Summa Teologica - I |
Infra, q. 10, a. 3; q. 65, a. 1, ad 1; III, q. 57, a. 1, ad 1; In 1 Sent., d. 8, q. 3, a. 2; d. 19, q. 5, a. 3; In 2 Sent., d. 7, q. 1, a. 1; De Malo, q. 16, a. 2, ad 6; Quodl., 10, q. 2
Pare che non sia esatta la definizione che dell'eternità dà Boezio [ De consol. 5, pr. 6 ], dicendo che « l'eternità è il possesso intero, perfetto e simultaneo di una vita senza termine ».
1. Senza termine dice negazione: ora, la negazione rientra soltanto nel concetto di quelle cose che sono defettibili, il che non compete all'eternità.
Quindi nella definizione dell'eternità non va posto quel senza termine.
2. L'eternità significa una certa durata.
Ma la durata riguarda più l'essere che la vita.
Nella definizione dell'eternità dunque, più che la vita, si dovrebbe porre l'essere.
3. Si dice intero o tutto ciò che ha parti.
Ma l'eternità non ha parti, essendo semplice.
Quindi quell'intero è fuori posto.
4. Più giorni o più tempi non possono esistere simultaneamente.
Ma nell'eternità si nominano al plurale giorni e tempi, poiché è detto in Michea [ Mi 5,1 ]: « La sua origine è dal principio dei giorni dell'eternità »; e in S. Paolo [ Rm 16,25 ]: « Secondo la rivelazione del mistero taciuto per secoli eterni ».
Quindi l'eternità non è simultanea.
5. Intero e perfetto sono la stessa cosa.
Posto dunque che l'eternità sia un possesso intero, è superfluo aggiungervi perfetto.
6. Il termine possesso non include l'idea di durata, mentre l'eternità è una certa durata.
Quindi l'eternità non è un possesso.
Come per arrivare alla conoscenza delle realtà semplici dobbiamo servirci delle realtà composte, così alla conoscenza dell'eternità è necessario arrivare mediante la conoscenza del tempo: il quale è la « misura numerica del moto secondo il prima e il poi ».
Siccome infatti in ogni moto vi è una successione, e una parte viene dopo l'altra, dal fatto che noi enumeriamo un prima e un poi nel movimento percepiamo il tempo, il quale non è altro che l'enumerazione di ciò che è prima e di ciò che è dopo nel movimento.
Ora, dove non c'è movimento e l'essere è sempre il medesimo non si può parlare di prima e di poi.
Come dunque l'essenza del tempo consiste nell'enumerazione del prima e del poi nel movimento, così nella percezione dell'uniformità di ciò che è completamente fuori del moto consiste l'essenza dell'eternità.
Ancora.
Si dicono misurate dal tempo le cose che hanno un inizio e una fine nel tempo, come osserva Aristotele [ Phys. 4,12 ]: per il motivo che a tutto ciò che si muove si può sempre assegnare un inizio e un termine.
Ciò che invece è del tutto immutabile, come non può avere una successione, così non può avere neppure un inizio e un termine.
Quindi il concetto di eternità è dato da queste due cose: primo, dal fatto che ciò che è nell'eternità è senza termine, cioè senza principio e senza fine ( riferendosi la parola termine all'uno e all'altra ).
Secondo: dal fatto che la stessa eternità esclude ogni successione, « esistendo tutta insieme »
1. Si è soliti definire in forma negativa le realtà semplici, come il punto è « ciò che è senza parti ».
Ma ciò non perché la negazione appartenga alla loro essenza, bensì perché il nostro intelletto, il quale apprende prima le cose composte, non può arrivare alla conoscenza del semplice se non escludendo la composizione.
2. Ciò che è veramente eterno non solo è ente, ma è anche vivente; ed è proprio il vivere che si estende in un certo modo all'operazione, non già l'essere.
Ora, l'estendersi della durata pare che vada considerato secondo l'operazione piuttosto che secondo l'essere: infatti anche il tempo è la misura del movimento.
3. L'eternità è detta intera non nel senso che abbia delle parti, ma perché non le manca nulla.
4. Come Dio, pur essendo incorporeo, nelle Scritture è chiamato metaforicamente con nomi di realtà corporee, così anche l'eternità, pur esistendo « tutta insieme », è indicata con nomi che esprimono successione temporale.
5. Nel tempo ci sono da considerare due cose: cioè il tempo stesso, che esiste successivamente, e l'istante, che è qualcosa di incompleto.
Ora, l'eternità è detta simultanea per escludere il tempo; è detta invece perfetta per escludere l'istante.
6. Ciò che è posseduto, lo è con stabilità e quiete.
Quindi si è usato il termine possesso per indicare che l'eternità è immutabile e indefettibile.
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