Esposizione dei Salmi

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Salmo 119 (118)

Discorso 19

1 - [v 73.] In questo salmo per bocca del Profeta parla il Signore Gesù e chiede per il suo corpo, cioè per la Chiesa, come per un altro se stesso, che Dio gli doni l'intelletto con cui apprendere i comandamenti del Signore.

La vita del suo corpo, cioè del suo popolo, è infatti nascosta [ con Cristo ] in Dio, ( Col 3,3 ) mentre è nel medesimo suo corpo che Cristo si trova nel bisogno e chiede ciò che è necessario alle sue membra.

Dice: Le tue mani mi hanno fatto e plasmato: dammi l'intelletto affinché impari i tuoi comandamenti.

Intende dire: Siccome tu mi hai formato, tu trasformami [ in nuova creatura ], affinché nel corpo di Cristo s'adempiano le parole dell'Apostolo: Riformatevi nella novità del vostro sentire. ( Rm 12,2 )

2 - [v 74.] Promesse divine e speranze del popolo eletto

Prosegue: Coloro che ti temono mi vedranno e gioiranno ( o, come leggono altri codici: Si allieteranno ), perché io ho sperato nelle tue parole.

Ho sperato cioè nelle tue promesse, secondo le quali quanti ti temono sono figli della promessa e discendenza di Abramo, nel quale sono benedette tutte le genti. ( Gen 13,3; Gen 26,4 )

Ma chi sono questi timorati di Dio? Chi vedranno e in che senso si allieteranno perché egli ha sperato nelle parole di Dio?

Se è il corpo di Cristo, cioè la Chiesa, di chi sono questi accenti posti in bocca a Cristo?

Sono certamente di chi è nella Chiesa e fa parte di essa; sono come una voce di Cristo che parla di se stesso.

Ma, se è così, come mai non sono anch'essi del numero di coloro che temono Dio?

Chi è, poi, la persona vedendo la quale si allietano?

Non sarà per caso lo stesso popolo [ di Dio ] che vedendo se stesso se ne allieta?

Per cui le parole: Coloro che ti temono mi vedranno e gioiranno, perché io ho sperato nelle tue parole, ( o, come altri hanno tradotto con maggiore efficacia: arcisperato ) equivarrebbero alle altre: Coloro che ti temono vedranno la tua Chiesa e se ne allieteranno, perché ho arcisperato nelle tue parole.

E questo sarebbe il senso: quelli che vedono la Chiesa e se ne allietano altri non sono se non la Chiesa.

Ma allora perché non ha detto: "Coloro che ti temono, mi vedono e se ne allietano", ma: Ti temono ( tempo presente ) e poi: Vedranno e si allieteranno, che sono tempi del futuro?

Non sarà forse perché il timore è cosa del tempo presente, finché cioè si protrae la vita umana qui in terra in mezzo alle tentazioni, ( Gb 7,1 ) mentre la gioia a cui allude qui il salmo è da attendersi per quando i giusti risplenderanno come il sole nel regno del loro Padre? ( Mt 13,43 )

Al riguardo in un altro salmo si legge: Quant'è grande l'abbondanza della tua dolcezza, o Signore, che hai nascosto a coloro che ti temono! ( Sal 31,20 )

Al tempo presente dunque, cioè finché temono, non vedono, ma verrà il tempo in cui vedranno e gioiranno.

Riferendosi a questa dolcezza occulta, così proseguiva il testo citato: L'hai elargita con pienezza a quanti sperano in te; e qui: Perché io ho sperato nelle tue parole, o: Vi ho arcisperato.

Questo verbo composto, scelto con cura dal traduttore meticoloso, è molto espressivo per farci comprendere che Dio è potente e può compiere cose superiori a quanto noi possiamo chiedere e capire. ( Ef 3,20 )

Essendo al di sopra di quel che possiamo chiedere e capire, non basta che le speriamo, ma occorre arcisperarle.

3 - [vv 75.76.] Dio consolatore. Misericordia e verità di Dio

Nelle persone che ancora vivono in terra la Chiesa teme, non vedendosi giunta al regno dove il gaudio sarà assoluto ma dovendo ancora stentare fra i pericoli e le difficoltà del mondo presente, conforme le è stato detto: Chi crede d'essere saldo badi a non cadere. ( 1 Cor 10,12 )

Si rende conto della miseria dei mortali; sa che un giogo pesante grava sui figli di Adamo dal giorno che nascono dal grembo della madre e poi su su per tutti i giorni, finché non vengano ad essere sepolti nelle viscere della [ terra ] loro madre comune. ( Sir 40,1 )

Né le sfugge che, sebbene rigenerati, hanno da gemere ugualmente sotto il peso della mortalità a motivo della carne che nutre brame contrastanti con quelle dello spirito. ( Gal 5,17 )

Considerando tutto questo dice: Ho conosciuto, Signore, che giustizia sono i tuoi giudizi e nella tua verità tu mi hai umiliato.

Venga la tua misericordia a consolarmi, secondo la tua parola rivolta al tuo servo.

La misericordia e la verità sono inculcate spessissimo nel Libro divino.

Le si incontrano in frequenti passi, specie dei salmi; anzi una volta si legge proprio questo: Tutte le vie del Signore sono misericordia e verità. ( Sal 25,10 )

Nel nostro salmo è posta per prima la verità, perché noi siamo stati umiliati con il castigo della morte inflittoci da quel giudice i cui giudizi sono giustizia.

Subito dopo però si menziona la misericordia, per la quale siamo risollevati e riacquistiamo la vita in forza della promessa di colui che ci benefica accordandoci la grazia.

Per questo dice: Secondo la tua parola rivolta al tuo servo, cioè secondo quanto promettesti al tuo servo.

Che se dice: Venga la tua misericordia a consolarmi, può dirlo o della rigenerazione con cui siamo adottati a figli di Dio, o della fede speranza e carità, le tre virtù che costituiscono il nostro edificio [ spirituale ].

Sono infatti, tutti questi, doni della misericordia di Dio datici non a titolo di godimento, quasi fossimo beati: in effetti sono soltanto un conforto dato a chi è ancora misero e si trova nella vita presente travagliata e burrascosa.

4 - [v 77.] La vita beata è premio di opere sante

Dopo le traversie della vita presente, e attraverso queste, arriveranno le gioie che ci sono state promesse.

Per questo continua: Vengano su di me le tue misericordie e vivrò.

Difatti solo allora vivrò la vera vita, quando non avrò alcun timore di morire.

In effetti quando si parla di vita senza aggiunte, si ha da intendere necessariamente la vita eterna e beata, la quale sola merita il nome di vita.

A confronto con tale vita, la vita presente sarebbe da chiamarsi non vita ma morte.

È questo il senso del detto evangelico: Se vuoi venire alla vita, osserva i comandamenti. ( Mt 19,17 )

Ha forse aggiunto: " eterna " o " beata "? Similmente quando il Signore parlò della risurrezione della carne.

Quanti operarono il bene - disse - risorgeranno alla vita, ( Gv 5,29 ) senza aggiungere nemmeno qui né " eterna " né " beata ". Allo stesso modo il salmo.

Dice infatti: Vengano su di me le tue misericordie e vivrò, senza precisare: E io vivrò in eterno; ovvero: Vivrò nella beatitudine.

Significandoci così che non c'è altra vita se non quella che è senza fine e senza miserie.

Ma con quali meriti la si consegue? Dice: Poiché la tua legge è la mia meditazione.

È questa una meditazione dettata dalla fede che opera mediante la carità, ( Gal 5,6 ) poiché se non fosse così nessuno per essa potrebbe arrivare alla vita eterna.

Ci tengo a dire questo per ammonire chiunque abbia magari imparato a memoria tutta la legge e l'abbia ricordata e cantata chissà quante volte.

Ebbene, se uno avrà avuto sulle labbra i precetti della legge ma non sarà vissuto in conformità dei medesimi, non pensi minimamente d'aver adempiuto le parole lette [ nel salmo ]: Poiché la tua legge è la mia meditazione.

Né si riprometta di conseguire quanto ha chiesto antecedentemente in base al merito di questa fede, e cioè: Vengano a me le tue misericordie, e vivrò.

Questa meditazione è il pensiero d'un cuore innamorato, e innamorato a tal segno che l'ardore di questa meditazione non si raffredda per quanto grande possa essere l'iniquità degli altri da cui si sente circondato. ( Mt 24,12 )

5 - [v 78.] Continua dicendo: Siano confusi i superbi, che ingiustamente hanno commesso l'iniquità ai miei danni; io però mediterò sui tuoi comandamenti.

Ecco cosa chiamava meditazione della legge di Dio, o meglio in che senso la legge di Dio era la sua meditazione.

6 - [v 79.] Cristo partecipe della nostra mortalità

Dice: Si convertano rivolgendosi a me quelli che ti temono e conoscono le tue testimonianze.

In alcuni codici, greci e latini, troviamo: Si convertano a me, che, a quanto sembra, equivale a: Si convertano, rivolgendosi a me.

Ma chi è che pronuncia queste parole? Infatti non ci potrà mai essere fra gli uomini uno che osi dire parole come queste.

Che se le dicesse, nessuno dovrebbe ascoltarlo.

In realtà, chi parla così è colui che prima, prestando la sua voce e parlando in proprio, diceva: Io sono partecipe di tutti quelli che ti temono. ( Sal 119,63 )

Questo, poiché egli si è reso partecipe della nostra mortalità al fine di rendere noi partecipi della sua divinità: noi, divenuti partecipi di quell'Unico per conseguirne la vita; lui, divenuto partecipe dei molti per condividerne la morte.

È infatti a lui che si rivolgono coloro che temono Dio e conoscono le sue testimonianze: cioè quelle testimonianze, rese a lui, delle quali tanto tempo prima avevano parlato i Profeti e che, in tempi non molto remoti, quand'egli era fra noi, furono convalidate mediante i miracoli.

7 - [v 80.] Stolto chi presume del libero arbitrio

Dice: Divenga il mio cuore immacolato nelle vie della tua giustizia, affinché io non sia confuso.

Torna a parlare con la voce del suo corpo, cioè del suo popolo santo.

Chiede che divenga immacolato il suo cuore, cioè il cuore delle sue membra, nelle vie della giustizia di Dio.

E questo non per le proprie forze.

È infatti una cosa che chiede, non che pretende.

E riguardo all'aggiunta: Affinché io non sia confuso, una cosa del genere si incontrava già nei primi versi di questo salmo, ove si diceva: Voglia il cielo che i miei passi siano diretti a custodire le vie della tua giustizia.

Se guarderò a tutti i tuoi comandamenti, allora non rimarrò confuso.

Là diceva: Voglia il cielo, che è un'espressione ottativa; qui si esprime in termini più espliciti, come chi sta pregando, e dice: Divenga il mio cuore immacolato.

Comunque, né nella frase di prima né in questa ( che poi sono un tutt'uno ) si incontrano tracce di uno che audacemente confida nel libero arbitrio incurante della grazia.

Riguardo poi alle altre parole dette là, cioè: Allora non rimarrò confuso, sono le stesse di qui, ove si dice: Affinché io non sia confuso.

Concludendo: il cuore delle membra di Cristo, cioè del suo corpo, diventa immacolato per la grazia di Dio, e questo ad opera del Capo dello stesso corpo, il nostro Signore Gesù Cristo, mediante il lavacro della rigenerazione ( Tt 3,5 ) dove tutti i nostri peccati antecedenti vengono cancellati.

Vi interviene anche con il suo aiuto lo Spirito, per dono del quale noi cominciamo a nutrire desideri opposti a quelli della carne ( Gal 5,17 ) e riusciamo a non esser vinti nella nostra battaglia [ interiore ].

È inoltre un effetto dell'orazione insegnataci dal Signore, ove diciamo: Rimetti a noi i nostri debiti. ( Mt 6,12 )

Il nostro cuore insomma diviene immacolato con la rigenerazione che ci viene donata, con gli aiuti che ci sostengono nella lotta e con la preghiera che eleviamo [ a Dio ].

E in tal modo non siamo confusi.

Infatti anche questo rientra nell'ambito delle vie della giustizia di Dio, il quale ci ha dato, fra gli altri, anche questo precetto: Perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato. ( Lc 6,37-38 )

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