difficoltà ".
Ovviamente tutto questo il Signore ha potuto concederlo senza difficoltà, ma se noi l'avessimo senza difficoltà, non riconosceremmo in lui il datore di questo bene.
Se l'anima infatti potesse subito quando vuole, se non sentisse contro se stessa la forte resistenza delle sue passioni e non fosse intimamente scossa per l'oppressione dei suoi legami, finirebbe con l'attribuire alle proprie forze questo potere, da lei avvertito, ed allora non renderebbero lode al Signore le sue misericordie.
Dopo queste due tentazioni - la prima quella dell'errore e della mancanza di verità, la seconda quella della difficoltà di operare il bene - c'è una terza tentazione che si presenta all'uomo.
Parlo a colui che ha già provato le altre due, perché queste due - lo confesso - sono note a molti.
Chi non sa infatti di esser passato dall'ignoranza alla verità, dall'errore alla via giusta, dalla fame della sapienza alla parola della fede?
Molti, inoltre, combattono contro gli impedimenti dei loro vizi, ed essendo ancora irretiti nell'abitudine contratta, gemono come se fossero in una prigione e tra i ceppi.
Essi conoscono pure codesta tentazione anche se dicono già, quando lo dicono: Infelice uomo che sono!
Chi mi libererà da questo corpo di morte? ( Rm 7,24 )
Osserva infatti quali siano le sue strette e dure catene: La carne - dice l'Apostolo - ha desideri opposti a quelli dello spirito, e lo spirito desideri opposti a quelli della carne ( … ), di modo che non potete fare quelle cose che vorreste. ( Gal 5,17 )
Orbene, chi è stato già spiritualmente aiutato, riuscendo, come ha deciso con la sua volontà, a non essere adultero o a non essere ladro ( e così si dica di tutti gli altri casi, nei quali gli uomini vogliono vincere ed invece sono spesso piegati e superati, onde gridano a Dio perché li tragga fuori dalla loro critica situazione, e quando ne sono stati liberati, confessino al Signore le sue misericordie ), chi - ripeto - si trova in tale stato ed ha vinto quelle difficoltà e conduce un'esistenza lodevole tra gli uomini senza meritare rimproveri per i suoi cattivi costumi, va incontro nel corso di questa vita a una terza tentazione, consistente in un senso di noia, per cui talvolta non sente nemmeno il gusto di leggere o di pregare.
Questa terza tentazione è contraria alla prima, perché il pericolo prima era costituito dalla fame, dopo invece dalla nausea.
E da dove questa sensazione, se non da un certo languore dell'anima?
Sì, non ti attira più l'adulterio, ma non ti dà neppure piacere la parola di Dio.
Sta' dunque attento, perché, dopo i pericoli dell'ignoranza e della concupiscenza, dai quali ti rallegri di essere scampato, non ti uccidano la noia e la nausea.
Anche questa non è mica una tentazione leggera: riconosci di esserci dentro e leva il grido al Signore, perché anche qui ti liberi dalla critica tua situazione, e non appena sarai stato liberato da questa tentazione, procura che confessino a lui le sue misericordie.
Una volta liberato dall'errore, dalla difficoltà di operare il bene e dalla noia e nausea per la parola di Dio, sarai forse degno che ti si affidi il popolo, e sarai forse messo al governo della nave, con l'incarico di guidare la Chiesa.
Ed è qui la quarta tentazione. Le tempeste del mare, che scuotono la Chiesa, turbano anche chi la governa.
In definitiva, quelle tre tentazioni le può sperimentare ogni buon fedele, che faccia parte del popolo di Dio; questa quarta tentazione, invece, è soltanto nostra.
Quanto più infatti noi siamo onorati, tanto più siamo soggetti ai pericoli.
C'è, sì, da temere che il pericolo dell'errore distolga qualcuno di voi dalla verità; c'è da temere che ciascuno di voi sia vinto dalla sua passione e preferisca assecondarla, anziché rivolgersi nelle difficoltà, che gliene derivano, al Signore; c'è da temere che ciascuno di voi provi meno gusto per la parola di Dio e possa morire di nausea.
Ma la tentazione insita nel governare, la tentazione dei pericoli nel guidare la Chiesa tocca noi in maniera specialissima.
Tuttavia, anche voi come potrete esserne esenti, se è tutta la nave che corre pericolo?
Dico questo, per evitare che voi, in questa quarta tentazione, considerandola come esclusivamente nostra, siate meno solleciti e preghiate di meno per noi: vi è piuttosto necessario non desistere dalle orazioni, perché sareste voi i primi a fare naufragio.
O credete forse, fratelli, che non avendo alcuna responsabilità di governo, non navigate sulla stessa nave?
Dopo queste quattro tentazioni, che sono quattro invocazioni di aiuto, quattro liberazioni dal pericolo, quattro confessioni delle misericordie del Signore, questo salmo continua ricordando in generale tutta la Chiesa, sicché voi comprendete chiaramente che proprio di essa il salmo parlava fin dall'inizio.
Un tale discorso è impostato in modo che in tutto sia da noi esaltata la grazia di Dio, il quale resiste ai superbi, e dà la sua grazia agli umili, ( Gc 4,6 ) poiché il Signore è venuto affinché quelli che non vedono, vedano, e quelli che vedono, diventino ciechi, ( Gv 9,32 ) poiché ogni valle sarà colmata ed ogni monte e colle sarà abbassato. ( Is 40,4 )
Dopo aver ricordato questo, viene affermato qualcosa che può esser riferito anche agli eretici, i quali scuotono la Chiesa suscitando in essa, per così dire, delle guerre civili; poi il salmo, che già vi ho spiegato, si conclude in una forma forse più breve di quanto potevate pensare.
Ritengo infatti di avervi per intero spiegato codesto salmo, certo un po' lungo, sicché da me non dovete più attendervi che vi faccia da commentatore, ma semmai da lettore, se tenete a mente le cose che vi ho detto.
Credo senz'altro che le avete ben chiare dinanzi ai vostri occhi; ma perché possiate meglio ricordarle, voglio brevemente ripeterle.
La prima tentazione è la tentazione dell'errore e della fame della parola divina; la seconda è quella della difficoltà nel vincere le passioni; la terza è quella della noia e della nausea; la quarta è quella delle tempeste e dei pericoli che insorgono nel governare le Chiese: in rapporto ad esse ci sono le invocazioni di aiuto, le liberazioni e le confessioni delle misericordie di Dio.
Alla fine viene ricordata e raccomandata la Chiesa, la quale ottiene la salvezza per la grazia del nostro Dio, e non per suo merito.
Viene anche richiamata la rovina dei nemici a motivo della loro superbia, precisandosi che, quando essi sono distrutti, viene risollevata la Chiesa.
In relazione poi alle insidie tese dagli eretici ed ai danni interni, provocati dai suoi figli, vengono richiamati i benefici divini conferiti alla Chiesa, e così si conclude il salmo.
Ed ora leggiamo, anziché continuare a spiegare.
Lo dicano quelli che sono stati riscattati dal Signore, che egli ha riscattato dalla mano dei nemici; li ha radunati dalle regioni, dall'Oriente e dall'Occidente, dal Settentrione e dal mare.
Lo dicano dunque gli stessi Cristiani, che sono chiamati da tutto quanto il mondo.
Vagarono nel deserto, nell'arida terra, non trovarono la via di una città da abitare.
Sentiamo parlare di un miserevole errore.
Che si dice della loro indigenza? Affamati e sitibondi, venne meno in essi la loro anima.
Ma perché venne meno, e per quale bene?
Dio infatti non può essere crudele: vuole invece ricordarci se stesso, il che si risolve in nostro vantaggio, per essere pregato, quando noi veniamo meno, ed essere amato, quando egli ci soccorre.
Perciò, dopo questo errore, dopo la fame e la sete, si dice: E levarono il grido al Signore, mentre erano oppressi, e li strappò dalle loro angustie.
E che cosa concesse loro, se andavano errando? E li indirizzò per la retta via.
Non riuscivano a trovare la via di una città da abitare, bruciavano per la fame e la sete, e venivano meno.
E li indirizzò per la retta via, onde giungere ad una città da abitare.
Ancora non è detto come li soccorse nella fame e nella sete, ma attendete anche questo aiuto.
Confessino il Signore le stie misericordie, e le sue meraviglie verso i figli degli uomini.
Ditelo agli inesperti voi che le avete sperimentate e che ormai vi trovate sulla retta via, già diretti a trovare la città e liberati, finalmente, dalla fame e dalla sete: Perché egli ha saziato l'anima digiuna, ed ha ricolmato di beni l'anima affamata.
Devi dunque viver bene: ormai ti trovi sulla retta via ed ormai ben conosci quel che devi fare e devi sperare.
Ma a quale altra cosa vai incontro se, nonostante i tentativi che fai, vieni superato?
Sedevano nelle tenebre e nell'ombra di morte, avvinti per l'estrema povertà in ferrei ceppi.
E donde deriva questo, se non dal fatto che ti attribuivi dei pregi, non riconoscevi la grazia di Dio e respingevi il disegno concepito su di te dal Signore?
Considera infatti quel che aggiunge il testo: perché amareggiarono le parole del Signore per la loro superbia, ignorando la giustizia del Signore e cercando di stabilire la propria. ( Rm 10,3 )
Ed esasperarono il consiglio dell'Altissimo.
E fu umiliato negli affanni il loro cuore.
È qui che avviene la lotta contro la concupiscenza: quando Dio ritira il suo aiuto, puoi pure affannarti, ma non puoi vincere.
Ed allorché, ti sentirai oppresso dalle tue cattive abitudini, sarà umiliato negli affanni il tuo cuore, ma, proprio per questa interiore umiliazione, imparerai a gridare: Me infelice che sono!
Chi mi libererà da questo corpo di morte? ( Gal 3,21 )
Fu dunque umiliato negli affanni il loro cuore; caddero ammalati, e non c'era chi li aiutasse.
Che rimane dunque, se non domandarsi perché ciò sia avvenuto?
Se infatti fosse stata data una legge capace di ridonare la vita, allora certamente la giustizia deriverebbe dalla legge.
Ma la Scrittura ha tutto racchiuso sotto il peccato, affinché la promessa fosse data ai credenti mediante la fede in Gesù Cristo.
La legge poi è sopraggiunta, perché fosse abbondante l'offesa. ( Gal 3,22 )
Hai ricevuto la divina parola, hai ricevuto il precetto, eppure continui a fare il male come facevi prima; anzi, avendo ricevuto il precetto, aumenti i peccati con la tua prevaricazione.
O uomo superbo, se prima non ti conoscevi, impara almeno a conoscerti ora che sei stato umiliato: prova a gridare, e sarai liberato dalla critica tua situazione e, una volta liberato, confesserai le misericordie del Signore.
E levarono il grido al Signore, mentre erano oppressi, e li fece salvi dalle loro angustie.
Sono stati così liberati dalla seconda tentazione; rimane la tentazione della noia e della nausea.
Ma prima dovete osservare quel che Dio ha fatto per questi uomini, da lui liberati.
E li trasse fuori dalle tenebre e dall'ombra di morte, ed infranse le loro catene.
Confessino il Signore le sue misericordie, e le sue meraviglie verso i figli degli uomini.
Perché? Quali difficoltà ha vinto? Perché egli ha abbattuto le porte di bronzo, ed ha spezzato le sbarre di ferro.
Li ha accolti dalla via della loro iniquità; infatti per le loro ingiustizie furono umiliati.
Proprio perché attribuivano dei pregi a se stessi, e non a Dio, perché volevano stabilire una loro giustizia, ignorando la giustizia di Dio, essi furono umiliati.
In tal modo coloro che presumevano unicamente delle loro forze, scoprirono di non riuscire a far nulla senza l'aiuto di lui!
Quale altro genere di tentazione ci rimane? La loro anima prese ad odiare ogni sorta di cibo.
Stanno ormai soffrendo la nausea, languiscono per la nausea, sono in pericolo per la nausea, a meno che tu non creda che li abbia, sì, potuti uccidere la fame, ma non li possa uccidere la nausea.
Considera allora quel che segue: dopo aver detto: La loro anima prese ad odiare ogni sorta di cibo, perché tu non li credessi tranquilli e sicuri per la loro sazietà, anziché vederli, piuttosto, quasi in punto di morte per la nausea, si aggiunge: E sì avvicinarono fino alle porte della morte.
Che rimane allora? Rimane che, se trovi gusto nella parola di Dio, non devi attribuirne il merito a te stesso, non devi per questo gonfiarti di insolente arroganza, e non devi, nella tua avidità, lanciarti orgogliosamente contro coloro che sono in pericolo per la nausea.
Devi capire che anche a te è stato concesso questo gusto, e non ti viene certo da te!
Che cosa hai infatti tu, che non l'abbia ricevuto? ( 1 Cor 4,7 )
Se dunque questo lo capisci e sei in pericolo, perché affetto da un tale languore, fa' quel che segue nel testo: E levarono il grido al Signore, mentre erano oppressi, e li liberò dalle loro angustie.
E poiché il loro languore derivava dal non provare più gusto, inviò la sua parola, e li risanò.
Considera quale male comporti la nausea; considera in che modo liberi da questo male colui al quale leva il suo grido chi soffre la nausea.
Inviò la sua parola e li risanò; e li trasse fuori.
Da che cosa? Non dall'errore, non dalla fame, non dalla difficoltà di vincere il peccato, ma dalla loro profonda corruzione.
È infatti una forma di interna corruzione il provar nausea per quello che è dolce.
Perciò anche per questo beneficio, come per gli altri sopra ricordati, è necessario che confessino il Signore le sue misericordie, e le sue meraviglie verso i figli degli uomini.
Ed offrano a lui il sacrificio della lode.
Ormai, infatti, per loro è soave il Signore e può essere quindi lodato.
Ed annunzino le sue opere nell'esultanza: non con un senso di noia, né di tristezza, né di angoscia, né di nausea, ma nell'esultanza.
Rimane quella quarta tentazione, per la quale siamo tutti in pericolo.
Difatti siamo tutti imbarcati sulla nave: alcuni sono addetti alle manovre, altri sono trasportati, ma tutti, comunque, sono in pericolo quando c'è tempesta e tutti si salvano quando giungono in porto.
Dopo tutto quello che ha detto, il salmo continua infatti così: Quelli che scendono in mare sulle navi, facendo traffico nelle immense acque, cioè in molti popoli.
Che la parola acque sia spesso usata al posto di popoli, l'attesta l'Apocalisse di Giovanni, allorché all'Apostolo, il quale aveva chiesto che cosa fossero le acque, fu risposto: Sono i popoli. ( Ap 17,15 )
Quelli dunque che fanno traffico nelle immense acque, videro appunto le opere del Signore, e le sue meraviglie nelle profondità.
Che cosa infatti è più profondo del cuore degli uomini? È da qui che il più delle volle si scatenano i venti, e le tempeste delle ribellioni e dei contrasti sconvolgono la nave.
E che cosa avviene in queste condizioni? Volendo Dio che a lui levassero il loro grido sia i capitani sia i passeggeri, disse, e ristette il soffio della bufera.
Che significa ristette? Significa che rimase e perdurò, sicché esso ancora sconvolge, scuote, infuria e non accenna a passare.
Infatti Dio disse, e ristette il soffio della bufera.
E che cosa provocò questo soffio della bufera? E si sollevarono i suoi flutti.
Essi salgono fino ai cieli, perché osano; discendono fino agli abissi, perché temono.
Essi salgono fino ai cieli, discendono fino agli abissi: fuori affrontano le battaglie, dentro provano i timori.
La loro anima si struggeva nei mali.
Furono sconvolti e agitati come un ubriaco.
Coloro che stanno alla guida ed amano sinceramente la nave, capiscono quello che sto dicendo: Furono sconvolti e agitati come un ubriaco.
Certamente quando parlano o leggono o sono al lavoro, essi appaiono saggi, ma guai se incombe la tempesta!
E tutta la loro saggezza - si dice - fu inghiottita.
Talvolta vengono a mancare tutti gli accorgimenti umani: in qualunque parte uno si volge, rimbombano i flutti, infuria la tempesta, vengono meno le braccia, ed i comandanti non vedono più assolutamente dove spinger la prora, a quale flutto scoprire il fianco, dove diriger la nave per poterla lasciare, o su quali scogli fermarla perché non vada distrutta.
In tali condizioni che resta da fare se non quello che segue?
E levarono il grido al Signore, mentre erano oppressi, e li trasse fuori dalle loro angustie.
E comandò alla bufera, e ristette in brezza.
Non ristette in tempesta, ma in brezza. E tacquero i suoi flutti.
Ora ascoltate, a questo proposito, la voce di un gran capitano, che ha sperimentato il pericolo, l'umiliazione e la liberazione: Non voglio - dice - che ignoriate, o fratelli, circa la nostra tribolazione, che è avvenuta nell'Asia, perché sopra le nostre forze fummo angustiati e fino all'eccesso ( qui scopro che tutta la sua saggezza è stata inghiottita! ) sicché ci venne a noia - aggiunge - lo stesso vivere.
Ed allora? Forse Dio doveva abbandonare degli uomini ridotti a tal punto?
O forse non vennero meno proprio perché egli trovasse in loro la sua gloria?
Che cosa si dice subito dopo? Ma noi avemmo in noi stessi il responso della morte, perché non abbiamo a confidare in noi, ma in Dio, che risuscita i morti. ( 2 Cor 1,8-9 )
E comandò alla bufera, e ristette in brezza.
Ormai quelli, la cui saggezza era stata tutta inghiottita, avevano trovato in se stessi un responso di morte che li riguardava.
E tacquero i suoi flutti. E si rallegrarono perché tacquero i flutti; e li guidò fino al porto, da loro desiderato.
Confessino il Signore le sue misericordie.
Sì, proprio dappertutto confessino il Signore non i nostri meriti, non le nostre forze, non la nostra saggezza, ma le sue misericordie.
In ogni nostra liberazione dobbiamo sempre amare colui che abbiamo invocato in ogni nostra tribolazione!
Confessino il Signore le sue misericordie, e le sue meraviglie verso i figli degli uomini.
Osservate poi perché il salmo dica così, perché abbia premesso tutte queste cose, perché le abbia accuratamente enumerate, e dove esse si svolgano.
E lo esaltino nell'assemblea del popolo, e lo lodino nel consesso degli anziani.
Lo esaltino è lo stesso che lo lodino, con perfetta identità di significato.
Lo esaltino e lo lodino i popoli e gli anziani, i mercanti e i comandanti della nave.
In realtà che ha fatto Dio in questa assemblea della Chiesa, che vi ha stabilito, da che l'ha liberata e che le ha concesso?
Egli, come ha resistito ai superbi, così ha dato la grazia agli umili: ( Gc 4,6 ) ai superbi vuol dire al primo popolo dei Giudei, che era orgoglioso e si gloriava perché apparteneva alla discendenza di Abramo e perché a quella razza erano stati affidati gli oracoli di Dio. ( Rm 3,2 )
Senonché tali benefici non servivano ad essi per la loro salute, ma per l'autoesaltazione, per la boria più che per la grandezza.
Che cosa dunque ha fatto Dio, resistendo ai superbi e dando la grazia agli umili; amputando per la loro superbia i rami naturali ed innestando per la sua umiltà l'olivo selvatico? ( Rm 11,17-24 )
Che cosa ha fatto Dio? Ascoltate queste due considerazioni: come Dio resiste ai superbi; la seconda, come egli dà la sua grazia agli umili.
Convertì i fiumi in deserto.
Là una volta scorrevano le acque, scorrevano le profezie; prova ora a cercare un profeta in mezzo ai Giudei: non ne trovi nessuno.
Gli è che Dio convertì i fiumi in deserto, e le sorgenti d'acqua in landa assetata.
Convertì i fiumi in deserto, e possono quindi dire: Ormai non c'è profeta, e più non ci conoscerà. ( Sal 74,9 )
Convertì i fiumi in deserto, e le sorgenti d'acqua in landa assetata, la terra fruttifera in salinastra.
Là, ormai, se cerchi la fede di Cristo, non la trovi; se cerchi il profeta, non lo trovi; se cerchi il sacerdote, non lo trovi; se cerchi il sacrificio, non lo trovi; se cerchi il tempio, non lo trovi.
E perché tutto questo? Perché convertì i fiumi in deserto e le sorgenti d'acqua in landa assetata, la terra fruttifera in salmastra.
Come mai, per quale preciso motivo? Per la malizia di coloro che vi abitano.
Ecco come Dio resiste ai superbi.
Ascolta adesso come egli dà agli umili la sua grazia: Convertì il deserto in laghi d'acqua, e la terra arida in sorgenti d'acqua.
E lì fece abitare gli affamati. Certo è che a lui fu detto: Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec. ( Sal 110,4 )
Ora tu cerchi il sacrificio in mezzo agli Ebrei e non lo trovi secondo l'ordine di Aronne, perché Dio convertì i fiumi in deserto; cerchi quello secondo l'ordine di Melchisedec, e non lo trovi in mezzo a loro, ma esso è celebrato per tutto quanto il mondo nella Chiesa.
Da dove nasce il sole fino a ponente viene lodato il nome del Signore. ( Sal 113,3 )
Appunto, a quelli per i quali convertì i fiumi in deserto, Dio dice: Io non ho compiacenza in voi né accoglierò il sacrificio dalle vostre mani, perché da dove nasce il sole fino a ponente viene offerto un sacrificio puro al mio nome. ( Ml 1,10-11 )
Dove prima non c'erano che sacrifici impuri, quando tutte le enti erano come un deserto nello squallore di una terra incolta e salmastra, lì ora ci sono fontane e fiumi, ci sono laghi e sorgenti d'acqua.
Dio dunque ha resistito ai superbi, mentre agli umili ha dato la grazia.
E lì fece abitare gli affamati, perché è scritto che mangeranno i poveri, e saranno saziati. ( Sal 22,27 )
E vi stabilirono una città da abitare; per ora si tratta di un abitare nella speranza, perché sta pure scritto: Chi ascolta me, abiterà nella speranza. ( Pr 1,32 sec LXX )
E vi stabilirono una città da abitare; e seminarono i campi, e piantarono le vigne, e raccolsero il frutto del frumento.
Di questo frutto si rallegra quell'operaio, che dice: Non che io cerchi ciò che ho dato, ma ricerco il frutto. ( Fil 4,17 )
E li benedisse, e si moltiplicarono in gran misura, e non furono diminuiti i loro giumenti.
Tutto questo dura tuttora. Infatti sta saldo il fondamento di Dio … perché conosce il Signore quelli che sono suoi. ( 2 Tm 2,19 )
Sono qui detti giumenti e animali quanti vivono con semplicità nella Chiesa, ma si dimostrano utili: sono persone non tanto dotte, quanto piene di fede.
Egli dunque sia gli spirituali, sia i carnali li benedisse, e si moltiplicarono in gran misura, e non furono diminuiti i loro giumenti.
E si ridussero in pochi, e furono maltrattati.
Donde deriva questo fatto, che sembra venir di traverso?
No, è di ordine interno, perché, se si ridussero in pochi, essi uscirono da noi, ma non erano dei nostri. ( 1 Gv 2,19 )
E se qui si dice di loro come di, quelli di cui si parlava prima, è perché siano chiaramente distinti: si parla come se fossero gli stessi in ragione dei comuni sacramenti.
Essi infatti appartengono al popolo di Dio se non per la loro virtù, certo per l'apparente pietà; sul loro conto abbiamo, del resto, sentito l'Apostolo: Negli ultimi tempi sopravverranno giorni terribili, in cui ci saranno degli uomini amanti di se stessi. ( 1 Gv 3,1-2 )
Il primo male è di essere amanti di se stessi, riuscendo così piacenti a se stessi.
Oh se invece spiacessero a sé e piacessero a Dio!
Oh se, in mezzo alle difficoltà, a lui levassero il grido per essere liberati dalle loro angustie!
Essi, invece, presumendo troppo di sé, si ridussero in pochi.
È questo un fatto evidente, o fratelli: tutti quelli che si staccano dall'unità diventano pochi.
Sono infatti molti, ma solo se rimangono nell'unità, quando non si separano dall'unità; non appena però comincia a disarticolarsi da loro la moltitudine unita, sono subito pochi nell'eresia e nello scisma.
E si ridussero in pochi, e furono maltrattati per le tribolazioni dei mali e per il dolore.
Fu diffuso il disprezzo sopra i principi.
Difatti essi sono stati riprovati dalla Chiesa di Dio, e proprio perché han voluto essere potenti, sono stati disprezzati, divenendo così un sale insipido, che viene gettato via ed è quindi calpestato dagli uomini! ( Mt 5,13 )
Fu diffuso il disprezzo sopra i principi. E li sedusse in luogo impraticabile, e non nella via.
Quelli di prima sono già nella via, diretti alla città, in definitiva sono condotti, non sedotti; questi invece sono sedotti in luogo impraticabile.
Che significa: li sedusse? Significa che Dio li abbandonò alle passioni del loro cuore. ( Rm 1,24 )
Questa parola sedusse vuol dire appunto che li lasciò completamente a se stessi, perché, in fondo, a considerar bene la cosa, sono essi che seducono se stessi.
Chi infatti ritiene di valer qualcosa, mentre non vale niente, seduce se stesso. ( Gal 6,3 )
Che significa dunque li sedusse? Li lasciò andare.
In luogo impraticabile, e non nella via; come potrebbero invero trovarsi nella via gli uomini che abbandonano il tutto per seguire la parte?
Come potrebbero starci? Qual è dunque la via, o dove si può riconoscere la via?
Sta scritto: Dio abbia misericordia di noi e ci benedica; faccia risplendere il suo volto sopra di noi, perché riconosciamo nella terra la tua via. ( Sal 67,2 )
In quale terra? In tutte le genti è la tua salvezza. ( Sal 67,3 )
Nessun dubbio che questi uomini, se diminuiscono di numero e diventano pochi, escano da qui: sono tutti usciti dalla moltitudine unita, come ho già ricordato che fu detto di loro: Essi uscirono da noi, ma non erano dei nostri, perché se fossero stati dei nostri, certamente sarebbero rimasti con noi. ( 1 Gv 2,19 )
Ma se, nell'occulto disegno della prescienza di Dio, sono nostri, essi necessariamente faranno ritorno.
Quanti che non sono nostri ancora sono quasi dentro, e quanti altri che invece sono nostri ancora sono al di fuori?
Conosce il Signore coloro che sono suoi. ( 2 Tm 2,19 )
E quelli che, pur non essendo nostri, sono dentro, alla prima occasione escono fuori, mentre quelli che, pur essendo nostri, sono fuori, alla prima occasione fanno ritorno.
Sappiate dunque intendere il fatto della conoscenza che Dio ha di loro: in questo senso egli li sedusse in luogo impraticabile, e non nella via.
E che cosa ha fatto di loro? Quel che avevo cominciato a spiegare e che dovete attentamente seguire.
Avrebbe potuto lasciarli sempre star dentro, ma in questo caso noi non avremmo ricavato alcun profitto da loro; quando invece essi si distaccano e cominciano a sollecitarci con le loro dispute maligne, ne risulta per noi uno stimolo alla ricerca ed insieme un esempio di salutare timore.
Ciascuno di noi non può non tremare, vedendo che l'altro è uscito di strada: è come se da tale sbandamento si levasse la voce: Perciò colui che crede di stare in piedi, guardi di non cadere. ( 1 Cor 10,12 )
Essi dunque sono utili perché escono: difatti se rimanessero dentro continuando ad essere così cattivi, non ce ne verrebbe nessuna utilità.
Che si dice di essi in un altro salmo? Congregazione di tori, cioè di uomini cocciuti e superbi; congregazione di tori tra vacche di popoli.
La parola vacche designa le anime inclini alla seduzione, che cedono facilmente ai tori che le seducono.
Perché si dice questo? Perché siano esclusi questi che sono stati provati dall'argento. ( Sal 68,31 )
Che significa perché siano esclusi? Perché appaiano e si distinguano bene coloro che sono stati provati dalla parola di Dio.
Quando infatti si risponde agli eretici per necessità, i cattolici ne sono utilmente edificati.
Questo concetto è stato espresso chiaramente da san Paolo: È necessario che ci siano eresie, affinché i provati diventino manifesti tra voi. ( 1 Cor 11,19 )
È necessario che ci siano anche i tori seduttori, perché quelli che sono stati provati dall'argento, siano manifesti, cioè siano esclusi.
Ma che significa provati dall'argento? Le parole del Signore sono parole pure; argento affinato nel fuoco della terra, purificato sette volte. ( Sal 12,7 )
Tutti quelli che sono stati provati da questo argento, cioè dalla parola del Signore, non possono dimostrare compiutamente questa loro ricchezza se non sollecitati dalle dispute degli eretici.
E notate che qui non è omesso un tale particolare; ecco si dice: fu diffuso il disprezzo sopra i principi, che sono appunto quei tori.
Perché furono disprezzati? Perché annunziavano un altro vangelo.
In che senso furono disprezzati? Nel senso che furono colpiti da anatema.
Difatti chiunque vi annunzierà una cosa diversa da quel che avete ricevuto, sia anatema. ( Gal 1,8-9 )
C'è forse cosa che sia tanto disprezzata quanto il sale divenuto insipido, il quale viene gettato fuori e calpestato?
Ed osservate se non si tratti proprio di principi; ascoltate ancora san Paolo: Anche se noi, o un Angelo dal cielo, vi annunzierà un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema.
Sì, sono dei principi: sono dotti, sono grandi, sono pietre preziose!
Che si può aggiungere ancora? Sono forse degli angeli?
Forse sì, perché il diavolo stesso non è che un angelo caduto dal cielo; eppure, anche se un Angelo dal cielo vi annunzierà un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema.
Dunque fu diffuso il disprezzo sopra i principi. E aiutò il povero nella sua mendicità.
Che cosa vuol dire, fratelli, che furono disprezzati i principi e fu aiutato il povero?
Vuol dire che furono buttati fuori i superbi e fu soccorso l'umile.
Questo Dio fece e, facendo questo, aiutò il povero nella sua mendicità.
Mendico è colui che nulla attribuisce a se stesso, e tutto si attende dalla misericordia divina: ogni giorno egli grida davanti alla porta del Signore, e bussa perché gli si apra, e nudo e tremante domanda di essere vestito, volgendo gli occhi a terra e battendosi il petto.
Proprio costui, mendico, povero e umile Dio l'ha aiutato moltissimo attraverso il fatto stesso del distacco degli eretici, mentre questi si sono ridotti in pochi, e sono stati maltrattati e " sedotti " in luogo impraticabile e non nella via.
Infine, che cosa avviene, dopo che essi sono diminuiti di numero, " sedotti ", ridotti in pochi e maltrattati, nel povero che è stato aiutato?
E aumentò le famiglie come pecore.
Forse prima si poteva pensare a un solo povero o a un solo mendico, sentendo che di lui si diceva: E aiutò il povero nella sua mendicità; quest'unico povero, invece, comprende e rappresenta molte famiglie e molti popoli, allo stesso modo che le molte Chiese sono una sola Chiesa, un solo popolo, una sola famiglia, una sola pecora.
E aumentò le famiglie come pecore.
Grandi misteri sono questi, grandi sacramenti, davvero tanto profondi e pieni di segreti, tanto dolci a scoprirsi perché rimasti per lungo tempo nascosti!
Perciò i giusti vedranno ed esulteranno di gioia mentre ogni iniquità chiuderà la sua bocca.
Quell'iniquità ciarliera che sbraita contro l'unità e che pure spinge la verità a manifestarsi, sarà confutata e chiuderà la sua bocca.
Chi è sapiente? Egli custodirà tali cose, e comprenderà le misericordie del Signore.
Osservate con quale finale si conclude il salmo: Chi è sapiente? Egli custodirà tali cose.
Che cosa dovrà custodire il sapiente? S'intende che se è povero, le custodisce, cioè se non è ricco, non è superbo, non è orgoglioso, queste cose le custodisce.
Perché infatti le custodisce? Perché comprenderà le misericordie del Signore; non già i suoi meriti, o le sue forze, o la sua potenza, ma le misericordie del Signore.
È lui infatti che ha guidato e nutrito nella via chi era errante e affamato; lui ha sciolto e liberato chi si dibatteva nelle difficoltà dei peccati ed era avvinto nelle catene delle cattive abitudini, lui ha rinvigorito, con la medicina della sua parola, chi sentiva nausea per la parola di Dio e rischiava quasi di morire di noia; lui ha ricondotto al porto, placate le onde del mare, chi correva pericolo di fare naufragio tra gli sconvolgimenti della tempesta.
È lui, infine, che ha posto quest'uomo in seno a quel popolo, in cui dà agli umili la sua grazia, e non in quell'altro, in cui resiste ai superbi; e l'ha fatto suo, perché rimanesse lì dentro e si moltiplicasse, e non ne uscisse più fuori e diminuisse.
Tutto questo vedono i giusti e ne esultano di gioia.
Perciò ogni iniquità chiuderà la sua bocca, e chi è sapiente, custodirà queste cose.
Come le custodirà? Mediante l'umiltà, che gli darà modo di comprendere le misericordie del Signore, perché sempre e dappertutto si dice: Confessino il Signore le sue misericordie, e le sue meraviglie verso i figli degli uomini. ( Sal 107,31 )
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