In 1 Sent., d. 19, q. 2, a. 1; C. G., I, c. 15; De Pot., q. 3, a. 17, ad 23; Comp. Theol., cc. 5, 8
Pare che Dio non sia eterno.
1. Nulla di ciò che è causato può essere attribuito a Dio.
Ma l'eternità è qualcosa di causato: dice infatti Boezio [ De Trin. 4 ] che « l'istante fluente fa il tempo, mentre l'istante permanente fa l'eternità »; e S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 23 ] dice che « Dio è l' autore dell'eternità ».
Quindi Dio non è eterno.
2. Ciò che è prima e dopo l'eternità non è misurato dall'eternità.
Ma Dio è prima dell'eternità, come dice il Liber De Causis [ 2 ], e dopo l'eternità, come appare dalla Scrittura che dice [ Es 15,18 ]: « Il Signore regnerà in eterno e oltre ».
Quindi a Dio non compete di essere eterno.
3. L'eternità è una misura.
Ma Dio non può essere misurato.
Quindi l'eternità non gli appartiene.
4. Nell'eternità non esiste presente, passato e futuro, essendo essa simultanea, come si è detto [ a. prec. ].
Ma nelle Scritture vengono usati, parlando di Dio, verbi al tempo presente, passato e futuro.
Quindi Dio non è eterno.
Dice S. Atanasio [ Symb. ]: « Eterno il Padre, eterno il Figlio, eterno lo Spirito Santo ».
La nozione di eternità nasce dall'immutabilità nello stesso modo in cui quella di tempo deriva dal movimento, come risulta da ciò che si è detto [ a. prec. ].
Quindi, essendo Dio sommamente immutabile, a lui compete sommamente di essere eterno.
E non è soltanto eterno, ma è anche la sua stessa eternità, mentre nessun'altra cosa è la propria durata, non essendo il proprio essere.
Dio invece è il suo stesso essere uniforme, e perciò come è la sua essenza, così è [ anche ] la sua eternità.
1. Quando si dice che l'istante permanente fa l'eternità ci si riferisce al nostro modo di intendere.
Come infatti in noi viene causata l'idea di tempo in quanto concepiamo il fluire dell'istante, così in noi viene prodotta l'idea di eternità in quanto apprendiamo l'immobilità dell'istante.
Quanto poi dice S. Agostino, che cioè « Dio è l'autore dell'eternità », va inteso dell'eternità partecipata, poiché Dio partecipa ad alcuni esseri la sua eternità al modo stesso in cui partecipa loro la sua immutabilità.
2. Con ciò resta risolta anche la seconda obiezione.
Si dice infatti che Dio è prima dell'eternità intendendosi qui l'eternità partecipata dalle sostanze spirituali.
E così nel medesimo libro si dice anche che « l'intelligenza è equiparata all'eternità ».
- Quanto poi alla frase della Scrittura: « Il Signore regnerà in eterno e oltre », bisogna sapere che in quel punto la parola eterno sta per secolo, come si ha in un'altra versione.
Così dunque si dice che Dio regnerà al di là dell'eternità in quanto ché perdura oltre qualunque secolo, cioè oltre qualsiasi durata stabilita: per secolo infatti non si intende altro che la durata periodica di una realtà qualsiasi, come dice Aristotele [ De Caelo, 1,9 ].
- Oppure si dice che regna oltre all'eternità per indicare che se anche ci fosse qualche altra cosa che esistesse sempre ( come p. es. il movimento del cielo, secondo alcuni filosofi ), tuttavia Dio regnerebbe anche più in là [ cioè in maniera più perfetta ], in quanto il suo regno è tutto insieme [ senza successione ].
3. L'eternità non è altro che Dio medesimo.
Quindi Dio è detto eterno non come se fosse in qualche modo misurato, ma l'idea di misura è qui presa solo secondo il nostro modo di intendere.
4. Si applicano a Dio verbi di tempi diversi perché la sua eternità include tutti i tempi, non perché egli sia soggetto alla variabilità del presente, del passato e del futuro.
Indice |