Le nozze e la concupiscenza

Indice

Libro II

29.50 - La fede della Chiesa e la Scrittura sul peccato originale

Se costui ha creduto di parlare religiosamente, perché diceva che "se la natura viene da Dio, in essa non ci può essere il peccato originale", un altro penserà di parlare con maggiore pietà, affermando che se la natura è da Dio, in essa non può sorgere alcun male.

Eppure ciò è falso. Lo vollero affermare i manichei e cercarono di riempire di tutti i mali non la creatura di Dio, tratta dal nulla, ma la stessa natura di Dio.

Il male infatti non è sorto se non nel bene, non in quello sommo e immutabile che è la natura divina, ma in quello creato dal nulla dalla Sapienza divina.

C'è dunque qualcosa per cui si può rivendicare l'uomo alla creazione di Dio, poiché l'uomo non esisterebbe se non fosse stato creato dall'opera di Dio.

Il male invece non esisterebbe nei bambini, se la volontà del primo uomo non avesse peccato e se a causa dell'origine viziata non si contraesse il peccato originale.

Perciò non è vero, come dice costui, che "chi difende il peccato originale è un perfetto manicheo", ma è un perfetto pelagiano chi non crede al peccato originale.

Nella Chiesa di Dio non si è cominciato a fare esorcismi e a soffiare sui bambini che devono essere battezzati ( per mostrare anche con questi riti simbolici che essi non vengono trasferiti nel regno di Cristo, se non dopo essere stati liberati dal potere delle tenebre ( Col 1,13 ) ), quando incominciò a sorgere la pestifera eresia manichea.

Né si legge nei libri manichei che il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto; ( Lc 19,10 )

oppure che a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo ( Rm 5,12 )

e tutti gli altri versetti dello stesso testo, sopra ricordati; non vi si legge nemmeno che Dio punisce i peccati dei padri nei figli; ( Es 20,5 )

o quello che è scritto nel Salmo: Nell'iniquità sono stato concepito e nel peccato mia madre mi ha nutrito nel seno; ( Sal 51,7 )

oppure: L'uomo è stato fatto simile alla vanità, i suoi giorni passano come un'ombra; ( Sal 143,4 )

o ancora: Ecco a corta misura hai ridotto i miei giorni e l'essere mio è come nulla dinanzi a te; ogni uomo vivente d'altronde è mera vanità; ( Sal 39,6 )

o le parole dell'Apostolo: Tutte le creature sono sottoposte alla vanità; ( Rm 8,20 )

o quelle dell'Ecclesiaste: Vanità delle vanità, tutto è vanità; quale vantaggio ricava l'uomo da tutto il suo lavoro, con il quale si affatica sotto il sole? ( Qo 1,2-3 )

o quelle dell'Ecclesiastico: Un giogo pesante grava sui figli di Adamo dal giorno in cui nascono dal seno della madre fino al giorno della loro sepoltura nel seno della madre di tutti; ( Sir 40,1 )

o quelle dell'Apostolo: Tutti muoiono in Adamo; ( 1 Cor 15,22 )

o quelle del santo Giobbe, quando parla dei suoi peccati: L'uomo nato da donna vive poco tempo ed è pieno di ira; è reciso come un fiore, fugge come un'ombra e mai resta nello stesso stato; non ti sei preso briga anche di lui e non lo hai fatto comparire davanti a te in giudizio? Chi infatti sarà puro da macchie? Neppure uno, anche se avrà passato un solo giorno di vita sulla terra. ( Gb 14,1-5 )

Che le macchie, di cui si parla, indichino i peccati risulta evidente dalla stessa lettura del testo, dove appare chiaramente il tema del discorso.

Nello stesso senso, presso il profeta Zaccaria, nell'episodio in cui viene tolta una veste sordida a un sacerdote, gli viene detto: Ecco che ti ho tolto i peccati. ( Zc 3,4 )

Credo che tutti questi testi ed altri simili, dai quali risulta che ogni uomo nasce sotto il peccato e la maledizione, non si leggano nelle tenebre dei manichei, bensì nella luce dei cattolici.

29.51 - La testimonianza di Cipriano e di Ambrogio

Che dire poi dei commentatori della sacra Scrittura, fioriti nella Chiesa cattolica, i quali non hanno tentato di dare un senso diverso a quei testi, perché erano ben saldi nell'antichissima e solidissima fede e non erano scossi da questo errore novello?

Se volessi passarli in rassegna e servirmi della loro testimonianza, da un lato sarebbe troppo lungo e dall'altro potrebbe sembrare che io dia meno importanza del dovuto all'autorità dei Libri canonici, dai quali non dobbiamo allontanarci.

Nondimeno, per non parlare del beatissimo Ambrogio, alla cui integrità nella fede lo stesso Pelagio, come ho già ricordato, ha reso una così grande testimonianza, il quale Ambrogio tuttavia, perché i bambini avessero la necessaria medicina di Cristo, nient'altro difese in loro se non il peccato originale; ci sarà forse qualcuno disposto a dire che il gloriosissimo martire Cipriano non solo fu, ma anche poté essere manicheo, dal momento che egli soffrì il martirio prima ancora che questo errore apparisse nell'impero romano?

Pur tuttavia, nel libro Sul battesimo dei bambini egli difese il peccato originale in tal modo da dire che, in caso di necessità, il bambino dev'essere battezzato anche prima dell'ottavo giorno, proprio perché non perisca la sua anima.

Voleva far comprendere che il bambino giunge tanto più facilmente al perdono del battesimo, in quanto gli sono rimessi non i propri, ma i peccati di altri.

Li chiami pure manichei costui e rivolga questa infame accusa alla antichissima tradizione della Chiesa, secondo la quale, come ho detto, i bambini sono sottoposti ai riti dell'esorcismo e dell'insufflazione, affinché strappati al potere delle tenebre, cioè del diavolo e dei suoi angeli, siano trasferiti nel regno di Cristo. ( Col 1,13 )

Quanto a noi, siamo più disposti a soffrire ogni genere di insulti e di ingiurie in compagnia di questi uomini e della Chiesa di Cristo, saldamente stabilita sull'antichità di questa fede, piuttosto che a essere lodati con la migliore arte oratoria insieme ai pelagiani.

30.52 - La concupiscenza vergognosa conseguenza della disubbidienza

"Forse dirai, scrive ancora, che non esisterebbe alcuna concupiscenza, se l'uomo non avesse prima peccato, mentre il matrimonio esisterebbe anche se nessuno avesse peccato".

Non ho detto che non esisterebbe alcuna concupiscenza, perché esiste una concupiscenza spirituale, degna di lode, per la quale si aspira alla sapienza. ( Sap 6,21; Gal 5,17 )

Ho detto invece che non esisterebbe alcuna concupiscenza vergognosa.

Si rileggano le mie parole, citate anche da lui, affinché appaia con quanta falsità siano da lui ricordate.

Ma la chiami pure con il nome che vuole.

Io ho detto che, se l'uomo non avesse peccato, non esisterebbe quella concupiscenza, di cui arrossirono nel paradiso coloro che coprirono le loro vergogne e che nessuno nega esser seguita al precedente peccato di disubbidienza.

Chi vuole poi sapere quali sensazioni provarono, deve considerare cosa coprirono.

Con le foglie di fico essi non si fecero vestiti, ma cinture, che in greco sono dette περιζώματα.

Tutti sanno quali parti coprano i perizomata, che parecchi autori latini rendono con la parola campestria.

Ora chi non sa quali parti coprano coloro che portano i campestria?

Queste infatti coprivano i giovani romani, quando si esercitavano nudi nel Campo Marzio, da dove ricevette il nome un tale genere di indumento.

31.53 - L'unione procreatrice prima del peccato

"Quindi, dice, quel matrimonio che avrebbe potuto essere senza concupiscenza, senza movimento dei corpi e senza la necessità dei sessi, come dici tu, viene da te dichiarato degno di lode; queste unioni invece, che si fanno attualmente, le dichiari invenzioni diaboliche.

Il matrimonio quindi, continua, che secondo i tuoi sogni poteva essere istituito, lo proclami buono, mentre questo, a proposito del quale la divina Scrittura dice: L'uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e saranno due in una sola carne, ( Gen 2,24 ) questo matrimonio lo ritieni un male diabolico e in definitiva si dovrebbe chiamare malattia e non matrimonio".

Non è strano che i pelagiani tentino di distorcere le mie parole nel senso che vogliono, dal momento che sono soliti fare lo stesso con la sacra Scrittura e non nei punti oscuri soltanto, ma dove le testimonianze sono chiare ed evidenti, secondo l'abitudine comune a tutti gli eretici.

Chi infatti avrebbe potuto dire che poteva esserci un matrimonio senza il movimento dei corpi e senza la necessità dei sessi?

I sessi sono stati voluti da Dio perché, come sta scritto, maschio e femmina li creò. ( Gen 1,27 )

Come sarebbe stato poi possibile che non muovessero i loro corpi, se dovevano unirsi e generare proprio con la loro unione?

Se manca il movimento del corpo, non avviene alcun contatto corporale tra uomo e uomo.

Non si tratta dunque qui del movimento, senza del quale i corpi non si potrebbero unire affatto, ma del vergognoso movimento dei genitali, il quale certamente non ci sarebbe, senza tuttavia che venisse a mancare l'unione seminatrice, qualora i genitali fossero sottomessi non alla libidine ma alla volontà, come tutte le altre membra.

Non comandiamo forse anche al presente, nel corpo di questa morte, al piede, al braccio, al dito, alle labbra e alla lingua ed essi si mettono subito a nostra disposizione?

Infine, cosa ancora più mirabile, al liquido depositato dentro la vescica comandiamo di uscire quando vogliamo, anche se non siamo pressati dalla sua abbondanza, ed obbedisce.

Anzi, persino agli organi nascosti e ai nervi, dai quali questo liquido è trattenuto, si ordina di espellerlo, di cavarlo fuori e di eliminarlo e, se si sta bene in salute, senza difficoltà ubbidiscono alla volontà.

Con quanta maggiore facilità e serenità, dunque, nella obbedienza delle parti genitali del corpo si sarebbe offerto lo stesso membro e si sarebbe compiuta la inseminazione dell'uomo, se la disubbidienza di quei primi uomini non fosse stata giustamente punita con la disubbidienza di queste membra?

Questa pena è sentita dalle persone caste, le quali certamente, se fosse possibile, preferirebbero generare i figli all'ordine della volontà, piuttosto che essere trascinati dal prurito della voluttà.

Gli impuri, invece, che amano non solo le prostitute, ma anche le loro mogli, con l'intento di soddisfare questa passione, esultano di questo tormento della carne con un maggiore tormento dello spirito.

32.54 - Il matrimonio prima e dopo il peccato

Lungi da me, dunque, l'affermazione attribuitami da costui, cioè che "il matrimonio, quale ora si fa, è un'invenzione diabolica".

Senza dubbio il matrimonio è sempre lo stesso che Dio istituì all'inizio.

Di questo suo dono infatti, istituito per la generazione umana, Dio non privò gli uomini neppure dopo la condanna, come non li privò dei sensi della carne e delle membra, indubbiamente suoi doni, benché ormai destinati alla morte per una giusta condanna.

È questo, ripeto, il matrimonio del quale fu detto ( ma in queste parole c'è simbolizzato pure il grande mistero di Cristo e della Chiesa ): Per questo l'uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e saranno due in una carne sola. ( Ef 5, 3; Gen 2,24; Mt 19,5 )

Questo fu detto prima del peccato, e se nessuno avesse peccato, avrebbe potuto compiersi senza la vergognosa libidine.

Anche adesso, benché nel corpo di questa morte non avvenga senza la concupiscenza, non cessa di realizzarsi proprio questo: l'uomo aderisce a sua moglie ed essi sono due in una carne sola.

Per questa ragione anche se si dice che l'attuale matrimonio è diverso da quello che poteva essere, qualora nessuno avesse peccato, non lo dico riguardo alla natura, ma riguardo a una certa qualità mutata in peggio.

Se uno muta la sua vita in meglio o in peggio, rimane sempre lo stesso, eppure si dice che è diverso.

Una cosa infatti è un giusto, una cosa un peccatore, anche se si tratta della stessa persona.

Allo stesso modo, una cosa è il matrimonio immune dalla vergognosa libidine, altra cosa è quello accompagnato dalla vergognosa libidine.

Quando, tuttavia, si osserva la sua costituzione, per cui la moglie si unisce legittimamente al marito e la fedeltà del debito carnale si preserva immune dal peccato di adulterio e in questo modo legittimo si generano i figli, si ha sempre lo stesso matrimonio che Dio istituì.

Del resto, il diavolo con l'antica istigazione a peccare aprì una ferita non propriamente nel matrimonio, ma negli uomini che lo realizzano, inducendoli al peccato di disubbidienza, che fu ricambiata, per un giudizio divino, con la disubbidienza delle membra.

Anche in questa condizione gli sposi, benché provassero vergogna della propria nudità, non poterono perdere del tutto la bontà da Dio annessa al matrimonio.

33.55 - La libidine è una malattia

A questo punto costui passa da coloro che si uniscono a coloro che sono generati, per i quali affronto in questa controversia tante fatiche e discussioni contro i nuovi eretici e, spinto da una segreta ispirazione divina, dice qualcosa per cui, proprio con la sua confessione, scioglie tutto questo nodo.

Volendo infatti suscitare maggiore malevolenza contro di me, perché affermo che anche i figli nati dai matrimoni legittimi nascono sotto il peccato, dice: "Ritieni, dunque, che coloro che non sono mai nati potevano essere buoni, mentre quelli che hanno riempito il mondo e per i quali Cristo è morto li consideri opera del diavolo, frutto di una malattia e colpevoli fin dalla nascita.

Ho provato perciò, dice, che tu non fai altro che negare che Dio sia il creatore di questi uomini che esistono".

In verità io affermo che, creatore di tutti gli uomini, sebbene tutti nascano sotto il peccato e periscano, se non rinascono, non è altri che Dio.

A essere seminato dalla persuasione diabolica, infatti, è stato il vizio, a motivo del quale nascono nel peccato, non la natura creata, per la quale sono costituiti uomini.

Quanto alla libidine, che essa ecciti le membra solo quando vogliamo e non sarà più una malattia!

Che di essa non debbano arrossire persino i coniugi nei loro rapporti leciti e onesti, evitando gli sguardi e cercando luoghi apportati, e non sarà più una malattia!

Che l'Apostolo non vieti di possedere le proprie mogli con questo morbo, ( 1 Ts 4,5 ) e non sarà più una malattia!

Ciò che il testo greco infatti dice con έν πάθει έπιθυμίας da alcuni è stato tradotto in latino: in morbo desiderii o concupiscentiae, cioè nella malattia del desiderio o della concupiscenza, da altri è stato tradotto: in passione concupiscentiae, nella passione della concupiscenza, senza escludere altre traduzioni a seconda dei diversi codici.

Ma la parola passio nella lingua latina e soprattutto nella lingua corrente dei cristiani di solito non ha che un senso peggiorativo.

33.56 - Cristo è morto anche per i bambini

Ma quale che sia l'opinione di costui sul tema della vergognosa concupiscenza carnale, ascolta cosa dice a proposito dei bambini, per i quali io mi affatico tanto per dimostrare che essi hanno bisogno del Salvatore, perché non muoiano senza essere salvati.

Ripeto le sue parole: "Quelli dunque, dice, che non sono mai nati, ritieni che potevano essere buoni, mentre quelli che hanno riempito il mondo e per i quali Cristo è morto, li consideri opera diabolica, frutto di una malattia e colpevoli fin dalla nascita".

O se sciogliesse il nodo di tutta la controversia come scioglie quello di questa questione!

Dirà forse di aver detto queste parole solo degli adulti?

Si tratta dei bambini, si tratta di quelli che nascono; è per loro, perché li dichiaro colpevoli fin dalla nascita, che egli va eccitando la malevolenza nei miei confronti, perché dichiaro colpevoli coloro, per i quali Cristo è morto.

Perché dunque Cristo è morto per essi, se non sono colpevoli?

Proprio da questo argomento, per il quale si credeva in dovere di eccitare la malevolenza, proprio da questo argomento risulterà vittoriosa la nostra causa.

Lui dice: "Come possono essere colpevoli i bambini, per i quali Cristo è morto?".

Rispondo io: Piuttosto, come non sono colpevoli i bambini, per i quali Cristo è morto?

La controversia reclama un giudice. Giudichi dunque Cristo e dica lui stesso a che cosa abbia giovato la sua morte.

Egli dice: Questo è il mio sangue che sarà versato per molti in remissione dei peccati. ( Mt 26,28 )

Giudichi con lui anche l'Apostolo, giacché anche nell'Apostolo parla Cristo.

Egli proclama a gran voce che Dio Padre non risparmiò il proprio Figlio, ma lo consegnò per tutti noi. ( Rm 8,32 )

Penso che nel dire che Cristo fu consegnato per tutti noi, non volesse distinguere in questa questione i bambini da noi.

Ma che bisogno c'è d'insistere su un punto, sul quale neppure lui contrasta più ormai?

Non solo ha confessato che Cristo è morto anche per i bambini, ma ne trae motivo per riprendere me, perché dichiaro colpevoli quei medesimi bambini, per i quali Cristo è morto.

Sia dunque l'Apostolo a dirci la ragione, per la quale Cristo fu consegnato per noi, lui che ha detto che è stato consegnato per tutti noi.

Fu consegnato, dice, a causa dei nostri peccati ed è risuscitato per la nostra giustificazione. ( Rm 4,25 )

Se quindi, come costui confessa, professa, afferma e obietta, i bambini sono tra coloro per i quali Cristo fu consegnato e Cristo fu consegnato per i nostri peccati, anche i bambini hanno senza dubbio peccati originali, per i quali Cristo fu consegnato, e in essi c'è qualcosa che dev'essere guarito da Cristo, poiché come egli stesso dice:

Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; ( Mt 9,12 )

c'è in essi qualcosa per cui devono essere salvati da colui che è venuto nel mondo, come dice l'apostolo Paolo, a salvare i peccatori; ( 1 Tm 1,15 )

c'è in essi qualcosa che dev'essere rimesso da colui che attesta di aver versato il proprio sangue in remissione dei peccati; ( Mt 26,28 )

c'è in essi qualcosa per cui devono essere cercati da colui che è venuto, a suo dire, a cercare e a salvare ciò che era perduto; ( Lc 19,10 )

c'è in essi qualcosa che deve essere distrutto dal Figlio di Dio, il quale a questo scopo venne, come dice l'apostolo Giovanni, per distruggere le opere del diavolo. ( 1 Gv 3,8 )

È dunque nemico di questa salvezza dei bambini chi difende la loro innocenza al punto di rifiutare la necessaria medicina alle loro piaghe e alle loro ferite.

34.57 - La natura umana decaduta genera uomini peccatori

Ascolta ora come continua la sua argomentazione: "Se prima del peccato, dice, fu da Dio creato ciò da cui dovevano nascere gli uomini, dal diavolo invece ciò da cui i genitori vengono eccitati, si dovrà senza dubbio attribuire la santità a chi nasce e la colpa a chi genera.

Ma poiché questo suona con ogni evidenza a condanna del matrimonio, togli, ti prego, questa opinione di mezzo alla Chiesa e credi davvero che tutte le cose sono state fatte per mezzo di Gesù Cristo e senza di lui niente è stato fatto". ( Gv 1,3 )

Parla come se io dicessi che il diavolo ha creato nell'uomo qualche sostanza.

Il diavolo indusse al male come peccato, non lo creò come natura.

Ma ovviamente persuase una natura, perché l'uomo è una natura, e persuadendola la viziò.

Chi ferisce non crea le membra, ma le tormenta.

Inoltre, le ferite inflitte al corpo fanno zoppicare le membra o rendono difficile il loro movimento, ma non intaccano quella forza che rende l'uomo giusto; la ferita invece, che chiamiamo peccato, ferisce la stessa vita per la quale si viveva rettamente.

Ancora, la ferita che inflisse allora il diavolo fu molto più grave e profonda degli attuali peccati conosciuti dagli uomini.

Per conseguenza, a causa di quel grande peccato, commesso dal primo uomo, la nostra natura, mutata in peggio, non solo divenne peccatrice, ma genera anche peccatori.

Tuttavia, in se stessa questa infermità, per cui è venuta meno la forza di vivere rettamente, non è una natura, ma un vizio; come la cattiva salute non è certo una sostanza o una natura, ma un vizio.

E, benché non sempre, avviene tuttavia di solito che le cattive disposizioni dei genitori si ingenerino in qualche modo e riappaiano nei corpi dei figli.

34.58 - Gravità del peccato di Adamo

Questo peccato, che nel paradiso mutò in peggio l'uomo stesso, perché è molto più grave di quanto noi possiamo giudicare, viene contratto da tutti quelli che nascono e, non viene rimesso se non in coloro che rinascono, in maniera tale che è attribuito a reato anche ai figli che nascono da genitori già rigenerati e nei quali è stato rimesso e coperto, a meno che questi stessi, che erano stati resi debitori dalla prima nascita secondo la carne, non vengano liberati dalla seconda nascita spirituale.

Di questo fatto straordinario il Creatore ci ha offerto un mirabile esempio nell'olivo e nell'oleastro, nel senso che non solo dal seme dell'oleastro, ma anche da quello dell'olivo non spunta se non l'oleastro.

Pertanto, benché anche negli uomini generati secondo natura e rigenerati secondo la grazia sia presente questa concupiscenza carnale, che si oppone alla legge dello spirito, ( Rm 7,23 ) tuttavia essa è stata rimessa nella remissione dei peccati, non viene più imputata a peccato né porta loro nocumento alcuno, se non quando consentono ai suoi impulsi, che spingono a cose illecite.

La loro prole invece, poiché viene concepita non nella concupiscenza spirituale, ma in quella carnale, come se da quell'olivo nascesse un oleastro della nostra specie, alla nascita contrae da essi un reato, di modo che non potrà essere liberata da quella peste se non rinascendo.

Come può dunque costui affermare che io attribuisco la santità ai figli e la colpa ai genitori, quando invece la verità dimostra piuttosto che, anche se nei genitori c'è la santità, nei figli c'è la colpa originale, che non può essere cancellata senza la loro rinascita?

35.59 - La felicità del paradiso esclude ogni male

Stando così le cose, costui è libero di pensarla come vuole a proposito della concupiscenza carnale e della libidine, che la fa da padrona sugli impudichi, che deve essere domata dai casti, ma che risulta vergognosa sia per i casti che per gli impudichi.

A lui, a quanto vedo, piace molto. Non indugi dunque a farne l'elogio, anche se prova vergogna nel nominarla.

La chiami pure, come ha già fatto, vigore delle membra, senza timore di far inorridire le orecchie delle persone caste; la chiami forza delle membra, senza preoccuparsi di evitare l'impudenza!

Dica pure, se non arrossisce, che nel paradiso, se nessuno avesse peccato, questo vigore avrebbe potuto fiorire come un fiore e che non ci sarebbe stato bisogno di nascondere nulla che per i suoi movimenti suscitasse vergogna; che anzi esso si sarebbe potuto sempre esercitare, essendo la moglie sempre disposta, e mai reprimere, per non negare mai un così grande diletto a uno stato tanto felice.

Non è pensabile infatti che in quello stato di felicità l'uomo non potesse soddisfare i propri desideri, oppure che potesse avere nel suo corpo o nel suo animo sensazioni indesiderate.

Perciò, se il moto libidinoso avesse preceduto la volontà dell'uomo, la volontà avrebbe dovuto subito seguire; la moglie, che per questo motivo non avrebbe dovuto essere mai assente, gli si sarebbe subito dovuta congiungere, fosse in grado di concepire o fosse già gravida; e così o si sarebbe concepito un figlio o si sarebbe soddisfatto il naturale e lodevole piacere, magari con la perdita del seme, purché non fosse rimasto frustrato il desiderio di una concupiscenza tanto buona.

Unica proibizione: che i coniugi non si volgessero a pratiche contro natura.

Per il resto, ogni qualvolta fosse piaciuto, avrebbero potuto usare le membra create a questo scopo e in vista della generazione.

Dobbiamo però domandarci: e se avessero sentito attrazione anche per le pratiche contro natura, se quella lodevole libidine li avesse spinti anche a questo piacere?

L'avrebbero seguita, perché è piacevole o si sarebbero opposti, perché è turpe?

Se avessero acconsentito, non si sarebbero curati dell'onestà.

Se avessero resistito, dove sarebbe la pace di una così grande felicità?

A questo punto, se per caso provasse vergogna e se dicesse che sarebbe stata così grande la pace di quella felicità e così perfetto l'ordine in questo campo che la concupiscenza carnale non avrebbe mai preceduto la volontà degli uomini, ma che essa sarebbe sorta quando quelli lo avessero voluto e lo avrebbero voluto, quando si fosse resa necessaria per la procreazione dei figli, di modo che nessuna perdita di seme sarebbe avvenuta e non ci sarebbe stata alcuna unione sessuale che non fosse seguita dal concepimento e dal parto, perché la carne e la libidine avrebbero prestato un servizio a richiesta della volontà; se dice tutto questo, consideri almeno che al presente non avviene così tra gli uomini.

E se non vuole ammettere che la libidine è un vizio, dica almeno che a causa della disubbidienza di quei primi uomini si è corrotta la stessa concupiscenza carnale, sicché i suoi movimenti, che dovrebbero essere sottomessi e ordinati, sono ora ribelli e disordinati al punto che essa non obbedisce più neppure alla volontà dei coniugi casti, ma si muove quando non è necessaria e, quando è necessaria, non segue i loro comandi, muovendosi per suo conto a volte troppo presto, a volte troppo tardi.

Questa è dunque la disubbidienza della concupiscenza, ricevuta da quei primi uomini in cambio della loro disubbidienza e da loro trasmessa a noi per generazione.

Non si muoveva infatti a loro piacimento, bensì in maniera disordinata, allorché coprirono le membra prima onorevoli e ormai vergognose.

35.60 - Gesù Cristo, Salvatore anche dei bambini …

Ma, come ho detto, costui è libero di pensare quello che vuole di questa concupiscenza, la esalti come vuole, ne faccia tutte le lodi che vuole ( poiché, a quanto par di capire da molti passi, gli piace molto ), per dar modo ai pelagiani di dilettarsi delle sue lodi, se non del suo uso, almeno a quelli tra essi, che, a causa del voto di continenza, non hanno il piacere di unirsi alle loro mogli!

Soltanto risparmi i bambini, non facendone un'inutile lode e una crudele difesa.

Non li dichiari salvi, ma li lasci venire non a Pelagio che li esalta, ma a Cristo che li salva.

Infine, per chiudere ormai questo libro, poiché il suo discorso, riportato nelle cartelle che mi hai inviato, termina dicendo: "Credi veramente che per mezzo di Gesù sono state fatte tutte le cose e senza di lui niente è stato fatto", ( Gv 1,3 ) conceda che Gesù anche per i bambini sia Gesù e confessi, se vuole essere cristiano cattolico, che i bambini sono da lui salvati in quanto è Gesù, come confessa che tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui in quanto è Verbo di Dio.

Così infatti si legge nel Vangelo: E lo chiameranno Gesù, perché salverà il suo popolo dai suoi peccati. ( Mt 1,21 )

È chiamato quindi Gesù, perché Gesù corrisponde al latino salvator, salvatore: Egli infatti salverà il suo popolo e in questo popolo sono compresi certamente anche i bambini.

Lo salverà, poi, dai suoi peccati: quindi anche nei bambini ci sono i peccati originali, a motivo dei quali anche per essi potrà essere Gesù, cioè il Salvatore.

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