Questioni sull'Ettateuco |
E dissero: Tutto ciò che il Signore ha detto noi lo metteremo in pratica e lo ascolteremo.
Ecco già per la terza volta rispondono allo stesso modo.
E Mosè, Aronne, Nadab e Abiud e settanta [ del consiglio degli ] anziani di Israele salirono e videro il luogo dove stava il Dio d'Israele.
Per tutti coloro che sono intelligenti risulta evidente che Dio non è contenuto in alcun luogo né ha delle membra che occupino alcun posto fisico com'è proprio del nostro corpo stare seduto, giacere, stare in piedi o prendere altre posizioni di tal genere.
Queste sono proprie solo dei corpi, Dio invece è spirito. ( Gv 4,24 )
Quando perciò Dio si mostra in sembianze corporee o in segni espressi corporalmente, non appare la sostanza per cui egli è ciò che è, ma dipende dalla sua onnipotenza prendere forme visibili.
E degli eletti di Israele non fu in disaccordo neppure uno, e apparvero nel luogo di Dio e mangiarono e bevvero.
Chi potrebbe dubitare che ora vengano chiamati " eletti di Israele " quegli uomini che indicò chiaramente per nome e i settanta anziani?
Essi rappresentavano senza dubbio coloro che erano stati eletti nel popolo di Dio.
Poiché non tutti hanno la fede, ( 2 Ts 3,2 ) e il Signore conosce quelli che sono suoi; ora in una grande casa vi sono alcuni utensili per usi nobili, altri invece per usi vili. ( 2 Tm 2,20 )
Poiché dunque coloro che egli conobbe in antecedenza, li predestinò anche e coloro che predestinò li chiamò anche, coloro poi che chiamò li giustificò anche, e coloro poi che chiamò li glorificò anche ( Rm 8,29-30 ) certamente non fu in disaccordo neppure uno degli eletti di Israele.
Essi poi sono prefigurati dal numero quattro, cioè da Mosè, Aronne, Nadab e Abiud a causa dei quattro Vangeli e della promessa fatta al mondo intero, che si divise in quattro parti; così anche dai settanta anziani d'Israele, cioè dal numero sette moltiplicato per dieci, che sta a simboleggiare lo Spirito Santo.
Lo zaffiro è il simbolo della vita celeste, soprattutto perché è detto: come l'aspetto del firmamento.
Ora chi non sa che il firmamento è chiamato cielo?
Inoltre la forma d'un mattone nello stesso zaffiro raffigura il quadrato o la stabilità o il mistero del medesimo numero quattro.
Quanto poi al fatto che essi mangiano e bevono nel posto ove è Dio, esso è simbolo della dolcezza e della sazietà [ che si godrà ] nel regno dell'eternità.
Beati infatti coloro che hanno fame e sete della giustizia poiché saranno saziati. ( Mt 5,6 )
Dice perciò il Signore che verranno molti - chi sono per l'appunto se non gli eletti, i conosciuti in antecedenza, i predestinati, i chiamati, i giustificati, i glorificati? - e si metteranno a tavola con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli. ( Mt 7,11 )
E in un altro passo infatti il Signore stesso promette proprio ciò ai suoi fedeli, che cioè li farà sedere a tavola e passerà a servirli. ( Lc 12,37 )
Che significa il fatto che Gesù di Nave, non ricordato tra quei quattro, all'improvviso appare con Mosè e con lui sale sul monte a prendere le tavole della legge e di nuovo all'improvviso Gesù sparisce, vale a dire non se ne parla, mentre Mosè ricevette la legge nelle due tavole, e poi di nuovo appare con lui?
Quel fatto significa forse che il Nuovo Testamento è nascosto nella legge sotto il nome di Gesù e che qualche volta appare a coloro che hanno l'intelligenza?
Al contrario, quanto al fatto che già è chiamato Gesù [ Giosuè ] quando invece la Scrittura attesta, nel libro dei Numeri, ch'egli ricevette quel nome quando gli Israeliti stavano per entrare nella terra promessa, ( Nm 13,17 ) la Scrittura, con una prolessi, cioè con un'anticipazione, racconta prima ciò che avvenne dopo.
Tutti questi avvenimenti furono infatti scritti dopo che erano avvenuti e perciò quando avvenne ciò che viene ricordato adesso, ancora non si chiamava Gesù [ Giosuè ], ma quando il fatto avvenne già si chiamava così.
E farai in esso un bordo tutto intorno.
L'agiografo chiama bordi quelli che sporgono in un oggetto quadrato attorno ai quattro lati, come si suol fare per le tavole quadrate.
Per il fatto poi che essi sono chiamati versatilia [ che girano ], non dobbiamo pensare che siano mobili - sono infatti fissi, come ho detto che sono di solito le tavole quadrate - ma sono detti versatili, cioè ricurvi, o a spirale, chiamati in greco στρεπτά [ ritorte, attorcigliate ] o scanalate, come le colonne, oppure ornate di due strie o piccole verghe intrecciate a forma di canapo come di solito si fanno anche le collane.
Quanto alla frase: Foggerai per essa quattro anelli d'oro e li porrai ai quattro lati, due anelli sul primo lato e due anelli sul secondo lato, essa vuol dire che quei quattro anelli corrispondono ciascuno ai quattro lati e in tal modo, pur essendo posti solo su due lati, in realtà risultano come se fossero su tutti e quattro i lati.
Uno spigolo, infatti, è comune a due lati, altrimenti, essendo gli anelli solo quattro, non potrebbe essere che due anelli fossero posti su ciascuno dei quattro lati, poiché così diverrebbero otto, se la cosa s'intendesse diversamente da quanto ho detto che avviene in relazione al numero degli spigoli.
Per questo gli anelli vengono posti negli spigoli per introdurvi sostegni o stanghe con cui l'arca viene portata di qua e di là.
Si suole porre il quesito per qual motivo la Scrittura dice che sopra l'arca si deve collocare il propiziatorio. ( Es 25,21 )
Ma, poiché si ordina che sia d'oro e se ne indica chiaramente la lunghezza e la larghezza, identica a quella indicata per l'arca, certamente si ordina che sia come una tavola d'oro della stessa forma dell'arca per ricoprirla.
Sopra il propiziatorio dovevano esserci due cherubini, uno da un lato e uno dall'altro, posti di fronte, in modo che il loro viso fosse rivolto verso il propiziatorio e lo coprissero con le loro ali: tutte queste cose sono prefigurazioni simboliche.
L'oro infatti è il simbolo della sapienza, l'arca simboleggia il mistero di Dio.
Nell'arca fu ordinato di porre [ le tavole ] della legge, la manna e il bastone di Aronne; nella legge ci sono i comandamenti, il bastone è simbolo del potere, la manna della grazia, poiché solo con la grazia si possono osservare i comandamenti.
Tuttavia, poiché la legge non viene osservata interamente da tutti coloro che così fanno progressi, è posto sull'arca il propiziatorio, poiché, per raggiungere la perfezione, è necessario che sia propizio Dio, e perciò il propiziatorio è posto al di sopra per il fatto che la misericordia è al di sopra del giudizio. ( Gc 2,13 )
I due cherubini invece coprono con le loro ali il propiziatorio, cioè lo onorano coprendolo poiché vi sono quegli oggetti simbolici; inoltre si guardano l'un l'altro poiché sono d'accordo - essi infatti raffigurano i due Testamenti - e il loro viso è chino verso il propiziatorio, poiché mettono in gran risalto la misericordia di Dio, in cui risiede l'unica speranza.
Infine quindi Dio promise di parlare a Mosè fra i cherubini al di sopra del propiziatorio. ( Es 25,22 )
Orbene, se la creatura razionale per la vastità della scienza - poiché questo è il significato della parola cherubim, tradotta dall'ebraico - è simboleggiata da questi due animali, essi sono due per sottolineare l'unione della carità e coprono il propiziatorio con le loro ali, poiché attribuiscono le loro ali a Dio e non a se stessi, cioè onorano Dio con le virtù, per le quali sono superiori agli altri esseri.
Il loro volto inoltre è inclinato solo verso il propiziatorio, poiché per fare qualsiasi progresso nell'immenso campo della scienza si deve riporre la speranza solo nella misericordia di Dio.
Quanto alla frase: Gli anelli saranno in casse di sostegno per sollevare la tavola, essa deve intendersi nel senso che gli anelli erano come una sorta di casse di sostegno in cui erano introdotti i sostegni come attraverso delle casse.
Poiché la Scrittura dice: Saranno in casse, come se dicesse: " saranno come delle casse ".
Viene ordinato di fare la tenda di dieci teloni poiché dieci sono i comandamenti della legge.
I teloni in verità simboleggiano la larghezza a causa della facilità, poiché la carità è la pienezza della legge ( Rm 13,10 ) e sono facili solo i precetti della carità.
Viene quindi ricordata la stessa dilatazione quando si dice: Hai dilatato i miei passi sotto di me e i miei piedi non hanno vacillato. ( Sal 18,37 )
Ma siccome questa dilatazione avviene per grazia di Dio - la carità di Dio infatti è stata riversata nei nostri cuori non per mezzo di noi, ma per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato ( Rm 5,5 ) - perciò qui ci viene ricordato in senso allegorico il numero che ha relazione con lo Spirito Santo, per mezzo del quale si può adempiere la legge.
La Scrittura infatti dice che il telone deve avere ventotto cubiti di larghezza.
Ora questo numero, poiché è un multiplo di sette, ha un senso allegorico quando dice che la larghezza del telone dev'essere di quattro cubiti.
Infatti quattro per sette fa ventotto. Questo numero inoltre è anche perfetto, poiché come il sei risulta composto dei suoi divisori.
Ciò che invece la Scrittura dice spesso: Vi farai dei cherubini con un lavoro di tessitore, che cosa pone in risalto con tutti questi particolari se non la vastità della scienza, che è significata dalla parola Cherubini?
E farai dei teli di pelo per coprire la tenda; farai undici teli.
Questi teli sono tessuti di pelo, cioè di pelo di capra e si dice che sono undici.
Nei peccati evidentemente v'è una trasgressione.
La trasgressione è simboleggiata proprio dal numero undici poiché travalica il numero dieci, cioè la legge. ( Gal 3,19 )
Ecco perché undici moltiplicato per sette fa settantasette: con questo numero il Signore volle indicare la remissione di tutti i peccati, dicendo: [ Dovrai perdonare ] non solo sette volte, ma settanta volte sette; ( Mt 18,22 ) altrettante generazioni si trovano in Luca quando, parlando del battesimo del Signore risale il corso dei tempi e arriva, passando per Adamo, fino a Dio. ( Lc 3,23-38 )
Per lo stesso motivo questi teloni sono simboli dei peccati, perché vengano manifestati nella confessione e vengano cancellati mediante la grazia del perdono conferita alla Chiesa, cioè siano coperti; per conseguenza è detto: Beati coloro ai quali sono rimesse le colpe e i peccati dei quali sono coperti. ( Sal 32,1 )
La Scrittura poi comanda di coprire quei teloni con pelli di montone tinti di rosso robbio.
Orbene, alla mente di chi non si presenta che il montone tinto di rosso robbio è Cristo coperto di sangue a causa della sua passione?
Da queste pelli sono simboleggiati anche i santi martiri, mediante le preghiere dei quali Dio perdona i peccati del suo popolo.
Infine su queste pelli se ne stendono ancora altre di colore di giacinto che mediante il colore verde - immagine, per così dire, di un vigore eterno - simboleggiano la vita eterna.
Farai due ancone per ciascuna colonna fissati l'uno di fronte all'altro, cioè uno di qua e l'altro di là ai lati della colonna.
L'agiografo chiama anconisci [ tenoni ] quelli che comunemente chiamiamo ancones, come ve ne sono nelle cantine sui pilastri delle mensole su cui poggiano le tavole di legno, dove sono posti grandi recipienti.
La parola ancones deriva dal fatto d'essere simile ai gomiti sui quali si piega il braccio sul quale si appoggiano i commensali seduti a tavola, e che in greco si chiamano άγκώνες [ gomiti ].
[ Farai ] anche due basi per ciascun montante.
Sembra che la Scrittura chiami basi non solo quelle con cui sono sostenuti i montanti della parte inferiore, ma anche le basi superiori che noi chiamiamo capitelli.
Ecco perché essa dice: due basi per ciascun palo da una parte e dall'altra.
Quali sono infatti tutte e due le parti se non quella superiore e quella inferiore?
La Scrittura parlando di otto montanti fissati nella parte posteriore della tenda-santuario conta sedici basi secondo la spiegazione da noi data prima.
Ora, in precedenza essa aveva contato solo sei montanti, ( Es 26,22 ) che aggiunti ai due degli angoli fanno otto.
E il velo farà per voi la separazione tra il Santo e il Santo dei santi, cioè tra il Santo e il Santo dei santi ci dev'essere questo velo, di cui ora si parla, teso su quattro sostegni.
Della differenza tra il Santo e il Santo dei santi parla la Lettera agli Ebrei, ( Eb 9,1-12 ) poiché il Santo dei santi si trova dov'è l'arca dell'alleanza, si trova cioè all'interno, di là dal velo; all'esterno invece la tavola e il candelabro e tutti gli altri oggetti - che poc'anzi ho detto come dovevano essere fatti - sono chiamati " santi " ma non " santi dei santi ".
Dagli oggetti all'esterno del velo era simboleggiato l'Antico Testamento, da quelli che erano all'interno era invece simboleggiato il Nuovo, trovandosi l'uno e l'altro, leggendo l'Antico Testamento, sia espresso mediante le azioni che simboleggiato con la loro prefigurazione.
E per questo nel " santo " è prefigurato l'Antico Testamento, mentre nel " santo dei santi " è prefigurata la stessa verità, cioè il Nuovo Testamento.
Nel " santo " perciò vi è una figura della figura, poiché è figura dell'Antico Testamento, nel " santo dei santi " invece vi è la figura della stessa verità poiché è figura del Nuovo Testamento.
Tutto l'Antico Testamento è infatti una prefigurazione rappresentata da queste realtà e celebrazioni che per comando di Dio si devono osservare in questo modo.
A proposito dell'altare si pone il quesito come mai fu stabilito che fosse alto tre cubiti quando quasi uguale è la statura di un uomo.
In qual modo dunque si potevano compiere le funzioni del culto all'altare quando in un altro passo si proibiva che l'altare abbia dei gradini?
Non devi mostrare su di esso - è detto - la tua nudità. ( Es 20,26 )
In quel passo si parlava però dell'altare che doveva essere costruito di terra o di pietre, con il quale avrebbero dovuto certamente far corpo gli stessi gradini incorporati nella costruzione.
Ora invece viene ordinato di costruire un altare di tavole: e se vi si mettesse vicino una predella, su cui stesse ritto in piedi il ministro [ dell'altare ] al momento del servizio religioso e che fosse poi tolta una volta compiuta la funzione sacra, non farebbe certamente corpo con l'altare.
Si pone ugualmente il quesito in qual modo sopra un altare di legno poteva essere posto il fuoco con cui doveva essere bruciata [ la vittima del ] sacrificio, soprattutto considerando che il legislatore aveva ordinato che fosse concavo e, fino alla sua metà, cioè fino alla metà della sua parte concava, fosse posta una graticola lavorata a maglie di rete.
Poiché è detto: E farai dei corni ai quattro angoli e i corni faranno corpo con esso e li rivestirai di bronzo, la frase: li rivestirai di bronzo è forse da riferirsi non solo ai corni ma a tutto ciò di cui parlava la Scrittura nell'esporre le prescrizioni da osservare nel costruire l'altare?
Tu poi parla a tutti gli uomini esperti, di spirito saggio, che ho riempito di uno spirito d'intelligenza.
Il testo greco veramente ha αίσθήσεως che noi siamo soliti tradurre con la parola senso, non intelligenza; ma così la Scrittura suole parlare del senso interiore, che noi chiamiamo " intelligenza ", come si trova nella Lettera agli Ebrei: Il cibo solido invece è per gli adulti, per coloro cioè che, grazie all'esercizio, hanno le facoltà intellettuali addestrate al discernimento del bene e del male. ( Eb 5,14 )
Ciò che qui viene espresso con sensus il testo greco lo esprime con αίσθήσις.
Quale Spirito dunque dobbiamo vedere qui se non lo Spirito Santo?
Ecco i vestiti che essi confezioneranno: il pettorale, lo scapolare, l'abito talare, una tunica ricamata.
Si deve notare che sono chiamate " vesti " eccetera mentre prima era stato detto che si doveva confezionare un vestito solo.
I traduttori latini pensarono ch'era meglio tradurre veste ricamata anziché veste con frange le quali, ben disposte, di solito servono da ornamento.
Che cosa sono gli oggetti inseriti nell'abito del sommo sacerdote che il testo chiama aspidiscas?
Sono forse delle scutulae così dette in latino da scutum [ scudo ], poiché anche i Greci chiamano άσπίδα lo scudo?
Oppure il testo chiama quegli oggetti aspidiscas perché destinati a legare accuratamente l'efod derivando il termine da serpente, aspide, come sono chiamati anche "murene ".
La lunghezza [ del razionale ] sarà di una spanna e di una spanna anche la larghezza.
Alcuni scrittori latini hanno tradotto " una misura della palma della mano distesa dal pollice fino alla punta del mignolo ".
Parimenti il passo in cui è detto: Prenderai due pietre di onice e vi scolpirai i nomi dei figli d'Israele, sei in una pietra e sei nell'altra secondo l'ordine di nascita, ( Es 28,9-10 ) si deve intendere nel senso che le pietre corrispondono ai nomi dei figli d'Israele secondo la loro nascita, cioè secondo l'ordine in cui sono nati?
E farai sul razionale dei cordoni intrecciati, opera in forma di catenella d'oro puro.
Ciò che i Latini hanno tradotto con razionale si deve alla povertà [ lessicale ] della lingua; poiché il testo greco ha λόγιον, non λόγικόν.
Noi dunque siamo soliti chiamare " razionale " quello che i Greci chiamano λόγικόν.
Ma siccome λόγος in greco è ambiguo se significa verbum [ parola ] o rationem [ ragione ] perché denota ambedue le cose, nei passi in cui credevano che λόγιον derivasse da " parola " lo tradussero con eloquium [ parola; sentenza di un oracolo ]; così infatti tradussero le parole del Salmo: Le parole del Signore sono parole sincere, ( Sal 12,7 ) ove i testi greci hanno λόγια.
Qui al contrario trattandosi della veste del sommo sacerdote che era stato ordinato fosse d'oro, giacinto e porpora, cremisi doppio ritorto e di bisso doppio ritorto, quadrato, doppio, che fosse sul petto del sommo sacerdote, e si chiamasse λόγιον; è incerto se questo termine derivasse da " ragione " o da " parola ", greco λόγος.
I nostri traduttori latini, pensando che il nome derivasse piuttosto da "ragione " lo tradussero con " razionale ".
Metterai sopra il razionale del giudizio la Manifestazione e la Verità.
È difficile sapere che cosa ciò voglia dire o su che cosa o metallo veniva posto sopra il razionale la manifestazione e la verità, poiché la Scrittura dice che sulla veste del sommo sacerdote si devono porre oggetti di natura materiale.
Alcuni tuttavia favoleggiano che quell'oggetto fosse una pietra che cambiava di colore per indicare sciagura o prosperità quando il sacerdote entrava nel Santo e dicono che questo è significato dalla frase: E Aronne porterà sul petto i giudizi dei figli d'Israele, mostrando evidentemente con quella manifestazione e verità quale giudizio avrebbe dato il Signore riguardo ad essi.
Senonché si potrebbe pensare che la manifestazione e la verità stavano sul λόγιον.
E farai una tunica talare di colore giacinto, cioè che scende giù fino ai talloni, e nel suo mezzo ci sarà una scollatura - cioè l'apertura, per la quale far uscire la testa, dai Greci detta περιστόμιον - avente intorno al collo un orlo, opera di tessitore, la cui commessura sarà tessuta insieme con esso, vale a dire che l'orlo non dev'essere cucito dalla parte esterna; questo pare significhi l'espressione commessura tessuta con esso.
Perciò il legislatore soggiunge anche: ben tessuto con esso perché non si strappi, cioè l'orlo dev'essere cucito nella trama della veste.
E l'userà Aronne quando compirà le sue funzioni sacerdotali; se ne sentirà la voce quando entrerà nel Santo davanti al Signore e quando uscirà, per evitare il rischio di morire.
La Scrittura afferma che all'entrata e all'uscita [ del sommo sacerdote ] si dovrà udire il suono dei sonagli e dà tanta importanza all'osservanza di questo particolare, al punto di dire: per evitare il rischio di morire.
La Scrittura ha voluto dunque simboleggiare alcuni precetti nella veste del sommo sacerdote, poiché vi è certamente prefigurata la Chiesa per mezzo di questi sonagli perché sia conosciuta la condotta del sacerdote come dice l'Apostolo: Mostrando te stesso modello di opere buone verso tutti; ( Tt 2,7 ) o come dice in un altro passo: Ciò che hai udito da me davanti a molti testimoni affidalo ai fedeli e a quanti sono in grado d'insegnarlo agli altri. ( 2 Tm 2,2 )
O c'è qualche altro simbolo? Quale che esso sia è tuttavia una cosa importante.
L'espressione per lui che entra e per lui che esce sta per " la voce di lui che entra e di lui che esce ".
La voce infine sta per " suono ", poiché quello dei sonagli è piuttosto un suono che una voce.
E farai una lamina d'oro puro e sopra v'inciderai, in forma di un sigillo, la scritta: " Sacro al Signore ".
Con un cordone doppio di lana viola l'attaccherai sul turbante, e precisamente sulla parte anteriore.
Starà sulla fronte di Aronne e Aronne toglierà i peccati relativi alle cose sante che i figli di Israele potranno fare nell'offrire le loro cose sante.
Io non capisco in che modo si possa scrivere sopra una lamina Sacro al Signore se non per mezzo di lettere.
Alcuni dicono che si tratti delle quattro lettere ebraiche che si crede formassero o formano ancora adesso l'ineffabile nome di Dio, che i Greci chiamano περιστόμιον.
Ma quali che siano quelle lettere o qualunque sia la loro forma, io crederei - come ho già detto - che la santità o la santificazione del Signore - se così deve chiamarsi piuttosto, come ha il testo greco άγίασμα - poteva scriversi unicamente in lettere d'oro.
Il testo poi dice che il sacerdote toglie i peccati relativi a qualunque cosa santa che i figli d'Israele faranno nell'offerta delle cose sante.
A mio parere ciò si riferisce ai sacrifici da loro offerti per i loro peccati; non si deve pensare che si tratti di uomini santi, ma di cose sante per il fatto che sono sante quelle che si offrono sull'altare per i peccati.
Ecco perché, dopo aver parlato della lamina, la Scrittura aggiunge e dice: E Aronne toglierà qualsiasi peccato relativo alle cose sante, che i figli di Israele potranno fare nell'offerta delle cose sante; cioè il sacerdote prenderà su di sé tutto ciò che viene offerto per i loro peccati, come la Scrittura ricorda in modo assai chiaro in molti passi.
Quanto a ciò che la Scrittura aggiunge dicendo: e sarà sempre sulla fronte di Aronne per attirare su di essi il favore del Signore, si riferisce alla lamina d'oro, nella quale l'ornamento della fronte deve essere garanzia d'una vita santa che il sacerdote vive come uno che si comporta davvero in modo perfetto aderente alla verità e non simbolicamente e perciò può caricarsi dei peccati degli altri solo lui e non ha bisogno di offrire sacrifici per i peccati propri.
Quando la Scrittura, parlando a Mosè, formulò le norme relative a come dovevano essere vestiti e consacrati con l'unzione Aronne e i suoi figli, che cosa vuol dire: e riempirai le loro mani perché esercitino il sacerdozio per me?
Dovevano forse essere riempite dei doni che devono essere offerti a Dio?
E farai per loro dei calzoni di lino per coprire la nudità del loro corpo; scenderanno dai reni fino alle cosce.
Siccome un vestito così grande copre tutto il corpo, che significano le parole: Farai loro dei calzoni di lino per coprire la nudità del loro corpo, come se la nudità potesse apparire al di sopra di una veste così grande?
L'unica spiegazione è che l'agiografo volle con ciò indicare come un segno esteriore quale simbolo di castità o di continenza che è raffigurata dall'indumento, per far capire che non la si possiede da se stessi ma è concessa [ da Dio ].
Parlando dei figli di Aronne l'agiografo dice: Li rivestirai con le tuniche e li cingerai con le cinture e avvolgerai ad essi i copricapo.
Non si sa che cosa sia ciò che si chiama cidarim o cidaras, poiché non è stato tradotto e attualmente non è usato.
Io tuttavia penso che non si tratti di un copricapo, come hanno creduto alcuni, poiché l'agiografo non avrebbe detto: Li avvolgerai ad essi se non si fosse trattato di qualcosa che si usava per il corpo e non per la testa.
E il sacerdozio per me apparterrà loro per sempre.
Abbiamo già detto spesso prima in qual senso si dica per sempre a proposito di queste cose che sono una prefigurazione.
Questo sacerdozio infatti fu realmente cambiato perché fosse per sempre secondo il modo di Melchisedec, non secondo quello di Aronne, poiché a proposito del primo c'è un giuramento ma nessun pentimento da parte di Dio, con cui s'indicasse un mutamento.
Il Signore infatti ha giurato e non si pentirà. Tu sei - è detto - sacerdote per sempre come lo era Melchisedec. ( Sal 110,4 )
A proposito dell'ordine di Aronne invece è detto [ che sarà ] per sempre o perché non era stato stabilito il tempo fino al quale doveva essere osservato o perché prefigurava realtà eterne ma tuttavia in nessun passo [ della Scrittura ] a proposito del sacerdozio di Aronne è detto che il Signore aveva giurato e non si sarebbe pentito.
Ecco perché del sacerdozio secondo il modo di Melchisedec è detto: Non si pentirà, per indicare che si pentì del sacerdozio di Aronne, vale a dire che lo mutò.
Che cosa vuol dire: Consacrerai le mani di Aronne e le mani dei suoi figli?
Con il termine mani fu simboleggiato forse il potere con il quale anch'essi potevano consacrare qualcosa, mentre il potere stesso veniva consacrato mediante la consacrazione con la quale il Signore aveva comandato fossero consacrati da Mosè?
E condurrai il vitello alla porta della tenda della testimonianza ed Aronne e i suoi figli poseranno le loro mani sulla testa del vitello davanti al Signore.
Ecco perché più sopra è detto che le loro mani dovevano essere consacrate, vale a dire si doveva perfezionare il loro potere perché anch'essi consacrassero, come avviene adesso quando pongono le loro mani sul vitello da immolare.
Quanto al fatto che il sacrificio delle vittime del bestiame minuto nelle Sacre Scritture è chiamato odore gradevole per il Signore, naturalmente non [ si deve credere ] che Dio si diletti dell'odore di quel fumo, ma Dio si diletta solo di ciò che è simboleggiato da quelle cose quando gli è offerto spiritualmente, poiché lo stesso odore di Dio dev'essere inteso in senso spirituale.
Dio infatti non aspira l'odore con le narici del corpo come noi.
Queste cose dunque sono espressioni allegoriche come lo è l'espressione: "Dio sente l'odore ".
E prenderai il petto dell'ariete dell'investitura che è di Aronne, cioè dello stesso Aronne.
Ciò infatti [ il Signore ] volle che spettasse al sommo sacerdote.
E sarà per Aronne e per i suoi figli come proprietà perpetua da parte dei figli d'Israele.
Così dice l'agiografo parlando del petto e della coscia delle vittime.
È chiamato dunque eterno secondo il costume che spesso abbiamo ricordato più sopra.
E il vestito del [ luogo ] santo, che appartiene ad Aronne, apparterrà ai suoi figli dopo di lui affinché siano unti in essi e consacrare le loro mani.
Quegli indumenti li indosserà per sette giorni il sacerdote che gli succederà tra i suoi figli e che entrerà nella tenda della testimonianza per officiare nelle cose sante.
Queste espressioni contengono molti problemi.
Innanzi tutto qui si deve osservare come, avendo l'agiografo detto prima: il vestito del santo, dopo dice al plurale: perché siano unti in essi, come se si trattasse di abiti.
Infatti anche più sopra s'era detto che erano molti gli indumenti di cui era composto un solo abito.5
È comunque incerto se in ipsis dipendeva dal fatto che sono di genere neutro ipsa [ tutte le cose ] da cui risulta formato quell'abito, cioè il vestito del sacerdote; questa è l'ipotesi più probabile per il fatto che in seguito è detto: Durante sette giorni le indosserà il sacerdote che gli succederà, vale a dire tutte le cose che l'agiografo aveva ricordato nel descrivere l'abito del sacerdote.
In verità ripete qui ciò che aveva detto prima: per consacrare le loro mani, a proposito della quale cosa ho spiegato quale fosse la mia opinione.6
Al contrario, circa la frase: Durante sette giorni l'indosserà il sacerdote, vuol dire forse che negli altri giorni non l'indosserà?
Ma l'agiografo ha voluto farci capire [ che parlava ] dei sette giorni continui, nei quali in un certo senso si inaugurava il suo sacerdozio e il suo inizio era celebrato durante una settimana.
Chiama poi successore di Aronne colui che entra nella tenda della testimonianza per officiare nelle cose sante, indicando cioè colui che non poteva essere se non l'unico, non come erano i figli di Aronne mentre era ancor vivo il loro padre, ma come era proprio il successore di Aronne in persona.
Come mai dunque è detto che era competenza solo di questo entrare nella tenda della testimonianza per officiare nelle cose sante, dal momento che sono chiamate sante anche le cose situate fuori del velo dal quale sono nascoste le cose più sante e si chiama anche tenda dell'alleanza lo spazio dove si trovano le cose sante, vale a dire la tavola [ dei pani ] e il candelabro?
Poiché in quel luogo presso l'altare e il candelabro e lo stesso altare officiano anche i sacerdoti che li seguono, come mai si dice che deve entrare nella tenda della testimonianza per officiare nelle cose sante l'unico successore di Aronne?
Se l'agiografo avesse detto: per officiare nel Santo dei santi non ci sarebbe alcun problema, poiché in esso, ove si trovava l'arca dell'alleanza, entrava solo il sommo sacerdote, come viene rilevato assai precisamente anche nell'Epistola agli Ebrei, a meno che l'espressione entrare nella tenda della testimonianza per officiare nelle cose sante, non si voglia intendere se non nel " santo dei santi " perché anch'esso è detto certamente sancta [ cose sante; luogo santo ].
Infatti non tutte le cose che sono sante possono chiamarsi santissime; al contrario quelle santissime sono certamente anche sante.
Il fatto poi che quell'unico [ sacerdote ] il quale una volta all'anno entrava nel Sancta sanctorum prefigurava Cristo nostro Signore è ricordato assai chiaramente dalla suddetta Lettera agli Ebrei. ( Eb 9,11 )
Quanto poi a ciò che è prefigurato nel Santo dei Santi, che cioè sull'arca contenente la legge ci fosse il propiziatorio, con cui si deve intendere essere figurata la misericordia di Dio che perdona i peccati di coloro che non osservano la legge, a me pare che è raffigurato anche nella veste del sacerdote; infatti di che cos'altro essa è simbolo se non dei misteri della Chiesa?
Poiché nel λογίω, cioè nel razionale posto sul petto del sommo sacerdote stabilì i giudizi, nella lamina al contrario la santificazione e l'offerta per i peccati, come se il razionale fosse sul petto a somiglianza dell'arca contenente la legge, e la lamina fosse sulla fronte a somiglianza del propiziatorio posto al di sopra dell'arca, e così mediante l'una e l'altra si sarebbe osservata l'affermazione della Scrittura: La misericordia supera il giudizio. ( Gc 2,13 )
Che significa ciò che dice la Scrittura dell'altare purificato e santificato durante sette giorni che sarà una cosa santa, assai santa?
L'altare per verità non è detto il " Santo dei santi " come lo spazio separato dal velo, dove si trova l'arca della testimonianza, tuttavia si dice che anche l'altare posto al di fuori del velo diventa il santo dei santi mediante la santificazione di sette giorni più che mediante l'unzione.
L'agiografo aggiunge anche: Chiunque toccherà l'altare sarà santo.
Parlando dell'altare dell'incenso che era stato ordinato fosse rivestito non di bronzo ma d'oro, si dice: Vi farai anche due anelli d'oro puro sotto il suo orlo ricurvo, li farai dai due lati sui due suoi fianchi, poiché il testo greco ha: είς τά δύο κλίτη ποιήσεις έντοϊς δυσί πλευροϊς.
Infatti κλίτη significa " lati " e anche πλευρα significa " fianchi " o " lati ".
Ecco perché alcuni autori latini hanno tradotto: Li farai in due parti su entrambi i lati.
Il testo greco però non dice μέρη che significa " parti ", ma κλίτη che significa " lati ".
D'altra parte questa parola si trova nel Salmo in cui sta scritto: Tua moglie sarà come una fertile vigna ai lati della tua casa. ( Sal 127,3 )
C'è perciò solo il caso che è differente, poiché prima è espresso l'accusativo e poi invece l'ablativo: farai [ gli anelli ] dai due lati [ latera, accusativo ], sui due lati [ lateribus, ablativo ].
È però difficile capire qual è il senso a meno che, forse, siccome la Scrittura è solita usare l'ellissi omettendo e sottintendendo qualche parola, anche qui sia sottinteso " saranno " nel qual caso il senso sarebbe il seguente: Li farai ai due lati, saranno [ fissati ] sui due lati, cioè farai gli anelli ai due lati poiché saranno [ fissati ] sui due lati.
E saranno gli archi per le stanghe per sollevarlo.
Quelli che erano stati chiamati " anelli " sono chiamati archi, ma l'agiografo naturalmente dice anelli invece di manici rotondi.
Ma che cos'è un anello o cerchio se non un arco circolare?
Ecco perché alcuni non volendo dire arco tradussero " teche ", in cui s'introducevano le stanghe, e scrissero: e saranno le teche per le stanghe.
Come se il greco non avesse potuto dire così, dal momento che anche " teca " è una parola greca; ma l'agiografo usò ψαλίδες che significa " archi ".
Lo farà bruciare su di esso come incenso di continuità davanti al Signore per le loro generazioni.
È detto incenso di continuità poiché doveva essere acceso continuamente, cioè non doveva essere omesso in nessun giorno.
Poiché si trattava di una prescrizione relativa all'altare dell'incenso, sul quale cioè si doveva porre solo l'incenso, non l'olocausto, né il sacrificio, né la libagione, era stato comandato che si dovesse offrire quotidianamente il suddetto incenso.
Adesso invece è detto: Aronne vi farà la propiziazione oppure la purificazione sopra i suoi corni una sola volta all'anno con il sangue della purificazione dei peccati.
Della propiziazione viene da depropitiatio che in greco si dice έξιλασμός.
Per conseguenza si deve intendere che l'ordine di propiziare Dio una volta l'anno sui corni dell'altare dell'incenso, di cospargere cioè una volta all'anno i corni dell'altare dell'incenso con il sangue della purificazione dei peccati, quello cioè delle vittime offerte per i peccati, non fa parte dell'azione di porre l'incenso come era stato comandato fosse compiuta ogni giorno.
Quell'azione infatti veniva compiuta con profumi, non con il sangue, e ogni giorno, non una sola volta all'anno.
Non dobbiamo quindi pensare che il sacerdote soleva entrare una sola volta all'anno nel Santo dei santi, ma che entrava una sola volta all'anno con il sangue, ma soleva entrare proprio ogni giorno senza sangue per porre l'incenso, mentre con il sangue vi entrava una sola volta all'anno.
Dobbiamo pensare così soprattutto perché è detto subito dopo: Lo purificherà una volta all'anno; è una cosa santa, santissima per il Signore.
Il sacerdote dunque non doveva porre sull'altare solo una volta all'anno l'incenso che invece era stato ordinato di porre ogni giorno, ma avrebbe dovuto purificare una sola volta all'anno, atto che era stato ordinato fosse compiuto con il sangue.
E dopo è aggiunta la frase: È un'azione santissima al cospetto del Signore, e perciò se il " Santo dei santi " era non all'esterno, ma all'interno del velo, certamente l'altare di cui ora si tratta, era all'interno del velo poiché era stato ordinato fosse posto dall'altra parte del velo.
Che significa la frase: Se prenderai il computo dei figli d'Israele al tempo della loro ispezione, se non che è comandato che talvolta si faccia l'ispezione e il computo, cioè il censimento degli Israeliti?
Si deve pensare che per questo calcolo Davide fu punito poiché Dio non glielo aveva ordinato. ( 2 Sam 24 )
Bisogna considerare e sottolineare come Dio comandò di ungere con l'olio dell'unzione tutte le cose, cioè il tabernacolo e tutto ciò che era in esso e dopo saranno Sancta sanctorum.
Ciò significa che tutte quelle cose saranno Sancta sanctorum dopo che saranno state unte.
Bisogna quindi indagare più attentamente su quale differenza ci sia tra le cose dell'interno nascoste dal velo e tutte le altre, se tutte saranno Sancta sanctorum; questo almeno abbiamo creduto doveroso rilevare.
A proposito di ciò ricorderemo anche come riguardo all'altare dei sacrifici, che dopo l'unzione Dio stabilì fosse chiamato " il Santo dei santi ", subito dopo si dice: Chiunque lo toccherà, resterà santificato. ( Es 29,37 )
Ciò può intendersi in due modi e cioè: sia nel senso che uno sarà santificato toccandole, sia nel senso che uno sarà santificato in modo che gli sia lecito toccarle, pur essendo vero che al popolo non era lecito toccare il tabernacolo quando offrivano le vittime oppure venivano offerte a Dio le cose portate da loro.
Il testo infatti nel seguito ammonisce che è da rivolgere non ai soli sacerdoti o leviti ciò che Dio dice a Mosè: E ai figli d'Israele parlerai in questi termini - i figli d'Israele erano naturalmente tutto quel popolo - ma viene poi comandato di dir loro: Ciò sarà per voi un olio, un unguento santo per unzione, per le vostre generazioni.
Sulla carne di un uomo non sarà spalmato, e secondo questa composizione non ne farete per voi stessi; è una cosa santa e sarà una santificazione per voi.
Chiunque ne farà di simile e ne darà a qualcuno di nazione straniera sarà tagliato fuori dal mio popolo.
Il Signore quindi non solo ai sacerdoti ma a tutto il popolo d'Israele comandò di non confezionare un simile unguento per gli usi umani, poiché questo è ciò che significa l'espressione: non venga spalmato sulla carne dell'uomo.
Proibisce dunque [ agli Israeliti ] di confezionare un unguento per le proprie necessità e minaccia loro la morte se qualcuno farà qualcosa di simile, cioè se confezionerà un unguento simile per i propri bisogni o ne farà parte a qualcuno di stirpe diversa.
E poiché Dio comanda di dire a tutto il popolo l'affermazione: sarà santificazione per voi, non vedo in che senso può intendersi se non nel senso che era loro lecito, quando andavano ciascuno con i loro doni, toccare il tabernacolo, e toccandolo venivano santificati per mezzo di quell'olio con cui erano spalmate tutte le cose.
Ecco perché è detto: Ognuno che lo tocca resterà santificato, ma non allo stesso modo dei sacerdoti, che venivano unti con lo stesso olio per compiere le funzioni sacerdotali.
Quando Dio dà l'ordine circa gli aromi con cui si deve confezionare il timiama, cioè l'incenso, e dice che dev'essere un lavoro di profumiere, cotto secondo il modo usato in profumeria, non dobbiamo pensare che si dovesse confezionare un unguento con cui ungere qualcosa, ma - come è stato detto - il timiama o incenso da porre sull'altare dell'incenso sul quale non era lecito offrire sacrifici e che era posto all'interno del Santo dei santi.
E ne frantumerai minutamente una parte e la porrai in faccia alle testimonianze, d'onde mi farò conoscere a te.
L'incenso sarà per voi Santo dei santi. Ecco, questo incenso è chiamato di nuovo Santo dei santi poiché si poneva sull'altare dell'incenso che era all'interno; e tabernacolo della testimonianza è chiamata propriamente la parte più interna dov'era l'arca e la distinzione è mostrata chiaramente quando Dio dice: Donde mi ti darò a conoscere.
Così aveva detto prima a proposito del propiziatorio che senza dubbio si trovava nella parte interna, cioè di là dal velo sopra l'arca.
Che cosa vuol dire che quando Dio ordinò d'impiegare Beseleel alla costruzione del tabernacolo disse che lo aveva riempito d'uno spirito divino di sapienza, d'intelligenza e di scienza in ogni specie di lavoro per progettare e realizzare le opere secondo le regole dell'architettura?
Sono forse da attribuire a un dono dello Spirito Santo anche questi lavori che paiono appartenere a lavoro artigianale, oppure anche questa è un'espressione allegorica nel senso che appartiene a uno spirito divino di sapienza, d'intelligenza e di scienza ciò che è figurato da queste cose?
Tuttavia anche qui, sebbene si dica che questo [ artigiano ] è ripieno di uno spirito divino di sapienza, d'intelletto e di scienza non si menziona ancora lo Spirito Santo.
Che cosa vuol dire l'espressione: È un'alleanza eterna in me e nei figli d'Israele, pronunciata da Dio allorché diede l'ordine di osservare il sabato?
Non dice: " tra me e i figli di Israele ".
Forse perché sabato significa " riposo " e per noi il riposo si trova solo in Dio?
Poiché chiama certamente " figli d'Israele " tutto il suo popolo, cioè i discendenti di Abramo.
Ma c'è un Israele carnale e un Israele spirituale; poiché se dovesse essere chiamato Israele solo quello di stirpe carnale, l'Apostolo non direbbe: Guardate l'Israele carnale. ( 1 Cor 10,18 )
In questo passo viene indicato naturalmente che esiste un Israele spirituale, quello che è giudeo interiormente e per la circoncisione del cuore. ( Rm 2,29 )
Per conseguenza è forse meglio punteggiare così: alleanza perpetua in me, in modo che l'altro senso sia: e per i figli di Israele è un segno eterno, cioè simbolo di una realtà eterna, allo stesso modo che la pietra era Cristo, ( 1 Cor 10,4 ) poiché la pietra era figura di Cristo.
L'espressione perciò non dev'essere unita così: alleanza eterna in me e nei figli d'Israele, come se questa alleanza fosse in Dio e nei figli di Israele, ma alleanza eterna in me - poiché in Lui è stato promesso il riposo eterno - e per i figli di Israele è un segno eterno, poiché i figli d'Israele ricevettero l'ordine di osservare il segno che prefigura il riposo eterno per i veri Israeliti, cioè per i figli della promessa ( Gal 4,28 ) e per coloro che vedranno Dio faccia a faccia com'egli è. ( 1 Gv 3,2 )
E appena ebbe finito di parlare con lui, sul monte Sinai, diede a Mosè le due tavole della testimonianza, tavole di pietra scritte col dito di Dio.
Sebbene Dio avesse parlato di tante cose, tuttavia sono date a Mosè due tavole di pietra, chiamate tavole della testimonianza, che avrebbero dovuto essere messe nell'arca.
Naturalmente s'intende che tutte le altre cose comandate da Dio, se le esaminiamo con attenzione e le capiamo bene, dipendono dai dieci comandamenti scritti sulle due tavole, allo stesso modo che gli stessi dieci comandamenti dipendono a loro volta dagli altri due, cioè l'amore di Dio e del prossimo, dai quali dipendono tutta la legge e i Profeti. ( Mt 22,40 )
Quanto all'ordine dato [ agli Israeliti ] da Aronne di togliere dalle orecchie delle proprie mogli e figlie gli orecchini con cui fabbricare degli dèi per loro, non è illogico pensare che egli volle imporre loro una cosa difficile per distoglierli in tal modo da quel proposito.
Tuttavia, per coloro che si rattristano quando viene comandato da Dio di fare o sopportare pazientemente qualche simile sacrificio per la vita eterna, ho creduto doveroso porre in risalto il disagio sopportato [ dagli Israeliti ] per il fatto di procurare tutto l'oro necessario per fabbricare l'idolo.
Dio, nell'indicare a Mosè che cosa il popolo aveva fatto con il vitello, cioè con l'idolo che si era fabbricato con il proprio oro, dice che essi avevano affermato: Ecco, o Israele, i tuoi dèi che ti hanno fatto uscire dal paese d'Egitto.
Non si legge [ in alcun passo della Scrittura ] che gli Israeliti avessero fatto una simile affermazione in pubblico, ma Dio rivelò che tale era il loro sentimento.
In effetti essi avevano nel loro cuore il senso di quelle parole, che non poteva restare nascosto a Dio.
E il Signore fu clemente a proposito del male che aveva detto avrebbe fatto al suo popolo.
Il " male " vuol significare qui " castigo ", come nella frase: e la loro morte fu considerata un castigo. ( Sap 3,2 )
Secondo questo significato si dice anche il bene e il male [ provengono ] da Dio, ( Sir 11,14 ) non già nel senso di " malizia ", a causa della quale sono cattivi gli uomini.
Dio infatti non è cattivo, ma infligge dei mali ai malvagi poiché è giusto.
Sembra che Mosè adirato scagliò a terra e fece a pezzi le tavole dell'Alleanza scritte dal dito di Dio; tuttavia con un forte gesto simbolico fu prefigurato il rinnovamento dell'alleanza, poiché doveva essere abolita l'antica ed essere stabilita la nuova.
Si deve sottolineare però quanto si sforzò [ Mosè ] nel rivolgere suppliche per il popolo a Dio che si era mostrato tanto severo nel volerli castigare.
Quanto poi al fatto che fece a pezzi il vitello fatto di metallo fuso, dopo averlo bruciato nel fuoco, e poi ne sparse la polvere nell'acqua che diede a bere al popolo, abbiamo già scritto in un altro passo dell'opera Contro Fausto Manicheo che cosa, a nostro modo di vedere, esso voglia simboleggiare.
Indice |
5 | Es 28,4; q. 2,114,2 |
6 | q. 2, 125 a proposito di Es 29,9 |