Summa Teologica - I |
C. G., II, cc. 46, 49; Opusc. 15, De Angelis, c. 18
Pare che l'angelo non sia del tutto incorporeo.
1. Ciò che è incorporeo relativamente a noi, ma non relativamente a Dio, non è incorporeo assolutamente parlando.
Ora, come osserva il Damasceno [ De fide orth. 2,3 ], l'angelo « è detto incorporeo relativamente a noi, ma paragonato a Dio è corporeo e materiale ».
Quindi l'angelo non è, assolutamente parlando, incorporeo.
2. Come dimostra Aristotele [ Phys. 6,4 ], nulla si muove all'infuori del corpo.
Ma l'angelo, al dire del Damasceno [ l. cit. ], è « una sostanza intellettuale sempre mobile ».
Quindi l'angelo è una sostanza corporea.
3. Come dice S. Ambrogio [ De Sp. Sancto 1,7 ]: « Ogni creatura è circoscritta dai limiti ben definiti della sua natura ».
Ora, l'essere circoscritto è proprio dei corpi.
Quindi ogni creatura è corporea.
Ma gli angeli sono creature di Dio, come è chiaramente affermato dai Salmi [ Sal 148,2 ]: « Lodate il Signore, voi tutti suoi angeli », e poco dopo [ v. 5 ]: « Poiché egli disse e furono create [ queste cose ] ».
Quindi gli angeli sono corporei.
Sta scritto nei Salmi [ Sal 104,4; cf. Eb 1,7 ]: « Colui che fa suoi messaggeri gli spiriti ».
È necessario ammettere delle creature incorporee.
Infatti ciò a cui mira principalmente Dio nella creazione è il bene, che consiste in una rassomiglianza con lui.
Ora, l'effetto assomiglia perfettamente alla causa quando la imita proprio in ciò che serve ad essa per produrre l'effetto: come quando un corpo caldo rende caldo un altro corpo.
D'altra parte Dio produce la creatura per mezzo dell'intelletto e della volontà, come fu spiegato a suo tempo [ q. 14, a. 8; q. 19, a. 4 ].
Quindi la perfezione dell'universo richiede che vi siano delle creature intellettuali.
Ma l'intellezione non può essere l'atto di un corpo né di alcuna facoltà corporea: ogni corpo infatti è limitato nello spazio e nel tempo.
Ne segue quindi che, perché si abbia la perfezione dell'universo, è necessario ammettere l'esistenza di qualche creatura incorporea.
Gli antichi [ filosofi ] invece, ignorando la portata dell'intelligenza, e non sapendo distinguere l'intelletto dal senso, credettero non esservi al mondo nient'altro all'infuori di ciò che cade sotto il dominio dei sensi e dell'immaginazione.
E siccome sotto l'immaginazione non cade altro che il corpo, opinarono che non vi fosse altra realtà che il corpo, come riferisce appunto il Filosofo [ Phys. 4, cc. 6,7 ].
E da questi stessi motivi ebbe origine l'errore dei Sadducei, che « negavano l'esistenza degli spiriti » [ cf. At 23,8 ].
- Invece per il fatto stesso che l'intelletto è superiore al senso si deve ragionevolmente concludere che esistono delle sostanze incorporee, conoscibili solo dall'intelletto.
1. Le sostanze incorporee occupano un posto intermedio fra Dio e le creature corporali.
Ora un essere intermedio, se viene paragonato a un estremo, pare l'estremo opposto: come un oggetto tiepido, paragonato a uno caldo, pare freddo.
Per questo si dice che gli angeli, paragonati a Dio, sono materiali e corporei: ma ciò non significa che in essi vi sia qualcosa di corporeo.
2. Il termine moto in quel testo va preso nel senso in cui si dicono moto anche l'intendere e il volere.
Si dice dunque che l'angelo è una sostanza sempre mobile perché ha sempre l'atto di intendere: ossia non è come noi, che nell'intellezione ora siamo in atto e ora in potenza.
È chiaro quindi che la obiezioni gioca sull'equivoco.
3. L'essere circoscritti da limiti spaziali è proprio dei corpi, ma l'essere circoscritti da limiti essenziali è cosa comune a tutte le creature, siano esse corporee o spirituali.
Dice perciò S. Ambrogio [ l. cit. ] che alcune creature, per quanto non siano circoscritte entro termini corporali, sono tuttavia circoscritte dai limiti propri della loro natura.
Indice |