Summa Teologica - I |
In 1 Sent., d. 33, q. 1, a. 1; d. 48, q. 2, a. 1, ad 2; C. G., I, c. 82; III, cc. 91, 96, 98; De Verit., q. 12, a. 11; In Hebr., c. 6, lect. 4
Pare che la volontà di Dio sia mutevole.
1. Nella Genesi [ Gen 6,7 ] il Signore parla così: « Mi pento di aver fatto l'uomo ».
Ora, chiunque si pente di ciò che ha fatto ha una volontà mutevole.
Quindi Dio ha una volontà soggetta a cambiamento.
2. Ancora [ Ger 18,7s ] in persona del Signore si dice: « Talvolta nei riguardi di un popolo o di un regno io decido di sradicare, di abbattere e di distruggere; ma se questo popolo, contro il quale avevo parlato, si converte dalla sua malvagità, io mi pento del male che avevo pensato di fargli ».
Quindi Dio ha una volontà mutevole.
3. Tutto ciò che Dio fa, lo fa volontariamente.
Ma Dio non fa sempre le stesse cose, poiché un tempo comandò di osservare le prescrizioni legali, poi lo proibì.
Quindi ha una volontà mutevole.
4. Dio, come si è detto sopra [ a. 3 ], non è necessitato a volere ciò che vuole.
Quindi può volere e non volere la medesima cosa.
Ora, tutto ciò che dice potenzialità a due cose opposte è mutevole: infatti ciò che può essere e non essere è mutevole quanto alla sostanza, e ciò che può trovarsi ora in un posto e ora in un altro è mutevole quanto al luogo.
Quindi Dio è mutevole quanto alla volontà.
La Sacra Scrittura [ Nm 23,19 ] dice: « Dio non è un uomo da potersi smentire, non è un figlio dell'uomo da potersi pentire ».
La volontà di Dio è assolutamente immutabile.
Bisogna però osservare che altro è mutare volontà e altro è volere che alcune cose mutino.
Infatti uno, pur rimanendo ferma e immobile la sua volontà, può volere che ora avvenga una cosa e in seguito avvenga il contrario.
Si avrebbe invece cambiamento di volontà se uno cominciasse a volere ciò che prima non voleva, o se cessasse di volere ciò che voleva.
Il che non può accadere se non viene presupposto un mutamento o nella conoscenza o nelle disposizioni intrinseche del soggetto volente.
Dato infatti che la volontà ha per oggetto il bene, può avvenire in due modi che uno cominci a volere una cosa.
Primo, perché quella tale cosa comincia a essere per lui un bene.
E ciò non è senza una sua mutazione: come ad es. quando, al venire del freddo, comincia a essere un bene starsene accanto al fuoco, mentre prima non lo era.
Secondo, perché uno viene a conoscere che quella data cosa è buona per lui mentre prima lo ignorava: se infatti deliberiamo è per sapere che cosa è bene per noi.
Ora, sopra [ q. 9, a. 1; q. 14, a. 15 ] abbiamo dimostrato che tanto la sostanza di Dio quanto la sua scienza sono del tutto immutabili.
Per cui è necessario che anche la sua volontà sia assolutamente immutabile.
1. Quelle parole del Signore devono essere intese metaforicamente, per una certa analogia con il nostro modo di fare: quando infatti noi ci pentiamo distruggiamo ciò che abbiamo fatto.
Quantunque ciò possa avvenire anche senza mutamento di volontà perché un uomo, senza mutare volontà, può talora voler fare una cosa e al tempo stesso avere l'intenzione di distruggerla in seguito.
Così dunque, per una somiglianza con il nostro modo di agire, si dice che Dio si pentì: in quanto cioè con il diluvio eliminò dalla faccia della terra l'uomo che aveva creato.
2. La volontà di Dio, causa prima e universale, non esclude le cause intermedie, che hanno il potere di produrre effetti determinati.
Ma poiché tutte le cause seconde non adeguano la virtù della causa prima, vi sono molte cose, come la risurrezione di Lazzaro, ad es., che non sono sottoposte al dominio delle cause inferiori, ma rientrano nella potenza, nella scienza e nella volontà di Dio.
Quindi uno, guardando alle cause inferiori, poteva dire: Lazzaro non risorgerà; guardando invece alla prima causa divina poteva dire: Lazzaro risorgerà.
E Dio vuole l'una e l'altra cosa, cioè che un dato evento debba avvenire in forza di una causa superiore, oppure viceversa.
Così dunque si deve dire che Dio talora annuncia un avvenimento che dovrebbe accadere secondo che è contenuto nell'ordine delle cause inferiori, p. es. secondo le disposizioni della natura o del merito, e che tuttavia non si compie poiché è stato stabilito diversamente nella superiore causa divina.
Così nella Sacra Scrittura [ Is 38,1 ] Dio fece a Ezechia questa predizione: « Disponi riguardo alle cose della tua casa, perché morirai e non guarirai »; e tuttavia ciò non avvenne, perché fin dall'eternità era stato deciso altrimenti nella scienza e nella volontà divina, che è immutabile.
Per cui S. Gregorio [ Mor 16,10; cf. c. 37; 20,32 ] dice che « Dio muta sentenza, ma non muta consiglio », cioè [ il consiglio ] della sua volontà.
- Perciò le parole di Dio: « Io mi pentirò » vanno intese metaforicamente: infatti gli uomini, quando non attuano le loro minacce, paiono pentirsi.
3. Da tale argomento non si può concludere che Dio ha una volontà mutevole, ma soltanto che vuole dei mutamenti.
4. Sebbene non sia necessario in modo assoluto che Dio voglia una data cosa, ciò è però necessario in modo ipotetico [ nella supposizione cioè che la faccia oggetto del suo volere ], per l'immutabilità della sua volontà, come si è detto sopra [ a. 3 ].
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