Summa Teologica - I |
In 1 Sent., d. 25, expos.; d. 34, q. 1, a. 2
Pare che non si possa dire che le tre Persone sono di un'unica essenza.
1. S. Ilario [ De Synod., in exp. Fidei Antioch. ] asserisce che il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo « sono tre per la loro sostanza, ma per la loro armonia sono una cosa sola ».
Ma la sostanza di Dio è la sua essenza.
Quindi le tre Persone non sono di un'unica essenza.
2. Secondo Dionigi [ De div. nom. 1 ], parlando di Dio non si deve asserire se non quanto si trova detto esplicitamente nella sacra Scrittura.
Ma in questa non si trova mai detto che il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo sono di un'unica essenza.
Quindi non lo si deve dire.
3. In Dio l'essenza e la natura sono la stessa cosa.
Quindi basterebbe dire che le tre Persone sono di un'unica natura.
4. Non si suol dire che la persona è dell'essenza, ma piuttosto che l'essenza è della persona.
Quindi non è neppure conveniente dire che le tre persone sono di un'unica essenza.
5. Secondo S. Agostino [ De Trin. 7,6.11 ] non usiamo dire che le tre Persone sono ex una essentia [ cioè sono costituite a partire da un'unica essenza ], affinché non si pensi che in Dio altra cosa sia l'essenza e altra la Persona.
Ma come le preposizioni indicano un passaggio [ e quindi una distinzione ], così anche i casi obliqui.
Quindi per lo stesso motivo non si può dire che le tre persone sono unius essentiae [ di un'unica essenza ].
6. Parlando di Dio non si deve dire ciò che può essere occasione di errore.
Ma quando si afferma che le tre Persone sono di una sola essenza o sostanza si dà occasione all'errore.
Poiché, come fa osservare S. Ilario [ De Synod. 68 ], « affermando che la sostanza del Padre e del Figlio è una si viene a dire o che c'è un solo sussistente con due nomi distinti, o che quell'unica sostanza fu divisa e con essa ne furono formate due imperfette, o che vi fu una sostanza primordiale che da due fu fatta propria e assunta ».
Quindi non si può dire che le tre persone sono di un'unica sostanza.
Secondo S. Agostino [ Contra Maxim. 2,14 ] il termine homousios, che fu stabilito nel Concilio Niceno contro gli Ariani, significa appunto che le tre Persone sono di un'unica essenza.
Il nostro intelletto, come è stato detto in precedenza [ q. 13, a. 1, ad 2; a. 3 ], denomina le cose divine non secondo il loro modo di essere, perché così non le può conoscere, ma nel modo in cui le conosce attraverso le creature.
Ora, nelle creature sensibili, da cui l'intelletto umano trae le sue conoscenze, la natura di una data specie è individuata dalla materia: perciò la natura si presenta come forma, e l'individuo come supposito.
Per questo anche parlando delle realtà divine, se si considera il nostro modo di esprimerci, l'essenza si presenta come forma delle tre Persone.
Ora, parlando delle creature, noi diciamo che una forma qualsiasi è del soggetto di cui è forma: come la salute o la bellezza di un dato uomo.
Non diciamo invece che il soggetto a cui appartiene la forma è di quella forma senza l'aggiunta di qualche aggettivo qualificativo della forma stessa: così, p. es., diciamo: questa donna è di una bellezza singolare; quest'uomo è di una virtù consumata.
Analogamente dunque, anche nel parlare di Dio, per il fatto che abbiamo più persone e una sola essenza diciamo: una è l'essenza delle tre persone [ trium Personarum ], e: tre Persone di un'unica essenza [ unius essentiae ], prendendo tali genitivi come indicanti la forma.
1. In quel testo [ di S. Ilario ] sostanza sta per ipostasi, e non per essenza.
2. Sebbene nella Scrittura l'affermazione che le tre Persone sono di un'unica essenza non si trovi esplicitamente, vi si trova tuttavia quanto al senso: p. es. nei brani seguenti [ Gv 10,30 ]: « Io e il Padre siamo una cosa sola », e [ Gv 10,38; Gv 14,10 ]: « Io sono nel Padre e il Padre è in me ».
E così in molti altri testi.
3. Natura indica piuttosto principio di operazione, essenza invece deriva da essere.
Perciò si possono dire di un'unica natura tutte quelle cose che convengono nella medesima operazione: p. es. tutte le cose che riscaldano.
Invece non si possono dire di un'unica essenza se non quelle che hanno un unico essere.
Quindi l'unità divina viene espressa meglio dicendo che le tre Persone sono di un'unica essenza piuttosto che col dire che sono di un'unica natura.
4. L'uso vuole che quando una forma [ p. es. la virtù ] non ha aggettivi per essere riferita al soggetto di cui è forma, sia accompagnata da questo in qualità di complemento di specificazione: p. es. la virtù di Pietro.
Invece il soggetto non può essere riferito alla forma che gli appartiene costruendo questa come complemento di specificazione se non quando si vuole determinare in qualche modo, [ con un aggettivo ], la forma stessa.
Allora si richiedono due genitivi, dei quali uno indica la forma e l'altro la sua determinazione: p. es., Petrus est magnae virtutis [ Pietro è di grande virtù ].
Oppure si richiede un genitivo che vale per due genitivi: nella frase, p. es., vir sanguinum iste est [ costui è un uomo sanguinario ], sanguinum sta per multi sanguinis [ di molto sangue ].
Ora, poiché l'essenza divina funge da forma rispetto alle persone, è giusto parlare di essenza delle persone.
Non sarebbe invece giusto il contrario, a meno che non si voglia determinare la voce essenza con un aggettivo: dicendo p. es. che il Padre è una persona di essenza divina, oppure che le tre Persone sono di un'unica essenza.
5. [ In latino ] le preposizioni ex o de non indicano un rapporto di causa formale, ma piuttosto di causa o efficiente o materiale.
Cause queste che sono sempre distinte da ciò di cui sono causa: poiché nulla è causa materiale o efficiente di se stesso.
Alcuni esseri invece sono la loro stessa forma, come è evidente per tutti gli esseri immateriali.
Per cui quando diciamo: tre Persone di un'unica essenza, dando all'essenza il significato di forma, non stabiliamo una distinzione tra l'essenza e la persona; come invece accadrebbe se dicessimo: tre Persone costituite a partire da [ ex ] un'unica essenza.
6. Come dice lo stesso S. Ilario [ De Synod. 85 s. ], « si reca grave pregiudizio alle cose sante se le rigettiamo solo perché altri non le hanno riconosciute come tali.
Così se qualcuno fraintende il termine homousios, a me che importa, se io lo intendo rettamente? ».
- « Diciamo dunque che la sostanza è una per la proprietà della natura generata, non già per divisione, o unione, o partecipazione » [ ib. 71 ].
Indice |