Summa Teologica - I

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Articolo 1 - Se gli angeli siano stati beati fin dalla loro creazione

In 2 Sent., d. 4, q. 1, a. 1

Pare che gli angeli siano stati creati nella beatitudine.

Infatti:

1. Nel De Ecclesiasticis Dogmatibus [ 29 ] sta scritto che « gli angeli che perseverano nella beatitudine in cui furono creati non possiedono per natura il bene che hanno ».

Quindi gli angeli furono creati beati.

2. La natura angelica è più perfetta di quella corporea.

Ma i corpi fin dall'inizio della loro creazione furono completi e dotati delle rispettive forme: poiché lo stato informe delle creature corporali ha preceduto la loro perfetta formazione non secondo una priorità di tempo, ma solo secondo una priorità di natura, come spiega S. Agostino [ De Gen. ad litt. 1,15 ].

Quindi neppure la natura angelica è stata creata da Dio informe e imperfetta.

Ma essa riceve la sua formazione e perfezione dalla beatitudine.

Quindi la natura angelica fu creata beata.

3. Secondo S. Agostino [ De Gen. ad litt. 4,34; 5,5 ], le cose che leggiamo essere state fatte nelle opere dei sei giorni furono fatte simultaneamente: quindi è necessario che subito, fin dall'inizio della creazione, ci siano stati tutti quei sei giorni.

Ora, in quei sei giorni, secondo la suddetta interpretazione [ 4,22 ], per mattino si intende la conoscenza con la quale gli angeli conoscono il Verbo e le cose esistenti nel Verbo.

Quindi fin dal principio della creazione gli angeli conobbero il Verbo e le cose esistenti nel Verbo.

Ma gli angeli sono beati appunto perché vedono il Verbo.

Quindi gli angeli fin dall'inizio della loro creazione furono beati.

In contrario:

La stabilità o confermazione nel bene è parte essenziale della beatitudine.

Ma gli angeli non furono confermati nel bene fin dal primo istante della loro creazione, come è provato dalla caduta di alcuni di essi.

Quindi gli angeli non furono beati fin dal primo istante della loro creazione.

Dimostrazione:

Col termine beatitudine si suole indicare l'ultima perfezione della natura razionale o intellettuale: e appunto per questo la beatitudine è naturalmente desiderata, perché ogni cosa desidera la sua ultima perfezione.

Ora, per le creature razionali o intellettuali l'ultima perfezione può essere di due specie.

La prima è quella che la creatura può conseguire con le sue capacità naturali; e anche tale perfezione può essere detta, in un certo senso, beatitudine o felicità: infatti Aristotele [ Ethic. 10, cc. 7,8 ] dice che la suprema felicità dell'uomo consiste nella più alta contemplazione dell'oggetto più nobile dell'intelligenza, cioè di Dio.

Ma al di sopra di questa felicità ce n'è un'altra, che attendiamo nella vita futura, mediante la quale « vedremo Dio così come egli è » [ 1 Gv 3,2 ].

E tale conoscenza, come sopra si è dimostrato [ q. 12, a. 4 ], supera le possibilità naturali di ogni intelletto creato.

Si deve perciò concludere che l'angelo fu creato beato se per beatitudine si intende quella che egli può conseguire con le capacità naturali.

L'angelo infatti non acquista questa perfezione con un processo discorsivo, come fa l'uomo, ma la possiede subito in forza della nobiltà della sua natura, come si è già spiegato [ q. 58, a. 3 ].

- La beatitudine suprema invece, che supera le capacità della natura, gli angeli non l'ebbero nel primo istante della loro creazione: poiché tale beatitudine non fa parte della natura, ma ne è il fine.

Quindi non era giusto che la possedessero fin dal primo istante.

Analisi delle obiezioni:

1. Nel passo citato per beatitudine si intende quella perfezione naturale che l'angelo possedeva nello stato di innocenza.

2. La creatura corporea non poté avere fin dal principio della sua creazione la perfezione che raggiunge mediante la sua attività: per questo, secondo S. Agostino [ De Gen. ad litt. 5, cc. 4,5,23; 8,3 ], il germinare delle piante dalla terra non fu subito tra le prime opere, ma da principio fu data alla terra solo la capacità di far germinare le piante.

Parimenti la natura angelica all'inizio della sua creazione ebbe la perfezione propria della sua natura, ma non ebbe quella che doveva conseguire per mezzo della sua attività.

3. Gli angeli hanno una duplice conoscenza del Verbo: la prima naturale, l'altra propria dello stato di gloria.

La conoscenza naturale è quella mediante la quale l'angelo vede il Verbo servendosi dell'immagine di lui rilucente nella propria natura.

La conoscenza invece dello stato di gloria fa conoscere il Verbo nella sua essenza.

E con l'una e con l'altra conoscenza l'angelo vede le cose nel Verbo: imperfettamente con la conoscenza naturale, perfettamente con quella dello stato di gloria.

Quindi gli angeli conobbero nella prima maniera le cose nel Verbo fin dalla loro creazione; nella seconda maniera invece non le conobbero se non quando divennero beati, in seguito alla loro definitiva adesione al bene.

E questa viene chiamata propriamente conoscenza mattutina.

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