Consacrazione secolare valori comuni e valori specifici |
Vorremmo cercare nella Sacra Scrittura « come » interpretare l'esistenza di laici consacrati con una « missione » specifica nel mondo e per il mondo.
Ma, mi chiedo, è possibile che la Bibbia ci dia a questo proposito una risposta esauriente?
Vedo nel Deuteronomio un invito rivolto a ogni uomo ( e perché non al consacrato, sia esso o no laico? ): « Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo.
Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le tue forze ». ( Dt 6,4-5 )
È l'ascolto di Dio. È l'invito all'amore per Dio.
Potremmo dire che, così come l'invito di Dio è presentato nel Deuteronomio, non ci illumina circa la « missione » del laico consacrato nel mondo, dal di dentro del mondo, per il mondo.
Ma se, in quest'invito del Signore, sentissimo la chiamata che egli rivolge al laico consacrato ad amare lui, il Signore, e in lui e per lui amare il mondo, il creato, le creature, ogni uomo, tutte le realtà terrene?
La chiamata a restare in ascolto della sua voce attraverso alla voce di tali realtà e di ogni creatura?
Di questa città terrena da costruire per amore del Signore, come suo regno?
Se in quest'invito di allora a cercare lui, il Signore, sentissimo l'invito di oggi, inseriti come siamo nella storia di oggi, nelle realtà di oggi, nei problemi umani di oggi?
E, oggi, lo stesso Signore da cercare, da ascoltare, da amare … ?
Ascoltare il Signore: tendere l'orecchio, dunque, alla sua voce quando parla attraverso alle cose.
Agli uomini. Ma in modo particolare attraverso al Figlio, alla Parola vivente, che appunto ci si rivolge nella Sacra Scrittura, e che ci parla anche nella vita quotidiana, lui che resta con gli uomini fino alla consumazione dei tempi: « Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo ». ( Mt 28,20 )
Cristo con i suoi: lui, la Parola che « opera » in chi crede ( 1 Ts 2,13 ).
Se cerchiamo in un dizionario biblico il termine « mondo », troviamo alcune risposte circa la sua origine, il suo significato ( segno della bontà di Dio, della sua potenza e divinità; o anche mezzo di castigo per il peccatore, stravolto dalle molteplici calamità; ma, in un modo o nell'altro, associato - il mondo - alla storia della salvezza ).
Questo, nell'Antico Testamento.
Ma se interroghiamo il Nuovo Testamento, accanto all'ambiguità del mondo, troviamo anche il rapporto di Gesù con esso: e per il laico consacrato nel mondo, dal di dentro del mondo, per il mondo, è, allora, fonte di conforto e di coraggio.
Cristo ha vinto il mondo! Cristo l'ha rinnovato: morendo ha realizzato ciò per cui si è incarnato, ha strappato dal mondo il peccato, ( Gv 1,2.9 ) l'ha lavato da ogni sozzura.
Dio ha posto ogni cosa sotto i piedi del Figlio, ( Ef 1,22ss ) ha riconciliato nel Figlio tutti gli esseri rifacendo l'unità nell'universo diviso. ( Col 1,20 )
Così ha chiamato l'uomo a diventare l'uomo nuovo in un mondo nuovo. ( Ap 21, 1-7 )
Ed ecco anche il laico consacrato, uomo come tutti gli altri, laico come ogni altro laico, eccolo chiamato ad essere testimone di Cristo dinanzi al mondo: eccolo inviato al mondo ( Gv 17,18 ) per portargli il messaggio del Cristo. ( 1 Gv 4,17 )
Ecco la sua « missione »: svelare agli uomini della città terrena il vero volto di Dio, mediante la testimonianza della Parola, ma soprattutto la testimonianza di una presenza pienamente cristiana.
Sì, ma … ma il consacrato secolare si trova, nel suo cammino, nelle stesse difficoltà di Israele nel cammino suo.
Oggi, fiducia. Poi, sgomento. Diffidenza. Ancora speranza.
Sempre, la mèta dinanzi a lui. La terra promessa?
O il mondo dei fratelli, quello per cui si è dato e immolato Cristo?
E gli stessi stati d'animo attraverso i quali il Cristo, laico consacrato interamente a servizio del Padre e dei fratelli nel mondo, è voluto passare nel suo cammino tra le realtà della sua storia?
D'altra parte non è lui, il laico consacrato, che ha scelto questa strada e questa missione.
Un giorno - forse dopo un combattimento intimo, ci si è trovato dentro.
Ha scoperto il suo cammino giorno per giorno; giorno per giorno la sua « missione »; giorno per giorno - in sé - un amore profondo per il mondo e i fratelli, un bisogno intimo di « incarnazione » nella storia: come uno qualsiasi.
A servizio. Una scoperta quotidiana, nel silenzio o forse comunitariamente.
Una passione. E, nell'ascolto di Dio ( la preghiera! ), la luce si è fatta. Così, in cammino.
« Ascolta, Israele … ». E l'uomo si pone in ascolto.
Ciascuno in modo diverso, interpellando anche se stesso, per poter dare alla Parola ascoltata una risposta: la propria, personalissima.
Il laico consacrato, come ogni altro laico ma anche per la forza della propria consacrazione, si situa di fronte al Creatore in un atteggiamento interiore: atteggiamento dell'anima.
Conosce il Creatore attraverso alla creatura: « Dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si conosce l'autore ». ( Sap 13,5 )
Il più spontaneo atteggiamento è la riconoscenza, l'ammirazione, la lode: - « I cieli narrano la gloria di Dio, e l'opera delle sue mani annunzia il firmamento … »; ( Sal 19,2 ) anche l'umiltà profonda: « Comprendo che puoi tutto e che nessuna cosa è impossibile per te.
Chi è colui che senza scienza può oscurare il tuo consiglio?
Ho esposto dunque senza discernimento cose troppo superiori a me, che non comprendo ». ( Gb 42,2-3 )
Così parla Giobbe, ponendosi al suo vero posto di creatura.
E su questo fondamento egli pone se stesso e prende coscienza della sua realtà dinanzi a Dio creatore.
E così, penso, si pone davanti al Creatore, tramite le creature, il laico consacrato.
Anzi, è un tutt'altro e ben più alto atteggiamento perché egli guarda al creato attraverso la Parola increata, la Parola vivente, l'Uomo per eccellenza, il Cristo.
Perché se la Scrittura, nel Nuovo Testamento, gli dice che ogni cosa perirà, egli sa anche che una creazione nuova è già stata inaugurata in Cristo.
Troviamo nell'Apocalisse - per limitarmi a rapide citazioni -: « Vidi poi un grande trono bianco e Colui che sedeva su di esso.
Dalla sua presenza erano scomparsi la terra e il cielo senza lasciar traccia di sé ». ( Ap 20,11 ) ma anche troviamo in Paolo il richiamo preciso alla « nuova creatura » ( Gal 6,15 )
« Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove ». ( 2 Cor 5,17 )
Il laico consacrato sente come sua questa « missione »: di aiutare ( con ciò che è, che fa, che ha ) la crescita di questa nuova creatura: un mondo orientale decisamente a Dio, gli uomini rinnovati in Cristo: ogni cosa ricondotta sotto un unico capo: « il disegno di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra » ( Ef 1,10 ) riconciliandole con Cristo, in Cristo.
Ovviamente, come logica conseguenza, il laico consacrato sente e crede che tutte le cose sono uscite dalla mano divina e in vista di Dio, ( Col 1,13 ) che ogni uomo in lui invoca il Padre, ( Mt 6,9 ) che ogni creatura, proprio perché tale, è in relazione stretta con Colui che l'ha voluta dall'eternità, che l'ha creata nel tempo e che vuole condurla nel cammino vero; la sequela di Cristo.
È a servizio di questa « missione » che il secolare consacrato procede nella sua vita.
È alla luce di quest'uomo-Cristo-Gesù che con occhio nuovo guarda ogni creatura, creatura lui stesso.
È appoggiato a queste profonde certezze, sorretto da questa speranza, con la propria piccola mano nella grande mano di Dio - di Colui che ci ama con profonda tenerezza perché è un Padre per Israele -, ( Ger 31,20 ) che il secolare consacrato accoglie da Dio la chiamata alla stupenda « missione » nel mondo.
Poiché il mondo è in attesa, in Cristo, della liberazione ( Rm 8,19 ) che sarebbe impossibile se il Padre si dimenticasse di lui: « Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?
Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai.
Ecco, ti ho disegnato sul palmo delle mie mani … ». ( Is 49,15.16 )
Rivolte a Sion, all'intero creato, a ogni uomo, al secolare consacrato, queste parole, questa confortante promessa …
E allora, sorretto da questa certezza, da questa speranza, il secolare consacrato si apre a Cristo e si pone in ascolto: niente è più « ascolto » della preghiera!
E, nella preghiera, nell'ascolto, trova la forza per la risposta, per il « sì » alla « missione », con tutti i suoi pesi, i suoi rischi, le sue stanchezze e le sue gioie, le sue ansie e i suoi valori.
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