Polemica con Massimino |
Tu mi domandi: Se il Figlio deriva dalla sostanza del Padre e anche lo Spirito Santo deriva dalla sostanza del Padre, perché uno deve essere il Figlio e l'altro no?
Ecco, ti rispondo, che tu intenda o meno.
Deriva dal Padre il Figlio e dal Padre deriva lo Spirito Santo, ma quello per nascita, questo per processione; perciò quello è il Figlio del Padre dal quale è stato generato, questo invece è lo Spirito di entrambi, in quanto da entrambi procede.
Per questo motivo, parlando dello Spirito Santo, il Figlio dice: Procede dal Padre, ( Gv 15,26 ) poiché autore di quella processione è il Padre, il quale generò tale Figlio e, generandolo, gli concesse che anche da lui procedesse lo Spirito Santo.
Infatti, se non procedesse anche dal Figlio, questi non potrebbe dire ai discepoli: Ricevete lo Spirito Santo, ( Gv 20,22 ) né potrebbe darlo loro soffiando su di essi; e per esprimere che procede anche da sé, il Figlio ha mostrato apertamente attraverso il soffio ciò che dava in segreto attraverso l'ispirazione.
Inoltre, se fosse nato, non sarebbe nato soltanto dal Padre né soltanto dal Figlio, ma da entrambi, per cui verrebbe senza dubbio detto figlio di entrambi.
E posto che in nessun modo è figlio di entrambi, non era possibile che nascesse da entrambi.
Dunque, è di entrambi lo Spirito, poiché procede da entrambi.
Ma che differenza vi sia tra il nascere e il procedere, chi lo può spiegare parlando di quella natura eccellentissima?
Non tutto ciò che procede nasce, sebbene proceda tutto ciò che nasce, così come non tutto ciò che è bipede è uomo, sebbene sia bipede chiunque sia uomo.
Questo lo so; invece non so, non sono in grado, non ho le forze per distinguere tra quella generazione e questa processione.
E per il fatto che entrambe sono ineffabili, come il Profeta, parlando del Figlio, dice: Chi narrerà la sua generazione? ( Is 53,8 ) così con assoluta veridicità si deve dire dello Spirito Santo: " Chi narrerà la sua processione? ".
Ci basti dunque il fatto che, poiché non deriva da sé il Figlio, ma da colui dal quale è nato, non deriva da se stesso lo Spirito Santo, ma da colui dal quale procede.
E poiché procede da entrambi, come abbiamo già dimostrato, ne consegue che è detto anche Spirito del Padre, secondo quanto si legge: Se lo Spirito di colui che risuscitò Cristo dai morti abita in voi, e Spirito del Figlio, poiché si legge: Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo non gli appartiene. ( Rm 8,11 )
Non ci sono infatti due Spiriti santi, come se ce ne fosse uno per ciascuno, uno per il Padre e uno per il Figlio, ma piuttosto uno solo per il Padre e per il Figlio, e di questo Spirito sta scritto: Siamo stati infatti battezzati tutti in un solo Spirito per formare un corpo solo, sia Giudei che Greci, sia schiavi sia liberi, e tutti siamo stati battezzati nel medesimo Spirito. ( 1 Cor 12,13 )
E in un altro passo: Un solo corpo e un solo Spirito. ( Ef 4,4 )
14.2 - Cos'è dunque questa Trinità, se non di un'unica e medesima sostanza?
Dal momento che il Figlio non deriva da una qualche materia o dal nulla, ma da colui dal quale nacque, allo stesso modo lo Spirito Santo non deriva da una qualche materia o dal nulla ma di là donde procede.
Ma voi non volete neppure che il Figlio sia generato dalla sostanza del Padre e tuttavia concedete che egli non deriva né dal nulla, né da una qualche materia, ma dal Padre.
Non vedete quanto sia necessario che, colui che non deriva dal nulla, né da qualche altra cosa ma da Dio, non possa derivare se non dalla sostanza di Dio ed essere della stessa natura di Dio dal quale deriva, cioè Dio da Dio?
Per questo, è nato Dio da Dio, poiché non vi fu altro prima ma è natura coeterna a Dio; non è un'altra cosa distinta da colui dal quale deriva, ossia è dell'unica e medesima natura o dell'unica e medesima sostanza del Padre.
E quando udite questo, ignoro quale animo abbiate, voi che pensate che noi diciamo che il Figlio sia nato dal Padre allo stesso modo in cui i corpi nascono dai corpi, e, poiché questi nascono in modo corruttibile, ci accusate quasi di attribuire alla generazione dell'Unigenito, che deriva dal Padre, la passione e la corruzione dei corpi.
Infatti, pieni di pensieri carnali, non ritenete che la sostanza di Dio possa generare da se stessa il Figlio, se non soffre ciò che soffre la sostanza della carne quando nasce.
Sbagliate, non conoscendo né le Scritture, né la potenza di Dio. ( Mt 22,29 )
Allorché leggete: Affinché siamo nel suo vero Figlio, Gesù Cristo, ( 1 Gv 5,20 ) pensate che sia il vero Figlio di Dio, ma non pensate che questo Figlio sia in alcun modo il vero Figlio di Dio, se negate che sia nato dalla sostanza del Padre.
Forse, infatti, era già figlio dell'uomo e per dono di Dio divenne Figlio di Dio, nato certamente da Dio, ma per grazia, non per natura?
O forse, benché non sia figlio dell'uomo, tuttavia era già una certa creatura qualsiasi, che, poi, per opera di Dio, si è convertita in Figlio di Dio?
Ma se nessuna di queste ipotesi è ammissibile, allora o nacque dal nulla o da una qualche sostanza.
Ma perché non credessimo che voi pensate che il Figlio di Dio deriva dal nulla, hai affermato che voi non dite che il Figlio di Dio deriva dal nulla, liberandoci così anche da questa preoccupazione.
Dunque, deriva da qualche sostanza. Se non da quella del Padre, da quale? Ditelo. Ma non la troverete.
Ormai, pertanto non vi spiaccia ammettere insieme a noi che l'Unigenito Figlio di Dio, Gesù Cristo nostro Signore, deriva dalla sostanza del Padre.
14.3 - Dunque, il Padre e il Figlio sono di una medesima sostanza.
Si tratta di quell'homousion, che, nel concilio di Nicea, fu stabilito dai Padri cattolici con l'autorità della verità e con la verità dell'autorità contro gli eretici Ariani.
In seguito, nel concilio di Rimini, tenuto sotto l'eretico imperatore Costanzo, l'empietà eretica tentò di distruggere ciò che la fede antica aveva generato, e, a causa della novità del vocabolo, che non venne inteso nel modo opportuno, molti furono ingannati con la frode da pochi.
Ma non molto tempo dopo, avendo avuto il sopravvento la libertà della fede cattolica, ed essendo stato compreso nel modo opportuno il senso del vocabolo, l'homousion fu difeso in lungo e largo a beneficio della purezza della fede cattolica.
Infatti, cosa significa l'homousion se non che il Figlio è dell'unica e medesima sostanza del Padre?
Cosa significa, dicevo, l'homousion se non questo: Io e il Padre siamo una cosa sola? ( Gv 10,30 )
Ma ora né io devo ricorrere al concilio Niceno, né tu devi ricorrere a quello di Rimini per non pregiudicare il tema.
Né io devo appoggiarmi all'autorità di questo concilio, né tu devi appoggiarti all'autorità di quello: basandoci sull'autorità delle Scritture, testimonianze che non sono proprie di uno di noi, ma che sono comuni ad entrambi, dobbiamo far sì che la materia concordi con la materia, la causa con la causa, il ragionamento con il ragionamento.
Entrambi leggiamo: Affinché siamo nel suo vero Figlio, Gesù Cristo, egli è il vero Dio e la vita eterna. ( 1 Gv 5,20 )
Entrambi dobbiamo cedere al carico di un così grande peso.
Dicci, dunque, se questo vero Figlio di Dio, distinto, in virtù di una qualche proprietà del nome, da coloro che per grazia sono chiamati figli, non deriva da nessuna sostanza o deriva da qualche sostanza.
Tu rispondi: Non dico da nessuna sostanza, per non dire dal nulla.
Dunque, deriva da una qualche sostanza: ti chiedo, da quale? Se non da quella del Padre, cercane un'altra.
Se non ne trovi un'altra, poiché non è affatto possibile trovarla, riconosci che è della sostanza del Padre e confessa che il Figlio è homousion con il Padre.
La carne nasce dalla carne, il figlio della carne nasce dalla sostanza della carne.
Eliminate la corruzione, rimuovete le passioni carnali dalla luce della mente e comprendete le proprietà invisibili di Dio attraverso il creato. ( Rm 1,20 )
Dovete credere che il Creatore, che concesse alla carne di generare la carne, che concesse ai genitori di generare veri figli della carne dalla sostanza della carne, in modo tale che i figli ed i genitori fossero di un'unica sostanza, a maggior ragione poté generare un vero Figlio dalla sua sostanza e avere con il Figlio vero un'unica sostanza, permanendo la purezza spirituale ed essendogli del tutto estranea la corruzione carnale.
14.4 - In effetti, non so cosa tu abbia detto sull'anima.
Infatti sono tue le parole, dove dici: Voi non comparate infatti quella magnificenza così grande alla nobiltà dell'anima, ma alla fragilità del corpo.
Certamente dal corpo - affermi - nasce la carne, il figlio corporeo, ma dall'anima non nasce l'anima.
Dopo questi presupposti, di nuovo affermi che l'anima genera figli; infatti aggiungi di seguito: Se dunque la nostra anima genera rimanendo incorruttibile ed impassibile, senza avvertire alcuna diminuzione o contaminazione; ma, legittimamente, secondo le leggi divine genera un figlio, e, attribuendo con sapienza il consenso al corpo, essa si mantiene integra, quanto più lo farà Dio onnipotente?
E poco dopo affermi: Quanto più Dio Padre incorruttibile ha generato il Figlio in modo incorruttibile?
Già ho detto sopra che non so cosa tu abbia voluto si intendesse dell'anima, della quale dapprima hai affermato che non nasce anima da anima e poi che l'anima genera incorruttibilmente un figlio.
Se genera l'anima, in che modo non nasce l'anima dall'anima? Se genera la carne, vedrai in che modo la carne è il vero figlio dell'anima.
Cristo, infatti, in relazione al quale hai ritenuto di dover usare questa similitudine, è il vero Figlio di Dio.
Se poi hai voluto dire che l'anima genera un figlio in modo incorruttibile, così come l'Apostolo afferma: In verità in Cristo Gesù per mezzo del Vangelo io vi ho generato, ( 1 Cor 4,15 ) perché non consideri che esistevano già nella vita vecchia del peccato quelle anime che l'Apostolo generò rinnovandole per mezzo del Vangelo?
Invece, il Verbo, che è Dio, Figlio unigenito di Dio, come già abbiamo discusso, non fu prima qualcosa e fu generato dal Padre attraverso una trasformazione, ma fu sempre con il Padre, come è e sempre sarà in modo mirabile e ineffabile generato coeterno dall'eterno.
Ma se hai introdotto questa similitudine tanto inadatta con l'intento di affermare che Dio Padre generò incorruttibilmente, non ti affaticare!
Io affermo precisamente che Dio Padre generò incorruttibilmente, ma generò un figlio uguale a se stesso.
Di nuovo, infatti, ora ti ribadisco ciò che voi dovreste sempre dire.
O il Figlio di Dio è nato da una qualche sostanza, o da nessuna.
Se da nessuna, dunque nacque dal nulla, ipotesi che sappiamo già che voi non difendete.
Se da qualche sostanza, e tuttavia non da quella del Padre, non è vero Figlio di Dio.
Se dalla sostanza del Padre, Padre e Figlio sono di un'unica e medesima sostanza.
Ma in che modo non ha tolto nulla al Figlio, come dici, se è della medesima sostanza, e tuttavia è minore, né può crescere come un bambino?
14.5 - Ma, quanto all'immortalità di Dio, già prima ho disquisito a sufficienza sul fatto che essa non è esclusiva solo del Padre, ma è propria di Dio, che è Padre, Figlio e Spirito Santo, e che è il solo ad avere l'immortalità, come ha detto l'Apostolo.
Di questo ho parlato quando hai citato per intero la suddetta testimonianza apostolica.
14.6 - Ti rincresce il fatto che noi affermiamo che il Figlio è uguale al Padre, quasi potesse essere disuguale egli che è vero Figlio, non nato nel tempo, ma coeterno a colui che lo genera, come lo splendore nato dal fuoco appare coeterno a ciò che lo genera.
Ma il Figlio di Dio - affermi - ha come autore il Padre.
Se con ciò intendi dire che Dio Padre è autore nei confronti di Dio Figlio, poiché il Padre generò e il Figlio fu generato, poiché questo è da quello e non quello da questo, lo ammetto e te lo concedo.
Se però con il nome di autore vuoi rendere il Figlio minore e il Padre maggiore e il Figlio di una sostanza diversa rispetto a quella del Padre, questo lo disdegno e lo rifiuto; infatti, anche il figlio dell'uomo, in quanto è figlio, ha un autore dal quale è nato, il padre; e tuttavia non per questo non è della medesima sostanza del padre, e benché il figlio sia minore e il padre maggiore, il primo crescendo può tuttavia raggiungere la forma e la potenza del padre, nella quale non trova il padre del tutto simile, in quanto anche questi si è debilitato invecchiando.
Così, infatti, è necessario che la condizione mortale muti con l'età, poiché la nascita è legata al tempo e non è eterna.
Ma per l'eternità non è così: in essa né cresce il Figlio, né invecchia il Padre.
E perciò l'età di entrambi non è impari, poiché dove c'è eternità non c'è età; per questo, la costituzione di entrambi non è impari, poiché il vero Figlio, che non nacque per poi crescere, nacque uguale al Padre per non rimanere degenere.
Di conseguenza, la natività divina è di gran lunga migliore e più eccelsa di quella umana, in quanto è una generazione incorruttibile e inviolabile, e non è inferiore a motivo della diversità della natura.
14.7 - Ma tu affermi: Il Figlio ricevette la vita dal Padre.
La ricevette come colui che è generato la riceve da chi genera.
Per questo disse: Tutto quanto ha il Padre è mio. ( Gv 16,15 )
Dunque, tutte le cose che il Padre ha, questi le diede al Figlio generandolo, ed il Figlio le ricevette nascendo.
Né il Padre perse ciò che aveva dandolo, né il Figlio, essendo e non avendo, ricevette.
Ma, come il Padre, nel dare al Figlio tutto ciò che aveva, rimase in possesso di tutto, così il Figlio non rimase mai senza ciò che, non per necessità, ma per nascita ricevette in quanto Figlio, poiché mai poté essere non nato e sempre ebbe quelle cose senza le quali non sarebbe nato: è nato infatti immutabile, poiché è sempre nato.
Se, infatti, qualcuna di quelle cose che il Padre ha non la diede al Figlio, è falso ciò che dice il Figlio: Tutto quanto ha il Padre è mio.
Ma poiché questa affermazione è vera, tutte le cose che il Padre ha le diede al Figlio generandolo, come abbiamo detto, e il Figlio le ricevette nascendo.
E perciò il Padre diede la vita, in quanto generò la vita; il Figlio ricevette la vita, in quanto nacque vita.
Se la ricevette inferiore, debole o diversa, ne consegue che la vita che il Padre ha non la diede al Figlio.
E in che modo sarebbe vero: Tutto quanto ha il Padre è mio?
Ma chi oserebbe dire: " Non è vero ciò che la Verità disse "?
Perciò, come il Padre ha la vita in se stesso, così ha dato anche al Figlio di avere la vita in se stesso. ( Gv 5,26 )
Come l'ha, così la diede, ciò che ha l'ha dato, diede la vita tale e quale egli l'ha, l'ha data nella stessa misura in cui l'ha.
Tutte le cose che il Padre ha sono del Figlio.
Dunque il Padre non ha dato al Figlio qualcosa di meno di quello che ha; né il Padre perse la vita che diede al Figlio.
Vivendo, infatti, mantenne la vita che diede generando.
Vita è il Padre, vita il Figlio. Sia quello, infatti, sia questo hanno la medesima vita.
Ma il Padre ha la vita senza riceverla da altri, mentre il Figlio ha la vita data dalla vita, ma tale e quale la vita del Padre, nella stessa misura di quella, sotto ogni rispetto uguale a quella, poiché è vero Figlio, Figlio perfetto, unico Dio, Figlio non degenere rispetto all'unico Dio Padre.
E per questo il Figlio è uguale al Padre.
Tutto ciò che, secondo te, egli ricevette dal Padre, lo ammettiamo anche noi: il Padre diede e il Figlio ricevette.
Ma quando il Padre, generandolo, diede al Figlio tutto ciò che ha, lo generò certamente uguale, poiché non diede nulla di meno.
In che modo, dunque, puoi dire che il Padre diede e il Figlio ricevette, per concludere che il Figlio non può essere uguale al Padre, mentre vedi che il Figlio, al quale fu dato tutto dal Padre, ricevette persino l'uguaglianza?
Sta scritto: Vi è più gioia nel dare che nel ricevere, ( At 20,35 ) ma, si intende, in questa vita, in cui c'è la necessità, alla quale sicuramente è preferibile l'abbondanza.
È meglio infatti avere che avere bisogno, ed è meglio donare che ricevere, distribuire che mendicare.
Poiché il Padre, che diede, diede generando e il Figlio, che ricevette, ricevette nascendo, non è stato soccorso un bisognoso, ma la stessa abbondanza è stata generata.
Né possono essere diversi colui che ha ricevuto e colui che ha dato, poiché ha ricevuto anche la proprietà di essere uguale al Padre.
Infatti, non ha nulla meno del Padre colui che dice: Tutto quanto ha il Padre è mio. È pertanto uguale al Padre.
Ma poiché si è umiliato, ricevendo la forma di servo, non perdendo la forma di Dio, così è divenuto, in quella stessa forma di servo, obbediente fino alla morte sulla croce, nella quale fu poco inferiore agli Angeli. ( Fil 2,7-8; Sal 8,6 )
Per rimanere uguale al Padre nella forma di Dio, poiché questa forma non è mutevole.
14.8 - Perciò perché meravigliarsi, se, nelle testimonianze che tu adduci, si afferma: Io compio sempre le opere gradite al Padre, ( Gv 8,29 ) e davanti al sepolcro di Lazzaro: Padre, io ti rendo grazie, poiché mi hai ascoltato; e io sapevo che sempre tu mi ascolti, ma ho parlato per coloro che mi circondano, affinché credano che tu mi hai mandato, ( Gv 11,41-42 ) e di nuovo: Bisogna che io compia le opere di colui che mi ha mandato ( Gv 9,4 ) e prima di spezzare il pane, prima rese grazie al Padre? ( Mt 26,26; Mc 8,6; Gv 6,11 )
Se con queste e simili testimonianze tu volessi dimostrare che, nella forma di servo, il Figlio è inferiore al Padre, e che, nella stessa forma di Dio, deriva dal Padre e non il Padre dal Figlio - la qual cosa viene frequentemente espressa dal Figlio con molte affermazioni, per cui coloro che non comprendono lo ritengono inferiore al Padre anche nella stessa divinità -, se volessi dimostrare questo manterresti la retta regola della fede in modo da non contraddire la verità, e con tali testimonianze non ti opporresti al Vangelo, ma lo insegneresti.
Quali sono infatti le cose gradite al Padre che non sono gradite anche al Figlio?
O in che modo il Figlio può fare ciò che è gradito al Padre se non perché da lui riceve tutte le cose, nelle quali è uguale al Padre?
In che modo potrebbe non rendere grazie al Padre dal quale deriva, soprattutto nella forma di servo, nella quale è a questi inferiore?
In che modo potrebbe non pregare il Padre come uomo, egli che, come Dio, esaudisce unitamente al Padre?
Quale cristiano poi ignora che il Padre ha mandato e il Figlio è stato mandato?
Non sarebbe stato opportuno, infatti, che il genitore fosse mandato da colui che generò, ma era opportuno che il figlio fosse mandato dal genitore.
Ma questa non è disuguaglianza di sostanza, bensì ordine di natura: non in quanto l'uno sia anteriore all'altro, ma in quanto l'uno deriva dall'altro.
Dunque, bisognava che colui che fu mandato compisse le opere di colui dal quale fu mandato; e quali sono le opere del Padre che non sono anche del Figlio, allorché il medesimo Figlio dice: Tutto ciò che il Padre fa, lo fa egualmente anche il Figlio? ( Gv 5,19 )
Tuttavia dice che sono le opere del Padre: non dimentica infatti da chi è nato; ed è dal Padre infatti che gli deriva la facoltà di compiere tali opere.
Voi intendete queste cose in modo tale da pensare che anche in questo caso il Padre sia maggiore rispetto al Figlio, poiché disse che un passero non cade in terra senza la volontà del Padre, ( Mt 10,29 ) come se cadesse senza la volontà del Figlio.
O forse fino a tal punto volete che il Figlio sia inferiore da non avere in suo potere neppure i passeri?
Ma se non volete accondiscendere a questa regola per la quale, qualunque passo voi leggiate in cui, secondo l'autorità dei libri sacri, il Figlio sembra mostrarsi inferiore al Padre, dovete ritenere che ciò sia stato detto in base alla forma di servo nella quale veramente è inferiore al Padre, oppure che sia stato detto non perché l'uno sia maggiore o minore dell'altro, ma perché l'uno deriva dall'altro, ma se, dicevo, non volete accondiscendere a questa rettissima regola, certamente non potete in alcun modo affermare che si tratta del vero Figlio di Dio, a meno che non diciate che egli è della medesima sostanza del Padre.
Se volessimo ricorrere ad un esempio umano, per la debolezza degli uomini carnali, potremmo dire: prendiamo due uomini, padre e figlio, se il figlio fosse obbediente al padre, e per un qualche motivo pregasse il padre, e gli rendesse grazie, e infine fosse mandato dal padre in un qualche luogo dove affermasse di essere venuto per compiere non la sua volontà, bensì la volontà di colui dal quale è stato mandato, forse di qui si dimostrerebbe che non è della medesima sostanza del padre?
Perché dunque dove leggete tali cose sul Figlio di Dio, subito precipitate con il cuore e con la bocca in un sacrilegio così grande da non credere né affermare che il vero Figlio di Dio ha in comune col Padre un'unica e medesima sostanza?
14.9 - E che dire poi del fatto che hai ritenuto di dover menzionare ciò che il Figlio del tutto chiaramente dice in quanto uomo: Ho il potere di deporre la mia anima e ho il potere di riprenderla.
Infatti ho ricevuto questo precetto dal Padre mio? ( Gv 10,18 ) In che modo questo giova alla tua causa?
Forse ha inteso dire qualcos'altro se non: " Ho il potere di morire e di risorgere "?
Ciò che pertanto afferma: Nessuno me la toglie, ma io la dò da me stesso per riprenderla di nuovo, ( Gv 10,18 ) in che senso volle si intendesse, se non che non sarebbe morto, se non avesse voluto?
Ma, se non fosse uomo, avrebbe forse potuto morire e risorgere?
Così hai introdotto questa testimonianza, per preparare ciò che andavi a dire: Egli certamente a proposito del suo potere, che aveva ricevuto dal Padre, diceva anche: " Io ho il potere di deporre la mia anima e il potere di riprenderla ", quasi che, se non fosse uomo, avrebbe deposto l'anima.
Come uomo dunque, non come Dio, ricevette questo potere, sebbene non avesse detto: " Questo potere ", ma questo precetto ho ricevuto dal Padre mio.
Chi poi non ignora che una cosa è il precetto, un'altra il potere?
Infatti, noi abbiamo in nostro potere ciò che possiamo fare quando lo vogliamo.
Invece il precetto agisce su di noi così che facciamo ciò che è già in nostro potere, e se non è ancora in nostro potere, dobbiamo pregare che ci venga dato il potere di compiere ciò che ci è stato imposto come precetto.
Pertanto, se vorrete prestare attenzione a ciò che è evidente, comprenderete che il Figlio aveva ricevuto questo potere in quanto uomo.
Ma, per gli ostinati, io potrei rispondere a queste due ipotesi come segue.
Se ricevette come uomo questo potere, anche tu vedi che non ti giova affatto questa testimonianza, poiché, se sulla base di questo potere ricevuto dal Padre vuoi dimostrare che il Figlio è minore del Padre, neppure noi dubitiamo che in quanto uomo è Cristo ed è minore del Padre; ma se vuoi che abbia ricevuto questo potere in quanto Dio, allora il Padre, generandolo uguale a sé, gli diede tanto potere su tutte le cose quanto ne ha lo stesso Padre.
Se, infatti, nel suo potere il Figlio ha qualcosa in meno rispetto al Padre, non gli appartengono tutte le cose che il Padre ha; ma poiché gli appartengono, senza dubbio ha tanto potere quanto il Padre.
Anche per quanto concerne il precetto, possiamo dire: o lo ricevette come uomo, o come Dio; se come uomo, non sorge nessuna questione, poiché in quanto uomo è inferiore al Padre; se come Dio, non è di qui che si dimostra che è inferiore, poiché lo ricevette per nascita, non per indigenza.
Infatti, nell'unico Verbo di Dio sono di Dio tutti i precetti che il Padre, generandolo, gli diede alla nascita, e che non gli diede in aggiunta dopo averlo generato privo di essi; e per questo lo generò tanto quanto egli è, poiché da se stesso generò il vero Figlio, e lo generò perfetto secondo la pienezza della divinità, non perfettibile con l'avanzare degli anni.
Ma ti chiedo umilmente: perché, se un qualunque uomo, figlio di un uomo riceve un precetto dal padre, non dici che questo è di un'altra sostanza, mentre osi negare che il Figlio di Dio, che è Dio, abbia la sostanza paterna per il fatto che riceve un precetto dal Padre?
Insomma, sia ricevette il precetto dal Padre, sia è della medesima sostanza di colui che glielo diede.
Chi sopporterebbe che tu contraddicessi questo, qualora venissero ad ascoltarti degli uomini, padri e figli, i quali sono della medesima sostanza, senza che i figli siano degeneri per il solo fatto che i padri hanno dato loro dei precetti?
Ma tu potresti dire: padri dotti diedero precetti a figli non dotti.
Applicalo ora al Figlio di Dio, Dio nato da Dio Padre e che sicuramente nacque imperfetto, se ricevette il precetto in quanto non era dotto.
Ma poiché nacque perfetto, quello generandolo gli diede il precetto, questo lo ricevette nascendo.
Infatti, mai il vero Figlio di Dio fu non dotto: ma d'altra parte il Figlio esiste da sempre.
Tu non neghi che il Figlio esiste nella forma di Dio; però neghi che sia uguale a Dio Padre, pensando che la forma del Padre sia maggiore rispetto a quella del Figlio, come se il Padre non avesse potuto comunicare compiutamente la sua forma al Figlio, che egli generò da se stesso e che non fece né dal nulla né da un'altra sostanza.
O se poté generare la sua forma piena nell'unico Figlio, e tuttavia non la generò piena, bensì minore, ponete mente a quanto consegue da questo e tornate sulla via, affinché non siate costretti ad affermare che il Padre è invidioso.
Voi dite che il Figlio è Dio, dite che è Signore, ma con l'intenzione di creare due dèi e due signori, in contrasto con la Scrittura che proclama: Ascolta, Israele, il Signore è il tuo Dio, il Signore è uno solo. ( Dt 6,4 )
A cosa vi giova, nella vostra condizione di sacrileghi, il fatto di assegnare al Padre una forma tanto eccelsa se non l'assegnate al Figlio?
Se l'uno è maggiore e l'altro minore, forse non sono per questo due dèi e due signori?
Se desiderate essere privi di questo errore, dovete affermare che uno è il Padre, un altro il Figlio, senza tuttavia dire che entrambi nel contempo sono due, bensì un unico Signore Dio.
Voi dite che il Figlio è re, nato certamente dal Padre re; non considerate che, nel genere umano, i figli dei re, per quanto possano non essere re per il semplice fatto di essere nati da re, in quanto nati da uomini sono tuttavia uomini, e pur non avendo la potestà regia insieme ai padri mantengono tuttavia la medesima natura.
Voi concedete al Figlio di Dio di essere re e di regnare con il Padre e gli negate, con empia vanità, la natura paterna; dite che non è uguale a Dio Padre colui il quale non considerò una rapina essere uguale a Dio, e che, tuttavia, non avendo di mira il suo proprio interesse, ma il nostro, si è umiliato, non perdendo la forma di Dio, ma ricevendo la forma di servo, nella quale divenne obbediente al Padre fino alla morte sulla croce. ( Fil 2,6-8 )
E in questa forma non volete riconoscere che egli è inferiore al Padre Dio, in modo da negare che nella forma di Dio sia uguale al Padre.
" Noi ", affermi, " siamo stati chiamati figli per grazia, non lo siamo per natura; perciò l'unigenito è Figlio, in quanto lo è secondo la natura della sua divinità, poiché è nato Figlio ".
Queste parole non sono solo tue, ma anche nostre.
Perché dunque pretendi che colui che tu affermi essere Figlio di Dio per natura non per grazia non sia della medesima natura del Padre, e non badi a quale iniquità pronunci?
Forse non sarebbe più tollerabile che tu sottraessi al Figlio di Dio re il regno piuttosto che la natura del Padre?
15.2 - Riguardo poi allo Spirito Santo, già prima ho sufficientemente discusso in che modo anch'egli derivi da Dio senza tuttavia essere figlio, poiché si legge che deriva da Dio per processione, non per generazione.
Noi - affermi - non applichiamo il termine natura al Padre Dio non nato.
E come giustificando il motivo per cui non ammettete la natura in riferimento a Dio Padre, subito aggiungi quanto segue: " Crediamo ciò che Cristo dice: Dio è spirito ", ( Gv 4,24 ) quasi che Cristo, in quanto Dio, non sia spirito, egli che tuttavia hai affermato essere Figlio per natura.
Dunque, non basta che il Padre sia spirito per negargli la natura.
Ma forse, per il fatto che non è nato, non volete che egli sia natura; pensate infatti che la natura sia così chiamata da " nascere ".
Sappiate, dunque, che qualsiasi cosa è detta esistere in virtù della sua sostanza, essa esiste comunque per natura.
Ad ogni modo, se non pensate che bisogna dire che il Figlio ha la medesima natura del Padre, dovete dire almeno che è della sostanza del Padre: questo ci basta ai fini della nostra presente discussione.
Nondimeno, dovete essere ammoniti a comprendere ciò che dice l'Apostolo: Avete servito a costoro i quali per natura non sono dèi, ( Gal 4,8 ) nel quale passo certamente ha mostrato che dobbiamo servire a quel Dio, che è Dio per natura.
Voi, dunque, che credete che Dio Padre non sia Dio per natura, ponete mente al modo in cui lo costituite, e se in voi c'è un pizzico di pudore, arrossite.
Ecco, vi diciamo che noi non serviamo a un Dio che non è Dio per natura, per non essere simili a coloro ai quali fu detto: Avete servito a questi che per natura non sono dèi.
Quanto a voi, se volete essere come costoro, vi chiediamo di non volerlo e di dire che Dio Padre è Dio per natura e inoltre di non negare che suo Figlio, che dite ormai essere Figlio non per grazia ma per natura, abbia la medesima natura del Padre e che quindi non sia altro che vero Figlio.
Come mai potete affermare sia di professare che il Figlio è vero figlio, sia di non negare che è simile al Padre, quando negate che egli sia della medesima sostanza del Padre?
Infatti, come l'unità della sostanza rivela il vero Figlio, così la differenza di sostanza rivela che non è vero figlio.
In che modo, poi, affermate che è simile al Padre il Figlio, al quale non volete attribuire la sostanza del Padre?
Forse che non è simile all'uomo una pittura o una statua, e tuttavia non la si può chiamare figlio poiché è di una sostanza diversa?
Senza dubbio, l'uomo è stato creato a somiglianza di Dio, e tuttavia, poiché non è della sua unica e medesima sostanza, non è vero figlio, e perciò diventa figlio per grazia, in quanto non lo è per natura.
Se, dunque, volete riconoscere il vero Figlio di Dio, in primo luogo e soprattutto dovete affermare che è di un'unica e medesima sostanza, così da dire che, in quanto vero Figlio, anche il Figlio di Dio è simile al Padre in tutto.
Infatti, colui che pensate avere una diversa sostanza affermate che è più dissimile che simile, e negate assolutamente che sia vero Figlio.
Infatti volete sapere quanto valga l'unicità e l'identità di sostanza per mostrare che è vero figlio: anche il figlio di un uomo è simile in alcuni aspetti e in altri dissimile rispetto al padre, e tuttavia, poiché è della medesima sostanza, non si può negare che sia vero figlio; e poiché è vero figlio, non si può negare che sia della medesima sostanza.
Voi, invece, affermate che il vero figlio di Dio è così simile al Padre da volere che sia di sostanza diversa, quando solamente per la sostanza si può dimostrare che uno è vero figlio.
Infatti, due veri uomini sono di un'unica e medesima sostanza, anche quando nessuno dei due sia figlio dell'altro.
Ma un uomo in nessun modo può essere vero figlio di un altro, a meno che non sia della medesima sostanza del padre, anche se non è simile al padre in tutto.
Perciò il vero Figlio di Dio è di un'unica sostanza con il Padre, poiché è vero Figlio e in tutto simile al Padre, in quanto Figlio di Dio.
E infatti non è lecito affermare, come avviene con i figli degli uomini o di un qualsiasi animale, che il vero Figlio di Dio è certamente di un'unica sostanza come il Padre, ma non è in tutto simile al Padre.
Pertanto, accettate con noi il concilio di Nicea, se volete affermare che Cristo è vero Figlio di Dio.
15.3 - Dici: Noi siamo accusati di parlare di nature diverse.
E cos'altro affermi a proposito di Dio Padre e di Dio Figlio? Cos'altro dici?
O forse pensi di poter essere liberato da questa accusa per il fatto che subito aggiungi: Sappiate quanto affermiamo: il Padre, che è spirito, generò uno spirito prima di tutti i secoli e Dio generò Dio?
Dite questo e dite il vero, ma hai taciuto quanto affermate di falso e di esecrabile.
Infatti dicendo: lo spirito generò lo spirito dite il vero, ma voi dite questa verità con l'intenzione di affermare che anche lo spirito è di natura diversa.
Infatti, diverse sono le nature dello Spirito di Dio, o di Dio Spirito, e dello spirito dell'uomo, e tuttavia entrambe sono chiamate spirito.
Ugualmente, sono di diversa natura lo spirito dell'uomo e lo spirito dell'animale, e tuttavia entrambi sono nondimeno chiamati spirito.
Allo stesso modo si dice Dio di Dio e si dice dio dell'uomo, come è detto: Siete dèi, ( Sal 82,6 ) e come Mosè fu dato come dio al faraone. ( Es 7,1 )
E pur essendo diversa la sostanza di Dio e dell'uomo, tuttavia l'uno e l'altro sono chiamati Dio.
In sintesi, sebbene diciate a proposito di Dio Padre e di Dio Figlio che lo spirito generò lo spirito, a ragione siete accusati di dire che sono di natura diversa; e sebbene diciate che Dio generò Dio, anche così siete giustamente accusati di non scostarvi dalla differenza di natura, poiché affermate che il Figlio non è simile al Padre in tutto.
Infatti, se diceste che è simile in tutto, di conseguenza si capirebbe che affermate che essi sono anche di un'unica e medesima natura e sostanza.
Dunque, se intendi liberarti dalla colpa che vi viene imputata, ossia di affermare che le nature di Dio Padre e di Dio Figlio sono diverse, come dici: lo spirito generò lo spirito, così devi dire: " lo spirito generò lo spirito della medesima natura o sostanza "; e come dici: Dio generò Dio, così devi dire " Dio generò Dio della medesima natura o sostanza ".
Se crederai questo e lo affermerai, di nulla sarai più accusato su tale questione.
Se poi non vorrai affermarlo, a cosa ti vale dire: Il vero Padre non nato generò il vero Figlio, dal momento che questi senza dubbio non è vero Figlio se non è di un'unica identica sostanza con colui che lo generò?
15.4 - Certamente, il Figlio dice al Padre: Questa è la vita eterna, che conoscano Te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo; ( Gv 12,3 ) ossia, che riconoscano come unico vero Dio Te e colui che hai mandato, Gesù Cristo.
Basandovi su queste parole, voi, che accogliete come vero Dio il solo Padre senza il Figlio, cos'altro fate se non negare che il Figlio sia vero Dio?
Poiché, in realtà, il Padre e il Figlio non sono due ma un unico Dio, senza dubbio anche il Figlio è vero Dio ed insieme allo Spirito Santo è un unico Dio.
Infatti, non deve colpirci il fatto che in questo passo non venga nominato lo Spirito Santo, come se non fosse Dio o non fosse il vero Dio.
Questo equivale a dire che Cristo non sa le cose che sono di Dio, poiché così disse l'Apostolo: E le cose che sono di Dio nessuno le conosce se non lo Spirito di Dio. ( 1 Cor 2,11 )
Il che significa: Nessuno sa, se non lo Spirito di Dio, ossia: " Solo lo Spirito di Dio conosce queste cose ".
Come, dunque, da questa conoscenza, che si è detto nessuno possiede se non lo Spirito di Dio, non è escluso Cristo, così dal passo in cui si dice che il Padre e Cristo sono il solo e vero Dio, non è escluso lo Spirito Santo.
Così quel nome, di cui nell'Apocalisse si afferma che nessuno lo conosce se non colui che lo porta scritto, ( Ap 19,12 ) cioè Cristo, lo sa certamente anche il Padre, cosa che non potete negare, e lo conosce anche lo Spirito Santo, malgrado lo neghiate.
Lo Spirito infatti scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio. ( 1 Cor 2,10 )
Se si nega che lo Spirito possa comprendere perché viene detto scrutatore, allora si neghi che Dio penetra i cuori e i reni degli uomini.
Infatti sta scritto: Dio che scruta i cuori e i reni. ( Sal 7,10 )
Dunque, quando si dice che il Padre e Gesù Cristo sono il solo vero Dio, lo si dice in modo tale che lo Spirito Santo non sia escluso in alcun modo dalla realtà della divinità.
Il Figlio, infatti, non afferma, come sembra a te, che il solo potente, il solo sapiente, il solo buono è il Padre.
L'unico e solo Dio è invece la stessa Trinità, come mostra tutto ciò che precedentemente abbiamo ripetuto più e più volte.
15.5 - Quanto al fatto che Dio Padre ha generato il Figlio di Dio non tale da doversi perfezionare, ma perfetto, dici il vero.
Ma allorché non vuoi paragonare la stessa perfezione del Figlio alla perfezione del Padre, in questo dici il falso e contraddici la verità, secondo la quale il Figlio è vero Figlio.
Affermi: Se infatti l'uomo potesse generare subito un figlio perfetto, non genererebbe un fanciullo che, col passare degli anni, giunga infine un giorno a compiere la volontà del suo genitore.
Con ogni verità stai parlando contro di te.
Ma perché non ti si rivolgano contro le tue parole, riconosci l'uguaglianza del Padre e del Figlio.
Difatti, anche l'uomo se potesse, genererebbe subito un figlio uguale a sé, senza aspettare gli anni nei quali la sua volontà possa compiersi nella forma del figlio.
Dunque, perché Dio non generò un Figlio uguale a sé, Dio al quale né erano necessari gli anni nei quali compiere ciò, né mancava l'onnipotenza? O forse non volle?
Dunque ( e ciò sia lungi! ) prova invidia. In realtà non è invidioso: pertanto lo generò uguale.
E perciò di un'unica e medesima sostanza: infatti, anche l'uomo, il quale, poiché non può, non genera il figlio uguale, lo genera tuttavia della medesima sostanza della quale egli è costituito.
Se così non fosse, non potrebbe infatti essere un vero figlio.
Cosa significa dunque ciò che dici: Il Padre ha generato il Figlio tale quale è ora e quale rimarrà senza fine?
La tua affermazione sarebbe corretta, se non negassi che il vero Figlio è uguale al Padre.
Quando invero dici che è perfetto e neghi che è uguale, e non neghi che rimarrà per sempre tale quale è nato, senza dubbio dichiari che il Figlio rimarrà inferiore al Padre per sempre.
E perciò il figlio dell'uomo nasce inferiore al padre, poiché nasce imperfetto, e crescendo perviene alla forma del padre.
Il Figlio di Dio è nato inferiore al Padre, e, essendo nato perfetto e immortale, non ammette alcun accrescimento, per cui la stessa perfezione lo rende in eterno estraneo alla forma del Padre.
Ecco le cose in cui credete, ecco le cose che affermate; ecco, ciò che è peggio, le cose che insegnate.
Ma starà all'arbitrio di coloro che ascoltano - affermi - scegliere una delle due opinioni: o che il Figlio è obbediente al Padre, lui che " si spogliò " assumendo " la forma di servo " e a cui il Padre " ha dato un nome che sta al di sopra di ogni altro nome ", ( Fil 2,7.9 ) oppure la tua interpretazione.
In verità, gli uditori, ai quali il Signore dona l'intelletto, non scelgono una delle due possibilità, bensì l'una e l'altra, cioè sia il Figlio obbediente al Padre, sia la mia interpretazione, o meglio la mia esposizione, con la quale ho dimostrato che nella forma di servo fu obbediente al punto da non perdere la forma di Dio, nella quale è uguale al Padre.
Ma tu bada con quanto oltraggio attribuisci l'obbedienza al Figlio di Dio, la cui natura sminuisci nella sua divinità.
Quando poi mi hai sentito dire che a causa dei Giudei, per amore di umiltà, non di verità, il Figlio disse che suo Padre è suo Dio?
Mai hai potuto sentirmi dire questo, in quanto mai l'ho detto; ma ho affermato chiaramente che ciò viene detto a causa della forma di servo.
Tuttavia, come la stessa forma di servo è vera e non falsa, così disse con verità e non finse per umiltà che suo Padre, anche per quella forma, era suo Dio.
Qual è infatti il guadagno dell'umiltà se è la verità a subire una perdita?
Ma tu hai tentato di confutare questa verità assolutamente certa, così da dire che le stesse parole, con le quali il Signore afferma: Dio mio e Dio vostro, ( Gv 20,17 ) non riguardano la forma di servo per il fatto che il Signore le pronunciò dopo la risurrezione, come se con la risurrezione avesse distrutto la forma di servo e non l'avesse piuttosto trasformata in meglio; come se egli, dopo essere morto, non sia anche risorto; come se quella forma che patì la morte non sia stata poi ricondotta alla vita; come se questa stessa forma non sia stata elevata al cielo, come se in questa stessa forma il Figlio di Dio non sieda alla destra del Padre, e come se in questa stessa forma non verrà a giudicare i vivi e i morti.
Non è forse chiarissima la testimonianza degli Angeli che dicono: Verrà così come l'avete visto andare in cielo. ( At 1,11 )
Perché dunque dopo la risurrezione non avrebbe dovuto dire: Salgo al Padre mio e al Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro, ( Gv 20,17 ) dal momento che stava per ascendere in quella stessa forma per la quale nel tempo è suo Dio colui che è suo Padre senza tempo?
In quella forma per la quale, non solo dopo la risurrezione, ma anche dopo il giudizio sarà sottomesso a colui che gli ha sottomesso tutto. ( 1 Cor 15,28 )
Pertanto, ritengo superfluo discutere tutte le testimonianze che hai riportato, con le quali intendevi provare che viene chiamato Dio di Cristo colui che è Padre di Cristo; ma penso che neppure tu debba dubitare che siano state da te menzionate invano.
16.2 - In verità, riguardo a quel passo in cui il Signore, rivestito della medesima carne che aveva risuscitato e indossando la medesima forma umana, dice ai suoi discepoli: Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra: andate e insegnate a tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a conservare tutto ciò che vi ho ordinato, ( Mt 28,18-20 ) non so perché tu lo abbia menzionato e che cosa tu abbia voluto dimostrare con esso.
Forse che dice: " Mi è stato dato il potere dal mio Dio "? Se avesse parlato così, lo avrebbe senza dubbio fatto a motivo della sua stessa forma umana.
In realtà, poiché non ha detto questo, non capisco che cosa tu abbia voluto provare con tale testimonianza.
Anzi, capisco che l'hai introdotta al fine di parlare con più facondia.
Se infatti questa facoltà gli fu data in quanto Dio, il Padre gliela diede alla nascita, non perché il Figlio ne avesse bisogno, giacché gliela diede generandolo, né per accrescerlo.
Se invece questo potere gli fu dato in quanto uomo, che senso ha la nostra discussione?
O forse hai voluto ricordarci che il Signore ordinò di battezzare le genti nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo?
E in quel passo tu senti pronunciare un solo nome, ma non vuoi intendere una sola divinità.
16.3 - E quando dici che, anche prima dell'incarnazione di Cristo, il Padre fu detto suo Dio, poiché sta scritto: Ti ha unto Dio, il tuo Dio, ( Sal 45,7 ) molto prima che Cristo si fosse incarnato, non capisci che ciò fu detto in una profezia, come se si fosse già compiuto ciò che doveva ancora compiersi?
O forse nella profezia il Signore stesso non disse: Hanno perforato le mie mani e i piedi, ( Sal 22,18 ) e altre parole con le quali preannunciò con tanto anticipo la sua passione e rivelò ciò che doveva compiersi come se si fosse già compiuto?
Nella profezia, dunque, si parla delle cose future come se si parlasse di cose passate: Ti ha unto Dio, il tuo Dio, con l'olio dell'esultanza a preferenza dei tuoi pari, ( Sal 45,7 ) intendendo come per suoi pari coloro che dovevano diventare suoi servi, suoi soci, suoi amici, suoi fratelli, le sue membra.
Fu predetto dunque ciò che doveva accadere, affinché il Dio di Cristo ungesse l'uomo Cristo, il quale tuttavia fu fatto uomo così che rimanesse Dio, e affinché lo ungesse non con l'olio visibile e corporeo, ma con lo Spirito Santo, al quale la Scrittura, com'è solita, allude figuratamente con il nome di olio dell'esultanza.
Disse: Unse, non disse: " Ungerà ", poiché nella predestinazione era già stato compiuto ciò che doveva accadere a suo tempo.
E tu, temendo che lo Spirito Santo, col quale Cristo fu unto, sembrasse essere maggiore di Cristo, poiché è davvero maggiore dell'uomo Cristo - chi infatti santifica è maggiore di colui che è santificato -, temendo dunque questo, hai voluto che con l'olio dell'esultanza si alludesse a quella letizia con cui il Figlio esultò insieme al Padre, quando fu creata la creatura.
E riguardo alla letizia del Padre e del Figlio hai ricordato, come sei solito, testimonianze non necessarie alla tua causa.
Ma che cosa hai intenzione di fare? Di andare dove?
In che modo vuoi negare ciò che è più chiaro della luce oppure trasformarlo in qualcos'altro, quando ti viene letto ciò che il beato Pietro disse negli Atti degli Apostoli: Questo Gesù di Nazareth che Dio ha unto con lo Spirito Santo. ( At 10,38 )
Ecco ciò che era profetizzato, quando fu detto: Dio ti ha unto, il tuo Dio, con l'olio dell'esultanza ovvero con l'olio della letizia, a preferenza dei tuoi pari.
Dio infatti al quale si dice nel medesimo Salmo: In eterno e per sempre sta il tuo trono, o Dio.
Scettro d'equità è lo scettro del tuo regno.
Hai amato la giustizia, hai odiato l'iniquità, per questo ti ha unto Dio, il tuo Dio. ( Sal 45,7-8 )
Da Dio Padre fu unto il Figlio, il quale si fece uomo in modo da rimanere Dio, e fu unto con quella unzione della quale era ricolmo, ossia con lo Spirito Santo.
Perciò sta scritto: Gesù pieno di Spirito Santo tornò dal Giordano. ( Lc 4,1 )
Tu dici che non si può ammettere della persona dello Spirito Santo ciò che si dice del Figlio: Tutto fu fatto attraverso di lui e senza di lui nulla fu fatto. ( Gv 1,3 )
E dici questo con l'intento di persuadere chiunque ti riuscirà su ciò in cui siete stati male persuasi voi, cioè che lo Spirito Santo non è creatore, quasi che tu avessi letto: "Tutto fu creato attraverso di lui senza lo Spirito Santo ", oppure: "Tutto fu creato attraverso nessun altro che non fosse lui ".
Per quanto, anche se tu leggessi qualcosa di simile, non dovremmo credere che lo Spirito Santo sia escluso da questa operazione con cui la creatura fu costituita, così come il Figlio non è escluso da quella sapienza di cui si è detto: Le cose che appartengono a Dio nessuno le conosce se non lo Spirito di Dio. ( 1 Cor 2,11 )
Se poi pensi che lo Spirito di Dio non sia creatore per il fatto che non viene nominato, ossia non viene detto che anche attraverso di lui fu fatta la creatura, quando si afferma del Figlio: Tutto fu fatto attraverso di lui, allora, senza dubbio, non potrai neppure dire che sono stati battezzati nel suo nome coloro ai quali Pietro dice: Fate penitenza e sia battezzato ciascuno di voi nel nome del Signore Gesù Cristo. ( At 2,38 )
Infatti non dice: " e dello Spirito Santo ", né: " nel nome del Padre ", poiché neppure il Padre viene qui nominato.
E se, senza nominare il Padre e lo Spirito Santo, fu loro ordinato di essere battezzati nel nome di Gesù Cristo, e tuttavia si capisce che non furono battezzati se non nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, perché riguardo al Figlio di Dio non intendi le seguenti parole: Tutto fu fatto attraverso di lui ( Gv 1,3 ) in modo che, sebbene non vi sia nominato, tu intenda anche lo Spirito Santo?
17.2 - Infatti, che cosa c'è di più eccellente tra le creature che le potenze celesti?
È scritto: I cieli furono formati dal Verbo del Signore, e ogni loro schiera dallo Spirito del suo volto. ( Sal 33,6 )
Avevi detto che senza dubbio io non posso trovare nelle Scritture divine delle testimonianze con cui affermare che lo Spirito Santo è uguale al Figlio.
Ecco, ho trovato dove può sembrare anche maggiore, se non lo impedisse la pietà, la quale confessa che è veramente uguale.
Infatti le potenze celesti, che furono fatte dallo Spirito della bocca del Signore, cioè dallo Spirito Santo, sono effettivamente maggiori rispetto ai cieli che furono fatti dal Verbo del Signore, ossia dal Figlio unigenito.
Ma se indaghi la verità, entrambe le cose furono fatte da entrambi, e ciò che dell'uno si dice e dell'altro si tace si comprende per entrambi.
C'è infatti stoltezza maggiore che negare che lo Spirito di Dio sia creatore, dal momento che al Signore viene detto: Toglierai loro lo Spirito e verranno meno, e si trasformeranno in polvere; emetterai il tuo Spirito e saranno creati, e rinnoverai la faccia della terra? ( Sal 104,29-30 )
A meno che non si voglia dire che lo Spirito era il meno adatto a creare le cose destinate a venir meno, mentre è ora adatto a creare le cose che rimarranno senza fine.
Poco fa ho detto: " Cosa c'è di più eccellente tra le creature che le potenze celesti? ".
Che dire della carne del Creatore? Difatti, lo stesso Creatore, attraverso il quale tutte le cose furono create, disse: Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo. ( Gv 6,52 )
E allora? Il mondo fu fatto attraverso il Figlio, e il creatore è il Figlio; la sua carne, che fu data per la vita del mondo, fu fatta attraverso lo Spirito Santo: e lo Spirito Santo non è creatore?
Infatti, alla vergine Maria, che aveva chiesto all'angelo che le annunciava un figlio: Come avverrà questo, poiché io non conosco uomo?, l'angelo rispose: Lo Spirito Santo scenderà sopra di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra; perciò quello che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio. ( Lc 1,34-35 )
Qui, come ho colto per pura logica in un passo della tua esposizione, hai tentato di affermare che lo Spirito Santo è disceso per purificare e santificare la vergine Maria, e quindi perché poi venisse la Potenza dell'Altissimo, cioè la Sapienza di Dio, che è Cristo, ( 1 Cor 1,24 ) e affinché questa, così come sta scritto, edificasse la sua dimora, ( Pr 9,1 ) cioè essa e non lo Spirito Santo creasse per sé la carne.
Cosa significa dunque ciò che dice il santo Vangelo: Si trovò che lei aveva concepito per opera dello Spirito Santo? ( Mt 1,18 )
Senza dubbio fu ostruita la bocca di coloro che pronunciano parole inique. ( Sal 63,12 )
Se dunque pensi di aprire la bocca per dire cose vere, devi ammettere che non solo il Figlio ma anche lo Spirito Santo è creatore della carne del Figlio.
17.3 - Se stai per dire che tutto ciò che ho ricordato fu fatto attraverso lo Spirito Santo, ossia che ogni potenza celeste fu formata attraverso di lui, che attraverso di lui saranno di nuovo creati gli uomini, che dapprima furono creati tali da trasformarsi nella loro polvere, che egli fece la carne di Cristo ( non voglio parlare dell'anima, la cui questione è assai complessa ), ma che, per quanto si possa eventualmente trovare qualche altra cosa creata per mezzo dello Spirito Santo, non tutto in ogni caso è stato fatto attraverso di lui, come invece accade per il Figlio unigenito, del quale si è detto: Tutto è stato creato attraverso di lui. ( Gv 1,3 )
Se affermi questo, non temi che ti si dica che lo Spirito Santo è tanto superiore al Figlio, poiché scelse per sé le cose migliori da compiere e non si degnò di compiere quelle inferiori?
Ma chi intende così se non uno stolto? Tutte le cose furono create attraverso il Figlio e non sia mai che lo Spirito Santo sia separato da questa opera.
Allo stesso modo, delle grandi opere della grazia si dice che tutte queste cose le realizza un solo e identico Spirito, ( 1 Cor 12,11 ) senza tuttavia che il Figlio sia separato da questa operazione divina.
17.4 - Certo, ti sembra di dire qualcosa di grande, poiché affermi: Il Figlio era in principio prima di ogni creatura, ma il Padre esisteva prima del principio.
Dove l'hai letto, per crederlo? Da dove ti viene la presunzione di dire questo, quando non hai né alcuna autorità né alcuna ragione?
Che cosa significa infatti prima del principio, dal momento che, se qualcosa esistesse prima del principio, sarebbe il principio?
Se, dunque, il Padre è prima del principio, è prima di se stesso, poiché anch'egli è principio.
Cosa significa poi: In principio era il Verbo, ( Gv 1,1 ) se non: " Nel Padre era il Figlio "?
E lo stesso Figlio, interrogato dai Giudei sulla sua identità, rispose: Il principio, io che vi parlo. ( Gv 8,25 )
Il Padre, dunque, è principio che non deriva da un principio, il Figlio è principio che deriva dal principio, ma entrambi nel contempo non sono due, bensì un unico principio; così come il Padre è Dio e il Figlio è Dio, ma entrambi nel contempo non sono due dèi, bensì un unico Dio.
Né negherò che lo Spirito Santo, che procede da entrambi, sia principio, ma affermo che questi tre, come sono un solo Dio, così sono un solo principio.
Dici: Che dirai, se sentirai il Padre dire: " A te il principato nel giorno della tua potenza, tra santi splendori; dal seno dell'aurora, come rugiada, ti ho generato "? ( Sal 110,3 )
Cosa prometti o cosa minacci, se udirò ciò che spesso odo e in cui con fede credo?
Ma mi stupisco moltissimo del fatto che tu non ti accorga che di qui non ti giunge alcun aiuto.
Infatti, sia che il profeta riferisca questo dalla sua persona al Signore Gesù, sia che lo riferisca dalla persona del Padre al Figlio, siccome io accetto, venero e predico entrambe le generazioni di Cristo, sia da Dio Padre senza tempo, sia dall'essere umano madre nella pienezza dei tempi, questa testimonianza non è contro di me.
Ma rivela che tu hai voluto prendere tempo, mentre sono io a intendere meglio perché disse: ti generai dal seno: perché anche tu lo intendi come detto dalla persona del Padre.
Infatti, Dio ha un seno non nello stesso modo in cui sono disposte le membra del corpo umano, ma l'espressione è stata trasferita da una sostanza corporea ad una incorporea, affinché comprendessimo che il Figlio unigenito è stato generato dalla sostanza del Padre.
E quindi cos'altro significa questo se non che è di un'unica e medesima sostanza?
Io pertanto ho dovuto addurre questa testimonianza contro di te, ma ti ringrazio per averlo ricordato.
Considera dunque quanto male comporta il fatto che neghiate che il Figlio è della medesima sostanza del Padre, egli che professiamo essere nato dal suo seno, commettendo un'offesa gravissima verso Dio, come se avesse potuto generare dal suo seno una creatura che non era della sua natura.
Non vi accorgete di credere che la generazione di Dio è corrotta e di predicare che è mostruosa, voi che osate dire che una diversa natura derivò dal seno di Dio?
Se poi, come dovete, provate orrore e respingete questo con noi, lodate facilmente e accettate insieme a noi il concilio di Nicea e l'homousion.
18.2 - Dunque, chi non vedrebbe il tuo errore, non appena mi avesse udito ricordare che nella profezia Cristo disse a suo Padre: Dal ventre di mia madre tu sei il mio Dio, ( Sal 22,11 ) affinché comprendessimo che egli è Dio di quella natura che il suo stesso Figlio ricevette nel tempo dal ventre della madre, ma che è Padre di quella natura che egli generò da sé?
E tu, non trovando nessuna risposta, pur di non tacere, hai detto: Tu professi che Cristo è nato dal seno della madre secondo la carne; e hai aggiunto: cosa che nemmeno i Giudei mettono in dubbio.
E quindi hai domandato: Perché non vengono addotte queste testimonianze che dimostrano che la sua nascita avvenne in principio, come ci insegna anche - così affermi - la testimonianza precedente?
Quasi che io non credessi, non predicassi, non accettassi che quella natività di Cristo, per la quale si dice: In principio era il Verbo, è non temporale ma eterna, ed affermassi invece che Cristo nacque solamente dal ventre della madre.
Ecco, io dico che Dio Figlio fu generato da Dio Padre senza tempo.
Ho dimostrato poi come sia anche suo Dio colui che è suo Padre, a motivo dell'uomo che assunse e nel quale nacque dal ventre della madre senza il concorso di un uomo come padre.
Per provare questo ho offerto una testimonianza, dove in una profezia dice al Padre suo: Dal ventre di mia madre tu sei il mio Dio.
Tu, che dici che io dichiaro che Cristo nacque dal ventre della madre, cosa che neppure i Giudei mettono in dubbio, quasi che io ammetta solamente questa nascita di Cristo, non cercare di sfuggire con queste futilità, e piuttosto di', giacché non mi hai risposto, dove Cristo dice al Padre: Dal ventre di mia madre tu sei il mio Dio.
Infatti, poiché ti sei accorto di non aver nulla da ribattere a questo, hai pensato di dover introdurre un'altra nascita, che è quella di Dio da Dio.
Io ti chiedo: dal momento che non sai cosa rispondere, quanto sarebbe meglio che tu tacessi?
18.3 - Se, a causa del corpo in cui si umiliò, si sente debitore nei confronti del suo genitore, a maggior ragione è necessario che offra sempre a colui che lo generò così grande e di tal natura la venerazione e l'ossequio dovuti.
Qualsiasi cosa tu pensi in senso carnale sulla venerazione e l'ossequio del Figlio verso il Padre, suo Padre è suo Dio proprio dal ventre di sua madre.
E per quanto Dio Figlio obbedisca a Dio Padre, poiché vedo che non capisci quanto grande sia l'uguaglianza tra il figlio e il genitore in quella generazione, forse è diversa la natura del padre-uomo e dell'uomo-figlio per il fatto che il figlio obbedisce al padre?
Questo è del tutto intollerabile per voi, poiché, sulla base dell'obbedienza del Figlio, volete dimostrare che è diversa la sostanza del Padre e del Figlio.
Una questione è, se il Padre e il Figlio siano di un'unica e medesima sostanza, un'altra questione è se il Figlio obbedisca al Padre.
Intanto, non dobbiamo negare che sia vero Figlio, e in nessun modo è vero Figlio se la sua natura e quella del Padre non sono una sola e medesima natura.
Dovete dire allora che Dio Padre e Dio Figlio sono di un'unica e medesima sostanza.
Che la divinità vi costringa a riconoscere ciò che la stessa divinità donò all'umanità.
L'uomo obbedisce a suo padre, dal quale è nato uomo, e tuttavia non smette di essere uomo obbedendo.
E se il figlio fosse onorato, non dico come il padre, ma più del padre, quest'ultimo ne gioirebbe e non proverebbe invidia.
Anche il figlio, tuttavia, onorerebbe il padre, anche se fosse nato uguale a lui, senza essere né un fanciullo, né nell'età della crescita.
In effetti, se il padre uomo avesse potuto generare un figlio uguale a sé, nessuno dubita che l'avrebbe fatto.
Chi dunque oserebbe dire: " Neppure l'Onnipotente poté questo "?
Aggiungo anche il fatto che, se l'uomo potesse, genererebbe un figlio maggiore e migliore di se stesso.
Ma nulla può essere maggiore o migliore di Dio, dunque dobbiamo credere che il vero Figlio sia uguale a lui.
E se tu dicessi: " Il Padre è maggiore dello stesso Figlio, proprio perché, non generato da nessuno, lo ha tuttavia generato uguale, non minore ", ti risponderei subito: " Anzi, il Padre non è maggiore del Figlio proprio perché lo ha generato uguale, non minore ".
Infatti, la questione dell'origine è: "Chi è da chi ", mentre quella dell'uguaglianza è: " Di che natura e quanto grande è ".
Di conseguenza, se la ragione vera ammette che il Figlio uguale obbedisca al Padre uguale, non neghiamo l'obbedienza.
Se poi, per il fatto che obbedisce, volete credere che la sua natura è inferiore, ve lo impediamo: in nessun modo, infatti, Dio Padre, per poter avere l'obbedienza dell'unico Figlio, sarebbe disposto a negarne la natura.
18.4 - Cristo, invece, fu soggetto ai genitori non per la sua maestà divina, bensì per la sua età umana.
Invano pertanto hai affermato: Se fu sottoposto ai genitori che egli creò, ( Lc 2,51 ) quanto più lo è a suo Padre che lo generò tanto grande e di tale natura?
Ti sarà infatti risposto: " Se fu sottoposto ai genitori per la fanciullezza, quanto più lo è a Dio per la stessa forma di uomo? ".
E avendo reso questa forma immortale e non avendola perduta con la morte, perché ti meravigli se anche dopo la fine di questo secolo sarà sottoposto in questa forma a colui al quale tutte le cose sono sottoposte?
Ma tu affermi che il Figlio è sottoposto al Padre non a causa della forma di servo, ma in quanto lo generò tanto grande e di tale natura, ossia Dio grande, sebbene inferiore al Padre stesso, per cui sminuisci sia il Padre, il quale o non poté o non volle generare il suo Unigenito uguale a sé, sia lo stesso Figlio, il quale, Unigenito, non fu generato uguale al Padre e perciò nacque perfetto, affinché, anche crescendo, non divenisse mai ciò che non poté essere nascendo.
18.5 - Ma non soltanto, come pensi, il corpo del Figlio, cioè il corpo dell'uomo, ma anche lo spirito umano diciamo che è sottomesso al Padre.
Ed è secondo quanto fu come uomo che noi comprendiamo le seguenti parole: Quando tutto gli sarà sottomesso, allora anche lo stesso Figlio si sottometterà a colui che gli ha sottomesso tutte le cose. ( 1 Cor 15,28 )
In questo senso si deve intendere che Cristo è la testa e il corpo: la testa è lo stesso Salvatore che risorse dai morti e siede alla destra del Padre, mentre la Chiesa è il suo corpo, la sua pienezza, come dice con tutta evidenza l'Apostolo. ( Col 1,18 )
E perciò essendo state tutte le cose sottomesse a Cristo, saranno senza dubbio sottomesse sia al capo sia al corpo.
Infatti, conformemente al fatto che Dio nacque senza tempo, mai nulla poté non essere sottomesso a lui.
18.6 - Sappiamo che hai ritenuto di doverci ricordare che il Padre non giudica nessuno, ma ha affidato ogni giudizio al Figlio. ( Gv 5,22 )
Vorrei tuttavia che tu ci dicessi in che modo il Padre non giudica nessuno, allorché lo stesso Figlio ripetutamente afferma: Io non cerco la mia gloria: c'è chi la cerca e giudica, ( Gv 8,50 ) affinché tu sappia che è stato detto: Il Padre non giudica nessuno, ma ha affidato ogni giudizio al Figlio, per il motivo che apparirà per giudicare i vivi e i morti con la forma di uomo che il Padre non ha.
Perciò dice il Profeta: Vedranno colui che trafissero. ( Zc 12,10 )
Ma in modo invisibile anche il Padre sarà con lui, poiché è inseparabile da lui.
Se, infatti, sul punto di morte egli afferma: Non sono solo, poiché il Padre è con me, ( Gv 16,32 ) quanto più avrà con sé il Padre quando dovrà emettere un giudizio sui vivi e sui morti?
Con lui ci sarà anche lo Spirito Santo.
In che modo infatti lo abbandonerà lo Spirito Santo nella sede regale, Spirito ricolmo del quale ritornò dal Giordano? ( Lc 4,1 )
Ciò che è stato scritto agli Ebrei: Ora non vediamo ancora assoggettate a lui tutte le cose; ma colui che per poco fu fatto minore degli angeli, Gesù, a causa della passione della morte, ( Eb 2,8-9 ) deve insegnarci in che modo bisogna intendere ciò che è stato scritto ai Corinzi: Quando tutto gli sarà sottomesso.
Infatti, ciò è stato detto in quanto fu fatto uomo, non in quanto è Dio.
Così, dunque, apparendo in un uomo, nella cui forma ha affrontato la passione della morte e si è umiliato un po' meno degli angeli, verrà a giudicare i vivi e i morti, e dirà: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno. ( Mt 25,34 )
E con questa testimonianza tu hai voluto quasi dimostrare che Cristo, non in quanto uomo, ma in quanto Dio è inferiore a suo Padre.
Ma, com'è capito da coloro che hanno intelletto, non l'hai dimostrato.
Quanto ai gemiti dello Spirito Santo, già mi sembra di averti sufficientemente risposto che non geme di per sé, ma ispirando in noi un santo desiderio, ci fa gemere per tutto il tempo che siamo esuli dal Signore.
E ho dimostrato quanto basta, mi pare, che tali sono le locuzioni delle sacre Scritture, con le quali si dice che lo Spirito Santo geme in quanto ci fa gemere, come Dio disse: Ora ho conosciuto, ( Gen 22,12 ) quando fece sì che l'uomo conoscesse.
Infatti, colui che conosce tutte le cose prima che avvengano, certo non aveva conosciuto allora ciò che allora diceva di aver conosciuto.
Poiché a tutto questo non hai potuto rispondere, a che cosa serve che senti se non vi acconsenti?
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