Lettere |
Scritta dopo il 395.
Agostino a Leto, tentato di abbandonare la via della perfezione, ricorda come devono comportarsi le reclute di Cristo ( secondo gl'insegnamenti del medesimo ) ( n. 1-5; n. 9 ) esortandolo a non anteporre l'amore della madre e dei parenti a quello di Dio ( n. 4; n. 6-8 ), a continuare a portare la croce provvedendo prima alle necessità della famiglia ( n. 11-12 ).
Agostino saluta nel Signore il dilettissimo signore e amatissimo fratello Leto
Ho letto la lettera da te inviata ai fratelli; in ciò sei stato spinto dal desiderio d'essere consolato poiché l'inizio della tua vita di perfezione è travagliato da molte prove.
In essa fai capire che desideri una mia lettera.
Mi sono addolorato insieme con te, fratello, e non ho potuto esimermi dallo scriverti per non rifiutare non solo al tuo, ma anche al mio desiderio ciò che capivo essere mio dovere di carità.
Se dunque ti professi una recluta di Cristo, non disertare il suo campo, ove tu devi anche edificare la torre di cui parla il Signore nel Vangelo. ( Lc 14,28 )
Se infatti starai saldo nell'interno di essa, combattendo con le armi della parola di Dio, da nessuna parte potranno penetrare nel tuo cuore tentazioni d'alcuna specie, anzi, dall'alto di essa, i colpi scagliati contro il nemico lo colpiranno con forza maggiore, mentre quelli che si vedono in anticipo venire contro verranno evitati al riparo d'un baluardo tanto sicuro.
Rifletti inoltre che nostro Signor Gesù Cristo, pur essendo il nostro re, tuttavia, grazie alla natura comune che ha con noi, per cui s'è degnato d'essere anche nostro fratello, ha chiamati re i suoi soldati ed ha ammonito ciascuno di noi che per tener testa in battaglia a un re che ha ventimila uomini, deve essere in grado di schierarne diecimila. ( Lc 14,31 )
Ma fa' attenzione a cosa disse il Signore prima di esporre le similitudini della torre e del re per esortarci: Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, sua moglie, i suoi figli, i suoi fratelli, le sue sorelle e perfino la sua stessa vita, non può essere mio discepolo; e se non porterà la sua croce e non verrà dietro a me, non può essere mio discepolo.
Di poi soggiunse: Chi di voi, volendo edificare una torre, non si mette prima al tavolino e fa il preventivo al fine di vedere se ha il denaro necessario per portarla a termine ed evitare che, non potendo terminarla, tutti i passanti vedendola non si mettano a dire: " Costui ha cominciato a costruire ma non ce l'ha fatta a finire "?
Oppure chi è quel re che, partendo per la guerra contro un altro re, prima non si mette al tavolino per esaminare se gli è possibile con soli diecimila soldati tener testa a colui che gli viene incontro con ventimila?
In caso contrario, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per chiedergli le condizioni di pace. ( Lc 14,26-32 )
A quale scopo mirano queste similitudini lo manifestò abbastanza chiaramente nella conclusione, poiché disse: Così dunque, chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi beni, non può essere mio discepolo. ( Lc 14,33 )
Per conseguenza le spese occorrenti a costruire la torre e i diecimila soldati capaci di tener testa all'altro re che ne dispone di ventimila, non significano altro se non che ciascuno deve rinunciare ai suoi beni.
Il preambolo del discorso concorda con la conclusione.
Nel fatto per cui ciascuno rinuncia ai propri beni è compreso anche quello di odiare il padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita.
Tutte queste cose, infatti, sono come beni particolari di ciascuno e sono, per lo più, d'impaccio e d'ostacolo per entrare in possesso, non già dei beni esclusivi di ciascuno, che sono destinati a passare col tempo, bensì dei beni comuni a tutti ed eterni.
Per il fatto, per esempio, che una donna è tua madre, per ciò stesso non è certo la mia.
Si tratta quindi d'un bene temporale e passeggero, come appunto puoi constatare ch'è già passato il fatto d'averti concepito, d'averti portato nel seno, d'averti dato alla luce e d'averti allattato.
Per il fatto invece ch'essa è sorella in Cristo lo è non solo per te, ma anche per me e per tutti coloro ai quali è promessa l'unica eredità del cielo e hanno Dio per padre e Cristo per fratello, in virtù dell'amore che ci unisce in una sola famiglia. ( Rm 8,16-17 )
Questi, sì, sono i beni eterni e non si consumano per l'ingiuria del tempo; sono i beni che tanto più sicuramente speriamo di possedere, quanto meno predichiamo che si possono ottenere per diritto privato piuttosto che per diritto pubblico.
Puoi comprendere assai facilmente questa verità a proposito di tua madre.
Perché mai infatti essa ti tiene come avvolto in una rete e, dopo averti trattenuto dalla corsa intrapresa, cerca di farti tornare indietro e di farti incamminare per vie storte, se non perché è la tua propria madre?
Poiché, per il fatto d'essere sorella di tutti coloro i quali hanno per padre Dio e per madre la Chiesa, essa non è d'ostacolo né a me, né a te, né ad alcun altro dei nostri fratelli che l'amano non già con un affetto particolare come l'ami tu nella tua propria famiglia, ma con un affetto comune con cui l'amano nella famiglia di Dio.
Il fatto dunque che tu sei unito a lei anche dai vincoli del sangue dovrebbe darti la possibilità di parlarle con maggiore familiarità e di provvedere con maggior facilità a far sì che sia recisa in essa la radice del suo affetto disordinato verso di te, perché non dia al fatto d'averti generato più importanza che non a quello d'essere stata generata come te dalla Chiesa.
Quanto poi ho detto di tua madre deve intendersi anche di tutti gli altri congiunti.
La stessa cosa deve pensare ciascuno a proposito della propria anima per odiare in se stesso l'affetto egoistico che ognuno ha verso di sé, ch'è solo passeggero, e per amare piuttosto ciò che forma una sola famiglia spirituale, di cui è stato detto: ( I primi Cristiani ) formavano un cuore solo e un'anima sola protesi verso Dio. ( At 4,32 )
La tua anima così non è più tua, ma di tutti i fratelli e anche le loro anime sono tue, o meglio, le loro anime insieme alla tua non formano più se non un'anima sola, l'unica anima di Cristo, per la quale si canta, nel Salmo, che sia salvato dal potere del cane. ( Sal 22,21 )
Con tali sentimenti si arriva assai facilmente fino al disprezzo della morte.
I genitori poi non devono adirarsi contro il Signore che ci ordina di odiarli, dal momento che la medesima cosa ci viene ordinata riguardo all'anima nostra. ( Lc 14,26 )
Poiché, allo stesso modo che ora ci viene ordinato di odiare l'anima e i genitori per amore di Cristo, così può applicarsi molto bene anche ai genitori ciò che in un altro passo il Signore dice dell'anima: Chi ama la propria anima, la perderà. ( Gv 12,25; Mt 10,39; Mt 16,25; Mc 8,35; Lc 17,33 )
Dirò anzi senza esitazione: " Chi ama i propri genitori, li perderà", poiché riguardo all'anima usò in quel passo odierà come in questo perderà.
Ma questo precetto di " perdere " la nostra anima non significa che dobbiamo ucciderci, cosa che sarebbe un delitto imperdonabile, ma significa che dobbiamo estirpare dall'anima l'affetto carnale, impedimento, questo, per la vita futura, a causa del quale si ama la vita presente: questo infatti vuol dire l'espressione evangelica " odierà la propria anima " e " la perderà "; ma ciò si compie amando, dal momento che nel medesimo precetto ( Cristo ) ricorda molto chiaramente il frutto che consiste nel guadagnare la propria anima, dicendo: Chi l'avrà perduta in questo mondo, la troverà per la vita eterna.
Allo stesso modo, con tutta ragione, dei genitori si può dire che, se uno li ama, li perde non già uccidendoli come fanno i parricidi, ma in modo che chi li ama, animato da spirito di pietà e di fede, colpisca con la spada della parola di Dio e uccida il loro affetto carnale, col quale tentano d'impastoiare se stessi e i propri figli nei lacci del mondo, e faccia vivere in essi il vero amore cristiano in virtù del quale sono fratelli e insieme coi loro figli temporali riconoscono come genitori eterni Dio e la Chiesa.
Ecco: tu ti senti attratto dall'amore della verità e da quello di conoscere e scrutare la volontà di Dio nelle Sacre Scritture; ti senti attratto dal sentimento del dovere di predicare il Vangelo.
Il Signore ci dà il segnale di vegliare nel suo accampamento, di costruire la torre dalla quale essere in grado di scorgere e respingere il nemico della vita eterna.
La tromba celeste fa correre il soldato di Cristo alla battaglia mentre invece è trattenuto dalla madre, del tutto diversa da quella dei Maccabei e nemmeno simile alle madri spartane,1 delle quali è stato tramandato che, molto più insistentemente e più ardentemente dello strepito delle trombe, incitavano i propri figli ai combattimenti guerreschi affinché versassero il sangue per la patria terrena. ( 2 Mac 7,1-6 )
Ora, tua madre che non ti permette d'allontanarti dalle occupazioni mondane, perché tu possa apprendere la vera vita, mostra a sufficienza che non ti permetterebbe assolutamente d'abbandonare il mondo per affrontare la morte qualora fosse necessario.
Ma che cosa dice essa? Quali sono i motivi addotti da essa?
Forse i dieci mesi in cui sei stato come un peso nel suo seno, i dolori del parto e le fatiche per allevarti?
Sono proprio queste ragioni che tu devi distruggere con la parola salvifica, è questo attaccamento a tua madre che tu devi distruggere per ritrovarla nella vita eterna. ( Gv 12,25 )
Queste cose ricordati di odiare nei suoi riguardi, se veramente le vuoi bene, se davvero sei una recluta di Cristo, se hai posto le fondamenta della torre, perché i passanti non abbiano a dire: Costui ha cominciato una fabbrica, ma non ha potuto terminarla! ( Lc 14,28-30 )
Un tale affetto è carnale e risente ancora dell'uomo vecchio. ( Ef 4,22; Col 3,9; Rm 6,6 )
La milizia cristiana ci esorta a sopprimere in noi e nei nostri cari questo affetto carnale, senza tuttavia divenire ingrati verso i genitori e senza schernire quei medesimi benefici già elencati fattici dai genitori col metterci al mondo, col prendersi cura di noi e allevarci.
Bisogna anzi che ognuno di noi conservi un amore filiale verso i genitori e che queste attenzioni abbiano luogo quando non ci chiamano doveri più importanti.
La Chiesa tua madre è anche madre della tua mamma.
È stata essa a concepirvi da Cristo, essa a partorirvi col sangue dei martiri, a generarvi per la luce eterna; è stata ed è essa a nutrirvi col latte della fede; e mentre essa vi prepara un alimento più solido, vede con orrore che volete restare a vagire come poppanti privi di denti.
Questa madre, diffusa su tutta la terra, è turbata dagli assalti dell'errore, tanto vari e molteplici, che i suoi figli abortivi non esitano ormai d'insorgere contro di lei e di farle guerra con armi micidiali.
Oltre a ciò essa si affligge anche per l'infingardaggine e la pigrizia di tanti suoi figli, che sono ancora dentro il suo seno, e nel vedere molti suoi membri raffreddarsi in parecchi luoghi ed essa diventare meno capace d'aiutare i piccoli.
Da chi può venirle il giusto e doveroso aiuto, ch'essa reclama, se non da altri figli e da altri suoi membri al cui numero anche tu appartieni?
Forse che abbandonandola nelle sue necessità, vuoi dare ascolto solo ai richiami della carne?
Non ti fa essa risonare alle orecchie i suoi rimproveri molto più accorati?
Non ti mostra forse un seno più caro e mammelle piene di alimento celeste?
A ciò aggiungi l'incarnazione del suo sposo affinché tu non rimanessi attaccato alle cose carnali; aggiungi tutti i patimenti che ti rinfaccia tua madre e che il Verbo eterno prese per sé affinché tu non rimanessi impigliato in essi; aggiungi gli scherni, i flagelli e la morte, anzi la morte sopra una croce. ( Mt 20,19; Mc 10,34; Lc 18,32-33; Gv 19,1-3 )
Concepito come sei in virtù di tali princìpi soprannaturali e generato da Gesù Cristo e dalla Chiesa per una vita nuova, tu languisci e ti struggi per l'uomo vecchio! ( Fil 2,8 )
Ma è mai possibile? Non aveva forse il tuo Capo anche lui una madre terrena?
Eppure quando a lui che stava compiendo azioni divine, andarono a riferire che c'era sua madre, egli rispose: Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli?
E, stendendo la mano verso i suoi discepoli, affermò che non appartiene alla sua parentela se non chi fa la volontà del Padre suo. ( Mt 12,47-50; Mc 3,32-35; Lc 8,20-21 )
Nel numero di tali persone l'affettuoso ( figlio ) incluse senza dubbio anche la sua stessa ( madre ) Maria, poiché anch'essa faceva la volontà del Padre.
In tal modo l'ottimo e divino Maestro rigettò il nome della madre, che gli era stato annunciato per così dire come privato e personale, perché era terreno a confronto della parentela spirituale; ricordando inoltre la medesima parentela celeste nei confronti dei suoi discepoli, mostrò di riscontro con quale specie di vincolo fosse unita a lui la Vergine insieme con tutti gli altri fedeli servi di Dio.
Per evitare inoltre che questo saluberrimo insegnamento, con cui c'insegnò a disprezzare l'affetto carnale riguardo ai genitori, fosse usato a sostegno dell'errore di alcuni, i quali dicono ch'egli non avesse una madre, in un altro passo mise in guardia i suoi discepoli dal dire d'aver un padre sulla terra ( Mt 23,9 ) per mostrare che, allo stesso modo in cui evidentemente essi avevano un padre, così aveva anch'egli una madre; tuttavia, col non far nessun conto della parentela con la madre, volle dare ai suoi discepoli l'esempio di come dobbiamo non far conto di tali vincoli naturali di parentela.
Questi insegnamenti vengono dunque turbati dalle lamentele di tua madre e, mentre tu li ascolti, ti vengono ricordati da tua madre la sua gravidanza e il suo allattamento affinché da Adamo e da Eva tu nascessi e fossi allevato come un altro Adamo?
Considera piuttosto il secondo Adamo, quello celeste, e riproduci in te l'immagine dell'Adamo celeste come hai portato in te quella dell'Adamo terrestre. ( 1 Cor 15,47-49 )
A questo punto, anzi, ricordati dei benefici che hai ricevuti da tua madre e ch'essa ti elenca per indebolire il tuo carattere; ricordatene davvero e non essere ingrato, ma dimostra a fatti la tua gratitudine dandole beni spirituali in cambio di beni carnali, beni eterni in cambio di beni temporali.
Essa rifiuta di seguirti? Almeno non crei a te degli ostacoli.
Essa rifiuta di cambiarsi in meglio? Sta' attento ch'essa non cambi te in peggio e ti conduca alla rovina morale!
Che importa se si tratta di spose e di madri, purché da Eva si stia in guardia a proposito di qualsiasi donna? ( Gen 3,7 )
Poiché tale falso amore materno deriva dalle foglie di quell'albero con le quali i nostri progenitori coprirono la prima volta la loro riprovevole nudità.
Inoltre tutto l'affetto che nelle parole e nei suggerimenti essa ti dimostra come doveroso, per allontanarti dal genuino e schiettissimo amore soprannaturale del Vangelo, appartiene all'astuzia del serpente infernale, ( Gen 3,1 ) e all'impostura di quel re che ci attacca con ventimila uomini e che noi - come ci è insegnato - dobbiamo sconfiggere con diecimila uomini, cioè con la semplicità del cuore con cui ricerchiamo Dio. ( Lc 18,31 )
Considera, piuttosto, attentamente queste idee, o carissimo, prendi la tua croce e mettiti a seguire il Signore. ( Mt 16,24; Mc 8,34; Lc 9,23 )
Quando tu stavi con me, io mi accorgevo che le preoccupazioni familiari ti ritardavano nell'amore di Dio e, anziché portare e tirarti dietro la tua croce, ti lasciavi portare e trascinare da essa.
Infatti la nostra croce che il Signore ci comanda di portare affinché lo seguiamo il più speditamente possibile che cos'altro indica se non la mortalità della nostra carne?
Questa infatti ci tormenta finché la morte non sarà inghiottita dalla vittoria. ( 1 Cor 15,54 )
Proprio questa croce dobbiamo dunque crocifiggere e trafiggere con i chiodi del timor di Dio, ( Sal 119,120 ) per evitare che non possiamo più portarla una volta divenuta ribelle nelle membra non tenute a freno e infiacchite; d'altronde non puoi assolutamente seguire il Signore senza portarla.
Come farai inoltre a seguirlo se non appartiene a lui?
Orbene, coloro che appartengono a Gesù Cristo - dice l'Apostolo - hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e le sue voglie. ( Gal 5,24 )
Se una parte del tuo patrimonio consiste in denaro liquido, poiché non è certamente né indispensabile né decoroso lasciarsi irretire nelle brighe ch'esso comporta, dev'essere distribuito in realtà a tua madre e agli altri membri della tua famiglia.
Se, allo scopo d'essere perfetto, hai deciso di distribuire i tuoi beni ai poveri, deve rientrare al primo posto il bisogno dei tuoi familiari.
Poiché se uno - dice l'Apostolo - non si cura dei suoi e soprattutto dei membri della propria famiglia, ha rinnegato la fede, anzi è peggiore d'un infedele. ( 1 Tm 5,8 )
Se te ne sei andato via da noi, per regolare queste faccende e per essere libero così di sottoporti al giogo della saggezza, che male mai possono farti o quale turbamento arrecarti le lacrime d'una madre sgorganti dalla carne o la fuga d'uno schiavo, la morte delle domestiche, la cattiva salute dei tuoi fratelli, se sei animato da carità regolata, sapendo preferire le cose importanti alle sciocchezze e lasciarti muovere a pietà per i poveri affinché vengano evangelizzati, ( Mt 11,5; Lc 7,22 ) e l'abbondante messe del Signore non sia lasciata in preda ai volatili per mancanza di operai, se hai l'animo pronto a seguire la volontà di Dio nei suoi disegni, ( Mt 13,4; Mc 4,4; Lc 8,5 ) con i quali ha stabilito d'agire con i suoi servi mediante il castigo o col perdono?
Considera attentamente queste cose, sii saldo in esse affinché sia noto a tutti il tuo profitto. ( 1 Tm 4,15 )
Guardati - te ne scongiuro - di non dare ai buoni fratelli, col tuo torpore, un dolore maggiore della gioia che avevi loro procurata con la tua alacrità.
Scrivere una lettera di raccomandazione alle persone alle quali tu desideravi, l'ho reputata una cosa altrettanto superflua che se altri mi avessero scritto per raccomandarti a me.
Indice |
1 | Plut., Mor. Lacaenarum apophth |