Summa Teologica - I-II |
Pare che l'uomo non possa conseguire la beatitudine.
1. Come la natura razionale sorpassa quella sensitiva, così la natura intellettuale sorpassa quella razionale, come più volte ripete Dionigi [ De div. nom. 4; 6;7 ].
Ma gli animali bruti, forniti della sola natura sensitiva, non possono raggiungere il fine della natura razionale.
Quindi neppure l'uomo, che è di natura razionale, può conseguire il fine della natura intellettuale, cioè la beatitudine.
2. La vera beatitudine consiste nella visione di Dio, che è la verità pura.
Ma per l'uomo è connaturale percepire la verità nelle realtà materiali: infatti, come insegna Aristotele [ De anima 3,7 ], « l'uomo conosce le specie intelligibili nelle immagini della fantasia ».
Quindi l'uomo non è in grado di raggiungere la beatitudine.
3. La beatitudine consiste nel conseguimento del bene supremo.
Ma nessuno può raggiungere il bene supremo senza superare i gradi intermedi.
Trovandosi dunque, tra Dio e la natura umana, la natura angelica, che l'uomo non è in grado di superare, è impossibile che l'uomo possa conseguire la beatitudine.
Sta scritto nei Salmi [ Sal 94,12 ]: « Beato l'uomo che tu istruisci, Signore ».
Il termine beatitudine sta a indicare il conseguimento del bene perfetto.
Quindi chiunque è capace del bene perfetto è in grado di raggiungere la beatitudine.
Ora, che l'uomo sia capace del bene perfetto lo dimostra il fatto che il suo intelletto è in grado di apprendere il bene universale e perfetto, e la sua volontà è in grado di desiderarlo.
Quindi l'uomo può conseguire la beatitudine.
- E ciò risulta anche dal fatto che l'uomo è capace di vedere l'essenza divina, come si è dimostrato nella Prima Parte [ q. 12, a. 1 ], nella quale visione consiste la perfetta beatitudine dell'uomo, come si è detto [ q. 3, a. 8 ].
1. La distanza che separa la natura razionale da quella sensitiva è di tipo diverso da quella che separa la natura intellettuale dalla natura razionale.
Infatti questa supera la natura sensitiva per l'oggetto della conoscenza: poiché i sensi non possono conoscere in alcun modo l'universale percepito dalla ragione.
Invece la natura intellettuale supera quella razionale per il modo di conoscere la medesima verità intelligibile: infatti la natura intellettuale apprende in maniera immediata quella verità che la natura razionale raggiunge attraverso l'indagine della ragione, come è evidente in base a quanto si disse nella Prima Parte [ q. 58, a. 3; q. 79, a. 8 ].
Quindi la ragione raggiunge con una specie di moto l'oggetto che l'intelletto apprende.
E così la natura razionale può conseguire la beatitudine, che è la perfezione della natura intellettuale: però in modo diverso dagli angeli.
Mentre infatti gli angeli la raggiunsero subito dopo la loro creazione, gli uomini vi arrivano attraverso il tempo.
La natura sensitiva invece non può raggiungere questo fine in alcuna maniera.
2. Nello stato della vita presente è connaturale per l'uomo conoscere la verità intelligibile mediante le immagini della fantasia, ma dopo lo stato di questa vita sarà connaturale all'uomo un altro modo [ di conoscere ], come si è spiegato nella Prima Parte [ q. 84, a. 7; q. 89, a. 1 ].
3. L'uomo non può oltrepassare gli angeli nel grado della natura, così da essere per natura superiore ad essi.
Li può tuttavia superare con l'operazione intellettiva, nell'atto di comprendere che esiste qualcosa di superiore agli angeli, che rende l'uomo beato; e quando avrà raggiunto perfettamente tale oggetto sarà perfettamente beato.
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