La storia della Chiesa

Indice

II. La conversione delle singole stirpi

Irlanda e Inghilterra

1. I Visigoti erano già venuti a contatto col Cristianesimo quando si erano incontrati con Bisanzio ( § 26,7 a: Wulfila ).

Bisanzio però era allora ariana.

Molte popolazioni germaniche assieme all'Arianesimo fecero propri anche altri contenuti spirituali di stampo orientale: tra cui la concezione politica.

Ciò è coerente con la tradizione della tarda Antichità; in nessuna di queste popolazioni è visibile un nuovo inizio creativo che prosegua poi fino nel Medioevo.

Proprio il tentativo fiacco, illusorio e ben presto abbandonato del principe visigoto Ataulfo di sostituire il nome « Romania » con quello di « Gothia » dimostra l'alto grado di dipendenza intrinseca, un limite spirituale che assieme allo smembramento religioso potrebbe aver precluso a questi stati il cammino verso il futuro.

a) I Visigoti, che dopo aver saccheggiato Roma proseguirono per la Spagna, per stabilirvisi, erano già in prevalenza cristiani di confessione ariana; da essi altre popolazioni germaniche - gli Svevi e i Burgundi - ricevettero la fede cristiana.

Nella Spagna del VI secolo quindi, accanto a popolazioni cattoliche, c'erano altri due regni germanici: gli Svevi e i Visigoti.

Non era facile arrivare alla fede cattolica.

Il figlio del rè visigoto, Ermenegildo ( + 585 ), era sposato con una principessa franca cattolica.

Questa non solo si rifiutò di passare all'Arianesimo, ma suo marito si fece cattolico e si ribellò contro il padre ( relazioni coi Franchi e con Bisanzio ).

Nella contesa armata però il rè ariano Leovigildo riportò vittoria e, rompendo il giuramento, fece giustiziare il figlio prigioniero.

Ma il figlio minore del rè, e suo successore, Recaredo, passò anch'egli al cattolicesimo nel 587, e sotto il suo regno, alla fine del VI secolo, si ebbe l'unione con la Chiesa.

Importante in Spagna è la struttura prettamente nazionale della Chiesa con una fusione quasi completa delle due sfere mediante il diritto del rè di provvedere alle sedi episcopali, di convocare i concili ( ai quali prendevano parte anche laici: concilia mixta ) e di determinarne lo svolgimento.

Ma ciò che è decisivo è la funzione di questa unione; essa non significa affatto soltanto dipendenza della Chiesa, ma anche aumento dell'efficacia religiosa.

Secondo Isidoro di Siviglia ( v. sotto ) la politica ecclesiastica del rè si limita a procacciare col suo potere ( « terrore suo » ) autorità alla parola del sacerdote e a tenere lontano il popolo dal male.

La influenza dei vescovi era grande soprattutto a motivo della loro partecipazione all'elezione del rè poiché, presso i Visigoti, non era riuscita ad affermarsi l'ereditarietà della dignità reale.

b) Nel breve spazio di tempo fino all'irruzione dei maomettani ( 711 ) si ebbe nella Chiesa di Spagna una prima fioritura di operosità intellettuale, notevole per quell'epoca.

Ce lo testimonia l'Arcivescovo Isidoro di Siviglia ( + 633 ), lo scrittore latino più famoso del VII secolo che raccolse, per tramandarla ai posteri, la scienza cristiana antica è, nello stesso tempo, uno dei campioni dell'idea papale alto-medievale.

Dopo le penetrazioni degli Arabi, la massa degli indigeni ibero-romani e goti rimase fedele alla religione cristiana col nome di mozarabi.138a

L'isolamento dal resto della Chiesa favorisce lo sviluppo di un rito proprio ( « mozarabico » ), che rimarrà fino alla fine dell'XI seraccolse, per tramandarla ai posteri, la scienza cristiana antica ed è, nello pendente, dal quale poi, nel tempo successivo, ebbe inizio la « reconquista ».

2. Incomparabilmente più importante per il progresso della storia d'Occidente furono le due Chiese delle Isole britanniche.

Ambedue, prima l'una e poi l'altra, si adoperarono per l'evangelizzazione dei Germani del continente.

Il metodo di lavoro tuttavia, come i risultati, furono molto diversi.

L'opera iro-scozzese fu esclusivamente evangelizzazione itinerante ( vedi sotto ).

Rilevante fu il suo influsso sul monachesimo, sull'organizzazione delle pratiche di penitenza e sull'istituzione della vita cristiana nel Continente.

Ma non poté dare al Continente ciò che essa stessa, come Chiesa monastica, non possedeva.

La formazione duratura del Cristianesimo nell'organizzazione ecclesiastica ebbe luogo in parte determinante solo attraverso la missione anglo-sassone.

a) La Chiesa più antica è formata dalla cristianità celtica della Britannia.

Fu costituita nel corso della conquista romana ( forse da cristiani fuggiti da Lione e da Vienne? ); secondo la testimonianza di Tertulliano però, si diffuse oltre i territori occupati dai Romani ( fine del II secolo ).

La presenza di vescovi britannici ( Londra, Lincoln, York ) ai concili del IV secolo nelle Gallie, in Bulgaria ( Sardica ) e in Italia ( Concilio di Rimini del 358 ) documenta l'esistenza di una organizzazione ecclesiastica nelle Isole britanniche.

Questo Cristianesimo morì come Chiesa ( e con essa la civiltà romana ) assieme alla sovranità romana tra la fine del IV secolo e gli inizi del V, in seguito agli attacchi pagani provenienti dal Nord ( Pitti ), da Ovest ( Irlandesi - Gaeli ) e da Est ( Angli e Sassoni ).

Nel 410 le legioni romane in ritirata furono seguite per la prima volta fino al Continente da indigeni cristiani dell'isola ( Celti ).

Non li troviamo soltanto nella vicina Bretagna, ma nel VI secolo anche nella Spagna ( « Galizia », nella Spagna settentrionale ) con vescovi propri ( britanni ).

I cristiani rimasti in Inghilterra si ritirarono nelle zone montuose occidentali dove essi ben presto riorganizzarono la Chiesa ( Germano d'Auxerre verso il 429 vi operò contro l'eresia pelagiana ).

b) Della vitalità di questa fiorente Chiesa britannica ci da prova la sua azione missionaria: da essa prende le mosse, direttamente o indirettamente, l'evangelizzazione della Scozia e dell'Irlanda.

Di suprema importanza si dimostra subito nei primissimi tempi l'influsso di Roma.

Il britannico Niniano, educato a Roma e consacrato vescovo da Papa Siricio, già nel 395 fondò, seguendo il modello del monastero di san Martino di Tours, come centrale missionaria per i Pitti residenti nella Scozia, il monastero di Casa Candida ( Scozia sud-occidentale, di fronte all'isola di Man ).

Anche negli inizi molto confusi della missione irlandese troviamo influenze romane; oltre a Niniano anche il vescovo Palladio, incaricato da Papa Celestino ( + 432 ), si occupa degli Scotti irlandesi.

c). La vera e propria conversione dell'Irlanda è opera del figlio di un diacono britannico, san Patrizio.

Deportato da briganti irlandesi sull'Isola Verde, gli riuscì la fuga nel Continente.

Arrivò fino in Italia, compì studi teologici probabilmente a Lerins e Auxerre.

Da qui nel 431 partì, con alcuni compagni britannici e galli, per l'evangelizzazione dell'Irlanda.

La sua attività si svolse dapprima nell'Irlanda settentrionale ( verso il 444 fondazione della futura sede metropolitana di Armagh ).

Nel Sud-Est e Sud-Ovest lavorarono discepoli di Patrizio, vescovi gallici.

Patrizio originariamente, seguendo l'esempio gallico, aveva dato all'Irlanda una organizzazione diocesana.

Questa però per due motivi non riuscì a mantenersi.

L'Irlanda non era mai stata occupata dai Romani, le mancava pertanto ogni forma di suddivisione amministrativa alla quale l'organizzazione ecclesiastica si rifaceva nei territori una volta occupati dai Romani.

In secondo luogo, le forze monastiche erano tanto forti, che il loro carattere, dal secolo VI in poi, si impose anche nella costituzione ecclesiastica; finì con l'organizzarsi una Chiesa schiettamente monastica, ossia i monasteri erano i soli centri dell'amministrazione ecclesiastica e i monaci erano i pastori d'anime in qualità di vescovi e sacerdoti.

La Chiesa della Missione irlandese, inoltre, era prettamente Chiesa popolare e nazionale.

La diocesi monastica corrispondeva al distretto del clan, il cui capo era il fondatore, patrono e possessore del monastero.

La dignità di abate passava per eredità a nipoti o cugini.

Il clan si sentiva responsabile del sostentamento e dell'incremento della sua comunità monastica: ogni decimo figlio apparteneva al monastero.

Il monastero a sua volta serviva alla stirpe da chiesa e scuola.

I monasteri irlandesi dipendevano in buona parte da abati che non erano sacerdoti e che facevano compiere le necessario azioni sacre da monaci-vescovi.

Furono questi vescovi suffraganei, che nelle loro peregrinazioni facevano largo uso della loro facoltà di consacrare, a provocare conflitti tanto numerosi con la gerarchia del Continente.

d) Questa Chiesa, dopo la ritirata delle truppe romane dalla Britannia e il conseguente isolamento causato dall'invasione dei Sassoni, degli Angli e degli Juti pagani verso il 450, ebbe poche possibilità di comunicare con Roma.

I suoi rappresentanti tuttavia non volevano altro che mantenere in efficienza la fede tramandata dai Principi degli Apostoli, per i quali essi avevano una particolare venerazione e le cui tombe divennero meta dei loro pellegrinaggi.

Al tempo di Papa Bonifacio IV ( 608-615 ) niente meno che Colombano il Giovane, missionario nel Continente, attesta la stretta unione della Chiesa celtica con la Cathedra romana.

Ciò non gli impedisce tuttavia di rinfacciare con coraggiosa durezza al Papa l'errore del suo predecessore Vigilie: « L'importanza della Sede apostolica comporta il dovere di tenersi libera da ogni contaminazione della fede, altrimenti il "capo" della Chiesa diventa la "coda" e i semplici cristiani possono giudicare il Papato ».

La Chiesa celtica insulare non è pertanto « libera da Roma », sebbene in essa il primato dell'elemento pneumatico su quello giurisdizionaie si sia mantenuto più a lungo che nelle altre Chiese occidentali.

e) Perciò, sebbene anche qui imperasse, in modo pericoloso, la caratteristica coesistenza medievale di realtà ecclesiastica e secolare, e il conseguente declassamento del vescovo da pastore d'anime a latifondista, il Cristianesimo monastico in Irlanda raggiunse sin dall'inizio un apogeo straordinario e di ampia forza d'irradiazione per la storia della Chiesa ( l'isola dei Santi ).

Si manifestò qui ( come poi nel VII e VIII secolo nei monasteri anglosassoni ) una sintesi cristianamente esemplare ed estremamente interessante per l'edificazione della Chiesa medievale, di cultura intellettuale e condotta ascetico-religiosa.

I monasteri irlandesi ebbero un ruolo unico nella conservazione e nella trasmissione della civiltà greco-romana.

L'Irlanda non è mai stata calpestata da una legione romana.

Ciononostante fu un terreno fecondo per molti valori della civiltà romana.

Poiché la migrazione dei popoli non arrivò a questa isola in Occidente, si ebbe qui, ininterrottamente, una continuità romana di cultura.

Questa realtà, resa più intensa dall'isolamento, conseguenza dell'invasione dei Sassoni e degli Angli, favorì lo sviluppo di tutta una serie di particolarità ecclesiastiche ( computo della Pasqua, Eucaristia, foggia del vestire e dei capelli; la cosa più importante: la pratica della penitenza, v. sotto ).

La superiorità culturale che si stava sviluppando si manifestò per esempio con la conoscenza, che altrimenti sarebbe andata perduta, della lingua greca e anche di opere platoniche-neoplatoniche.

La loro diffusione risulta evidente nei dotti del Medioevo di nome Scoto ( Scoto Eriugena, + circa nell'877, Sedulio Scoto + 858, Mariano Scoto + 1082, Duns Scoto + 1308; anche il dotto vescovo Vigilie di Salisburgo, § 38, II, era irlandese ).

3. Per impulso ascetico molti di questi monaci, in gruppo, emigrarono dai loro monasteri verso terre straniere ( l'importante, e multiforme motivo storico-religioso ed ecclesiastico della peregrinazione religiosa: peregrinatio: § 31, 5 c).

a) Come in patria, anche fuori furono pastori d'anime.

Dovunque s'imbatterono in pagani, divennero missionari.

Tutto il lavoro da essi compiuto è legato in gran parte al nome dei due Colombano: Colombario il Vecchio ( + 597 ) del celebre monastero di Hi o Jona divenne l'apostolo e l'evangelizzatore dei Pitti nella Scozia.

La grande opera di conversione della Chiesa monastica irlandese si spinse poi verso Sud fra gli Angli e i Sassoni, a Nord del Tamigi.

Colombario il Giovane ( + 615 ) del monastero di Bangor in Manda, fu il rinnovatore della Chiesa franca.

Tra il 590 e il 612, durante il pontificato di Gregorio I, fondò dei monasteri in Gallia, in territorio alemanno, e nell'Italia settentrionale. I più importanti furono Luxeuil in Borgogna e Kobbio nell'Italia settentrionale.

Essi divennero dei vivai di missionari gallo-franchi, i quali influirono in senso rinnovatore sulla propria Chiesa franca e, assieme ai missionari irlandesi, portarono il Cristianesimo ai Germani ancora pagani che erano venuti a trovarsi sotto il dominio dei Franchi.

Le caratteristiche della Chiesa irlandese furono così trapiantate anche in Gallia e più tardi in Germania e dettero la loro impronta alla vita monastica, alla concezione dell'ascesi cristiana.

Particolarmente importante fu il suo influsso sulla pratica della penitenza; ciò significa nientemeno che la trasformazione della pratica, vigente nell'antica Chiesa, della confessione pubblica in confessione privata con forte accentuazione della penitenza satisfattoria.

In questo modo si introdusse per esempio la confessione frequente e nei « Libri penitenziali » si stabilirono le norme regolanti il genere di penitenza per ogni singolo peccato.

Colombano fu aiutato da compagni irlandesi dei quali noi conosciamo alcuni nomi eminenti.

Con lui era giunto nel Continente Gallo ( + verso il 630 ) che fondò un eremo là dove più tardi fu costruito il monastero di san Gallo. S. Chiliano ( + 689 ? ) evangelizzò l'odierna Franconia ( Wurzburg ).139

Incerta è la provenienza di Firmino, il fondatore dell'abbazia di Reichenau ( 724 ), che in ogni caso però veniva da uno dei monasteri menzionati.

Ricordiamo, inoltre, i santi missionari irlandesi Fridolino, Fursa, Foillan, Disibod e altri.

b) I risultati di questa missione iro-scozzese non furono affatto unitari.

Essa diede certamente, sia nel regno franco occidentale, sia in Germania, dei forti impulsi all'approfondimento della vita cristiana, in conseguenza della vita ascetica e piena di sacrifici dei monaci, e considerevole fu anche il numero dei nuovi convertiti fra i pagani.

Ma si ebbe pure tutta una serie di insufficienze.

Poiché la missione svolgeva la sua attività sotto la protezione immediata dei Franchi, nella Germania non-franca fece sorgere il sospetto di servire gli interessi franchi.

Tensioni politiche portarono perciò, molto spesso, a sensibili defezioni.

Gli Irlandesi si attenevano troppo ostinatamente alle loro caratteristiche nazionali, per esempio alla celebrazione della solennità pasquale secondo il loro computo particolare: essi rimasero, in certo senso, estranei al continente; non si adattarono sufficientemente alla gerarchia locale e neppure alle autorità temporali con le quali ebbero continui dissensi.

L'afflusso di altri missionari dalla patria non ebbe luogo regolarmente e in numero sufficiente.

L'evangelizzazione mancava di un piano unitario d'azione; i singoli missionari non lavoravano in collegamento effettivo tra loro, ne quelli fra loro che erano vescovi organizzavano dei vescovadi in modo da incorporarvi i sacerdoti da essi consacrati.

Qui appare evidente la carenza essenziale dell'evangelizzazione iro-scozzese: mancava un quadro che ordinasse e proteggesse.

Detto in termini storici concreti, mancava il fattore ecclesiastico universale: mancava la collaborazione col centro, con Roma,140 l'unica istituzione il cui universalismo poteva procurare l'unità interna necessaria per il futuro.

Doveva essere proprio questo rapporto a portare la missione anglo-sassone a risultati duraturi nella Frisia e in Germania.

4. a) Come è già stato detto, la conversione degli Angli e dei Sassoni, stirpi germaniche penetrate in Inghilterra verso il 450, fu iniziata già dalla Chiesa britannica e poi da quella irlandese.

Furono soprattutto gli iro-scozzesi che, partendo da Jona e dal monastero Lindisfarne nella Northumbria, convertirono moltissimi Anglosassoni.

Ciononostante possiamo dire che la conversione dei rimanenti Anglosassoni ( nel Kent e nel Sussex ) e specialmente l'inclusione dei britanni, popolo celtico, è stato nel Medioevo il primo grande successo della Chiesa continentale dopo la conversione dei Franchi.

La creazione di una Chiesa britanno-anglosassone strettamente unita a Roma è merito di Gregario Magno.

L'Inghilterra cristiana è una creazione dei suoi missionari.

Questa Chiesa perciò divenne anche la più spiccatamente romana dell'Occidente.

Un secolo più tardi, proveniente da essa, Bonifacio riorganizzerà la Chiesa franca e la unirà saldamente col centro della Chiesa.

b) Nell'evangelizzazione, Papa Gregorio procedette seguendo un piano preciso.

La notizia secondo la quale Gregorio avrebbe riscattato ed educato degli schiavi anglosassoni per potersene servire più tardi nella missione, sembra abbia origini leggendarie.

Essa però contiene qualcosa di vero, Gregorio nel 595 ordinò all'amministratore del patrimonio pontificio in Gallia di riscattare alcuni giovani anglosassoni, per il servizio nei monasteri.

Sembra che Gregorio fosse venuto a conoscenza della disposizione che gli Anglosassoni avevano a convenirsi ed abbia preso personalmente l'iniziativa, poiché l'episcopato franco settentrionale non si occupava delle missioni.

Pertanto, nel 596, inviò nelle isole britanniche, dal suo monastero romano di S. Andrea, 40 monaci benedettini tra i quali il rude Agostino.

Già nel 597 si ebbero le prime conversioni in massa.

Nel 601 il rè Etelberto del Kent fu guadagnato al Cristianesimo per opera della moglie franca cattolica Berta.141

Per il resto il Cristianesimo ( nonostante la reazione pagana, dopo la morte di Etelberto nel 616 ) fece lenti, ma sicuri progressi, anche se la grandiosa organizzazione ecclesiastica che era stata già ideata ( Londra e York come metropoli con 12 vescovadi suffraganei ciascuna ) non divenne realtà.

Anche qui i monasteri divennero il centro dell'attività missionaria.

La stima da essi goduta traluce, fra l'altro, anche dal fatto che rè e regine deposero spesso la loro corona per concludere la loro vita nei chiostri.

Nei secoli del primo entusiasmo cristiano ciò accadde nientemeno che 33 volte; dal VII secolo fino all'XI, si parla di non meno di 23 rè santi e di 60 regine e principesse sante nei sette regni anglosassoni.

c) L'opera attuata o diretta dallo spirito di apertura universale di Gregorio Magno, fu continuata solo in piccola parte dai suoi successori.

La missione presso gli Anglosassoni fu fortemente minacciata dalle interminabili controversie tra la Chiesa anglosassone-romana e quella iro-scozzese.

Ostinato tradizionalismo celtico da una parte e tendenza romana all'uniformismo dall'altra, provocarono un contrasto che gravò sensibilmente sulle energia della Chiesa.

Invano si era tentato con concili d'unione ( 602-603 ) di uniformare il computo della solennità pasquale, il rito del battesimo e della cresima.

Non mancarono deplorevoli accuse di eresia ( forma di tonsura e computo della Pasqua irlandesi come segni di « eresia »! ).

Alla Chiesa anglosassone però fu di grande vantaggio l'approfondimento ascetico-religioso proveniente dalla Chiesa iro-scozzese, la quale dal Nord dell'Isola britannica aveva portato la sua evangelizzazione agli Angli e ai Sassoni fino al Tamigi.

d) Ad una svolta decisiva si giunse con il sinodo di Whitby ( 664 ), nel quale l'anglosassone Vilfrido di York discusse su questioni controverse con il vescovo-abate irlandese Colmano di Lindisfarne alla presenza di rè Osvino.

A prendere l'ultima decisione fu il rè, decisione che ridà alla perfezione tutta l'atmosfera: « E io vi dico: poiché questi ( Pietro ) ha le chiavi, io non voglio essere in contrasto con lui …, affinché quando arrivo alla porta del paradiso ci sia qualcuno che mi apra e non se ne vada proprio colui che ha la chiave ».

In seguito l'abate Colmano abbandonò il Paese con tutti i suoi, mentre Vilfrido e il suo successore Acca, appoggiati dal rè, dichiararono una guerra spietata in tutti i territori alla tradizione irlandese.

Tutto doveva essere regolato secondo il modello romano.

Gli irlandesi però continuarono la lotta per la loro autonomia.

La piena integrazione si ebbe solo nell'XI-XII secolo, purtroppo non senza la più aspra campagna diffamatoria contro la veneranda, antica Chiesa irlandese, la quale, nonostante numerose deficienze, aveva operato grandi cose nel campo dell'attività missionaria.

La tragedia e l'odio dissennato di questa lotta divennero ancora una volta concretamente palpabili allorché Alessandro III ( 1159-81 ) sottomise al potere del rè inglese la « barbara nazione » degli Irlandesi affinché questa, dopo la necessaria rieducazione, divenisse degna « in futuro di portare a ragione il nome della religione cristiana »!

Dal 664 perciò la Chiesa anglosassone fu una Chiesa nazionale dipendente da Roma; ebbe il sopravvento quello spirito cattolico-romano che Bonifacio presto avrebbe portato al continente franco.

Il greco Teodoro, venuto da Roma, occupò come arcivescovo la cattedra di Canterbury ( 669-690 ).

e) Contribuirono notevolmente all'evangelizzazione dell'Inghilterra i monasteri femminili con le loro badesse, le quali molto spesso erano d'alto rango sociale e intellettuale.

Cento anni dopo la sua fondazione la Chiesa inglese era la più fiorente dell'Occidente.

Essa si rivela in monasteri spiritualmente molto vivi, dotti, missionari e santi ( § 37 ).

Fra i dotti merita di essere menzionato Beda il Venerabile ( + 735 ): scrisse una storia della Chiesa inglese, compilazioni esegetiche e « quaestiones » scelte, contenenti già dei capitoli, teologicamente indipendenti, sul libero arbitrio, che fanno di lui addirittura un precursore della Scolastica ( Beda fu proclamato dottore della Chiesa da Papa Leone XIII ).

Con questa fecondità, ma soprattutto con la sua grandiosa attività missionaria sul Continente, d'importanza storica veramente universale, questa Chiesa dimostra con quale rapidità il Cristianesimo avesse conquistato in profondità e reso creativamente feconda l'anima di questi Germani.142

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138a Da « mosta rubi » = resi Arabi.
139 La sua provenienza dall'Irlanda è discussa.
140 Anche Colombano però si era rivolto a Gregorio Magno a Roma per avere un appoggio di fronte ai vescovi franchi.
141 Non conosciamo con precisione la data del suo battesimo.
Già nel 596 aveva accolto premurosamente i missionari cristiani.
142 La spinta missionaria anglosassone si manifestò ancora, molto più tardi, presso altri Germani del Nord: gli Svedesi e i Norvegesi ( qui ad opera del loro rè, educato cristianamente in Inghilterra, Olaf Trygvasson, + 1000, al quale è dovuta pure la conversione dell'islanda ).
In alcuni casi però questo rè germanico usò anche la violenza.