Pensieri |
Che la legge era figurativa.
Figure.
I popoli ebraico ed egiziano chiaramente predetti nei due uomini che Mosè incontrò, l'egiziano che picchia l'ebreo, Mosè che lo vendica uccidendo l'egiziano e l'ebreo che si rivela ingrato.
Figurativi.
« Fa' ogni cosa seguendo il modello che ti è stato mostrato sulla montagna », a questo proposito san Paolo dice che gli Ebrei hanno raffigurato le cose celesti.
Figure.
I profeti profetizzavano con simboli: cinture, barba e capelli bruciati, ecc.
Figurativi.
Chiave della cifra.
« Veri adoratores ».
« Ecce agnus dei qui tollit peccata mundi ».
Figurativi.
I termini spada, scudo, potentissime.
Chi vuol dare senso alla Scrittura senza prenderlo dalla Scrittura stessa, è suo nemico.
Ag. d.d.ch.
Due errori:
1. prendere ogni cosa alla lettera;
2. prendere ogni cosa spiritualmente.
Figure.
Gesù Cristo aprì la loro mente perché comprendessero le Scritture.
Queste sono due grandi brecce:
1. Tutte le cose arrivavano loro in forma di figure: « vere Israelita », « vere liberi », vero pane del cielo.
2. Un Dio umiliato fino alla croce.
È stato necessario che Cristo soffrisse per entrare nella sua gloria.
Che vincesse la morte con la morte.
Due avventi.
Parlare contro chi interpreta troppo.
Dio, per rendere il Messia riconoscibile ai buoni e irriconoscibile ai malvagi, lo ha fatto predire in questo modo.
Se il modo del Messia fosse stato predetto con chiarezza, non ci sarebbe stata oscurità, neppure per i malvagi.
Se il tempo fosse stato predetto in modo oscuro, ci sarebbe stata oscurità anche per i buoni [ perché la bontà del loro cuore ] non avrebbe fatto loro pensare, per esempio, che significa seicento anni.
Così il tempo è stato predetto chiaramente e il modo in forma di figure.
Per questo mezzo i malvagi prendono i beni promessi per beni materiali e sbagliano malgrado la chiara predizione del tempo, al contrario dei buoni.
Perché la comprensione dei beni promessi dipende dal cuore che chiama bene quello che ama, mentre la comprensione del tempo non dipende dal cuore.
ln questo modo la predizione chiara del tempo e oscura dei beni mette sulla falsa strada solo i malvagi.
Gli Ebrei secondo la carne non comprendevano né la grandezza, né l'umiltà del Messia annunciato dalle loro profezie.
Non lo riconobbero nella sua grandezza profetizzata, come quando egli dice che il Messia sarà signore di Davide, benché suo figlio, che viene prima di Abramo e che l'ha visto.
Non pensavano che fosse così grande da essere eterno, e l'hanno disconosciuto anche nel momento dell'umiliazione e della morte.
Il Messia, dicevano, durerà in eterno, e costui dice che morirà.
Essi dunque non lo credevano né mortale né eterno; in lui cercavano solo una grandezza secondo la carne.
Contraddizione.
Non si può fare un buon ritratto se non accordando tutte le nostre contraddizioni, e non è sufficiente mettere insieme le caratteristiche che hanno affinità tra loro senza connetterle con quelle contrarie.
Per comprendere il significato di un autore, bisogna saper accordare tutti i passaggi contraddittori.
Così, per capire le Scritture, è necessario un senso in cui tutti i passaggi contraddittori si accordino.
Non è sufficinete trovarne uno conforme a più passaggi affini tra loro, ma deve essercene uno capace di accordare anche i passaggi contraddittori.
Ogni autore ha un senso in cui tutti i passaggi contraddittori si accordano, o è del tutto sprovvisto di significato.
Questo non si può dire delle Scritture e dei profeti: sicuramente avevano troppo buon senso.
Bisogna dunque cercarne uno che accordi tutte le contraddizioni.
Gli Ebrei non saprebbero conciliare la fine del regno e della sovranità predetta da Osea, con la profezia di Giacobbe.
Se si prendono le legge, i sacrifici e il regno come fossero realtà, è impossibile accordare tutti i passaggi; è dunque necessario che siano figure.
Non si saprebbe accordare nemmeno i passaggi di uno stesso autore, o di uno stesso libro, né a volte quelli di uno stesso capitolo, e questo è più che sufficiente per dire qual era il significato dell'autore: come quando Ezechiele, cap. 20, dice che si vivrà e non si vivrà nei comandamenti di Dio.
Non era permesso sacrificare fuori da Gerusalemme, che era il luogo che il Signore aveva scelto, né mangiare altrove le decime, ( Dt 12,5; Dt 14,23; Dt 15,20; Dt 16,2; Dt 7; Dt 11; Dt 15.
Osea ha predetto che non ci sarebbe stato re, né principe, senza sacrifici, ecc., senza idoli, e questo si è compiuto oggi, non potendosi fare sacrifici legittimi fuori da Gerusalemme.
Figura.
Se la legge e i sacrifici sono la verità, bisogna che essa piaccia a Dio e non gli dispiaccia in niente.
Se sono figure, bisogna che gli piacciano e gli dispiacciano.
Ora, in tutta la Scrittura essi piacciono e dispiacciono.
È detto che la legge sarà cambiata, che il sacrificio sarà cambiato, che rimarranno senza re, senza principi e senza sacrifici, che verrà stretta una nuova alleanza, che la legge sarà rinnovata, che i precetti ricevuti non sono buoni, che i loro sacrifici sono abominevoli, che Dio non li ha richiesti.
Ma, al contrario, è anche detto che la legge durerà in eterno, che la stessa alleanza sarà eterna, che il sacrificio sarà eterno, che lo scettro non andrà mai via da loro, perché non può andare perso prima che arrivi il re eterno.
Tutti questi passi dicono forse che si tratta di fatti reali? No.
Che si tratta di figura? No, ma che si tratta di realtà o di figura.
Ma i primi, escludendo la realtà, indicano che si tratta di figura.
L'insieme di questi passi non può riferirsi alla realtà, tutti possono spiegarsi come figura.
Dunque non sono detti come realtà, ma come figura.
« Agnus occisus est ab origine mundi », « funge sacrificium ».
Un ritratto implica assenza e presenza, piacere e dispiacere.
La realtà esclude assenza e dispiacere.
Figure.
Per sapere se la legge e i sacrifici sono realtà o figura, bisogna vedere se i profeti, parlando di queste cose, vi concentravano la loro intenzione e il loro pensiero così da concepirli solo dentro l'antica alleanza, o se vi vedevano qualche altra cosa di cui questa fu l'immagine.
Perché in un ritratto si scorge la cosa raffigurata.
Per questo, basta analizzare ciò che ne dicono.
Quando affermano che sarà eterna, intendono parlare forse di quella stessa alleanza di cui dicono che sarà cambiata?
Lo stesso dei sacrifici, ecc.
La cifra ha due sensi.
Quando veniamo in possesso di una lettera importante, il cui significato è chiaro, ma dove si dice anche che il significato è oscuro e nascosto, celato al punto che vedremo e non vedremo la lettera, che la capiremo e non la capiremo, cos'altro dobbiamo pensare se non che si tratta di una cifra a doppio senso, tanto più che nel senso letterale troviamo delle evidenti contraddizioni.
Quanto dobbiamo dunque stimare quelli che ci svelano la cifra, insegnandoci a riconoscerne il senso nascosto, soprattutto quando i princìpi che ne ricavano sono del tutto naturali e chiari?
È quanto ha fatto Gesù Cristo.
E gli apostoli.
Essi hanno tolto il sigillo.
Egli ha lacerato il velo e ha rivelato lo spirito.
Per mezzo di ciò essi ci hanno insegnato che i nemici degli uomini sono le passioni, che il redentore sarebbe stato nell'ordine dello spirito e il suo regno spirituale, che ci sarebbero stati due avventi, uno di miseria, per umiliare la supersbia dell'uomo, l'altro glorioso, per sollevare l'uomo umiliato, che Gesù Cristo sarebbe stato Dio e uomo.
Il tempo del primo avvento esplicitamente predetto, il tempo del secondo avvento non lo è per niente, perché il primo doveva rimanere celato, il secondo doveva essere clamoroso e così manifesto che anche i suoi nemici avrebbero dovuto riconoscerlo.
Ma doveva venire oscuramente per essere conosciuto solo da quelli che avessero approfondito le Scritture.
Cosa potevano fare gli Ebrei, suoi nemici?
Se lo accolgono, con la loro accoglienza lo provano, perché a ricevere il Messia sono i depositari della sua attesa, ma se lo respingono, lo provano proprio con il loro rifiuto.
Contraddizioni.
Lo scettro fino al Messia; senza re, né principe.
Legge eterna; mutata.
Eterna alleanza; nuova alleanza.
Legge buona; precetti malvagi.
Gli Ebrei erano abituati ai grandi e prodigiosi miracoli.
E così, dopo i grandi fatti del Mar Rosso e della terra di Canaan, intesi come un'anticipazione delle grandi cose del loro Messia, se ne aspettavano di ancora più grandi di quelle di Mosè, che erano solo un saggio.
La figura porta assenza e presenza, piacere e dispiacere.
Cifra a doppio senso.
In quello chiaro è detto che il senso è celato.
Forse si potrebbe pensare che, quando i profeti hanno predetto che lo scettro non sarebbe uscito da Giuda fino al re eterno, essi abbiano parlato per lusingare il popolo e che la loro profezia sarebbe stata vanificata da Erode.
Ma per mostrare che non è questo il senso, e che essi, al contrario, sapevano bene che il regno temporale doveva cessare, dicono che non ci saranno re né principi.
E per molto tempo, Osea.
Figure.
Da quando il segreto è stato rivelato è impossibile non vederlo.
Si legga il Vecchio Testamento in questa luce, e si veda se i sacrifici erano autentici, se la parentela di Adamo è stata la vera causa dell'amicizia di Dio, se la terra promessa era il luogo del vero riposo.
No, dunque si trattava di figura.
Si osservino ugualmente tutte le cerimonie prescritte e tutti i comandamenti non orientati alla carità, si vedrà che sono solo figure.
Tutti questi sacrifici e cerimonie erano dunque figure o sciocchezze, ma tra le cose chiare ve ne sono di troppo nobili per giudicar le sciocchezze.
Figure.
La lettera uccide.
Tutto aveva forma di figura.
Era necessario che Cristo soffrisse.
Un Dio umiliato.
Ecco la cifra dataci da san Paolo.
Circoncisione del cuore, vero digiuno, vero sacrificio, vero tempio: i profeti hanno suggerito che tutto ciò andasse necessariamente inteso in senso spirituale.
Non la carne che perisce, ma quella che non perisce.
« Sarete veramente liberi », dunque l'altra libertà non è che una figura della libertà.
« lo sono il vero pane del cielo».
Alcuni ve dono con chiarezza che il solo nemico dell'uomo capace di distoglierlo da Dio è la concupiscenza, e non altri [ nemici ], che non c'è altro bene che Dio, e non una terra fertile.
Quelli che pensano che il bene dell'uomo sia nella carne e il male in ciò che lo allontana dai piaceri dei sensi, se ne sazino e ne muoiano.
Ma quelli che cercano Dio con tutto il loro cuore, il cui unico dispiacere consiste nell'essere privati della sua visione, che desiderano solo possederlo e che ritengono nemici coloro che li ostacolano in ciò, che si affliggono di vedersi circondati e soggetti a tali nemici, si consolino, annuncio loro una buona notizia: c'è chi li libererà, glielo farò vedere, mostrerò loro che esiste un Dio che celerò agli altri.
Farò loro vedere che è stato promesso un Messia per liberarli dai nemici, e che ne è venuto uno per liberare dalle iniquità, ma non dai nemici.
Quando Davide predice che il Messia libererà il suo popolo dai nemici, in senso carnale si può pensare che parli degli Egiziani, e allora non saprei far vedere che la profezia si è avverata; ma si può anche pensare che si tratti delle iniquità, perché gli Egiziani non sono veri nemici, mentre lo sono le iniquità.
La parola nemico è dunque equivoca, ma se altrove egli dice, come fa, che libererà il suo popolo dai peccati, come è detto in Isaia e negli altri, ogni equivoco è tolto, e l'ambiguità della parola nemico è ricondotta al significato elementare d'iniquità.
Perché se pensava ai peccati, poteva ben chiamarli nemici, ma se pensava ai nemici, non poteva chiamarli iniquità.
Ora, Mosè e Davide e Isaia usavano gli stessi termini.
Chi dirà dunque che non avevano lo stesso senso, e che il senso di Davide, che è chiaramente quello di iniquità quando parla di nemici, non fosse quello di Mosè quando parla di nemici?
Daniele, 9, prega per la liberazione del popolo dalla prigionia dei suoi nemici.
Ma pensava ai peccati, e per mostrarlo dice che Gabriele venne a dirgli che era stato esaudito e che non gli rimanevano da attendere che 70 settimane, dopo di che il popolo sarebbe stato liberato dall'iniquità, sarebbero finiti i peccati e il liberatore, il santo dei santi, avrebbe portato la giustizia eterna, non quella legale, quella eterna.
Figure.
Gli Ebrei erano invecchiati con questi pensieri terreni:
che Dio amava il loro padre Abramo, la sua carne e la sua discendenza, e
che per questo li aveva moltiplicati distinguendoli da ogni altro popolo, senza permettere che si confondessero;
che, quando languivano in Egitto, li aveva sottratti con una quantità di grandi prodigi in loro favore;
che li nutrì nel deserto con la manna;
che li condusse in una terra molto fertile;
che dette loro dei re e un tempio ben costruito per sacrificarvi gli animali, grazie al cui spargimento di sangue si sarebbero purificati; e
che in fine doveva inviare loro il Messia per farne i padroni del mondo.
E ha predetto il tempo della sua venuta.
Il popolo è invecchiato in questi errori carnali, Gesù Cristo è venuto nel tempo predetto ma non con la magnificenza attesa, e per questo hanno pensato che non fosse lui.
Dopo la sua morte, san Paolo è venuto ad insegnare agli uomini
che tutte queste cose si erano realizzate come figure,
che il regno di Dio non consisteva nella carne ma nello spirito,
che i nemici degli uomini non erano i Babilonesi ma le loro passioni,
che a Dio non erano grati i templi costruiti con le mani, ma un cuore puro e umile,
che la circoncisione del corpo era inutile, mentre era necessaria quella del cuore,
che Mosè non aveva dato loro il pane celeste, ecc.
Dio, non avendo voluto scoprire queste cose a quel popolo che considerava indegno di esse, ma volendo, al tempo stesso, predirle affinché venissero credute, ne predisse chiaramente il tempo, e qualche volta le ha anche profetizzate in modo chiaro, ma soprattutto per mezzo di figure, in modo che si fermassero alla raffigurazione coloro che amavano la raffigurazione, e coloro che amavano le cose raffigurate potessero vederle.
Appartiene alla figura tutto ciò che non è finalizzato alla carità.
L'unico oggetto della Scrittura è la carità.
Tutto ciò che non mira all'unico bene appartiene alla figura.
Dal momento che vi è un fine solo, tutto ciò che non vi è riconducibile con parole precise è figura.
Dio diversifica così quell'unico precetto della carità, per soddisfare la nostra curiosità che va alla ricerca della diversità, per mezzo di quella diversità che ci conduce costantemente alla nostra unica necessità.
Poiché solo una cosa è necessaria, ma a noi piace la diversità, Dio soddisfa l'una e l'altra con una diversità che porta all'unica necessità.
Gli Ebrei erano così attaccati alla raffigurazione, e l'hanno tanto attesa, da respingere la realtà, quando si è presentata nel tempo e nel modo predetto.
I rabbini prendono per figura le mammelle della sposa e tutto ciò che non esprime il loro unico fine: i beni temporali.
I cristiani considerano l'eucarestia come figura della gloria a cui tendono.
Gesù Cristo non ha fatto altro che ammaestrare gli uomini che amavano se stessi, dicendo loro che erano schiavi, ciechi, malati, infelici e peccatori; che doveva liberarli, illuminarli, beatificarli e guarirli, e che ciò si sarebbe realizzato se avessero odiato se stessi, e lo avessero seguito nella miseria e nella morte sulla croce.
Figure.
Quando la parola di Dio, che è vera, è falsa per quanto riguarda il senso letterale, essa è vera riguardo a quello spirituale.
« Sede a dextris meis »: ciò che è falso se preso in senso letterale, dunque è vero in senso spirituale.
In espressioni simili si parla di Dio in maniera umana.
E questo non significa altro se non che anche Dio avrà la stessa disposizione d'animo degli uomini quando fanno sedere qulcuno alla loro destra.
È dunque un segno dell'intenzione divina, non del suo modo di metterla in atto.
Così quando dice: « Avendo Dio gradito la qualità dei vostri profumi, vi darà come ricompensa una terra fertile », ciò significa: come un uomo che, gradendo i vostri profumi, vi darebbe in ricompensa una terra fertile, anche Dio proverà la stessa inclinazione per voi, dal momento che voi avete avuto nei suoi confronti la disposizione che ha un uomo verso colui a cui dona dei profumi.
E così per « iratus est », « Dio geloso », ecc.
Poiché le cose di Dio sono ineffabili, esse non possono venire espresse in altro modo.
Ancor oggi la Chiesa si serve di espressioni simili, « quia confortavit seras », ecc.
Non è lecito attribuire alla Scrittura i sensi che essa non ha rivelato.
Così, dire che il d'Isaia significhi 600, ciò non è rivelato.
Non è detto che le "à" e le "ò" deficientes significhino dei misteri.
Dunque non è lecito affermarlo.
E ancora meno affermare che si tratta di forme attinenti alla pietra filosofale.
Ma noi diciamo che il senso letterale non è vero perché i profeti stessi l'hanno detto.
Quelli che stentano a credere si appoggiano al fatto che gli Ebrei non credono ( « Se fosse tutto chiaro », dicono, « perché non dovrebbero credere? » ), e sembra quasi che vogliano che essi credano per non essere impediti dall'esempio del loro rifiuto.
Ma proprio sul loro rifiuto si fonda la nostra fede.
Se fossero con noi saremmo meno disposti a credere: avremmo un pretesto ben maggiore.
È davvero una cosa ammirevole aver reso gli Ebrei grandi sostenitori delle cose predette e grandi nemici del loro compimento.
Prova dei due Testamenti insieme.
Per provare in un colpo solo la veridicità di entrambi, non c'è che da verificare se le profezie di uno si sono compiute nell'altro.
Per esaminare le profezie, bisogna comprenderle.
Perché se si crede che esse abbiano un senso solo, allora è certo che il Messia non è venuto; ma se hanno due sensi, è certo che è venuto nella persona di Gesù Cristo.
Il problema si riduce nel sapere se esse hanno due sensi.
Che la Scrittura ha due sensi.
Che Gesù Cristo e gli apostoli ne hanno date le prove:
1. Prova per mezzo della Scrittura stessa.
2. Prova per mezzo dei rabbini.
Mosè Maimonide dice che essa ha due facce sicure e che i profeti hanno profetizzato solo Gesù Cristo.
3. Prove per mezzo della qabbalah.
4. Prove per mezzo dell'interpretazione mistica che gli stessi rabbini danno alla Scrittura.
5. Prove per mezzo dei princìpi rabbinici che ci sono due sensi:
che ci sono due avventi del Messia, glorioso o abbietto secondo quanto meritano;
che i profeti hanno profetizzato solo il Messia;
che allora non ci si ricorderà più del mar Rosso;
che Ebrei e Gentili saranno mescolati.
6. Prove per mezzo della chiave che ci danno Gesù Cristo e gli apostoli.
Figure.
Isaia, 41, il mar Rosso immagine di redenzione.
« Ut sciatis quod filius hominis habet potestatem remittendi peccata, tibi dico surge ».
Dio, volendo far vedere che poteva formare un popolo santo di una santità invisibile e colmarlo di una gloria eterna, ha fatto cose invisibili.
Come la natura è un'immagine della grazia, egli ha fatto nei beni della natura ciò che doveva fare in quelli della grazia, così che si capisse che, se faceva bene le cose visibili, poteva fare anche quelle invisibili.
Ha dunque salvato il popolo dal diluvio; lo ha fatto nascere da Abramo, lo ha riscattato dai suoi nemici e gli ha procurato la pace.
Lo scopo di Dio non era quello di salvare dal diluvio e di far nascere un intero popolo da Abramo, solo per condurci in una terra fertile.
La grazia stessa non è che una figura della gloria.
Essa non è il fine supremo.
La legge è stata la sua figura e lei stessa è figura della [ gloria ], ma essa ne è la figura e il principio o la causa.
La vita comune degli uomini è simile a quella dei santi.
Entrambi cercano ciò che li soddisfa, ma ciò che li soddisfa è diverso.
Essi chiamano nemici coloro che impediscono loro, ecc.
Dio ha mostrato dunque che può dare beni invisibili, dando quelli visibili.
Se due persone raccontano cose folli, una con un doppio senso cabalistico, l'altra senza, e se qualcuno le sente parlare senza conoscere il segreto della prima, le giudicherà allo stesso modo.
Ma se poi nel discorso uno dice cose angeliche e l'altro continua a dire cose stupide e comuni, quello penserà che uno parla in modo misterioso e l'altro no, dal momento che uno ha mostrato di essere incapace di simili sciocchezze ma capace di cose misteriose, l'altro che è incapace di mistero e capace solo di dire sciocchezze.
L'Antico testamento è una cifra.
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