Esposizione dei Salmi |
Con l'aiuto del Signore intraprendiamo l'esame e l'esposizione di quella parte di questo grande salmo dove si dice: La mia anima è calata verso la tua salute e io ho sperato nella tua parola.
Non ogni calo [ spirituale ] è da attribuirsi a colpa o a pena; c'è anche un calo encomiabile e desiderabile.
È vero che, essendo diametralmente opposti il crescere e il calare, in via ordinaria parlandosi di crescita la si intende nel bene, il calo invece nel male.
Questo però quando non si aggiunge né si lascia sottintendere la cosa verso la quale si cresce o si cala.
Se al contrario questa viene specificata, può esserci una crescita cattiva e un calo buono.
Evidenti al riguardo le parole dell'Apostolo: Evita le novità di discorsi fatui poiché [ quanti le seguono ] avanzeranno sempre più nell'empietà; ( 2 Tm 2,16 ) e le altre, dette a proposito di certuni: Essi avanzeranno verso il peggio. ( 2 Tm 3,13 )
Lo stesso è del calo spirituale. Se dal bene si regredisce verso il male, è cattivo; se dal male si avanza verso il bene, è buono.
Ad esempio, era buono quel calo di cui fu detto: La mia anima anela e si strugge verso gli atri del Signore. ( Sal 84,3 )
E così nel nostro salmo.
Non si dice: " È calata allontanandosi dalla tua salute ", ma: La mia anima è calata verso la tua salute, cioè dirigendosi verso la tua salute.
È quindi un calo benefico, e chi l'esperimenta palesa un desiderio di bene non ancora raggiunto ma bramato con intensissima passione.
Chi è, poi, che parla così, se non la stirpe eletta, il sacerdozio regale, il popolo santo che il Signore s'è conquistato? ( 1 Pt 2,9 )
Lo dice nella persona di quanti desiderano Cristo, siano essi vissuti nel passato o vivano adesso o vivranno in avvenire: dalle origini dell'umanità, quindi, sino alla fine del mondo.
Ne è testimone il santo vecchio Simeone, quando, tenendo in mano il Dio bambino, esclamò: Ora, Signore, lascia pure che il tuo servo se ne vada in pace, secondo la tua parola, perché gli occhi miei hanno veduto la tua salute. ( Lc 2,29 )
Aveva ottenuto da Dio il responso che non avrebbe assaporato la morte senza aver prima visto l'Unto del Signore; ( Lc 2,26 ) ed è da supporsi che il medesimo desiderio, come quel vecchio, così l'abbiano avuto tutti i santi dei tempi antecedenti.
Lo conferma nostro Signore, quando parlando con i discepoli disse: Molti profeti e re hanno voluto vedere le cose che voi vedete e non l'hanno vedute, udire ciò che voi udite e non l'hanno udito. ( Mt 13,17 )
In effetti, è proprio la loro voce che dobbiamo riconoscere in questo passo che suona: La mia anima è calata verso la tua salute.
Non s'appagò infatti allora questo desiderio dei santi, né è pago attualmente nel corpo di Cristo che è la Chiesa, finché non si giunga alla fine dei tempi quando verrà il Desiderato da tutte le genti, secondo la promessa del Profeta. ( Ag 2,8 )
In vista di ciò scrive l'Apostolo: Mi attende alla fine la corona della giustizia, che darà a me in quel giorno il Signore, giusto giudice; e non solo a me ma a tutti quelli che amano la sua manifestazione. ( 2 Tm 4,8 )
Il desiderio di cui stiamo trattando nasce quindi dall'amore per la manifestazione di Cristo, della quale dice ancora l'Apostolo: Quando Cristo, vostra vita, si sarà manifestato, allora anche voi apparirete insieme con lui nella gloria. ( Col 3,4 )
Ciò significa che nei tempi della Chiesa decorsi prima che la Vergine partorisse ci furono santi che desiderarono la venuta del Cristo incarnato, mentre nei nostri tempi, a cominciare dalla sua ascensione al cielo, ci sono santi che desiderano la sua manifestazione in cui verrà a giudicare i vivi e i morti.
Questo desiderio della Chiesa, dagli inizi del mondo sino alla fine, è senza interruzione, se si voglia escludere il periodo che il Signore incarnato trascorse con i discepoli.
Per cui molto a proposito si applica all'intero corpo di Cristo, gemente in questa vita, la voce: La mia anima è calata verso la tua salute, e io ho sperato nella tua parola.
Ho sperato cioè nella tua promessa, ed è questa speranza che fa aspettare con pazienza quel che, finché dura il tempo della fede, è impossibile vedere. ( Rm 8,25 )
Anche in questo verso il testo greco reca quella parola ormai nota che i nostri traduttori hanno preferito rendere con arcisperato, per indicare che la realtà futura supererà senza alcun dubbio quanto può dirsi a parole.
Prosegue: I miei occhi si sono calati verso la tua parola, dicendo: quando mi consolerai?
Ecco di nuovo quel calo encomiabile e felice di cui sopra, attribuito questa volta agli occhi, evidentemente occhi interiori.
Esso non deriva da debolezza d'animo ma dall'intensità del desiderio per le promesse di Dio.
Lo dice espressamente: Verso la tua parola.
In che senso poi questi occhi dicono: Quando mi consolerai? se non perché sono lo slancio [ interiore ] e l'attesa [ di tali promesse ] che c'inducono a pregare e gemere?
Infatti chi parla è la lingua, non l'occhio; ma il desiderio che anima la preghiera è in certo qual modo voce degli occhi.
Usando poi l'interrogazione: Quando mi consolerai? ci indica indirettamente che lo si fa aspettare.
Come in quell'altro salmo ove si diceva: Ma tu, Signore, fino a quando? ( Sal 6,4 )
Il rinvio mira a rendere più dolce la gioia dilazionata; o forse si tratta di una impressione della persona che nutre il desiderio, alla quale, come a ogni innamorato, è lungo il tempo dell'attesa, anche quando al soccorritore sembra breve.
Ora, il Signore sa certamente non solo quel che deve fare ma anche il momento giusto per farlo, lui che dispone ogni cosa secondo misura, numero e peso. ( Sap 11,20 )
3 - [v 83.] Crescendo l'ardore dei desideri spirituali, ovviamente si smorza quello dei desideri carnali.
Per questo continua [ il salmo ]: Infatti io sono divenuto come un otre esposto alla brina; pertanto non ho dimenticato le vie della tua giustizia.
Non v'è dubbio che nell'"otre" ci invita a intendere la nostra carne mortale, mentre nella "brina" il dono celeste per il quale, come per un freddo che congela, vengono sopite le passioni carnali.
Ne consegue che le vie della giustizia di Dio non sfuggono più alla memoria, poiché non sì hanno in cuore altri pensieri ma si avvera quanto suggerito dall'Apostolo: Non abbiate cura della carne sì da destarne le concupiscenze. ( Rm 13,14 )
Per questo, dopo aver detto: Infatti io sono divenuto come un otre esposto alla brina, aggiunge: Non ho dimenticato le vie della tua giustizia.
Cioè: Non me ne sono dimenticato perché sono divenuto proprio così.
L'ardore della passione s'è calmato, permettendo che ardesse il ricordo dell'amore.
Quanti sono i giorni del tuo servo? Quando farai il giudizio dei miei persecutori?
Nell'Apocalisse si ode questa voce dei martiri, e in risposta si impone loro di pazientare finché non si completi il numero dei loro fratelli. ( Ap 6,10 )
È dunque il corpo di Cristo che domanda quanti saranno i giorni che ancora gli restano da trascorrere in questo mondo.
Nella risposta si vuol escludere l'opinione di chi pensasse che la Chiesa scomparirà dal mondo prima della fine dei tempi o che ci sarà quaggiù un certo periodo di tempo senza che vi sia la Chiesa.
Al riguardo il salmista, dopo aver chiesto dei suoi giorni, aggiunge la menzione del giudizio: evidentemente per dimostrare che la Chiesa durerà sulla terra fino al giorno del giudizio, in cui si farà vendetta dei persecutori.
A questo punto ci potrebbe essere anche qualcuno che si stupisca perché il salmo si ponga una domanda alla quale il Maestro, quando gliela posero i discepoli, rispose: Non tocca a voi sapere i tempi, che il Padre ha serbato in suo potere. ( At 1,7 )
Ma perché non credere, piuttosto, che in questo verso del nostro salmo viene profetizzato il fatto stesso che i discepoli avrebbero posto esattamente una tale domanda e che nella loro domanda si adempie proprio questa voce della Chiesa risuonata tanto tempo prima?
Seguita: Gli iniqui mi hanno narrato di certe delizie, ma non erano come la tua legge, Signore.
Con la parola delizie i nostri interpreti hanno voluto rendere ciò che i greci chiamano άδολεσχίας; parola, questa, che è impossibile tradurre in latino con un unico termine, tanto è vero che alcuni hanno preferito delizie, altri favole.
Per cui non è errato intendervi le esercitazioni di cui sopra, ma qui con la sfumatura d'un gusto particolare nel raccontarle.
Cose di questa genere, in più campi e in più materie, hanno anche le letterature profane, come le hanno pure i Giudei ( che le chiamano Deuterosis ); e vi si contengono, oltre al canone delle Scritture, migliaia di racconti favolosi.
Le hanno anche gli eretici, noti per la loro loquacità vana e ingannatrice.
Il salmo allude a tutti questi iniqui, e da loro dice che gli sono narrate delle άδολεσχίας, cioè " esercitazioni " formulate con parole allettanti.
Ma non erano - dice - come la tua legge, o Signore, nella quale il gusto non mi viene dalle parole ma dalla verità.
6 - [v 86.] Continua: Tutti i tuoi comandamenti sono verità; mi hanno perseguitato ingiustamente: aiutami.
Il senso dipende totalmente dalle parole antecedenti: Quanti sono i giorni del tuo servo?
Quando farai il giudizio dei miei persecutori? ( Sal 119,84 )
Per perseguitarmi essi mi hanno raccontato delle " delizie " che altro non erano se non parole; ma io ho preferito ad esse la tua legge, nella quale ho provato maggiore delizia, perché tutti i tuoi comandamenti sono verità, e non come i loro discorsi dove abbonda la vanità.
Comportandomi così, essi mi hanno perseguitato, ma ingiustamente perché in me essi non perseguitavano altro che la verità.
Aiutami quindi, affinché io combatta fino alla morte per la verità.
Mentre la Chiesa si comportava così, subiva le angherie di cui subito dopo: Per poco non mi hanno finito [ qui ] sulla terra.
In effetti grande fu la strage dei martiri mentre loro confessavano e predicavano la verità.
Ma siccome non era stata pronunziata invano l'invocazione: Aiutami, per questo può ora dire: Io però non ho abbandonato i tuoi comandamenti.
Per potei perseverare sino alla fine dice: Secondo la tua misericordia rimettimi in vita, e osserverò le testimonianze della tua bocca, dove il testo greco legge: μαρτύρια, parola da non passarsi sotto silenzio perché richiama il dolcissimo nome di martire.
Quando infieriva la crudeltà incontenibile dei persecutori ( al segno che la Chiesa stava per essere cancellata dalla faccia della terra ), i santi non avrebbero certamente custodito i μαρτύρια di Dio se non si fosse adempiuta in essi la preghiera di questo salmo: Secondo la tua misericordia rimettimi in vita.
E in realtà essi furono vivificati: non rinnegarono la Vita per amore di questa vita, né persero la vita per aver rinnegato la Vita.
In tal modo, rifiutandosi di tradire la verità per amore della vita, conseguirono la vita morendo per la verità.
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