La storia della Chiesa

Indice

§ 37. Vita e attività sociale della Chiesa nell'età Merovingia

1. Il Vangelo conta su di un certo ordine intellettuale, sociale e morale.

In periodi di basso livello o di regresso culturale, quando questi ordini vengano a mancare, la fecondità della parola di Dio ( per quanto noi la possiamo riconoscere dai suoi frutti ) sarà, in generale, meno grande.

La formazione dell'anima cristiana dei popoli occidentali era un compito gigantesco, nel cui assolvimento la Chiesa poté riuscire solo a poco a poco e con molteplici contraccolpi, e anche così non del tutto.

Considerando questi primi secoli, dobbiamo sempre pensare alle difficoltà straordinarie che in quel tempo si frapponevano alla cristianizzazione.

Nonostante tutto, nonostante il contatto preliminare con la Chiesa gallo-romana, esse erano portate quasi inevitabilmente dall'instabile stadio di transizione politico e sociale del tempo, accompagnavano le conversioni collettive di uomini che soprattutto cercavano il vantaggio della nuova religione.143

Da Bonifacio ( v. sotto ) e da molte altre fonti sappiamo che la cristianizzazione spesso rimase molto superficiale e per interi secoli si trascinò dietro molti elementi pagani.

Questa è una oggettiva costatazione di fatto che in quel lontano VI secolo non implica la stessa critica di quando troviamo un simile difetto più tardi, dopo lunghi secoli di vita cristiana, sotto forma di decadenza morale-religiosa ( cfr. il Rinascimento ).

2. Alcune tappe importanti dello sviluppo: verso il 556 nel regno dei Franchi fu proibito il culto pubblico pagano; il riposo domenicale e festivo fu stabilito per legge.

La vita ecclesiastico-cristiana incominciò anche fra i Germani a crearsi un'espressione propria, a improntare la vita quotidiana, il corso dell'anno, gli usi e i costumi.

In campo strettamente religioso fu introdotta la confessione all'inizio della Quaresima, la pratica della comunione da riceversi tre volte, o almeno una volta all'anno.

Anche la comunione domenicale però era diffusa ( sotto le due specie; il comunicando riceveva l'Eucaristia nella mano destra ).

La partecipazione dei fedeli al servizio divino ( domenicale ) sembra essere stata molto differente a seconda della diversità delle condizioni, dello zelo più o meno grande dei vescovi, dell'efficacia dei sinodi e delle singole sanzioni.

Si può pensare a una « buona » partecipazione senza però poter prendere questa affermazione come una descrizione adeguata del fervore religioso nei vari strati della popolazione.

In via generale si può dire con certezza: la fede cristiana si affermò con sufficiente correttezza nel regno dei Franchi, oppure, dopo un deplorevole decadimento, risorse nuovamente, per quanto assai lentamente e con molti residui di carattere sub-cristiano ( § 38 ); ma tanto la pietà quanto la moralità lasciavano molto a desiderare.

3. La pietà di quel tempo acquista una sua particolare coloritura mediante il culto dei Santi molto accentuato, nella forma del culto delle reliquie.

Il culto dei Santi fu praticato in maniera puerilmente egoistica con una fiducia illimitata ( talora esagerata fino alla superstizione ) nella virtù santificatrice delle sacre ossa.

Il Santo, le cui reliquie giacciono nella chiesa, è il protettore della comunità, il suo « patrono ».

Per questo egli è anche il vero e proprio padrone dei beni della parrocchia delle cui sorti egli si prende cura.

È facile a comprendersi come spesso non si esitasse, servendosi perfino del furto, a impadronirsi di un aiuto tanto efficace.

A questo riguardo, l'andazzo portò nel secolo VII e VIII ad un triste decadimento.

« NelI'VIII secolo il furto di reliquie è cosa usuale in tutta la cristianità » ( Schnùrer ).

Tanto nel culto dei Santi però come in quello delle reliquie, ebbe un ruolo rilevante anche la paura; per questo nel primo Medioevo non si dividono le reliquie; ci si accontenta del contatto ( della tomba o del reliquiario ).

Il culto delle reliquie rimane una caratteristica particolare di tutto il Medioevo.144

Esso è circondato di molta esteriorità fin quasi ad una oggettivazione magica.

Questa rimane un motivo molto serio di meditazione per la Chiesa.

L'adattamento qui non ha forse superato la misura permessa dal Vangelo?

Non viene qui forse favorita una religiosità legale e morale la cui tendenza oggettiva ebbe poi i suoi effetti nocivi nel dissolvimento della pietà del tardo Medioevo?

Il culto delle reliquie, d'altra parte, ha portato attraverso i secoli fino alla Riforma, delle vere maree di gente ai grandi santuari attraverso tutta l'Europa: a Roma dove riposa san Pietro, il custode delle chiavi del cielo, a Conques da santa Fede ( che divenne famosa dopo che vi fu trasportata una volta rubata ad Avranches ), da Santiago di Compostella, a Canterbury, e dal Santo « nazionale » ( già sotto Clodoveo I ) dei Franchi, Martino di Tours ( 316/17-397 ) e al suo mantello.145

4. Nella moralità di quel tempo si mostravano più zone d'ombra che di luce.

Specialmente nel secolo VII la linea è discendente.

All'inizio delI'VIII secolo « tutto ciò che era stato iniziato ( dalla Chiesa ) fu in pericolo di andare nuovamente perso » ( Hauck ).

a) Il male cominciò al vertice.

Molti appartenenti alla casa reale franca si macchiarono con atti di incredibile, assassina crudeltà.

Quanto ci tramanda lo storico di questo tempo, Gregario di Tours, dimostra come nel VI secolo cose di tal genere fossero diventate terribilmente ovvie.

Queste crudeltà inumane dei sovrani franchi e delle loro mogli hanno per causa immediata « l'infelice concezione germanica » secondo la quale il regno, o parte del regno, dopo la morte del suo sovrano doveva venir ripartito equamente, come una qualsiasi eredità privata, fra tutti i figli maschi.

La rivalità si serviva in maniera palese, senza esitazione e con ogni sorta di intrighi, dell'assassinio; degli 89 appartenenti alla dinastia merovingia ( iniziando dai figli di Clodoveo ) 21 morirono di morte violenta.

Anche la morale matrimoniale è a un livello pericolosamente basso.

Una delle cause era naturalmente la politicizzazione del matrimonio, a causa del menzionato costume germanico di successione.

Vi contribuirono però sfavorevolmente anche misure giuridiche da parte della Chiesa.

Siccome il matrimonio era proibito fino al settimo grado di parentela in linea collaterale, si offriva spesso la possibilità di dichiarare nullo un matrimonio.

Anche l'unione sacrilega con monache non è rara in questo periodo.

Per spiegare la degenerazione sessuale dei Franchi in questo periodo, bisognerà pensare alla tipica situazione dell'età di transizione ( brutalità dei primitivi, depravazione dei Gallo-romani, appena adesso inizia attraverso il Cristianesimo a prender piede la nuova coscienza morale ).

b) C'era molta disonestà, e altrettanta crudeltà, che talvolta non si arrestava neppure dinanzi al diritto d'asilo delle chiese o cercava con l'astuzia di eluderlo.146

Diffusa era l'ubriachezza, l'impurità di ogni sorta.

La vita del prossimo valeva poco, la santità del giuramento veniva spesso dimenticata o grossolanamente interpretata.147

c) Non mancavano vescovi e sacerdoti fra i depravati e perfino tra gli assassini.

In Francia nel VII secolo i vescovi erano per lo più sposati, le loro diocesi servivano da patrimonio familiare.

La profonda laicizzazione penetrata nell'episcopato fra il 700 e il 750 ce la fa conoscere Bonifacio.

- Anche in Italia ci furono dei sinodi ( per esempio a Roma nel 743 ) che ebbero da lamentare gravi difetti morali nel clero.

A chiarimento di questo fatto ( e del suo così enorme ripetersi in seguito ), c'è da osservare che il terreno da rassodare nel mondo germanico era ancora insufficientemente preparato per accogliere il seme del lieto messaggio.

La prima epoca della cristianità germanica non possedeva ancora l'intima forza per realizzare pienamente il messaggio di Cristo.

5. a) Inconvenienti religiosi, morali ed ecclesiastici ne incontreremo spesso nella storia della Chiesa.

Non occorre che il cattolico abbia difficoltà ad ammetterli, così come sono.

La verità è anche qui l'unica apologià che valga.

Essa esige, però, che si consideri tutto l'insieme e non si soppesino soltanto gli aspetti negativi.

Va ricordato che il male fa più chiasso del bene.

Il male s'impone violentemente e coi suoi colori vivi rimane impresso nella memoria dei popoli.

Il bene è più discreto, di esso manca spesso notizia.

La cosa più importante è che gli inconvenienti della Chiesa furono poi sempre superati, e che proprio in tal modo si rende palese che la santità della Chiesa è una santità sostanziale e non dipendente dalla debolezza dei suoi mèmbri; però nella stessa maniera e misura che gli abusi devono essere riportati e definiti stando alle fonti, così deve esserlo anche per il loro superamento.

La Chiesa è e rimane anche Chiesa dei peccatori, e nel corso della storia lo è stata talvolta in misura impressionante.

I limiti e i difetti che caratterizzano il primo Medioevo, specialmente nel periodo della sua fondazione, dimostrano efficacemente a che basso livello spirituale si trovassero molti degli uomini con i quali e per i quali in quel tempo i missionari e i vescovi dovevano lavorare.

E pertanto, proprio essi, si trasformano in una manifestazione della forza della Chiesa, quando vediamo quali grandi cose furono compiute in campo morale e sociale.

b) Per la conoscenza, religiosamente feconda, dei disordini del primo Medioevo, la fonte migliore resta la « Historia Francorum » di Gregorio di Tours, dalla quale è desunta la maggior parte degli esempi addotti.

Nel suo capitolo conclusivo, egli scongiura i suoi successori sulla sede vescovile di san Martino, per la venuta di Cristo al giudizio, di lasciare inalterata questa documentazione, coi suoi aspetti positivi e negativi.

E a ragione. Stigmatizzando i tristi misfatti dei Franchi, come peccati che gridano vendetta al cielo, rende il servigio migliore alla verità e all'immutabile legge divina.

È importante soprattutto che, nel giudicare il basso livello morale del tempo, non dimentichiamo questo: quanto noi definiamo come degenerazione e bassezza veniva considerato dai cristiani d'allora come peccato il quale, pur manifestandosi in moltissimi casi particolari con aperta violenza, mai però fu in grado di pervertire la verità e la legge.

Spesso, a un brutale misfatto, corrisponde una penitenza non meno violenta.

Ha un gran peso il fatto che questi potenti e violenti guerrieri, perfino nei disordini della fine del VII secolo, sapessero morire con eroismo veramente cristiano, come per esempio il vescovo Leodegario di Autun.

Quale capo della nobiltà franca, aspirante all'indipendenza, entra in conflitto con Ebroino, maestro di palazzo di Neustria, il quale lo fa assediare nella sua città vescovile.

Per salvare la popolazione dal saccheggio, si da personalmente ai suoi nemici.

Mutilato e accecato, ma senza odio, muore come « soldato di Cristo », il quale ha deposto le « vecchie armi » sotto la scure del carnefice.

Una lettera di commiato, scritta dalla prigionia alla madre Sìgrada, dimostra efficacemente con quanta profondità la grazia, nonostante tutto, avesse già formato i Franchi.

6. Le cose grandi sopra accennate, in parte notevole furono rielaborate sistematicamente dalla Chiesa.

Il fondamento per tutta la sua opera fu dato dalla dottrina, fissata dogmaticamente e difesa senza titubanza.

Su questa base crebbe il culto celebrato regolarmente, con la cura pastorale ad esso connessa.

Qui, giorno per giorno ( come nei monasteri ) o perlomeno di domenica e di festa, per tutto l'anno liturgico, fu data e annunciata al popolo la salvezza.

Quest'assistenza continua portò, in parte, molto presto i suoi frutti e, dopo un po' di tempo, compenetrò cristianamente ed ecclesialmente anche tutto il popolo.

La forza specifica che aiutò la Chiesa a trarre profitto dalla sua potenzialità religiosa e ad avvicinarla al popolo fu la sua organizzazione in diocesi e in province metropolitane, rimaste ancora dal tempo romano.

Questa organizzazione la rendeva di gran lunga superiore all'Arianesimo germanico ( § 26,7a ).

I vescovi del regno dei Franchi - alla fine del VI secolo erano 125 sotto 11 metropoliti - lavoravano in maniera molto compatta.

Un mezzo, da tempo convalidato, erano i sinodi; in parte sinodi provinciali, in maggioranza però concili imperiali convocati dall'imperatore ( nel secolo dal 511 al 614 ce ne furono più di 30 ).

Nel VI secolo dimostrano una notevole fecondità interiore.

Vi furono affrontate questioni religiose, morali e culturali in genere ( naturalmente anche secolari ).

La cura dei vescovi si rivolgeva tanto al clero quanto al popolo.

L'episcopato in questo periodo ( accanto a particolari figure di missionari ) rappresentava il più saliente fattore morale.

Anche i vescovi ( e i sacerdoti ) sposati non sono da escludere del tutto da questa lode.

La disciplina romana del celibato, infatti, non si era ancora completamente affermata.

In modo particolare fra i Germani il celibato non era ancora considerato obbligatorio.

Anche tra i vescovi che si arricchivano coi beni della Chiesa e li ereditavano, non mancano quelli che sostenevano le chiese e i monasteri e perfino ne istituivano di nuovi.

In ogni caso si trattava in fondo di proprietà loro ( § 34,IV: diritto della chiesa privata ).

7. La cura pastorale delle campagne assicurata, partendo dalla città ( civitas ), dal vescovo, dai suoi presbiteri e diaconi ( § 24 ), si mantenne in parte fino al secolo VIII.

Ma i Germani erano un popolo rurale.

Quando con la loro penetrazione nell'Impero romano, le città e la cultura cittadina decaddero, la vita si ritirò nelle campagne.

Questo processo ringiovanisce l'Europa.

La dottrina morale cristiana che si volge alla comunità naturale-soprannaturale, poté conformare la comunità delle famiglie e dei villaggi e, partendo da queste radici, diventare feconda nell'edificazione di tutta la vita europea.

Iniziando circa dal 500, sorsero in campagna delle parrocchie indipendenti, le parrocchie rurali.

Queste parrocchie, rispetto alla popolazione che vi risiedeva, erano molto estese e non sempre esattamente delimitate.

Più tardi sopravvennero delle suddivisioni.

Lo sviluppo fu diverso in Oriente, a Roma e presso i Germani.

Nei Paesi germanici il centro ecclesiastico era dato dalla grande parrocchia di campagna; essa si adattava alle antiche formazioni politiche delle centurie, dei distretti e delle marche o anche a istituzioni di culto pagano.

Di conseguenza in un primo tempo sorsero delle chiese parrocchiali comunitarie.

Con l'organizzazione del dominio terriero e della crescente feudalizzazione fu la chiesa privata che divenne sempre più la base della organizzazione ecclesiastica nella campagna.

Per quanto la forma giuridica del sistema della chiesa privata fosse nociva alla vita della Chiesa nel suo insieme, la creazione e l'organizzazione delle parrocchie di campagna sono da essa essenzialmente sostenute.

Veniva istituita una parrocchia.

I vescovi costruivano una chiesa nei loro possedimenti o in quelli della Chiesa.

O erano i ricchi possidenti che, accanto alla loro dimora ( dapprima per uso privato ), costruivano una cappella ( chiesa privata ).

Oppure una comunità rurale fondava per sé una chiesa.

Ad essa veniva conferita in dote una proprietà.

In essa officiava stabilmente un sacerdote, o la cura pastorale veniva svolta da religiosi itineranti, nei primissimi tempi anche da corepiscopi ( § 24 ).

Da una chiesa parrocchiale venivano fondate altre chiese che spesso rimanevano a lungo dipendenti dalla chiesa madre attraverso i diritti parrocchiali e le decime.

Più tardi il sacerdote di una chiesa rurale ricevette il titolo di « parochus »; egli doveva provvedere alla formazione e all'istruzione dei suoi successori.

Nell'età merovingia, l'attività pastorale del basso clero, che in un primo tempo proveniva prevalentemente da individui non-liberi, non è da valutare molto.

Il signore, come per la fucina sceglieva il più robusto, così per l'ufficio ecclesiastico sceglieva il più debole o ammalato ( cfr. U. Stutz ).

L'erezione di parrocchie rurali fu pertanto non solo la più importante grande opera religiosa, ma anche sociale, nella Chiesa del primo Medioevo.

Essa nel « parroco » portò una persona istruita religiosamente, vale a dire in rapporto alla predicazione della rivelazione cristiana, in contatto continuo con l'ignoranza delle campagne.

Accanto ai monasteri c'è qui, ad un grado inferiore, un focolaio vivo della civiltà occidentale che veniva sorgendo.

8. a) La salute spirituale di una grande comunità o anche di un insieme di tali comunità non si può misurare soltanto basandosi su singole opere straordinarie.

Anch'esse devono essere inserite in una analisi esauriente.

In effetti, valore e forza della così varia attività della Chiesa nel regno dei Franchi si palesano in una serie di santi vescovi di questo periodo: si tratta, del resto in modo caratteristico, prevalentemente di Galloromani; Cesàrie di Arles ( 503-542 ); Avito di Vienne ( + 518 ); Remigio di Reims ( + 533? ).

Il vescovo Nicezio di Treviri ( + 566 ), nativo di Reims, fu uomo veramente apostolico e impavido ( questo significava allora più di oggi ), compreso come sant'Ambrogio della consapevolezza che il potere morale della Chiesa è superiore a quello esteriore, politico dello Stato, e che diceva la verità persino ai rè ( scomunicò Teodeperto e Clotario ).

Accanto a lui va messo il vescovo san Germano di Parigi, a lui coevo ( 555-586 ), che scomunicò il rè Cariberto perché si era sposato con una monaca.

Ancora alcuni nomi: Ricario ( fondò nel 625 l'Abbazia benedettina di Centula nella Piccardia ), Audoino ( Normandia, + 684 ), Didier ( vescovo di Vienne, + 607 ) ed Eligio ( vescovo di Noyon, 640-659 ).

b) II santo vescovo Gregario di Tours ( + 594 ) è una delle figure più influenti dell'età merovingia.

La sua « Storia dei Franchi » invero, per i primi tempi e riguardo a notizie miracolose è fin troppo credula, per il resto è la nostra fonte principale più sicura per il VI secolo.

- Nella persona di Venanzio Fortunato ( nato a Treviso, educato a Ravenna, + prima del 610, vescovo di Poitiers ) la Chiesa merovingia possedette l'ultimo importante poeta romano.

I suoi inni religiosi ( per esempio Vexilla regis prodeunt ) servirono alla celebrazione liturgica nelle numerose nuove chiese,148 o furono destinati ( come l'inno Pange lingua ) alla venerazione di una reliquia della croce.

La perfezione formale di queste composizioni poetiche ci da una impressione diretta di come fosse là ancor forte l'influsso della civiltà antica, mentre il Nord piombava già nella barbarie.

9. Anche l'ascesi eroica non mancò in questi tempi.

Essa presentò in parte nei monaci, nelle monache e negli eremiti un carattere violento.

Ma proprio ciò poteva rappresentare un efficace tipo di predicazione per gli uomini rozzi del tempo.149

a) Fra i tanti nomi vogliamo menzionarne qualcuno: Leonardo ( VI secolo ), Goario ( 500 circa ), Uberto ( + 727 ), Lamberto ( + circa nel 705 ), Emmerano ( + verso il 730 ), Corbiniano ( + 725 ), Praiecto ( + 676 ), Ruperto ( probabilmente di famiglia principesca franca, + 732 ).

Numerose fondazioni di monasteri dimostrano la forza di attrazione dell'ideale monastico.

Il monastero, fondato a Poitiers da Radegonda, contava alla sua morte oltre 200 monache.

Accanto alla crudeltà e alla rozza volgarità di taluni sovrani che trovarono anche delle detestabili compagne di pari origine ( Chilperico + 584 e Fredegonda ) troviamo delle luminose figure di santi come santa Radegonda ( proveniente dalla Turingia, 518-587 ), sposa dello scostumato e violento dotarlo I, la cui importanza spirituale si palesa già nel fatto che un uomo come Venanzio Fortunato abbia ricevuto degli incitamenti stimolanti dal rapporto con lei.

Vanno qui ricordate anche la regina Batilde ( schiava anglosassone, + 680 ), Bililde nel secolo VIII, Geltrude di Nivelles ( parente di Pipino di Heristal, + circa nel 653 ), Adelgonda ( + dopo il 695 ), Odilia ( figlia del duca Alemanno, + circa nel 720 ) ed Erentrude ( nipote di Ruperto, + verso il 718 ).

b) Alcuni sinodi organizzavano già la cura dei poveri, la quale fu riconosciuta come un obbligo morale, e attraverso la quale fu combattuta la miseria ed eliminato l'accattonaggio.

Vi furono anche ( dal 350 circa ) lebbrosari e brefotrofi, ai quali confluivano ora pii lasciti.

La condizione degli schiavi migliorò.

La cosa a lungo andare più importante fu il fondamentale riconoscimento della libertà interiore che portò ad una equiparazione in campo religioso e facilitò l'ascesa sul piano sociale: lo schiavo diviene a poco a poco servo agricolo.

Ma contro la schiavitù non si procedette in modo rivoluzionario.

Dove vescovi e monasteri utilizzavano, per dissodare le loro terre, i servi della gleba, questi furono trattati in genere umanamente.

- I vescovi si adopravano incessantemente per la liberazione.

Anche su questo punto però vi furono sia un forte sviluppo che delle oscillazioni non lievi.

La liberazione divenne veramente effettiva soltanto nella forma di un nuovo rapporto di servitù nei confronti della Chiesa.

Con la conversione della popolazione dell'Impero alla fede cristiana e quanto più il clero si affermava come guida spirituale, tanto più i problemi qui accennati ( direttamente o perlomeno indirettamente ) entrarono nell'ambito delle sue responsabilità.

Una soluzione pienamente valida avrebbe dovuto tener conto, al tempo stesso, delle esigenze religiose e anche secolari.

Non può destare meraviglia che questo non sia del tutto riuscito.

Fu fatto però molto in campo religioso-caritativo anche se non molto disinteressatamente ( pensioni vitalizie per persone anziane o economicamente in pericolo, le quali lasciavano alla Chiesa le loro proprietà fondiarie; crediti dei monasteri dietro pignoramento dei beni e talvolta anche della libertà ).

Piena di merito fu la lotta della Chiesa contro l'usura: tuttavia il divieto assoluto di prendere interessi e la conseguente proscrizione degli scambi finanziari ad interesse in genere, doveva necessariamente causare più tardi dei danni ingenti.

c) Anche la questione se i non-liberi potessero assumere cariche ecclesiastiche non fu risolta in modo del tutto unitario.

I Papi Leone I e Gelasio condizionarono l'accesso dei non-liberi alla loro liberazione.

In realtà molti schiavi e coloni fuggiti dai loro padroni trovarono spesso accoglienza e protezione nel clero o in un monastero.150

Se il signore li reclamava, i chierici minori venivano restituiti; diaconi e sacerdoti potevano risarcire il loro padrone.

I sacerdoti mantenevano la loro dignità, ma perdevano le loro entrate.

Nel regno dei Franchi il vescovo che consapevolmente avesse conferito ad uno schiavo l'ordine del diaconato o del sacerdozio, doveva risarcire il padrone del doppio.

Di fatto lo si lasciava spesso al signore, come sacerdote privato.

Con la diffusione del sistema della chiesa privata, si moltiplicarono i casi in cui schiavi furono consacrati per il servizio della chiesa privata.

Solo con la legislazione carolingia fu soppresso tale abuso.

La Chiesa proteggeva anche in questo tempo le donne, specialmente le vedove.

La favola che il Concilio di Màcon « ostile alle donne » ( un sinodo generale franco convocato nel 585 da rè Gontrano sotto la presidenza del vescovo Prisco di Lione ) non abbia riconosciuto un'anima alle donne, si fonda sulla interpretazione errata dell'argomento avanzato da un padre conciliare, che non si può chiamare la donna « hominem », « homo » = uomo maschio, non essere umano.151

10. Ciononostante questa epoca non portò, come è stato spesso di-mostrato, ad una durevole ascesa.

Di cause singole ne abbiamo già viste parecchie.

Se però vogliamo una spiegazione completa di questa carenza, dovremo udire la risposta contenuta nell'opera dell'uomo che, scontento di questo insuccesso, cercò dei mezzi per sanare la situazione: secondo Bonifacio, la causa principale è da ricercarsi nel fallimento dell'episcopato franco e soprattutto in un difetto oggettivo del suo orientamento di fondo.

Tra le sue file non v'era un pensiero ecclesiastico-universale e canonico, bensì una tendenza al potere essenzialmente egoistica.

Mancava il rapporto che Bonifacio aveva riconosciuto come vitalmente indispensabile per le Chiese, la collaborazione con il vertice apostolico, col centro della Chiesa, il Papa.

Anche Bonifacio, come i Papi d'allora, considerò l'organizzazione ecclesiastica all'interno di un particolare Paese come premessa necessaria per il farsi della Chiesa.

Ma l'isolamento da Roma celava una chiusura particolaristica in vari sensi.

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143 Secondo una concezione centrale della religiosità germanica, nel senso del « do ut des ».
144 L'importanza del culto delle reliquie nell'economia interna della pietà cristiana può essere illustrata facendo un rapporto con la pietà della Chiesa orientale: quello che la reliquia è in Occidente, in Oriente è la icona, la quale però presuppone una comprensione razionale della realtà venerata nella fede.
Le prime notizie sul culto delle icone provengono dalla fine del V secolo.
145 Martino era figlio di un tribuno romano e discepolo di Ilario di Poitiers ( + 367 ); quand'era catecumeno divise il suo mantello che divenne poi quel gioiello dell'Impero sul quale si prestavano i giuramenti e che si portava in battaglia.
Egli fu l'apostolo della Gallia, coronato dal maggior successo contro l'Arianesimo e contro residui pagani.
146 Anche a tale riguardo Gregorio di Tours offre ampi documenti; in modo incredibile, e anche raffinato, si cercava di raggirare il diritto d'asilo.
Un orribile esempio: il duca Rauching giurò di non separare una giovane coppia fuggita in chiesa e fece poi seppellire entrambi vivi ( l'uomo poté essere salvato dal parroco ).
Ciò che caratterizza l'epoca è il ripetersi in grande quantità di simili casi.
147 Un vescovo per esempio prestò giuramento su di un reliquiario dal quale egli furtivamente aveva tolto le reliquie e si ritenne perciò autorizzato a rompere il giuramento.
148 Nella Germania sud-occidentale, per il primo Medioevo, si sono trovate 844 costruzioni di chiese.
Il numero complessivo delle chiese in Germania verso la metà del IX secolo si può fissare con grande probabilità a tre migliaia e mezzo.
149 Anche di questo ci parla Gregorio di Tours in numerosi capitoli della sua Historia Francorum.
150 Secondo una disposizione di Gregorio Magno però, uno schiavo prima di entrare doveva essere riscattato dal monastero; se poi lasciava il convento doveva ritornare in schiavitù.
151 Questa notizia della « Histmia Francorum » non è del resto storicamente ineccepibile.