Esposizione dei Salmi

Indice

Salmo 110 (109)

Discorso al popolo

1 - Magnifiche e gratuito le promesse a noi fatte da Dio

Per quanto ce lo concede il Signore, il quale ha fatto di noi i ministri della sua parola e del suo sacramento per servire a voi nella sovrabbondanza della sua misericordia, ci assumiamo l'impegno di esaminare e di spiegare - come ci sarà possibile codesto Salmo, che ora abbiamo cantato, tanto breve per il numero delle parole, quanto importante per la profondità dei concetti: confidiamo nell'aiuto di Lui, che come ha reso voi attenti, così renderà noi idonei a questo compito.

Sia viva l'anima vostra e si ridesti volgendosi a Dio!

Sta di fatto che Dio ha stabilito il tempo per le sue promesse ed ha stabilito il tempo per adempiere ciò che aveva promesso.

Il tempo delle promesse fu quello che va dai Profeti fino a Giovanni Battista; quello, invece, che di là procede in avanti fino alla fine, è il tempo dell'adempimento delle promesse.

Ed è fedele Dio, il quale si è fatto nostro debitore, non perché ha ricevuto qualcosa da noi, ma perché a noi ha promesso cose tanto grandi.

Gli parve poco la promessa, ed allora volle obbligarsi anche per iscritto e ci rilasciò, per così dire, il documento autografo di queste sue promesse, perché, quando avesse cominciato a soddisfarle, noi potessimo riscontrare in tale scrittura l'ordine secondo cui sarebbero state soddisfatte.

Il tempo, dunque, delle profezie costituiva - come tante volte abbiamo detto - il preannuncio delle promesse.

Dio ci ha promesso la salvezza eterna, la vita beata e senza fine con gli Angeli, l'eredità incorruttibile, la gloria sempiterna, la gioia di vedere il suo volto, la sua santa abitazione nel cielo e, con la risurrezione dai morti, la certezza senza più il timore di morire.

Tutto questo costituisce, per così dire, la sua promessa finale, dove già si dirige ogni nostro sforzo e dove, quando vi saremo giunti, non avremo più nulla da ricercare o da esigere.

E neppure egli ha omesso, nelle sue promesse e nei suoi preannunci, di dirci in che ordine si giunga a quel che avverrà alla fine.

Difatti, ha promesso agli uomini la divinità, ai mortali l'immortalità, ai peccatori la giustificazione, ai disperati la glorificazione.

Tutto ciò che ha promesso, l'ha promesso agli indegni perché non apparisse come ricompensa dovuta alle loro opere, ma come sua grazia, conferita - nel vero senso di questa parola - in maniera gratuita.

In realtà, il fatto stesso di vivere secondo giustizia, in quanto l'uomo possa viver così, non è frutto di merito umano, ma di favore divino.

Nessuno può vivere secondo giustizia, se non è giustificato, cioè se non e' stato " fatto giusto ", e l'uomo non è fatto giusto se non da colui che non può mai essere ingiusto.

Come la lucerna non ha la capacità di accendersi da sé, così neppure l'anima umana può darsi da se stessa la luce: essa leva il suo grido a Dio, dicendo: Sarai tu ad accendere la mia lucerna, o Signore! ( Sal 18,29 )

2 - Cristo testimone e garante dell'amore di Dio per noi

Ai peccatori, dunque, è stato promesso il regno dei cieli, se naturalmente non rimangono nel peccato, ma dal peccato si liberano ed operano secondo giustizia.

Per riuscire in questo, essi - l'abbiamo già detto - sono aiutati dalla grazia e sono giustificati da colui che è sempre giusto.

Eppure, sembrava incredibile che Dio si preoccupasse fino a questo punto per il bene degli uomini; ed anche oggi quanti non credono alla grazia divina e non vogliono abbandonare i loro pessimi costumi e convertirsi a Dio per esser da lui giustificati e cominciare così, una volta cancellati per il suo perdono tutti i loro peccati, a vivere secondo giustizia in lui che non conosce ingiustizia, nutrono in se stessi e contro se stessi questo funesto pensiero: essi dicono che Dio non si preoccupa delle cose umane e che, pertanto, l'artefice e il governatore di questo mondo non può stare a pensare come viva ciascuno dei mortali sulla terra.

E così l'uomo che è stato fatto da Dio, crede di non esser neppure considerato da Dio!

Se noi potessimo rivolgerci ad un simile uomo, se facesse entrare la nostra parola prima nelle orecchie e poi nel suo cuore, se non respingesse con la sua opposizione chi lo cerca e non preferisse rimanere nel suo stato di perdizione, vorremmo dirgli: O uomo, come può essere che Dio non ti consideri dopo averti fatto, se prima si è preoccupato che tu fossi fatto?

Perché pensi di non esser nemmeno contato nell'ordine delle cose create?

Non credere al tuo seduttore: i tuoi stessi capelli sono contati dal tuo creatore!

Questo anche il Signore l'ha detto nel Vangelo ai suoi discepoli, perché non avessero timore della morte né pensassero che con essa sarebbe andato perduto qualcosa di quello che avevano.

Nella morte quelli temevano assai per la loro anima; egli dava loro assicurazione anche per i capelli!

Come può allora perire l'anima di uno, se di lui non perisce un capello? ( Mt 10,30 )

Ciononostante, o fratelli, sembrava incredibile agli uomini ciò che Dio prometteva, annunciando che proprio da questo stato di mortalità, di corruzione, di abiezione e di debolezza, da questa cenere e polvere, gli uomini sarebbero divenuti uguali agli Angeli di Dio; perciò, non solo compilò la Scrittura con gli uomini perché essi credessero, ma stabilì anche un Mediatore a garanzia della sua fedeltà, scegliendo non un qualsiasi principe, o un Angelo, o magari un Arcangelo, ma il suo unico Figlio.

E così la via, per la quale ci avrebbe condotto verso quel fine che aveva promesso, ci fu da lui mostrata ed insieme offerta nella persona dello stesso suo Figlio.

Sembrava, infatti, poco a Dio l'aver fatto del suo Figlio l'indicatore della via: volle farlo addirittura la via, perché noi potessimo andare per mezzo di lui che, mentre ci guida, cammina con le sue forze.

3 - La venuta dell'unico Mediatore preparata dai Profeti del V.T

Dio, dunque, promise che noi saremmo andati a lui, raggiungendo cioè quell'ineffabile immortalità ed anche l'eguaglianza con i suoi angeli.

Ma quanto eravamo lontani? Quanto era in alto lui e quanto in basso noi?

In quale altezza sublime stava lui, ed in quale abisso giacevamo noi senza speranza?

Noi eravamo degli ammalati, senza alcuna prospettiva di salvezza: fu inviato il medico, ma i malati non lo vollero conoscere.

Se infatti l'avessero conosciuto, non avrebbero mai crocifisso il Signore della gloria. ( 1 Cor 2,8 )

Ma pure servì come medicina al malato il fatto che il malato uccise il suo medico: questi era venuto per visitarlo e si lasciò uccidere per guarirlo.

Si diede a conoscere ai credenti come Dio e come uomo: Dio per mezzo del quale noi siamo stati creati; uomo per mezzo del quale noi siamo stati restaurati.

Altro era quello che in lui appariva, altro quello che in lui era nascosto: ciò che vi era nascosto era molto più eccellente di ciò che appariva, e tuttavia ciò che era più eccellente non era visibile.

L'uomo infermo veniva curato mediante ciò che era visibile, perché poi divenisse capace di quella visione che, per essere nascosta, era solo differita, non già negata o esclusa per sempre.

Era necessario, pertanto, conoscere l'unico Figlio di Dio, che stava per venire tra gli uomini, per assumere l'uomo e per divenire uomo attraverso la natura assunta: egli sarebbe morto, risorto, asceso al cielo, si sarebbe assiso alla destra del Padre ed avrebbe adempiuto tra le genti quanto aveva promesso; dopo l'adempimento di queste promesse, avrebbe anche adempiuto quella del suo ritorno, per richiedere ciò che aveva donato, per separare i " vasi d'ira " dai " vasi di misericordia ", per rendere agli empi il minacciato castigo ed ai giusti il premio promesso.

Tutto questo, dunque, doveva essere profetizzato, doveva essere preannunciato, doveva essere segnalato come destinato a venire, perché, sopravvenendo improvviso, non facesse spavento, ma fosse piuttosto accettalo con fede ed atteso.

Nell'ambito di queste promesse rientra codesto Salmo, il quale profetizza, in termini tanto sicuri ed espliciti, il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, che noi non possiamo minimamente dubitare che in esso sia annunciato il Cristo: noi, dico, che siamo cristiani e già crediamo al Vangelo.

Ed infatti, quando il nostro stesso Signore e Salvatore Gesù Cristo domandò ai Giudei di chi dicevano esser figlio il Cristo, e quelli risposero: di David, replicò immediatamente a questa loro risposta e disse: In qual modo dunque David, in spirito, lo chiama Signore, dicendo: Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io non ponga i tuoi nemici sotto i tuoi piedi?

Se dunque, in spirito - aggiunse - lo chiama Signore, in qual modo è suo figlio? ( Mt 22,42-45 )

Proprio con questo versetto ha inizio il Salmo.

4 - [v 1.] Cristo figlio di David e Signore di David

Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io non ponga i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi.

Tale questione, dunque, che il Signore propose ai Giudei, noi dobbiamo trattarla al principio stesso del Salmo.

Se, infatti, CI si chiedesse se anche noi riconosciamo o neghiamo quel che risposero i Giudei, saremmo ben lungi dal negarlo.

Se ci si domandasse:, - Cristo è o non è figlio di David? e noi rispondessimo di no, contraddiremmo il Vangelo, perché il Vangelo, quello scritto da Matteo, comincia precisamente così: Libro della generazione di Gesù Cristo, figlio di David. ( Mt 1,1 )

L'Evangelista afferma di scrivere il libro della generazione di Gesù Cristo, figlio di David.

Dissero dunque bene i Giudei quando, interrogati da Cristo di chi credevano esser figlio il Cristo, risposero: di David.

Con la loro risposta concorda il Vangelo; questo però non l'ammette soltanto la credenza dei Giudei, ma anche la fede dei Cristiani.

Trovo ancora altre prove autorevoli.

L'Apostolo dice: Egli fu fatto dalla stirpe di David secondo la carne; ( Rm 1,3 ) ed anche a Timoteo scrive: Ricordati che Cristo Gesù, della stirpe di David, risuscitò dai morti secondo il mio Vangelo. ( 2 Tm 2,8-9 )

E che cosa dice di questo suo Vangelo? Per esso mi affatico fino a stare in catene come un malfattore; ma la parola di Dio non è incatenata. ( Gen 49,27 )

L'Apostolo, dunque, si affaticava fino al punto di essere incatenato per la causa del suo Vangelo, cioè per quell'economia evangelica che generosamente predicava e dispensava ai popoli: come al mattino aveva divorato la preda, alla sera divideva il bottino. ( Rm 10,10 )

Egli, dunque, si affaticava fino al punto di essere incatenato per la causa del Vangelo.

Quale Vangelo? Che Cristo Gesù, della stirpe di David, risuscitò dai morti.

Per questo Vangelo si affaticava l'Apostolo, e proprio su di esso verteva la domanda fatta da Cristo.

Eppure, ai Giudei che rispondevano quel che predicava l'Apostolo, egli replicò, quasi in tono di contraddirli, con queste parole: In qual modo dunque David, in spirito lo chiama Signore? e portò anche la testimonianza di questo Salmo: Il Signore ha detto al mio Signore ( … ) Se dunque, in spirito, lo chiama Signore, in qual modo è suo figlio?

I Giudei, di fronte a questa interrogazione, tacquero: essi non trovarono in seguito nessuna risposta né, tuttavia, cercarono di scoprire in lui il Signore, perché non riconoscevano che fosse proprio lui il figlio di David.

Noi invece, o fratelli, dobbiamo crederlo e confessarlo, perché con il cuore si crede per la giustizia e con la bocca si fa confessione per la salvezza: crediamolo - intendo dire - e confessiamolo sia come figlio di David sia come Signore di David.

Non dobbiamo vergognarci del figlio di David, per non ritrovare adirato con noi il Signore di David!

5 - Imitiamo la fede dei ciechi di cui Mt 20,29-34

Fu con quel nome, infatti, che con tutta ragione lo chiamarono i ciechi, mentre passava, e meritarono di ricuperare la vista.

Gesù stava passando ed essi, sentendo il rumore della folla in cammino e riconoscendo con l'orecchio quel che ancora non potevano percepire con gli occhi, si misero a gridare a gran voce, dicendo: Abbi pietà di noi, o figlio di David! ( Mt 20,31 )

La folla prese a rimproverarli perché tacessero, ma quelli, nel desiderio di vedere la luce, superando l'opposizione della folla, continuarono a gridare: raggiunsero Gesù che passava e meritarono di ricuperare, al suo tocco, la vista.

Mentre passava, gli dicevano: Abbi pietà di noi, o figlio di David!

Egli si fermò e, quando essi superarono lo strepito degli oppositori, domandò loro: Che cosa volete che vi faccia? ( Mt 20,32 )

E quelli: Signore, fa' che possiamo vedere. ( Mt 20,33 )

Egli toccò ed aprì i loro occhi, e così videro presente dinanzi a loro colui che avevano sentito passare.

Il Signore, dunque, operò qualcosa destinato a passare, ma esiste qualche altra cosa destinata a restare.

Voglio dire che nel Signore altro è transitorio ed altro, invece, è stabile.

Transitorio nel Signore è il parto della Vergine, l'incarnazione del Verbo, il graduale succedersi delle età, la presentazione dei miracoli, le sofferenze della passione, la morte, la risurrezione e l'ascesa al cielo: tutto questo ebbe carattere transitorio.

Cristo, infatti, più non rinasce, né muore, né risorge, né ascende al cielo un'altra volta.

Non vi accorgete come questi avvenimenti si siano svolti nel tempo, abbiano nel tempo presentato qualcosa di transitorio ai viandanti di quaggiù, perché non si attardino lungo la via e si affrettino, invece, a raggiunger la patria?

Infine, anche quei ciechi sedevano lungo la via, lì sentirono Gesù che passava e, gridando, lo raggiunsero.

Dunque, nella via di questo mondo il Signore ha operato queste azioni di carattere transitorio, e queste azioni appartengono al figlio di David.

Per questo quei due gridarono al Signore che passava: Abbi pietà di noi, o figlio di David!

E fu come se dicessero: Riconosciamo in chi passa il figlio di David, impariamo dal suo passaggio che si è fatto figlio di David.

Anche noi, dunque, riconosciamo e confessiamo il figlio di David per meritare di vedere la luce.

Noi, infatti, sentiamo che passa il figlio di David, e riceviamo la luce dal Signore di David.

6 - Confessione della duplice natura in Cristo

Ecco, dunque, come il nostro Maestro interrogò i Giudei, e questi non seppero rispondere perché non vollero essere suoi discepoli.

Ebbene, se egli interrogasse noi, che cosa risponderemmo?

Se dinanzi a questa interrogazione i Giudei si ritirarono, i Cristiani devono avanzare: non devono rimanere turbati, ma istruirsi.

Il Signore non interroga perché vuole imparare, ma interroga in qualità di dottore.

Avrebbero potuto dirgli gli infelici Giudei: Rispondi tu, spiegacelo tu!

Preferirono, invece, torturarsi in un orgoglioso mutismo, anziché farsi istruire con un'umile confessione.

Immaginiamo, dunque, che dica a noi il nostro Maestro, e vediamo come poter rispondere alla sua interrogazione: Che cosa pensate del Cristo?

Di chi è figlio? Rispondiamo senz'altro quel che risposero i Giudei, ma non fermiamoci dove si fermarono i Giudei!

Ricordiamoci del Vangelo, al quale crediamo: Libro della generazione di Gesù Cristo, figlio di David.

Se siamo interrogati, non dobbiamo dimenticare che Cristo è figlio di David, come espressamente ci ricorda l'Apostolo: - Ehi, cristiano, ricordati che Cristo Gesù, della stirpe di David, risuscitò dai morti.

Immaginiamo, dunque, di essere interrogati e di rispondere alla domanda: Che cosa pensate del Cristo?

Di chi è figlio? Ed i Cristiani con voce unanime dicano: di David.

Ripeta ancora il Maestro, volgendosi a noi: In qual modo dunque David, in spirito, lo chiama Signore?

Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io non ponga i tuoi nemici sotto i tuoi piedi?

E come potremmo rispondere, se non lo apprendessimo da te?

Ora, dunque, che l'abbiamo appreso, diciamo: In principio tu eri il Verbo, ed eri Verbo presso Dio, e come Verbo eri Dio; tutte le cose furono fatte per mezzo tuo: ( Gv 1,1-14 ) eccolo il Signore di David!

Ma poi, a motivo della nostra debolezza, essendo noi disperati e giacenti nella carne, tu che eri il Verbo ti sei fatto carne, per abitare in mezzo a noi: eccolo il figlio di David!

Nessun dubbio che tu, pur sussistendo nella natura di Dio, non hai ritenuto una rapina l'essere eguale a Dio, e perciò sei il Signore di David; ma pure hai annientato te stesso, assumendo la natura di servo, ( Fil 2,7 ) e pertanto sei il figlio di David.

Per di più, dicendo con quella stessa tua interrogazione: In qual modo è suo figlio?, non hai certo negato di esser suo figlio, ma hai solo domandato come questo possa essere avvenuto.

David - tu dici - lo chiama Signore: in qual modo allora è suo figlio?

Non lo nego, ma dimmi in qual modo.

Se i Giudei, basandosi sulla Sacra Scrittura che leggevano e non comprendevano, di fronte a tale interrogazione avessero ricordato questo modo, non avrebbero forse risposto: Come mai ce lo domandi?

Ecco una vergine riceverà nel suo seno, e darà alla luce un figlio, e lo chiameranno di nome l'Emanuele, che vuol dire " Dio con noi ". ( Is 7,14; Mt 1,23 )

Una vergine riceverà un figlio nel suo seno, questa vergine della stirpe di David lo darà alla luce, perché sia il figlio di David.

Ed infatti Giuseppe e Maria erano della famiglia e della patria di David. ( Lc 1,27.32; Lc 2,4-5 )

Dunque, quella vergine l'ha dato alla luce, perché fosse il figlio di David.

Ma il figlio, da lei dato alla luce, lo chiameranno di nome l'Emanuele, "Dio con noi ".

Ecco, così hai anche il Signore di David.

7 - Cristo esaltato dopo l'umiliazione della croce

Forse su questo argomento, come cioè il Cristo sia ad un tempo il figlio di David e il Signore di David, anche il nostro salmo ci farà conoscere qualche cosa.

Dobbiamo, dunque, ascoltarlo e studiarlo a fondo: insistiamo con la nostra pietà, cerchiamo di riuscire con la nostra carità.

Chi parla, dunque, è lo stesso David né potremmo, del resto, contraddire il Signore, il quale afferma: David, in spirito, lo chiama Signore.

Questo David, dunque, che cosa dice del Cristo? Leggiamo infatti: Salmo dello stesso David, e questo è tutto nel titolo, semplice, senza traccia di alcun problema, senza alcun punto di difficoltà.

Che cosa, dunque, dice David? Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia desta, finché io non ponga i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi.

Dire sgabello dei tuoi piedi è lo stesso che dire sotto i tuoi piedi, perché lo sgabello dei piedi sta appunto sotto i piedi.

Il Signore - afferma - ha detto al mio Signore.

Questo ha sentito David, questo ha sentito in spirito: dove e quando l'ha sentito noi non l'abbiamo sentito, ma pure abbiamo creduto a lui che parla e scrive di ciò che ha sentito.

Egli, dunque, l'ha sentito certamente, l'ha sentito nel sacrario nascosto della verità, nell'intimo santuario dei misteri.

Proprio là dove i Profeti sentirono in segreto quel che poi predicarono alla luce del sole, l'ha sentito David, se afferma in tutta sicurezza: Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io non ponga i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi.

Noi sappiamo che Cristo, dopo la risurrezione dai morti e l'ascensione al cielo, siede alla destra del Padre.

Si tratta di cosa già avvenuta: noi non l'abbiamo vista, ma pure l'abbiamo creduta; l'abbiamo letta nei Libri sacri, l'abbiamo sentita predicare, la possediamo per fede.

Pertanto, per il fatto stesso che Cristo era figlio di David, è divenuto Signore di David: quel che, infatti, era nato dalla stirpe di David, è stato tanto onorato da essere anche Signore di David.

Ciò ti fa meraviglia, come se queste cose non possano verificarsi anche nell'ordine umano.

E se avvenisse che il figlio di un padre, semplice privato, fosse fatto re, non sarebbe forse signore del padre?

Ma ancor più meraviglia, e può pure accadere, non solo che sia fatto re il figlio di un semplice privato e diventi il signore di suo padre, ma che sia fatto vescovo il figlio di un semplice laico e diventi padre di suo padre.

Dunque, per il fatto stesso che Cristo assunse la carne, morì nella carne, risorse nella medesima carne e, sempre in essa, ascese al cielo e siede ora alla destra del Padre, proprio in questa carne così onorata e glorificata e trasformata in uno stato celeste, egli è ad un tempo il figlio di David ed il Signore di David.

Secondo questa economia, che regola il " passaggio " di Cristo, si inquadra anche quello che di lui dice l'Apostolo: Per questo motivo ( Dio ) lo esaltò dai morti e gli donò il nome, che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi degli esseri del cielo, della terra e degli inferi.

Gli donò - dice il nome, che è al di sopra di ogni nome: ( Fil 2,9-10 ) a Cristo in quanto è uomo, a Cristo che muore e risorge e ascende nella sua carne, Dio donò il nome, che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi degli esseri del cielo, della terra e degli inferi.

Dove sarà David che Cristo non gli sarà Signore?

Sia nel cielo, o nella terra, o negli inferi, sarà sempre suo Signore colui che è Signore degli esseri del cielo, della terra e degli inferi!

Si rallegri, dunque, con noi David, onorato anche lui per la nascita del suo figlio e liberato per la sua signoria; e rallegrandosi, dica e sia sentito da quanti come lui si rallegrano: Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io non ponga i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi.

8 - La giustizia per fidem e le sue prospettive ultraterrestri

Siedi, non solo nell'alto, ma anche nel profondo, levandoti su per esercitare il tuo dominio ed insieme nascondendoti per esser creduto.

Ci sarebbe, infatti, una ricompensa della fede, se non fosse nascosto quel che crediamo?

La ricompensa della fede consiste nel vedere quel che abbiamo creduto prima ancora che lo vedessimo.

Come proclama la Sacra Scrittura, il giusto vive per la fede. ( Rm 1,17 )

Non ci sarebbe, dunque, la giustizia derivante dalla fede, se non fosse occulto quel che è stato predicato perché lo credessimo e, credendolo, arrivassimo a vederlo.

Quanto è grande davvero, o Signore, l'abbondanza della tua dolcezza, che hai nascosta a coloro che ti temono!

Dunque tu l'hai nascosta, ed essi ne sono restati privi?

No, assolutamente: e l'hai compiuta per coloro che sperano in te. ( Sal 31,20 )

È, dunque, meraviglioso il mistero di Cristo che siede alla destra del Padre: esso è stato nascosto perché fosse creduto, ed è stato sottratto alla vista perché fosse sperato.

Noi, infatti, siamo stati salvati nella speranza.

Ora una speranza che si vede, non è più speranza: se uno già vede una cosa, come può sperarla?

Sono espressioni dell'Apostolo, e voi le riconoscete, ma io voglio ricordarle per quelli che le ignorano.

Che cosa dice, dunque, l'Apostolo? Nella speranza noi siamo stati salvati.

Ora una speranza che si vede, non è più speranza: se uno già vede una cosa, come può sperarla?

Ma se noi speriamo ciò che non vediamo, l'aspettiamo con la pazienza. ( Rm 7,24-25 )

Poiché, dunque, quella che si vede non è speranza, tu hai nascosta la tua dolcezza a coloro che ti temono; e poiché noi speriamo ciò che non vediamo e l'aspettiamo con la pazienza, tu l'hai compiuta per coloro che sperano in te.

Da ultimo, fratelli carissimi, vogliate attentamente ascoltare quel che sto per dirvi.

La nostra giustizia, come sapete, deriva dalla fede, ed è la fede che purifica i nostri cuori in modo da renderci atti a vedere quel che abbiamo creduto: sono questi due punti chiaramente attestati, perché leggiamo: Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Dio, ( Mt 5,8 ) e: Con la fede ( Dio ) purifica i nostri cuori. ( At 15,9 )

Poiché questa, dunque, è la giustizia derivante dalla fede - credere quel che non si vede e, per il merito di tale fede, giungere a suo tempo alla visione - per questo Gesù nel Vangelo, quando promise lo Spirito Santo, affermò: Egli redarguirà il mondo per il peccato, per la giustizia e per il giudizio. ( Gv 16,8 )

Per quale peccato, per quale giustizia, per quale giudizio?

Egli continua e lo espone, escludendo le eventuali congetture degli uomini: Per il peccato appunto, perché non hanno creduto in me. ( Gv 16,9 )

Sono tanti gli altri peccati dei Giudei; eppure, come se si trattasse di un solo peccato, egli dice: Per il peccato appunto, perché non hanno creduto in me.

È questo lo stesso peccato, del quale in altro passo dice: Se non fossi venuto, essi non avrebbero il peccato. ( Gv 15,22 )

Che cosa significa questa frase: Se non fossi venuto, essi non avrebbero il peccato?

Sei tu forse venuto tra i giusti e li hai trasformati in peccatori?

No: prescindendo dagli altri peccati, che potevano esser rimessi mediante la fede, egli ha nominato questo solo peccato perché, se non fosse stato commesso, tutti gli altri sarebbero stati perdonati.

Per il peccato appunto - dice perché non hanno creduto in me, e nell'altro passo: Se non fossi venuto, essi non avrebbero il peccato.

In altre parole: per il fatto stesso che è venuto e non hanno creduto in lui, essi sono caduti nel peccato; se, invece, non vi fossero caduti, tutti gli altri peccati potevano esser rimessi con l'indulgenza della grazia, ottenuta mediante la fede.

Dunque: per il peccato appunto, perché non hanno creduto in me; per la giustizia, perché io vado al Padre e più non mi vedrete.

Questa è la giustizia: che tu vai al Padre e più non ti vedranno; e questa giustizia deriva dalla fede.

Il giusto, infatti, vive per la fede, ( Rm 1,17 ) e di certo vive per la fede se non vede quello che crede.

È chiaro, dunque, che è proprio della giustizia vivere per la fede, e nessuno può vivere per la fede se non a condizione che non veda quello che crede.

Al fine, dunque, di stabilire una tale giustizia tra gli uomini e convincerli a credere quel che non vedono, Cristo dice: Per la giustizia, perché io vado al Padre e più non mi vedrete. ( Gv 16,10 )

Questa - vuol dire - è la vostra giustizia: di credere in colui che non vedete e, purificati dalla fede, di vedere poi nel giorno della risurrezione colui nel quale avete creduto.

9 - L'ostinazione dei nemici non altera il piano salvifico di Dio

Cristo, dunque, siede alla destra di Dio, il Figlio vive nascosto alla destra del Padre: crediamolo.

In realtà, il testo qui afferma due cose, perché Dio dice: Siedi alla mia destra, ed aggiunge, finché io non ponga i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi, cioè sotto i tuoi piedi.

Certo non vedi il Cristo che siede alla destra del Padre; puoi vedere, però, in che modo siano posti i suoi nemici come sgabello dei suoi piedi.

E poiché questo fatto si compie alla luce del sole, devi credere che l'altro si verifica in forma nascosta.

Chi sono i nemici che egli pone come sgabello dei suoi piedi?

Sono quelli i quali meditano cose vane ed ai quali viene detto: Perché fremettero le genti, e i popoli meditarono cose vane?

Si levarono i re della terra, e i principi si riunirono insieme contro il Signore e contro il suo Cristo.

Essi dissero: Spezziamo i loro vincoli, e scuotiamo via da noi il loro giogo: non devono cioè né dominarci, né tenerci sottomessi.

Ma chi abita nei cieli, si riderà di loro: ( Sal 2,1-4 ) tu, che eri nemico di Dio, starai in ogni caso sotto i suoi piedi, o adottato o vinto da lui.

Devi chiederti, dunque, quale posto tu occupi sotto i piedi del Signore, tuo Dio, perché necessariamente lo occupi, ed è un posto di grazia o di pena.

Egli, dunque, siede alla destra di Dio, finché non siano posti i suoi nemici sotto i suoi piedi.

Questo sta avvenendo, questo si verifica: anche se in forma lenta e graduale, si verifica incessantemente.

Sì, fremettero le genti, ed i popoli meditarono cose vane, si levarono i re della terra ed i principi si riunirono insieme contro il Signore e contro il suo Cristo; ma riusciranno forse, col loro fremere, col meditare cose vane, col riunirsi insieme contro Cristo, ad impedire che si adempia la parola: A te darò le genti come tua eredità, e come tuo possesso i confini della terra? ( Sal 2,8 )

Proprio mentre quelle fremono e quelli meditano cose vane, la parola avrà pieno adempimento: A te darò le genti come tua eredità, e come tuo possesso i confini della terra.

Quelli, infatti, meditano cose vane; che, invece, si adempia la parola: A te darò le genti come tua eredità, e come tuo possesso i confini della terra, non l'ho saputo da un tale qualsiasi in preda a vaniloquio, ma l'ha detto a me il Signore. ( Sal 2,7 )

Analogamente, anche in questo nostro Salmo possiamo dire: Chi l'ha detto non è un uomo qualsiasi, né sono quelli che fremono e meditano cose vane; ma il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io non ponga i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi.

Fremano pure, meditino cose vane e facciano strepito: forse per questo non si adempirà ciò che è stato predetto?

Andò perduta con strepito la loro memoria.

A parlar così è un altro Salmo, ma non già un altro spirito: Andò perduta con strepito la loro memoria, mentre il Signore rimane in eterno. ( Sal 9,7-8 )

Dunque, proprio colui che rimane in eterno, mentre va perduta con strepito la memoria di quelli, ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra.

Siede, infatti, alla destra del Padre, finché non ponga tutti i suoi nemici come sgabello dei suoi piedi.

10 - [v 2.] Il regno di Cristo non avrà fine

Che cosa si dice poi? Il Signore farà uscire da Sion lo scettro della tua virtù.

Appare in tutta evidenza, o fratelli, che qui il Profeta non parla di quel regno di Cristo, di cui egli gode in eterno presso il Padre, come Signore delle cose che per mezzo di lui furono create.

Esiste forse un tempo, nel quale il Verbo, che è Dio, non regni da principio presso Dio?

Sta scritto infatti: Al re dei secoli, invisibile e incorruttibile, all'unico Dio sia onore e gloria nei secoli dei secoli! ( 1 Tm 1,17 )

Al re dei secoli onore e gloria nei secoli dei secoli: a quale re dei secoli? All'invisibile e all'incorruttibile.

Per il fatto che Cristo è, con il Padre, invisibile e incorruttibile, essendo il suo Verbo, la sua virtù e la sua sapienza, essendo Dio presso Dio, per mezzo del quale furono fatte tutte le cose, egli è di certo il re dei secoli; ma anche in rapporto a quell'economia transitoria, per la quale ci ha chiamati all'eternità attraverso la mediazione della sua carne, esiste un suo regno che comincia dai Cristiani, e questo suo regno non avrà fine.

È vero, dunque, che i suoi nemici sono posti come sgabello dei suoi piedi, poiché siede alla destra del Padre: abbiamo già detto che è così, e ciò viene fatto e continuerà senz'altro fino alla fine.

Nessuno deve dire che non può aver compimento quel che è stato iniziato: perché disperare della conclusione di un'opera già iniziata?

L'ha iniziata l'Onnipotente, e l'Onnipotente ha promesso di portare a compimento quel che ha iniziato.

E da dove ha iniziato? Il Signore farà uscire da Sion lo scettro della tua virtù.

Sion non è altro che Gerusalemme.

Ascolta il Signore stesso, che dice: Era necessario che Cristo patisse e risorgesse dai morti il terzo giorno. ( Lc 24,46 )

Cominciando da qui, dov'era appunto al momento della risurrezione, egli siede alla destra di Dio Padre.

E che viene fatto poi, da quando siede alla destra del Padre?

Che viene fatto, perché i suoi nemici siano posti come sgabello dei suoi piedi?

Ascolta lui che te lo insegna e io spiega: E sarà predicata nel suo nome la penitenza e la remissione dei peccati tra tutte le genti, cominciando da Gerusalemme, ( Lc 24,47 ) perché il Signore farà uscire da Sion lo scettro della tua virtù.

Lo scettro della tua virtù vuol dire il regno della tua potenza, perché tu li reggerai con scettro di ferro; ( Sal 2,9 ) il Signore lo farà uscire da Sion, perché si dice: cominciando da Gerusalemme.

11 - La glorificazione di Cristo presuppone la sua umiliazione

Che cosa, dunque, avverrà, dopo che il Signore avrà fatto uscire da Sion lo scettro della sua virtù?

E domina nel mezzo dei tuoi nemici. Dapprima domina nel mezzo dei tuoi nemici, tra le genti che fremono.

Ma egli dominerà anche dopo nel mezzo dei suoi nemici, quando cioè i santi avranno ricevuto il meritato onore e gli empi la loro condanna?

C'è forse da meravigliarsi se dominerà anche allora, mentre con lui regneranno i giusti in eterno e gli empi, invece, bruceranno tra gli eterni tormenti?

C'è forse da meravigliarsi di questo? Ora tu domini nel mezzo dei tuoi nemici: al presente, in questa rapida vicenda di secoli, durante il periodo di propagazione e successione della mortale natura umana, mentre fugge veloce il torrente del tempo, lo scettro della tua virtù si leva direttamente da Sion, perché tu abbia a dominare nel mezzo dei tuoi nemici.

Domina dunque, domina nel mezzo dei pagani, dei Giudei, degli eretici, dei falsi fratelli!

Domina, sì domina, o figlio di David, o Signore di David, domina nel mezzo dei pagani, dei Giudei, degli eretici, dei falsi fratelli!

Domina nel mezzo dei tuoi nemici.

Ma non intenderemmo bene questo versetto, se non vedessimo che la cosa già si verifica.

Siedi, dunque, alla destra di Dio, resta nascosto per esser creduto, finché non si compiano i tempi per le genti.

Così, infatti, sta scritto: Era necessario che il cielo lo accogliesse, finché non si compiano i tempi delle genti. ( At 3,21 )

Tu invero sei morto per risorgere, sei risorto per ascendere al cielo, sei asceso per sedere alla destra del Padre: tu, dunque, sei morto per sedere alla destra del Padre.

Dalla tua morte è derivata la risurrezione, dalla risurrezione l'ascensione, dall'ascensione il tuo assiderti alla destra del Padre: dunque, l'intero ciclo di questi eventi ha avuto inizio dalla morte, come lo splendore di questa glorificazione trova il suo principio nell'umiltà.

Mentre, pertanto, tu siedi alla destra del Padre, si compiono i tempi delle genti ed i tuoi nemici sono posti come sgabello dei tuoi piedi.

Per giungere a questo, tu prima dominerai nel mezzo dei tuoi nemici, perché proprio per questo il Signore farà uscire da Sion lo scettro della tua virtù. ( Sal 110,2 )

Ma perché tu morissi e, per la tua morte, fosse cancellato il chirografo contro i peccatori ( Col 2,14 ) e fosse predicata la penitenza e la remissione dei peccati tra tutte le genti, cominciando da Gerusalemme, intervenne la cecità dei Giudei.

Davvero la cecità degli uni è servita per dare la luce agli altri.

Difatti, si è verificata in parte la cecità di Israele, perché entrasse la totalità delle genti, e così si salvasse l'intero Israele. ( Rm 11,25 )

La cecità, che in parte si è verificata in Israele, ti ha ucciso; ma, ucciso, tu sei risorto e, con il tuo sangue, hai distrutto i peccati delle genti e, sedendo alla destra del Padre, hai raccolto insieme da tutte le parti quelli che soffrono ed in  te si rifugiano.

Dunque, si è verificata in parte la cecità di Israele: si è verificata perché entrasse la totalità delle genti, e così si salvasse l'intero Israele, e tutti i tuoi nemici divenissero lo sgabello dei tuoi piedi.

Questo, però, avviene ora. E dopo che cosa avverrà?

12 - [v 3.] Cristo visibile nella forma di servo, invisibile nella forma divina

Con te è il principio nel giorno della tua virtù. Qual è questo giorno della sua virtù?

Quando può essere con lui il principio, o di quale principio si tratta, o come può essere con lui il principio, se egli stesso è il principio?

Ci aiuti il Signore, perché non rechi turbamento né a me il parlare né a voi l'ascoltare.

Vedo, infatti, quello che già è avvenuto, e lo vedo con voi attraverso gli occhi della fede; vedo, anche attraverso gli occhi della carne, quello che già avviene; ed ancora, attraverso gli occhi della fede, spero di vedere con voi quello che avverrà.

Che cosa, dunque, è avvenuto, che cosa avviene, che cosa avverrà?

Cristo ha patito, è morto, è risorto al terzo giorno, è salito al cielo - come sappiamo - dopo quaranta giorni, siede alla destra del Padre: tutto questo è già avvenuto e, anche se non l'abbiamo visto, noi lo crediamo.

Ed ora che cosa avviene? Egli domina nel mezzo dei suoi nemici, perché da Sion è uscito lo scettro della sua virtù: è questo che avviene e si sta compiendo.

La sua natura di servo fu vista allora dai servi, quando era presente tra loro, ed è ora creduta dai servi, perché è assente da loro.

Dalla sua natura di servo, insomma, crediamo quel che possiamo capire, mentre siamo ancora dei servi.

Questo è appunto quel latte dei bambini, che egli temperò nella giusta misura per noi, facendo passare il pane attraverso la carne.

Difatti, il pane degli Angeli era in principio il Verbo; eppure, perché l'uomo potesse mangiare questo pane degli Angeli, il Creatore degli Angeli si è fatto uomo. ( Sal 78,25 )

In tal modo il Verbo incarnato si è fatto capace di esser ricevuto da noi: cioè noi non l'avremmo potuto ricevere, se il Figlio, che è eguale a Dio, non si fosse annientato, assumendo la natura di servo, fatto a somiglianza degli uomini e all'aspetto ritrovato come uomo.  ( Fil 2,6-7 )

Perché, dunque, noi potessimo, in qualche modo, comprender colui che non poteva esser compreso dai mortali, l'immortale si è fatto mortale per farei, mediante la sua morte, immortali ed offrirci, altresì, qualcosa da contemplare, qualcosa da credere, qualcosa da vedere più tardi.

Ai presenti ha offerto e presentato la sua natura di servo, facendola non solo vedere con gli occhi, ma toccare addirittura con le mani.

Con questa medesima natura è sceso al cielo, e ci ha comandato di credere ciò che a quelli aveva fatto vedere.

Ma anche noi abbiamo qualcosa da vedere: se quelli videro lo scettro che usciva da Sion, noi lo vediamo dominare nel mezzo dei suoi nemici.

Tutto questo, o fratelli, appartiene all'economia della natura di servo, la quale è compresa con sopportazione dai servi ed è amata dai futuri figli.

In realtà, la Verità immutabile, che è il Verbo di Dio, Dio presso Dio, per mezzo del quale furono fatte tutte le cose, rimanendo in se stessa, rinnova tutte le cose. ( Sap 7,27 )

Ma per poterla vedere ci è necessaria una grande e perfetta purezza di cuore, la quale si ottiene mediante la fede.

Dopo aver mostrato la natura di servo, la Verità ha differito se stessa per dimostrare la natura di Dio.

Il Signore stesso, parlando ai servi nella sua natura di servo, disse: Chi mi ama, osserva i miei comandamenti; e chi ama me, sarà amato dal Padre mio, ed io pure l'amerò e manifesterò a lui me stesso. ( Gv 14,21 )

A quelli che lo vedevano egli promise che si sarebbe mostrato.

Ma che cosa vedevano, e che cosa prometteva? Quelli vedevano la natura di servo, egli prometteva di far vedere la natura di Dio.

Manifesterò a lui - dice - me stesso.

È proprio questo lo splendore glorioso, verso il quale è condotto il regno che viene ora riunito, mentre questo secolo passa: sì, questo regno è avviato verso una visione ineffabile, che non sarà meritata dagli empi.

Peraltro, quand'era quaggiù, questa natura di servo fu vista dagli empi: la videro quelli che la credettero, e la videro anche quelli che la uccisero.

E perché tu non pensi che sia gran cosa il vedere quella natura, tieni presente che la videro tanto gli amici quanto i nemici, e che alcuni, pur vedendola, la soppressero, ed altri, pur non vedendola, la credettero.

Dunque, questa natura di servo, che quaggiù videro nell'umiltà i buoni e gli empi, anche al momento del giudizio la vedranno sia i buoni che gli empi.

Quando il Signore dinanzi agli occhi dei suoi discepoli si levò verso il cielo, mentre lo stavano guardando, risuonò questa voce degli Angeli: Uomini di Galilea, perché state guardando verso il cielo?

Questo Gesù così verrà, come l'avete visto salire al cielo. ( At 1,11 )

Così vuol dire, dunque, nella medesima natura, come è stato detto degli empi: Vedranno colui che hanno trafitto. ( Zc 12,10 )

Vedranno in atto di giudicare colui che irrisero, quand'era giudicato.

Perciò, al momento del giudizio, questa stessa natura di servo sarà visibile ai giusti e agli ingiusti, ai buoni e agli empi, ai credenti e ai miscredenti.

Che cosa, dunque, non vedranno gli empi?

Di coloro dei quali fu detto: Vedranno colui che hanno trafitto, fu anche detto: Sia tolto di mezzo l'empio, perché non veda lo splendore della gloria del Signore. ( Is 26,10 )

Che cosa significa questo, o fratelli? Cerchiamo di individuarlo e discuterlo.

L'empio è innalzato perché veda qualcosa, ed insieme è tolto di mezzo perché non veda qualcosa.

Abbiamo già indicato ciò che egli vedrà: precisamente quella natura, della quale è stato detto che così verrà ( At 1,11 ) il Signore.

Ed allora che cosa non vedrà? E manifesterò a lui me stesso. ( Gv 14,21 )

Che significa me stesso? Non certo la natura di servo.

Che significa me stesso? Significa la natura di Dio, per la quale non ha ritenuto una rapina il suo essere eguale a Dio. ( Fil 2,6-7 )

Che significa ancora me stesso? Carissimi, noi siamo già figli di Dio, ma non è ancora apparso quello che saremo; sappiamo che, quando ciò apparirà, saremo simili a lui, perché lo vedremo qual egli è. ( 1 Gv 3,2 )

Questo splendore glorioso di Dio è la luce ineffabile, la fonte di luce senza possibilità di mutamento, la verità che mai non viene meno, la sapienza che rimane in se stessa e rinnova tutte quante le cose: essa è la sostanza di Dio.

Perciò sarà tolto di mezzo l'empio, onde non veda questa gloria del Signore.

Sono, infatti, beati i puri di cuore, perché essi vedranno Dio. ( Mt 5,8 )

13 - Cristo potenza e sapienza della divinità

Mi sembra dunque, o fratelli - per quanto il Signore si degna di far capire alla mia capacità - che qui il discorso si riferisca al tempo, se pure si deve parlare di tempo, dato che ci sarà un tempo in cui giungeremo al non tempo!

Per questo mi sembra che sia stato detto - e lo dico senza pregiudizio di altre interpretazioni, nel caso che qualcuno possa proporre, un senso migliore, più facile e più verosimile - per questo, ripeto, mi sembra che sia stato detto: Con te è il principio nel giorno della tua virtù.

Questo infine, a mio giudizio, è sufficientemente chiarito dall'intima coerenza del versetto.

Difatti, anche qui si parla della sua virtù, per la quale Cristo ha sottomesso al suo giogo le genti ed ha abbattuto i popoli non con il ferro, ma con il legno della croce; e benché l'abbia fatto nella carne e nell'umiltà e nella misura in cui può soffrire la natura di servo, si comprende tuttavia quanto sia grande la sua virtù, perché la debolezza di Dio è più forte degli uomini. ( 1 Cor 1,25 )

Dunque, anche qui si parla della sua virtù, la quale già prima era stata celebrata con le parole: Il Signore farà uscire da Sion lo scettro della tua virtù, e domina nel mezzo dei tuoi nemici.

Davvero grande è la sua virtù, se egli domina nel mezzo dei suoi nemici, che strepitano, pur non riuscendo a nulla contro di lui, ed ogni giorno ripetono tra loro: Quando morirà e perirà il suo nome? ( Sal 41,6 ) mentre va crescendo la sua gloria tra i popoli, mentre al suo nome si sottomettono le genti, mentre il peccatore vede e si adira, digrigna i suoi denti e si strugge. ( Sal 112,10 )

Poiché, dunque, anche questa è la sua virtù, il Profeta ha voluto celebrare in altro modo la virtù per la quale Cristo è la " virtù di Dio " e la " sapienza di Dio " nella luce eterna dell'immutabile verità: è una visione, questa, alla quale siamo riservati, la quale ci è ancora differita, per la quale siamo purificati mediante la fede e dalla quale sarà escluso l'empio, onde non veda la gloria del Signore.

Volendo, dunque, dimostrare anche quest'altra virtù, il Profeta afferma: Con te è il principio nel giorno della tua virtù.

Che cosa significa: Con te il principio? Supponi pure un qualsiasi principio; se intendi Cristo stesso, sarebbe più appropriato dire: Tu sei il principio, anziché: Con te il principio.

Egli, infatti, a quelli che gli avevano domandato: Tu chi sei? rispose dicendo: Sono il principio io che vi parlo. ( Gv 8,25 )

Ma principio è anche il Padre, dal quale nacque il Figlio unigenito, nel quale principio era il Verbo, perché il Verbo era presso Dio.

Ed allora, se il Padre è principio e principio è il Figlio, esistono forse due principi?

Assolutamente no, perché come il Padre è Dio ed il Figlio è Dio, e tuttavia il Padre ed il Figlio non sono due dèi, ma un solo Dio, così il Padre è principio e principio è il Figlio, e tuttavia il Padre ed il Figlio non sono due principi, ma un solo principio.

Con te il principio: farai un giorno vedere in qual modo sia con te il principio, ma ciò non significa che anche qui non sia con te il principio.

Non hai forse detto: Ecco ( … ) voi ve ne andate ciascuno per conto suo, e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è insieme con me? ( Gv 16,32 )

Dunque, anche qui è con te il principio.

Anche in altro passo hai detto: E il Padre, che in me dimora, compie le sue opere. ( Gv 14,10 )

Con te il principio, né mai il Padre è stato da te separato.

Ma quando si vedrà che con te è il principio, questo apparirà manifesto a tutti quelli che saranno ormai simili a te, perché ti vedranno così come sei. ( 1 Gv 3,2 )

Infatti, Filippo qui ti vedeva e cercava di vedere il Padre. ( Gv 14,8 )

Allora, dunque, si vedrà quel che ora si crede: sarà quando i santi, quando i giusti vedranno con te il principio, mentre gli empi saranno tolti di mezzo, onde non vedano la gloria del Signore.

14 - Prepariamoci con la fede alla visione della divinità

Adesso dunque, fratelli, dobbiamo credere quel che allora vedremo.

Difatti, Filippo fu rimproverato perché cercava di vedere il Padre, non riconoscendo questo Padre nello stesso suo Figlio: È da tanto tempo che sono con voi, e non mi avete conosciuto?

Filippo, chi ha visto me, ha visto anche il Padre. ( Gv 14,9 )

Si noti: chi ha visto me, non chi ha visto in me la natura di servo.

Dunque, chi ha visto me così come mi sono nascosto a quelli che mi temono, come mi preparo a farmi vedere da quelli che sperano in me, ha visto anche il Padre.

Ma poiché questa visione avrà luogo più tardi, che cosa abbiamo ora al posto di essa?

Vediamo quel che Gesù dice a Filippo, dopo che gli aveva detto: Chi ha visto me, ha visto anche il Padre.

È come se Filippo tacitamente gli rispondesse: Ma come potrò vederti, se ti fai vedere in forma diversa dalla natura di servo?

O come potrò vedere il Padre io, uomo debole e mortale, che non sono che polvere e cenere?

Rivoltosi a lui, differendo la visione ed imponendogli la fede, il Signore che aveva detto: Chi ha visto me, ha visto anche il Padre, poiché questo era troppo per Filippo ed era ben lontano da lui il vedere, soggiunge: Non credi che io sono nel Padre e che il Padre è in me? ( Gv 14,10 )

Quel che ancora non puoi vedere, devi crederlo per meritare di vederlo.

Quando, dunque, si giungerà al punto di vedere, allora ci apparirà che con te è il principio nel giorno della tua virtù.

Della tua virtù, non della virtù della tua debolezza, perché anche in questo c'è virtù.

Della tua virtù: gli uomini possiedono ora nella fede, nella speranza, nella carità, nelle opere buone le loro virtù, ma essi andranno dalle virtù alla virtù. ( Sal 84,8 )

Dunque, con te il principio: ti vedrai con il Padre, nel Padre, perché il Padre sia con te il principio nel giorno della tua virtù, di quella tua virtù che l'empio non potrà vedere.

Ché anche questa tua debolezza è più forte degli uomini, ( 1 Cor 1,25 ) ed infatti nel giorno della tua virtù con te è il principio.

15 - La vita eterna consisterà in una visione di realtà ineffabili

Spiega di quale virtù tu parli.

Ché anche qui - come si è detto - è nominata la sua virtù, quando si dice che è fatto uscire da Sion lo scettro della sua virtù, affinché egli domini nel mezzo dei suoi nemici.

Di quale virtù tu parli? Nello splendore dei santi.

Dice: nello splendore dei santi e, quindi, parla di quella virtù che si manifesterà quando i santi saranno nello splendore, non quando portano ancora la carne terrena e gemono nel corpo mortale e corruttibile, che appesantisce l'anima, ed il domicilio terreno deprime la mente intenta nei suoi molti pensieri. ( Sap 9,15 )

Allorché questi pensieri neppure si vedono, non si può dire: nello splendore dei santi.

Che cosa significa allora: nello splendore dei santi?

Fino a che venga il Signore, il quale illuminerà le cose nascoste dalle tenebre e manifesterà i pensieri dei cuori, ed allora ciascuno avrà lode da Dio. ( 1 Cor 4,5 )

Tutto ciò si avrà nello splendore dei santi, perché allora i giusti brilleranno nel regno del Padre loro, come il sole.

Ascoltate che cosa significa, nello splendore dei santi.

Verrà la messe - si dice - verrà la fine del mondo: il padre di famiglia manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e li getteranno nella fornace di fuoco ardente ( … )

Allora i giusti brilleranno, come il sole, nel regno del Padre loro. ( Mt 13,39-43; Sap 3-7 )

In quale regno? Vedete se ci è riservata una qualche visione, per la quale ci è stato detto: Con te il principio.

In quale regno? Certamente nella vita eterna.

Difatti, il Signore a quelli che staranno alla sua destra dirà: Venite, o benedetti del Padre mio, ricevete il regno che è stato preparato per voi fin dall'inizio del mondo. ( Mt 23,34 )

Poi, dopo aver detto: Ricevete il regno, quali parole seguono al riguardo degli empi condannati e dei giusti separati e lodati?

Allora gli empi andranno nel fuoco eterno, i giusti invece nella vita eterna. ( Mt 25,46 )

Quel che prima aveva chiamato regno, lo chiama ora vita eterna, dove non andranno gli empi.

Vedete se la vita eterna sia una visione: Ora questa è la vita eterna: che conoscano te, unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo, ( Gv 17,3 ) perché con te è il principio nel giorno della tua virtù.

Resta spiegato così che con te è il principio nel giorno della tua virtù, nello splendore dei santi.

16 - Cristo, generato dal Padre, volle diventare figlio di David

Ma tutto questo è differito e sarà dato più tardi.

Ed ora che cosa avviene? Dal ventre, prima di lucifero, ti ho generato.

Che cosa significa questo? Se Dio ha il Figlio, ha forse anche il ventre?

Certamente non l'ha come l'hanno i corpi carnali, e neppure ha il seno.

Nondimeno è stato detto: ( L'Unigenito ) che sta nel seno del Padre, l'ha narrato. ( Gv 1,18 )

Questo seno è lo stesso che ventre, ed il seno e il ventre sono qui usati a posto di segreto.

Che cosa significa dal ventre? Significa: nel segreto, di nascosto, cioè da me stesso, dalla mia sostanza.

Questo significa dal ventre, perché chi potrà narrare la sua generazione? ( Is 53,8 )

Dobbiamo, dunque, intendere che è il Padre a dire al Figlio: Dal ventre, prima di lucifero, ti ho generato.

E che cosa significa: Prima di lucifero? Lucifero è qui usato a posto di astri, volendo la Scrittura esprimere il tutto mediante la parte, e nominando con la stella più lucente tutti quanti gli astri.

Ma perché sono stati fatti quegli astri? Perché servano per segnali, per i tempi, per i giorni e per gli anni. ( Gen 1,14 )

Dunque, se gli astri sono stati messi come segnali dei tempi e se lucifero è stato nominato a posto degli astri, quel che è prima di lucifero è anche prima degli astri, e quel che è prima degli astri è anche prima dei tempi: dunque, se è prima dei tempi, è fin dall'eternità.

E non chiedere quando, perché l'eternità non conosce il quando.

" Quando " e " talvolta " sono parole proprie del tempo.

Ma non è nato dal Padre nel tempo colui per mezzo del quale il tempo fu fatto!

Tutto ciò, dunque, è stato detto - come era necessario - in forma figurata e profetica, per cui è stato usato il termine ventre per la segreta sostanza e il termine lucifero per il tempo.

O volete forse che volgiamo lo sguardo anche a David, il quale ha chiamato suo Signore il suo figlio?

Se ha detto questo, è perché l'ha sentito dal suo Signore, l'ha sentito da colui dal quale non poteva essere ingannato, e già l'ha chiamato suo Signore, perché ha affermato: Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra. ( Sal 110,1 )

Sì, è David che parla, e quanto è riferito è come la trama del suo discorso.

Se, dunque, è lui che parla, forse ha potuto lui stesso dire: Dal ventre, prima di lucifero, ti ho generato, e cioè: dal ventre verginale, dal ventre, prima di lucifero, ti ho generato.

Ed infatti, se la Vergine Maria prende origine dalla carne di David, se da quel ventre è nato Cristo, questi è stato generato, quasi dal suo ventre, da David.

Dal ventre, a cui non si è accostato uomo; dal ventre certamente, dal ventre propriamente, perché egli solo da quel ventre è nato.

Dice, dunque, dal ventre colui che l'aveva chiamato suo Signore: Dal ventre, prima di lucifero, ti ho generato.

E la stessa espressione prima di lucifero è stata usata in forma molto significativa e del tutto propria e, come tale, si è verificata.

Difatti il Signore nacque di notte dal ventre della Vergine Maria, come indicano le testimonianze dei pastori, i quali facevano la veglia sopra il loro gregge. ( Lc 2,7-8 )

Dal ventre, prima di lucifero, ti ho generato.

O mio Signore, tu che siedi alla destra del mio Signore, perché sei mio figlio?

Proprio perché dal ventre, prima di lucifero, ti ho generato!

17 - [v 4.] Cristo sacerdote e vittima della nuova Alleanza. In che senso Dio giura o si pente di qualcosa

E perché sei nato? Il Signore ha giurato, e non se ne pentirà: Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec.

Sì, tu sei nato dal ventre, prima di lucifero, per essere sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec.

Se noi intendiamo nato dal ventre in quanto nato dalla Vergine, e prima di lucifero perché nato di notte, come attestano concordemente i Vangeli, allora non c'è dubbio che egli è nato dal ventre, prima di lucifero, per essere sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec.

Difatti, secondo l'altra sua nascita, per la quale egli è nato dal Padre, Dio presso Dio, è coeterno al suo Genitore e non sacerdote.

Egli, invece, è sacerdote in ragione della carne assunta, in ragione del suo stato di vittima che aveva ricevuto da noi e che avrebbe offerto per noi.

Dunque, il Signore ha giurato.

Che cosa significa: Il Signore ha giurato? Dunque il Signore giura, mentre proibisce all'uomo di giurare? ( Mt 5,34 )

O non è vero, piuttosto, che egli proibisce all'uomo di giurare perché non cada nello spergiuro, e per ciò stesso Dio giura, perché non può essere assolutamente spergiuro?

È giusto, infatti, che all'uomo, il quale per l'abitudine di giurare può cadere con la sua lingua nello spergiuro, sia proibito di giurare: egli sarà tanto più lontano dallo spergiuro, quanto più sarà lontano dal giurare.

L'uomo che giura può, in effetti, giurare il falso e il vero; l'uomo che, invece, non giura, non può giurare il falso, perché non giura affatto.

Perché, dunque, non potrebbe giurare il Signore, quando il giuramento del Signore è la conferma suprema della sua promessa?

Egli può certamente giurare. Ora che cosa fai tu, quando giuri?

Tu chiami Dio in testimonio: giurare significa chiamare Dio in testimonio, ed appunto per questo non è cosa opportuna, ad evitare che tu prenda Dio a testimonio di qualche falsità.

Dunque, se giurando tu chiami Dio in testimonio, perché non potrebbe anche Dio, giurando, chiamare in testimonio se stesso?

Io vivo, dice il Signore: è la formula del giuramento di Dio.

Così ha giurato sopra la discendenza di Abramo: Io vivo, dice il Signore: poiché hai ascoltato la mia voce e non hai risparmiato per me il tuo unico figlio, in fede mia ti colmerò di benedizioni e moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del cielo e come l'arena che sta sulla riva del mare, e nella tua discendenza saranno benedette tutte quante le genti. ( Gen 22,16-18 )

E la discendenza di Abramo, che è Cristo - egli che discende da Abramo perché prende la carne dalla discendenza di Abramo - sarà sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec.

Dunque, il Signore ha giurato sopra il sacerdozio secondo l'ordine di Melchisedec, e non se ne pentirà.

E che cosa sarà del sacerdozio secondo l'ordine di Aronne?

Forse Dio si pente come l'uomo, o non volendo si trova costretto a fare qualche cosa, o non sapendo cade in qualche errore, di cui dovrà più tardi pentirsi?

Egli sa bene quel che fa, sa fino a che punto deve svilupparsi una cosa, e come questa possa cambiarsi in un'altra dipende dal suo potere di governo.

Ora il cambiamento delle cose è indicato dal pentimento.

Come tu, quando ti penti di qualche cosa, ti rammarichi di aver fatto quel che hai fatto, così Dio, quando al di là della speranza degli uomini, cioè senza che lo sperino gli uomini, cambia una cosa in un'altra, dice di pentirsi; e questo fino al punto che si pente anche della nostra pena, se noi ci pentiamo della nostra vita cattiva.

Dunque, il Signore ha giurato: ha giurato, cioè ha confermato; non se ne pentirà, cioè non cambierà.

Che cosa? Che tu sei sacerdote in eterno, e lo sarai in eterno, perché egli non se ne pentirà.

Ma sacerdote secondo che cosa? Rimarranno forse quei sacrifici, le vittime offerte dai Patriarchi, gli altari del sangue e il tabernacolo, insomma tutti quei sacramenti dell'Antico Testamento? No di certo!

Quelle cose già sono state abolite con l'avvenuta distruzione del tempio, con la cessazione del sacerdozio, con la scomparsa delle relative vittime e sacrifici: neppure i Giudei le hanno più!

Essi vedono che ormai è finito il sacerdozio secondo l'ordine di Aronne, e non riconoscono il sacerdozio secondo l'ordine di Melchisedec.

Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec.

Parlo a persone che credono: se i catecumeni non comprendono qualche cosa, si sforzino di vincere la pigrizia e si affrettino per arrivare alla conoscenza.

Non è, dunque, necessario manifestare i misteri: saranno le Scritture a farvi capire che cos'è il sacerdozio secondo l'ordine di Melchisedec.

18 - [v 5.] Cristo assiso alla destra del Padre e partecipe della nostra miseria

Il Signore sta alla tua destra.

Prima il Signore aveva detto: Siedi alla mia destra; ora il Signore sta alla sua destra, come se avessero cambiato posizione …

O non sarà, piuttosto, da ricordare che è stato detto a Cristo: Il Signore ha giurato, e non se ne pentirà: Tu sei sacerdote in eterno!

Il Signore ha giurato, dicendo: Tu sei sacerdote in eterno Quale Signore?

Colui che ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, ha anche giurato: Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec, ed al medesimo Signore, che ha giurato, sono dirette le parole: Il Signore sta alla tua destra.

O Signore, che hai giurato ed hai detto: Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec, questo stesso sacerdote in eterno è il Signore che sta alla tua destra: proprio lui - voglio dire - sacerdote in eterno, sopra il quale hai giurato, è il Signore che sta alla tua destra, perché a questo mio Signore tu hai detto: Siedi alla mia destra, fino a che io non ponga i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi.

Perciò codesto Signore, il quale sta alla tua destra, sopra il quale hai giurato ed al quale hai giurato, dicendo: Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec, ha abbattuto nel giorno della sua ira i re.

È Cristo, in definitiva, il Signore che sta alla tua destra, al quale hai giurato e non te ne pentirai.

E che cosa fa come sacerdote in eterno? Che cosa fa colui che sta alla destra di Dio ed intercede per noi, ( Rm 8,34 ) come sacerdote che entra nell'interno del tempio o nel santo dei santi, nel segreto dei cieli, egli che solo non ha il peccato e, pertanto, purifica con facilità dai peccati? ( Eb 9,12.14.24 )

Egli dunque, che sta alla tua destra, ha abbattuto nel giorno della sua ira i re.

Vuoi sapere quali re? Hai forse dimenticato il testo: Si levarono i re della terra, ed i principi si riunirono insieme contro il Signore e contro il suo Cristo? ( Sal 2,2 )

Questi re egli li ha abbattuti con la sua gloria, e li ha tanto fiaccati con la potenza del suo nome che non hanno potuto realizzare i loro disegni.

Essi, infatti, hanno tentato con ogni sforzo di cancellare dalla terra il nome cristiano e non ci sono riusciti, perché chi inciamperà contro quella pietra, sarà abbattuto. ( Mt 21,44 )

Hanno, dunque, inciampato contro la pietra d'inciampo, e perciò i re sono stati abbattuti, quando dicevano: Chi è Cristo?

Non so proprio quale Giudeo o Galileo sia stato ucciso così, o sia morto così!

La pietra sta davanti ai tuoi piedi e giace, come cosa vile ed umile, a terra: perciò, disprezzandola, inciampi, e inciampando cadi, e cadendo resti abbattuto.

Se, dunque, è tanto grande la sua ira quando è nascosta, come sarà il giudizio quando si manifesterà?

Avete sentito questa sua ira nascosta, circa la quale un Salmo s'intitola: Per le cose nascoste del Figlio.

È il Salmo nono - se ben ricordo - che s'intitola: Per le cose nascoste del Figlio, ed esso dimostra il giudizio nascosto della sua ira nascosta.

Vivono provocando l'ira di Dio coloro che inciampano contro quella pietra, e sono quindi abbattuti.

E che vuol dire per loro essere abbattuti?

Senti quel che riguarda il giudizio futuro: Ché chi inciamperà contro quella pietra - si dice - sarà abbattuto, e sopra chi cadrà quella pietra, lo schiaccerà. ( Lc 20,18 )

Dunque, quando si inciampa contro di essa, che giace umilmente a terra, allora abbatte; ma quando schiaccerà, verrà dall'alto.

Osservate come con queste coppie di parole: abbatterà e schiaccerà, inciampa contro di essa e verrà sopra di lui, siano esattamente distinti i due tempi dell'umiliazione e della glorificazione di Cristo, del castigo nascosto e del giudizio futuro.

Cristo non schiaccerà, venendo, colui che non abbatte quando è giacente; e dico giacente, per dire quando appare disprezzabile.

Difatti, egli sta alla destra di Dio, ed a gran voce gridò dall'alto: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? ( At 9,4 )

Eppure, stando nel cielo dove nessuno poteva toccarlo, non avrebbe detto: Perché mi perseguiti?, se nel cielo non fosse assiso alla destra del Padre in modo da rimanere sulla terra, quasi giacente tra noi.

Il Signore, che sta alla tua destra, ha abbattuto nel giorno della sua ira i re.

19 - [v 6.] Utilità dell'umile e volontaria sottomissione a Cristo

Giudicherà tra le genti.

Ora, per le cose nascoste; ma ci sarà anche un giudizio manifesto: giudicherà tra le genti.

Al presente avviene questo: È andata distrutta con strepito la loro memoria.

Proprio così si legge nel medesimo Salmo, intitolato " Per le cose nascoste ": È andata distrutta con strepito la loro memoria, mentre il Signore rimane in eterno; ha preparato la sua sede per il giudizio, ed egli stesso giudicherà tutta la terra nell'equità.

Lì appunto è detto: Hai rimproverato le genti, e l'empio è stato distrutto: hai cancellato il loro nome in eterno; ( Sal 9,1.6-9 ) tutto ciò viene fatto in forma nascosta.

Egli, dunque, nel giorno della sua ira ha abbattuto i re. Giudicherà tra le genti.

In che modo? Ascolta quello che segue: Riempirà le rovine.

Adesso egli giudica tra le genti in modo tale da riempire le rovine, ma, quando giudicherà alla fine del mondo, condannerà le rovine.

Riempirà le rovine: quali rovine? Chiunque sarà lontano dal suo nome, cadrà e, una volta caduto, sarà distrutto in quel che era, per essere edificato in quel che non era.

Giudicherà tra le genti, riempirà le rovine.

Chiunque tu sia, se ti opponi ostinatamente a Cristo, è come se avessi drizzato verso l'alto una torre che è destinata a cadere.

Molto meglio per te se ti getti in giù, facendoti umile e prostrandoti ai piedi di colui che siede alla destra del Padre, perché si abbia in te la rovina per la necessaria ricostruzione.

Se, infatti, rimani nella tua altezza perversa, ne sarai precipitato quando non sarà più possibile la tua riedificazione.

Di tali uomini dice in un altro passo la Sacra Scrittura: Li distruggerai e non li riedificherai. ( Sal 28,5 )

Ora è indubbio che non si direbbe di alcuni: Li distruggerai e non li riedificherai, se non ci fossero altri, che egli, al contrario, distrugge per riedificarli.

È quanto avviene in questo tempo, nel quale Cristo giudica tra le genti in modo da riempire le rovine.

Abbatterà molte teste sopra la terra. Quaggiù, sopra la terra, in questa vita egli abbatterà molte teste.

Quelli che erano superbi li fa umili, ed oso dire, fratelli miei, che è preferibile camminare umilmente quaggiù con la testa battuta anziché incorrere fatalmente, con la testa alta, nel giudizio della morte eterna.

Cristo abbatterà molte teste riducendole in rovine, ma riempirà le rovine e riedificherà.

20 - [v 7.] Cristo, subendo la morte, redime la nostra mortalità

Berrà dal torrente lungo la via; perciò leverà alta la testa.

Vediamolo anche mentre beve dal torrente, lungo la via.

Prima di tutto, qual è il torrente? È il fluire della mortalità umana: difatti, come il torrente si forma per la raccolta delle acque piovane, straripa, rumoreggia, corre e, correndo, scorre, cioè finisce il suo corso, così avviene dell'intero corso della mortalità.

Gli uomini nascono, vivono, muoiono e, mentre alcuni muoiono, altri nascono, e di nuovo, mentre questi muoiono, altri ancora ne sorgono: essi si succedono in una serie ininterrotta di venute e di partenze, ma non rimangono per sempre.

Che cosa è stabile quaggiù? C'è cosa che non scorra e non vada, come onda raccolta dalla pioggia, verso l'abisso?

Proprio come un fiume, raccoltosi d'improvviso dalla pioggia, dalle gocce di un abbondante acquazzone, va a sfociare nel mare e più non appare - e neppure appariva prima di formarsi dalla pioggia - così questo genere umano si raccoglie da luoghi nascosti e comincia a scorrere, poi di nuovo, con la morte, ritorna in luoghi nascosti: nel mezzo di questo suo corso, risuona e passa oltre.

È da questo torrente che Cristo ha bevuto: egli non ha disdegnato di bere da questo torrente!

Per lui il bere da questo torrente ha significato, in effetti, nascere e morire.

Questo torrente, dunque, porta con sé la nascita e la morte: questo ha assunto Cristo, che è nato ed è morto, ed in tal modo ha bevuto dal torrente lungo la via.

Egli infatti è balzato, come gigante, nel percorrere la via. ( Sal 19,6 )

Dunque, ha bevuto dal torrente lungo la via, perché non si è fermato lungo la via dei peccatori. ( Sal 1,1 )

Poiché, dunque, ha bevuto dal torrente lungo la via, perciò ha levato alta la testa: cioè, poiché si è umiliato e si è fatto obbediente fino alla morte, e fino alla morte di croce, per questo motivo Dio lo esaltò dai morti e gli donò il nome, che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi degli esseri del cielo, della terra e degli inferi, ed ogni lingua confessi che Gesù Cristo è Signore nella gloria di Dio Padre. ( Fil 2,8-11 )

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